Uomini stolti, quelli che disprezzano i poveri e dicono che le case e la vita sono disonorate dalla povertà, essi confondono ogni cosa!
Che cos’è infatti — dimmi — vergogna di una casa?
Non avere un letto d’avorio e oggetti d’argento ma tutto di coccio e di legno. Di sicuro questo è la massima gloria e grandezza di una casa. Infatti, il non darsi pensiero delle cose mondane spesso porta a spendere tutto il tempo per la cura dell’anima.
Allorché, dunque, ti sembra di mettere molto impegno per cose esteriori, allora ti devi vergognare di tanta indecenza.
Infatti le case dei ricchi in particolar modo non hanno dignità. Quando vedi pavimenti di legno coperti di tappeti e letti ornati d’argento come a teatro, come nell’allestimento di una scena, che cosa potrebbe essere comparato a questa indecenza?
Quale casa infatti sembra più simile a un palcoscenico e a quanto in esso accade? Quella del ricco o quella del povero? Non è forse evidente che è quella del ricco?
Senza dubbio essa è carica di sconvenienza. Quale casa è simile a quella di Paolo e di Abramo? E’ evidente che è quella del povero. Senza dubbio questa si segnala per l’aspetto e si distingue.
Perché tu possa apprendere che questo è il decoro di una casa, entra in quella di Zaccheo e impara come lui l’aveva preparata per Cristo che vi si sarebbe fermato. Egli, infatti, non corre dai vicini per chiedere porte a due battenti, sedie e scranni d’avorio e neppure tirò fuori dagli armadi mantelli, ma adornò la sua casa con il decoro che conveniva a Cristo.
E qual’era questo decoro?
«Signore, — dice — io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (Lc.19,8) .
In tal modo pure noi orniamo le nostre case, affinché Cristo entri anche da noi. Sono queste le belle porte regali, queste vengono predisposte nei cieli, là vengono allestite. Dove esse sono, lì è anche il Re dei cieli.
Se le hai ornate diversamente, tu chiami il diavolo e il suo seguito.
Egli andò anche nella casa del pubblicano Matteo. Che cosa fece pure questi? In primo luogo ornò se stesso di buona volontà e lasciò tutto e lo seguì (Mt.9,9).
Allo stesso modo anche Cornelio adornava la sua casa con preghiere ed elemosine (Att.10,1-4), perciò fino a oggi essa brilla più degli stessi palazzi reali.
Infatti, la pochezza di una casa si nota non dal disordine degli oggetti, né dal letto disfatto, né dai muri sporchi di fumo, ma dalla malvagità di chi ci abita.
Anche Cristo dimostra che nell’una non ha vergogna di entrare, se chi vi abita è un uomo virtuoso, nell’altra invece non si spingerà mai, anche se ha il pavimento d’oro.
Pertanto la prima casa è più splendida del palazzo del re, la seconda invece, con le colonne e il pavimento d’oro, è simile a canali e a fogne impure, in quanto conserva strumenti del diavolo.
Ciò vale non per chi è ricco e si comporta come si deve, ma per gli avidi e gli avari.
Infatti, in questo caso non c’è attenzione né preoccupazione per le cose necessarie, ma per ingozzarsi e l’ubriacarsi e per l’insozzarsi con altri simili comportamenti, nell’altro caso invece l’attenzione è rivolta alla vita virtuosa .
Perciò Cristo non entrò mai in una casa splendida ma, messi da parte i palazzi dei re e coloro che vestono morbidi panni, [si fermò] in quella di un pubblicano , di un capo dei pubblicani e di un pescatore (cfr Lc.5,4).
Se dunque anche tu lo vuoi chiamare, adorna la casa con elemosine, preghiere, suppliche e veglie. Sono questi i voti di Cristo, quelli invece lo sono di mammona, del nemico di Cristo.
Nessuno dunque arrossisca perché ha una casa semplice, se ha questi ornamenti; nessun ricco vada fiero di avere una magnifica casa, ma piuttosto si vergogni e la abbandoni per cercare una casa semplice, perché di qua possa accogliere Cristo e di là possa godere dei tabernacoli eterni, per grazia e benedizione del Signore nostro Gesù Cristo, al quale è la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Note
1) dalle Omelie sulla Passione del Signore di San Giovanni Crisostomo
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Il Discorso di San Giovanni Crisostomo non ha bisogno di ulteriore interpretazione, chi la vuole capire, capisca.
Vogliamo solo, naturalmente, che le sue espressioni non vengano ora strumentalizzate per accusare qualche vicino benestante perché, magari, ha un arredamento più “ricco” del nostro, o qualche stanza in più, o qualche oggettino d’argento…
San Crisostomo infatti dice altrettanto chiaramente: “Ciò vale non per chi è ricco e si comporta come si deve, ma per gli avidi e gli avari.”
E’ un pò come dice sant’Agostino riguardo a quel “Ama e fa ciò che vuoi” oggi abbastanza strumentalizzato e che, in nome di questo amore in verità solo umano ed orizzontale, si giustifica ogni vizio e peccato sia carnale quanto mondano, idolatrico.
Gesù l’aveva detto bene in un altra occasione: «Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo» (Mt.15, 16-20).
San Crisostomo ha ben chiare le parole di Gesù mentre predica: la colpa non è essere ricco o povero, ma il come ci comportiamo, quale idee stravaganti abbiamo nel cuore, quali le nostre intenzioni, questi atteggiamenti determineranno se siamo davvero con il Cristo o no.
Se il ricco “si comporta come si deve” non si sentirà in colpa della propria ricchezza, ma certamente la userà per il povero. Questo non significa che deve diventare poi povero a sua volta di beni materiali, questa sarà una scelta radicale per chi, in modo radicale, darà “via tutto” per seguire Gesù nella consacrazione, seguendo una chiamata specifica che si chiama, appunto, vocazione.
Anche il povero, infatti, ha bisogno di convertirsi e di vivere da vero ed autentico discepolo di Cristo.
La povertà non è mai un ostacolo alla conversione al contrario, quell’essere veramente poveri che poco ha che vedere con l’arredo materiale, ci facilita piuttosto la conversione a Cristo che è tutta la nostra autentica ricchezza.
Il povero non deve essere triste per il suo stato oppure scagliarsi addosso al ricco! Se egli confiderà in Cristo, il pane non verrà mai a mancargli.
Senza dubbio la situazione del ricco è più svantaggiata che l’essere povero.
Perchè il fatto stesso che debba passare il suo tempo a mantenere il suo stato di benessere materiale, dice San Crisostomo: gli fa perdere tempo per le cose dello spirito.
Il povero invece, che non ha nulla di cui occuparsi, avrà più tempo per le cose dello spirito e così potrà godere eternamente dei veri beni, della vera ricchezza come ci ricorda Gesù nella parabola del ricco e del povero Lazzaro (Lc. 16,20). Da notare che il ricco qui non ha un nome proprio di persona mentre il povero si, ha un nome e che nella parabola viene glorificato con la propria anima, in Paradiso mentre il “ricco” che si comportò da avido, che visse senza accorgersi del povero Lazzaro, resterà eternamente nell’inferno.
Non fu la sua ricchezza a condannarlo, ma l’uso e l’abuso che ne fece, così come Lazzaro viene portato in Cielo non semplicemente perchè povero, ma perchè aveva confidato e sperato sempre in Dio, dice infatti Abramo al ricco: ” Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti…”
Lazzaro sperava, il ricco no; Lazzaro mendicava e sopportava la croce che gli era toccata, il ricco lo ignora, non si accorge di lui, era preoccupato a mantenere il suo tenore di vita.
Con la morte le situazioni cambiano, stiamo attenti!
E mentre qui, sulla terra, il tempo è breve, l’eternità dovrebbe davvero suscitare in noi un maggiore interesse. Non dimentichiamo cosa dice una delle Beatitudini: “Beati coloro che piangono, perché rideranno”.
Siamo in Quaresima, cerchiamo di rivedere quali sono, nella nostra, le vere priorità.
Sia lodato Gesù Cristo +