Leone XIV

Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Robertum Franciscum, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Prevost, qui sibi nomen imposuit LEONEM XIV.

Per l’Augusto Genetliaco del Santo Padre Leone XIV (14.9.1955-2025), dedichiamo

Carità e chiarezza dottrinale: il ricordo di Papa Leone a Chiclayo

15.6.1887 da Leone XIII a Leone XIV: Quamvis animi nostri consilia. La Provvidenza e i due Leoni

Missionario in Perù, Prevost: un lavoro pastorale dove non c’era nulla… far fiorire un deserto.


Testi pontifici 2025

“Elogio della Pace” di sant’Agostino nel 1° Messaggio per la Pace 2026 di Leone XIV

Leone XIV: “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9) La Chiesa in Libano

Leone XIV ad Istanbul: c’è un ritorno dell’arianesimo, anche tra gli stessi credenti…

Leone XIV 1700 anni da Nicea: torniamo a professare Gesù vero Uomo-Figlio e vero Dio

Leone XIV ai giovani: la verità non ha bisogno di effetti speciali, sta nella semplicità dei Santi

Gesù dice: Badate di non lasciarvi ingannare… sarete consegnati a causa mia, non temete. Lc.21,5-19  attraverso anche le parole di Papa Leone XIV all’Omelia e all’Angelus del 16.11.2025

L’imponente statura culturale e spirituale di Newman servirà d’ispirazione a nuove generazioni

Leone XIV: la sinodalità è uno dei modi di attuare la natura della Chiesa che è comunione.

Leone XIV agli educatori: La Chiesa è Madre e Maestra; attenti a non danneggiare i formatori

Lettera Apostolica di Leone XIV: l’educazione come partecipazione alla verità di Cristo

Leone XIV proclama S. Newman «co-patrono missione educativa della Chiesa, insieme a san Tommaso d’Aquino».

Discorso di Leone XIV al Quirinale: “Non disprezziamo ciò che i nostri padri hanno vissuto e ciò che ci hanno trasmesso”

Leone XIV dona la Rosa d’Oro a Maria per il Giubileo Mariano

Leone XIV esorta… con la Dilexi Te  la sua prima Esortazione apostolica

Leone XIV Giubileo dei Catechisti: il Catechismo ci ripara dalle discordie…

AL GIUBILEO DELLA CONSOLAZIONELeone XIV riporta una antica usanza: gli Agnus Dei

Leone XIV: Cari giovani, Gesù è l’amico che ci accompagna sempre nella formazione della nostra coscienza.

Leone XIV: Per diventare discepoli di Gesù non ci sono scorciatoie.

Leone XIV Giubileo Sacerdoti: andare oltre le emozioni, le paure, le mode… tornare a Cristo

Leone XIV al Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani

Leone XIV ai nuovi Presbiteri: Non siamo ancora perfetti, ma è necessario essere credibili.

Leone XIV: i nostri tre Santi sono senza dubbio dei maestri, la cui vita e dottrina vi invito a far conoscere…

Leone XIV alla Curia: I Papi passano, la Curia rimane; l’unità nella carità e nella verità

Leone XIV: Paolo, però, nello stesso brano, parla anche di «obbedienza della fede»…

Leone XIV: c’è una domanda crescente di Dottrina Sociale della Chiesa a cui dobbiamo dare risposta.

Leone XIV al Corpo Diplomatico: la pace esige di praticare la giustizia; la carità nella verità.

Papa Leone alle Chiese Orientali: libertà da ogni tendenza contraria alla comunione, difendere la propria Tradizione

Leone XIV ai Giornalisti: dire no alla guerra delle parole e delle immagini

Papa Leone XIV a Genazzano dalla Madonna del Buon Consiglio

Leone XIV incontra i Cardinali: la scelta del nome è per la Dottrina Sociale della Chiesa di Leone XIII

Leone XIV: predicare un Gesù solo carismatico è una forma di ateismo…

ATTENZIONE: Il santo Padre Leone XIV, incontrando le Suore Agostiniane Serve di Gesù e Maria (5.7.2025), ha dato loro questo consiglio che vogliamo fare nostro:
“… consiglio di riprendere un’opera del santo dottore, nostro padre Agostino, il De Magistro, per meditarla … In questo scritto Agostino afferma che l’insegnamento esteriore deve sempre portare all’incontro col Maestro interiore, che è Gesù..”
Per chi volesse, CLICCARE QUI il testo (DE MAGISTRO) in comodo pdf, buona meditazione


NON I PROBLEMI DEL MONDO, MA IL VANGELO: LA ROTTA DI PAPA LEONE XIV
 
«La mia priorità è il Vangelo, non risolvere i problemi del mondo». Così Papa Leone XIV, nella prima intervista del suo pontificato, ha voluto chiarire l’orizzonte del ministero petrino. Non un programma politico, non un’agenda diplomatica, non un tentativo di assumere sulle spalle i conflitti e i drammi globali come se la Chiesa fosse un governo; è un richiamo netto al suo compito primario: annunciare il Vangelo, confermare i fedeli nella fede, predicare la speranza che nasce da Cristo.
Parole di questo genere segnano un impegno più radicale.
Esse indicano la volontà di liberare la Chiesa dai condizionamenti ideologici, per permetterle di parlare al cuore dell’uomo senza schierarsi nelle contese di parte. In un tempo in cui le polarizzazioni si moltiplicano e ogni parola rischia di essere subito arruolata da una fazione, il Papa afferma che la vera inclusione non nasce dal compromesso politico, ma dal Vangelo stesso, che accoglie ogni uomo e lo invita a conversione.
Questa linea si iscrive in un solco antico, quello della grande tradizione agostiniana. Nel 410, quando Roma fu saccheggiata dai Visigoti di Alarico, il mondo sembrò crollare. Molti pagani accusarono i cristiani di aver indebolito l’impero, altri caddero nello smarrimento.
Fu allora che sant’Agostino scrisse la Città di Dio. In quelle pagine immortali distinse la missione della Chiesa dal governo terreno, e al tempo stesso mostrò come la fede sia capace di orientare la storia e dare senso persino alle rovine.
Non era fuga dalla realtà, era uno sguardo più alto, capace di ridare respiro quando le mura materiali cadevano.
Oggi, nel giorno che ricorda la breccia di Porta Pia, l’analogia si fa chiara. Allora la caduta del potere temporale papale sembrò una sconfitta, eppure permise alla Chiesa di purificare la sua missione, riscoprendo la forza spirituale del suo annuncio.
Oggi un Papa che proviene dalla spiritualità agostiniana, figlio di una visione che ha imparato a guardare oltre le vicende terrene, ribadisce che non è il potere che salva la Chiesa, ma la fedeltà al Vangelo.
La storia presente mostra i segni di un nuovo “sacco di Roma”. Non una città, ma una civiltà intera appare fragile, esposta ai venti di guerra e di disgregazione.
L’Occidente si agita tra la ricerca di un confronto sempre più acceso con la Russia, il rischio di una terza guerra mondiale, la tragedia che continua a devastare Gaza e Israele, la tensione che percorre molte nazioni e comunità. È un mondo in fermento, che sembra replicare l’angoscia di epoche passate.
In questo contesto, le parole del Papa diventano una bussola.
Non è compito della Chiesa fornire piani strategici o soluzioni economiche, che spettano ai governi e alle istituzioni civili. La Chiesa illumina, indica la direzione, mantiene viva la speranza.
È il Vangelo che offre la chiave di lettura più vera, perché non passa con il volgere delle stagioni politiche, non si piega agli interessi dei potenti, non si lascia imprigionare nelle categorie del momento.
Seguire questa linea significa riscoprire la libertà profetica della Chiesa.
Non piegarsi alle ideologie, non cadere nella tentazione di dire ciò che il mondo vuole udire, non confondere l’annuncio con una bandiera di partito.
La Chiesa non ha paura di entrare nelle ferite del mondo, vi entra con il potere del Sangue di Cristo, non con quello delle diplomazie.
Questa è la vera novità: un annuncio che non si lascia imbrigliare, che sa fecondare la storia dall’interno.
Il 20 settembre ricorda che i poteri cadono, le mura crollano, le alleanze mutano.
Ciò che resta, ieri come oggi, è la fedeltà al Vangelo.
Se nel 410 Agostino offrì ai cristiani la forza per non cedere allo scoraggiamento e nel 1870 la Chiesa trovò la via per affermare la sua libertà spirituale, oggi Leone XIV ripropone con forza che solo il Vangelo è la vera priorità.
Non significa abbandonare il mondo, significa affrontarlo da un livello più alto, senza lasciarsi imprigionare dai condizionamenti.
In un’epoca in cui tutto sembra polarizzato, la Chiesa non propone l’ennesimo schieramento, propone il Regno che non è di questo mondo e che dà senso a ogni storia umana.
Il Papa richiama la Chiesa a ciò che è essenziale: annunciare il Vangelo, confermare la fede, predicare la speranza. Qui la Chiesa ritrova se stessa, e qui il mondo potrà ritrovare un punto di luce anche nelle notti più oscure. (di Don Mario Proietti cpps)

ATTENZIONE: Stemma e foto ufficiale del Sommo Pontefice Leone XIV
Il suo motto – già episcopale – è In Illo uno unum, parole che sant’Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno».

Ricordiamo: Il cordone rosso nello stemma papale, che unisce le due chiavi di San Pietro, simboleggia l’unione dei due poteri del Papato: la “discretio” (la capacità di discernimento) e la “potestas” (il potere di sciogliere e legare), il rosso a intendere il martirio di tali poteri, questi infatti, sono dati a Pietro ma con l’annuncio anche del suo martirio per difenderli e trasmetterli ai successori. Le chiavi, insieme, sono considerate un simbolo del potere dato a San Pietro da Gesù, e il cordone rosso sottolinea l’unione indivisibile di questi due aspetti fondamentali dell’esercizio del potere, o meglio il munus pontificio.

I simboli dello stemma

Il giglio d’argento è simbolo di purezza e nobiltà, spesso associato alla figura di Maria, Madre di Dio. Questo elemento, insieme al Sacro Cuore, rappresenta l’amore divino e la devozione, valori che Papa Leone XIV intende promuovere durante il suo pontificato. Il libro chiuso, invece, simboleggia la saggezza e la conoscenza del Vangelo, Parola di Dio, un richiamo all’importanza della fede e della dottrina di Gesù Cristo, nella vita dei credenti.


 
Esortazione alla preghiera del card. Raymond Leo Burke
 
Aiutiamo ogni giorno Papa Leone chiedendo a Nostra Signora di Guadalupe di guidarlo e proteggerlo. Conosciamo il grande tumulto che segna il nostro mondo e minaccia la Chiesa. Papa Leone è stato scelto per essere il nostro pastore nella lotta per la buona causa con Cristo, rimanendo al suo fianco sulla via della croce e rimanendo fedele a Lui nella Sua santa Chiesa cattolica. Non manchiamo di aiutarlo con le nostre preghiere.
 
Continuiamo a contare sull’intercessione di Nostra Signora di Guadalupe affinché ottenga tutte le grazie di cui Papa Leone ha bisogno per essere un vero pastore della Chiesa in tutto il mondo in questi tempi difficili. ¡Viva Cristo Rey! ¡Viva la Virgen de Guadalupe¡ ¡Viva el Papa! Viva Cristo Re! Viva la Vergine di Guadalupe! Viva il Papa!
 
Card. Raymond Leo BURKE
 
18 maggio 2025
 
Unitevi a me nella preghiera per il Santo Padre
 
* * *
 
Preghiera per Papa Leone XIV
Vicario di Cristo sulla Terra e Pastore della Chiesa Universale
 
O Santa Vergine Maria, Madre del Signore del Cielo e della Terra, Nostra Signora di Guadalupe, guida e proteggi il Romano Pontefice, Papa Leone XIV. Mediante la Tua intercessione, possa egli ricevere in abbondanza la grazia del Successore di San Pietro: fonte e fondamento perpetuo e visibile dell’unità dei nostri Vescovi e di tutti i nostri fratelli e sorelle nel Corpo Mistico del Tuo Divin Figlio. Unisci il cuore di Papa Leone al tuo Cuore Immacolato, conducendolo a far riposare il suo cuore sempre più saldamente nel glorioso Cuore trafitto di Gesù, così che possa confermarci nella Fede cattolica, nell’adorazione di Dio in spirito e verità e in una buona e santa vita cristiana.
 
Nel tumulto del tempo presente, custodisci Papa Leone al sicuro sotto il Tuo manto, nel Tuo abbraccio, proteggendolo da Satana, il Padre della menzogna, e da ogni spirito maligno. Supplica Nostro Signore di concedergli, in particolare, la saggezza e il coraggio di essere un vero Pastore della Chiesa in tutto il mondo. Con Te, io ripongo tutta la mia fiducia in Cristo, il Buon Pastore che, solo, è il nostro aiuto e la nostra salvezza. Amen.
 
Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel grembo della Vergine Madre, abbi pietà di noi!
Nostra Signora di Guadalupe, Regina degli Apostoli, prega per noi!
 
San Pietro e San Paolo, pregate per noi!
 
Papa San Leone Magno, prega per noi!
 
Cardinale Raymond Leo BURKE
 
18 maggio 2025.
 
(in latino)
Oratio
Pro Leone Pp. XIV
Christi Vicario in terris et Ecclesiae Vniversalis Pastore
O Sancta Virgo Maria, Mater Domini Caeli et Terrae, Domina Nostra de
Guadalupe, Summum Pontificem Leonem Decimum Quartum custodi et protege.
Amplissime recipiat, te intercedente, gratiam Sancti Petri Successoris propriam,
nempe qua se praebeat fontem visibilem ac fundamentum unitatis Episcoporum,
omniumque nostrorum fratrum ac sororum in Corpore Mystico divini Filii tui. Cor
Papae Leonis ad Immaculatum Cor tuum iunge ut in Sacratissimo Corde Iesu
gloriosissime transfixo securius et perpetuo maneat, ut nos in catholica fide
confirmet, pariterque in adoratione Dei in spiritu et veritate, et in vita honesta,
sancta et christiana.
Hoc in tumultu saeculi, sustine Papam Leonem in sinu pallae tuae et in amplexu
bracchiorum tuorum, protegens eum a Satana mendaciorum patre, et ab omni
spiritu maligno. Dominum nostrum exposce ut ei concedat gratiam singularem
sapientiae ac fortitudinis, quibus munere Pastoris Ecclesiae totam per terram vere
fungatur. Una tecum, in Christum Bonum Pastorem, qui est adiumentum et salus
unica nostra, omnino confido. Amen.
Cor Iesu, in sinu Virginis Matris a Spiritu Sancto formatum, miserere nobis!
Domina Nostra de Guadalupe, Regina Apostolorum, ora pro nobis!
Sancti Petre et Paule, orate pro nobis!
Sancte Leo Magne, ora pro nobis!
 

La pace sia con tutti voi!

Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi!

Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente.

Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediceva Roma, il Papa che benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dare seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti! Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!

Voglio ringraziare anche tutti i confratelli Cardinali che hanno scelto me per essere Successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari.

Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato.

Alla Chiesa di Roma un saluto speciale! Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere, come questa piazza, con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore.

(In spagnolo)

Y si me permiten también una palabra, un saludo a todos y en modo particular a mi querida diócesis de Chiclayo, en el Perú, donde un pueblo fiel ha acompañado a su obispo, ha compartido su fe y ha dado tanto, tanto, para seguir siendo Iglesia fiel de Jesucristo.

(traduzione)

E se mi permettete una parola, un saluto a tutti e in modo particolare alla mia cara diocesi di Chiclayo, in Perù, dove un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto, per continuare ad essere Chiesa fedele di Gesù Cristo.

A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono.

Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione e il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra Madre: Ave Maria…

[Benedizione solenne]


Il Santo Padre Leone XIV indossava la croce pettorale con le reliquie di alcuni Santi e Beati dell’Ordine Agostiniano. Questa croce fu commissionata dal postulatore generale don Josef Sciberras, quando l’allora vescovo Robert Prevost fu nominato cardinale da Papa Francesco. La croce interna è impreziosita da una doppia croce in tessuto moiré, una decorazione Paperoles e le reliquie di Sant’Agostino, Santa Monica e alcuni beati dell’ordine.


PREVOST Card. Robert Francis, O.S.A.

Primo Papa agostiniano, è il secondo Pontefice americano dopo Francesco; ma a differenza di Bergoglio, il sessantanovenne statunitense Robert Francis Prevost è nato nel nord del continente. È stato poi pastore nel sud dello stesso, prima di essere chiamato dal Predecessore a Roma come prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Del resto ha trascorso quasi trent’anni come missionario in Perú, otto e mezzo dei quali da vescovo.

Il nuovo Pontefice ha scelto il nome di Leone xiv, oltre un secolo dopo Papa Pecci, ricordato per l’enciclica Rerum novarum, pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa.

 Ora sono in molti a tirare la giacchetta al nuovo Papa… ed è certo che Papa Leone XIV dovrà dare un colpo al cerchio e uno alla botte, non sembra il tipo da frenate improvvise. Delusi resterebbero coloro che pretenderebbero da lui un colpo di spugna agli ultimi pontificati; delusi resterebbero coloro che vedrebbero in lui una fotocopia del Predecessore. Ma la scelta del nome e da lui ben spiegata, ci offrono speranza ad una ristabilizzazione della situazione interna alla Chiesa. Leone XIII in una Enciclica del 1902, verso la fine del suo Pontificato, chiamata Fin dal principio, diceva parole che ben potrebbero essere riprese dal presente Pontefice:

«Fin dal principio del Nostro Pontificato ponendo Noi mente alle gravi condizioni della società, non tardammo a riconoscere, come uno dei più urgenti doveri dell’apostolico ufficio fosse quello di rivolgere specialissime cure alla educazione del Clero. Vedevamo infatti che ogni Nostro divisamento ad operare nel popolo una restaurazione di vita cristiana sarebbe tornato invano, ove nel ceto ecclesiastico non si serbasse integro e vigoroso lo spirito sacerdotale. Pertanto mai non cessammo, quanto era da Noi, di provvedervi, sia con opportune istituzioni, sia con parecchi documenti diretti a tale intento. Ed ora una particolare sollecitudine verso il Clero d’Italia Ci muove, Venerabili Fratelli, a trattare ancora una volta un argomento di sì grande rilievo. – Belle invero e continue testimonianze esso ne porge di dottrina, di pietà, di zelo; tra le quali Ci piace di additar con lode l’alacrità onde, secondando l’impulso e la direzione dei Vescovi, coopera al movimento cattolico che Ci è sommamente a cuore. Non possiamo tuttavia dissimulare la preoccupazione dell’animo Nostro al vedere come da qualche tempo vada qua e là serpeggiando una cotal brama d’innovazioni inconsulte, così, rispetto alla formazione, come all’azione multiforme dei sacri ministri. Ora è facile avvisare le gravi conseguenze che sarebbero a deplorarsi, ove a siffatte tendenze innovatrici non si apportasse pronto rimedio. Ond’è che a preservare il clero italiano dalle influenze perniciose dei tempi, stimiamo cosa opportuna, Venerabili Fratelli, richiamare in questa Nostra lettera i veri e invariabili principi che debbono regolare l’educazione ecclesiastica e tutto il sacro ministero».


Nasce il 14 settembre 1955 a Chicago, nell’Illinois, da Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole. Ha due fratelli, Louis Martín e John Joseph. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza negli Stati Uniti, studiando prima nel Seminario minore dei Padri agostiniani e poi, alla Villanova University, in Pennsylvania, dove, nel 1977, consegue la laurea in Matematica e studia Filosofia. Il 1° settembre dello stesso anno a Saint Louis entra nel noviziato dell’ordine di Sant’Agostino (Osa), nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio di Chicago, ed emette la prima professione il 2 settembre 1978. Il 29 agosto 1981 pronuncia i voti solenni.

Riceve la formazione presso la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in Teologia. E all’età di 27 anni viene inviato dai suoi superiori a Roma, per studiare Diritto canonico alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum. Nell’Urbe viene ordinato sacerdote il 19 giugno 1982 nel Collegio agostiniano di Santa Monica, da monsignor Jean Jadot, pro-presidente del Pontificio Consiglio per i Non Cristiani, oggi Dicastero per il Dialogo Interreligioso.

Prevost consegue la licenza nel 1984 e l’anno dopo, mentre prepara la tesi di dottorato viene mandato nella missione agostiniana di Chulucanas, a Piura, in Perú (1985-1986). È il 1987 quando discute la tesi dottorale su «Il ruolo del priore locale dell’Ordine di sant’Agostino» ed è nominato direttore delle vocazioni e delle missioni della Provincia agostiniana Madre del Buon Consiglio di Olympia Fields, in Illinois.

L’anno successivo raggiunge la missione di Trujillo, sempre in Perú, come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. Nell’arco di undici anni ricopre gli incarichi di priore della comunità (1988-1992), direttore della formazione (1988-1998) e insegnante dei professi (1992-1998) agostiniani e nell’arcidiocesi di Trujillo di vicario giudiziale (1989-1998) e professore di Diritto canonico, Patristica e Morale nel Seminario maggiore San Carlos e San Marcelo. Al contempo gli viene anche affidata la cura pastorale di Nostra Signora Madre della Chiesa, eretta successivamente parrocchia con il titolo di Santa Rita (1988-1999), nella periferia povera della città, ed è amministratore parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat da 1992 al 1999.

Nel 1999 è eletto priore provinciale della Provincia agostiniana Madre del Buon Consiglio (Chicago), e due anni e mezzo dopo, al Capitolo generale ordinario dell’Ordine di sant’Agostino, i suoi confratelli lo scelgono come Priore generale, confermandolo nel 2007 per un secondo mandato. Proprio in quell’anno accoglie Benedetto xvi in visita a Pavia alla Tomba di sant’Agostino (VEDI QUI VIDEO)

Il 28 agosto 2013 accoglie invece Papa Francesco nella basilica romana di Sant’Agostino in Campo Marzio a conclusione del proprio mandato di superiore dell’ordine.

Nell’ottobre 2013 Prevost torna nella sua Provincia agostiniana, a Chicago, ed è direttore della Formazione nel convento di Sant’Agostino, primo consigliere e vicario provinciale; incarichi che ricopre fino a quando Papa Francesco lo nomina, il 3 novembre 2014, vescovo titolare di Sufar e amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo. Il 7 novembre fa l’ingresso in diocesi, alla presenza del nunzio apostolico James Patrick Green, che lo ordina vescovo poco più di un mese dopo, il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, nella cattedrale di Santa Maria.

Il suo motto episcopale è In Illo uno unum, parole che sant’Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno».

Il 26 settembre 2015 dal Pontefice argentino è trasferito alla sede residenziale di Chiclayo e nel marzo 2018 viene eletto secondo vicepresidente del Conferenza episcopale del Perú, all’interno della quale è anche membro del Consiglio economico e presidente della Commissione per la cultura e l’educazione.

Nel 2019 da Francesco è annoverato tra i membri della Congregazione per il Clero e l’anno successivo tra quelli della Congregazione per i Vescovi. Nello stesso 2020, il 15 aprile, arriva la nomina pontificia anche di amministratore apostolico della diocesi peruviana di Callao.

Il 30 gennaio 2023 il Papa lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, promuovendolo arcivescovo. E nel Concistoro del 30 settembre dello stesso anno lo crea e pubblica cardinale, assegnandogli la diaconia di Santa Monica. Nella circostanza Prevost rivolge il saluto a Francesco come primo dei nuovi porporati. Prende possesso della diaconia il 28 gennaio 2024 e come capo dicastero partecipa agli ultimi viaggi apostolici di Papa Francesco e alla prima e alla seconda sessione della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, svoltesi a Roma rispettivamente dal 4 al 29 ottobre 2023 e dal 2 al 27 ottobre 2024. Un’esperienza nelle assise sinodali già maturata in passato come Priore degli agostiniani e rappresentante dell’Unione dei superiori generali (Usg).

Nel frattempo, il 4 ottobre 2023 da Francesco è annoverato tra i membri dei Dicasteri per l’Evangelizzazione, Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari; per la Dottrina della Fede; per le Chiese Orientali; per il Clero; per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; per la Cultura e l’Educazione; per i Testi Legislativi; della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.

Il 6 febbraio di quest’anno, infine, dal Pontefice argentino è promosso all’ordine dei cardinali vescovi, ottenendo il Titolo della Chiesa suburbicaria di Albano.
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LA SCELTA DEL NOME
Un uomo che assume la carica più pesante del mondo – a prescindere da come la si pensi – non sceglie il nome a caso. Robert Francis Prevost ha scelto LEONE.
Leone I “Magno” (papato 440 – 461) fermò i barbari di Attila, confermò Roma come centro del cristianesimo, presiedette tramite i suoi legati il fondamentale Concilio di Calcedonia che definì in modo chiaro alcune caratteristiche della verità eterna della fede cristiana cattolica apostolica.
Leone X (papato 1513 – 1521) scomunicò Martin Lutero e ribadì la verità della fede apostolica di fronte alle derive che originarono l’eresia detta comunemente “protestantesimo”.
Leone XIII (papato 1878 – 1903) fu il primo papa non più Re, successore dell’ultimo papa Re Pio IX, e fu strenuo difensore della verità della fede contro il modernismo, fu iniziatore della Dottrina Sociale della Chiesa con la “Rerum Novarum” e zelantissimo nemico della Massoneria con diverse encicliche, su tutte la “Humanum Genus”.
Un uomo dal curriculum studiorum che presenta Sua Santità Leone XIV non può aver scelto il nome senza aver apprezzato queste cose che quel nome reca con sè.


Giovedì, dopo aver appreso l’elezione del cardinale Robert Prevost a nuovo Papa, un gruppo di parrocchiani si è riunito nella cattedrale di Chiclayo (Perù) per festeggiare colui che fino a un paio di anni fa era vescovo della città. El Comercio ha riportato alcune dichiarazioni che permettono di conoscere più da vicino il profondo legame tra Prevost e il Perù, con un riferimento a quando l’allora cardinale si adoperò per rendere Eten la prima città eucaristica del Perù.

«Quando abbiamo sentito il nome di Robert Prevost come capo della Chiesa abbiamo provato una forte emozione […]. La sera prima stavamo facendo un rosario a Ciudad Eten affinché Dio illuminasse le menti dei 133 cardinali e ora che è stato eletto preghiamo che dia loro molta saggezza per guidare la Chiesa», ha dichiarato a El Comercio Jesús León Ángeles, attuale coordinatrice del gruppo Milagro Eucarístico Perú 1649 ed ex addetta alle comunicazioni della diocesi di Chiclayo. Quest’ultima ha raccontato come nel 2018 ha avuto modo di conoscere Prevost più da vicino, quando papa Francesco tenne una Messa a Huanchaco, Trujillo.

Il 2 giugno 1649, durante i Vespri del Corpus Domini celebrata a Ciudad Eten, avvenne la prima apparizione del Divino Bambino del Santissimo Sacramento esposto. Dopo la cerimonia il frate francescano Girolamo de Silva Manrique stava riponendo l’Ostensorio nel tabernacolo quando si fermò e vide il volto radioso del Bambino circondato da riccioli castani apparso sull’ostia. Tutti i fedeli presenti videro la stessa cosa. Il prodigio si ripetè il 22 luglio dello stesso anno, quando fu celebrata la Messa in onore della patrona (santa Maria Maddalena). «Quel giorno ci sono state due apparizioni, la prima di nuovo del Bambino e la seconda di tre cuori intrecciati che simboleggiavano la Santa Trinità», si legge nella nota. Ogni anno il 12 luglio iniziano i festeggiamenti in suo onore che culminano il 24 luglio attirando migliaia di pellegrini.

È stata così realizzata una rappresentazione del Divin Bambino di Eten alta 50 centimetri, raffigurata frontalmente, con la mano destra alzata mentre regge un’ostia tra l’indice e il pollice. La mano sinistra è in avanti, all’altezza della vita. La scultura è coperta da una veste che viene cambiata ogni anno. «Nel 2018 abbiamo portato questa rappresentazione a Huanchaco per farla benedire da papa Francesco», racconta ancora Léon, «quando siamo tornati da Huanchaco, abbiamo deciso di affiggere un libro affinché tutte le persone potessero lasciare la loro testimonianza di fede. L’anno successivo, a febbraio, monsignor Prevost ha portato le testimonianze a papa Francesco, gli ha raccontato la storia del miracolo eucaristico e gli ha chiesto se prima o poi la Chiesa dichiarasse Eten capitale eucaristica dell’America», spiega León.

Secondo Léon, il lavoro dell’attuale Papa è stato fondamentale perché il Congresso dichiarasse questo riconoscimento di interesse nazionale. Anche se le ostie in cui è apparso il cosiddetto “Divino Nino del Milagro” non sono state conservate, il vescovo di Chiclayo ha spiegato ad Aciprensa che «la storia, i dati, la devozione nella continuità di questi 370 anni è abbastanza documentata. Quello che non è stato fatto è uno studio completo, ma solo alcune ricerche. Non è mai stato presentato al Vaticano per un’approvazione formato della Chiesa e questo è il punto in cui ci troviamo ora».


Tutti i papi Leone nella storia della Chiesa cattolica

Nel corso dei secoli, fino a Robert Prevost – Leone XIV, tredici pontefici hanno portato il nome di Leone, ciascuno contribuendo in modo unico alla storia della Chiesa cattolica. Di seguito, una panoramica di questi papi.

1. Leone I (440–461) – Leone Magno

Leone I, noto come Leone Magno, è stato il 45º papa della Chiesa cattolica. Nato intorno al 390 in Toscana, il suo pontificato è ricordato per la difesa dell’ortodossia cristiana e per aver affrontato Attila, re degli Unni, persuadendolo a non invadere Roma. È venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa.

2. Leone II (682–683)

Originario della Sicilia, Leone II fu papa per meno di un anno. È noto per aver confermato le decisioni del Terzo Concilio di Costantinopoli, che condannò l’eresia monotelita. La Chiesa cattolica lo venera come santo.

3. Leone III (795–816)

Leone III, romano di nascita, è celebre per aver incoronato Carlo Magno come Imperatore del Sacro Romano Impero nel 800. Il suo pontificato fu segnato da tensioni politiche e religiose, ma anche da una stretta collaborazione con l’impero carolingio.

4. Leone IV (847–855)

Durante il suo pontificato, Leone IV fortificò Roma costruendo le Mura Leonine per difendere la città dalle incursioni saracene. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

5. Leone V (903)

Leone V fu papa per circa un mese nel 903. Il suo pontificato fu breve e turbolento, terminando con la sua deposizione e incarcerazione.

6. Leone VI (928)

Leone VI, romano, fu papa per pochi mesi nel 928. Il suo pontificato avvenne durante un periodo di instabilità politica noto come Saeculum obscurum. 

7. Leone VII (936–939)

Leone VII fu papa dal 936 al 939. Il suo pontificato è ricordato per la promozione della riforma monastica e per aver mantenuto buoni rapporti con il potere secolare. 

8. Leone VIII (963–965)

Leone VIII fu papa in due periodi distinti tra il 963 e il 965, durante un’epoca di conflitti tra papato e impero. La sua legittimità è stata oggetto di dibattito tra gli storici. 

9. Leone IX (1049–1054)

Leone IX, nato Bruno di Egisheim-Dagsburg, è considerato uno dei papi più importanti del Medioevo. Il suo pontificato fu segnato da riforme ecclesiastiche e dal Grande Scisma del 1054, che separò la Chiesa cattolica da quella ortodossa.

10. Leone X (1513–1521)

Giovanni di Lorenzo de’ Medici, noto come Leone X, fu papa durante l’inizio della Riforma protestante. Il suo pontificato è ricordato per il mecenatismo delle arti e per la controversia con Martin Lutero. 

11. Leone XI (1605)

Leone XI, nato Alessandro Ottaviano de’ Medici, fu papa per soli 27 giorni nel 1605, uno dei pontificati più brevi della storia.

12. Leone XII (1823–1829)

Annibale della Genga, noto come Leone XII, fu papa dal 1823 al 1829. Il suo pontificato fu caratterizzato da un ritorno a posizioni conservatrici e da riforme interne alla Chiesa.

13. Leone XIII (1878–1903)

Vincenzo Gioacchino Pecci, conosciuto come Leone XIII, è ricordato per la sua enciclica Rerum Novarum, che affrontava la questione sociale e i diritti dei lavoratori. Il suo pontificato fu uno dei più lunghi del XIX secolo, dopo san Pietro e il suo diretto predecessore Pio IX.

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