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Attenzione: ci è stato chiesto se e come è possibile dire il Rosario durante la Messa e perché è stato tolto questo uso e se si sbaglia a riprenderlo…
a causa di una forte avversione a Maria, alla dottrina mariana, il così detto minimalismo mariano prese il sopravvento tanto da convincere Paolo VI a definire come “una mancanza di rispetto all’Eucaristia” ed alla Messa, dire il Rosario durante il suo svolgimento…. Ma questo atteggiamento è sbagliato!! Il Rosario veniva detto durante la Messa da molta gente che, analfabeta o che non conosceva il latino, non sapeva cosa rispondere e come pregare durante la Messa.. e furono proprio i grandi Predicatori a consigliare l’uso del Rosario, laddove non vi fosse stata capacità di concentrazione dei MISTERI della Messa… Si univano così ad essi i Misteri dolorosi, gaudiosi durante le Messe votive e mariane e gloriosi durante le messe festive…
Perchè il mese di Maggio (e poi ottobre) a Maria? Clicca anche qui per saperne di più.
Perchè la Chiesa contempla, fin dai primi secoli, la fede della Vergine Maria, i titoli che la Chiesa le ha riconosciuto nel tempo, i dogmi e tutte le sue virtù e la propone come esempio perfetto di discepola del Figlio Divino, Gesù Cristo.
Tutta la vita di Maria, fin dal suo concepimento senza peccato originale, l’Immacolata, è un compendio della storia della Salvezza, dell’intervento di Dio nel rivelarsi al mondo, compiendo in Lei la divina maternità.
Durante questi tempi di grazia, come è il mese di maggio, ma anche ad ottobre ricordando la Beata Vergine Maria del santo Rosario, la pietà del popolo cristiano ha da sempre espresso nel tempo il suo autentico amore per la Vergine Maria, la Mamma per eccellenza che Gesù tale ci diede mentre era inchiodato ancora sulla Croce e così, attraverso varie iniziative di preghiera, come il rosario, le processioni, i pellegrinaggi ai santuari mariani o speciali pratiche pie di carità, ci si sforza di riconoscere e onorare il posto e il ruolo che Dio ha dato alla Beata Vergine nella storia della salvezza e di evidenziare il suo legame indivisibile e materno con Cristo nella Chiesa di cui è Madre, per tutti i figli da Lui redenti, che TUTTI dobbiamo convertirci a Gesù.
Le prime pratiche devozionali legate al mese di maggio le troviamo nel XVI secolo a Roma con San Filippo Neri (1515 +1595), che insegnò ai suoi giovani ad adornare l’immagine della Madre di Dio con fiori, a cantare le sue lodi e ad offrire atti in suo onore.
Inoltre, alla fine del XVII secolo, nel noviziato domenicano di Fiesole (Firenze), padre Angelo Domenico Guinigi fondò nel 1677 una sorta di confraternita chiamata Comunella, che iniziò a dedicare il mese di maggio alla Vergine con esercizi di devozione.
Non era ancora il mese di maggio come lo conosciamo oggi, ma aveva in comune alcuni elementi che ancora a volte troviamo: il canto delle litanie Lauretane o intrecciare corone di rose per incoronazione Maria, e così via.
Il mese mariano di maggio come lo conosciamo venne nel 1725 dalla mano di P. Annibale Dionisi SJ, con il suo libro intitolato Mese di Maria, così come per la divulgazione di alcuni testi, quali le Glorie di Maria di sant’Alfonso Maria de Liguori (1696 +1787), così come dall’input dato dalle missioni popolari, di stampo soprattutto mariano, come quelle di san Luigi Maria Grignon de Montfort (1673 +1716). Così nel periodo che va dall’800 la pratica devozionale del Rosario si arricchì ulteriormente e, legato prima al mese di ottobre venne successivamente esteso al mese di maggio, come ricorderà il Pontefice Leone XIII (1810 – Papa dal 1878 +1903 e promulgatore del Santuario di Pompei del beato Bartolo Longo) in ben oltre 30 testi ufficiali sulla potenza del Rosario, su questa devozione mariana, i benefici e il valore anche nel dedicare a questa il mese di maggio quanto ottobre..
Nella prima metà dell’Ottocento, il mese di maggio era così diffuso in Europa e in America, e a poco a poco si impiantava in varie parti del mondo grazie all’opera dei missionari.
Senza dubbio alcuno, il dogma dell’Immacolata Concezione consolidò questa tradizione nel 1854 per decreto dogmatico del Beato Pio IX, così per il desiderio dei Pontefici e del popolo cristiano di rendere il più grande onore alla Madre del Signore, gli stessi Papi Pio VII, Gregorio XVI e Pio XIX vi si sono dedicati e maggio è diventato il mese mariano per eccellenza chiudendo, quasi in un grande abbraccio materno appunto, alcuni momenti forti di questo tempo liturgico come – per esempio – l’Ascensione di Gesù al Cielo e la Pentecoste quando cadono a maggio, essendo feste mobili.
La devozione a Maria, il suo Rosario nella meditazione, contemplazione dei misteri contenuti, è la “Fortezza inespugnabile” che ci aiuta a vivere ogni tempo liturgico, ogni giornata, difendendoci dai pericoli del mondo.
Ad insistere su questa “Torre inespugnabile” sarà così il Venerabile Pio XII quando, nel 1950, proclamerà l’ultimo dogma mariano, l’Assunzione di Maria Vergine in cielo, in anima e corpo e ricordando il Centenario del dogma dell’Immacolata con il primo Anno mariano indetto da un Pontefice per meditare, contemplare e beneficiare delle Glorie di Maria.
Maggio così diventa roccaforte mariana per la difesa della Famiglia, del ruolo materno e paterno per i figli, e ad ottobre roccaforte mariana per le gravi battaglie sociali, ricordando la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) quando, dopo la vittoria a Lepanto, il Senato veneto della Serenissima Repubblica di Venezia, così proclamò: “Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit”.
Ossia: Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori.
TRATTATO DELLA VERA DEVOZIONE A MARIA, LETTO DAL PROFESSORE ROBERTO DE MATTEI SU RADIOROMA LIBERA
ATTENZIONE, a riguardo degli eventi prodigiosi ed apparizioni, cliccate qui: ___Comunque la pensiate
2022-2023
Pio XII: il vero Consacrato a Maria è un combattente contro le eresie e gli errori del nostro tempo
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In diversi siti di apologetica ortodossa si afferma che Santa Caterina da Siena per rivelazione celeste avrebbe saputo che la Madonna avrebbe contratto il peccato originale, ma questo è falso
Quesito
Caro Padre Angelo,
su diversi siti di apologetica ortodossa ho trovato diverse volte l’affermazione che Santa Caterina da Siena avrebbe ricevuto almeno una rivelazione celeste che negava l’Immacolata Concezione di Maria SS. Ho provato a cercare su internet ma non ho avuto alcun riferimento in merito.
Riuscirebbe a confermarmi se la suddetta affermazione è vera?
Grazie anticipatamente
Roberto
Caro Roberto,
1. l’affermazione che hai letto nei siti ortodossi è del tutto priva di fondamento. Sarebbe stato opportuno che chi ha affermato quanto mi hai scritto avesse portato la documentazione.
Di santa Caterina ho letto parecchio, ma un’affermazione del genere non si trova da nessuna parte.
Certo, se Santa Caterina avesse sentito per rivelazione celeste che la Madonna fu concepita col peccato originale molti studiosi e teologi vi avrebbero prestato la dovuta attenzione.
2. È vero invece che santa Caterina in un’orazione, e precisamente nella XVI, parla esplicitamente del peccato originale nella Madonna, dal quale ben presto ne fu liberata.
3. Il ragionamento di Santa Caterina parte da Cristo, affermando che Egli non ebbe il peccato originale perché fu concepito per opera dello Spirito Santo.
La Madonna invece lo contrasse perché fu concepita da uomo.
Qui evidentemente si risente della mentalità di quel tempo (alla cui testa c’era Sant’Agostino) secondo cui il peccato originale si sarebbe trasmesso attraverso l’atto generativo.
Ecco le parole di santa Caterina: “Ci è stato dato il Verbo eterno per le mani di Maria, e nel grembo di Maria si rivestì della nostra natura, senza macchia di peccato originale, perché quella concezione non fu per opera d’uomo, ma per opera dello Spirito Santo; cosa che non avvenne in Maria perché fu concepita dalla stirpe di Adamo non per opera dello Spirito Santo, ma dell’uomo”.
4. La Chiesa insegna che il peccato originale viene comunicato per propagazione e non per mezzo dell’atto generativo.
5. Santa Caterina continua: “Perciò Maria non poté essere purificata da quella macchia se non dopo che l’anima fu infusa nel corpo, e ciò fu fatto per riverenza al Verbo divino che doveva entrare in quel vasello.
Poiché come la fornace in poco tempo consuma la goccia dell’acqua, così fece lo Spirito Santo della macchia del peccato originale in Maria: infatti dopo la sua concezione fu subito La nube dell’amor proprio è all’origine dell’ignoranza che mondata da quel peccato e le fu data un’abbondanza di grazia”.
6. Sappiamo che San Tommaso d’Aquino in un primo tempo affermò che la Madonna fu esente dal peccato originale.
Nel Commento al Salmo 14 dice che “in Cristo e in Maria non vi fu mai alcuna macchia”.
Nel Salmo 18 ripete: “Il figlio di Dio pose il suo corpo nel sole, cioè in Maria, la quale non ebbe alcuna oscurità di peccato”.
Nel Commento alle Sentenze, che è la sua opera giovanile, si leggono queste chiarissime parole: “La purezza aumenta con la rimozione del contrario… Tale fu la purezza della Beata Vergine, la quale fu immune dal peccato originale e attuale” (In I Sent., d. 44, q. 1, a. 3, ad 3).
Al termine della vita, nel commento all’Ave Maria dice: “Maria fu purissima nei confronti di ogni colpa, perché non incorse mai in alcun peccato, né originale, né mortale, né veniale”.
7. Ma nella Somma teologica, dal momento che alcuni avevano dedotto che se la Madonna non aveva contratto peccato originale non fu redenta da Cristo, cosa che è contraria alla Scrittura, San Tommaso dice che la Madonna è stata santificata prima della nascita perché “la Chiesa celebra la natività della Beata Vergine. E nella Chiesa non si celebrano le feste se non dei santi. Quindi la Beata Vergine già dalla nascita era santa. Fu perciò santificata nel seno materno” (Somma teologica, III, 27, 1, sed contra).
E scrive: “Sulla santificazione della Beata Vergine nel seno materno nulla viene detto dalla Scrittura canonica, che non parla neppure della sua nascita. Ma come S. Agostino (De assumpt.) argomenta con ragione che essa deve essere stata assunta in cielo con il corpo, sebbene su ciò la Scrittura taccia, così pure con ragione possiamo pensare che sia stata santificata nel seno materno. Infatti è ragionevole credere che abbia ricevuto maggiori privilegi di grazia, al di sopra di tutti gli altri, colei che generò l’Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità (Gv1,14), così da essere salutata dall’Angelo con le parole: Ave, piena di grazia (Lc1,28). Ora, risulta che ad alcuni altri fu concesso il privilegio della santificazione nel seno materno: a Geremia, p. es., al quale fu detto (1,5): ‘Prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato’; e a S. Giovanni Battista, di cui sta scritto (Lc1,15): ‘Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre’. Per cui è ragionevole credere che la Beata Vergine sia stata santificata nel seno materno prima della nascita” (Ib., III, 27, 1).
8. Ma circa il suo concepimento immacolato rimane sulla linea del suo maestro Sant’Alberto, di san Bernardo e di altri: “Se l’anima della Beata Vergine non fosse stata mai contagiata dal peccato originale, Cristo perderebbe la dignità di essere il Salvatore universale di tutti.
Perciò la purezza della Beata Vergine fu la più grande, ma al di sotto di quella di Cristo, che in qualità di Salvatore universale non aveva bisogno di essere salvato.
Cristo infatti non contrasse in alcun modo il peccato originale, ma fu santo nella sua stessa concezione, secondo le parole evangeliche (Lc 1,35): ‘Il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio’.
Al contrario la Beata Vergine contrasse il peccato originale, ma ne fu mondata prima di uscire dal seno materno” (Ib., III, 27, 2, ad 2).
9. Va ricordato che il dogma, che pose fine ad ogni discussione, fu proclamato da Pio IX l’8 dicembre 1854.
Ai tempi di Santa Caterina il pensiero di san Tommaso e di altri grandi dottori della Chiesa era abbastanza comune. Anche il francescano San Bonaventura, che è coevo di San Tommaso è del medesimo parere: “Noi, dunque, per l’onore di Gesù Cristo, il quale non pregiudica per nulla l’onore della Madre di Dio, riteniamo, come si ritiene comunemente, che la Vergine fu santificata solo dopo aver contratto il peccato di origine” (Commento al libro delle Sentenze, lib. III, dist. 3, p. 1, art. 1, q. 11).
10. In seguito però i francescani con Duns Scoto, che nacque 8 anni prima della morte di San Tommaso, predicarono il pensiero che poi divenne comune: la Madonna fu redenta da Cristo in maniera straordinaria.
Ecco il ragionamento: come un tale viene detto salvatore perché soccorre uno che è stato ferito per strada inciampando in un sasso, così ugualmente ne è salvatore chi libera la strada dal sasso perché ha visto che una persona vi sta arrivando e perché certamente inciamperebbe. Così avvenne della Madonna.
La Madonna fu dunque pre – redenta in virtù dei meriti di Cristo.
E questo per singolare privilegio perché doveva diventare la Madre Santissima di Dio.
Ti ringrazio del quesito che mi ha dato modo di riferire anche il pensiero di san Tommaso e della Chiesa.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

C’è una bella Statua della Vergine di Lourdes diversa da quelle che conosciamo e ritrae la Vergine Santa mentre incoraggia santa Bernadette a farsi IL SEGNO DELLA CROCE…🙏😇
Quando Bernadette vide la bianca Signora nell’incavo della roccia istintivamente cercò di fare il segno della croce, ma non ci riuscì. La mano le era diventata stranamente molto pesante.
Vide allora la Beata Vergine segnarsi e lei stessa, osservando la Madonna che faceva il segno della croce, con molta calma, ricevette forza nel farlo a sua volta.
Si legge nella vita di Santa Bernadette che da allora era sufficiente vederla farsi il segno della croce per sentirsi elevati subito alle realtà del cielo. – Alla Grotta, ancor prima di conversare con Bernardette e di rivelare il proprio nome, l’Immacolata Vergine le ha insegnato a fare il segno di Croce.
🙏
A farlo bene. A farlo spesso. Da quel giorno quanti osservavano Bernardette fare il segno di Croce si rendevano conto di quanta importanza avesse per lei questo semplice gesto.
Il segno di Croce di Bernardette si caratterizzava dalla sua lentezza, la sua ampiezza e il grande raccoglimento con cui lo faceva.
Non aveva fretta: alzava la mano destra affinché le dita toccassero la parte alta della fronte; poi riabbassava la mano fino a toccare la cintura; quindi riportava la mano fino alla punta della spalla sinistra e poi a quella destra.
In concreto, con questo gesto dava l’impressione di volersi avvolgere come ci si avvolge in uno scialle o come si indossa un vestito. Compiendo il gesto e pronunciando al tempo stesso “Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”, Bernardette si metteva alla presenza di Dio, così com’era.
Già da religiosa, Bernardette fu interpellata da una consorella: “Cosa bisogna fare per essere sicuri di andare in cielo?”.
Bernardette rispose immediatamente: “Fare bene il segno della Croce è già molto”.
Alcuni istanti prima della morte, Bernardette con le sue ultime forze compie un estremo segno di Croce… e subito dopo spira.
Così era avvenuto nei giorni delle apparizioni della Vergine Immacolata: con il segno della Croce Bernardette conobbe un “altro mondo” presente su questa terra, e anche nel suo ultimo giorno è con lo stesso segno che lei entrerà nel Cielo di Dio, nell’eternità.
“Personalmente, non dimenticherò mai con quale devozione e con quale interiore dedizione mio padre e mia madre segnavano noi bambini con l’acqua benedetta, facendoci il segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto quando dovevamo partire, tanto più se poi si trattava di un’assenza particolarmente lunga. Questa benedizione era un gesto di accompagnamento, da cui noi ci sapevamo guidati: il farsi visibile della preghiera dei genitori che ci seguiva e la certezza che questa preghiera era sostenuta dalla benedizione del Redentore. La benedizione era anche un richiamo a noi, a non uscire dallo spazio di questa benedizione.” (Joseph Ratzinger – cliccare qui per capire il significato di questo segno)
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ECCO LA DORMIZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA SECONDO SAN GIOVANNI DAMASCENO, DOTTORE DELLA CHIESA
“La Madre di Dio non è morta di malattia, perché non ha dovuto ricevere la punizione della malattia perché non aveva peccato originale. Non è morta di vecchiaia, perché non doveva invecchiare, poiché la punizione per il peccato dei primi genitori non è giunta a lei: invecchiare e finire per debolezza. È morta d’amore. Il desiderio di andare in cielo dove suo figlio era così grande che questo amore l’ha fatta morire.
Circa quattordici anni dopo la morte di Gesù, quando aveva già trascorso tutto il suo tempo ad insegnare la religione del Salvatore a piccoli e grandi, quando aveva confortato così tante persone tristi e aiutato tanti ammalati e morenti, ha fatto sapere agli Apostoli che no w la data di lasciare questo mondo per l’eternità si avvicinava.
Gli Apostoli la amavano come la più gentile di tutte le madri, e si affrettarono a viaggiare per ricevere dalle sue labbra materne il suo ultimo consiglio, e dalle sue sacrosanti mani la sua ultima benedizione.
Arrivarono, e con lacrime copiose, e in ginocchio, baciarono quelle mani sante che tante volte li avevano benedetti. Per ognuno di loro l’esaltata Signora aveva parole di conforto e speranza. E poi, come chi si addormenta nel più placido dei sogni, era Lei, la Santa, che chiude gli occhi; e la sua anima mille volte benedetta, scomparsa per l’eternità.
La notizia si diffuse in tutta la città, e non c’era un cristiano che non venisse a piangere con il proprio corpo, quanto alla morte della propria madre. La sua sepoltura sembrava più una processione pasquale che un funerale. Tutti cantavano l’Alleluia con la più forte speranza di avere ora un Protettore più potente nei cieli, per intercedere per ciascuno dei discepoli di Gesù.
Nell’aria si sentivano aromi molto morbidi ma forti, e ognuno sembrava sentire armonie musicali molto morbide. Ma Tommaso apostolo non era riuscito ad arrivare in tempo. Quando arrivò erano già tornati dal seppellire la Santissima Madre.
Pedro, – disse Tomás- Non puoi negarmi il grande favore di poter andare alla tomba della mia amatissima mamma e dare un ultimo bacio a quelle mani sante che mi hanno benedetto tante volte. E Pedro ha accettato.
Andavano tutti al Santo Sepolcro, e da vicini hanno ricominciato a sentire aromi morbidissimi nell’ambiente e musica armoniosa nell’aria.
Hanno aperto la tomba e invece di vedere il corpo della Vergine hanno trovato solo… una grande quantità di fiori molto belli. Gesù Cristo era venuto, aveva risuscitato la Sua Santissima Madre e l’ha portata in cielo…”
Se qualcuno ti dicesse che il culto a Maria non è esistito sin da subito, cosa gli risponderesti?
Fu il Concilio di Efeso nel 431 a decretare la “maternità divina” di Maria e così i protestanti hanno preteso affermare che da lì sarebbe partita la devozione mariana tra i cristiani. Invece non è affatto così: la devozione mariana esiste da quando esiste il Cristianesimo.
A conferma di ciò basterebbe ricordare che il Concilio di Efeso si celebrò in un edificio dedicato alla Vergine, il che fa capire chiaramente che il culto mariano già esisteva.
La più antica preghiera rivolta a Maria di cui si ha traccia, Sub tuum praesidium (“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”), è stata trovata ad Alessandria d’Egitto in un papiro egiziano, copto, acquistato nel 1917 dalla John Rylands Library di Manchester e pubblicato la prima volta nel 1938. Secondo gli studiosi, risalirebbe agli inizi del III secolo. Di sicuro risale ad un tempo molto anteriore al Concilio di Efeso (431) che –come abbiamo già detto- attribuirà a Maria il titolo di “Madre di Dio”.
In un’antica colonna nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, colonna probabilmente del II secolo o al massimo del III, è leggibile un’iscrizione in lingua greca, fatta da una pellegrina: “…sotto il luogo sacro di Maria”. La pellegrina ha anche lasciato inciso il proprio nome e quello dei suoi cari, per affidarli alla Madonna. Ma, cosa interessante, nell’iscrizione la donna precisa di aver eseguito i riti e le preghiere prescritte.
Ancora a Nazareth, contemporaneamente alla scoperta di questa iscrizione, ne è stata trovata un’altra (sempre del II secolo, massimo del III), che testimonia con certezza il culto che i primi cristiani prestavano a Maria. In questa iscrizione, scoperta dall’archeologo padre Bellarmino Bagatti (1905-1990), si legge facilmente il saluto angelico: “Ave Maria”.
Nelle catacombe di Priscilla, a Roma, si trova una rappresentazione che risale al III secolo. In essa si vede la figura di un vescovo, che, imponendo ad una vergine un sacro velo, le indica come modello Maria Santissima, la quale è dipinta con il Bambino Gesù in braccio.
Sempre nelle catacombe della via Salaria si può osservare un epitaffio posto davanti al loculo di un defunto di nome Vericundus. Il nome è tracciato su due tegole unite tra loro, che chiudono il loculo. Fra queste due tegole, sulla calce che le unisce, spicca, dipinta molto probabilmente dalla stessa mano che tracciò il nome del defunto, una “M”, che, secondo la nota studiosa Margherita Guarducci, significa Maria. Insomma, si voleva porre sotto la protezione della Vergine l’anima del defunto. Ebbene, questo epitaffio risale al II secolo.
A Roma, sotto l’altare della confessione nella Basilica di San Pietro, nel cosiddetto “muro G2”, che conteneva le ossa dell’apostolo Pietro identificate dalla studiosa Margherita Guarducci, sono state trovate incise diverse scritte, databili all’inizio del IV secolo, dunque prima del Concilio di Efeso (431). Tra questi graffiti, molti dei quali furono scritti per impetrare la felicità del Paradiso ai defunti, si trova spesso un’acclamazione di vittoria di Cristo, di Sua Madre e ovviamente dell’apostolo Pietro. Vi è anche un graffito in cui il nome di Maria appare per intero e non abbreviato, come si usava fare nell’antichità.
Sempre per capire quanto la devozione alla Vergine abbia preceduto il Concilio di Efeso (431), va ricordato come prima di questo concilio siano state istituite varie feste in onore di Maria Santissima, a Betlemme, a Gerusalemme e anche a Nazareth. E’ certo che una solennità mariana esisteva a Costantinopoli prima del Concilio di Efeso. Ci sono, infatti, tutti gli elementi per considerare autentico un discorso del 429 di san Proclo, patriarca di Costantinopoli, nel quale si fa cenno ad una solennità liturgica in onore della Madonna.
Ci sono, inoltre, bellissime preghiere rivolte alla Vergine e composte da sant’Atanasio, san Giovanni Crisostomo, sant’Ambrogio, sant’Agostino. Santi che sono vissuti prima del Concilio di Efeso.
E poi, come dimenticare la raffigurazione della Madre di Gesù nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria Nuova, a Roma? In questa raffigurazione la Vergine stringe al petto Gesù. L’opera si fa risalire al II secolo, dunque ben prima del Concilio di Efeso.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza