Padri e Dottori della Chiesa – Archivio 2023

CAPOLAVORO di Benedetto XVI: Catechesi sui Padri della Chiesa, raccolta integrale

Benedetto XVI spiega sant’Agostino d’Ippona: «Ecco il mio Agostino»

Aeterni Patris enciclica di Leone XIII con “Cum hoc sit”, elogio a san Tommaso d’Aquino, Dottore Angelico

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio


 

28 giugno – Sant’Ireneo di Lione (Smirne, 130 – Lione, 202) vescovo, e Dottore della Chiesa.
Nato a Smirne in Asia Minore, cresciuto in una famiglia già cristiana, ricevette alla scuola di Policarpo, vescovo di Smirne (tradizionalmente ritenuto discepolo dell’apostolo Giovanni), di Papia, di Melitone di Sardi e di altri, una buona formazione religiosa, filosofica e teologica.
In merito al suo maestro scriverà:
Possiamo riferirci anche a Policarpo. Egli non solo fu discepolo degli Apostoli e amico intimo di molti che avevano visto il Signore, ma fu dagli Apostoli stessi costituito vescovo della chiesa di Smirne in Asia. Io lo potei conoscere nella mia fanciullezza poiché ebbe una vita longeva ed era assai vecchio quando mori con glorioso e illustre martirio. Ora egli insegnò sempre ciò che aveva appreso dagli Apostoli e questa è ancora la dottrina trasmessa dalla Chiesa ed è l’unica vera. Questo attestano concordemente tutte le chiese dell’Asia e quelli che fino ad oggi successero a Policarpo. Egli è un assertore della verità ben più sicuro e degno di fede che Valentino, Marcione e gli altri perversi dottori. Venuto a Roma sotto Aniceto riuscì a ricondurre molti di tali eretici al grembo della chiesa di Dio predicando loro che una sola ed unica verità lasciarono gli Apostoli e ch’essa è precisamente quella trasmessa dalla Chiesa (Adversus haereses 3,4.)
Ireneo fu vescovo della città di Lugdunum (antico nome di Lione) dal 177, in seguito alla morte, per martirio sotto Marco Aurelio, del primo vescovo della città san Potino, insieme ad altri 47 martiri. Ireneo fu anche inviato a Roma presso papa Eleuterio per dirimere questioni di ordine dottrinale.
E’ stato ufficialmente proclamato da Papa Francesco, il 21/01/2022, 37 ° dottore della Chiesa dandogli il titolo di “Doctor Unitatis”.
Il suo pensiero e le sue opere furono direttamente influenzati da Policarpo di Smirne e sono una testimonianza della tradizione apostolica, a quei tempi impegnata contro il proliferare di varie eresie, in particolare lo gnosticismo, di cui Ireneo fu un forte oppositore. Delle sue opere, soltanto due ci sono pervenute per intero:
• Adversus Haereses (“Contro le eresie”): in cinque libri, in cui Ireneo si propone di confutare le principali espressioni dello gnosticismo. L’interesse del vescovo di Lione era quello di confutare l’esistenza di due Cristi, uno di natura divina e l’altro di natura umana, originati da due diversi eoni, idea molto cara alla gnosi: di conseguenza, Ireneo insiste sull’unicità ed unità della figura del Cristo. I dati che riportano, furono, in passato messi in dubbio, sino al ritrovamento nell 1945 dei codici di Nag Hammadi che confermarono quanto il vescovo di Lione aveva riportato dettagliatamente.
• Demonstratio apostolicae praedicationis (“Dimostrazione della predicazione apostolica” – Esposizione della predicazione apostolica,) di cui solo nel 1904 è stata ritrovata una traduzione armena del VI secolo), sintetica e precisa esposizione della dottrina ortodossa del cristianesimoo.
1. Ireneo fu il primo teologo cristiano a tentare di elaborare una sintesi globale del cristianesimo,
2. Fu il primo teologo cristiano ad utilizzare il principio della successione apostolica, per confutare i suoi oppositori.
Proprio nell’Adversus haereses Ireneo scrive:
«La tradizione degli apostoli, manifesta in tutto quanto il mondo, si mostra in ogni Chiesa a tutti coloro che vogliono vedere la verità e noi possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli Apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi… (Gli Apostoli) vollero infatti che fossero assolutamente perfetti e irreprensibili in tutto coloro che lasciavano come successori, trasmettendo loro la propria missione di insegnamento. Se essi avessero capito correttamente, ne avrebbero ricavato grande profitto; se invece fossero falliti, ne avrebbero ricavato un danno grandissimo.»
(Adversus haereses, III, 3,1: PG 7,848)
Ireneo indica pertanto la rete della successione apostolica come garanzia del perseverare nella parola del Signore e si concentra poi su quella Chiesa “somma ed antichissima ed a tutti nota” che è stata “fondata e costituita in Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo”, dando rilievo alla Tradizione della fede, che in essa giunge fino ad oggi dagli Apostoli mediante le successioni dei vescovi. Ed è proprio la Tradizione apostolica il punto imprescindibile per Ireneo: sono i vescovi, in comunione con il vescovo di Roma, eredi, continuatori e custodi della Tradizione che è “pubblica”, “unica”, “pneumatica”, cioè guidata dallo Spirito Santo
“Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l’azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene“, Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1 (SC 211, 472; PG 7, 966).
 
. “Dunque la tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, così possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. Ora essi non hanno insegnato né conosciuto misteri segreti, che avrebbero insegnato a parte e di nascosto ai perfetti, ma certamente prima di tutto li avrebbero trasmessi a coloro ai quali affidavano le Chiese stesse.
Volevano infatti che fossero assolutamente perfetti e irreprensibili (cf. 1 Tm 3,2) in tutto coloro che lasciavano come successori, trasmettendo loro la propria missione di insegnamento. Se essi avessero capito correttamente, ne avrebbero ricavato grande profitto; se invece fossero falliti, ne avrebbero ricavato un danno grandissimo.
Ma poiché sarebbe troppo lungo in quest’opera enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede (cf. Rm 1,8) annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi…
Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d’accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte — essa nella quale per tutti gli uomini è sempre stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli.
Dunque, dopo aver fondato ed edificato la Chiesa, i beati apostoli affidarono a Lino il servizio dell’episcopato; di quel Lino Paolo fa menzione nelle lettere a Timoteo (cf. 2Tm 4, 21).
A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, riceve in sorte l’episcopato Clemente, il quale aveva visto gli apostoli stessi e si era incontrato con loro ed aveva ancora nelle orecchie la predicazione e davanti agli occhi la loro tradizione.
E non era il solo, perché allora restavano ancora molti che erano stati ammaestrati dagli apostoli. Dunque, sotto questo Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma inviò ai Corinzi un’importantissima lettera per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli…
A questo Clemente succede Evaristo e, ad Evaristo, Alessandro; poi, come sesto a partire dagli apostoli, fu stabilito Sisto; dopo di lui Telesforo, che dette la sua testimonianza gloriosamente; poi Igino, quindi Pio e dopo di lui Aniceto. Dopo che ad Aniceto fu succeduto Sotere, ora, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, tiene la funzione dell’episcopato Eleutero.
Con quest’ordine e queste successioni è giunta fino a noi la tradizione che nella Chiesa a partire dagli apostoli è la predicazione della verità.
E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità”, Adversus haereses 3, 3, 1-3.
 
La successione apostolica – verificata sulla base della comunione con quella della Chiesa di Roma – è dunque il criterio della permanenza delle singole Chiese nella Tradizione della comune fede apostolica, che attraverso questo canale è potuta giungere fino a noi dalle origini.
3. Sant’Ireneo è effettivamente il primo autore cristiano a parlare dei “Vangeli” – intesi come libri e al plurale –, nonché a interrogarsi sul loro numero. Prima di lui san Paolo, e poi sant’Ignazio di Antiochia, avrebbero parlato di “Vangelo” intendendo la proclamazione della salvezza in Gesù Cristo
«Precisamente Matteo, tra gli ebrei, nella loro lingua ha fatto comparire una forma scritta del Vangelo, mentre Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondavano la Chiesa. Dopo la loro morte, Marco, il discepolo e l’interprete di Pietro, ci ha trasmesso anch’egli per iscritto la predicazione di Pietro. Del pari Luca, il compagno di Paolo, ci ha tramandato un libro del Vangelo da questi predicato. Poi Giovanni, il discepolo del Signore, lo stesso che riposò sul suo seno, ha pubblicato egli pure il Vangelo durante il suo soggiorno a Efeso». AHae III, 1, 1
4. secondo alcuni autori la nascita dello studio della mariologia coincide con l’opera teologica di IreneoE’ il primo a parlare di Maria avvocata – l’obbedienza di Maria legata a quella di Cristo ricapitola e rigenera l’umanità dal principio – La vergine Maria ripara la trasgressione della vergine Eva.
Ecco un passo in cui risaltano la contrapposizione e le conseguenze nella storia della salvezza della disobbedienza di Eva e dell’obbedienza di Maria.
(A.H. V, 19,1)
 
“Così, il Signore venne tra i suoi in modo manifesto, e portò lui quella creazione che è da lui portata, fece la ricapitolazione di quella disobbedienza che era avvenuta sul legno per mezzo di quell’obbedienza che fu sul legno, sciolse quella seduzione con la quale era stata malamente sedotta quella donna vergine già destinata a suo marito, per mezzo della verità che era stata ben annunciata dall’angelo come una buona novella alla Vergine Maria che era già sottomessa la marito. Infatti, come Eva fu sedotta con un discorso ad opera di un angelo, affinché fuggisse Dio, trasgredendo la sua parola; così anche a Maria fu annunciata la buona novella con un discorso ad opera di un angelo, affinché portasse Dio, obbedendo alla sua parola. E come Eva fu sedotta affinché non obbedisse a Dio; così anche Maria fu persuasa ad obbedire a Dio, affinché la Vergine Maria divenisse patrocinatrice della vergine Eva. E come il genere umano fu stretto dalla morte per mezzo di una vergine, fu liberato per mezzo di una vergine, bilanciando in modo equanime la disobbedienza di una vergine con l’obbedienza di una vergine. E ancora, il peccato del primo uomo ricevette nuovamente l’emendazione per mezzo della correzione del primogenito, la ‘prudenza’ del serpente fu sconfitta nella ‘semplicità’ della colomba, ma furono anche sciolte quelle catene con la quali eravamo stati legati dalla morte”.
 
Si notino le opposizioni.
a. Eva e Maria erano fisicamente vergini al momento della disobbedienza (Eva) e dell’obbedienza (Maria);
b. erano entrambe destinate al matrimonio: Eva con Adamo, Maria con Giuseppe;
c. l’una e l’altra accolsero il messaggio dell’angelo: quello disonesto Eva, quello buono Maria;
d. Eva fuggì Dio e fu causa di morte, Maria portò in sé Dio;
e. Eva con la disobbedienza causò la morte sua e di tutto il genere umano, Maria con l’obbedienza fu causa della salvezza sua e di tutto il genere umano.

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