In un mondo spesso scosso da catastrofi, la testimonianza di fede e speranza di una famiglia californiana ha catturato l’attenzione globale.
In un mondo spesso scosso da catastrofi, emerge una storia straordinaria di fede e speranza che ha catturato l’attenzione globale. Una storia che non solo illustra la forza spirituale di una famiglia cristiana ma serve anche come potente simbolo di speranza per la crisi nella Chiesa.
Tra il 10 e l’11 gennaio sono state pubblicate in internet alcune immagini di due statue di terra cotta di Nostra Signora di Guadalupe, di San Giuseppe col Bambino Gesù, miracolosamente risparmiate dagli incendi che hanno devastano alcuni quartieri di Los Angeles. Ovviamente non potevano che diventare virali, dal momento che è ben visibile che l’abitazione che le ospitava è ridotta in cenere.
Non poteva che diventare virale anche il video che ritrae i membri della famiglia Harpin (il padre, la madre, i sei figli, i generi e le nuore, mancavano i 14 nipoti) di Altadina, mentre cantano il Regina Coeli davanti a quelle statuine di loro proprietà, filmato al tramonto del 12 gennaio.
Hanno abitato in quella casa per 37 anni, le fiamme non hanno risparmiato nulla di una vita di sacrifici e di ricordi, eppure quella famiglia — veramente cristiana — si riunisce davanti alla Sacra Famiglia per ringraziare Dio.
I vicini di casa degli Harpin sono rimasti molto impressionati nel vederli pregare in quella situazione così drammatica, così hanno ripreso la scena. Il filmato è stato mostrato anche da moltissimi network televisivi di tutto il mondo, in Italia da Tv2000.
«Siamo tutti vivi e stiamo bene e di questo siamo veramente grati», ha detto Andrew Harpin, uno dei sei figli di Peter e Jackie, al network televisivo cattolico americano EWTN. Andrew, ovviamente, non nega che questo sia «un momento veramente difficile per i miei genitori e per la famiglia di mia sorella, perché vivevano insieme», dato che «è andato tutto distrutto», per questo, per aiutarli, il fratello Pete ha lanciato una raccolta fondi.
«Mia madre ha collezionato foto e oggetti di famiglia per quarant’anni e adesso è tutto in cenere», ha aggiunto, ribadendo che «tutto ciò che davvero è sopravvissuto sono quella statua di Nostra Signora di Guadalupe e quella statua di San Giuseppe ed è quello che poi ci ha portati a cantare quella preghiera».
«La nostra intenzione non era diventare “virali”, era semplicemente una momento per la nostra famiglia di rendere grazie», ha spiegato papà Peter Harpin alla Fox News. «Abbiamo colto l’occasione per pregare, la nostra famiglia e tutti quelli a noi cari sono consacrati al Sacro Cuore di Gesù da sempre — ha continuato —, quindi abbiamo detto una preghiera al Sacro Cuore e poi abbiamo cantato questa bellissima preghiera, una preghiera cantata che la nostra famiglia conosce da decenni».
«La preghiera cantata è stata una cosa naturale. Volevo solo essere il più grata possibile per ciò che abbiamo», ha aggiunto mamma Jackie. «Quando mio genero è andato lì, il giorno prima, ha fotografata la statua che era evidentemente ancora intatta e, quando l’ho vista, sono finita in ginocchio per l’emozione. Ed è in quel momento che ho pensato “dobbiamo andare là e ringraziare il Signore per gli anni che abbiamo potuto passare là”», ha concluso.
«L’ultima battaglia fra la Beata Vergine Maria e il diavolo sarà sul matrimonio e sulla famiglia», rivelò la venerabile Suor Lucia di Fatima all’allora mons. Carlo Caffarra. Infatti il matrimonio e la famiglia voluti da Dio sono oggi più che mai combattuti, purtroppo anche all’interno della Chiesa. Eppure a ridare speranza è una famiglia cattolica, cioè veramente cristiana, con un canto in latino.
La restaurazione della cattedrale parigina di Notre Dame e il canto di lode della famiglia Harpin sono infatti una metafora potente di ciò che avverrà per la Chiesa: il fuoco della rivoluzione brucerà tutto, eccetto la Beata Vergine Maria, tabernacolo della Divina presenza. Per questo «non bisogna aver paura, perché la Vergine, al diavolo, gli ha già schiacciato la testa», concludeva suor Lucia al giovane mons. Caffarra. È infatti la promessa di Nostra Signora a Fatima: «Infine il mio Cuore Immacolato trionferà». Non solo vincerà, ma trionferà.
