2024-2025
Il card. Merry del Val, una vita per la Chiesa

“Io ti ho dato la vita, tu cosa mi hai dato?”
Lei allora darà a Dio il manutergio e Gli risponderà:
“Padre, io Ti ho donato mio figlio come Tuo sacerdote!”
E il Signore la riceverà nelle schiere beate.
Perché, quando muoiono innocenti, non dobbiamo dire “Dio soffre con l’uomo”, bensì “l’uomo soffre con Dio”?
Quando accade una tragedia dove muoiono innocenti, spesso si sente dire, da parte di sacerdoti interpellati affinché possano dare una “spiegazione”, frasi di questo tipo: “In quel momento Dio soffriva con noi…“.
Si tratta, però, di risposte che non rispondono, permetteteci questo gioco di parole. Sono risposte che sottendono una sorta di “debolezza” di Dio che nulla ha a che vedere con la logica, perché, se Dio è Dio, Dio non può essere “debole”. Insomma, si tratta di risposte tipiche di quella deriva teologica neomodernista secondo cui non si può e non si deve parlare di sofferenza capace di “compensare” il male. Ciò non può essere detto, perché significherebbe ammettere che il peccato sia il problema più grave e che questo (il peccato), per volontà di Dio, debba essere compensato con la “strada” che Dio stesso ha scelto per suo Figlio e per noi: la Croce.
E invece la frase citata dovrebbe essere così modificata: non…in quelle ore Dio soffriva con noi; ma…in quelle ore noi soffrivamo con Dio.
San Paolo in Colossesi 1 dice: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa.” Ovviamente, si tratta di un completamento non di sostanza, ma di compartecipazione e di compassione. Infatti, il “completamento” dei patimenti di Cristo da parte della sofferenza dell’Apostolo non è da intendersi come completamento “essenziale”. Le sofferenze di Cristo e la sua morte bastano per la salvezza di tutti. Piuttosto, la redenzione rimase aperta ad ogni amore che si sarebbe espresso nell’umana sofferenza. E’ ciò che in un certo qual modo avviene per i sacramenti. Essi non completano la redenzione, ma l’attualizzano applicandone i frutti ad ogni uomo tramite l’unione a Cristo sofferente. Agli occhi di Dio la sofferenza non solo non è mai inutile, ma anche necessaria. Sì, dopo il peccato originale è necessaria. E diventa amore. Scrive don Divo Barsotti: “La maggior gloria a Dio non la danno gli architetti che costruiscono le cattedrali, non i grandi teologi che scrivono i trattati di teologia, ma le anime vittime, che, riparando il peccato, fanno più bella la creazione.”
La sofferenza di una singola anima chissà quale e quanto bene porterà nella prospettiva della sofferenza vicaria, cioè di quella sofferenza che compensa e che permette di unirsi alle sofferenze del Cristo. Il poeta russo Alksandr Blok (1880-1921) scrive questi versi: “Il vento portò da lontano / l’accenno d’un canto d’aprile, / chissà dove, limpido e profondo, / si aprì un pezzetto di cielo.” E’ così. La sofferenza di ogni singola anima è come un vento leggero che sembra inutile, insignificante, ma che invece da qualche parte squarcia le nuvole e permette al sole di illuminare la terra.
SOPPORTARE I DIFETTI DEGLI ALTRI dall’Imitazione di Cristo
👉 Quei difetti, nostri od altrui, che non riusciamo – se non rarissimamente – a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti.
Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto, sicché tu riesca a sopportarle.
👉 Se uno, ammonito una volta e un’altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene.
Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, quali che esse siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.
👉 Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio?
Volentieri vedremmo gli altri perfetti, e tuttavia non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi.
Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo.
Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po’ più frenati.
In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi.
👉 Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispose, affinché apprendessimo a portare l’uno i pesi dell’altro (Gal 6,2). Infatti non c’è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c’è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio.
🙏Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo.
Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l’uomo, ma esse mostrano quale esso è.
🙏P.S. ATTENZIONE: PER DIFETTI NON SI INTENDE IL PECCARE, IL PECCATO!!! Il peccato NON va MAI sopportato, tollerato o giustificato….
E’ vero che alla radice di un peccato c’è un difetto, una debolezza, ma sono due atti distinti, ecco come insegna la differenza il Catechismo:
n.1850 Il peccato è un’offesa a Dio: «Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto» (Sal 51,6).
Il peccato si erge contro l’amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare «come Dio» (Gn 3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è «amore di sé fino al disprezzo di Dio». Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all’obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza…
n.1849 “il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni” …
Ci sono poi diversità di difetti, più gravi o meno gravi che siamo chiamati a CORREGGERE… dal momento che, se si persistesse in un difetto grave, cadere poi nel peccato è inevitabile.
Il difetto ci mette in allarme, ci dice che abbiamo qualcosa da curare, da rimediare come suggerisce il famoso detto: “chi sta con lo zoppo impara a zoppicare”… che significa: chi frequenta persone con certi difetti, diventa come loro.
Ecco perchè sia i Vangeli quanto i Santi predicatori e confessori hanno sempre consigliato la frequentazione di persone Sante… persone dall’onestà, dalla carità provata e di fede certa. “Sopportarsi vicendevolmente”, in questo caso, significa amarsi NELLA CORREZIONE FRATERNA, cominciando a correggere se stessi, per dare il buon esempio.
LITANIE DELL’UMILTA’ (quelle originali, recitate ogni giorno dal cardinale Segretario di Stato di san Pio X, il Venerabile Servo di Dio Raffaele Merry del Val)
🙏O Gesù, mite ed umile di cuore – Esauditemi
Dal desiderio di essere stimato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere amato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere decantato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere onorato. Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere lodato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere preferito agli altri – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere consultato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere approvato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere umiliato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere disprezzato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere ripulso – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere calunniato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere dimenticato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere preso in ridicolo – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere ingiuriato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere sospettato – Liberatemi, Gesù
Che altri siano amati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri siano stimati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano crescere nell’opinione del mondo e che io possa diminuire – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere prescelti ed io messo in disparte – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere lodati ed io non curato – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere preferiti a me in ogni cosa – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Atto di amore alla Santissima Vergine del cardinale Merry del Val
🙏 O Maria, Madre mia, quanto ti amo! Eppure quanto è poco! Tu m’insegni ciò che m’importa conoscere, perché m’insegni ciò che Gesù è per me e ciò che io devo essere per Gesù.
(dal 6 gennaio 1934 è concessa l’indulgenza di 100 giorni per la devota recita delle soprascritte Litanie)
Preghiamo: 🙏 O Dio, che resisti ai superbi e dai la grazia agli umili: concedi a noi la virtù della vera umiltà, di cui il Tuo Unigenito mostrò ai fedeli l’esempio nella sua persona; affinché non avvenga mai di provocare la Tua indignazione con l’esaltarci nell’orgoglio ma, piuttosto, sottomettendoci umilmente possiamo ricevere i doni della Tua grazia. Te lo chiediamo per l’intercessione della Tutta Santa, la Beata Vergine Maria amata Sposa dello Spirito Santo, l’umile ancella nella quale hai compiuto “grandi cose”, affinché venisse santificato il Tuo Santo Nome. Così sia.
1Pater, Ave e Gloria per le sante indulgenze….
🙏 O Maria, Regina e Madre, maestra degli umili – pregate per me.
O giusti tutti, santificati specialmente per lo spirito di umiltà – pregate per me.


