Testimoni

2024-2025

Il card. Merry del Val, una vita per la Chiesa


ARCHIVIO 2018-2023

Quando la madre si presenterà innanzi al Trono di Dio, Questi le chiederà:
“Io ti ho dato la vita, tu cosa mi hai dato?”
Lei allora darà a Dio il manutergio e Gli risponderà:
“Padre, io Ti ho donato mio figlio come Tuo sacerdote!”
E il Signore la riceverà nelle schiere beate.

Perché, quando muoiono innocenti, non dobbiamo dire “Dio soffre con l’uomo”, bensì “l’uomo soffre con Dio”?

Quando accade una tragedia dove muoiono innocenti, spesso si sente dire, da parte di sacerdoti interpellati affinché possano dare una “spiegazione”, frasi di questo tipo: “In quel momento Dio soffriva con noi…“.

Si tratta, però, di risposte che non rispondono, permetteteci questo gioco di parole. Sono risposte che sottendono una sorta di “debolezza” di Dio che nulla ha a che vedere con la logica, perché, se Dio è Dio, Dio non può essere “debole”. Insomma, si tratta di risposte tipiche di quella deriva teologica neomodernista secondo cui non si può e non si deve parlare di sofferenza capace di “compensare” il male. Ciò non può essere detto, perché significherebbe ammettere che il peccato sia il problema più grave e che questo (il peccato), per volontà di Dio, debba essere compensato con la “strada” che Dio stesso ha scelto per suo Figlio e per noi: la Croce.

E invece la frase citata dovrebbe essere così modificata: non…in quelle ore Dio soffriva con noi; ma…in quelle ore noi soffrivamo con Dio.

San Paolo in Colossesi 1 dice: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa.” Ovviamente, si tratta di un completamento non di sostanza, ma di compartecipazione e di compassione. Infatti, il “completamento” dei patimenti di Cristo da parte della sofferenza dell’Apostolo non è da intendersi come completamento “essenziale”. Le sofferenze di Cristo e la sua morte bastano per la salvezza di tutti. Piuttosto, la redenzione rimase aperta ad ogni amore che si sarebbe espresso nell’umana sofferenza. E’ ciò che in un certo qual modo avviene per i sacramenti. Essi non completano la redenzione, ma l’attualizzano applicandone i frutti ad ogni uomo tramite l’unione a Cristo sofferente. Agli occhi di Dio la sofferenza non solo non è mai inutile, ma anche necessaria. Sì, dopo il peccato originale è necessaria. E diventa amore. Scrive don Divo Barsotti: “La maggior gloria a Dio non la danno gli architetti che costruiscono le cattedrali, non i grandi teologi che scrivono i trattati di teologia, ma le anime vittime, che, riparando il peccato, fanno più bella la creazione.” 

La sofferenza di una singola anima chissà quale e quanto bene porterà nella prospettiva della sofferenza vicaria, cioè di quella sofferenza che compensa e che permette di unirsi alle sofferenze del Cristo. Il poeta russo Alksandr Blok (1880-1921) scrive questi versi: “Il vento portò da lontano / l’accenno d’un canto d’aprile, / chissà dove, limpido e profondo, / si aprì un pezzetto di cielo.” E’ così. La sofferenza di ogni singola anima è come un vento leggero che sembra inutile, insignificante, ma che invece da qualche parte squarcia le nuvole e permette al sole di illuminare la terra.


 

SOPPORTARE I DIFETTI DEGLI ALTRI dall’Imitazione di Cristo
👉 Quei difetti, nostri od altrui, che non riusciamo – se non rarissimamente – a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti.
Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto, sicché tu riesca a sopportarle.
👉 Se uno, ammonito una volta e un’altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene.
Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, quali che esse siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.
👉 Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio?
Volentieri vedremmo gli altri perfetti, e tuttavia non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi.
Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo.
Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po’ più frenati.
In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi.
👉 Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispose, affinché apprendessimo a portare l’uno i pesi dell’altro (Gal 6,2). Infatti non c’è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c’è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio.
🙏Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo.
Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l’uomo, ma esse mostrano quale esso è.

🙏P.S. ATTENZIONE: PER DIFETTI NON SI INTENDE IL PECCARE, IL PECCATO!!! Il peccato NON va MAI sopportato, tollerato o giustificato….
E’ vero che alla radice di un peccato c’è un difetto, una debolezza, ma sono due atti distinti, ecco come insegna la differenza il Catechismo:
n.1850 Il peccato è un’offesa a Dio: «Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto» (Sal 51,6).
Il peccato si erge contro l’amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare «come Dio» (Gn 3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è «amore di sé fino al disprezzo di Dio». Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all’obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza…
n.1849 “il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni” …
Ci sono poi diversità di difetti, più gravi o meno gravi che siamo chiamati a CORREGGERE… dal momento che, se si persistesse in un difetto grave, cadere poi nel peccato è inevitabile.
Il difetto ci mette in allarme, ci dice che abbiamo qualcosa da curare, da rimediare come suggerisce il famoso detto: “chi sta con lo zoppo impara a zoppicare”… che significa: chi frequenta persone con certi difetti, diventa come loro.
Ecco perchè sia i Vangeli quanto i Santi predicatori e confessori hanno sempre consigliato la frequentazione di persone Sante… persone dall’onestà, dalla carità provata e di fede certa. “Sopportarsi vicendevolmente”, in questo caso, significa amarsi NELLA CORREZIONE FRATERNA, cominciando a correggere se stessi, per dare il buon esempio.

LITANIE DELL’UMILTA’ (quelle originali, recitate ogni giorno dal cardinale Segretario di Stato di san Pio X, il Venerabile Servo di Dio Raffaele Merry del Val)

🙏O Gesù, mite ed umile di cuore – Esauditemi
Dal desiderio di essere stimato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere amato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere decantato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere onorato. Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere lodato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere preferito agli altri – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere consultato – Liberatemi, Gesù
Dal desiderio di essere approvato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere umiliato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere disprezzato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere ripulso – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere calunniato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere dimenticato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere preso in ridicolo – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere ingiuriato – Liberatemi, Gesù
Dal timore di essere sospettato – Liberatemi, Gesù
Che altri siano amati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri siano stimati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano crescere nell’opinione del mondo e che io possa diminuire – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere prescelti ed io messo in disparte – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere lodati ed io non curato – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere preferiti a me in ogni cosa – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
Che altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Atto di amore alla Santissima Vergine del cardinale Merry del Val

🙏 O Maria, Madre mia, quanto ti amo! Eppure quanto è poco! Tu m’insegni ciò che m’importa conoscere, perché m’insegni ciò che Gesù è per me e ciò che io devo essere per Gesù.

(dal 6 gennaio 1934 è concessa l’indulgenza di 100 giorni per la devota recita delle soprascritte Litanie)

Preghiamo: 🙏 O Dio, che resisti ai superbi e dai la grazia agli umili: concedi a noi la virtù della vera umiltà, di cui il Tuo Unigenito mostrò ai fedeli l’esempio nella sua persona; affinché non avvenga mai di provocare la Tua indignazione con l’esaltarci nell’orgoglio ma, piuttosto, sottomettendoci umilmente possiamo ricevere i doni della Tua grazia. Te lo chiediamo per l’intercessione della Tutta Santa, la Beata Vergine Maria amata Sposa dello Spirito Santo, l’umile ancella nella quale hai compiuto “grandi cose”, affinché venisse santificato il Tuo Santo Nome. Così sia.
1Pater, Ave e Gloria per le sante indulgenze….

🙏 O Maria, Regina e Madre, maestra degli umili – pregate per me.
O giusti tutti, santificati specialmente per lo spirito di umiltà – pregate per me.


Notre-Dame stava bruciando. Lo è venuto a sapere direttamente in caserma anche se in quel momento non doveva essere in servizio. Inizia con questa scena il racconto di Mathieu (nome di fantasia), uno dei vigili del fuoco intervenuti a domare il catastrofico incendio che nel 2019 è scoppiato nella cattedrale parigina. Il fuoco è divampato alle 18:53 del 15 aprile, inizio della Settimana Santa nel sottotetto alla base della guglia. Secondo i vigili del fuoco, le fiamme sono partite da un ponteggio installato sul tetto.

Domani, 7 dicembre, il glorioso edificio cattolico riaprirà ai fedeli di Francia e di tutto il mondo. Se c’è una cosa che questo immane disastro ha ottenuto, forse, è di riconsegnare il valore della costruzione al suo significato primario. I Francesi hanno sofferto e pregato per la loro cattedrale e non solo protestato e atteso che un monumento dal valore artistico eccezionale tornasse a splendere nel vasto patrimonio nazionale. Notre-Dame è una chiesa e come tale ospita e significa la presenza del Dio incarnato e presente nella storia; questa è la sua identità nonostante tutte le riduzioni laiciste a cui il tempo corrente ha provato ad abituarci.

I TESORI DELLA CATTEDRALE DA SALVARE

Sul sito del pellegrinaggio nazionale dedicato alla rinascita della cattedrale, les7routesl’uomo racconta la sua preziosa testimonianza di conversione avvenuta proprio durante quel frangente così drammatico. «Alcuni eventi cambiano davvero la vita, e ricordo esattamente cosa stavo facendo quando ho sentito la notizia. Ero fuori servizio in quel momento, ma essendo rimasto in caserma ho visto che c’era confusione, le campane continuavano a suonare, per cui ho pensato che stesse succedendo qualcosa di importante, quindi sono sceso per prendere notizie. È stato allora che ho saputo che Notre-Dame stava bruciando. Ma non avevamo idea di quanto fosse grave l’incendio. Dovevamo trovare volontari che ci sostenessero, quindi mi sono offerto volontario perché c’era un grande bisogno di uomini, per posizioni molto diverse. Aiutare i compagni già sul posto a combattere l’incendio e unirsi a una squadra dedicata al recupero delle opere dalla sala del tesoro, ha richiesto molte persone, poiché si trattava di un incendio di vera intensità. Lungo la strada ci siamo resi conto dell’entità dell’incendio. Ciò che mi ha colpito in modo particolare all’inizio è stata la folla in strada, che ha rallentato il nostro cammino attraverso Parigi».

Tra le prime immagini che lo colpiscono ci sarà proprio quella dei tantissimi francesi in ginocchio: «È stato molto impressionante! Cantavano e pregavano, e noi vedevamo che erano devastati. Erano incredibilmente uniti! Ed era bellissimo». Poco dopo il suo arrivo la guglia è crollata, in quel momento viene presa una decisione importante: serviva una squadra per salvare il tesoro della cattedrale, portando al sicuro quante più opere e reliquie possibile. Nel cuore della cattedrale era custodita la corona di spine, chiodi della crocifissione, altre preziose reliquie e oggetti liturgici di grande valore religioso e artistico. Mathieu e gli altri componenti della squadra seguono dunque il curatore nella sala del tesoro. Dovevano portare a termine un’operazione pericolosa e delicata e tutelare i tesori non solo dai danni ma anche da possibili furti.

LA PERDITA DELLA FEDE

Mathieu è battezzato, è cresciuto con un’educazione cattolica e racconta di avere fatto il chierichetto da bambino. Ma proprio a causa della desolazione e del dolore che incontra continuamente nella sua professione, aveva abbandonato completamente la fede. Non reggeva tutta quella sofferenza e non riusciva a capire come Dio potesse permetterla. L’obiezione suprema, quella del dolore, soprattutto quando è innocente. Uno scandalo che colpisce la ragione e il cuore e che può scoraggiare anche gli spiriti più gagliardi. Non è difficile rintracciare anche nella nostra vita momenti di disperazione dovuti proprio a questa visione che ci fa credere ingiustificabile l’azione o meglio l’apparente inerzia del nostro Dio. Se la fede imparata da bambino lo lascia piano piano, fiaccandone il cuore incapace di reggere il peso del male che vedeva compiersi apparentemente indisturbato, la stessa fede, anzi una fede rinnovata e forte, torna ad abitarlo in un istante. Entra in una cattedrale mangiata dalle fiamme e ne esce convertito: «Avevo dubitato per molti, molti anni, ma per quanto sorprendente possa sembrare, fui catturato e uscii dalla cattedrale convertito».

IL CROCIFISSO È IL TESORO CHE SALVA

Ma cosa è successo in quella chiesa avvolta da fiamme capaci di distruggere quasi tutto? Che non hanno distrutto tutto, e che la presenza che giustifica la costruzione di ogni chiesa nel mondo, dalle cattedrali gotiche a quelle orrende chiese-capannone in cui qualche volta ci imbattiamo anche in Italia, ha agito da par suo. Ecco le parole con le quali il vigile del fuoco descrive quel breve, decisivo incontro: «Quando sono entrato nella cattedrale, c’era ovviamente un buco enorme nel tetto. Di fronte a me c’era l’altare e quella famosa croce che credo tutti abbiano visto nelle foto dopo l’incendio. Questa croce brillava con tutti i suoi sensi. Ma attenzione! NON era accesa. Era lei che diffondeva la luce. Tutto ciò che potevamo vedere era lei! E devo ammettere che ho provato un grande senso di pace in quel momento, e ho sentito di non avere nulla da temere, perché per me è stato davvero l’incendio del secolo! Sono rimasto lì per 10 o 15 secondi, stordito da questa visione… Ero in totale sintonia con questa croce. Poi sono tornato al lavoro. In nessun momento mi sono sentito in pericolo, e questo è stato un innesco per la mia riconciliazione con nostro Signore».

LA SOFFERENZA DI CRISTO SALVA E DÀ NUOVA VITA

La conversione è come sempre il miracolo più sorprendente perché di fronte alla realtà solita, anche grazie a segni esteriori che però non sono sempre necessari, un’anima libera decide di tornare a Dio. Ora Mathieu continua il cammino di fede che ha ricominciato quella sera in una chiesa in fiamme, davanti ad una croce splendente e vede la realtà di sempre con occhi cambiati, più profondi, più disponibili ai segni della presenza di Cristo.  «Ero già stato preparato vedendo tutti quei fedeli pregare come vi ho detto all’inizio. Ora posso dire che la presenza di nostro Signore era già lì per confortarci. Era un segno dal Cielo. Dio voleva vedere come ci saremmo comportati in questa prova. Questa visione ha cambiato la mia vita! Certo, vado a messa, più volte alla settimana se possibile, ho ripreso a pregare, guardo molti film per recuperare un sacco di cose che non ho imparato durante tutta questa vita senza il Signore. Ho anche ricevuto la cresima e sono felice di accompagnare qualcuno al catecumenato. Ma soprattutto sono molto più attento al Signore e vedo tutti i segni che ci manda attraverso gli altri». (Fonte foto: Pexels.com/Pexels.com)


Promulgazione Decreti 18 dicembre 2024

Promulgazione Decreti 18 dicembre 2024

Mercoledì 18 dicembre 2024, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha confermato le conclusioni della Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi, Membri del Dicastero, e ha deciso di:

– estendere alla Chiesa universale il culto delle Beate Teresa di Sant’Agostino (al secolo: Marie-Madeleine-Claudine Lidoinee 15 compagne, dell’Ordine delle Carmelitane Scalze di Compiègne, martiri, uccise in odium fidei il 17 luglio 1794, a Parigi (Francia), iscrivendole nel catalogo dei Santi (Canonizzazione Equipollente).

Nel corso della medesima Udienza, il Sommo Pontefice ha pure autorizzato il Dicastero a promulgare i Decreti riguardanti:

– il martirio del Servo di Dio Eduard Profittlich, della Compagnia di Gesù, Arcivescovo tit. di Adrianopoli, Amministratore Apostolico dell’Estonia; nato l’11 settembre 1890 a Birresdorf (Germania) e morto il 22 febbraio 1942 nel carcere di Kirpov (Russia);

– il martirio del Servo di Dio Elia Comini, Sacerdote professo della Società di San Francesco di Sales; nato a Calvenzato di Vergato (Italia) il 7 maggio 1910 e ucciso in odium fidei, il 1° ottobre 1944 a Pioppe di Salvaro (Italia);

– le virtù eroiche del Servo di Dio Áron Márton, Vescovo di Alba Julia; nato il 28 agosto 1896 a Csíkszentdomokos (oggi Romania) e morto il 29 settembre 1980 ad Alba Julia (Romania);

– le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Maria Leone, Sacerdote professo della Congregazione del Santissimo Redentore; nato il 23 maggio 1829 a Casaltrinità (oggi Trinitapoli, Italia) e morto ad Angri (Italia) il 9 agosto 1902;

– le virtù eroiche del Servo di Dio Pierre Goursat, Fedele Laico; nato il 15 agosto 1914 a Parigi (Francia) e ivi morto il 25 marzo 1891.

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