Inutile arrampicarsi sugli specchi: la nuova Messa ha cambiato e cambia anche la nostra Fede

Abbiamo selezionato per voi (un grazie al sito di Corrado Gnerre Il Cammino dei tre sentieri) una bellissima omelia di don Albero Secci, sacerdote del clero di Novara che celebra in Rito Romano Antico (qui il suo blog Radicati nella Fede). Non abbiamo ridotto il testo perché è tutta da meditare. Sono parole che fanno capire come il cambiamento della Messa abbia determinato le conseguenze che tutti stiamo patendo. 


Ecco il testo dell’omelia:

Carissimi, è veramente cambiato tutto e niente è come prima! Questo è un dato di fatto che nessuno, – se non chi si mangia il cervello – può negare! Nulla è più come prima. Da cosa… si vede? Dal rifiuto della croce!

Questa cosa non cambia un aspetto del cristianesimo ma cambia tutto. Chi ha vissuto la vita delle parrocchie negli ultimi anni ha visto che l’accento, la sottolineatura, è tutta sulla resurrezione, perché tu sei già stato salvato da Cristo e devi diventare cosciente di questa salvezza. Credo che nessuno possa negare di aver sentito questo.

Anche chi vuole rimanere in continuità con il passato della Chiesa di fatto legge il passato alla luce di questa accentuazione spropositata sulla resurrezione e con una negazione di fatto della croce, della croce e della sofferenza.

Non sopportiamo più la croce, non sopportiamo più la nostra croce e perciò non sopportiamo più la croce di Cristo.

Non credo ci siano degli ideologizzati contro la croce di Cristo, ma abbiamo di fatto paura della nostra sofferenza e quindi rifiutiamo la croce di Cristo. La scomparsa della Passione come fatto reale! Ricordate lo scandalo per il film di Mel Gibson alcuni anni fa? “The Passion“… non si può più parlare della Passione come fatto reale!

Oggi la sottolineatura non è più sulla sofferenza del Signore, reale, morale, fisica, ma sull’insegnamento che questa sofferenza può dare. Non dico che questo sia sbagliato, ma l’ultimo recupero nell’annullamento della Passione e della croce del Signore è che ha un insegnamento morale, ci insegna come si vuol bene… della sofferenza reale mai! Questo è il grande tabù!

Cosa ha fatto il Signore? Ha suscitato nella storia della Chiesa nel momento più tragico della sua storia un santo che ha fisicamente vissuto la Passione lungo tutta la sua vita sacerdotale. La Messa di Padre Pio la si capisce con il sangue di Padre Pio! Una ferita che non si chiude dà fastidio, immaginate tutta una vita con le stigmate! Cosa c’è di meno proponibile alla chiesa di oggi di un sangue che non si ferma? Di un sangue che non fermandosi, blocca la vita di un prete! Perché Padre Pio non ha vissuto una vita che un frate come lui avrebbe dovuto vivere. Questa cosa qui -non c’è niente da fare- scandalizza: ha scandalizzato la Chiesa lungo decenni ed è un terribile giudizio per noi oggi, perché c’è il rischio, che han già fatto, di annullare Padre Pio facendone un santo di “altro”, ma non della Passione.

Noi abbiamo una grazia in più rispetto ai fedeli che affollavano la chiesa di San Giovanni Rotondo quando era in vita Padre Pio, perché loro non potevano valutare tutta la gravità della crisi che era in atto, noi oggi sì. Basta avere un po’ di sincerità di cuore e un po’ di intelligenza, che Grazie a Dio, Dio ci ha dato.

Padre Pio di fatto ha vissuto ininterrottamente la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo nella sua carne! E questo ha anche risvolti morali: cosa dice questo? Che la Passione di N.S. Gesù Cristo non è finita. Certo in se è sufficiente, sappiamo bene che la teologia dice questo, ma di fatto N.S. vuole associare a sé le anime alla sua Passione per associarle anche alla sua redenzione.

Fatto ancora più grave, N.S. Gesù Cristo vuole essere aiutato nella redenzione del mondo da sua creature, da poveri peccatori che vengono resi partecipi della sua Passione, questo è stato vissuto in modo mistico-reale da Padre Pio, ma questa è la vocazione di ciascuno di noi.

Questo è il cuore della Messa di sempre, della Messa cattolica.

Tutto è cambiato! Non si è voluto più questo: N.S. Gesù Cristo ci ha già salvato, ora applichiamo i frutti della sua salvezza: questo è il nuovo vangelo, ma questo non è il vangelo cattolico, questo è il vangelo protestante: questo è Lutero!

E’ così vero che hanno dovuto cambiare la Messa, perché la Messa di sempre non poteva permettere un cambiamento del cristianesimo di questa portata. Non c’è niente da fare! E’ cosi vero: noi siamo imbarazzati di fronte al fatto che Dio chieda la sofferenza, che Dio chieda la sofferenza a un uomo: Padre Pio da Pietrelcina! Perché? Perché è necessario che ci sia qualcuno che venga immolato con Gesù Cristo Nostro Signore per la redenzione delle anime.

A Fatima -mi ha colpito- la Madonna chiede a quei bambini il sacrificio per fermare la guerra, per cambiare le sorti dell’umanità! Chiede il sacrificio! Questo è insopportabile oggi! Vi parleranno di Fatima, ma non vi parleranno del cuore di Fatima che è la RIPARAZIONE!

Avete mai visto nel nuovo Messale la Messa del Sacro Cuore? Hanno lasciato l’orazione tradizionale che dice che dobbiamo compiere una giusta riparazione, ne hanno messa a fianco un’altra, a scelta libera. Perché? Perché è insopportabile! Non sopportiamo più questo.

Bisogna reagire! Non si può più accettare un camuffamento del cristianesimo di questo tipo perché ha toccato il cuore della Fede.

Amici cari, è questione di vita o di morte: se uno non accetta la croce, finisce ateo. Finisce senza Dio! Non perde un aspetto del cristianesimo, perde Dio stesso perché Dio ha deciso di soffrire per la nostra salvezza.

La più grave bestemmia che possa esistere è il rifiuto della croce. Quella di Cristo e la nostra.

La Chiesa ha ancora imbarazzo oggi di Padre Pio perché tutta la sua vita non avrebbe senso se non dentro la Messa di sempre e dentro il Cristianesimo della tradizione. Non hanno capito la sua vita e il disegno di Dio su di lui e quindi anche su di noi.

Vi dico sinceramente o la Messa è una azione reale, è la stessa Passione (questa è la dottrina cattolica di sempre ed è la vita di P Pio) o la Messa diviene una preghiera intensissima nella quale Gesù Cristo è in qualche modo presente -ammettiamo che siano anche i cattolici più convinti della presenza reale del Signore e non dei semi protestanti- è presente il Signore, noi gli facciamo qualcosa attorno?! Poi tu devi destare tutta una serie di sentimenti tuoi e di preghiere tue e di impegno tuo, tra le quali la carità. Verissimo, chi nega la carità? Saremo giudicati sulla carità! Ma non è questa la Messa! Io insisto non è questa la Messa! La Messa è la Passione di Nostro Signore perché “senza la sua Passione, la carità per me non è possibile!” (Rosmini).

Se la Messa non è la Passione di Gesù, piano piano diventa una presenza morale quella del Signore!

Poi tu sei lì che cerchi di stare con Gesù facendo del sentimento e della preghiera elementi per destare delle buone intenzione e così hai compi la fine della presenza del Signore e la distruzione della vita cristiana.

Ora voglio spezzare una lancia a favore dei preti. Voi dovete avere una grande carità nei confronti dei sacerdoti perché non sono stati loro a cambiare la Messa.

Un sacerdote dà la vita per la Messa e se gli cambiano la Messa gli han distrutto la vita.

Io ho una grande stima verso i sacerdoti perché è un miracolo se vivono ancora così. Gli hanno tolto tutto!

Qui vi chiedo di comprendere fino in fondo il dramma. L’hanno reso “presidente” di un’azione di preghiera che dice: Gesù è presente, ci vuol bene, ora dobbiamo voler bene agli altri etc… Ma ci pensate? E’ un training autogeno, un auto-convincimento… questa non è la Messa! E’ cosi vera la Messa di Padre Pio, la Messa cattolica, che il Signore ha dato la sua Passione a un uomo per 50 anni, per dirci “Attenti! Non è con dei moralismi che vivi il cristianesimo”.

E’ cosi vero ciò che han dovuto fare della Messa una continua meditazione! Se uno va alla Messa “nuova” deve fare della meditazione.

Avete mai visto il video dell’ultima Messa di Padre Pio? E’ un uomo che è Gesù in quel momento! La gente partecipa unendosi moralmente e cantando, ma la Messa non la fanno quelli che assistono! La fa Padre Pio!

La Messa “nuova” è basata non più sull’azione reale, ma sulla meditazione personale. Questa è la fine del cristianesimo!

Voi immaginate i poveri preti: ci hanno tolto questo. Di cosa viviamo? Di cosa vivremo?

Ma hanno tolto anche alle anime questo: come fa uno a rimanere fedele tutta la vita al suo matrimonio? Come fa ad accettare le gioie e le sofferenze di una vita? Come fa ad accettare la malattia e la morte se non dentro questa azione di Cristo?

Padre Pio disse: “Il mio compito finirà quando finirà la Santa Messa nel mondo“… adesso mi son venuti i brividi perché mi è venuto un pensiero che forse non è un pensiero ortodosso: muore alla vigilia (1968)! Muore alla vigilia… 


Dieci cose che vi “mancheranno” andando alla Messa tradizionale – di sempre – in latino.

  1. Le chierichette. Cercate quanto volete, non le troverete. Poiché la giustificazione di questa innovazione moderna deriva dal Codice di Diritto Canonico del 1983 e da un chiarimento di Roma del 1994, il Rito tradizionale (che utilizza i libri e le norme liturgiche del 1962) non le prevede.
  2. Lettori laici. Solo il sacerdote (nella Messa bassa), o il diacono e il suddiacono (nella Messa alta) possono leggere le letture e il Vangelo, poiché questa funzione è, ovviamente, una funzione liturgica. In effetti, prima della loro eliminazione da parte di Papa Paolo VI nel 1972, gli ordini minori includevano quello di lettore proprio per questo scopo.
  3. Ministri straordinari della Comunione. O, come talvolta vengono erroneamente chiamati, ministri eucaristici. In nessuna parte del Rito romano tradizionale si trovano eserciti di laici (spesso donne) che irrompono nel santuario in abiti secolari per assistere alla distribuzione della Santa Comunione. Quando assistete (cioè partecipate) alla Messa tradizionale, riceverete Nostro Signore Eucaristico solo dalle mani consacrate di un sacerdote.
  4. La Comunione in mano. Nella Messa in latino i fedeli ricevono come tutti i cattolici occidentali fin dal primo millennio: in ginocchio e sulla lingua. Questo è, ovviamente, un mezzo con cui la Chiesa dimostra la sua riverenza per l’Eucaristia e la nostra stessa fede nella Presenza Reale. È anche un modo per evitare la profanazione del Sacramento.
  5. Messa offerta di fronte al popolo (versus populum). Non accade nella Messa in latino. Come il pilota di un aereo o l’autista di un’auto, il sacerdote si rivolge nella stessa direzione in cui ci rivolgiamo noi durante la Messa, ad orientem (verso est). Ricordate: il Santo Sacrificio è un’azione rivolta a Dio, non un semplice servizio o una conversazione tra amici.
  6. Cattiva musica. La musica dell’Oregon Catholic Press (O.C.P.), di Marty Haugen e David Haas, quei banali inni popolari degli anni ’70 e ’80, le canzoni protestanti di lode e adorazione… tutto questo manca nella Messa tradizionale in latino. Nel Rito antico dovrete “accontentarvi” del sacro silenzio della Messa bassa, o del Canto Gregoriano, o anche (se siete benedetti) di Palestrina, Mozart e Bach di una Messa alta.
  7. Stare in piedi. Sebbene si rimanga in piedi per alcune parti della Messa, ci sono tre occasioni distinte in cui ci si inginocchia, invece di stare in piedi, nella Messa tradizionale: durante il Credo (alla professione dell’incarnazione… “E si è incarnato per mezzo dello Spirito Santo…”), per ricevere la Santa Comunione (come detto in precedenza) e per la benedizione finale alla fine della Messa (dopo l’Ita Missa est).
  8. Improvvisazione. Nella Messa tradizionale non sarete soggetti alla personalità, ai tentativi di umorismo o alle preferenze personali del celebrante. Le rubriche del Rito antico sono precise (qualcuno potrebbe dire rigide), e per una buona ragione. Il Rito richiede obbedienza e fedeltà. È stato dato a noi, sia al sacerdote che ai fedeli, e ci forma piuttosto che essere formato da noi.
  9. Il segno della pace. Nel vecchio rito non c’è interruzione della Messa per un incontro e un saluto con il ragazzo e la sua famiglia nel banco dietro di voi. Niente in questo momento distoglie l’attenzione dall’altare. Stiamo tutti (insieme) procedendo nella liturgia, singolarmente concentrati su Nostro Signore Eucaristico.
  10. Il Vernacolare. Forse questo dovrebbe essere ovvio, ma va comunque menzionato. La lingua liturgica del Rito Romano sarà ascoltata durante la Messa offerta nella forma tradizionale del Rito, come avviene dal terzo secolo. Naturalmente, l’omelia (o la predica) sarà rivolta ai fedeli nella loro lingua. Molti cattolici che non hanno familiarità con il Rito tradizionale non lo sanno e pensano il contrario.
    Spero che un numero maggiore di fedeli cerchi la Messa in latino più vicina a loro e veda cosa si è perso.
    Fonte: The Liturgy Guy
    [Traduzione a cura di La Bellezza del Rito Romano Antico]


SOSTA – Perché il cristiano non sa più sacrificarsi e soffrire? Perché è cambiata la Messa!

Da “C’è troppo silenzio! La Messa Tridentina spiegata ai miei studenti” di Corrado Gnerre


“Tra i fenomeni veramente assurdi del nostro tempo io annovero il fatto che la croce venga collocata su un lato dell’altare per lasciare libero lo sguardo dei fedeli sul sacerdote. Ma la croce, durante l’Eucaristia, rappresenta un disturbo? Il sacerdote è più importante del Signore? (…) Il Signore è il punto di riferimento. E’ lui il sole nascente della storia. Può trattarsi tanto della croce della passione, che rappresenta Gesù sofferente che lascia trafiggere il suo fianco per noi, da cui scaturiscono sangue e acqua –l’Eucaristia e il Battesimo-, come pure di una croce trionfale, che esprime l’idea del ritorno di Gesù e attira l’attenzione su di esso. Perché è Lui, comunque, l’unico Signore: Cristo ieri, oggi e in eterno.”[1]

Queste parole sono state scritte dall’allora cardinale Ratzinger: la croce sembra aver rappresentato un disturbo e il sacerdote è diventato più importante del Signore. Il futuro Benedetto XVI con queste riflessioni esprime un invito a rimettere la Croce sugli altari.

Ma il problema è a monte. Quando davvero è stata rimossa la Croce? Di fatto con la riforma liturgica allorquando il punto di gravitazione si è spostato da Dio all’assemblea, cioè all’uomo. E infatti, sempre l’allora cardinale Ratzinger, denunciava, nella Messa, un’enfatizzazione della dimensione comunionale a discapito di quella sacrificale: “La liturgia cristiana –Eucaristia- è per sua natura festa della resurrezione, ‘Mysterium Paschae’. In quanto tale essa porta in sé il mistero della croce che è poi l’intima premessa della risurrezione. Ci troviamo semplicemente di fronte ad un eccessivo deprezzamento quando l’Eucaristia viene spiegata come il pasto della comunità: essa è costata la morte di Cristo e la gioia che essa promette presuppone l’entrata in questo mistero di morte. L’Eucaristia è orientata escatologicamente ed è quindi centrata sulla teologia della croce.”[2]

Ora –chiediamoci- tutto questo che conseguenze ha prodotto nella vita dei fedeli?

 Tolta la Croce dalla Messa, tolta la Croce dalla vita

Molti dicono che oggi la fede sia in crisi. Ovviamente si tratta di un’affermazione giusta e anche corretta, perché quando si parla di fede s’intende la sua realtà complessiva, ciò a cui essa riconduce e ciò di cui essa ha bisogno per essere davvero tale. Ma se volessimo essere precisi, dovremmo dire che non basta parlare di crisi della fede, piuttosto dovremmo parlare di crisi dello “spirito della fede”. Nel senso che c’è ancora chi crede nelle verità della fede, ma sono divenuti pochi, se non pochissimi, coloro che configurano la loro vita alla fede e la modellano su di essa.

Togliere la centralità della Croce dalla liturgia ha significato (relativamente al rapporto indissolubile lex orandi-lex credendi) un togliere la centralità della Croce dalla vita.

Il rifiuto della Croce non cambia di poco la vita cristiana, bensì di molto: anzi la distrugge. Negare la Croce, vuol dire convincersi di una capacità di auto-salvazione. Ciò conduce a respingere la sofferenza e lo spirito di sacrificio; a pensare che tutto sommato ciò che conta siano i propri diritti e basta. Guai a farsi mettere i piedi in faccia. Guai a vivere con santa pazienza. Così si sfascia tutto. E anche i cristiani si adoperano in questo. Si sfascia la famiglia, perché non si sopportano più i coniugi. Non si fanno più figli, perché non ci si vuole sacrificare e non si vuole rinunciare. E –di conseguenza- sparisce anche la convinzione che il peccato sia il problema più grave.

Concludiamo con queste precise parole di un sacerdote contemporaneo che da un certo momento in poi ha deciso di celebrare nel Rito Tradizionale. Si tratta di don Alberto Secci. Queste parole sono tratte da una sua omelia: Se la Messa non è la Passione di Gesù piano piano diventa una presenza morale quella del Signore! Poi tu sei li che cerchi di stare con Gesù facendo del sentimento e della preghiera per destare delle buone intenzioni e cosi hai compiuto la fine della presenza del Signore e la distruzione della vita cristiana. Ora voglio spezzare una lancia a favore dei preti. Voi dovete avere una grande carità nei confronti dei sacerdoti perché non sono stati loro a cambiare la Messa. Un sacerdote dà la vita per la Messa e se gli cambiano la Messa gli han distrutto la vita. Io ho una grande stima verso i sacerdoti perché è un miracolo se vivono ancora cosi. Gli hanno tolto tutto! Qui vi chiedo di comprendere fino in fondo il dramma. L’hanno fatto il presidente di un’azione di preghiera che dice: Gesù è presente, ci vuol bene, ora dobbiamo voler bene agli altri etc. ma vi immaginate? E’ un training autogeno, un auto convincimento… questa non è la Messa!   (…) Voi immaginate i poveri preti: ci hanno tolto questo. Di cosa viviamo? Di cosa vivremo? Ma hanno tolto anche alle anime questo: come fa uno a rimanere fedele tutta la vita al suo matrimonio? Come fa ad accettare le gioie e le sofferenze di una vita? Come fa ad accettare la malattia e la morte se non dentro questa azione di Cristo?”

[1] J.Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, Cinisello Balsamo (Milano) 2001, p.80.

[2] J.Ratzinger, La festa della fede, Milano 1990, p.63.


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