Giubileo Ordinario 2025: tutto ciò che c’è da sapere per il Pellegrinaggio e l’Indulgenza

– due parole sul Giubileo
 
Il Giubileo intende ricordare ad ognuno la bellezza della fede che pone al suo centro l’amore misericordioso del Padre reso visibile nel volto di Cristo e sostenuto dallo Spirito che guida i passi dei credenti nelle vicende della storia.
Bonifacio VIII il 22 febbraio del 1300 ha indetto il primo Giubileo con la Bolla “Antiquorum Habet Fida Relatio”, chiamato anche “Anno Santo”, perché è un tempo nel quale si sperimenta che la santità di Dio ci trasforma. La cadenza è cambiata nel tempo: all’inizio era ogni 100 anni; viene ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI e a 25 nel 1470 da Paolo II.
Vi sono anche momenti ‘straordinari’: per esempio, nel 1933 Pio XI ha voluto ricordare il XIX anniversario della Redenzione; nel 1983/1984 Giubileo straordinario indetto da Giovanni Paolo II per il 1950º anniversario della Redenzione con la Bolla “Aperite Portas Redemptori”; e nel 1987 ha indetto anche un Anno Mariano; due Anni “Speciali” nel 2002 per il Santo Rosario e nel 2005 per l’Eucaristia; nel 2015 papa Francesco ha indetto l’Anno straordinario della Misericordia.
Diverso è stato anche il modo di celebrare tale anno: all’origine coincideva con la visita alle Basiliche romane di S. Pietro e di S. Paolo, quindi con il pellegrinaggio vissuto come penitenza, successivamente si sono aggiunti altri segni, come quello della Porta Santa. Partecipando all’Anno Santo si vive ed acquista l’indulgenza plenaria.
Il Giubileo, comunemente, viene detto “Anno santo”, non solo perché si inizia, si svolge e si conclude con solenni riti sacri, ma anche perché è destinato a promuovere la santità di vita. E’ stato istituito infatti per consolidare la fede, favorire le opere di solidarietà e la comunione fraterna all’interno della Chiesa e nella società, richiamare e stimolare i credenti ad una più sincera e coerente professione di fede in Cristo unico Salvatore.
 
Le sue origini si ricollegano all’Antico Testamento.
La legge di Mosé aveva fissato per il popolo ebraico un anno particolare: “Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, Né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo, esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest’anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo” (Libro del Levitico).
La tromba con cui si annunciava questo anno particolare era un corno d’ariete, che in ebraico si dice “Yobel”, da cui deriva la parola “Giubileo”. La celebrazione di quest’anno comportava, tra l’altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come Colui che porta a compimento l’antico Giubileo, essendo venuto a “predicare l’anno di grazia del Signore” (Isaia).
Nella tradizione cattolica il Giubileo è un grande evento religioso, una grande opportunità di misericordia. E’ l’anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, è l’anno della riconciliazione tra i contendenti, della conversione e della penitenza sacramentale e, di conseguenza, della solidarietà, della speranza, della giustizia, dell’impegno al servizio di Dio nella gioia e nella pace con i fratelli. L’anno giubilare è soprattutto l’anno di Cristo, portatore di vita e di grazia all’umanità. E’ Lui la “Porta Santa” attraverso la quale il pellegrino errante ma deciso alla conversione, passa attraverso Lui ottenendo grazie e perdono.
 
– Adoriamo il Divino Bambino Gesù (atto di riparazione contro le offese alla divina Maestà, contro le profanazioni e le bestemmie)
+ 🙏Adoriamo il Signore Gesù, nostro Signore e Dio, venuto al mondo per salvarci.
O Divino Bambino Gesù, tanto atteso nei secoli dai santi Profeti e dall’umanità, tanto atteso anche dai nostri poveri cuori, noi Ti adoriamo e Ti ringraziamo; vogliamo esprimerTi ogni atto di riparazione contro tutte le offese che ogni giorno ricevi da noi, dai nostri familiari, dalle nostre comunità, da quella parte dell’umanità che ancora non Ti conosce, così come vogliamo esprimerTi anche ogni gratitudine per esserTi fatto Uomo, Dio disceso dal Cielo, per redimerci e glorificarci. Vogliamo onorarTi con tutta la gioia e l’entusiasmo di cui siamo capaci e insieme con l’incoraggiamento della Tua e nostra SS.ma Madre, con gli Angeli e i Santi inginocchiati supplichiamo:
“Gloria, onore e benedizione a Te, Verbo del Padre fatto carne, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero generato non creato della stessa sostanza del Padre. Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.”
+ Ti adoriamo e Ti lodiamo, Gesù Figlio di Dio e di Maria SS.ma, nella estrema povertà in cui sei voluto nascere per noi; la Stella fu la guida dei Magi che, inginocchiatisi Ti riconobbero e Ti adorarono offrendoti oro, incenso e mirra;
+ Ti adoriamo e Ti lodiamo, Agnello umilissimo ed obbedientissimo al Padre per noi, con umiltà vogliamo riparare alle innumerevoli profanazioni alla Divina Eucaristia;
+ Ti adoriamo e Ti lodiamo, Gesù Figlio di Dio e di Maria SS.ma, per Te possiamo lodare Dio, conoscerLo, amarLo e goderLo per tutta l’eternità;
+ Ti adoriamo e Ti amiamo con il Cuore Immacolato della Tua Santa Madre e di San Giuseppe, Custode della Vostra Sacra Famiglia, concedici di stringerTi nei nostri poveri cuori per lodarTi e riparare ogni atto di offesa alla Vostra Maestà Divina;
+ Ti adoriamo, ringraziamo e veneriamo, Vittima d’espiazione gradita al Padre, che sei venuto a darci la Via, la Verità e la Vita per mezzo della santa Chiesa Cattolica con i Sacramenti e i Sacerdoti: perdonaTe quei ministri che errando non sanno quello che fanno; santificaTe i nostri sacerdoti e i nostri superiori, mandateci sante vocazioni, proteggete il Sommo Pontefice.
O Divino Bambino Gesù, che ben Ti vediamo tra le braccia della più adorabile tra le madri, noi tutti qui riuniti con Lei in umile preghiera, Ti abbracciamo e Ti adoriamo, Ti lodiamo e Ti glorifichiamo implorando supplichevoli la Vostra benedizione misericordiosa per noi ma anche per tutti i poveri peccatori, per essi supplichiamo la grazia della conversione, per noi la grazia della perseveranza a non più peccare, affinché giammai vogliamo più offenderTi e ne separarci più da Te, sommo Bene. Così sia. 1Pater, Ave e Gloria….
 

«Atteso l’approssimarsi dell’inizio del Giubileo 2025, è stata recentemente sollevata la questione di poter prevedere la configurazione e l’apertura della Porta Santa nelle Chiese Cattedrali, nei Santuari Internazionali e Nazionali, come anche in altri luoghi di culto particolarmente significativi», si legge nella nota a cura del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo, pubblicata lo scorso 1 agosto 2024.

«Al riguardo, pur nella più sensibile considerazione delle motivazioni di carattere pastorale e devozionale che possono aver suggerito tale lodevole aspirazione, si ritiene tuttavia doveroso richiamare le precise indicazioni stabilite dal Santo Padre nella Bolla Spes non confundit, di Indizione del Giubileo 2025, che indica come Porta Santa quella della Basilica di San Pietro e delle altre tre Basiliche Papali, ossia San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura (cfr. n° 6), fatta eccezione per il desiderio espresso dal Santo Padre di voler personalmente aprire una Porta Santa in un carcere “per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza” (cfr. n° 10).

È altresì ben noto che segno peculiare e identificativo dell’Anno Giubilare, così come tramandato sin dal primo Giubileo dell’anno 1300, è l’indulgenza che “intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini” (cfr. n° 23), attraverso il Sacramento della Penitenza e i segni di carità e speranza (cfr. nn° 7-15). Pertanto, per vivere in pienezza questo momento di grazia, si esorta a fare riferimento ai particolari luoghi e alle diverse modalità indicate dal Decreto della Penitenzieria Apostolica del 13 maggio 2024».

La Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano sarà aperta il 24 dicembre del 2024 inaugurando ufficialmente il Giubileo Ordinario. La domenica successiva, il 29 dicembre 2024, Papa Francesco aprirà la Porta Santa di San Giovanni in Laterano, che il 9 novembre di quest’anno celebrerà i 1700 anni della dedicazione. A seguire, il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, verrà aperta la Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore. Infine, domenica 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura. Queste ultime tre Porte Sante saranno chiuse entro domenica 28 dicembre dello stesso anno.

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👉 Due parole sul Giubileo Ordinario 2025, iniziamo dalle parole di san Giovanni Paolo II quando indisse il Giubileo del 2000
“Con lo sguardo fisso al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio. Mai come in questo momento sentiamo di dover fare nostro il canto di lode e di ringraziamento dell’Apostolo: «Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. […] Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1, 3-5.9-10).
Da queste parole emerge con evidenza che la storia della salvezza trova in Gesù Cristo il suo punto culminante ed il significato supremo. In lui noi tutti abbiamo ricevuto «grazia su grazia» (Gv 1, 16), ottenendo di essere riconciliati con il Padre (cfr Rm 5, 10; 2 Cor 5, 18).
La nascita di Gesù a Betlemme non è un fatto che si possa relegare nel passato. Dinanzi a lui, infatti, si pone l’intera storia umana: il nostro oggi e il futuro del mondo sono illuminati dalla sua presenza. Egli è «il Vivente» (Ap 1, 18), «colui che è, che era e che viene» (Ap 1, 4). Di fronte a lui deve piegarsi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sottoterra, ed ogni lingua proclamare che egli è il Signore (cfr Fil 2, 10-11). Incontrando Cristo ogni uomo scopre il mistero della propria vita.
Gesù è la vera novità che supera ogni attesa dell’umanità e tale rimarrà per sempre, attraverso il succedersi delle epoche storiche. L’incarnazione del Figlio di Dio e la salvezza che egli ha operato con la sua morte e risurrezione sono dunque il vero criterio per giudicare la realtà temporale e ogni progetto che mira a rendere la vita dell’uomo sempre più umana.
Il Grande Giubileo dell’Anno 2000 è alle porte. Fin dalla mia prima Lettera enciclica Redemptor hominis, ho prospettato questa scadenza con il solo intento di preparare gli animi di tutti a rendersi docili all’azione dello Spirito. (..)
Il nostro peccato ha ostacolato l’azione dello Spirito nel cuore di tante persone. La nostra poca fede ha fatto cadere nell’indifferenza e allontanato molti da un autentico incontro con Cristo.
Come Successore di Pietro, chiedo che in questo anno di misericordia la Chiesa, forte della santità che riceve dal suo Signore, si inginocchi dinanzi a Dio ed implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli. Tutti hanno peccato e nessuno può dirsi giusto dinanzi a Dio (cfr 1 Re 8, 46). Si ripeta senza timore: «Abbiamo peccato» (Ger 3, 25), ma sia mantenuta viva la certezza che «laddove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5, 20).
L’abbraccio che il Padre riserva a chi, pentito, gli va incontro sarà la giusta ricompensa per l’umile riconoscimento delle colpe proprie ed altrui, fondato nella consapevolezza del profondo vincolo che unisce tra loro tutti i membri del Corpo mistico di Cristo. I cristiani sono invitati a farsi carico, davanti a Dio e agli uomini offesi dai loro comportamenti, delle mancanze da loro commesse. Lo facciano senza nulla chiedere in cambio, forti solo dell’«amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori» (Rm.5,5).”

due parole storiche:

👉 Dopo il trasferimento della sede del Papa ad Avignone (1305-77) vennero formulate numerose richieste perché il secondo Giubileo fosse indetto nel 1350 e non nel 1400. Clemente VI acconsentì e ne fissò la scadenza ogni 50 anni. Alle basiliche da visitare, San Pietro e San Paolo fuori le mura, aggiunse quella di San Giovanni in Laterano. Successivamente, Urbano VI decise di spostare la cadenza a 33 anni, in riferimento al periodo della vita terrena di Gesù. Alla sua morte, il nuovo pontefice, Bonifacio IX, diede inizio all’Anno Santo del 1390. L’avvicinarsi della fine del secolo e l’afflusso consistente di pellegrini lo indussero ad indire un nuovo Giubileo nel 1400. Finito lo scisma d’Occidente, Martino V indisse l’Anno Santo per il 1425, introducendo due novità: la coniazione di una speciale medaglia commemorativa e l’apertura della Porta Santa a San Giovanni in Laterano. Secondo quanto stabilito da Urbano VI, il nuovo Giubileo si sarebbe dovuto celebrare nel 1433, ma non fu così. Solo sotto il pontificato di Nicolò V venne indetto un Giubileo per il 1450. Paolo II, con una Bolla del 1470, stabilì che in futuro il Giubileo si svolgesse ogni 25 anni. Ad indire il successivo, nel 1475, fu Sisto IV: per questa occasione il Papa volle che Roma fosse abbellita con nuove importanti opere, tra cui la Cappella Sistina e il ponte Sisto sul Tevere. In quel tempo, a Roma, lavorarono i più grandi artisti dell’epoca: Verrocchio, Signorelli, Ghirlandaio, Botticelli, Perugino, Pinturicchio, Melozzo da Forlì. Nel 1500 Alessandro VI volle che le porte Sante delle quattro basiliche venissero aperte contemporaneamente, riservando a sé l’apertura della Porta Santa di San Pietro. Clemente VII aprì solennemente, il 24 dicembre 1524, il nono Giubileo, nel quale si cominciava ad avvertire la grande crisi che di lì a poco avrebbe investito l’Europa con la riforma protestante. Ad indire il Giubileo per il 1550 fu Paolo III ma ad aprirlo fu Giulio III. Il notevole afflusso di pellegrini provocò non pochi problemi di assistenza, cui provvide in modo particolare San Filippo Neri con la “Confraternita della Santa Trinità”. Nel 1575, sotto il pontificato di Gregorio XIII, confluirono a Roma oltre 300.000 persone da tutta l’Europa. I successivi Anni Santi del XVII secolo furono indetti da Clemente VIII (1600), Urbano VIII (1625), Innocenzo X (1650), Clemente X (1675).


L’indulgenza, dono senza prezzo della misericordia divina, è uno dei “segni” peculiari degli Anni giubilari. Lunedì 13 maggio la Penitenzieria Apostolica ha reso note le Norme sulla concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo 2025. Questa, scrivono citando quanto affermato da Papa Francesco nella Bolla d’Indizione del Giubileo, Spes non confundit, è «una grazia giubilare» che «permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio». Anche in occasione del prossimo Giubileo, per volontà del Santo Padre, la Penitenzieria «intende spronare gli animi dei fedeli a desiderare e alimentare il pio desiderio di ottenere l’indulgenza» e per questo ha stabilito alcune prescrizioni e linee guida per i pellegrini.

Potranno ricevere l’indulgenza, con la remissione e il perdono dei peccati, tutti i fedeli «veramente pentiti», «mossi da spirito di carità», «che, nel corso del Giubileo, purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa Comunione – si legge nelle Norme – pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice». Seguendo le disposizioni della Penitenzieria, a firma del Penitenziere maggiore, S.Em. il cardinale Angelo De Donatis, l’indulgenza potrà essere applicata «in forma di suffragio alle anime del Purgatorio».

I fedeli, “pellegrini di speranza”, potranno ottenere l’indulgenza intraprendendo un pellegrinaggio verso qualsiasi luogo sacro giubilare, verso almeno una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, in Terra Santa o in altre circoscrizioni ecclesiastiche, e prendendo parte a un momento di preghiera, celebrazione o riconciliazione. Poi, ancora, «visitando devotamente qualsiasi luogo giubilare» e vivendo momenti di adorazione eucaristica o meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede e Invocazioni a Maria. In più, in occasione del Giubileo, si potrà conseguire l’indulgenza, alle stesse condizioni, mettendosi in cammino anche verso altri luoghi sacri nella città di Roma, come altre Basiliche e Santuari storici, le chiese dei cammini giubilari dedicati all’Iter Europaeum e le chiese dedicate alle Donne Patrone d’Europa e Dottori della Chiesa (i dettagli sulle chiese e i cammini giubilari sono consultabili su questo sito).

Lo stesso potrà avvenire anche visitando altri luoghi nel mondo, come, tra gli altri «le due Basiliche Papali minori di Assisi, di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, le Basiliche Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei, di Sant’Antonio di Padova». In caso di gravi impedimenti, i fedeli «veramente pentiti che non potranno partecipare alle celebrazioni, ai pellegrinaggi o alle visite», potranno conseguire l’indulgenza giubilare alle stesse condizioni se «reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita».

Un’altra modalità per conseguire l’indulgenza saranno, certamente, le «opere di misericordia e di penitenza, con le quali si testimonia la conversione intrapresa». I fedeli «seguendo l’esempio e il mandato di Cristo», sono stimolati «a compiere più frequentemente opere di carità o misericordia, principalmente al servizio di quei fratelli che sono gravati da diverse necessità». Allo stesso modo se si recheranno a rendere visita «ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili… ), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro».

Lo «spirito penitenziale», si legge ancora nelle Norme, «è come l’anima del Giubileo» e dunque l’indulgenza potrà essere ottenuta anche «astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali) e da consumi superflui, nonché devolvendo una proporzionata somma di denaro ai poveri, o sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita». E, anche, dedicando parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato.


Atteso l’approssimarsi dell’inizio del Giubileo 2025, è stata recentemente sollevata la questione di poter prevedere la configurazione e l’apertura della Porta Santa nelle Chiese Cattedrali, nei Santuari Internazionali e Nazionali, come anche in altri luoghi di culto particolarmente significativi.

Al riguardo, pur nella più sensibile considerazione delle motivazioni di carattere pastorale e devozionale che possono aver suggerito tale lodevole aspirazione, si ritiene tuttavia doveroso richiamare le precise indicazioni stabilite dal Santo Padre nella Bolla Spes non confundit, di Indizione del Giubileo 2025, che indica come Porta Santa quella della Basilica di San Pietro e delle altre tre Basiliche Papali, ossia San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura (cfr. n° 6), fatta eccezione per il desiderio espresso dal Santo Padre di voler personalmente aprire una Porta Santa in un carcere “per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza” (cfr. n° 10).

È altresì ben noto che segno peculiare e identificativo dell’Anno Giubilare, così come tramandato sin dal primo Giubileo dell’anno 1300, è l’indulgenza che “intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini” (cfr. n° 23), attraverso il Sacramento della Penitenza e i segni di carità e speranza (cfr. nn° 7-15).

Pertanto, per vivere in pienezza questo momento di grazia, si esorta a fare riferimento ai particolari luoghi e alle diverse modalità indicate dal Decreto della Penitenzieria Apostolica del 13 maggio 2024.


NORME SULLA CONCESSIONE DELL’INDULGENZA

DURANTE IL GIUBILEO ORDINARIO DELL’ANNO 2025

INDETTO DA SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO

“Ora è giunto il tempo di un nuovo Giubileo, nel quale spalancare ancora la Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio” (Spes non confundit, 6). Nella bolla di indizione del Giubileo Ordinario del 2025, il Santo Padre, nel momento storico attuale in cui “immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza” (Spes non confundit, 8), chiama tutti i cristiani a farsi pellegrini di speranza. Questa è una virtù da riscoprire nei segni dei tempi, i quali, racchiudendo “l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza” (Spes non confundit, 7), che dovrà essere attinta soprattutto nella grazia di Dio e nella pienezza della Sua misericordia.

Già nella bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia del 2015, Papa Francesco sottolineava quanto l’Indulgenza acquistasse in quel contesto “un rilievo particolare” (Misericordiae vultus, 22), poiché la misericordia di Dio “diventa indulgenza del Padre che, attraverso la Sposa di Cristo, raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato” (ibid.). Analogamente oggi il Santo Padre dichiara che il dono dell’Indulgenza “permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Non è un caso che nell’antichità il termine «misericordia» fosse interscambiabile con quello di «indulgenza», proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini” (Spes non confundit, 23). L’Indulgenza, dunque, è una grazia giubilare.

Anche in occasione del Giubileo Ordinario del 2025, pertanto, per volontà del Sommo Pontefice, questo “Tribunale di Misericordia”, cui spetta disporre tutto ciò che concerne la concessione e l’uso dell’Indulgenza, intende spronare gli animi dei fedeli a desiderare ed alimentare il pio desiderio di ottenere l’Indulgenza come dono di grazia, proprio e peculiare di ogni Anno Santo e stabilisce le seguenti prescrizioni, affinché i fedeli possano usufruire delle “disposizioni per poter ottenere e rendere effettiva la pratica dell’Indulgenza Giubilare” (Spes non confundit, 23).

Durante il Giubileo Ordinario del 2025 resta in vigore ogni altra concessione di Indulgenza. Tutti i fedeli veramente pentiti, escludendo qualsiasi affetto al peccato (cfr. Enchiridion Indulgentiarum, IV ed., norm. 20, § 1) e mossi da spirito di carità e che, nel corso dell’Anno Santo, purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa Comunione, pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, dal tesoro della Chiesa potranno conseguire pienissima Indulgenza, remissione e perdono dei loro peccati, da potersi applicare alle anime del Purgatorio in forma di suffragio:

I.- Nei sacri pellegrinaggi

I fedeli, pellegrini di speranza, potranno conseguire l’Indulgenza Giubilare concessa dal Santo Padre se intraprenderanno un pio pellegrinaggio:

verso qualsiasi luogo sacro giubilare: ivi partecipando devotamente alla Santa Messa (ogniqualvolta lo permettano le norme liturgiche si potrà ricorrere anzitutto alla Messa propria per il Giubileo oppure alla Messa votiva: per la riconciliazione, per la remissione dei peccati, per chiedere la virtù della carità e per la concordia dei popoli); ad una Messa rituale per il conferimento dei sacramenti di iniziazione cristiana o l’Unzione degli infermi; alla celebrazione della Parola di Dio; alla Liturgia delle ore (ufficio delle letture, lodi, vespri); alla Via Crucis; al Rosario mariano; all’inno Akathistos; ad una celebrazione penitenziale, che termini con le confessioni individuali dei penitenti, come è stabilito nel rito della Penitenza (forma II);

in Roma: ad almeno una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di San Pietro in Vaticano, del Santissimo Salvatore in Laterano, di Santa Maria Maggiore, di San Paolo fuori le Mura;

in Terra Santa: ad almeno una delle tre basiliche: del Santo Sepolcro in Gerusalemme, della Natività in Betlemme, dell’Annunciazione in Nazareth;

in altre circoscrizioni ecclesiastiche: alla chiesa cattedrale o altre chiese e luoghi sacri designati dall’Ordinario del luogo. I Vescovi terranno conto delle necessità dei fedeli nonché della stessa opportunità di mantenere intatto il significato del pellegrinaggio con tutta la sua forza simbolica, capace di manifestare il bisogno ardente di conversione e di riconciliazione;

II.- Nelle pie visite ai luoghi sacri

Altresì, i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se, individualmente, o in gruppo, visiteranno devotamente qualsiasi luogo giubilare e lì, per un congruo periodo di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e invocazioni a Maria, Madre di Dio, affinché in questo Anno Santo tutti “potranno sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che mai abbandona i suoi figli” (Spes non confundit, 24).

Nella particolare occasione dell’Anno giubilare, si potranno visitare, oltre ai predetti insigni luoghi di pellegrinaggio, anche questi altri luoghi sacri alle stesse condizioni:

in Roma: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San Lorenzo al Verano, la Basilica di San Sebastiano (si raccomanda vivamente la devota visita detta “delle sette Chiese”, tanto cara a San Filippo Neri), il Santuario del Divino Amore, la Chiesa di Santo Spirito in Sassia, la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, luogo del Martirio dell’Apostolo, le Catacombe cristiane; le chiese dei cammini giubilari dedicati rispettivamente all’Iter Europaeum e le chiese dedicate alle Donne Patrone d’Europa e Dottori della Chiesa (Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Santa Brigida a Campo de’ Fiori, Chiesa Santa Maria della Vittoria, Chiesa di Trinità dei Monti, Basilica di Santa Cecilia a Trastevere, Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio);

in altri luoghi nel mondo: le due Basiliche Papali minori di Assisi, di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli; le Basiliche Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei, di Sant’Antonio di Padova; qualsiasi Basilica minore, chiesa cattedrale, chiesa concattedrale, santuario mariano nonché, per l’utilità dei fedeli, qualsiasi insigne chiesa collegiata o santuario designato da ciascun Vescovo diocesano od eparchiale, come pure santuari nazionali o internazionali, “luoghi santi di accoglienza e spazi privilegiati per generare speranza” (Spes non confundit, 24), indicati dalle Conferenze Episcopali.

I fedeli veramente pentiti che non potranno partecipare alle solenni celebrazioni, ai pellegrinaggi e alle pie visite per gravi motivi (come anzitutto tutte le monache e i monaci di clausura, gli anziani, gli infermi, i reclusi, come pure coloro che, in ospedale o in altri luoghi di cura, prestano servizio continuativo ai malati), conseguiranno l’Indulgenza giubilare, alle medesime condizioni se, uniti in spirito ai fedeli in presenza, particolarmente nei momenti in cui le parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi diocesani verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione, reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene (ad es. nella cappella del monastero, dell’ospedale, della casa di cura, del carcere…) il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita;

III.-Nelle opere di misericordia e di penitenza

Inoltre, i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se, con animo devoto, parteciperanno alle Missioni popolari, a esercizi spirituali o ad incontri di formazione sui testi del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, da tenersi in una chiesa o altro luogo adatto, secondo la mente del Santo Padre.

Nonostante la norma secondo cui si può conseguire una sola Indulgenza plenaria al giorno (cfr. Enchiridion Indulgentiarum, IV ed., norm. 18, § 1), i fedeli che avranno emesso l’atto di carità a favore delle anime del Purgatorio, se si accosteranno legittimamente al sacramento della Comunione una seconda volta nello stesso giorno, potranno conseguire due volte nel medesimo giorno l’Indulgenza plenaria, applicabile soltanto ai defunti (si intende all’interno di una celebrazione Eucaristica; cfr. can. 917 e Pontificia Commissione per l’interpretazione autentica del CICResponsa ad dubia, 1, 11 iul. 1984). Tramite questa duplice oblazione, si compie un lodevole esercizio di carità soprannaturale, per quel vincolo al quale sono congiunti nel Corpo mistico di Cristo i fedeli che ancora peregrinano sulla terra, insieme a quelli che già hanno compiuto il loro cammino, in virtù del fatto che “l’indulgenza giubilare, in forza della preghiera, è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto, perché ottengano piena misericordia” (Spes non confundit, 22).

Ma, in modo più peculiare, proprio “nell’Anno Giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio” (Spes non confundit, 10): l’Indulgenza viene pertanto annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza, con le quali si testimonia la conversione intrapresa. I fedeli, seguendo l’esempio e il mandato di Cristo, siano stimolati a compiere più frequentemente opere di carità o misericordia, principalmente al servizio di quei fratelli che sono gravati da diverse necessità. Più precisamente riscoprano “le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti” (Misericordiae vultus, 15) e riscoprano altresì “le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti” (ibid.).

Allo stesso modo i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili… ), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr. Mt 25, 34-36) e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera. I fedeli, senza dubbio, potranno ripetere tali visite nel corso dell’Anno Santo, acquisendo in ciascuna di esse l’Indulgenza plenaria, anche quotidianamente.

L’Indulgenza plenaria giubilare potrà essere conseguita anche mediante iniziative che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo, riscoprendo in particolare il valore penitenziale del venerdì: astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui (per esempio digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme generali della Chiesa e le specificazioni dei Vescovi), nonché devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri; sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase e della qualità stessa della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti dai vari Paesi “che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per se stessi e per le loro famiglie” (Spes non confundit, 13); dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno.

Tutti i Vescovi diocesani o eparchiali e coloro che nel diritto sono ad essi equiparati, nel giorno più opportuno di questo tempo giubilare, in occasione della principale celebrazione in cattedrale e nelle singole chiese giubilari, potranno impartire la Benedizione Papale con annessa Indulgenza plenaria, conseguibile da tutti i fedeli che riceveranno tale Benedizione alle consuete condizioni.

Affinché l’accesso al sacramento della Penitenza e al conseguimento del perdono divino attraverso il potere delle Chiavi sia pastoralmente facilitato, gli Ordinari locali sono invitati a concedere ai canonici e ai sacerdoti, che nelle Cattedrali e nelle Chiese designate per l’Anno Santo potranno ascoltare le confessioni dei fedeli, le facoltà limitatamente al foro interno, di cui, per i fedeli delle Chiese orientali, al can. 728, § 2 del CCEO, e nel caso di un’eventuale riserva, quelle per il can. 727, esclusi, come è evidente, i casi considerati nel can. 728, § 1; mentre per i fedeli della Chiesa latina, le facoltà di cui al can. 508, § 1 del CIC.

Al riguardo, questa Penitenzieria esorta tutti i sacerdoti ad offrire con generosa disponibilità e dedizione di sé la più ampia possibilità ai fedeli di usufruire dei mezzi della salvezza, adottando e pubblicando fasce d’orario per le confessioni, in accordo con i parroci o i rettori delle chiese limitrofe, facendosi trovare in confessionale, programmando celebrazioni penitenziali a cadenza fissa e frequente, offrendo anche la più ampia disponibilità di sacerdoti che, per raggiunti limiti di età, siano privi di incarichi pastorali definiti. A seconda delle possibilità ci si ricordi altresì, in conformità al Motu proprio Misericordia Dei, dell’opportunità pastorale di ascoltare le Confessioni anche durante la celebrazione della Santa Messa.

Per agevolare il compito dei confessori, la Penitenzieria Apostolica, per mandato del Santo Padre, dispone che i sacerdoti che accompagneranno o si uniranno a pellegrinaggi giubilari fuori della propria Diocesi, possano avvalersi delle stesse facoltà di cui sono stati provvisti nella propria Diocesi dalla legittima autorità. Speciali facoltà saranno poi conferite da questa Penitenzieria Apostolica ai penitenzieri delle basiliche papali romane, ai canonici penitenzieri o ai penitenzieri diocesani istituiti nelle singole circoscrizioni ecclesiastiche.

I confessori, dopo aver amorevolmente istruito i fedeli sulla gravità dei peccati ai quali è annessa una riserva o una censura, determineranno, con carità pastorale, appropriate penitenze sacramentali, tali da condurli il più possibile ad uno stabile ravvedimento e, a seconda della natura dei casi, da invitarli alla riparazione di eventuali scandali e danni.

La Penitenzieria infine invita caldamente i Vescovi, in quanto detentori del triplice munus di insegnare, di guidare e di santificare, ad aver cura di spiegare chiaramente le disposizioni e i principi qui proposti per la santificazione dei fedeli, tenendo conto in modo particolare delle circostanze di luogo, di cultura e di tradizioni. Una catechesi adatta alle caratteristiche socio-culturali di ciascun popolo potrà proporre in maniera efficace il Vangelo e l’interezza del messaggio cristiano, radicando più profondamente nei cuori il desiderio di questo dono unico, ottenuto in virtù della mediazione della Chiesa.

Il presente Decreto ha validità per l’intero Giubileo Ordinario del 2025, nonostante qualunque disposizione contraria.

Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 13 maggio 2024, Memoria della Beata Vergine Maria di Fatima.

Angelo Card. De Donatis – Penitenziere Maggiore

S.E. Mons. Krzysztof Nykiel – Reggente

[00808-IT.01] [Testo originale: Italiano]


Preghiera del Giubileo
Padre che sei nei cieli,
la fede che ci hai donato nel tuo figlio Gesù Cristo, nostro fratello,
e la fiamma di carità effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo,
ridestino in noi, la beata speranza
per l’avvento del tuo Regno.
La tua grazia ci trasformi
in coltivatori operosi dei semi evangelici
che lievitino l’umanità e il cosmo,
nell’attesa fiduciosa dei cieli nuovi e della terra nuova,
quando vinte le potenze del Male,
si manifesterà per sempre la tua gloria.
La grazia del Giubileo
ravvivi in noi Pellegrini di Speranza,
l’anelito verso i beni celesti
e riversi sul mondo intero
la gioia e la pace del nostro Redentore.
A te Dio benedetto in eterno
sia lode e gloria nei secoli.
Amen


RICORDA CHE:

100 anni fa anche l’Anno Santo del Giubileo 1925, sotto il Pontificato di Pio XI.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante Piazza di Spagna
BOLLA DI INDIZIONE DEL GIUBILEO UNIVERSALE
DELL’ANNO SANTO 1925
INFINITA DEI MISERICORDIA
29 maggio 1924
👉 “… mai come oggi è necessario ricordare l’ammonimento di Paolo: « Ecco il momento favorevole, ecco il giorno della salvezza ». In effetti, per ciascuno di voi è il tempo più opportuno o più favorevole per assicurarsi i tesori della riconciliazione e della grazia. Certamente non si può dubitare che per ispirazione divina la Chiesa ha stabilito che nel corso degli anni, a determinati intervalli, ve ne sia uno destinato all’espiazione.
Nello stesso modo in cui ha felicemente mutuato dall’Antico Testamento altri riti — dando loro, però, maggiore ampiezza ed efficacia — così sull’esempio dell’Anno Sabbatico ha introdotto fra i cristiani l’anno giubilare.
Infatti, fra quei grandissimi benefìci che tale divina istituzione Sabbatica recava agli Ebrei ogni cinquanta anni, non erano forse preannunciate ed indicate quelle grazie che Noi proponiamo ai fedeli di lucrare durante l’Anno Santo?
Lo scopo delle due istituzioni non è dissimile, quantunque le grazie dell’Anno Santo siano di gran lunga superiori a quelle, così come le cose spirituali superano le terrene…
(..) In verità, non si deve credere che la celebrazione del Giubileo, la quale si protrae per un intero anno, abbia il solo scopo d’indurre i singoli individui all’espiazione ed alla cura delle loro infermità spirituali.
Infatti in questo tempo di grazia, oltre la visita dei luoghi sacri e le svariate pratiche di pietà pubbliche e private, importanza grandissima avranno gli aiuti speciali del cielo ad eccitare gli animi verso un più alto grado di santità e di perfezione, ed a promuovere la restaurazione della società.
Come la cattiva condotta dei singoli torna a detrimento di tutti, così la conversione dei singoli a una vita più santa porta evidentemente l’intera umana società ad emendarsi ed a stringersi sempre più a Gesù Cristo.
E voglia il cielo che il prossimo evento conduca e acceleri questa emendazione così necessaria oggi.
https://www.vatican.va/content/pius-xi/it/bulls/documents/hf_p-xi_bulls_19240529_dei-misericordia.html
__________________

👉Si consideri inoltre la non meno opportuna commemorazione secolare del Sinodo di Nicea che il 30 marzo di quest’anno avevamo annunciato, Venerabili Fratelli, nella vostra illustre assemblea: tale solenne commemorazione, ispirata e assistita dal nostro Salvatore, e voluta, in accordo con Noi, dai figli giunti dalle regioni d’Oriente e d’Occidente in questo centro della cattolicità, corrispose degnamente al celeberrimo evento che il grande Atanasio, eroe, per così dire, del Concilio di Nicea, definì colonna e monumento della fede vittoriosa sull’eresia.
E invero, che cosa poteva essere per Noi più desiderabile che assistere con rito pontificale, in stretta unione con i Venerabili Fratelli e figli d’Oriente, a quelle sacre solennità che, seguendo la divina liturgia di Giovanni Crisostomo, presso il sepolcro di questo grande Padre e Dottore, in San Pietro, affollato e stipato da molte migliaia di cittadini romani e di pellegrini, sono state officiate per la prima volta con grande devozione e magnificenza?”
https://www.vatican.va/content/pius-xi/it/speeches/documents/hf_p-xi_spe_19251214_iam-annus.html

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L’Inno Pontificio
Nell’anno 1950 in occasione dell’Anno Santo, S.S. Pio XII dispose che la Marcia Pontificia di Charles Gounod (1818-1893) divenisse l’inno ufficiale del Vaticano, eseguito per la prima volta come tale il 24 dicembre 1949.  Implicitamente, la Marcia Pontificia così chiamata dall’autore (secondo alcuni anche Marcia religiosa), assumeva il nuovo titolo Inno Pontificio e sostituiva così il vecchio inno ufficiale composto da Vittorino Hallmayr nel 1857 nello stile dell’epoca.  Gounod, uomo di sentita fede, aveva composto per il Giubileo Sacerdotale di Sua Santità Pio IX la predetta marcia che venne eseguita, alla presenza del Pontefice, la prima volta l’11 aprile 1869 da sette bande militari, sul sagrato della Basilica Vaticana.  Malgrado il successo, non riuscì a sostituire il vecchio inno di Hallmayr per 81 anni.

Versione originale latina del testo composto da Mons. Raffaello Lavagna

Quattuor vocibus inaequalibus aptatus ab Alberico Vitalini
Additis latinis verbis a Raphaele Lavagna

CHORUS

O felix Roma – o Roma nobilis:
Sedes es Petri, qui Romae effudit sanguinem,
Petri cui claves datae
sunt regni caelorum.

Pontifex, Tu successor es Petri;
Pontifex, Tu magister es tuos confirmans fratres;
Pontifex, Tu qui Servus servorum Dei,
hominumque piscator, pastor es gregis,
ligans caelum et terram.

Pontifex, Tu Christi es Vicarius super terram,
rupes inter fluctus, Tu es pharus in tenebris;
Tu pacis es vindex, Tu es unitatis custos,
vigil libertatis defensor; in Te potestas.

VOX ACUTA, VOX ALTERA AB ACUTA

Tu Pontifex, firma es petram, et super petram
hanc aedificata est Ecclesia Dei.

VOX MEDIA, VOX GRAVIS

Pontifex, Tu Christi es Vicarius super terram,
rupes inter fluctus, Tu es pharus in tenebris;
Tu pacis es vindex, Tu es unitatis custos,
vigil libertatis defensor;  in Te potestas.

CHORUS

O felix Roma – O Roma nobilis.

Traduzione italiana del testo composto da Mons. Raffaello Lavagna

Trascrizione a 4 voci dispari di Alberico Vitalini
Testo latino di Raffaello Lavagna

CORO

O Roma felice – O Roma nobile:
sede di Pietro, che a Roma sparse il (suo) sangue,
di (quel) Pietro, cui sono state date
le chiavi del regno dei cieli.

Pontefice, Tu sei il successore di Pietro;
Pontefice, Tu sei il maestro che confermi i tuoi fratelli;
Pontefice, Tu il Servo dei servi di Dio,
pescatore di uomini, pastore del gregge,
sei Colui che lega il cielo e la terra.

Pontefice, Tu il Vicario di Cristo sei sulla terra,
roccia tra i marosi, faro nelle tenebre (ai naviganti);
Tu vindice di pace, sei dell’unità il custode,
vigile difensore della libertà, in cui è potestà.

SOPRANI E CONTRALTI

Tu, Pontefice, sei la stabile pietra,
e su questa pietra è edificata la Chiesa di Dio.

TENORI E BASSI

Pontefice, Tu il Vicario di Cristo sei sulla terra,
roccia tra i marosi, faro nelle tenebre;
Tu vindice di pace, sei dell’unità il custode,
vigile difensore della libertà, in cui è potestà.

CORO

O Roma felice – O Roma nobile.

Versione – ridotta – originale italiana del testo composto da Mons. Antonio Allegra per la MARCIA PONTIFICIA, Inno del Vaticano attuale introdotto tale da Pio XII

Roma immortale di Martiri e di Santi,
Roma immortale accogli i nostri canti:
Gloria nei cieli a Dio nostro Signore,
Pace ai Fedeli, di Cristo nell’amore.

A Te veniamo, Angelico Pastore,
In Te vediamo il mite Redentore,
Erede Santo di vera e santa Fede;
Conforto e vanto a chi combatte e crede,

Non prevarranno la forza ed il terrore,
Ma regneranno la Verità, l’Amore.

Testo antico della Marcia Pontificia

Versione originale italiana del testo antico della Marcia Pontificia

Salve, Salve Roma, patria eterna di memorie,
Cantano le tue glorie, mille palme e mille altari.

Roma degli Apostoli, Madre guida dei Redenti,
Roma luce delle genti, il mondo spera in te!

Salve, Salve Roma, la tua luce non tramonta,
Vince l’odio e l’onta lo splendor di tua beltà.

Roma degli Apostoli, Madre e guida dei Redenti,
Roma luce delle genti, il mondo spera in te!

 

I canti del pellegrinaggio verso Roma

“Canta e cammina” aveva scritto sant’Agostino in uno dei suoi Discorsi sulla Pasqua, riferendosi alla conseguenza della vita nuova “in Cristo”. L’espressione agostiniana ebbe cosi successo da essere estrapolata dal discorso esortativo sul cammino interiore, fino ad essere applicata figurativamente all’esperienza dei tanti che, soprattutto nel Medioevo, decidevano di affrontare nella pratica il pellegrinaggio verso i “luoghi santi”, tra i principali Roma (presso i sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo) e Gerusalemme (presso i luoghi della vita di Gesù). E in questi cammini, ardui e lunghi a quel tempo, particolare sostegno giungeva dalla preghiera cantata.
 
Il canto diveniva una componente del viaggio degli antichi pellegrini che, giunti alla meta, univano le loro voci nell’intonare versi di lode e di ringraziamento, insieme agli altri compagni di viaggio. Il canto offriva così la cornice liturgica al termine delle fatiche del viaggio o, addirittura, poteva sostenerle lungo l’itinerario, qualora il pellegrino fosse venuto fortuitamente a conoscenza di componimenti prima o durante il viaggio stesso: così è per il noto canto medievale O Roma nobilis-felix, felice per essere stata scelta da Dio per un ruolo fondamentale alla Cristianità che, si pensa, risalga al X secolo.
Il testo si presenta come un piccolo poema in latino, strutturato in tre strofe di sei versi ciascuna: la prima di esse è un elogio alla Roma cristiana, mentre la seconda e la terza sono invocazioni all’intercessione degli apostoli Pietro e Paolo. Si inneggia a Roma come alla più splendente fra le città, poiché bagnata dal sangue dei martiri, luogo benedetto “in tutto e per tutto”. L’andamento melodico e la brevità del testo permettevano che fosse presto memorizzato e fatto proprio dai pellegrini «romei» come loro “inno”, la cui diffusione fu tale da essere tramandata lungo i secoli, fino raggiungere gli ambienti culturali più elevati, come nel caso del compositore ungherese Franz Liszt che, nella seconda metà del XIX secolo, si cimenterà con una elaborazione per coro e organo, a testimonianza della riscoperta dell’antico canto.
Sergio Militello
 

Le indulgenze non liberano i fedeli dalla penitenza. La Chiesa concede indulgenze per rimettere i peccati, ma non per evitare le sofferenze necessarie per migliorare. Le indulgenze aiutano a sopportare la croce, non a eliminarla. Per ottenere l’indulgenza plenaria, bisogna essere completamente distaccati dal peccato e avere spirito di penitenza, cosa non facile. L’indulgenza plenaria del Giubileo motiva a crescere nell’amore per Dio e nel rifiuto del peccato.
 


«Roma ci invita». Un’esortazione di Leone XIII

Di seguito l’esortazione finale della bolla «Properante ad exitum saeculo» di indizione del Gran Giubileo del 1900 pubblicata da Leone XIII l’11 maggio 1899.

«Roma adunque v’invita amorosamente al suo seno, o diletti figliuoli, quanti siete nel mondo, che avete modo di visitarla. Sappiate però che ad un buon cattolico in questo sacro tempo s’addice, se vuol mantenersi coerente a sé stesso, di aggirarsi per Roma guidato puramente dalla fede cristiana. Conviene quindi segnatamente rinunziare agl’intempestivi spettacoli di cose futili o profane, rivolgendo piuttosto l’animo a quelle che predispongono a religione e pietà. Al che da prima predispone, se ben si guardi addentro, l’indole naturale della città e un certo qual carattere in lei divinamente impresso e non mutabile né per accorgimenti umani né per alcuna violenza. Perché Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, trascelse, sola fra tutte, la città di Roma ad esser centro di un’azione eccelsa e più che terrena, consacrandola a sé.

Qui ei pose, e non senza una lunga ed arcana preparazione, la stanza del proprio impero ; qui comandò che reggesse incrollabile nella perpetuità de’ tempi la sede del suo Vicario; qui volle che inviolato si custodisse gelosamente il lume della verità rivelata, e che di qui, come da principio ed augustissima fonte, quel lume si propagasse in tutta quanta la terra, di guisa che s’allontana da Cristo chiunque s’allontana dalla fede di Roma. E servono ad accrescerne la santità i monumenti religiosi redati dagli avi, la singolare maestà de’ templi, l’urne sepolcrali dei Principi degli Apostoli, le catacombe di fortissimi martiri. Chi saprà di siffatti monumenti ben ascoltare la voce, sentirà di essere non già pellegrino in città straniera, ma piuttosto cittadino nella propria, e con l’aiuto di Dio nella sua partenza si riconoscerà migliore che nella venuta».

fonte La Civiltà Cattolica, anno 50°, serie XVI, 1899, pp. IX-X


🔴 Il Giubileo del 1500 celebrato piamente da Alessandro VI

🔴 Il Giubileo del 1575 celebrato da Gregorio XIII

🔴 Il Giubileo e il ritorno degli acattolici nel magistero di Pio XI

🔴 L’apertura della Porta Santa secondo l’antico rito


Alcuni passi della bolla «Infinita Dei misericordia» con cui Pio XI indisse il Giubileo del 1925.

Non si deve credere che la celebrazione del Giubileo, la quale si protrae per un intero anno, abbia il solo scopo d’indurre i singoli individui all’espiazione ed alla cura delle loro infermità spirituali.
Infatti in questo tempo di grazia, oltre la visita dei luoghi sacri e le svariate pratiche di pietà pubbliche e private, importanza grandissima avranno gli aiuti speciali del cielo ad eccitare gli animi verso un più alto grado di santità e di perfezione, ed a promuovere la restaurazione della società. Come la cattiva condotta dei singoli torna a detrimento di tutti, così la conversione dei singoli a una vita più santa porta evidentemente l’intera umana società ad emendarsi ed a stringersi sempre più a Gesù Cristo …
Noi vorremmo pure che in questo legame di carità fossero unite a Noi quelle Chiese che, da uno scisma antico e funesto, sono oggi tenute lontane dalla Chiesa Romana: niente vi sarebbe per Noi di più caro e più dolce che il vederle tutte tornare all’ovile di Cristo nell’occasione di questo grande Giubileo; se non tutte, poter almeno abbracciare e scrivere nel numero dei Nostri figli più cari molti di quelli che ad esse appartengono. Né Ci manca la speranza che simili desideratissimi frutti possano attendersi dalla celebrazione dell’Anno Santo …
Quale sia poi in generale, o diletti figli, l’intenzione del Romano Pontefice, voi certo non ignorate; tuttavia Noi desideriamo che nella occasione di questo Giubileo voi vi uniate a Noi nel domandare a Dio una cosa in particolare: intendiamo la pace, non solo quella fissata dai trattati, ma quella che deve regnare nei cuori ed essere ripristinata fra i popoli, pace che se non è oggi così lontana come per il passato, tuttavia ai Nostri ed ai comuni desideri appare ancora troppo lontana.
Ma se voi abitanti di Roma e pellegrini, sciolti dalle catene del peccato ed accesi nell’animo di carità, verrete ad implorare sulle tombe degli Apostoli questo bene principalissimo, non potremo forse a ragione sperare che Cristo, Principe della pace, il quale un giorno placò con un cenno i flutti del mare di Galilea, mosso finalmente a compassione di noi, voglia porre fine alle tempeste dalle quali l’Europa è sbattuta da tanto tempo? 
Inoltre desideriamo che tutti coloro che abitano a Roma, o che vi verranno per il Giubileo, raccomandino alla misericordia di Dio altre due cose, che Ci danno tante sollecitudini e sono di sommo interesse per la religione: cioè il ritorno di tutti gli acattolici alla vera Chiesa di Cristo e l’assestamento e l’ordinamento definitivo della Palestina, come i diritti sacrosanti del cattolicesimo invocano …
Voi verrete a quella Città che Gesù Cristo, Salvatore degli uomini, scelse quale centro della sua religione e sede perpetua del suo Vicario; a quella Città, ripetiamo, da cui scendono a voi i rivoli purissimi e integri della santa dottrina e del celeste perdono. 
Qui il vostro Padre comune, che voi amate e che vi ama, invocherà su voi ogni grazia; qui la vostra pietà troverà un facile accesso alle antiche catacombe, ai sepolcri dei prìncipi degli Apostoli, alle insigni reliquie dei più gloriosi Martiri; qui potrete visitare tutti quei grandi templi che nel corso di secoli furono eretti ad onore di Dio e dei Santi con tanto splendore e con tanta arte, che suscitarono e susciteranno sempre l’ammirazione del mondo intero. Se voi visiterete questi monumenti della religione cristiana con sentimento di pietà e spirito di preghiera, come conviene, ciascuno di voi tornerà al proprio paese mirabilmente fortificato nella fede e potenziato nella volontà.


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