«In questo giorno, che il Signore ha fatto, solennità delle solennità e nostra Pasqua: Risurrezione del nostro Salvatore Gesù Cristo secondo la carne» (Martirologio Romano). Per la meditazione proponiamo quattro omelie: due del vescovo di Tortona, mons. Guido Marini, e due del presbitero don Alberto Secci.
Cristo è risorto, è vivo!
Omelia di S. E. Mons. Guido Marini, vescovo Tortona, durante la Veglia della Santa Pasqua
Carissimi fratelli e sorelle, in questa Veglia Pasquale, nella Notte Santa, risuonano ancora con forza le parole che gli angeli rivolsero alle donne la mattina di Pasqua: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!”. Mi sembra quasi un dolce rimprovero, non solo per quelle donne, pur piene d’amore per Gesù, che lo cercavano morto in una tomba, ma anche per tutti noi questa sera.
E la domanda sorge spontanea: perché questo richiamo dovrebbe riguardarci? Perché dovremmo sentirci interpellati da queste parole? Ecco, fratelli, perché tutte le volte che per noi Gesù è semplicemente un uomo del passato, pur storicamente esistito, ma nulla di più, noi stiamo cercando tra i morti colui che invece è vivo.
Quando consideriamo Gesù unicamente come un grande e saggio maestro di vita, che ci ha lasciato indicazioni per il buon vivere, stiamo cercando tra i morti colui che è vivo. E quando lo guardiamo solo come un grande pensatore che ha riempito la storia di nobili ideali, per quanto importanti siano, noi stiamo cercando tra i morti colui che è vivo.
Se per noi Gesù è soltanto un esempio da imitare, un modello da seguire, qualcuno che ha parlato lasciando orientamenti da fare nostri, stiamo cercando tra i morti colui che è vivo. E se Gesù è per noi un uomo di grande spessore morale, seguendo il quale si diventa persone per bene, stiamo cercando tra i morti colui che è vivo.
Vedete, ogni qualvolta trattiamo Gesù semplicemente come un personaggio del passato, un grande maestro, un pensatore con grandi ideali, un uomo da imitare per il suo esempio o una figura di alta levatura morale, cerchiamo tra i morti colui che invece è vivo. Certo, Gesù è anche tutto questo, ma non è solo questo. Se fosse solo questo, non sarebbe diverso da tanti altri grandi uomini che hanno attraversato la storia e nulla di veramente decisivo sarebbe cambiato per la nostra vita.
Ma è qui il punto cruciale, il fondamento della nostra fede, la bellezza che trasforma la nostra esistenza: egli non è da ricercare tra i morti, egli è vivo! Egli è il Figlio di Dio fatto uomo per noi, per la nostra salvezza, risorto da morte, che ci strappa al potere della morte, che distrugge in noi il dramma del peccato e del male, che ci riempie della nuova vita che è la sua stessa vita divina. Questa vita ci orienta, pieni di senso, nel cammino dell’esistenza verso l’eternità.
Ecco cosa significa affermare, come facciamo ancora in questa notte, che egli è vivo e non è da cercare tra i morti. Perché continuare a trattare da personaggio storico colui che è risorto e vivo? Perché continuare a trattare da maestro di vita colui che è risorto e vivo? Perché continuare a trattare da pensatore con grandi ideali colui che è vivo? Perché continuare semplicemente a seguire l’esempio di lui che è vivo? E perché continuare a trattarlo come un uomo di spessore morale colui che è vivo? Egli è vivo!
Ed è per questo che tutto è cambiato a partire da questa notte, nella quale le donne e noi, insieme a loro, incontriamo colui che è il vivente, il Risorto da morte, il nostro Salvatore, la vita vera della nostra vita. Soprattutto questa sera, noi qui ci diamo l’appuntamento per un incontro. Come quelle donne che andavano a cercare tra i morti colui che credevano ancora morto e poi hanno incontrato il risorto e vivo, anche noi siamo qui questa sera ad incontrare colui che è risorto e vivo e che è in mezzo a noi, che è la vita vera della nostra vita.
Questa sera abbiamo con noi undici catecumeni che riceveranno il battesimo e i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Probabilmente loro, all’inizio del loro cammino di fede, vivono con maggiore freschezza questo incontro d’amore che ha cambiato la loro vita. Chiediamo a loro di aiutarci a non smarrire mai la freschezza di questo incontro d’amore, che è l’unica chiave autentica per vivere la relazione con il Signore Gesù e la nostra fede.
Preghiamo reciprocamente: noi, che abbiamo la fede da tanti anni, per loro, perché la loro fede e il loro rapporto con il Signore possano essere sempre così, sempre di più un incontro d’amore vero che coinvolge interamente la loro esistenza, dall’inizio alla fine, la salva, la rende bella, luminosa, completamente nuova. Ma anche voi, carissimi catecumeni, pregate per noi che da più anni abbiamo la fede, perché non ci smarriamo lungo il cammino, perché non la impoveriamo, perché non la svuotiamo di significato, perché possiamo mantenere vivo in noi la gioia, lo stupore, la meraviglia per questo Signore Gesù che è vivo, presente in mezzo a noi, cuore del nostro cuore e vita della nostra vita.
Ed ecco allora l’augurio di Pasqua che ci giunge attraverso le parole dell’apostolo Paolo. Egli definisce così i cristiani, come abbiamo ascoltato questa sera: viventi in Cristo Gesù. Noi siamo dei viventi in Cristo Gesù, che è il vivente. Lo capiamo che cosa significa questo? Lo capiamo come cambia tutto questo? Lo capiamo perché in questa notte c’è la vera novità per la storia del mondo, al di là della quale non c’è nessuna novità che possa davvero appagare il nostro cuore e la sete che ci portiamo dentro? Perché da questa notte noi siamo i viventi in Cristo Gesù, che è il vivente, il nostro Dio, il nostro Salvatore, la nostra gioia, il nostro amore, la nostra vita. Siate, siamo tutti da questa sera ancora di più, e ogni giorno di più, viventi perché viventi in Cristo Gesù, il vivente!
L’elogio del Signore per la sua resurrezione e il suo amore eterno
Omelia di S. E. Mons. Guido Marini, vescovo di Tortona, durante la Santa Messa della Solennità di Pasqua
In questa bellissima mattina di Pasqua, desidero condividere con voi alcuni elogi che sento profondamente nel mio cuore, e spero diventino anche un’espressione dei vostri.
Il primo elogio va a Maria Maddalena. Immaginiamola, di buon mattino, quando ancora il buio avvolge la città, muoversi rapidamente verso il sepolcro. Il suo cuore la spinge a cercare Gesù, e lì trova una gioia immensa, perché non lo vede più nella tomba, ma vivo e risorto. Credo che il Signore abbia voluto premiare la generosità di questa donna, l’esultanza del suo cuore, un amore che, tipicamente femminile, si manifesta con intuizione, passione, dedizione, coraggio e audacia. Non era consuetudine per una donna uscire da sola nel buio per recarsi in un luogo di sepoltura, ma Maddalena non si fece fermare da nulla, né dalle convenzioni del tempo, né da timori personali. L’amore che provava per Gesù era troppo forte, desiderava incontrarlo di nuovo. E il Signore ha ricompensato questo straordinario amore mostrandosi a lei per primo. Così, Maria Maddalena divenne la prima testimone della resurrezione, la prima voce a pronunciare quelle parole che abbiamo cantato nella sequenza: “Cristo, mia speranza, è risorto”. Oggi eleviamo il nostro elogio a questa donna, la guardiamo con ammirazione e commozione, desiderando di avere la sua stessa dedizione al Signore. Diciamo insieme: grazie Maria Maddalena, perché ci ricordi che la fede nasce da un incontro appassionato d’amore, da cui scaturisce tutta la storia della nostra relazione con il Signore.
C’è poi un secondo elogio in cui vorrei coinvolgere ciascuno di voi. Questo non riguarda un personaggio del Vangelo, ma un bambino della nostra comunità. La sera del Giovedì Santo, mentre ero raccolto in preghiera davanti all’Eucaristia, all’altare della reposizione, ho visto avvicinarsi una famiglia: il papà, la mamma e il loro bambino. Il piccolo ha acceso una candela, poi si è avvicinato a me e ha compiuto due gesti semplici ma profondamente significativi. Mi ha fatto più volte con il dito così e poi mi ha mostrato il cinque, come fanno i ragazzi per darsi il cinque. Io gli ho sorriso, ho ricambiato il gesto e gli ho dato il cinque più volte. Mentre continuavo a pregare, ho pensato che quel bambino me lo avesse mandato il Signore. Con quei suoi due gesti, così innocenti e spontanei, cosa ha voluto dirci il Signore? Il Signore ha vinto, e con Lui vinciamo anche noi! Il Signore è vivo e risorto, gioiamo ed esultiamo! Quei gesti sono stati un vero annuncio di Pasqua. Come dice la Scrittura, la voce dei bambini trasmette la voce stessa di Dio. Quella sera, quel bambino ha parlato, si è fatto voce del Signore che annunciava la gioia e la bellezza della Pasqua, la gioia e la bellezza della risurrezione, la gioia e la bellezza del Signore vivo in mezzo a noi. Mi è sembrato che quei due gesti fossero l’eco di due espressioni che oggi risuonano nei nostri cuori: l’Alleluia che abbiamo cantato con gioia e il ritornello del salmo: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo!”. Quel bambino, senza rendersene conto, con quei suoi due gesti è stato l’eco di queste parole che oggi, a Pasqua, risuonano perché il Signore è risorto ed è vivo. E allora elogiamo quel bambino e diciamogli grazie dal profondo del cuore, perché con i suoi gesti immediati, semplici, naturali e belli, ci ha comunicato la gioia, l’entusiasmo e la bellezza della Pasqua: il Signore è vivo, siamo contenti, il Signore è risorto, abbiamo vinto, il Signore è con noi. Che cosa potremmo desiderare di più? Battiamo il cinque, alziamo il pollice!
Ma c’è un terzo elogio, ed è l’elogio più grande che tutti noi vogliamo fare insieme al Signore stesso. Come abbiamo ascoltato nel salmo, ripetuto più volte, “Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi” e “il suo amore è per sempre”. Oh sì, certo, elogiamo il Signore perché questo ha fatto per noi, ed è una meraviglia ai nostri occhi. Elogiamo il Signore perché il suo amore è per sempre. Lo elogiamo perché ha voluto venire in mezzo a noi, ha voluto dare la vita per noi, ha voluto subire la passione e la croce per noi, ha voluto risorgere per noi, ha voluto dirci: “Il mio amore è per sempre per voi, e questa è la meraviglia del mio volto per te, per noi”. Ecco perché lo elogiamo: perché ci ha donato tutto questo. E cosa avremmo potuto immaginare di più, di meglio, di più grande di questo?. Parlando così, vorrei coinvolgere tutti nella meraviglia e nell’entusiasmo che la bellezza di Dio non può non provocare nei nostri cuori e nelle nostre vite. Siamo così abituati alle cose più grandi, a quell’annuncio che risuona da secoli, che a volte non ci facciamo più caso. Ma Dio, che è Dio, è venuto tra noi; Dio, che è Dio, ha vissuto la nostra vita; Dio, che è Dio, ha patito ed è morto in croce per noi, per me; Dio, che è Dio, è risorto per la mia, per la nostra salvezza. Ma cosa possiamo immaginare di meglio? Cosa potevamo sognare di più? Anzi, tutto questo, questa meraviglia, va molto al di là di ogni nostra attesa possibile. Ecco l’elogio del Signore, l’elogio di Dio che oggi, dentro il cuore di noi tutti, non può non risuonare con voce alta, con un grido che tutti possano ascoltare.
Ma ora ci chiediamo: abbiamo elogiato Maria Maddalena, abbiamo elogiato un nostro bambino, abbiamo elogiato Dio. Ma un piccolo elogio anche per noi, lo possiamo avere? Certo! All’inizio della Messa, la preghiera della Chiesa ci ha fatto pregare con queste parole, attraverso le quali abbiamo sottolineato: “Hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, e poi ci hai fatto rinascere nella luce della vita”. Sapete qual è l’elogio più bello che possiamo sentire per noi oggi? Quello che scaturisce dal fatto che oggi, noi ripieni della bellezza della Pasqua, consapevoli di questa verità che il Signore ha vinto la morte, ci ha aperto il passaggio alla vita eterna e ci ha fatto rinascere nella luce della vita vera, usciamo da queste mura e andiamo in mezzo alle nostre città e tutto questo lo proclamiamo a voce alta, tutto questo lo cantiamo con il cuore, con la vita, tutto questo lo testimoniamo con la bellezza di una vita che è stata rinnovata dal Signore risorto. Questo sarà il più bell’elogio per noi: che ciò che qui stiamo vivendo non rimanga dentro il nostro cuore, ma diventi testimonianza ricca di fascino per tutti quelli che incontriamo. Come mi capita ormai da un po’ di mattine, da quando è iniziata la primavera, il canto degli uccellini mi sveglia alle prime luci dell’alba.
E stamattina pensavo: questa è la testimonianza cristiana, essere come il canto di questi uccellini che benedicono, lodano, sono contenti, dicono grazie a Dio, portano in sé la gioia di ciò che hanno sperimentato e vissuto con Lui, e svegliano tanti fratelli e sorelle che dormono, svegliano tanti fratelli e sorelle smarriti nelle oscurità della vita, svegliano tanti fratelli e sorelle che pensano di essere liberi quando sono schiavi del peccato, svegliano tanti fratelli e sorelle morti nel cuore. Siamo come uno stormo di uccelli del mattino che cantano a squarciagola: Gesù Cristo è risorto, ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna! Gesù Cristo è risorto e ci ha donato la luce della vita vera!. Diciamolo, e che tutto questo svegli un mondo attorno a noi che è morto, triste, smarrito nelle tenebre. Svegliamolo con la gioia del nostro annuncio, un annuncio che è dentro il cuore ma che non può fare a meno di essere testimoniato. Questo sia l’elogio per ciascuno di noi, il nostro elogio pasquale.
Qui si risorge per non morire dopo
Omelia di Don Alberto Secci durante la Veglia della Santa Pasqua in rito tradizionale
Fratelli carissimi, in questa sacratissima notte, la Santa Madre Chiesa, ricordando la morte e la sepoltura di nostro Signore Gesù, con rinnovato amore per lui sta in veglia e celebrando la sua gloriosa risurrezione sovrabbonda in letizia. E poiché, secondo l’insegnamento dell’apostolo, noi per mezzo del battesimo siamo stati sepolti con Cristo nella morte, come Cristo risuscitò dai morti così anche noi dobbiamo camminare in novità di vita, ben sapendo che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo affinché non fossimo più schiavi del peccato.
Riteniamoci dunque morti al peccato e viventi in Dio nel Signore nostro Gesù Cristo. Queste sono le parole rituali con cui la Chiesa in questa notte santa fa introdurre al sacerdote celebrante la rinnovazione delle promesse battesimali. Ma permettetemi che a queste parole di rito osi aggiungerne qualcuna che non è mia, ma che è spiegazione a quello che stiamo facendo e stiamo vivendo, anzi, che stiamo vivendo più che facendo.
Tutta questa introduzione dice una cosa che ha un valore enorme, che è l’anima del cristianesimo e che è totalmente dimenticata in mezzo a noi. In questa notte, con i gesti che la Santa Madre Chiesa ci fa compiere, dobbiamo capire che noi qui risorgiamo. La resurrezione è adesso, è qui, e occorre che sia qui per non morire dopo. Poi, per non morire dopo, occorre che avvenga una rinascita, una risurrezione, una vita nuova.
Fa impressione come i cristiani pensino che la resurrezione sia dopo la morte. La resurrezione inizia qui, fratelli, perdonatemi se insisto, ma è l’unica cosa da capire. Inizia qui la resurrezione di Cristo, ci è partecipata per il suo sacrificio della croce. Cristo, per la sua oblazione, per il dono che ha fatto di sé stesso, ha il potere di comunicarci Lui, Dio fatto uomo, la sua vittoria sulla morte. Per questo è nato a Betlemme, per questo è vissuto 33 anni su questa terra, per questo è morto al Calvario, per questo è risorto, è sceso al cielo. Non c’è niente da fare.
La resurrezione si chiama vita di grazia, la resurrezione si chiama vita sacramentale, la resurrezione si chiama grazia santificante. Cioè, il Signore opera questa vittoria sul peccato e sulla morte quando adesso è qui che il cristiano risorge per non morire dopo. Allora domandiamo la grazia di capire questo.
Allora, fratelli carissimi, comprendete come mai in questa notte santa la Chiesa, dopo il rito della luce, della benedizione del fuoco, il cero pasquale, fa l’acqua del battesimo, che è l’inizio della resurrezione? Ma quella resurrezione che inizia nel battesimo deve essere portata a compimento da una vita autenticamente cristiana. E come si fa, peccatori e deboli come siamo? Restando fedeli alla grazia sacramentale del battesimo, che si completa in tutti i sacramenti fino ad arrivare al culmine della Santissima Eucaristia, della Santa Messa. Non c’è cristianesimo senza questo. Cristianesimo non è fatto di parole.
Pensate a come han fatto memoria gli ebrei della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Avete sentito a un certo punto nelle letture della veglia, quando si descrive la liberazione, il passaggio attraverso il Mar Rosso, gli ebrei che passano all’asciutto, gli egiziani che vengono travolti dalle acque e la potenza di Dio. Come dovevano e come fanno memoria coloro che sono ancora legati seriamente a questa origine della fede, come fanno memoria di questa potente vittoria di Dio per loro, questa liberazione. E noi come viviamo questo passaggio nostro del Mar Rosso che è il battesimo che sono i sacramenti?
Fratelli, quando ci confessiamo, o abbiamo questa coscienza, o non funziona la confessione, non funziona. Tu passi il Mar Rosso di più, perché questa è solo prefigurazione. Tu passi dentro, muori nel sangue di Cristo con lui e risorgi a vita nuova, è il nuovo battesimo, la confessione. E l’Eucarestia porta a compimento questa pienezza di liberazione perché Cristo entra in te con tutta la sua potenza divina. Si risorge qui per non morire dopo.
Allora questo è il senso del rinnovare le promesse battesimali. Promettiamo di essere fedeli a questo dono, di rinunciare a Satana e di credere nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Ma credere vuol dire vivere una vita di fede che passa attraverso l’osservanza dei comandamenti, che passa dentro il profondo desiderio di fare della nostra vita l’attuazione della volontà di Dio. Domandiamo questa grazia per vivere da risorti.
Festeggi Cristo Risorto e vedi la Chiesa
Omelia di Don Alberto Secci durante la Santa Messa della Solennità di Pasqua in rito tradizionale
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato.
Fratelli e sorelle in Cristo, vi parlo oggi con il cuore colmo della gioia pasquale. Oggi celebriamo la vittoria! La vittoria di nostro Signore Gesù Cristo sulla morte, la nostra grande nemica. La messa di Pasqua è la messa del trionfo glorioso di Gesù.
Dovreste essere qui questa mattina come corona gloriosa a questo entrare di Gesù Cristo vittorioso dentro il popolo che lui ha redento. Se sentite altro, se siete centrati su voi stessi, vi dico: sbagliate. Mettete al centro Gesù Cristo, il Signore vittorioso sul peccato e sulla morte, perché è crocifisso, disceso agli inferi e risorto il terzo giorno.
Se c’è un cancro nella vita, è quando ci mettiamo al centro noi stessi, anche per piangere i nostri peccati. Basta! Cristo ha vinto, è risorto con il suo vero corpo e ha vinto la morte, la vostra morte, la nostra morte.
Vedete, fratelli, se nel mattino di Pasqua non comprendiamo che la sua vittoria deve diventare la nostra vittoria, che la sua vittoria deve vincere la nostra morte, allora è finita. Non fermiamoci alla retorica vuota di una Pasqua spiritualizzata.
Siete venuti e avete trovato la casa del Signore adornata in festa, perché c’è un popolo che non pensa a sé stesso, ma alla bellezza di Dio. Perché la Chiesa sia bella, occorre non pensare a sé stessi. Ricordatelo sempre, questa è la posizione da avere nella vita. E per avere Dio e Cristo glorioso, bisogna preoccuparsi della bellezza della Chiesa, non solo del tempio fisico, ma della bellezza di quel corpo mistico che il Signore ha suscitato e che si chiama Chiesa.
Festeggiate Cristo risorto e vedete la Chiesa! Quando vedo persone troppo concentrate su se stesse a pregare, mi preoccupo. Devono alzare lo sguardo e accorgersi che c’è un popolo di redenti, di salvati. Dio non è solo per te, è per te fino in fondo perché ha suscitato un corpo che è risorto con lui, che si chiama Chiesa.
Tanto è vero che la messa di Pasqua è preceduta dal Vidi Aquam. Non siete stati benedetti con la solita acqua, ma con quella pasquale: Vidi aquam, vidi l’acqua uscire dal tempio dal lato destro e tutti coloro a cui arriva questa acqua sono guariti, salvi, fatti santi. È questa la risurrezione: deve giungervi quell’acqua che salva, che è la grazia sacramentale, la grazia di Dio, la grazia santificante che passa attraverso i sacramenti, prima di tutto il Battesimo. Il Battesimo resta potente, un segno eterno nella vostra carne e nella vostra anima, edificato dalla Confessione e dalla Comunione.
Fratelli, l’acqua che esce dal lato destro del tempio è la grazia che esce dal costato di Cristo crocifisso, morto, sepolto e risorto. È quest’acqua, questa grazia che ci è necessaria. La vittoria di Dio, la vittoria di Cristo in noi si chiama sacramento, si chiama grazia santificante.
Per questo, durante il rinnovo delle promesse battesimali, vi ricordo che si risorge qui, adesso, nella grazia, per non morire dopo. Si inganna chi aspetta la resurrezione solo alla fine della vita. O la resurrezione c’è qui, o ci sarà la morte eterna. Noi vogliamo che l’Eterna sia la vita, e allora la vita deve iniziare qui. La morte corporale, dice la liturgia, è un passaggio, ma è passaggio per chi è già risorto. E chi è risorto? Chi è segnato dalla grazia di Dio, dalla grazia dei sacramenti e appartiene pienamente alla Chiesa cattolica.
Per questo, la mattina di Pasqua festeggiate Cristo glorioso e vedete la Chiesa. Ma vi supplico, attenti: la devozione deve prendere una forma cattolica. O vi commuovete di fronte al mistero della Chiesa, o non vedete Cristo lì sopra. Se non c’è la Chiesa, non c’è la resurrezione. Se non c’è la Chiesa, non c’è Gesù Cristo che vivifica.
“Chi ci rotolerà via la pietra dal sepolcro?”, avete sentito nel Vangelo. Era una pietra molto grande, la pietra della morte del sepolcro di Cristo, ma anche del nostro sepolcro. La Chiesa è la Chiesa che è il prolungamento di Cristo nel tempo con la potenza della sua grazia.
Per questo, la disgrazia che ci rende disgraziati, cioè “non aver la grazia”. Oggi c’è una marea di cristiani che non si preoccupano più di essere in grazia di Dio. E ci sono anche ecclesiastici che dicono: “Ma sì, che sei lo stesso in grazia di Dio”, ma se non lo sei, non lo sei. Nessun prete può dirti che sei in grazia se non lo sei, e tu lo sai. Anche se cerchi qualcuno che ti dia ragione, torna a Dio, torna alla vita santa, perché la morte sia vinta, la tua, perché Cristo è già vittorioso.
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato.
