Natale palliativo e Natale cattolico

Il Natale cattolico è un’operazione chirurgica di salvezza, non un rito palliativo. Come segno di contraddizione, Cristo trasforma la cultura e la vita di chi crede in lui.

Santa Messa Domenica tra l’Ottava del Natale in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB). Omelia di don Alberto Secci. Domenica 28 Dicembre 2025.

Sia lodato Gesù Cristo.

Grazie a Dio, la Santa Madre Chiesa viene oggi in nostro soccorso per salvare il Natale, e in particolare il nostro Natale, perché di quell’”altro” Natale — quello falso, mondano — siamo già stanchi, forse lo eravamo ancor prima che iniziasse. Mentre vi parlo, non dimenticatelo, siamo ancora nel pieno dell’Ottava del Natale, che terminerà solo il primo gennaio; una festa che celebriamo non semplicemente perché è l’inizio dell’anno civile, ma perché è il compimento dell’ottava.

In questi giorni, la Chiesa obbediente al suo Signore ci offre la profezia del vecchio Simeone per chiarire immediatamente chi è Colui che è nato a Betlemme. Egli non è venuto per portarci un vago sentimento di bontà, ma per essere “rovina e resurrezione di molti” e un “segno di contraddizione”. Simeone lo dice chiaramente a Maria: una spada le trafiggerà l’anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori.

Voglio essere molto franco con voi: Dio si è fatto uomo per un’operazione chirurgica. Uso questo termine perché la salvezza non è un “optional” o una benedizione superficiale, ma una necessità reale. Esiste una differenza abissale tra un’operazione che risolve il male e una cura palliativa. La cura palliativa è l’approccio tipico di un certo “Natale anglo-protestante” che ormai è penetrato nel nostro vissuto cattolico. È un Natale fatto di buoni sentimenti, di certezze emotive sul fatto che “il Signore ci vuole bene”, ma che non cambia nulla nel profondo: dentro rimaniamo lo stesso “guviglio di vermi” o con i medesimi scheletri di prima.

Questo Natale “anglicano” è un surrogato della fede, un sottoprodotto elegante ma pericoloso, fatto di para-liturgie, canzoncine polifoniche o pop, e addobbi che nascondono l’assenza dei sacramenti e del sacerdozio. È un Natale che ci stanca perché non incide sulla realtà del peccato che provoca la morte. Al contrario, il Natale cattolico accetta l’operazione chirurgica di Dio, quella che ci fa passare dalla morte alla vita attraverso la confessione e la grazia.

Se accettiamo questo, i giorni che stiamo vivendo diventano i più belli, perché sono i giorni della grazia in cui il Signore lavora in noi. Ma attenzione: se Cristo è segno di contraddizione, anche la Chiesa e ciascuno di voi deve esserlo. Vi dico con forza: se non “perturbate” l’ambiente attorno a voi, se non date fastidio, allora non ci siete veramente. Non parlo di un fastidio dovuto al temperamento personale, ma di quello che nasce da Cristo.

Essere segno di contraddizione significa produrre cultura cattolica. E che cos’è la cultura? È affrontare la vita in modo nuovo, con una fede vivissima. Significa che:

  • Se studi, il tuo modo di studiare deve essere diverso.
  • Se lavori, lo scopo e il modo del tuo lavoro devono distinguerti.
  • Se fai dei soldi, il modo in cui li fai e li usi deve segnare una differenza.
  • Persino le vacanze, per chi le può fare, devono essere vissute in modo diverso, non per moralismo, ma perché tutto l’umano è toccato da Dio che si è fatto uomo.

Preoccupatevi di questo: se il vostro modo di agire non vi distingue da chi non crede, allora Cristo è venuto invano per voi e non è quel segno di contraddizione che Egli stesso ha dichiarato di essere. Il Signore Gesù, crescendo, è diventato un provocatore che “se le è cercate”, pur di non lasciarci nell’illusione del quieto vivere.

Vi esorto dunque a vivere bene questi ultimi giorni dell’Ottava. Ci troveremo il 31 dicembre alle ore 17:00 per la Santa Messa e il Te Deum di ringraziamento, invocando la misericordia di Dio sulla nostra vita e sulla società. Diventiamo educatori verso chi non capisce, disturbiamo la mondanità con la nostra fede e celebriamo solennemente l’ottava del Natale.

Per chiarire questa missione, potremmo dire che la fede cattolica non è un profumo che copre i cattivi odori della stanza (cura palliativa), ma è un restauro strutturale che abbatte le mura pericolanti per ricostruire l’edificio su fondamenta nuove (operazione chirurgica). Solo così il Natale non ci lascerà stanchi, ma rinnovati.

Sia lodato Gesù Cristo.

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