Cattolici… adulti e vaccinati?

Proteina “Spike”, cellule fetali e Magistero.

di don Alfredo Morselli

Siamo in un momento in cui tanti buoni cristiani sono bombardati da dubbi sul vaccino e terrorizzati da terminologie proprie del campo della microbiologia. A ciò si aggiunge la scure dell'”uso di cellule fetali abortiti”; e questo spettro pone molte remore ad accettare l’idea di vaccinarsi. Vorrei venire in aiuto di questi fratelli con una spiegazione elementare del “fatto”: spiegare ai non addetti ai lavori il meccanismo del cosiddetto vaccino Pfizer.

Solo una volta capito di che cosa si tratta, realmente, al di là di una tempesta mediatica piena di bugie e di miti estremizzati, potremo capire il giudizio morale del Magistero della Chiesa.

  1. Cos’è la proteina “Spike”

Il fetente virus ha la forma a corona (tutti quei funghetti) a motivo di una proteina che chiamano “Spike”. Questa non è solo una decorazione, ma serve come grimaldello al virus per scassinare la membrana della cellula da infettare; si compone di due frazioni; una che fa da chiave e una che apre la porta (la porta delle cellule si chiama “recettore”)

Come rimediare? Dobbiamo bombardare di anticorpi il virus facendo in modo che il suo grimaldello diventi un bersaglio.

E come fare? Facciamo fabbricare alla cellula umana una finta spike (quindi non viene introdotta nessuna parte virale), finta sì, ma riconosciuta ugualmente come estranea e quindi capace di suscitare una risposta immunitaria.

E qui entra in azione il famoso RNA messaggero (mRNA)

Normalmente esso è prodotto modellato sul DNA umano da un meraviglioso meccanismo di trascrizione, così sofisticato da essere – quasi da solo – una prova dell’esistenza di Dio

Faccio un esempio: una cellula del pancreas; l’organismo ha bisogno di insulina e lancia l’appello: “Pancreas, fammi un po’ di insulina!”
“Signor sì sissignore, detto fatto!”
A questo punto la cellula pancreatica cosa fa; in base a un certo frammento del suo DNA (gene) fabbrica a stampo, quasi un calco, il nostro RNA messaggero.

A questo punto interviene un meraviglioso controllo; all’interno del nucleo comincia il “controllo qualità”; siccome basta un solo tassello (aminoacido) fuori posto per combinare un “casino”, la cellula controlla bene che il mRNA sia stato codificato bene.

Adesso la cellula dice al RNA messaggero: “fuori dal nucleo e recapita il tuo messaggio alle zone della cellula deputate alla produzione delle proteine (nel nostro esempio insulina).

Allora il nostro RNA, un vero “postino” (non per niente viene detto “messaggero” pur essendo anche esso stesso il messaggio), si dirige alla fabbrica delle proteine; sono corpuscoli all’interno della cellula che si chiamano “ribosomi” e altre misteriose regioni attigue.

È così comincia la produzione di insulina, che poi verrà liberata nell’organismo.

Adesso torniamo al nostro vaccino.
Mentre per le proteine normali c’è tutta quella solfa sopra descritta, il vaccino Pfizer consiste nell’immisione di un mRNA di SINTESI (quindi né fetale, né umano, né virale) già bell’e pronto, nelle zone di produzione delle proteine.

Qundi non è più il DNA che dice alle zone addette “fatemi la proteina”, ma la molecola del vaccino, frutto dell’intelligenza umana.

I ribosomi obbedientissimi (non si chiedono chi glielo ha ordinato) fabbricano una finta proteina Spike e la mettono in circolo.

A questo punto le sentinelle del sistema immunitario rilevano la presenza di questa spike pseudo-virale, e dicono: “Ma tu chi cavolo sei? Fuori dalle scatole!” è così inizia la contra-aerea anticorpale: e gli anticorpi colpiscono non solo la Spike finta ma anche quella vera, in altre parole è attaccato il virus.

Una proteina “finta” suscita la reazione contro quella vera.

Notate bene:
il DNA umano non agisce, non interferisce, non viene toccato o alterato.
Cellule fetali? Neanche l’ombra.

Allora come è nata la vulgata o mito di uso di feti abortiti?

L’unica relazione reale è la seguente:

Per determinare la sequenza del mRNA (il messaggio sulla cui base verrà costruita la Spike pseudo-virale) – quindi per un processo conoscitivo di acquisizione dati, e non per “fabbricare il vaccino” – sono state utilizzate cellule derivate dal corpo di un bambino abortito (la linea HEK-293). Cellule di cui ora non c’è più alcun bisogno.

  1. Vaccino e morale.

Comprensibile, ma non approvabile, è una reazione di questo tipo:

“Noi cattolici odiamo e detestiamo talmente l’aborto che ci è insopportabile anche solo questo utilizzo di informazioni e lo riteniamo peccaminoso”

Analizziamo logicamente l’argomento che può essere così espresso:

A) L’aborto è un crimine così orrendo… (vero!)

B)… che qualunque altro atto sia relazionato con esso è peccato (falso: conclusioni più ampie delle premesse)

Proviamo ora le nostre affermazioni.

Sappiamo che una proposizione universale affermativa (es. “Tutti gli uomini sono mortali”) può essere invalidata da una proposizione particolare negativa (es. “Socrate non è mortale”); se “Socrate non è mortale”, non è vero che “Tutti gli uomini sono mortali”; se una delle due proposizioni è vera, l’altra è necessariamente falsa.

Veniamo al nostro caso: la proposizione universale argomento morale dei no-vax è:

“Tutte le azioni correlate con l’aborto sono illecite”

Noi possiamo invalidare questa affermazione universale con proposizioni particolari contraddittorie certamente vere.

Es. 1) Un minatore può estrarre ferro dalla miniera pur sapendo che verrà utilizzato per costruire bisturi, che verranno usati anche per aborti.

Es. 2) Un medico può trarre utili informazioni da autopsie su feti abortiti (ovviamente post factum e non avendo compiuto aborti in vista di benefici; esempio storico: dagli aborti di Seveso sappiamo che la diossina non è teratogena, perché tutti i feti allora abortiti erano sani); non possiamo forse tener conto di questa acquisizione? Chi lo fa è complice di quel delitto?

Es. 3) Un medico sta compiendo un aborto; “Infermiere mi passi il bisturi”; l’infermiere NON PUÒ assolutamente; “Infermiere, c’è un imprevisto; mi passi il bisturi perché la paziente sta morendo”; l’infermiere, nello stesso intervento, DEVE passare il bisturi.

Queste proposizioni particolari vere implicano che la proposizione “Tutte le azioni correlate con l’aborto sono illecite” è certamente falsa.

Vediamo ora, in positivo, perché il caso di accettazione della somministrazione di un farmaco per la cui fabbricazione si sono utilizzate informazioni ottenute da sperimentazione su linee cellulari fetali già in possesso, e non create allo scopo (fattispecie morale dell’atto di chi si vaccina) è lecito.

Il motivo è perché si tratta di cooperazione materiale remota, da sempre ammessa dalla teologia morale e dal magistero, ben prima della temperie modernista attuale.

Non si verifica infatti il caso che l’utente finale del vaccino coopera formalmente con…

– i genitori che hanno abortito…

– con le multinazionali farmaceutiche…

– con organizzazioni che praticano commercio di organi di feto abortito.

Al contrario, il paziente vuole vaccinarsi, e non vuole né abortire, né commerciare organi, né concorre nel nostro caso all’uccisione di un feto.

Quindi si tratta di cooperazione…

1) materiale: (non c’è NULLA di formale, nessuna approvazione o volizione o deliberazione pro-aborto)

2) remota: (nella serie della concatenazione causale l’aborto e l’utilizzo del vaccino è remota; esempio: l’operaio che fabbrica il bisturi è remotamente collegato con le azioni che il chirurgo fa utilizzando il bisturi).

3) involontaria; il vaccinando non approva assolutamente l’aborto origine della disponibilità del tessuto. Non solo non approva, ma non vuole; non solo non dice “Sì”, ma dice anche “No”

Inoltre, non si compie un’azione cattiva per ottenere un bene, in quanto l’azione cattiva è già stata compiuta

  1. Vaccino e magistero.

Togliamoci subito dalla testa l’idea secondo la quale – pur con tutti i disagi che l’attuale Pontificato sta creando – tutto il magistero ordinario possa essere considerato carta straccia opinabile.
Non si combatte il modernismo con il magistero-vacantismo. L’indefettibilità della Chiesa esclude periodi in cui ci sia “tana libero tutti” da qualunque affermazione magisteriale.

Teniamo conto che le note dottrinali della Congregazione per la Dottrina della Fede approvate dal Santo Padre sono vincolanti e richiedono l’assenso interno (almeno pratico: dottrina sicura)

Per dare un’idea della nota teologica, l’assenso richiesto da queste note è superiore, ad esempio a quanto richiesto da Amoris laetitia, che è una “Esortazione”

Ebbene, la risposta morale che ho presentato non si fonda solo sui miei argomenti, ma su quattro note dottrinali assolutamente non ad libitum

Si tratta di:

1 – Nota sulla moralità dell’uso di
alcuni vaccini anti-Covid-19 del 21-12-2020

2 – Pontificia Accademia per la Vita, dal titolo “Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule prevenienti da feti umani abortiti” (5 giugno 2005). Sebbene non della CdF, la stessa lo definisce nella recente nota “importante pronunciamento”

3 – Istruzione Dignitas Personae (8 settembre 2008) (cfr. nn. 34 e 35)

4 – Altra nota del 2017 della Pontificia Accademia per la vita, citata sempre nel 1° documento.

Conclusione

In queste ultime settimane si è scatenata una tempesta sui vaccini Covid, che ha gettato nel dubbio, nell’incertezza e nella paura tanti fedeli. Dubbi di natura morale (“Se mi vaccino pecco?”) e di natura scientifica. Il tutto ben condito dal mito del “vaccino con feti”, quasi avessimo a che fare col pentolone di Lady Macbeth.
Ho cercato di spiegare il vero fatto in maniera comprensibile per i non addetti ai lavori, e di dare, sulla base del Magistero (non solo dell’epoca Bergoglio), anche giustificazioni teologiche. Come diceva un poeta latino di cui non ricordo il nome, “nelle cose ardue, provarci è già tanto”.
Rimane aperto il capitolo sulla valutazione scientifica dei rischi, su cui non intervengo non avendo cognizioni sufficienti. Posso solo dire che tanto grave è una situazione, tanto è lecita una prudente sperimentazione.


RIEPILOGHIAMO IL MAGISTERO CITATO SOPRA:

🙏La nota “sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid 19” ricorda tre precedenti pronunciamenti sullo stesso tema: quello della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) del 2005; l’Istruzione della CDF Dignitas Personae del 2008, e infine una nuova nota della PAV del 2017. 😇 dunque il primo è questo del 2005 che era stato già approvato da GPII prima della morte e poi emanato da BXVI da poco eletto:

Pontificia Academia Pro Vita

5 Giugno 2005

La questione in esame riguarda la liceità della produzione, della diffusione e dell’uso di alcuni vaccini la cui produzione è in connessione con atti di aborto procurato. Si tratta dei vaccini con virus vivi che sono stati preparati a partire da linee cellulari umane di origine fetale, usando tessuti di feti umani aborti come fonte di tali cellule. Il più conosciuto e importante di questi, a causa della sua ampia diffusione e del suo uso quasi universale, è il vaccino contro la rubeola (rosolia).

La rubeola (rosolia) e il suo vaccino

La rosolia (Rubeola o “German measles”)1 è una malattia virale causata da un Togavirus del genere Rubivirus ed è caratterizzata da un rash maculo-papulare. Si tratta di una infezione comune dell’infanzia, senza espressione clinica in un caso su due, autolimitante ed abitualmente benigna. Tuttavia, il virus della rosolia è uno degli agenti infettivi più patogeni per l’embrione ed il feto. Quando l’infezione viene contratta in gravidanza, specialmente nel primo trimestre, il rischio di infezione fetale è molto alto (circa il 95%). Il virus si replica nella placenta e infetta il feto, causando quella costellazione di anomalie nota con il nome di Sindrome della Rosolia Congenita. Ad esempio, la severa epidemia di Rosolia che aveva colpito una ampia parte degli Stati Uniti nel 1964 ha così provocato 20.000 casi di roseola congenita2 risultando in 11.250 aborti (spontanei o chirurgici), 2100 morti neonati, 11.600 casi di sordità, 3.580 casi di cecità, 1.800 casi di ritardo mentale. È questa epidemia che ha spinto lo sviluppo e la commercializzazione di un vaccino efficace contro la rosolia, permettendo una profilassi effettiva di tale infezione.

La severità della rosolia congenita e gli handicap che essa genera giustificano la vaccinazione generalizzata contro tale malattia. È molto difficile, forse persino impossibile, evitare la contaminazione di una donna incinta, anche se la malattia di un soggetto contagiato è diagnosticata dal primo giorno dell’eruzione. Si cerca pertanto di interrompere la trasmissione tramite la soppressione del nido d’infezione del virus offerto dai bambini non vaccinati, grazie all’immunizzazione precoce dell’insieme dei bambini (vaccinazione universale). Questa vaccinazione universale ha provocato una forte diminuzione dell’incidenza delle rosolia congenita, con una incidenza generale ridotta a meno di 5 casi per 100.0000 nascite di bambini viventi. Tuttavia, questo progresso rimane fragile. Negli Stati Uniti, ad esempio, dopo una diminuzione spettacolare dell’incidenza della rosolia congenita fino a pochi casi annuali, cioè meno di 0.1 per 100.000 nascite di bambini viventi, una nuova ondata epidemica è apparsa nel 1991, con una incidenza salita a 0,8/100.0000. Tali ondate di recrudescenza della rosolia si sono visti anche nel 1997 e nel 2000. Questi episodi periodici di recrudescenza testimoniano la circolazione persistente del virus nei giovani adulti, conseguenza di una copertura vaccinale insufficiente. Questo lascia persistere una proporzione non trascurabile di soggetti suscettibili, sorgente di epidemie periodiche che mettono a rischio le donne in età fertile e che non sono immunizzate. La riduzione fino all’eliminazione della rosolia congenita è considerata perciò una priorità di sanità pubblica.

Vaccini attualmente prodotti con l’uso di ceppi cellulari umani proveniente da feti abortiti

Fino ad oggi ci sono due linee cellulari umane diploidi, allestite originalmente (1964 e 1970) da tessuti di feti abortiti, che vengono usate per la preparazione di vaccini con virus vivi attenuati: la prima linea è la WI-38 (Winstar Institute 38), con fibroblasti diploidi di polmone umano, derivati da un feto femmina abortito perché la famiglia riteneva di avere già troppi figli (G.Sven et al., 1969), preparata e sviluppata da Leonard Hayflick nel 1964 (L.Hayflick, 1965; G.Sven et al., 1969)1, numero ATCC CCL-75. La WI-38 è stata usata per la preparazione dello storico vaccino RA 27/3 contro la rosolia (S.A.Plotkin et al., 1965)2. La seconda linea cellulare umana è la MRC-5 (Medical Research Council 5) (polmone umano, embrionale) (numero ATCC CCL-171), con fibroblasti di polmone umano provenienti da un feto maschio di 14 settimane abortito per “motivi psichiatrici” da una donna ventisettenne nel Regno Unito. La MRC-5 è stata preparata e sviluppata da J.P.Jacobs nel 1966 (J.P.Jacobs et al., 1970)3. Sono state sviluppate altre linee cellulari umane per necessità farmaceutiche, ma non sono coinvolte nei vaccini attualmente disponibili.4

Oggi i vaccini che sono incriminati poiché usano linee cellulari umane, WI-38 e MRC- 5, ottenute da feti abortiti sono i seguenti:5

A) Vaccini attivi contro la rosolia6:

  • i vaccini monovalenti contro la rosolia Meruvax® II (Merck) (U.S.A.), Rudivax® (Sanofi Pasteur, Fr.), e Ervevax® (RA 27/3)(GlaxoSmithKline, Belgio);
  • i vaccini combinati MR contro la rosolia e morbillo, commercializzati con il nome di M-R-VAX®II (Merck, U.S.A.) e Rudi-Rouvax® (AVP, Francia),
  • il vaccino combinato contro rosolia e parotite commercializzato con il nome di Biavax®II (Merck, U.S.A.),
  • il vaccino combinato MMR (measles, mumps, rubella) contro morbillo, parotite e rosolia, commercializzato con il nome di M-M-R® II (Merck, U.S.A.), R.O.R®, Trimovax® (Sanofi Pasteur, Fr.), e Priorix® (GlaxoSmithkline, Regno Unito).

B) Altri vaccini, anch’essi preparati usando linee cellulari umane da feti abortiti:

  • due vaccini contro l’epatite A, uno prodotto da Merck (VAQTA), l’altro da Glaxo SmithKline (HAVRIX), entrambi preparati usando la MRC-5;
  • un vaccino contro la varicella, Varivax®, prodotto da Merck usando la WI-38 e la MRC-5.
  • un vaccino contro la poliomielite, il vaccino con il virus di polio inattivato Poliovax® (Aventis-Pasteur, Fr.) usando la MRC-5.
  • un vaccino contro la rabbia, Imovax®, da Aventis-Pasteur, prelevato da cellule umane diploidi infettate, il ceppo MRC-5;
  • un vaccino contro il vaiolo, ACAM 1000, preparato da Acambis usando la MRC-5, ancora in sperimentazione.

Posizione del problema etico collegato con questi vaccini

Dal punto di vista della prevenzione di malattie virali come la rosolia, la parotite, il morbillo, la varicella, l’epatite A, è chiaro che la messa a punto di vaccini efficaci contro tali malattie, e il loro impiego nella lotta contro queste infezioni fino alla loro eradicazione, mediante una immunizzazione obbligatoria di tutte le popolazioni interessate, rappresenta indubbiamente una “pietra miliare” nella lotta secolare dell’uomo contro le malattie infettive e contagiose.

Tuttavia, questi stessi vaccini, poiché sono preparati a partire dai virus raccolti nei tessuti di feti infettati e volontariamente abortiti, e successivamente attenuati e coltivati mediante ceppi di cellule umane ugualmente provenienti da aborti volontari, non mancano di porre importanti problemi etici. L’esigenza di articolare una riflessione morale sulla questione in esame nasce prevalentemente dalla connessione esistente tra la preparazione dei vaccini summenzionati e gli aborti procurati dai quali sono stati ottenuti i materiali biologici necessari per tale preparazione.

Se una persona respinge ogni forma di aborto volontario di feti umani, tale persona non sarebbe in contraddizione con se stessa ammettendo l’uso di questi vaccini di virus vivi attenuati sulla persona dei propri figli? Non si tratterebbe in questo caso di una vera (ed illecita) cooperazione al male, anche se questo male si è attuato quaranta anni fa?

Prima di considerare il caso specifico, è necessario richiamare brevemente i principali assunti dalla dottrina morale classica circa il problema della cooperazione al male7, problema che sorge ogni qualvolta un agente morale percepisca l’esistenza di un legame fra i propri atti e un atto cattivo compiuto da altri.

Il principio della lecita cooperazione al male

La prima distinzione fondamentale è quella tra cooperazione formale e materiale. Si configura una c. formale quando l’agente morale coopera con l’azione immorale di un altro, condividendone l’intenzione cattiva. Quando invece l’agente morale coopera con l’azione immorale di un altro, senza condividerne l’intenzione cattiva, si configura una c. materiale.

La c. materiale viene ulteriormente distinta in immediata (diretta) e mediata (indiretta), a seconda che si tratti di cooperare con l’esecuzione dell’atto cattivo in quanto tale, oppure che si agisca realizzando le condizioni – o fornendo strumenti o prodotti – che rendono possibile l’effettuazione dell’atto cattivo. In relazione, poi, alla “distanza” (sia temporale che in termini di connessione materiale) tra l’atto di cooperazione e l’atto cattivo ad opera altrui, si distingue una c. prossima e una c. remota. La c. materiale immediata è sempre prossima, mentre la c. materiale mediata può essere prossima o remota.

La c. formale è sempre moralmente illecita poiché si tratta di una forma di partecipazione diretta ed intenzionale all’azione cattiva dell’altro8.. La c. materiale talvolta può essere lecita (in base alle condizioni del “duplice effetto” o “volontario indiretto”), ma quando si configura come una c. materiale immediata ad attentati gravi contro la vita umana, essa è da ritenersi sempre illecita, data la preziosità del valore in gioco9.
Un’ulteriore distinzione della morale classica è quella che tra cooperazione al male attiva (o positiva) e cooperazione al male passiva (o negativa), riferendosi la prima al compimento di un atto di cooperazione ad un’azione cattiva compiuta da un altro, mentre la seconda all’omissione di un atto di denuncia o di impedimento di una azione cattiva compiuta da un altro, nella misura in cui sussisteva il dovere morale di fare ciò che è stato omesso10.. Anche la c. passiva può essere formale o materiale, immediata o mediata, prossima o remota. Ovviamente, è da ritenersi illecita ogni c. passiva formale, ma anche la c. passiva materiale generalmente va evitata, pur se si ammette (da parte di molti autori) che non c’è l’obbligo rigoroso di evitarla quando sussistesse un grave incomodo.

Applicazione all’uso dei vaccini preparati con cellule procedenti da embrioni o feti abortiti volontariamente

Nel caso specifico in esame, tre categorie di persone sono coinvolte nella cooperazione al male, male che ovviamente è rappresentato dall’atto di aborto volontario compiuto da altri: a) chi prepara i vaccini mediante ceppi di cellule umane provenienti di aborti volontari; b) chi partecipa alla commercializzazione di tali vaccini; c) chi ha la necessità di utilizzarli per ragioni di salute.

Innanzitutto, va considerata moralmente illecita ogni forma di c. formale (condivisione dell’intenzione cattiva) all’atto di chi ha compiuto l’aborto volontario che ha permesso il reperimento dei tessuti fetali, necessari alla preparazione dei vaccini. Pertanto, chiunque – indipendentemente dalla categoria di appartenenza – cooperasse in qualche modo, condividendone l’intenzione, all’effettuazione di un aborto volontario, finalizzato alla produzione dei vaccini in oggetto, parteciperebbe di fatto alla medesima malizia morale di chi ha compiuto tale aborto. Una tale partecipazione si realizzerebbe ugualmente qualora, sempre condividendo l’intenzione abortiva, ci si limitasse a non denunciare o contrastare, avendo il dovere morale di farlo, tale azione illecita (cooperazione formale passiva).
Qualora tale condivisione formale dell’intenzione cattiva di chi ha compiuto l’aborto non sussista, l’eventuale cooperazione si configurerebbe come materiale, con le seguenti specificazioni.
Per quanto riguarda la preparazione, distribuzione e commercializzazione di vaccini realizzati grazie a l’impiego di materiale biologico la cui origine è collegata a cellule provenienti da feti volontariamente abortiti, in linea di principio va detto che tale processo è moralmente illecito, poiché esso potrebbe contribuire di fatto a incentivare l’effettuazione di altri aborti volontari, finalizzati alla produzione di tali vaccini. Tuttavia, va riconosciuto che all’interno della catena di produzione- distribuzione-commercializzazione, i vari agenti cooperanti possono avere responsabilità morali differenziate.

Ma c’è un altro aspetto da considerare ed è quello della cooperazione materiale passiva che si verrebbe a realizzare da parte dei produttori di questi vaccini, qualora essi non denunciassero e rifiutassero pubblicamente l’atto cattivo d’origine (l’aborto volontario), ed insieme non si impegnassero a ricercare e a promuovere forme alternative, prive di malizia morale, per la produzione degli stessi vaccini. Una tale cooperazione materiale passiva, qualora si verificasse, è altrettanto illecita.
Per quanto concerne chi ha la necessità di utilizzare tali vaccini per ragioni di salute, va precisato che, esclusa ogni c. formale, generalmente medici o genitori per i loro bambini che ricorrono all’uso di tali vaccini, pur conoscendone l’origine (l’aborto volontario), realizzano una forma di cooperazione materiale mediata molto remota, e quindi molto debole, rispetto alla produzione dell’aborto, e una cooperazione materiale mediata, rispetto alla commercializzazione di cellule procedenti da aborti, e immediata, rispetto alla commercializzazione dei vaccini prodotti con tali cellule. La cooperazione è più forte da parte delle autorità e dei sistemi sanitari nazionali che accettano l’uso dei vaccini.
Ma in questa situazione, più emergente è l’aspetto della c. passiva. Ai fedeli e ai cittadini di retta coscienza (padri famiglia, medici, ecc.) spetta di opporsi, anche con l’obiezione di coscienza, ai sempre più diffusi attentati contro la vita e alla “cultura della morte” che li sostiene. E da questo punto di vista, l’uso di vaccini la cui produzione è collegata all’aborto provocato costituisce almeno una cooperazione materiale passiva mediata remota all’aborto, e una cooperazione materiale passiva immediata alla loro commercializzazione. Inoltre, sul piano culturale, l’uso di tali vaccini contribuisce a creare un consenso sociale generalizzato all’operato delle industrie farmaceutiche che li producono in modo immorale.
Pertanto, i medici e i padri di famiglia hanno il dovere di ricorrere a vaccini alternativi 11(se esistenti), esercitando ogni pressione sulle autorità politiche e sui sistemi sanitari affinché altri vaccini senza problemi morali siano disponibili. Essi dovrebbero invocare, se necessario, l’obiezione di coscienza12 rispetto all’uso di vaccini prodotti mediante ceppi cellulari di origine fetale umana abortiva. Ugualmente dovrebbero opporsi con ogni mezzo (per iscritto, attraverso le diverse associazioni, i mass media, ecc.) ai vaccini che non hanno ancora alternative senza problemi morali, facendo pressione affinché vengano preparati vaccini alternativi non collegati a un aborto di feto umano e chiedendo un controllo legale rigoroso delle industrie farmaceutiche produttrici.
Per quanto riguarda le malattie contro le quali non ci sono ancora vaccini alternativi, disponibili, eticamente accettabili, è doveroso astenersi dall’usare questi vaccini solo se ciò può essere fatto senza far correre dei rischi di salute significativi ai bambini e, indirettamente, alla popolazione in generale. Ma se questi fossero esposti a pericoli di salute notevoli, possono essere usati provvisoriamente anche i vaccini con problemi morali. La ragione morale è che il dovere di evitare la cooperazione materiale passiva non obbliga se c’è grave incomodo. In più, ci troviamo, in tale caso, una ragione proporzionata per accettare l’uso di questi vaccini in presenza del pericolo di favorire la diffusione dell’agente patologico, a causa dell’assenza di vaccinazione dei bambini. Questo è particolarmente vero nel caso della vaccinazione contro la rosolia13.
In ogni caso, permane il dovere morale di continuare a lottare e di usare ogni mezzo lecito per rendere difficile la vita alle industrie farmaceutiche che agiscono senza scrupoli etici. Ma il peso di questa importante battaglia certamente non può e non deve ricadere sui bambini innocenti e sulla situazione sanitaria della popolazione – in particolare in quanto riguarda le donne incinte.

In sintesi, va riaffermato che:

  • esiste il dovere grave di usare i vaccini alternativi e di invocare l’obiezione di coscienza riguardo a quelli che hanno problemi morali;
  • per quanto riguarda i vaccini senza alternative, si deve ribadire sia il dovere di lottare perché ne vengano approntati altri, sia la liceità di usare i primi nel frattempo nella misura in cui ciò è necessario per evitare un pericolo grave non soltanto per i propri bambini ma anche e, forse, soprattuto per le condizioni sanitarie della popolazione in genere – donne incinte specialmente ;
  • la liceità dell’uso di questi vaccini non va interpretata come una dichiarazione di liceità della loro produzione, commercializzazione e uso, ma come una cooperazione materiale passiva e, in senso più debole e remoto, anche attiva, moralmente giustificata come extrema ratio in ragione del dovere di provvedere al bene dei propri figli e delle persone che vengono in contato con i figli (donne incinte);
  • tale cooperazione avviene in un contesto di costrizione morale della coscienza dei genitori, che sono sottoposti all’alternativa di agire contro coscienza o mettere in pericolo la salute dei propri figli e della popolazione in generale. Si tratta di un’alternativa ingiusta che deve essere eliminata quanto prima.

  1. J.E.Banatvala, D.W.G.Brown, Rubella, The Lancet, 3 april 2004, vol.363, n°9415, pp.1127-1137.
  2. Rubella, Morbidity and Mortality Weekly Report, 1964, vol.13,
    p.93. .S.A.Plotkin, Virologic Assistance in the Management of German Measles in Pregnancy, JAMA, 26 October 1964, vol.190, pp.265-268.
  3. L.Hayflick, The Limited In Vitro Lifetime of Human Diploid Cell Strains, Experimental Cell Research 1965, 37(3):614-636. G.Sven, S.Plotkin, K.McCarthy,Gamma Globulin Prophylaxis; Inactivated Rubella Virus; Production and Biological Control of Live Attenuated Rubella Virus Vaccines, American Journal of Diseases of Children 1969, 118(2):372-381.
  4. S.A.Plotkin, D.Cornfeld, Th.H.Ingalls, Studies of Immunization With Living Rubella Virus, Trials in Children With a Strain Cultured From an Aborted Fetus, American Journal of Diseases in Children 1965, 110 (4):381-389.
  5. J.P.Jacobs, C.M.Jones, J.P.Baille, Characteristics of a Human Diploid Cell Designated MRC-5, Nature 1970, 277:168-170.
  6. Due altre linee cellulari, che sono permanenti, la linea cellulare HEK 293 da feto abortito, ottenuta da cellule di rene embrionale umano primario trasformato da adenovirus tipo 5 reciso (il materiale del rene fetale venne ottenuto da un feto abortito, probabilmente nel 1972), e la PER.C6, una linea cellulare fetale creata usando tessuto retinico da un bambino abortito di 18 settimane di età gestazionale, sono state sviluppate per la produzione farmaceutica di vettori di adenovirus (per terapia genica). Non sono state coinvolte nella produzione di alcuno dei vaccini con virus vivi attenuati attualmente in uso per via della loro capacità di sviluppare cellule oncogene nel ricevente. Comunque alcuni vaccini, ancora allo stadio di sviluppo, contro il virus Ebola (Crucell,NV e il Vaccine Research Center del National Institutes of Health’s Allergy and Infectious Diseases, NIAID), HIV (Merck), influenza (MedImmune, Sanofi pasteur), encefalite giapponese (Crucell N.V. and Rhein Biotech N.V.) sono preparati usando la linea cellulare PER.C6® (Crucell N.V., Leiden, Paesi Bassi.
  7. Contro queste diverse malattie infettive, esistono alcuni vaccini alternativi, che sono preparati usando cellule o tessuti animali, e quindi eticamente accettabili. La loro disponibilità dipende dal paese interessato. Riguardo al particolare caso degli Stati Uniti, non ci sono altre opzioni, attualmente, in questo paese, per la vaccinazione contro la rosolia, la varicella e l’epatite A se non i vaccini proposti da Merck, preparati usando le linee cellulari umane WI-38 e MRC-5. C’è un vaccino contro il vaiolo preparato con linea cellulare Vero (dal rene di una scimmia verde africana), ACAM2000 (Acambis-Baxter) (vacino contro il vaiolo di seconda generazione, conservato, non approvato negli USA), che offre quindi una alternativa all’Acambis 1000. Ci sono vaccini alternativi contro parotite (Mumpsvax, Merck), morbillo (Attenuvax, Merck), rabbia (RabAvert, Chiron therapeutics), preparati da embrioni di pollo (si sono presentate comunque gravi allergie con l’uso di questi vaccini), poliomielite (IPOL, Aventis-Pasteur, preparato con cellule di rene di scimmia) e vaiolo (vaccino di terza generazione contro il vaiolo MVA, Modified Vaccinia Ankara, Acambis-Baxter)
    In Europa e in Giappone, ci sono altri vaccini disponibili contro la rosolia e l’epatite A, prodotti usando linee cellualri non umane. Il Kitasato Institute produce quattro vaccini contro la rosolia, chiamati Takahashi, TO-336 e Matuba, preparati con cellule provenienti da reni di coniglio e uno (Matuura) preparato con cellule di embrioni di quaglia. Il Chemo-sero-therapeutic research institute Kaketsuken produce un altro vaccino contro l’epatite A, chiamato Aimmugen, preparato con cellule di rene di scimmia. L’unico problema rimanente è con il vaccino Varivax® contro la varicella, per il quale non esiste alternativa.
  8. Il vaccino contro la rosolia che usa il ceppo Wistar RA27/3 di virus di rosolia vivi attenuati, adattato e diffuso nei fibroblasti umani diploidi WI-38 è al centro di attuali controversie intorno alla moralità dell’uso di vaccini preparati con l’aiuto di cellule umane provenienti da feti abortiti.
  9. D.M.Prümmer O.Pr., , De cooperatione ad malum, in Manuale Theologiae Moralis secundum Principia S.Thomae Aquinatis, Tomus I, Friburgi Brisgoviae, Herder & Co., 1923, Pars I, Trat.IX, Caput III, n.2, pp.429-234. .K.H.Peschke,Cooperation in the sins of others, in Christian Ethics. Moral Theology in the Light of Vatican II, vol.I, General Moral Theology, C.Goodliffe Neale Ltd., Arden Forest Indusatrial Estate, Alcester, Warwickshire, B49 6Er, revised edition, 1986, pp.320-324. .A.Fisher, Cooperation in Evil, Catholic Medical Quarterly, 1994, pp.15-22. .D.Tettamanzi, Cooperazione, in Dizionario di Bioetica, S.Leone, S.Privitera ed., Istituto Siciliano di Bioetica, EDB- ISB, 1994, pp.194-198. .L.Melina, La cooperazione con azioni moralmente cattive contro la vita umana, in Commentario Interdisciplinare alla “Evangelium Vitae”, E.Sgreccia, Ramòn Luca Lucas ed., Libreria Editrice Vaticana, 1997, pp.467- 490. E.Sgreccia, Manuale di Bioetica, vol.I, Ristampa della terza edizione, Vita e Pensiero, Milano, 1999, pp.362-363.
  10. Cf.Giovanni Paolo II, Enc.Evangelium vitae, n.74.
  11. ibidem
  12. Catechismo della Chiesa Cattolica n.1868 .
  13. Tali vaccini alternativi sono vaccini preparati mediante ceppi di cellule non umane, ad esempio la linea cellulare Vero (da scimmie)(D.Vinnedge), le cellule di rene di coniglio o di scimmie, o le cellule di embrioni di pollo. Tuttavia è da osservare che si sono verificati gravi allergie con alcuni dei vaccini cosi preparati. L’utilizzo della tecnologia dell’ADN ricombinante potrebbe portare in un prossimo futuro allo sviluppo di nuovi vaccini che non necessiterano più l’uso delle culture di cellule diploide umane per l’attenuazione del virus e la sua coltivazione, perché tali vaccini non saranno preparati a partire del virus attenuato, ma a partire del genoma del virus e dei antigeni così sviluppati (G.CWoodrow, W.M.McDonnell e F.K.Askari). Alcuni studi sperimentali sono stati già condotti utilizzando vaccini a ADN elaborati a partire del genoma del virus della rosolia. Inoltre, alcuni ricercatori asiatici stanno cercando di utilizzare il virus della varicella come vettore per l’inserimento di geni codificanti gli antigeni virali della rosolia. Questi studi sono ancora preliminari e la messa a punto di preparazioni vaccinali utilizzabili nella pratica clinica richiede tempi lunghi e costi elevati. .D.Vinnedge, The Smallpox Vaccine, The National Catholic Bioethics Quarterly, Spring 2000, vol.2, n°1, p.12..G.C.Woodrow, An Overview of Biotechnology As Applied to Vaccine Development, in «New Generation Vaccines», G.C.Woorow, M.M.Levine eds., Marcel Dekker Inc., New York and Basel, 1990, vedi pp.32-37. W.M.McDonnell, F.k.Askari, Immunization, JAMA, 10 December 1997, vol.278, n°22, pp.2000-2007, vedi pp.2005-2006.
  14. Un tale dovere può portare, di conseguenza, a fare “obiezione di coscienza” quando l’atto riconosciuto illecito è un atto permesso o anche incoraggiato dalle leggi del paese e attenta alla vita umana. L’Enciclica Evangelium Vitae ha sottolineato questo “obbligo di opporsi” alle legge che permettono l’aborto o l’eutanasia “mediante obiezione di coscienza”(n.73).
  15. Questo è particolarmente vero nel caso della vaccinazione contro la rosolia, a causa del pericolo della rosolia congenita. Una tale affezione, causando malformazioni congenite grave nel feto, potrebbe accadere quando una donna incinta entra in contatto, anche breve, con bambini non immunizzati e portatori del virus . In tale caso i genitori che non hanno accettato la vaccinazione dei propri figli si rendono responsabili delle malformazioni in questione e del successivo aborto dei feti, quando scoperti malformati.

il secondo è questo del 2008 al n.34

L’uso di “materiale biologico” umano di origine illecita

34. Per la ricerca scientifica e per la produzione di vaccini o di altri prodotti talora vengono utilizzate linee cellulari che sono il risultato di un intervento illecito contro la vita o l’integrità fisica dell’essere umano. La connessione con l’azione ingiusta può essere immediata o mediata, dato che si tratta generalmente di cellule che si riproducono facilmente e in abbondanza. Questo “materiale” talvolta viene commercializzato, talvolta è distribuito gratuitamente ai centri di ricerca da parte degli organismi statali che per legge hanno tale compito. Tutto ciò dà luogo a diversi problemi etici, in tema di cooperazione al male e di scandalo. Conviene pertanto enunciare i principi generali, a partire dai quali gli operatori di retta coscienza possono valutare e risolvere le situazioni in cui eventualmente potrebbero essere coinvolti nella loro attività professionale.

Occorre ricordare innanzitutto che la stessa valutazione morale dell’aborto «è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l’uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica e legalmente ammessa in alcuni Stati… L’uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona» [54]. Queste forme di sperimentazione costituiscono sempre un disordine morale grave [55].

35. Una fattispecie diversa viene a configurarsi quando i ricercatori impiegano “materiale biologico” di origine illecita che è stato prodotto fuori dal loro centro di ricerca o che si trova in commercio. L’Istruzione Donum vitae ha formulato il principio generale che in questi casi deve essere osservato: «I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani. In particolare non possono essere oggetto di mutilazioni o autopsie se la loro morte non è stata accertata e senza il consenso dei genitori o della madre. Inoltre va sempre fatta salva l’esigenza morale che non vi sia stata complicità alcuna con l’aborto volontario e che sia evitato il pericolo di scandalo» [56].

A tale proposito è insufficiente il criterio dell’indipendenza formulato da alcuni comitati etici, vale a dire, affermare che sarebbe eticamente lecito l’utilizzo di “materiale biologico” di illecita provenienza, sempre che esista una chiara separazione tra coloro che da una parte producono, congelano e fanno morire gli embrioni e dall’altra i ricercatori che sviluppano la sperimentazione scientifica. Il criterio di indipendenza non basta a evitare una contraddizione nell’atteggiamento di chi afferma di non approvare l’ingiustizia commessa da altri, ma nel contempo accetta per il proprio lavoro il “materiale biologico” che altri ottengono mediante tale ingiustizia. Quando l’illecito è avallato dalle leggi che regolano il sistema sanitario e scientifico, occorre prendere le distanze dagli aspetti iniqui di tale sistema, per non dare l’impressione di una certa tolleranza o accettazione tacita di azioni gravemente ingiuste [57]. Ciò infatti contribuirebbe a aumentare l’indifferenza, se non il favore con cui queste azioni sono viste in alcuni ambienti medici e politici.

Talvolta si obietta che le considerazioni precedenti sembrano presupporre che i ricercatori di buona coscienza avrebbero il dovere di opporsi attivamente a tutte le azioni illecite realizzate in ambito medico, allargando così la loro responsabilità etica in modo eccessivo. Il dovere di evitare la cooperazione al male e lo scandalo, in realtà, riguarda la loro attività professionale ordinaria, che devono impostare rettamente e mediante la quale devono testimoniare il valore della vita, opponendosi anche alle leggi gravemente ingiuste. Va pertanto precisato che il dovere di rifiutare quel “materiale biologico” – anche in assenza di una qualche connessione prossima dei ricercatori con le azioni dei tecnici della procreazione artificiale o con quella di quanti hanno procurato l’aborto, e in assenza di un previo accordo con i centri di procreazione artificiale – scaturisce dal dovere di separarsi, nell’esercizio della propria attività di ricerca, da un quadro legislativo gravemente ingiusto e di affermare con chiarezza il valore della vita umana. Perciò il sopra citato criterio di indipendenza è necessario, ma può essere eticamente insufficiente.

Naturalmente all’interno di questo quadro generale esistono responsabilità differenziate, e ragioni gravi potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l’utilizzo del suddetto “materiale biologico”. Così, per esempio, il pericolo per la salute dei bambini può autorizzare i loro genitori a utilizzare un vaccino nella cui preparazione sono state utilizzate linee cellulari di origine illecita, fermo restando il dovere da parte di tutti di manifestare il proprio disaccordo al riguardo e di chiedere che i sistemi sanitari mettano a disposizione altri tipi di vaccini. D’altra parte, occorre tener presente che nelle imprese che utilizzano linee cellulari di origine illecita non è identica la responsabilità di coloro che decidono dell’orientamento della produzione rispetto a coloro che non hanno alcun potere di decisione.

Nel contesto della urgente mobilitazione delle coscienze in favore della vita, occorre ricordare agli operatori sanitari che «la loro responsabilità è oggi enormemente accresciuta e trova la sua ispirazione più profonda e il suo sostegno più forte proprio nell’intrinseca e imprescindibile dimensione etica della professione sanitaria, come già riconosceva l’antico e sempre attuale giuramento di Ippocrate, secondo il quale ad ogni medico è chiesto di impegnarsi per il rispetto assoluto della vita umana e della sua sacralità» [58].

CONCLUSIONE

36. L’insegnamento morale della Chiesa è stato talvolta accusato di contenere troppi divieti. In realtà esso è fondato sul riconoscimento e sulla promozione di tutti i doni che il Creatore ha concesso all’uomo, come la vita, la conoscenza, la libertà e l’amore. Un particolare apprezzamento meritano perciò non soltanto le attività conoscitive dell’uomo, ma anche quelle pratiche, come il lavoro e l’attività tecnologica. Con queste ultime, infatti, l’uomo, partecipe del potere creatore di Dio, è chiamato a trasformare il creato, ordinandone le molteplici risorse in favore della dignità e del benessere di tutti gli uomini e di tutto l’uomo, e ad esserne anche il custode del valore e dell’intrinseca bellezza.

Ma la storia dell’umanità è testimone di come l’uomo abbia abusato, e abusi ancora, del potere e delle capacità che gli sono state affidate da Dio, dando luogo a diverse forme di ingiusta discriminazione e di oppressione nei confronti dei più deboli e dei più indifesi. I quotidiani attentati contro la vita umana; l’esistenza di grandi aree di povertà nelle quali gli uomini muoiono di fame e di malattia, esclusi dalle risorse conoscitive e pratiche di cui invece dispongono in sovrabbondanza molti Paesi; uno sviluppo tecnologico ed industriale che sta creando il concreto rischio di un crollo dell’ecosistema; l’uso delle ricerche scientifiche nell’ambito della fisica, della chimica e della biologia per scopi bellici; le numerose guerre che ancor oggi dividono popoli e culture, sono, purtroppo, soltanto alcuni segni eloquenti di come l’uomo possa fare un cattivo uso delle sue capacità e diventare il peggior nemico di se stesso, perdendo la consapevolezza della sua alta e specifica vocazione di essere collaboratore dell’opera creatrice di Dio.

Parallelamente la storia dell’umanità manifesta un reale progresso nella comprensione e nel riconoscimento del valore e della dignità di ogni persona, fondamento dei diritti e degli imperativi etici con cui si è cercato e si cerca di costruire la società umana. Proprio in nome della promozione della dignità umana si è, perciò, vietato ogni comportamento ed ogni stile di vita che risultava lesivo di tale dignità. Così, per esempio, i divieti, giuridico-politici e non solo etici, nei confronti delle varie forme di razzismo e di schiavitù, delle ingiuste discriminazioni ed emarginazioni delle donne, dei bambini, delle persone malate o con gravi disabilità, sono testimonianza evidente del riconoscimento del valore inalienabile e dell’intrinseca dignità di ogni essere umano e segno di un progresso autentico che percorre la storia dell’umanità. In altri termini, la legittimità di ogni divieto si fonda sulla necessità di tutelare un autentico bene morale.

37. Se il progresso umano e sociale si è inizialmente caratterizzato soprattutto attraverso lo sviluppo dell’industria e della produzione dei beni di consumo, oggi si qualifica per lo sviluppo dell’informatica, delle ricerche nel campo della genetica, della medicina e delle biotecnologie applicate anche all’uomo, settori di grande importanza per il futuro dell’umanità nei quali, però, si verificano anche evidenti e inaccettabili abusi. «Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce. Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani» [59].

In virtù della missione dottrinale e pastorale della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede si è sentita in dovere di riaffermare la dignità e i diritti fondamentali e inalienabili di ogni singolo essere umano, anche negli stadi iniziali della sua esistenza, e di esplicitare le esigenze di tutela e di rispetto che il riconoscimento di tale dignità a tutti richiede.

L’adempimento di questo dovere implica il coraggio di opporsi a tutte quelle pratiche che determinano una grave e ingiusta discriminazione nei confronti degli esseri umani non ancora nati, che hanno la dignità di persona, creati anch’essi ad immagine di Dio. Dietro ogni “no” rifulge, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande “sì” al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all’esistenza.

I fedeli si impegneranno con forza a promuovere una nuova cultura della vita, accogliendo i contenuti di questa Istruzione con l’assenso religioso del loro spirito, sapendo che Dio offre sempre la grazia necessaria per osservare i suoi comandamenti e che in ogni essere umano, soprattutto nei più piccoli, si incontra Cristo stesso (cf. Mt 25, 40). Anche tutti gli uomini di buona volontà, in particolare i medici e i ricercatori aperti al confronto e desiderosi di raggiungere la verità, sapranno comprendere e condividere questi principi e valutazioni, volti alla tutela della fragile condizione dell’essere umano nei suoi stadi iniziali di vita e alla promozione di una civiltà più umana.

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’Udienza concessa il 20 giugno 2008 al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Istruzione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’8 settembre 2008, Festa della Natività della Beata Vergine Maria.

William Card. Levada
Prefetto

Luis F. Ladaria, S.I.Arcivescovo tit. di Thibica
Segretario

😊 il terzo li riporta entrambi, emanato nel 2017 ergo… nessuno si era accorto che la Chiesa si era già espressa in materia?? purtroppo leggono solo i Media e sono tuttologi delle supercazzole….