Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nel Venerdì Santo

 Con la tua Croce hai redento il mondo. Quando gli esseri umani tacciono impotenti dinanzi a queste inquietanti domande, la risposta è offerta dalla fede. E’ una risposta racchiusa nell’evento stesso che quest’oggi commemoriamo: la morte di Cristo. Mentre, in effetti, la notte è ancora scura, si intravede già l’alba del giorno nuovo, il giorno della risurrezione. La vittoria definitiva non è della morte. L’ultima parola è di Dio, che risusciterà, il terzo giorno, il Figlio unigenito immolato per noi. (Giovanni Paolo II)

VIA CRUCIS AL COLOSSEO

PAROLE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II 

Venerdì Santo, 18 aprile 2003

«Ecce lignum crucis in quo salus mundi pependit… Venite adoremus». Abbiamo sentito questa parola nell’odierna liturgia: ecco il legno della croce.

È la parola chiave del Venerdì Santo. Ieri, nel primo giorno del «Triduum Sacrum», il Giovedì Santo, abbiamo sentito «Hoc est corpus meum quod pro vobis tradetur. Ecco il mio corpo che sarà dato per voi».

Oggi noi vediamo come queste parole di ieri, Giovedì Santo, si sono realizzate: ecco il Golgota, ecco il Corpo di Cristo sulla Croce. «Ecce lignum Crucis in quo salus mundi pependit».

Mistero della fede! L’uomo non poteva immaginare questo mistero, questa realtà. La poteva rivelare Dio solo. L’uomo non ha la possibilità di donare la vita dopo la morte. La morte della morte. Nell’ordine umano, la morte è l’ultima parola. La parola che viene dopo, la parola della Risurrezione, è parola solamente di Dio e per questo noi celebriamo con tanto profondo affetto questo «Triduum Sacrum».

Oggi preghiamo Cristo deposto dalla Croce e sepolto. Viene sigillato il suo sepolcro. E domani in tutto il mondo, in tutto il cosmo, in tutti noi, sarà profondo il silenzio. Silenzio di attesa. «Ecce lignum Crucis in quo salus mundi pependit». Questo Legno della morte, il Legno che ha portato alla morte il Figlio di Dio, apre la strada verso il giorno dopo: Giovedì, venerdì, sabato, domenica. Domenica sarà Pasqua! E sentiremo le parole della liturgia. Oggi abbiamo sentito: «Ecce lignum Crucis in quo salus mundi pependit». Salus mundi! Sulla Croce! E dopodomani, canteremo: «Surrexit de sepulchro… qui pro nobis pependit in ligno». Ecco la profondità, la semplicità divina, di questo Triduo pasquale.

Auguro a tutti noi di vivere questo Triduo il più profondamente possibile. Siamo come ogni anno qui, intorno al Colosseo. È un simbolo. Questo Colosseo è un simbolo. Soprattutto ci parla dei tempi passati, di quel grande impero romano che è crollato. Ci parla di quei martiri cristiani che qui hanno testimoniato con la loro vita e con la loro morte. È difficile trovare un altro posto dove il Mistero della Croce parli più eloquentemente che qui, davanti a questo Colosseo.

«Ecce lignum Crucis in quo salus mundi pependit». Salus mundi!

Auguro a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, di vivere questo «Triduum Sacrum» — Giovedì, Venerdì, Sabato Santo, Vigilia pasquale, e poi la Pasqua —, di viverlo sempre più profondamente e anche di testimoniarlo.

Sia lodato Gesù Cristo! 


1. “Adoramus Te, Christe, et benedicimus Tibi, quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum – Noi ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Croce hai redento il mondo”.

Con la tua Croce! Ad ogni stazione della Via Crucis abbiamo cantato quest’invocazione che esprime non solo il senso del Venerdì Santo, ma il mistero stesso della nostra salvezza. Con la Croce Gesù ci ha strappati dal potere della morte e del peccato; con la Croce ci ha redenti e ci ha riaperto le porte dell’eterna beatitudine. 

Al termine di questo giorno di penitenza e di preghiera, restiamo in silenziosa contemplazione di Dio che ha sacrificato il suo Figlio, il suo unico Figlio, per la salvezza del mondo.

La Via Crucis ci ha fatto rivivere la passione di Cristo, passione che misteriosamente continua nel nostro tempo e fino alla fine dei tempi. 

2. Quanti nostri fratelli e sorelle stanno rivivendo nella loro carne il dramma del Calvario! Quanto numerose sono le “vie crucis” dimenticate! Penso alle tragiche immagini di violenza, di guerre e di conflitti, che quotidianamente ci giungono da tanti luoghi; all’angoscia e al dolore di individui e di popoli d’ogni Continente; alla morte per fame e per stenti di migliaia di adulti e di bambini innocenti; allo sfregio della dignità umana, purtroppo perpetrato a volte nel nome di Dio.

Possiamo restare indifferenti dinanzi a questo lancinante grido di dolore che si leva da tante parti del Pianeta? 

3. Con la tua Croce hai redento il mondo. Quando gli esseri umani tacciono impotenti dinanzi a queste inquietanti domande, la risposta è offerta dalla fede. E’ una risposta racchiusa nell’evento stesso che quest’oggi commemoriamo: la morte di Cristo. Mentre, in effetti, la notte è ancora scura, si intravede già l’alba del giorno nuovo, il giorno della risurrezione. La vittoria definitiva non è della morte. L’ultima parola è di Dio, che risusciterà, il terzo giorno, il Figlio unigenito immolato per noi. 

4. Stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa. Ai piedi della Croce c’eri Tu, Madre Addolorata, speranza e sostegno di tutti gli uomini pellegrini sulla terra. Anche sotto la Croce hai sperimentato il silenzio e l’abbandono, ma la tua fede non ha vacillato.

O Vergine fedele, fa’ che restiamo in orante contemplazione del mistero che quest’oggi commemoriamo. Aiutaci ad abbracciare con amore Cristo crocifisso, il tesoro più prezioso che l’Onnipotente ci abbia donato.

Adoramus Te, Christe, et benedicimus Tibi, quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum “.

La tua Croce, o Cristo, è la nostra salvezza!


VIA CRUCIS AL COLOSSEO

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Palatino
Venerdì Santo, 6 aprile 2007

Cari fratelli e sorelle,

seguendo Gesù nella via della Sua passione vediamo non soltanto la passione di Gesù, ma vediamo tutti i sofferenti del mondo ed è questa la profonda intenzione della preghiera della Via Crucis: di aprire i nostri cuori e aiutarci a vedere con il cuore.

I Padri della Chiesa hanno considerato come il più grande peccato del mondo pagano la insensibilità, la durezza del cuore e amavano la profezia del profeta Ezechiele: “Vi toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (cf Ez 36,26). Convertirsi a Cristo, divenire cristiano voleva dire ricevere un cuore di carne, un cuore sensibile per la passione e la sofferenza degli altri.

Il nostro Dio non è un Dio lontano, intoccabile nella sua beatitudine: il nostro Dio ha un cuore. Anzi ha un cuore di carne, si è fatto carne proprio per poter soffrire con noi ed essere con noi nelle nostre sofferenze. Si è fatto uomo per darci un cuore di carne e per risvegliare in noi l’amore per i sofferenti, per i bisognosi.

Preghiamo in questa ora il Signore per tutti i sofferenti del mondo. Preghiamo il Signore perché ci dia realmente un cuore di carne, ci faccia messaggeri del Suo amore non solo con parole, ma con tutta la nostra vita. Amen.


ADORAZIONE DELLA CROCE in video

Ecce lignum crucis, in quo salus mundi pependit. Venite adoremus! Flectamus genua, né Levate Con Benedetto XVI Venerdì Santo 22 aprile 2011 Gesù “innalzato da terra” sopra la croce è simile al chicco di grano in terra e così può portare molto frutto (cf Gv 12,24).

La Gloria non è premio alla croce, ma la stessa Croce è la Gloria: Elevatio Crucis, Exaltatio Gloriae. La croce, lungi dall’essere un segno di fallimento, è trionfo e gloria. L’esaltazione designa, infatti, il potere regale di Cristo. “Oggi è sospeso al legno Colui che ha sospeso la terra sulle acque, Cinto di una corona di spine, il Re degli angeli. Una porpora vergognosa riveste Colui che ha avvolto il cielo di nubi. Riceve degli schiaffi, Colui che nel Giordano liberò Adamo. Appeso con dei chiodi, lo Sposo della Chiesa. Trafitto da una lancia, il Figlio della Vergine. Adoriamo la tua passione, o Cristo; mostraci anche la tua gloriosa Risurrezione. La tua croce, o Signore, è vita e risurrezione per il popolo tuo.! (Inno della Liturgia bizantina del VII secolo)

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