Così stanno silenziando il Vangelo e quindi: 5 cose da fare se i Vescovi tacciono

Pubblichiamo prima la trascrizione dell’omelia tenuta dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, il 6 agosto 2023 in occasione della festa di San Donato, vescovo e martire, alla presenza del card. Ernest Simoni, di altre autorità religiose, nonché civili e militari.

A seguire 5 saggi consigli di Tommaso Scandroglio – vedi qui – che, volentieri, facciamo nostri.

Dopo aver salutato le autorità religiose, in particolare il card. Ernest Simoni, quelle civili e militari, il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, ha detto:

«Giorni nuvolosi e di caligine» (Ez 34, 12).

Il tempo che viviamo richiama, in qualche modo, i giorni oscuri di cui parla il profeta Ezechiele, appena ascoltato. Le nubi fanno parte della storia e sono il segno della presenza del male. A volte, le tenebre, si manifestano con brutalità, ma oggi, più spesso, assumano un volto suadente, che seducono con parole nobili che mascherano il tentativo di allontanare da Dio e così dissolvere l’uomo.

In nome di una libertà assoluta, infatti, si tenta di cancellare il senso del limite fisico e morale, di far credere che l’uomo è padrone incondizionato di se stesso, che la Fede è contro il progresso la libertà e la gioia. Ma sbarazzarsi di Dio significa negare l’uomo e la sua inviolabile dignità; significa rinchiuderlo in se stesso e condannarlo ad una noia forse soddisfatta, ma certamente disperata.

Senza la Fede possiamo avere degli obiettivi, ma certamente non abbiamo orizzonti. È questo che l’uomo cerca?

Se ascoltiamo le voci, così profonde del nostro cuore, e se guardiamo sotto la coltre della superficie chiassosa e appariscente, sentiamo che in ogni dove emerge la domanda di significato e di senso, il desiderio d’infinito, il bisogno di un amore affidabile, di un mondo diverso da quello che viene propagandato e, quasi, imposto. Se siamo onesti non sentiamo in noi una sottile nostalgia, anzi non percepiamo forse di essere noi stessi nostalgia di Cielo, cioè del Paradiso? Si tratta dell’anelito verso una felicità piena e perenne che non sta nelle nostre mani, ma che è da invocare dall’Alto e in ginocchio. Non è questa la nostra realtà, la nostra esperienza di tutti i giorni? Se non siamo troppo distratti da tutto ciò che vuole distrarci, dall’essenziale…

«Io sono il buon Pastore» (Gv 10, 11)

Gesù è pastore delle pecore ed è il modello dei pastori della sua Chiesa. Non esistono altri riferimenti, criteri, modalità, idee al di fuori di Lui. Egli da i tratti essenziali e irrinunciabili per i pastori di ogni tempo, secondo non i criteri della cultura vincente e delle epoche diffuse, ma anche del nostro tempo. Che è un tempo complicato e confuso, dove sembra che tutto, anche il pastore di anime, debba cambiare per essere vicino, per ascoltare e condividere la vita. Nella cultura odierna, infatti, pare che il pensiero non debba pensare, ma solo ascoltare, non spiegare ma condividere, tanto meno indicare la via da percorrere, ma solo cercare insieme per non apparire presuntuosi e per non fare il proselitismo.

Ma così il Vangelo è silenziato!

Gesù è stato vicino alla gente, ha provocato i suoi Apostoli quando, dopo aver parlato del suo Corpo come pane da mangiare e il suo Sangue come bevanda da bere (cfr. Gv 6), fu abbandonato dalla folla.

«Volete andarvene anche voi?»:

Egli chiede provocatoriamente ai suoi Apostoli. Egli disposto a rimanere totalmente solo. Ha scortato i discepoli di Emmaus, Gesù, affinché prendessero coscienza del loro turbamento interiore, affinché dessero un nome alla loro disperazione, e nei cuori ardesse il desiderio del Maestro: così com’è accaduto.

«Non sentivamo ardere il nostro cuore mentre Egli parlava?» (cfr. Lc 22).

Sempre ha detto Gesù una parola nuova e impensabile: Se stesso. Non ha inseguito le idee del popolo, le aspettative dei suoi concittadini che volevano i miracoli per risolvere i problemi terreni. Ma ha sempre offerto una parola diversa che tirasse fuori da se stessi, per far entrare in un mondo nuovo, in un modo nuovo di pensare e di stare nel mondo senza esserne assorbiti. Il pastore è padre insostituibile. Nessuno lo può sostituire. Egli, pertanto, deve conoscere il suo gregge. Non è un ascolto, prolisso, mondano, compiaciuto, ossessivo, ma è spirituale, dove emerge la Parola di Cristo: Parola che riassume, illumina e dà senso alle parole umane, dà ragione delle piccole ragioni umane.

Inoltre il pastore delle guidare le comunità ai pascoli di alti Dio.

La tentazione, a volte, è quella di condurre secondo le aspettative mondane, inseguendo il consenso, anziché la meta della vita eterna, verso la quale siamo incamminati e che spesso, forse, dimentichiamo. Allora le anime possono applaudire, ma non sono nutrite, quando noi inseguiamo le loro aspettative puramente umane. Presto si allontanano, le anime, deluse e smarrite, e vanno in cerca e di erba fresca e di acqua di sorgente, non di cisterne screpolate e vecchie. Anche ciò che appare nuovo può essere screpolato e vecchio, perché non è secondo la volontà di Cristo. Il pastore deve anche essere pronto, come dice il Vangelo, a lottare con i lupi, altrimenti sarà un mercenario che fugge, o che tratta, per apparire aperto e in dialogo.

Oggi sempre che parlare di lotta contro il male sia intollerante. Ma Gesù ha smascherato il male per salvare coloro che lo fanno. Lo ha smascherato proprio come atto d’amore. Lottare per salvare è amore. Una forma con cui oggi si maschera il male è considerare che qualunque se scelta, se libera, è buona, a prescindere dal suo contenuto e che ogni situazione sia morale se porta in sé qualche aspetto di bene. Ma qualche frammento buono — lo sappiamo per esperienza, se siamo onesti —, non rende buona una situazione intrinsecamente sbagliata. Così come alcuni elementi di verità non rendono vera una bugia.

Certe derive culturali inquinano le menti e i costumi, e possono riflettersi anche sulla stessa Fede. Infatti il buon Pastore dà la vita per il suo gregge. Conoscere, guidare… conoscere le nostre, le proprie pecorelle, guidare il popolo di Dio, lottare, non è forse dare la vita? Affrontare l’incomprensione e la critica, la denigrazione e il giudizio di essere fuori dalla realtà del progresso, incapaci di comprendere il nuovo che avanza, non vuole forse dire donarsi e, in un certo modo, morire perché altri abbiamo la vita, la vita eterna?

Cari amici, il nuovo che avanza è in mezzo a noi: non temiamo, non abbiamo paura. Il nuovo che avanza è in mezzo a noi, segno visibile di Gesù buon Pastore che continua a dare la vita nell’Eucarestia e nella storia. È in mezzo a noi. Il card. Ernst Simoni — la sua fede tenace, sostenuta dalla Grazia — ha affrontato la persecuzione fisica e morale di un regime vecchio e perdente. Grazie a Lei, Eminenza e fratello carissimo, la sua presenza c’incoraggia a non temere, a non ritirarci impotenti, a non a non tacere smarriti, ad amare l’uomo e quindi a lottare per il bene della Verità. Lei ci testimonia che possono cambiare molte cose, ma che la vita del cristiano — e del pastore — non cambia. Anzi, il cuore dell’uomo non cambierà mai, perché il discepolo non è più grande del suo Maestro. Non dobbiamo meravigliarci e non dobbiamo temere.

Il maestro è Cristo Gesù, unica nostra speranza. Amen.


Per approfondire suggeriamo: Se il Sinodo o sinodalità non porta la Verità tradisce la propria missione


BUONA BATTAGLIA – di Tommaso Scandroglio – NBQ 21.11.2023

Che fare se i vescovi tacciono? Cinque armi per il cattolico

Di fronte alle “litanie” dell’uomo postmoderno e al fatto che alcuni uomini di Chiesa sono collusi con il male o tacciono, il cattolico ha alcune armi a diposizione: dalla formazione alla preghiera, ecco un comodo vademecum. 

Le litanie dell’uomo post-moderno le conosciamo bene tutti. Aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, utero in affitto, sperimentazione sugli embrioni, contraccezione, glaciazione demografica, nomadismo sessuale, divorzio, omosessualità, transessualità, unioni civili, “matrimoni” gay, omogenitorialità, gender nelle scuole, leggi ingiuste, poteri forti, europeismo e globalizzazione, eugenetica, darwinismo, politicamente corretto, cancel culture, ambientalismo, catastrofismo climatico, femminismo, odio verso il maschio bianco eterosessuale, rigetto di ogni forma di autorità e crisi del ruolo genitoriale, rifiuto delle radici cristiane dell’Occidente, agnosticismo e ateismo pratico dei battezzati, donne prete, abolizione del celibato ecclesiastico, benedizione di coppie gay, abusi liturgici, crollo delle vocazioni e della partecipazione alla Messa domenicale, vergogna di appartenere alla Chiesa cattolica, ecumania, democraticismo ecclesiale, buonismo in talare, pauperismo cattolico, ripudio della dottrina a favore del pastoralismo e via deprimendosi.

Di fronte a tutto questo e di fronte al fatto che alcuni uomini di Chiesa sono collusi con il male perché nulla fanno e nulla dicono e altri sono doppiamente collusi perché addirittura remano in modo attivo contro la verità, che fare? Insomma la diagnosi, almeno all’interno di alcuni ambienti cattolici, è chiara: il paziente è moribondo. Però manca una terapia efficace.

In modo preliminare è bene ricordare che nulla salus extra Ecclesiam. Non cerchiamo la salvezza in chiese separate, scismatiche, eretiche. Non cerchiamo la salvezza nella politica, in nuovi o vecchi sistemi filosofici. Cerchiamola solo all’interno delle mura della Chiesa cattolica sebbene molte di queste siano a pezzi e dal soffitto piova acqua ogni volta che c’è un temporale (e il temporale attuale pare non passare mai). Detto ciò indichiamo alcuni strumenti per la famosa e paolina buona battaglia.

Informazione. È vero, anneghiamo nell’infodemia, ma nella sfortuna, la fortuna. Rispetto al passato le fonti di informazioni si sono sì moltiplicate all’infinito a motivo di internet, ma, grazie a questo, anche chi ama la verità è in grado con pochi mezzi di pubblicare notizie vere. Occorre quindi saper discernere e distinguere – cose non sempre facile – tra il farlocco e l’autentico, tra la bufala e il fatto, tra la pula e il grano. Però il grano c’è e questo deve dare speranza. Bisogna saper quindi individuare una fonte attendibile da cui scorre acqua limpida e non avvelenata e abbeverarsi lì. Informarsi significa anche trascurare la notizia che riguarda gli addobbi natalizi in casa Ferragnez per dedicarsi a notizie che hanno il profumo delle cose serie e decisive per la propria vita.

Formazione. È necessario avere nella mente e nel cuore validi criteri di giudizio del reale. Non basta conoscere i fatti, occorre anche, banale a dirsi, saperli giudicare correttamente. Qui abbiamo uno degli spartiacque decisivo che fa dire ad alcuni “bene l’aiuto al suicidio perché siamo noi a decidere della nostra vita” ed ad altri “male perché tu ti meriti di più che toglierti la vita”; “bene le coppie gay come genitori” e “male perché non è un atto amore verso i bambini togliergli la mamma o il papà”; “bene le donne diaconesse perché siamo tutti uguali” e “male perché per fortuna Dio ci ha fatto tutti diversi ma con pari dignità”.

Testimonianza. Oggi si scrive “testimonianza” ma si legge “martirio”. Fino a ieri, almeno qui in Italia, ti potevi dire cattolico e gli altri non ti degnavano di grande considerazione. «Fai pure quello che vuoi, ma non venirmi a disturbarmi con il tuo Dio», si diceva in buona sostanza. Oggi il vento è cambiato. Il credente è perseguitato e non gli è più nemmeno permesso pensare alcune cose. Purtroppo non puoi più permetterti il lusso di assumere posizioni neutrali, di chiamarti fuori dalla rissa. È come stare in mezzo al fiume: se decidi di non nuotare, finisci a valle. Sei costretto quindi a prendere posizione perché, se non lo fai, giochi a favore del nemico, pur sapendo che, così facendo, ti esporrai al fuoco di questo nemico e a volte anche al fuoco amico.

E dunque, nella scuola di tuo figlio insegnano che l’omosessualità è una variante normale della sessualità? Devi andare a parlare con i docenti. Il tuo collega invita te e tua moglie ad uscire con lui e la sua compagna, donna divorziata? Esci pure, ma approfitta dell’occasione per farlo riflettere almeno un poco sulla sua decisione. La coppia di amici in vacanza ti informa che stanno cercando un figlio con l’aiuto della provetta? Anche a costo di rovinare la vacanza devi dire la tua (è appurato: su questi temi potete essere anche i più delicati possibile, ma ciò che suscita le ire di chi vi ascolta è cosa voi dite, non come lo dite). Tuo figlio vuole andare a convivere? Devi resistere alla tentazione fortissima di aiutarlo economicamente nel realizzare questo obiettivo anche se ti costerà molte notti sul divano, causa moglie dissenziente («non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre» (Mt 10, 34-35): questo Gesù non ne sbagliava una). Rassegnatevi: oggi una delle forme più alte di carità è risultare antipatici.

L’unione fa la forza. Se possibile è assai utile aderire a qualche realtà associativa, circolo culturale, confraternita, movimento, impegnarsi in parrocchia, etc. Insomma, non rimanere completamente soli. Ovviamente il gruppo prescelto deve essere sano e ben orientato. Ciò detto una delle patologie più virulente che serpeggia nell’associazionismo cattolico è la divisione tra le varie realtà. Questo a motivo di personalismi esasperati. Insomma la superbia ha spesso l’ultima parola. E dunque a fronte di un popolo cattolico anche ricco di buon senso – sì esiste anche se poco numeroso e invisibile – formato da soldati semplici, ecco che abbiamo i loro generali che bisticciano tra loro e si ostacolano a vicenda.

Sacramenti, preghiera e sacrifici. La lotta contro il male – e prima di tutto il male da sconfiggere è il nostro peccato personale – è una lotta essenzialmente spirituale. Occorrono quindi le armi spirituali per conquistare anime (e la prima anima da conquistare a Cristo è la nostra). Se vuoi cambiare il mondo, non ci riuscirai mai se gli assomigli troppo (cit.) e per non assomigliargli devi assomigliare a Cristo. Allora dopo tante dosi di vaccino, facciamoci una dose di Santa Eucarestia a settimana. I richiami sono indispensabili. Se poi vuoi correre veloce verso la meta, lascia a terra i fardelli dei peccati con la confessione. Tra l’altro ti accorgerai che sarai meno indulgente verso il male – soprattutto il tuo – e più indulgente verso chi compie il male. L’evangelizzazione senza la grazia di Dio è vuoto attivismo, rischiando di appiattirsi sulle stesse logiche mondane che si vogliono combattere.

Un’ora di adorazione davanti al Santissimo sacramento, poi, vale più di mille conferenze e di mille articoli come quello che stai leggendo. Un Rosario sgranato muove montagne che montagne di libri non potrebbero mai muovere. Un pasto saltato, una sera senza serie Tv, il digiuno dal fumo per un intero giorno, una bibita bevuta dopo alcune ore di una giornata agostana possono creare inaspettate brecce in cuori chiusi ed induriti. La sofferenza perché la figlia adolescente sta buttando via il suo corpo insieme alla sua anima, l’ansia per la propria situazione economica che più nera di così non si può, il dolore fisico per una malattia feroce che fa scempio del tuo corpo, lo strazio per la perdita del coniuge, l’afflizione nel vedere tua madre anziana che con la testa è ormai tornata fanciulla, il logorio tutto interiore nel sopportare il presidente dell’Associazione Persone Moleste, sono cartucce preziosissime se sparate nella giusta direzione. Offriamo tutto a Dio e soffriamo tutto per Dio. Lui riciclerà le nostre sofferenze in miracoli.

I commenti sono chiusi.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑