Quale Gesù volete?

Il modernismo ha creato un Gesù ad immagine e somiglianza del mondo moderno: un “simpaticone” che piace a tutti, che approva tutto per la felicità di tutti, un risolutore dei problemi affinché non ci siano più tribolazioni, un sentimentale pronto ad esaudire ogni desiderio ed ogni capriccio, un attivista non interessato a convertire. Una patetica, ridicola e, talvolta, blasfema caricatura che ha conquistato anche moltissimi cattolici, o sedicenti tali.

La Chiesa di sempre ci rammenta invece che non si può che guardare a Cristo, ma a quello vero: il Figlio del Dio vivente, il Redentore delle nostre anime. Gesù è il Logos incarnato che ci mette faccia a faccia con i nostri peccati, con le nostre miserie. Il peccato ha un prezzo altissimo: ogni goccia del suo preziosissimo sangue. La misericordia non ci è dovuta, ci è donata; la Grazia non è a buon mercato.

Non si entra in paradiso senza aver versato copiose lacrime, senza aver rinunciato al peccato, senza aver «lavato le vesti con il sangue candido dell’Agnello» (cfr. Ap 7, 13-14). La croce è la scala per il cielo, non l’umanesimo filantropico fine a se stesso. Non c’è risurrezione senza passione e morte.

Guardiamo a Cristo, ma a quello vero: il Crocifisso, segno di contraddizione (cfr. Lc 2, 34), non di simpatia.

Per approfondire suggeriamo due letture importanti.

La prima è la trascrizione di un video editoriale del prof. Corrado Gnerre, direttore de Il Cammino dei Tre Sentieri, in cui viene evidenziato che è sufficiente un solo brano evangelico (Mt 28, 16-20) per demolire tutto il modernismo teologico.

La seconda è una trascrizione di un’omelia di Don Alberto Secci in cui viene spiegato la totale contrapposizione tra il vero Cristo e la caricatura modernista.


Poche parole di Gesù che demoliscono tre gravi errori del modernismo teologico

Trascrizione del video editoriale del prof. Corrado Gnerre del 26 marzo 2025

Cari pellegrini,

leggo dal Vangelo della Messa del Venerdì dell’Ottava di Pasqua.

Il Vangelo è tratto dal capitolo 28 di San Matteo versetti 16-20.

«In quel tempo gli undici discepoli andarono in Galilea al monte designato loro da Gesù e vedutolo lo adorarono. Alcuni però dubitarono. E Gesù accostatosi disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque fate che diventino miei discepoli tutti quanti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”».

Qui ci sono, vedete, tre verità che vanno tenute abbondantemente presenti, soprattutto in questo periodo, in questo tempo, in cui queste verità sono disconosciute all’interno della Chiesa.

La prima verità quando Gesù dice, dà questo imperativo agli Apostoli: “Andate dunque fate che diventino miei discepoli tutti quanti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Quindi Gesù non solo autorizza ma di fatto anche ordina il cosiddetto proselitismo. Proselitismo che significa fare discepoli, perché dice “fate discepoli tutti quanti i popoli, fate proseliti tutti quanti i popoli” e sappiamo bene che negli ultimi anni addirittura il proselitismo è stato attaccato all’interno della Chiesa Cattolica.

Il regnante pontefice ha perfino anche detto che il proselitismo — soprattutto riguardo alle confessioni protestanti, quindi alle cosiddette confessioni cristiane ma separate dalla Chiesa — sarebbe addirittura una sorta di peccato. L’ha detto in una conversazione privata, in un’intervista, precisamente nel novembre del 2016 a Stefania Falasca su Avvenire. Però di fatto il Papa, ma non solamente il Papa, anche i vertici della Chiesa parlano ormai contro il proselitismo. Eppure, qui, Gesù comanda agli Apostoli di fare discepoli tutti quanti i popoli, quindi prima verità.

Seconda verità. Vado alla fine perché poi c’è la terza che sta nel mezzo e su cui voglio dedicare qualche secondo in più.

La seconda verità è quando dice il Signore “ed ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, ecco dunque il mistero della Chiesa, la quale Chiesa è governata qui sulla terra dagli uomini, però di fatto il vero capo della Chiesa ovviamente è il nostro Signore Gesù Cristo. E la Chiesa deve… Nostro Signore Gesù Cristo ha fondato la Chiesa per quale motivo? Ha fondato la Chiesa affinché la Chiesa potesse depositare, cioè potesse essere il deposito e quindi la custode della verità di Cristo, la quale verità di Cristo non muta. “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, quindi Cristo è presente, ed è sempre presente, è stato presente, è presente, sempre sarà presente nella sua verità immutabile.

Ma poi c’è una terza verità, che è nel mezzo di queste due affermazioni di Nostro Signore Gesù Cristo, su cui torno a ripetere, vorrei dedicare qualche secondo in più, quando Gesù dice “fate discepoli”, abbiamo detto “tutti i popoli della terra, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato”, quindi Gesù dice di fare discepoli tutti i popoli della terra insegnando loro e quindi insegnando la Dottrina.

Ora, vedete, negli ultimi decenni si è fatta a strada una sorta di riduzione esperienziale del cristianesimo, e molte volte noi sentiamo affermazioni di questo tipo: il cristianesimo non è una dottrina ma è una persona, il cristianesimo si basa su un incontro, ecc. Ora, vedete, queste affermazioni, di per sé, sono del tutto legittime, sono corrette; è chiaro che il cristianesimo è l’incontro ed è l’appartenenza a Nostro Signore Gesù Cristo, quindi vivere nella Signoria, sotto la Signoria di Nostro Signore Gesù Cristo, che appunto è il nostro Signore.

Ma ci si dimentica di una cosa che da un punto di vista ontologico: la Persona di Cristo e la Dottrina di Cristo si identificano. Perché Nostro Signore Gesù Cristo come si ha autodefinito? Il nostro Signore Gesù Cristo si è autodefinito in questo modo: «Io sono la via, la verità e la vita», come dice nel capitolo 14 del Vangelo di San Giovanni.

Quindi, in Cristo, la Persona di Cristo e la sua Dottrina s’identificano, perché Cristo non decide — permettetemi questa espressione — Cristo non decide di essere vero, Cristo è la verità in quanto Dio umanato, in quanto Dio incarnato.

Quindi la verità, così come la bontà, così come la bellezza, e quindi tutte le proprietà trascendentali dell’essere, sono costitutive nell’essere, nella sua pianezza che è Dio.

Dio non decide di essere vero, Dio non decide di essere buono, Dio non decide di essere bello, ma Dio è costitutivamente vero, è costitutivamente buono, è costitutivamente bello.

Dunque questa espressione che “il cristianesimo non è una dottrina, ma è una persona” è sbagliata, perché si dovrebbe dire il cristianesimo è una persona, cioè Cristo, il quale Cristo è anche una dottrina, è anche la verità.

Quindi, se noi diciamo “il cristianesimo è una persona, che è Cristo, seguire Cristo e rendersi seguaci” — d’altronde i cristiani sono i seguaci di Cristo — è chiaro che non si sbaglia, però dov’è l’errore e la capziosità di questa affermazione? Che si vuole separare la persona di Cristo dalla sua verità. E quindi la riduzione esperienzialistica del cristianesimo, che è una, diciamo, deformazione ovviamente del neomodernismo teologico, a sua volta influenzato da un certo tipo di atmosfera di tipo neoprotestante.

Bene, cari pellegrini, ci diamo appuntamento al prossimo video, vi saluto caramente e vi ricordo sempre che Dio è verità, bontà e bellezza.


Il Gesù dei modernisti e il Gesù dei cattolici

Trascrizione di un’omelia di Don Alberto Secci

Il modernismo vuole un Gesù ideale, immaginario, spirituale, che nasca dal tuo cuore e che non ti chiede niente, che alla fine ti dà ragione, quel Gesù lì, perché, se nasce dal profondo della tua coscienza, deve poi rispettare il profondo delle tue sensazioni, desideri e aspirazioni. Altro che dirti: Convertiti, cambia vita prima che sia troppo tardi.

Il cattolico… per il cattolico sano, non dico santo, sano; sappiamo di essere peccatori, ma speriamo di essere cattolici sani. Per un sano cattolico il centro della vita è Gesù Cristo vivo e reale, non spirituale, presente realmente nell’Eucaristia.

Pensate al miracolo della risurrezione della carne che continua nell’Eucaristia: il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima, la sua Divinità. Se non si spiritualizza l’Eucaristia a tal punto da farla diventare un simbolo, eh? Per il cattolico sano, minimamente sano, questi Vangeli della risurrezione sono manna, sono cibo. Domandiamo allora la grazia di essere così, di non ridurre Gesù Cristo a una presenza spirituale.

Viviamo di fronte a Gesù Cristo cogliendo tutta la sua potenza di risurrezione, lui il Crocifisso risorto nella sua carne. Allora diventerà reale, è possibile, scusate, il dare la vita. Perché il problema è questo, che anche quelli che sono ancora cristiani difficilmente danno la vita per Gesù Cristo. Capite? Perché se la fede non è più una certezza, ma è un sentire spirituale, tu non rischi la vita.

Perché una volta davano tutto, perché una volta la vita era sempre vocazione: diventavi prete perché devi dare la vita a Cristo; ti seppellivi vivo in un convento per pregare e fare penitenza perché Cristo è tutto; sposavi una donna, sposavi un uomo, e facevi tanti figli perché Cristo ha bisogno di questo, per la gloria del Padre. E questa è vocazione.

Oggi no. Oggi si arriva a 50 anni che ancora bisogna decidere qual è l’orizzonte della propria vita. Perché? — Non colpevolizzo nessuno. — Perché? Perché non c’è la certezza su Cristo: l’abbiamo spiritualizzato! E allora uno può perdere il tempo a dire: ma forse questo, forse quello, e la vita passa, la vita passa inesorabilmente. Ecco, se c’è una certezza — che non serve neanche che sia ragionevole, perché è constatabile, è evidenza — che gli anni corrono.

Noi abbiamo bisogno di una fede forte, che è dono di Dio.

Carissimi, tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo, e questa è la vittoria che vince il mondo: la nostra fede, a condizione di cogliere tutta la realtà di Cristo morto e risorto nella sua carne.


Ricorda che

«Un Gesù che sia d’accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura, ma una sua miserabile caricatura. (…) Un Gesù che approva tutto è un Gesù senza la croce, perché allora non c’è bisogno del dolore della croce per guarire l’uomo. (…)»

Joseph card. Ratzinger, Guardare a Cristo, pag. 76, Jaca Book 1986

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