Ispirati dalla pienezza del mistero pasquale, culminante nell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo, crediamo che la fede non si fermi alla gioia della Risurrezione, ma trovi il suo compimento nell’ascesa al Cielo del Salvatore, che apre la via alla nostra salvezza e alla comprensione profonda del piano di Dio.
Trascrizione dell’omelia di Don Alberto Secci in occasione della Santa Messa in rito tradizionale per la Solennità dell’Ascensione del Signore a Vocogno in Val Vigezzo (VB), il 1° giugno 2025.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Se tutto fosse rimasto al giorno di Pasqua, al giorno della resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo e basta, saremmo fuorviati. Non capiremmo il disegno di Dio, il disegno di salvezza, e non avrebbe senso la nostra vita in in rapporto a questo. Guai a chi si si ferma al giorno della resurrezione.
Voi sapete che i giorni della Pasqua sono un crescendo. E non mi stancherò di dire che l’apice è oggi, il giorno dell’Ascensione. Certo, ci sarà Pentecoste domenica, ma la Pentecoste è una conseguenza dell’Ascensione.
Se tutto fosse rimasto al giorno di Pasqua, faremo un cristianesimo ereticale. Perché il peccato, le conseguenze del peccato originale in noi ci fanno sempre mettere al centro, sempre. Abbiate pazienza, ma questo devo proprio ricordarlo. Noi tendiamo ad essere al centro di tutto. Se ci fermassimo al giorno di Pasqua diremmo: “Che bello! Il Signore ha vinto il peccato e la morte. E io non muoio più.” Punto. Ma per che cosa non muori più? A cosa ti serve l’eternità se non c’è altro? Vi supplico, concentrate su questo.
Per questo tanta gente non desidera il paradiso. Guardate in giro, non lo desiderano. Non se ne parla, non solo per paura della morte, ma perché non lo si capisce. Eh perché certo, ti ci siamo messi al centro. Sappiamo che il Signore ha vinto la morte. Qualcuno ci spera con più certezza, qualcuno ha una speranza troppo umana, ma comunque ne hai sentito parlare qualche volta nella vita, ma non sai che fartene di questa vittoria. Sorprendiamoci nei nostri sentimenti. È così.
Una eternità vuota, piena di te stesso, che sarebbe una tragedia. Non morire per trovarti con te stesso sarebbe una tragedia. Chi la vuole un’eternità così? Che senso avrebbe? E se questa vita, quella di quaggiù, continuasse per sempre, che senso avrebbe? Lo so che ha tante cose belle nella vita, non ditelo a me. So gustarle. Spero si capisca ogni tanto anche. So gustare le cose belle. Ma insieme alle cose belle, quanta pena, quanta quanta sofferenza, quanta trepidazione. E dovrebbe continuare per sempre questa cosa?
Se non c’è l’Ascensione al cielo di Gesù Cristo, la Pasqua non serve. Pensate, vi ricordate, in quei Vangeli di preparazione a questo giorno santo, ci sono i discorsi di Gesù che prepara i discepoli, dice: “In quanto a giustizia,” dice a un certo punto, vi ricordate quella frase? Giustizia, “perché vado al Padre e non mi vedrete più.” Questa è la giustizia. Vado al Padre e non mi vedrete più. Ma perché dice questo? Perché è giustizia che Cristo se ne vada? Anche la scena drammatica, nel senso teatrale, di spegnere il cero pasquale dopo il canto del Vangelo, si spegne, non si accende più. E la liturgia ha segnato che con questi gesti esterni, la drammaticità del Signore che sparisce. E gli angeli han bel dire “Perché guardate il cielo?”, eh, perché guardate il cielo? Perché è sparito in cielo. Giustizia, vado al Padre e non mi vedete più. Perché? Domandiamoci, ma perché è giustizia?
Ma io penso di poter proprio balbettare qualche cosa, lascio a voi le considerazioni più profonde. Preghiamoci su su questo. Ma tutto questo serve per scentrarvi. È vero, il Signore è venuto per la mia, per la vostra salvezza, per la salvezza degli uomini, ma la salvezza degli uomini sta nel riconoscere il primato di Dio. Il primato assoluto di Dio. Tutta la liturgia, quando è cattolica, afferma il primato di Dio, non del popolo orante. Guardate che è importante la tradizione nella liturgia, perché combatte contro la tendenza peccaminosa di metterci al centro, anche quando preghiamo con entusiasmo il Signore. Sei ancora tu che preghi con entusiasmo.
Il Primato di Dio è affermato dall’Ascensione. Il Signore, dopo aver compiuto quello che era giusto compiere per la nostra salvezza, torna, siede alla destra del Padre. Tornerà a giudicare i vivi e i morti. Lo hanno annunciato agli apostoli gli angeli, lo cantiamo nel Credo. Perché Gesù Cristo, Dio fatto uomo, redentore, crocifisso e risorto torna al Padre? Perché Dio è tutto. Perché Dio è tutto. La vita della Trinità, la vita stessa di Dio è tutto. Permettetemi, so che non è il momento la predica, ma in questi giorni, l’ho letto già qualcuno, meditando un testo del grande Columba Marmion, quando parla della santità, sono poche righe. Capisco che possono essere incomprensibili leggendole, ma ve le leggo lo stesso. E dice:
“Secondo il nostro modo di parlare, siamo limitati, siamo umani, possiamo dire, attenti bene, che la santità di Dio consiste nell’amore che egli porta alla sua essenza. La santità di Dio consiste nell’amore che lui porta alla sua essenza, alla propria bontà e questa adesione amorosa è saggia e ordinata. In altre parole, nella contemplazione del proprio essere, Dio si ama. Dio si ama, ama se stesso e vuole se stesso in pienissimo accordo con tutto ciò che è richiesto alle perfezioni della sua natura.”
Volevo leggervele perché dobbiamo imparare di più a riconoscere che Dio è tutto. Certo, ci ha creato per sovrabbondanza di amore, nel suo disegno di infinita misericordia. E quando ci siamo staccati da lui, pena la morte, perché lui solo è, noi senza di lui non siamo, tu sei morte. Ci ha redenti in Cristo.
Ma per questo il Signore Gesù sale al Padre, ascende perché la salvezza per noi è nella sua grazia, ma la grazia è fatta per portarci in Dio. La nostra vita è la partecipazione vera alla vita di Dio. È questa l’opera di Cristo, Verbo incarnato, crocifisso, risorto, asceso al cielo. E quando contempliamo il Signore asceso al cielo, riconosciamo che Lui è la consistenza di tutto. Lui, Dio fatto uomo, vero Dio e vero uomo. Tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Come dovremmo meditare sempre di più quello che noi cantiamo nel Credo, tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Ma attenti, non tutto è redento, tutto è salvato, perché solo in Cristo può essere riunito a Dio la sua creazione nell’uomo, solo in Gesù Cristo. Non c’è una vita minore. O c’è la vita di Dio o c’è la morte. Noi abbiamo in mente che c’è la vita di Dio, c’è la vita con Dio dei santi e poi c’è una vita umana che può stare a parte. No, non c’è questo. La vita umana senza Dio è morte, è morte. Ecco perché l’inferno è un dogma, è morte eterna. Perché ciò che è creato non può essere annullato.
Allora capite perché il Signore verrà a giudicare i vivi e i morti? A Gesù Cristo, Dio fatto uomo, il Padre ha dato tutto il giudizio, verrà a giudicare i vivi e i morti. Tornerà per il giudizio. Perché deve giudicare? Perché il giudizio dopo tante parole di salvezza? Perché gli uomini si salvano se se sono posti sotto il giudizio di Cristo. Perché il giudizio di Cristo è verità, cioè se veramente tornano a Dio, ecco perché è necessario il giudizio, perché veramente, realmente, non retoricamente, poi tornare, non desiderio di tornare, devi essere, devi diventare santo. Se la santità di Dio è quello che vi ho detto prima, tu devi entrare in questa santità. Per questo è venuto Gesù Cristo.
Questo è il compito della Chiesa. Il compito della Chiesa è lo stesso compito di Cristo. Avete notato nel Vangelo dell’Ascensione, dopo averli sgridati perché erano increduli, dice il Signore, prima di salire al cielo:
“Andate nel mondo intero, annunciate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi invece non crederà sarà condannato”.
È il giudizio. Se ti stacchi da Dio, tu non tu non sei, tu sei morte.
È l’opera della Chiesa è un’opera cattolica, cioè deve raggiungere tutti, tutti. Non è un’opera, tra virgolette, religiosa. Cerco di spiegarmi, poi chiudo, ma questo devo dirvelo. Era andato di moda tanti anni fa, ero un giovane chierico, la “scelta religiosa”, la fece l’Azione Cattolica, un disastro. Come dire, siccome il mondo non è più cristiano, noi viviamo bene la nostra fede, testimoniamola, punto e basta. Se questa cosa qui diventa dottrina, è la distruzione dell’Ascensione di Gesù al cielo, è la distruzione del cattolicesimo. Mi spiego applicandolo. Il matrimonio cristiano è solo per i cristiani? No! È vero per tutti. E la Chiesa deve predicare la indissolubilità del matrimonio, la fedeltà coniugale a tutti, non ai cattolici.
Mi ricordo ai tempi della legge del divorzio, eh, suggerivano a Paolo VI, agli e alla Chiesa, di dire “Ma sì, noi ammettiamo il divorzio per i non cattolici, per i matrimoni civili, non per i cattolici perché c’è il concordato”. Ma no! Ciò che è vero in Gesù Cristo è vero per tutti, perché? Perché la consistenza di tutto è il Signore, è alla destra del Padre per questo.
Riesco a spiegarmi? Guardate che è sottile questa cosa, eh.
O pensate tutte le verità sulla vita, sulla morte, sono per i cattolici perché devono seguire una certa morale o per tutti? Per tutti! Perché Cristo è il Signore, perché è asceso al cielo, perché è la verità dell’uomo, perché l’uomo senza di lui non può entrare in Dio e se non entra in Dio è finita. Capite come può entrare il tarlo dell’eresia? Pensate scelta religiosa. No! Il cattolico è un buon maleducato che non sopporta che ci siano degli uomini che non vivono la verità di Gesù Cristo e dà fastidio! Dà fastidio, deve dare fastidio! Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Certo che non li leghi per per farli battezzare.
Ma vi ricordate San Pietro? Lo sentiremo nel giorno di la predica nel giorno di Pentecoste. Cosa dobbiamo fare? Pentitevi, cambiate vita per per per fuggire, fatevi battezzare per fuggire all’ira futura. È San Pietro, eh! È un integralista fuori di testa? No, era cattolico San Pietro. Vi annuncio che che era cattolico San Pietro, integralmente cattolico, come tutti gli apostoli, come San Paolo. Proprio perché è salito al cielo, alla destra del Padre, perché Cristo uomo, Dio è alla destra del Padre, il cattolico riconosce che senza Gesù Cristo non si può vivere e allora sarà sempre preoccupato che il regno di Cristo si estenda nelle anime.
Pensateci quando rinunciate ad affermare le verità di fede, le verità di morale già in casa, perché i figli e i nipoti non vanno obbligate, bisogna lasciarli liberi. Disastro! Mamma mia! Ci confessiamo di tante cose e pochissimo di questo. Come a un figlio non permetti di bere veleno, così non permetti di abbandonare Gesù Cristo. Ma perché la consistenza di tutto è Lui, è il Signore. Certo, non avrai la ricetta per ottenere il risultato. E allora soffrirai, pregherai, ma intanto se preghi soffrendo su questo, incominci a essere creativo. Se ascolti quelli della scelta religiosa, ti addormenti nel sonno della morte, con la morte che farà morire i tuoi figli, i tuoi nipoti perché non li hai partecipato la certezza su Cristo. Sono tutti tranquilli, sono impegnati a fare altro, perché tanto su questo non c’è. Guai, poi se noi preti siamo impegnati a fare altro, è finita.
Dobbiamo dar fastidio, fratelli. Noi come preti dobbiamo dar fastidio, voi come fedeli dobbiamo dar fastidio. Fastidio al mondo intero. Perché è un fastidio che dà la vita. Come stare zitti? Come non far niente? Mettiamoci al lavoro, pregando, offrendo, soffrendo, gioendo di tanto in tanto, perché è una vita bellissima questa, è una vita, perdonatemi, viva, non da morti. E domandiamo la grazia di guardare di più, insistentemente, Gesù asceso al cielo.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
