I feticisti del io leggo la Bibbia ogni giorno e già il fatto che lo ostenti dice quanto ne hai capito…
Il titolo altamente provocatorio dal quale prendiamo spunto per questo approfondimento, è del mitico Antonio detto Mastino del sito papalepapale.com e che nella sua pagina Il Mastino-blogger – purtroppo non più in rete – fece a suo tempo una riflessione interessante:
“Probabilmente non arriverebbero nelle prigioni, ma certamente finirebbero o in manicomio o in qualche setta. Dal protestantesimo americano (emblematica la foto) stiamo mutuando troppe cose, dalla giudaizzazione della fede alla mania della “sola scrittura”, chiaramente interpretata secondo i nostri porci costumi, tanto da farne non la parola di Dio ma la nostra contro Dio e chi non ci piace.
Non a caso Cristo ha costituito una Chiesa e in cima ci ha messo i suoi massimi esegeti, nuovi apostoli: papi e vescovi, con tutto quanto ne consegue.
Quanto a me, io sono della vecchia buona scuola di Alberto Sordi, che era la prudenza e la sapienza delle generazioni veramente cristiane che ci hanno preceduti:
“No signora mia, io non leggo la Bibbia, sono cattolico”.
FATE A MENO DI LEGGERE BIBBIE, visto che ben pochi di voi, me compreso, sono all’altezza di capirne rettamente qualcosa. E semmai imparate a dire qualche spezzone di rosario. Che se poi volete sapere cosa la Bibbia… anzi, meglio specificare: il Vangelo dice, ci stanno i luoghi adatti e le persone adatte. Anche se spesso non all’altezza: il Magistero, attraverso il papa e i sacerdoti.
E ricordiamo un’altra cosa: Gesù non è una teoria, è una Persona.
Il Vangelo non si legge: si vive.
Mettetevelo una buona volta nella testa di pietra che avete: questa non è una religione “del libro”, perché non siamo né ebrei né musulmani.
Questa in definitiva non è manco una religione.
E’ una serie di fatti. La resurrezione essendo il principale dei quali…
Fateci mente locale: non c’è apparizione o rivelazione di Gesù e Maria ufficialmente riconosciuta dove si dica “mi raccomando figli miei: leggete la Bibbia”. No: dice invece “pregate”, non fate gli intellettuali della Magna Grecia e gli esegeti all’amatriciana…”
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Fin qui il Mastino. Ma ci si potrebbe obiettare che tutti i Papi, almeno da Leone XIII, invitano a leggere la Bibbia, e qui veniamo al nostro approfondimento.
Troviamo da una parte una certa falsa storiografia protestante che accusa la Chiesa di aver vietato la lettura della Scrittura, una denuncia scatenatasi con la riforma protestante, dall’altra parte, oggi, troviamo una sollecitudine quasi “ostentata” appunto da parte della Chiesa stessa a leggere la Bibbia ad un prescindere da tutto, leggere e basta.
Ci troviamo di fronte a due estremismi che vanno spiegati e chiariti.
E allora, la Chiesa ha davvero vietato in passato di leggere la Scrittura?
Riguardo alla presunta negazione da parte della Chiesa – ai tempi della riforma protestante – a far leggere la Bibbia ai fedeli, le cose non sono andate come descritte da certo protestantesimo ieri, e da certo modernismo in casa cattolica oggi.
La Chiesa Cattolica ha sempre incoraggiato le anime pie e devote alla lettura dei Vangeli, come di tutta la Bibbia seguita sempre, però, dalla meditazione e dalla preghiera con i Salmi e in qualità proprio di Madre, ha sempre sospettato che la sola lettura delle Sacre Scritture, una lettura superficiale o meccanica, fosse poco utile agli spiriti, ai figli increduli, superstiziosi, ignoranti o instabili (Mt. 7,6; Tito 3,10-11; 2Pt. 3,16).
Ciò che la Chiesa ha con forza affermato nel passato è che la lettura della Bibbia non è strettamente necessaria per tutti né è sempre conveniente per le persone impreparate o caratterialmente volubili, visto che queste persone sono più facilmente esposte al rischio di fraintendere le Scritture, travisandone il significato e scivolando nel dubbio o nell’eresia (cfr 2Pt.3, 15-18). Nessuna madre amorevole vieterebbe un cibo salutare ai propri figli, a meno che i figli non ne abusassero e ne facessero scempio. È pertanto comprensibile come in tempi di ignoranza, di eresie e di scismi la Chiesa possa aver limitato, controllato e vietato la lettura di bibbie sospette, senza note, senza approvazione ufficiale, edite da stamperie anonime, in lingua volgare o in dialetto. In tempi di grave apostasia o di preoccupante superstizione può essere stato anche salutare controllare la diffusione delle Sacre Scritture, visto l’uso perverso che ne veniva fatto dagli eretici, dagli indovini e dai nemici della Chiesa.
All’epoca di questi fatti la maggior parte di bibbie veniva trascritta a mano e la stampa appena scoperta venne usata proprio dal protestantesimo che seminò la sua prima traduzione della Bibbia con note interpretative o assenti o atte a scalzare l’interpretazione data dalla Chiesa, inoltre molti usavano la Bibbia esclusivamente nella lettura apocalittica e dunque si seminava il panico anzichè una apologetica mirata a quell’incarnare la Parola di Dio per farla poi scaturire nel modo più corretto e dunque: vivere la Parola, testimoniarla con una vita coerente.
E’ perciò comprensibile la prudenza usata dalla Chiesa in quei tempi che non vietava la Scrittura, ma vietava la lettura di bibbie non riconosciute dalla Chiesa.
Infatti, fino al 1500, per circa 15 secoli, i cristiani hanno sempre e comunque avuto modo di leggere la Bibbia, gli scritti dei Padri, quelli dei religiosi, quelli dei laici, dei profani, dei cristiani, dei non cristiani, dei classici greci e latini e dei pensatori arabi ed ebrei.
Fu soprattutto grazie alla lungimiranza ed alla cultura della Chiesa che, nel Medioevo, gli amanuensi ed i monaci ricopiarono e salvarono da distruzione un immenso patrimonio di libri classici, religiosi, filosofici, scientifici spesso ereditati dalla cultura pagana, giudaica ed islamica.
Vietati furono solo quei libri contrari alla fede ed alla salute spirituale e materiale dei fedeli. Il Sinodo di Tolosa (1299) proibì, nel Sud della Francia, la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per limitare la diffusione delle eresie catara, gnostica e valdese. Il divieto dell’uso di versioni non autorizzate venne poi formalmente sancito, per tutti i cattolici, quando Papa Paolo IV, preoccupato dall’avanzata del protestantesimo in Europa, istituì l’Indice dei libri proibiti (1559), nel quale erano vietate ben 45 versioni della Bibbia in lingua volgare, tradotte da autori sospetti, non cattolici o anonimi, nonché la traduzione in italiano del veneziano Francesco Brucioli (alla quale nel 1540 i protestanti italiani avevano peraltro aggiunto un commento estremamente polemico contro la chiesa cattolica).
La lettura di bibbie in lingua volgare fu quindi permessa solo su licenza del Sant’Uffizio e su autorizzazione del Vescovo locale, mentre la lettura della Vulgata non fu mai vietata. Di fatto, la Chiesa non si oppose mai alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma combatté solo quelle versioni che, a suo giudizio, potevano diffondere tra il popolo errori ed eresie.
Dopo il Concilio di Trento le autorità ecclesiastiche proibirono, invece, la lettura delle versioni protestanti in quanto spesso ricavate da manoscritti scarsamente attendibili, talora segnate da stili polemici ed anticattolici e sempre prive di note esplicative (indubbiamente utili in presenza di bassissimi livelli di cultura). I timori legati alla diffusione della Bibbia in volgare si fondavano anche sul grave precedente di Lutero che, traducendo, facendo stampare e diffondendo la Bibbia in tedesco, aveva utilizzato la Bibbia come strumento per portare a termine il distacco della Germania dalla comunione con la Chiesa Cattolica, accusando attraverso la Scrittura appunto, persino il Papa di essere l’Anticristo.
La Riforma protestante del resto rigettò senza esitazione e con fragili motivazioni l’autorevole Vulgata Clementina, adottando per almeno tre secoli nelle cosiddette traduzioni dai testi originali il discutibile e lacunoso Textus Receptus. I libri deuterocanonici furono gradualmente sradicati dalle Sacre Scritture perché conservati solo nella Versione greca dei Settanta, perché non accettati dagli ebrei e perché favorevoli ad alcuni insegnamenti cattolici quali: le opere buone, elemosine, digiuno, preghiera per i defunti, purgatorio ecc.., non compatibili con i dogmi protestanti della “predestinazione” e della “salvezza per sola fede”. La Bibbia tedesca di Lutero (1522), pur riconoscendone l’utilità ed il carattere edificante, li pose in appendice.
Possiamo forse dare torto alla Madre Chiesa per questa carità materna verso i suoi figli nel consigliare loro di non leggere queste riproduzioni falsate della Scrittura? Non dimentichiamo che fin dal primo secolo la comunità “non leggeva” affatto la Scrittura ma ascoltava e ascoltava soprattutto direttamente l’interpretazione che i Padri le davano dal momento che erano i Vescovi a fare i sermoni o altri pastori da loro mandati a fare questo.
Ricordiamo quale fosse la preoccupazione paolina, quando San Paolo dice ai Galati: ” Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.” (Gal.1,6-12)
La lettura della Scrittura è certo importante, ma più importante è ascoltare la predicazione, la trasmissione della fede.
Veniamo ai tempi nostri.
Nell’enciclica Inter praecipuas del 1844, il Papa Gregorio XVI mise in guardia vescovi e fedeli dalle Società Bibliche protestanti, dall’attendibilità delle molteplici versioni in lingua volgare e dagli effetti della propaganda biblica anticattolica sugli infedeli, sugli ignoranti e sulle anime instabili.
Permise invece la lettura della Bibbia in lingua volgare a tutte le persone in grado di trarre benefici in termini di “aumento della fede e della pietà”, purché si trattasse di “traduzioni approvate dall’autorità ecclesiastica e corredate da note esplicative di Padri della Chiesa o di altri dotti e cattolici studiosi”.
Le Società Bibliche protestanti furono quindi condannate ripetutamente da Papa Pio IX che, nell’enciclica Qui pluribus (1846), mostrò di temerle almeno quanto le società carbonare, liberali e massoniche, evidentemente profetico a riguardo degli attacchi sferrati contro l’autorità della Chiesa cattolica in materia di insegnamento etico e morale.
In tempi più recenti la lettura e la ricerca biblica furono comunque promosse soprattutto da:
– Leone XIII che, nel 1893 con l’enciclica Providentissimus Deus (della quale consigliamo la lettura integrale), incoraggiò lo studio delle lingue orientali e l’impiego della critica testuale ma indirizzata, appunto, a far comprendere quanto la Chiesa avesse ragione: ” ….la chiesa non intende in alcun modo ritardare o proibire l’investigazione della scienza biblica, anzi la preserva immune da errore e contribuisce grandemente al suo vero progresso. Un grande campo si apre infatti ad ogni maestro privato, in cui con passo sicuro potrà con la sua arte di interprete cimentarsi egregiamente e con utilità per la chiesa. Nei passi della divina Scrittura, ove si desidera ancora una interpretazione certa e definitiva, può in tal modo avvenire che, per un soave disegno del provvidente Dio, data la piena preparazione nel diligente studio, maturi il giudizio della chiesa. Nei passi poi già definiti il maestro privato può egualmente dare un contributo esponendoli più dettagliatamente al popolo fedele e più altamente ai dotti, o confutando brillantemente gli avversari…”,
e, con decreto del 13 dicembre 1898, offrì ai cattolici devoti ben 500 giorni d’indulgenza per 15 minuti giornalieri di lettura del Vangelo seguiti dalla meditazione, preghiera, e l’indulgenza plenaria per una lettura regolare di tutta la Sacra Scrittura applicata ad una vita di preghiera e di testimonianza coerente;
– anche San Pio X il quale, nel 1907, commissionò ai monaci benedettini l’incarico di fare ricerche e preparativi per una edizione riveduta più approfondita della Volgata;
– il Venerabile Pio XII che, nel 1943, con l’enciclica Divino Afflante Spiritu caldeggiò vivamente lo studio delle lingue antiche e la preparazione di nuove traduzioni dai testi originali, ma disse anche chiaramente lo scopo di tale promozione:
“Non fa quindi meraviglia se la Santa Chiesa, che questo tesoro dal Cielo donatole tiene qual fonte preziosissima e norma divina del dogma e della morale, come lo ricevette illibato dalle mani degli Apostoli, così con ogni cura lo conservò, lo difese da qualsiasi errata e storta interpretazione e con premura lo adoperò allo scopo di arrecare alle anime l’eterna salute. Di ciò fanno eloquente testimonianza quasi innumerevoli documenti d’ogni secolo.
Ma nei tempi più recenti, venendo minacciata da speciali assalti la divina origine dei Sacri Libri e la retta loro interpretazione, con ancor maggiore impegno e diligenza la Chiesa ne prese la difesa e la protezione.
Perciò il sacro Concilio di Trento con solenne decreto stabilì doversi riconoscere “per sacri e canonici i Libri interi con tutte le loro parti, quali si usò leggerli nella Chiesa cattolica e stanno nell’antica edizione latina volgata” (Sessione IV, decr. I; Ench. Bibl. n. 45).
Nell’età nostra il Concilio Vaticano, a riprovazione delle false dottrine intorno all’ispirazione, dichiarò che la ragione del doversi quei medesimi Libri tener dalla Chiesa per sacri e canonici “non è che, dopo essere stati composti per sola industria umana, la Chiesa li abbia poi con la sua autorità approvati, ne soltanto il fatto che contengono la rivelazione senza alcun errore, ma bensì che, scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali alla stessa Chiesa furono affidati” (Sessione III, Cap. 2; Ench. Bibl. n. 62).
Tuttavia anche dopo, in contrasto con questa solenne definizione della dottrina cattolica, la quale ai Libri “interi con tutte le loro parti” rivendica tale autorità divina, che va esente da qualunque errore, alcuni autori cattolici non si peritarono di restringere la verità della Sacra Scrittura alle sole cose riguardanti la fede e i costumi, e di considerare le rimanenti, sia di scienze naturali sia di storia, come “dette alla sfuggita” e senza alcuna connessione, secondo loro, con le verità di Fede.
Perciò il Nostro Predecessore di immortale memoria Leone XIII, con l’Enciclica “Providentissimus Deus” del 18 novembre 1893, come inflisse a quegli errori la ben meritata condanna, così lo studio dei Libri Divini regolò con prescrizioni e norme sapientissime…”
Come abbiamo letto, lo scopo proprio della lettura della Bibbia non è fine a se stesso, non è per affermare il Sola Scriptura di luterana memoria, non è per crearsi una fede del “fai da te”, al contrario, lo scopo dei Pontefici tutti (e che sarà anche quello dei giorni nostri dal Vaticano II) è strettamente legato ad una lettura della Bibbia affinchè il fedele attento vi ci trovi l’insegnamento bimillenario della Chiesa.
Il Cristianesimo, e a maggior ragione il Cattolicesimo – una distinzione purtroppo necessaria da quando il protestantesimo ha preteso di definirsi cristiano – non è infatti la “religione del libro”, per quanto sacro esso sia noi abbiamo a che fare con un Dio “fatto Persona” e non con una Scrittura; siamo Testimoni e Discepoli del Risorto, Del Dio vivo e vero nell’Eucaristia e non di un libro stampato….
Certo che la Scrittura è importante, è “Parola” di Dio, l’Autore è Dio e noi la veneriamo infatti, la baciamo, la incensiamo, la leggiamo, la meditiamo, ma non l’adoriamo… non la usiamo per condannare la Chiesa o gli uomini.
Sembra allora vero che, o almeno sembra essere più prudente – una virtù dimenticata – che per essere veramente cattolici oggi, è forse necessario non leggere più nulla, ma imparare il Rosario, imparare l’Adorazione al Dio vivo vero piegando le ginocchia e prostrandosi fino a terra e pregare, pregare, pregare, come suggerisce anche La nuova Bussola in questa saggia riflessione: “I poveri cristiani comuni che cosa fanno allora? Si rifugiano nella preghiera, dicono il rosario, vanno nei santuari mariani, confessano i loro peccati, ma per il resto soffrono e tacciono…”
Non dobbiamo prendere quel “tacere” alla lettera perchè chi può, chi ha ricevuto da Dio i talenti per parlare, deve farlo. Ci piace ricordare San Domenico di Guzman che nel suo insegnamento diceva: “parlare con Dio (la preghiera) e parlare di Dio con il prossimo…” e Santa Caterina da Siena, degna discepola domenicana, sappiamo bene come ha messo in pratica questo insegnamento, ecco un saggio:
“Pregovi che facciate sì che non sia detta a voi quella dura parola con riprensione dalla prima verità, dicendo: «maladetto sia tu che tacesti». Oimè, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore, perchè gli è succhiato il sangue da dosso, cìoè che il sangue di Cristo, che è dato per grazia e non per debito, egli sel furano con la superbia, tollendo l’onore che debbe essere di Dio, e dannolo a loro…” (Lettera 16 (XVI) di Santa Caterina da Siena al card. Di Ostia, citata da Paolo VI nella Proclamazione della Santa a Dottore della Chiesa il 4.10.1970)
Vogliamo concludere queste riflessioni con un pensiero assai eloquente e che facciamo nostro e che naturalmente non si riferisce alla Bibbia ma alle migliaia e migliaia di pubblicazioni atte a screditare la Scrittura stessa, atte a screditare l’insegnamento bimillenario della Chiesa in campo dottrinale, etico e morale:
“Il Verbo si fece carne e generò migliaia di santi e di martiri, convertì persone di ogni rango e cultura, persiste nel tempo, si rivela e guida la Chiesa Sua Sposa, è nutrimento di vita eterna, è cibo di comunione e redenzione…. oggi invece assistiamo al verbo fatto carta, migliaia di scritti ecclesiali che non generano nulla, che nessuno legge o è in grado di sostenerne la mole, non converte più nessuno ed anzi genera divisioni e scismi, persiste in questo tempo, ma sfruttando la Sposa non da nutrimento a nessuno…”
Sia lodato Gesù Cristo +