Leone XIII – Annum sacrum – Enciclica per la Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

COME CONSACRARSI – e perché – AL CUORE DIVINO DI GESU’?

La devozione implica una preghiera di consacrazione, e, cosa più importante, una supplica per vivere una vita virtuosa uniti a Gesù Cristo.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù è antica, e trova la sua ispirazione in vari passi della Bibbia. Una devozione più concentrata è stata promossa da Santa Margherita Maria Alacoque nel XVII secolo, includendo una “consacrazione” specifica. La consacrazione promossa dalla santa era intesa a unire i fedeli cristiani in modo più stretto a Gesù, guardando all’esempio di San Giovanni Apostolo, che durante l’Ultima Cena era chinato sul petto di Gesù (Gv 21, 20). L’immagine di riposare sul Cuore di Gesù è diventata un grande stimolo dietro questa devozione, a simboleggiare un rapporto più profondo con Cristo.

Il Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia spiega i requisiti spirituali che comporta questa devozione, specificatamente l’atto di consacrarsi al Cuore di Gesù:

  • La devozione al Sacro Cuore costituisce una grande espressione storica della pietà della Chiesa per Gesù Cristo, suo Sposo e Signore; essa richiede un atteggiamento di fondo fatto di conversione e riparazione, di amore e gratitudine, di impegno apostolico e di consacrazione nei confronti di Cristo e della sua opera salvifica”.

Consacrarsi a Gesù Cristo è impegnare la propria vita con Gesù Cristo, facendo una promessa intenzionale di riformare la propria vita e di agire con amore e fedeltà anche quali militanti nella santa Chiesa.

San Giovanni Paolo II ha ricordato questo ingrediente essenziale per la devozione, sottolineandolo nel suo Messaggio in occasione del centenario della consacrazione del genere umano al Cuore Divino di Gesù:

  • Ogni membro della Chiesa è invitato a vedere nella consacrazione un donarsi e obbligarsi verso Gesù Cristo, Re «dei figli prodighi», Re che chiama tutti «al porto della verità e all’unità della fede», Re di tutti coloro che attendono di essere introdotti «nella luce di Dio e nel suo regno»… Dal Cuore di Cristo il cuore dell’uomo impara a conoscere il vero e unico senso della sua vita e del suo destino, a comprendere il valore di una vita autenticamente cristiana, a guardarsi da certe perversioni del cuore umano, a unire l’amore filiale verso Dio con l’amore del prossimo”.

Per questo motivo, si suggerisce spesso che i cattolici si confessino prima di compiere un atto formale di consacrazione, rinunciando al peccato e abbracciando la nuova vita di virtù.

Oltre a queste raccomandazioni per nulla astratte, è necessario FORMARSI ED INFORMARSI dottrinalmente per apprendere una autentica catechesi sul tema per esempio leggere i testi dei Santi su questa devozione, come quelli dei Pontefici che ne hanno parlato. Esistono poi varie preghiere di consacrazione diverse che danno voce al desiderio di vivere uniti a Gesù, recitate spesso in ginocchio davanti a un’immagine o a un’icona del Sacro Cuore, o davanti al Tabernacolo, per aiutarsi a visualizzare ciò che si sta per fare.

SCARICA QUI il tutto in comodo pdf

CLICCA QUI PER ALTRI TESTI CITATI: Pio XI: Miserentissimus Redemptor : Riparazione al Sacratissimo Cuore e la Quas Primas Regalità di Cristo Re

Ecco la preghiera di consacrazione per eccellenza (approvata dalla Chiesa) scritta da Santa Margherita Maria Alacoque che riassume gli elementi di base della devozione, mettendo tutto il proprio essere nel Cuore di Gesù:

  • “Io (nome e cognome) dono e consacro al Cuore adorabile di nostro Signore Gesù Cristo la mia persona e la mia vita, (la mia famiglia/il mio matrimonio), le mie azioni, pene e sofferenze, per non voler più servirmi d’alcuna parte del mio essere, che per onorarlo, amarlo e glorificarlo. È questa la mia volontà irrevocabile: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, rinunciando di cuore a tutto ciò che potrebbe dispiacergli.
  • Ti scelgo, o Sacro Cuore, come unico oggetto del mio amore, come custode della mia via, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e incostanza, riparatore di tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell’ora della mia morte.
  • Sii, o Cuore di bontà, la mia giustificazione presso Dio, tuo Padre, e allontana da me la sua giusta indignazione.
  • O Cuore amoroso, pongo tutta la mia fiducia in te, perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza,
    ma spero tutto dalla tua bontà.
  • Consuma, dunque, in me quanto può dispiacerti o resisterti; il tuo puro amore s’imprima profondamente nel mio cuore, in modo che non ti possa più scordare o essere da te separato.
  • Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poiché voglio concretizzare tutta la mia felicità e la mia gloria nel vivere e morire come tuo servo.
    Amen”.

Ecco ora alcuni testi importanti da sapere ed imparare per una corretta devozione:

Leone XIII – Annum sacrum

Lettera Enciclica – La consacrazione dell’umanità al sacro Cuore di Gesù

25 maggio 1899

Con nostra lettera apostolica abbiamo recentemente promulgato, come ben sapete, l’anno santo, che, secondo la tradizione, dovrà essere tra poco celebrato in quest’alma città di Roma. Oggi, nella speranza e nell’intenzione di rendere più santa questa grande solennità religiosa, proponiamo e raccomandiamo un altro atto veramente solenne. E abbiamo tutte le ragioni, se esso sarà compiuto da tutti con sincerità di cuore e con unanime e spontanea volontà, di attenderci frutti straordinari e duraturi a vantaggio della religione cristiana e di tutto il genere umano.

Più volte, sull’esempio dei nostri predecessori Innocenze XII, Benedetto XIII, Clemente XIII, Pio VI, Pio VII, Pio IX, ci siamo adoperati di promuovere e di mettere in sempre più viva luce quella eccellentissima forma di religiosa pietà, che è il culto del sacratissimo Cuore di Gesù. Tale era lo scopo principale del nostro decreto del 28 giugno 1889, col quale abbiamo innalzato a rito di prima classe la festa del sacro Cuore. Ora però pensiamo a una forma di ancor più splendido omaggio, che sia come il culmine e il coronamento di tutti gli onori, che sono stati tributati finora a questo Cuore sacratissimo e abbiamo fiducia che sia di sommo gradimento al nostro redentore Gesù Cristo. La cosa, in verità, non è nuova. Venticinque anni fa infatti, all’approssimarsi del II centenario diretto a commemorare la missione che la beata Margherita Maria Alacoque aveva ricevuto dall’alto, di propagare il culto del divin Cuore, da ogni parte, non solo da privati, ma anche da vescovi, pervennero numerose lettere a Pio IX, con le quali si chiedeva che si degnasse di consacrare il genere umano all’augustissimo Cuore di Gesù. Si preferì, in quelle circostanze, rimandare la cosa per una decisione più matura; nel frattempo si dava facoltà alle città, che lo desideravano, di consacrarsi con la formula prescritta. Sopraggiunti ora nuovi motivi, giudichiamo maturo il tempo di realizzare quel progetto.

Questa universale e solenne testimonianza di onore e di pietà è pienamente dovuta a Gesù Cristo proprio perché re e signore di tutte le cose. La sua autorità infatti non si estende solo ai popoli che professano la fede cattolica e a coloro che, validamente battezzati, appartengono di diritto alla chiesa (anche se errori dottrinali li tengono lontani da essa o dissensi hanno infranto i vincoli della carità), ma abbraccia anche tutti coloro che sono privi della fede cristiana. Ecco perché tutta l’umanità è realmente sotto il potere di Gesù Cristo. Infatti colui che è il Figlio unigenito del Padre e ha in comune con lui la stessa natura, “irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza” (Eb 1,3), ha necessariamente tutto in comune con il Padre e quindi il pieno potere su tutte le cose. Questa è la ragione perché il Figlio di Dio, per bocca del profeta, può affermare: “Sono stato costituito sovrano su Sion, suo monte santo. Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio; io oggi ti ho generato. Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra” (Sal 2,6-8). Con queste parole egli dichiara di aver ricevuto da Dio il potere non solo su tutta la chiesa, raffigurata in Sion, ma anche su tutto il resto della terra, fin dove si estendono i suoi confini. Il fondamento poi di questo potere universale è chiaramente espresso in quelle parole: “Tu sei mio Figlio”. Per il fatto stesso di essere il figlio del re di tutte le cose, è anche erede del suo potere universale. Per questo il salmista continua con le parole: “Ti darò in possesso le genti”. Simili a queste sono le parole dell’apostolo Paolo: “L’ha costituito erede di tutte le cose” (Eb 1,2).

Si deve tener presente soprattutto ciò che Gesù Cristo, non attraverso i suoi apostoli e profeti, ma con le stesse sue parole ha affermato del suo potere. Al governatore romano che gli chiedeva: “Dunque tu sei re”, egli, senza esitazione, rispose: “Tu lo dici; io sono re” (Gv 18,37). La vastità poi del suo potere e l’ampiezza senza limiti del suo regno sono chiaramente confermate dalle parole rivolte agli apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18). Se a Cristo è stato concesso ogni potere, ne segue necessariamente che il suo dominio deve essere sovrano, assoluto, non soggetto ad alcuno, tanto che non ne può esistere un altro ne uguale ne simile. E siccome questo potere gli è stato dato e in cielo e in terra, devono stare a lui soggetti il cielo e la terra. Di fatto egli esercitò questo suo proprio e individuale diritto quando ordinò agli apostoli di predicare la sua dottrina, di radunare, per mezzo del battesimo, tutti gli uomini nell’unico corpo della chiesa, e di imporre delle leggi, alle quali nessuno può sottrarsi senza mettere in pericolo la propria salvezza eterna.

E non è tutto. Cristo non ha il potere di comandare soltanto per diritto di nascita, essendo il Figlio unigenito di Dio, ma anche per diritto acquisito. Egli infatti ci ha liberato “dal potere delle tenebre” (Col 1,13) e “ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1Tm 2,6). E perciò per lui non soltanto i cattolici e quanti hanno ricevuto il battesimo, ma anche tutti e singoli gli uomini sono diventati “un popolo che egli si è conquistato” (1Pt 2,9). A questo proposito sant’Agostino osserva giustamente: “Volete sapere che cosa ha comprato? Fate attenzione a ciò che ha dato e capirete che cosa ha comprato. Il sangue di Cristo: ecco il prezzo. Che cosa può valere tanto? Che cosa se non il mondo intero? Per tutto ha dato tutto”.

San Tommaso, trattando della questione, indica perché e come gli infedeli sono soggetti al potere e alla giurisdizione di Gesù Cristo. Posto infatti il quesito se il suo potere di giudice si estenda o no a tutti gli uomini, risponde che, siccome “il potere di giudice è una conseguenza del potere regale”, si deve concludere che “quanto alla potestà, tutto è soggetto a Gesù Cristo. anche se non tutto gli è soggetto quanto all’esercizio del suo potere”.Questa potestà e questo dominio sugli uomini lo esercita per mezzo della verità, della giustizia, ma soprattutto per mezzo della carità.

Tuttavia Gesù, per sua bontà, a questo suo duplice titolo di potere e di dominio, permette che noi aggiungiamo, da parte nostra, il titolo di una volontaria consacrazione. Gesù Cristo, come Dio e Redentore, è senza dubbio in pieno e perfetto possesso di tutto ciò che esiste, mentre noi siamo tanto poveri e indigenti da non aver nulla da potergli offrire come cosa veramente nostra. Tuttavia, nella sua infinita bontà e amore, non solo non ricusa che gli offriamo e consacriamo ciò che è suo, come se fosse bene nostro, ma anzi lo desidera e lo domanda: “Figlio, dammi il tuo cuore” (Pro 23,26). Possiamo dunque con la nostra buona volontà e le buone disposizioni dell’animo fare a lui un dono gradito. Consacrandoci infatti a lui, non solo riconosciamo e accettiamo apertamente e con gioia il suo dominio, ma coi fatti affermiamo che, se quel che offriamo fosse veramente nostro, glielo offriremmo lo stesso di tutto cuore. In più lo preghiamo che non gli dispiaccia di ricevere da noi ciò che, in realtà, è pienamente suo. Così va inteso l’atto di cui parliamo e questa è la portata delle nostre parole.

Poiché il sacro Cuore è il simbolo e l’immagine trasparente dell’infinita carità di Gesù Cristo, che ci sprona a rendergli amore per amore, è quanto mai conveniente consacrarsi al suo augustissimo Cuore, che non significa altro che donarsi e unirsi a Gesù Cristo. Ogni atto di onore, di omaggio e di pietà infatti tributati al divin Cuore, in realtà è rivolto allo stesso Cristo.

Sollecitiamo pertanto ed esortiamo tutti coloro che conoscono e amano il divin Cuore a compiere spontaneamente questo atto di consacrazione. Inoltre desideriamo vivamente che esso si compia da tutti nel medesimo giorno, affinchè i sentimenti di tante migliaia di cuori, che fanno la stessa offerta, salgano tutti, nello stesso tempo, al trono di Dio.

Ma come potremo dimenticare quella stragrande moltitudine di persone, per le quali non è ancora brillata la luce della verità cristiana? Noi teniamo il posto di colui che è venuto a salvare ciò che era perduto e diede il suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini. Ecco perché la nostra sollecitudine è continuamente rivolta a coloro che giacciono ancora nell’ombra di morte e mandiamo dovunque missionari di Cristo per istruirli e condurli alla vera vita. Ora, commossi per la loro sorte, li raccomandiamo vivamente al sacratissimo Cuore di Gesù e, per quanto sta in noi, a lui li consacriamo.

In tal modo questa consacrazione che esortiamo a compiere, potrà giovare a tutti. Con questo atto, infatti, coloro che già conoscono e amano Gesù Cristo, sperimenteranno facilmente un aumento di fede e di amore. Coloro che, pur conoscendo Cristo trascurano l’osservanza della sua legge e dei suoi precetti, avranno modo di attingere da quel divin Cuore la fiamma dell’amore. Per coloro infine che sono più degli altri infelici, perché avvolti ancora nelle tenebre del paganesimo, chiederemo tutti insieme l’aiuto del cielo, affinchè Gesù Cristo, che li tiene già soggetti “quanto al potere”, li possa anche avere sottomessi “quanto all’esercizio di tale potere”. E preghiamo anche che ciò si compia non solo nel mondo futuro, “quando egli eseguirà pienamente su tutti la sua volontà, salvando gli uni e castigando gli altri”,ma anche in questa vita terrena con il dono della fede e della santificazione, in modo che, con la pratica di queste virtù, possano onorare debitamente Dio e tendere così alla felicità del cielo.

Tale consacrazione ci fa anche sperare per i popoli un’era migliore; può infatti stabilire o rinsaldare quei vincoli, che, per legge di natura, uniscono le nazioni a Dio.

In questi ultimi tempi si è fatto di tutto per innalzare un muro di divisione tra la chiesa e la società civile. Nelle costituzioni e nel governo degli stati, non si tiene in alcun conto l’autorità del diritto sacro e divino, nell’intento di escludere ogni influsso della religione nella convivenza civile. In tal modo si intende strappare la fede in Cristo e, se fosse possibile, bandire lo stesso Dio dalla terra. Con tanta orgogliosa tracotanza di animi, c’è forse da meravigliarsi che gran parte dell’umanità sia stata travolta da tale disordine e sia in preda a tanto grave turbamento da non lasciare vivere più nessuno senza timori e pericoli? Non c’è dubbio che, con il disprezzo della religione, vengono scalzate le più solide basi dell’incolumità pubblica. Giusto e meritato castigo di Dio ai ribelli che, abbandonati alle loro passioni e schiavi delle loro stesse cupidigie, finiscono vittime del loro stesso libertinaggio.

Di qui scaturisce quella colluvie di mali, che da tempo ci minacciano e ci spingono con forza a ricercare l’aiuto in colui che solo ha la forza di allontanarli. E chi potrà essere questi se non Gesù Cristo, l’unigenito Figlio di Dio? “Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12). A lui si deve ricorrere, che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). Si è andati fuori strada? bisogna ritornare sulla giusta via. Le tenebre hanno oscurato le menti? è necessario dissiparle con lo splendore della verità. La morte ha trionfato? bisogna attaccarsi alla vita.
Solo così potremo sanare tante ferite. Solo allora il diritto potrà riacquistare l’autentica autorità; solo così tornerà a risplendere la pace, cadranno le spade e sfuggiranno di mano le armi. Ma ciò avverrà solo se tutti gli uomini riconosceranno liberamente il potere di Cristo e a lui si sottometteranno; e ogni lingua proclamerà “che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fil 2,11).

Quando la chiesa nascente si trovava oppressa dal giogo dei Cesari, a un giovane imperatore apparve in cielo una croce auspice e nello stesso tempo autrice della splendida vittoria che immediatamente seguì. Ecco che oggi si offre ai nostri sguardi un altro divinissimo e augurale segno: il Cuore sacratissimo di Gesù, sormontato dalla croce e splendente, tra le fiamme, di vivissima luce. In lui sono da collocare tutte le nostre speranze; da lui dobbiamo implorare e attendere la salvezza.

Infine non vogliamo passare sotto silenzio un motivo, questa volta personale, ma giusto e importante, che ci ha spinto a questa consacrazione: l’averci Dio, autore di tutti i beni, scampato non molto tempo addietro da pericolosa infermità. Questo sommo onore al Cuore sacratissimo di Gesù, da noi promosso, vogliamo che rimanga memoria e pubblico segno di gratitudine di tanto beneficio.

Ordiniamo perciò che, nei giorni 9, 10 e 11 del prossimo mese di giugno, nella chiesa principale di ogni città o paese, alla recita delle altre preghiere si aggiungano ogni giorno anche litanie del sacro Cuore da noi approvate. Nell’ultimo giorno poi si reciti, venerabili fratelli, la formula di consacrazione, che vi mandiamo con la presente lettera.

Come pegno di favori divini e testimonianza della nostra benevolenza, a voi, al clero e al popolo affidato alle vostre cure, impartiamo di cuore, nel Signore, l’apostolica benedizione.

Roma, presso San Pietro, il 25 maggio 1899, anno XXII del nostro pontificato

Formula di consacrazione per il genere umano, da recitarsi al Sacratissimo Cuore di Gesù

O Gesù dolcissimo, o redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare.
Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi si consacra al vostro sacratissimo Cuore.
Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono.
O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo.
O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.
Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio.
Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine: fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli.
Così sia.


– Litanie al Sacro Cuore di Gesù, volute da Papa Leone XIII citate sopra, nella Enciclica sulla Consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù, 25.5.1899

Kyrie, elèison Kyrie eleison
Christe elèison, Christe elèison
Kyrie elèison, Kyrie elèison
Christe àudi nos, Christe àudi nos
Christe exàudi nos, Christe exàudi nos
Pàter de caelis Deus, miserère nobis
Fili Redèmptor mundi Deus, miserère nobis
Spìritus sàncte Deus, miserère nobis
Sancta Trìnitas ùnus Deus, miserère nobis

Cor Jesu, Filii Patris aetèrni, miserère nobis
Cor Jesu in sìnu Vìrginis Màtris a Spìritu Sancto formàtum, miserère nobis
Cor Jesu, Verbo Dei substantiàliter unìtum miserère nobis
Cor Jesu, maiestàtis infinìtae miserère nobis
Cor Jesu,tèmplum Dei sanctum miserère nobis
Cor Jesu, tabernàculum Altìssimi miserère nobis
Cor Jesu, Domus Dei et pòrta caeli miserère nobis
Cor Jesù ,fòrnax àrdens charitàtis miserère nobis
Cor Jesu, iustìtiae et amòris receptàculum miserère nobis
Cor Jesu, bonitàte et amore plenum miserere nobis
Cor Jesu, virtùtum òmnium abìssus miserère nobis
Cor Jesu, òmni làude dignìssimus miserère nobis
Cor Jesu, rex et centrum òmnium còrdium miserère nobis
Cor Jesu, in quo sunt òmnes Thesàuri sapièntiae et scièntiae miserère nobis
Cor Jesu, in quo hàbitant omnis plenitùdo divinitàtis miserère nobis
Cor Jesu, in quo Pater sibi bene complàcuit miserère nobis
Cor Jesu, de cùius plenitùdine òmnes nos accepimus miserère nobis
Cor Jesu, desidèrium còllium aeternòrum miserère nobis
Cor Jesu, pàtiens et mùltae misericòrdiae miserère nobis
Cor Jesu, dìves in òmnes qui invòcant Te miserère nobis
Cor Jesu, fons vitae et sanctitàtis miserère nobis
Cor Jesu, propitiàtio pro peccatis nostris miserère nobis
Cor Jesu, saturàtum oppòbriis miserère nobis
Cor Jesu, attrìtum pròpter scèlera nostra miserère nobis
Cor Jesu, sue ad mortem oboediens factum miserère nobis
Cor Jesu, lancea perforàtum miserère nobis
Cor Jesu, fons totìus consolatiònis miserère nobis
Cor Jesu, vita et reconciliàtio nostra miserère nobis
Cor Jesu, vìctima peccatòrum miserère nobis
Cor Jesu, sàlus in Te speràntium miserère nobis
Cor Jesu, spes in Te morièntium miserère nobis
Cor Jesu, delìciae sanctòrum òmnium miserère nobis

Agnus Dei,qui tollis peccàta mùndi pàrce nobis, Dòmine
Agnus Dei, qui tòllis peccàta mundi exàudi nos, Dòmine
Agnus Dei, qui tollis peccàta mundi miserère nobis

Iesu, mitis et húmilis Corde. Fac cor nostrum secundum Cor tuum.

Orémus – Omnípotens sempiterne Deus, réspice in Cor dilectísimi Fílii tui, et in láudes et satisfactiones, quas in nómine peccatorum tibi persólvit, iísque misericórdiam tuam peténtibus tu véniam concéde placatus, in nómine eiúsdem Fílii tui Iesu Christi: Qui tecum vivit et regnat, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum.
Amen.

in italiano

  • Kyrie, elèison Kyrie eleison
    Christe,elèison Christe, elèison
    Kyrie,elèison Kyrie,elèison
    Christe,àudi nos Christe,àudi nos
    Christe, exàudi nos Christe, exàudi nos
    Pàter de caelis, Deus miserère nobis
    Fili Redèmptor mundi,Deus miserère nobis
    Spìritus sàncte, Deus miserère nobis
    Sancta Trìnitas,ùnus Deus miserère nobis

Cuore di Gesù, Figlio dell’Eterno Padre
Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria
Cuore di Gesù, sostanzialmente unito al Verbo di Dio
Cuore di Gesù, maestà infinita
Cuore di Gesù, tempio santo di Dio
Cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo
Cuore di Gesù, casa di Dio e porta del cielo
Cuore di Gesù, in cui si trovano tutti i tesori di sapienza e di scienza
Cuore di Gesù, in cui abita tutta la pienezza della divinità
Cuore di Gesù, in cui il Padre si compiacque
Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo ricevuto
Cuore di Gesù, desiderio della patria eterna
Cuore di Gesù, paziente,.e misericordioso,
Cuore di Gesù, generoso verso tutti quelli che ti invocano
Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità
Cuore di Gesù, ricolmato di oltraggi
Cuore di Gesù, propiziazione per nostri peccati.
Cuore di Gesù, annientato dalle nostre colpe
Cuore di Gesù, obbediente fino alla morte
Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia
Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione
Cuore di Gesù, vita e risurrezione nostra
Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostra
Cuore di Gesù, vittima per i peccatori
Cuore di Gesù, salvezza di chi spera in te
Cuore di Gesù, speranza di chi muore.
Cuore di Gesù, gioia di tutti i santi

Agnus Dei,qui tollis peccàta mùndi pàrce nobis, Dòmine
Agnus Dei, qui tòllis peccàta mundi exàudi nos, Dòmine
Agnus Dei, qui tollis peccàta mundi miserère nobis

  • Gesù, mansueto e umile di cuore.
  • Rendi il nostro cuore simile al tuo.

Preghiamo – O Dio onnipotente ed eterno, guarda al Cuore del tuo dilettissimo Figlio, alle lodi e alle soddisfazioni che Esso ti ha innalzato in nome dei peccatori, e perdona clemente a tutti coloro che ti chiedono misericordia nel nome dello stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


PIUS PP. XI 

ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblìo, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati dinanzi ai tuoi altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantissimo tuo Cuore.

Ricordando però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che errando lontano dalla via della salute, o ricusano di seguire Te come pastore e guida ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.

E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata.

Oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto, come riparazione dell’onore divino conculcato, noi Ti presentiamo — accompagnandola con le espiazioni della Vergine Tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie — quella soddisfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica specialmente della carità, e d’impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Te, e di attrarre quanti più potremo al tuo sèguito. Accogli, Te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua ubbidienza e nel tuo servizio fino alla morte col gran dono della perseveranza, mercé il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

SCARICA QUI l’Enciclica Miserentissimus Redemptor di Pio XI sull’Atto di RIPARAZIONE al Sacratissimo Cuore di Gesù dell’8 maggio 1928 che diede vita anche alla Festa del Sacratissimo Cuore…

RICORDIAMO ANCHE: Haurietis Aquas Pio XII spiega la devozione al Sacro Cuore di Gesù


L’ultimo intervento PAPALE su questa devozione:

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA CONSACRAZIONE
DEL GENERE UMANO AL CUORE DIVINO DI GESÙ 

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. La ricorrenza del centenario della Consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù, stabilita per tutta la Chiesa dal mio Predecessore Leone XIII con la Lettera Enciclica Annum Sacrum (25 maggio 1899: Leonis XIII P.M. Acta, XIX [1899], 71-80) e avvenuta l’11 giugno 1899, ci spinge in primo luogo alla gratitudine verso «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1, 5)

La felice circostanza si rivela inoltre quanto mai opportuna per riflettere sul significato e sul valore di quell’importante atto ecclesiale. Con l’Enciclica Annum Sacrum, il Papa Leone XIII confermò quanto era stato compiuto dai suoi Predecessori per religiosamente custodire e mettere in più vivida luce il culto e la spiritualità del Sacro Cuore. Con la consacrazione, poi, egli intendeva conseguire «insigni frutti in primo luogo a vantaggio della cristianità, ma anche dell’intera umana società» (l.c., p. 71). Domandando che venissero consacrati non solo i credenti ma gli uomini tutti, imprimeva nuovo orientamento e senso alla consacrazione che, già da due secoli, era stata praticata da singoli, gruppi, diocesi, nazioni.

La consacrazione del genere umano al Cuore di Gesù fu pertanto presentata da Leone XIII come «culmine e coronamento di tutti gli onori, che era nella consuetudine tributare al Sacratissimo Cuore» (Annum Sacrum, cit., 72). Tale consacrazione, spiega l’Enciclica, si deve a Cristo, Redentore del genere umano, per ciò che è in sé e per quanto ha operato per tutti gli uomini. Poiché nel Sacro Cuore il credente incontra il simbolo e la viva immagine dell’infinita carità di Cristo, che per se stessa sprona ad amarci scambievolmente, egli non può non avvertire l’esigenza della personale partecipazione all’opera della salvezza. Per questo ogni membro della Chiesa è invitato a vedere nella consacrazione un donarsi e obbligarsi verso Gesù Cristo, Re «dei figli prodighi», Re che chiama tutti «al porto della verità e all’unità della fede», Re di tutti coloro che attendono di essere introdotti «nella luce di Dio e nel suo regno» (Formula di consacrazione). La consacrazione così intesa è da accostare all’azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno, e di unire sempre più la Chiesa nell’offerta al Padre e nel suo essere per gli altri.

La validità di quanto avvenne l’11 giugno 1899 ha trovato autorevole conferma in ciò che hanno scritto i miei Predecessori, offrendo approfondimenti dottrinali circa il culto del Sacro Cuore e disponendo la rinnovazione periodica dell’atto di consacrazione. Fra questi mi è grato ricordare: il santo successore di Leone XIII, il Papa Pio X, che dispose nel 1906 di rinnovarla ogni anno; il Papa Pio XI di venerata memoria, che ne fece richiamo nelle Encicliche Quas primas, nel contesto dell’Anno Santo 1925, e Miserentissimus Redemptor; il suo successore, il Servo di Dio Pio XII, che ne trattò nelle Encicliche Summi Pontificatus e Haurietis aquas. Il Servo di Dio Paolo VI, poi, alla luce del Concilio Vaticano II, volle in merito parlarne nell’Epistola apostolica Investigabiles divitias e nella Lettera Diserti interpretes, diretta il 25 maggio 1965 ai Superiori Maggiori degli Istituti che prendono il nome dal Cuore di Gesù.

Anch’io non ho mancato più volte di invitare i miei Fratelli nell’episcopato, i presbiteri, i religiosi ed i fedeli a coltivare nella propria vita le forme più genuine del culto al Cuore di Cristo. In quest’anno dedicato a Dio Padre, ricordo quanto scrissi nell’Enciclica Dives in misericordia: “La Chiesa sembra professare in modo particolare la misericordia di Dio e venerarla, rivolgendosi al Cuore di Cristo. Infatti proprio l’accostarci a Cristo nel mistero del suo Cuore ci consente di soffermarci su questo punto – in un certo senso centrale e nello stesso tempo più accessibile sul piano umano – della rivelazione dell’amore misericordioso del Padre, che ha costituito il contenuto centrale della missione messianica del Figlio dell’uomo” (n. 13). In occasione della solennità del Sacro Cuore e del mese di giugno, ho spesso esortato i fedeli a perseverare nella pratica di questo culto, che «contiene un messaggio che è ai nostri giorni di straordinaria attualità», perché «dal Cuore del Figlio di Dio, morto sulla croce, è scaturita la fonte perenne della vita che dona speranza ad ogni uomo. Dal Cuore di Cristo crocifisso nasce la nuova umanità, redenta dal peccato. L’uomo del Duemila ha bisogno del Cuore di Cristo per conoscere Dio e per conoscere se stesso; ne ha bisogno per costruire la civiltà dell’amore» (Insegnamenti, XVII, 1 [1994], 1152).

La consacrazione del genere umano del 1899 costituisce un passo di straordinario rilievo nel cammino della Chiesa ed è tuttora valido rinnovarla ogni anno nella festa del Sacro Cuore. Ciò va detto anche dell’Atto di riparazione che si è soliti recitare nella festa di Cristo Re. Ancora attuali risuonano le parole di Leone XIII: «Si deve pertanto ricorrere a chi è la Via, la Verità e la Vita. Ci siamo sviati: dobbiamo ritornare sulla Via; si sono oscurate le menti: si deve dissolvere l’oscurità con la luce della Verità; la morte ha preso il sopravvento: si deve far trionfare la Vita» (Annum Sacrum, cit., p. 78). Non è questo il programma del Concilio Vaticano II e del mio stesso pontificato?

2. Mentre ci stiamo preparando a celebrare il Grande Giubileo del 2000, questo centenario ci aiuta a contemplare con speranza la nostra umanità e ad intravedere il terzo millennio illuminato dalla luce del mistero di Cristo, «Via, Verità e Vita» (Gv 14, 6).

Nel constatare che «gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo» (Gaudium et spes, 10), la fede scopre felicemente che «nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (ivi, 22), poiché «con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo» (Ibid.). Dio ha disposto che il battezzato, «associato al mistero pasquale e assimilato alla morte di Cristo», potesse andare «incontro alla risurrezione confortato dalla speranza», ma ciò vale «anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia» (Ibid.). «Tutti gli uomini – come ricorda ancora il Concilio Vaticano II – sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti» (Lumen gentium, 3).

Nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa è magistralmente detto che «per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di Colui che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce (cf. 1 Pt 2 ,4-10). I discepoli di Cristo, quindi, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cf. At 2, 42-47), offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cf. Rm 12, 1), rendano dovunque testimonianza di Cristo e rendano ragione della speranza che è in loro della vita eterna (1 Pt 3, 15)» (ivi, 10). Di fronte al compito della nuova evangelizzazione, il cristiano che, guardando al Cuore di Cristo, Signore del tempo e della storia, a Lui si consacra e insieme consacra i propri fratelli, si riscopre portatore della sua luce. Animato dal suo spirito di servizio, egli coopera ad aprire a tutti gli esseri umani la prospettiva di essere elevati verso la propria pienezza personale e comunitaria. «Dal Cuore di Cristo infatti il cuore dell’uomo impara a conoscere il vero e unico senso della sua vita e del suo destino, a comprendere il valore di una vita autenticamente cristiana, a guardarsi da certe perversioni del cuore umano, a unire l’amore filiale verso Dio con l’amore del prossimo» (Messaggio alla Compagnia di Gesù, 5 ottobre 1986: Insegnamenti, IX, 2 [1986], 843).

Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato. Si tratta ancora oggi di condurre i fedeli a fissare lo sguardo adorante sul mistero di Cristo, Uomo-Dio, per divenire uomini e donne di vita interiore, persone che sentono e vivono la chiamata alla vita nuova, alla santità, alla riparazione, che è cooperazione apostolica alla salvezza del mondo. Persone che si preparano alla nuova evangelizzazione, riconoscendo il Cuore di Cristo come cuore della Chiesa: è urgente per il mondo comprendere che il cristianesimo è la religione dell’amore.

Il Cuore del Salvatore invita a risalire all’amore del Padre, che è la sorgente di ogni autentico amore: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4, 10). Gesù riceve incessantemente dal Padre, ricco di misericordia e compassione, l’amore che Egli prodiga agli uomini (cfr Ef 2, 4; Gc 5, 11). Il suo Cuore rivela particolarmente la generosità di Dio verso il peccatore. Dio, reagendo al peccato, non diminuisce il suo amore, ma l’allarga in un movimento di misericordia che diventa iniziativa di redenzione.

La contemplazione del Cuore di Gesù nell’Eucaristia spingerà i fedeli a cercare in quel Cuore l’inesauribile mistero del sacerdozio di Cristo e di quello della Chiesa. Farà gustare loro, in comunione con i fratelli, la soavità spirituale della carità alla sua stessa fonte. Aiutando ognuno a riscoprire il proprio Battesimo, li renderà più consapevoli della loro dimensione apostolica da vivere nella diffusione della carità e nella missione evangelizzatrice. Ciascuno si impegnerà maggiormente nel pregare il Padrone della messe (cfr Mt 9, 38) perché conceda alla Chiesa «pastori secondo il suo cuore» (Ger 3, 15) che, innamorati di Cristo Buon Pastore, modellino il proprio cuore ad immagine del suo e siano disposti ad andare per le vie del mondo per proclamare a tutti che Egli è Via, Verità e Vita (cfr Pastores dabo vobis, 82). A ciò si aggiungerà l’azione fattiva, perché anche molti giovani di oggi, docili alla voce dello Spirito Santo, siano formati a lasciar risonare nell’intimità del loro cuore le grandi attese della Chiesa e dell’umanità e a rispondere all’invito di Cristo per consacrarsi con Lui, entusiasti e gioiosi, «per la vita del mondo» (Gv 6, 51).

3. La coincidenza di questo centenario con l’ultimo anno di preparazione al Grande Giubileo del 2000, che ha la «funzione di dilatare gli orizzonti del credente secondo la prospettiva stessa di Cristo: la prospettiva del “Padre che è nei cieli” (cfr Mt 5, 45)» (Tertio millennio adveniente, 49) costituisce un’opportuna occasione per presentare il Cuore di Gesù, «fornace ardente di amore, … simbolo ed espressiva immagine di quell’amore eterno col quale “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16)» (Paolo VI, Investigabiles divitias, 5: AAS 57 [1965], 268). Il Padre «è Amore» (1 Gv 4, 8.16), ed il Figlio unigenito, Cristo, ne manifesta il mistero, mentre svela pienamente l’uomo all’uomo.

Nel culto al Cuore di Gesù ha preso forma la parola profetica richiamata da san Giovanni: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37; cfr Zc 12, 10). E’ uno sguardo contemplativo, che si sforza di penetrare nell’intimo dei sentimenti di Cristo, vero Dio e vero uomo. In questo culto il credente conferma ed approfondisce l’accoglienza del mistero dell’Incarnazione, che ha reso il Verbo solidale con gli uomini, testimone della ricerca nei loro confronti da parte del Padre. Questa ricerca nasce nell’intimo di Dio, il quale «ama» l’uomo «eternamente nel Verbo e in Cristo lo vuole elevare alla dignità di figlio adottivo» (Tertio millennio adveniente, 7). Contemporaneamente la devozione al Cuore di Gesù scruta il mistero della Redenzione, per scoprirvi la dimensione di amore che ha animato il suo sacrificio di salvezza.

Nel Cuore di Cristo è viva l’azione dello Spirito Santo, a cui Gesù ha attribuito l’ispirazione della sua missione (Lc 4, 18; cfr Is 61, 1) e di cui aveva nell’Ultima Cena promesso l’invio. E’ lo Spirito che aiuta a cogliere la ricchezza del segno del costato trafitto di Cristo, dal quale è scaturita la Chiesa (cfr Sacrosanctum Concilium, 5). «La Chiesa, infatti – come ebbe a scrivere Paolo VI – è nata dal Cuore aperto del Redentore e da quel Cuore riceve alimento, giacché Cristo “ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola” (Ef 5, 25-26)» (Diserti interpretes, cit.). Per mezzo poi dello Spirito Santo, l’amore che pervade il Cuore di Gesù si diffonde nel cuore degli uomini (cfr Rm 5, 5) e li muove all’adorazione delle sue «imperscrutabili ricchezze» (Ef 3, 8) e alla supplica filiale e fidente verso il Padre (cfr Rm 8, 15-16), attraverso il Risorto, «sempre vivo per intercedere per noi» (Eb 7, 25).

4. Il culto al Cuore di Cristo, «sede universale della comunione con Dio Padre . . ., sede dello Spirito Santo» (Insegnamenti, XVII, 1 [1994], 1152), tende a rafforzare i nostri legami con la Santa Trinità. Pertanto, la celebrazione del centenario della consacrazione del genere umano al Sacro Cuore prepara i fedeli al Grande Giubileo, sia per ciò che attiene al suo obiettivo di «glorificazione della Trinità, dalla quale tutto viene e alla quale tutto si dirige, nel mondo e nella storia» (Tertio millennio adveniente, 55), sia per il suo orientamento all’Eucaristia (cfr Ibid.), in cui la vita che il Cristo è venuto a portare in abbondanza (cfr Gv 10, 10) è comunicata a coloro che mangeranno di Lui per vivere di Lui (cfr Gv 6, 57). Tutta la devozione al Cuore di Gesù in ogni sua manifestazione è profondamente eucaristica: si esprime in pii esercizi che stimolano i fedeli a vivere in sintonia con Cristo, «mite e umile di cuore» (Mt 11, 29) e si approfondisce nell’adorazione. Essa si radica e trova il suo culmine nella partecipazione alla Santa Messa, soprattutto a quella domenicale, dove i cuori dei credenti, riuniti fraternamente nella gioia, ascoltano la parola di Dio, apprendono a compiere con Cristo offerta di sé e di tutta la propria vita (Sacrosanctum Concilium, 48), si nutrono del pasquale convito del Corpo e Sangue del Redentore e, condividendo pienamente l’amore che pulsa nel suo Cuore, si sforzano di essere sempre più evangelizzatori e testimoni di solidarietà e di speranza.

Rendiamo grazie a Dio, nostro Padre, che ci ha rivelato il suo amore nel Cuore di Cristo e ci ha consacrato con l’unzione dello Spirito Santo (cfr Lumen gentium, 10) in modo che, uniti a Cristo, adorandoLo in ogni luogo e operando santamente, consacriamo a Lui il mondo stesso (Ivi, 34) e il nuovo Millennio.

Consapevoli della grande sfida che ci sta dinanzi, invochiamo l’aiuto della Vergine Santissima, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Sia Lei a guidare il Popolo di Dio oltre la soglia del Millennio che sta per iniziare. Lo illumini sulle vie della fede, della speranza, della carità! Aiuti, in particolare, ogni cristiano a vivere con generosa coerenza la consacrazione a Cristo che ha il suo fondamento nel sacramento del Battesimo e che opportunamente trova conferma nella consacrazione personale al Sacratissimo Cuore di Gesù, nel quale soltanto l’umanità può trovare perdono e salvezza.

Varsavia, 11 giugno 1999, Solennità del Sacro Cuore di Gesù.

IOANNES PAULUS PP. II


BOLLETTINO SALESIANO

Anno LXVIII – n. 6 GIUGNO 1944- XXII

SOMMARIO: Don Bosco e la devozione al Sacro Cuore di Gesù – Sotto la cupola dell’Ausiliatrice – In famiglia – Dalle nostre Missioni: Cina – Il Conte Dott. Eugenio Rebaudengo – Necrologio – Tesoro spirituale – Crociata.

Don Bosco e la divozione al Sacro Cuore di Gesù

«Il trionfale e meraviglioso sviluppo della divozione al Sacro Cuore di Gesù è una delle prove più splendide di quei torrenti di dottrina e di pietà, con cui nella Chiesa del Signore ci vengono svelati sempre più luminosamente i disegni della Sapienza Divina ».

E questa la solenne intonazione delle lezioni liturgiche che lei Chiesa fu leggere ai sacerdoti di tutto il mondo nella festa del Sacro Cuore.

Il voto espresso dall’immortale Leone XIII, cioè « che la divozione al Sacro Cuore si propaghi in tutta la terra » è oggi un fatto compiuto. Tutti i ferventi cristiani conoscono e praticano questa divozione, perchè essa è l’espressione più genuina della divina santità della religione di Gesù Cristo. Un dotto e piissimo Cardinale ha potuto affermare che «il Cristianesimo non si potrebbe meglio identificare con nessun’altra divozione come con quella del Cuore di Gesù» (1). E la ragione è manifesta.

«Iddio è amore ed il suo Cuore eterno ha sempre amato. Cercare il perchè di tutta la successione dei misteri rivelati, in questo amore di Dio, costituisce la Teologia del Sacro Cuore. Come la persona di Gesù è Persona Divina, il suo Cuore creato sintetizza tutti gli amori del Cuore increato di Dio e ne riassume tutte le manifestazioni; esso è l’espressione viva e palpitante di tutti i misteri cattolici»! (2).

Da queste parole si rileva che la divozione al Sacro Cuore non è altro che la divozione alla carità divina di Gesù Cristo.

Come ne parlava S. Giovanni Bosco.

È propriamente questo il concetto sul quale Don Bosco insisteva sempre, parlando della Divozione al Sacro Cuore. Ecco come egli si esprimeva: « L’oggetto della divozione al Sacro Cuore di Gesù ci viene esposto da Gesù Cristo medesimo, il quale facendosi vedere più volte alla Beata Margherita Alacoque, ed ordinandole di propagare questa divozione, le fece intendere che era suo desiderio che si onorasse la sua ardente carità verso gli uomini, che lo spinse a tutto patire, persino la morte per la loro salvezza; che gli si offrisse il maggior possibile risarcimento per gli innumerevoli insulti che ha ricevuto e riceve; e si studiassero, imitassero e venerassero tutte le virtù di cui la sua anima è adorna » (1).

Queste parole, che Don Bosco rivolgeva ai fedeli in genere, contengono tutta la sostanza dottrinale della divozione al Sacro Cuore. Ma, parlando ai suoi giovani, Don Bosco spiegava il suo pensiero con semplicità anche maggiore: « Vi dirò che festeggiare il Sacro Cuore non è altro che onorare con speciale rimembranza, l’amore che Gesù portò agli uomini. Oh, l’amore grandissimo che Gesù ci portò nella sula Incarnazione e nascita, nella sua vita e predicazione e particolarmente nella sua Passione e Morte! » (2). Ci torna particolarmente caro accostare a queste parole di Don Bosco quelle del Papa di Don Bosco, Pio XI di venerata memoria, il quale, nella Enciclica Miserentissimus Deus, scriveva: « Fra tutti gli altri documenti della infinita bontà del nostro Redentore, questo risplende specialmente che, raffreddandosi l’amore dei fedeli, la stessa DIVINA CARITÀ propose SE STESSA ad essere onorata con speciale culto e il preziosissimo tesoro della Chiesa fu aperto generosamente con quella forma di venerazione, con cui onoriamo il Sacratissimo Cuore di Gesù nel quale sono nascosti tutti i tesori della Sapienza e della Scienza. (Coloss., II, 3) »

Don Bosco adunque era penetrato perfettamente nel pensiero e nelle intenzioni di Gesù e della Chiesa, fin dagli anni in cui la devozione era meno estesa che ai nostri giorni, e per di più, molto osteggiata anche dai cattolici infetti di Giansenismo. Ed è cosa notevole che il linguaggio adoperato da Don Bosco nei suoi scritti apparisca perfettamente identico a quanto scrissero i più insigni autori che trattano di tale devozione, compresi quelli che vissero prima di santa Margherita. Don Bosco infatti cita non soltanto il padre La Colombière, Direttore spirituale della Santa, ma anche il celebre padre Eudes, che più tardi sarebbe stato elevato all’onore degli altari e proclamato apostolo e teologo della divozione al Sacro Cuore. Ecco come si esprimeva questo santo parecchi anni prima delle apparizioni di Paray: « Il Cuore di Gesù è la sorgente della sua Incarnazione, della sua Natività, di tutti i misteri e stati della sua vita, di tutto ciò che ha fatto e sofferto in terra per la nostra salute. Poichè è proprio il suo Cuore, acceso d’amore per noi, che lo indusse a fare tutto questo per noi » (1).

Non si potrebbe pensare ad una più perfetta identità di pensiero tra i due grandi Santi. Tutti e due ripongono l’essenza della grande devozione nella infinita carità divina.

La singolare eccelsa prerogativa della divozione al Sacro Cuore è propriamente questa. « Fra tutte le divozioni approvate dalla Chiesa, come osserva un insigne teologo, nessuna onora direttamente ed esplicitamente l’amore di Gesù in se stesso. Ciascuna ha per oggetto un mistero d’amore, mentre il solo culto del Sacro Cuore tende a celebrare direttamente e per se stesso il mistero del suo amore» (2).

Si comprende così conte tale divozione, la più eccellente fra tutte, nella forma presente non sia stata proposta od escogitata da qualche Santo; sia invece venuta direttamente dal Cielo.

Lo ha proclamato Sua Santità Pio XII, nel suo primo anno di Pontificato, il giorno 14 giugno 1939, in una solenne udienza: « La divozione al Sacratissimo Cuore di Gesù, che in questi tempi si è così mirabilmente diffusa in tutta la Chiesa nelle sue più alte e svariate manifestazioni, è stata stabilita dal medesimo Salvatore Divino ».

Don Bosco e la divozione nella forma recente.

Ci affrettiamo però a dire che se Don Bosco riponeva tutta l’eccellenza della divozione del S. Cuore nell’origine divina e nella nobiltà dello scopo, conosceva pure pienamente e perfettamente la divozione anche nella forma rivelata a santa Margherita. Nella istruzione che abbiamo citata, dopo d’aver detto che la divozione al S.. Cuore sostanzialmente è antica come il Cristianesimo, egli ne determina chiaramente la natura, ne fissa l’oggetto materiale, l’oggetto formale, ne mette in luce l’eccellenza, i vantaggi e propone il modo migliore per la praticò, vale a dire l’amore all’Eucaristia, soprattutto alla santa Comunione, secondo i voleri di Gesù medesimo, ed infine l’imitazione delle virtù proprie del S. Cuore.

Don Lemoyne, il biografo di Don Bosco, scrive che fin dai primi tempi dell’Opera Salesiana « nell’animo di Don Bosco ardeva la divozione al Sacro Cuore di Gesù », che egli la propagava non solo tra i giovani ma anche tra i suoi amici e benefattori. Nel 1860 una nobile signora ringraziando Don Bosco dell’interesse che aveva dimostrato per la sua conversione dallo scisma, fra le altre cose scriveva: « Confido assai nella misericordia e nell’amore del Cuore di Gesù, mia prediletta divozione, ispiratami da Lei, anche prima che fossi cattolica» (1).

Un’altra signora, la Contessa Cambray Digny, moglie del Ministro delle Finanze, scriveva allo stesso Don Bosco: « La ringrazio dell’istruzione sugli Abissi del Sacro Cuore di Gesù, che Ella si compiacque di inviarmi e che io procurerò di considerare giornalmente… » (2).

Dal che appare che della grande divozione Don Bosco conosceva, diremmo, anche le sfumature e le pratiche specialissime proprie dei più ferventi.

Quando poi dal Sommo Pontefice Leone XIII gli venne affidata l’erezione della chiesa del Sacro Cuore in Roma, egli, al dire di Don Rinaldi « divenne l’apostolo infaticato del Sacro Cuore, diffondendone la divozione nelle sue Case e fuori; facendo scrivere articoli popolari sul Bollettino Salesiano dagli indimenticabili Don Bonetti e Don Cerruti…, rendendo familiari tra i suoi giovani le pratiche dei Nove Uffici e della Guardia d’Onore» (3).

E poichè ci accade di nominare Don Giovanni Bonetti diremo che egli fu uno di quei molti figli di Don Bosco che da lui attinsero un’ardente, soda divozione al Sacro Cuore. Era un sacerdote di eminenti virtù, di profonda pietà, di non comune cultura filosofica e letteraria; scrisse, tra gli altri, quel gioiello di libro che ha per titolo, Il Giardino degli eletti, operetta che da persone competenti fu giudicata uno dei migliori libri intorno alla divozione al Sacro Cuore (4).

———————–

(1) Card. PIE, Lettera al suo clero.

(2) BAUNARD, Un siècle de l’Eglise de France.

(1) Il cattolico provveduto, pag. 242-43(2) Memorie biografiche, vol. XI, 249.

(1) Coeur admirable, 1a medit.

(2) TERRIEN, La dévotion au Sacré Coeur de Jesus.

(1) Memorie biografiche, VI, 104-6. (2) Memorie biografiche, VIII, 995.(3) Memorie biografiche, vol. III, 243.

(4) L’operetta vide la luce nel 1875 in occasione del Centenario delle apparizioni del S. Cuore.

I commenti sono chiusi.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑