Chi sono i veri responsabili dell’odierna papolatria? Una risposta controcorrente.
di José Antonio Ureta (20-06-2022)
Il direttore di OnePeterFive ha gentilmente invitato a inviare contributi sull’origine dell’eccessiva sottomissione di molti cattolici agli insegnamenti e alle misure manifestamente erronei di Papa Francesco.
Egli sostiene che tale atteggiamento derivi da un “falso spirito del Vaticano I” e da quello che definisce iper-über-ultramontanismo. Questa espressione, apparentemente umoristica, sembra essere una copertura anti-polemica. Infatti, l’intestazione dell’articolo (sopra) mostra una tiara pontificia con la scritta sovrimpressa Ultramontanismo e il Falso Spirito del Vaticano I. L’assenza del prefisso cautelativo “iper-über” è stata forse una svista, ma è comunque rivelatrice.
Accetto l’invito e inizio dicendo che concordo con l’osservazione di Peter Kwasniewski in un recente articolo, secondo cui limitarsi al “Magistero del momento” è contrario all’insegnamento della Chiesa. Significa ignorare la Scrittura e la Tradizione e accettare le novità non infallibili del papa e dei vescovi attuali come unico modo per conoscere la verità. Concordo pienamente con il suo uso dei termini magisterialista e iperpapalista per designare i cattolici che adottano questa obbedienza adulterata. Sebbene in passato abbia usato “ultramontanismo” per riferirsi a tali cattolici, ora non l’ha fatto.
L’anno scorso ho scritto due articoli su OnePeterFive (qui e qui) e uno su RorateCaeli per affrontare la caratterizzazione errata dell’ultramontanismo da parte dei tradizionalisti. Ho dimostrato tre cose:
(1) Il futuro cardinale Edouard Pie, il più eminente leader degli ultramontani francesi durante il Concilio Vaticano I, aveva una concezione molto equilibrata della monarchia papale e dei limiti dell’autorità magisteriale e di governo del Romano Pontefice;
(2) la pretesa abusiva che i fedeli aderissero senza restrizioni agli insegnamenti non infallibili e agli atti di governo di un papa regnante proveniva dalla corrente Liberale durante il pontificato di Leone XIII, che pretese che i cattolici monarchici francesi accettassero la Repubblica massonica e secolare del loro paese; e,
(3) I papi più vicini alla corrente Liberale — Benedetto XV, Pio XI e i papi conciliari — hanno aggravato tale abuso per tutto il XX secolo. Il processo è culminato con il totalitarismo dell’attuale pontefice, che ha portato Henry Sire a definirlo, molto abilmente, The Dictator Pope (Il Papa Dittatore).
A sua volta, il professor Roberto de Mattei ha scritto un articolo che fornisce il contesto della controversia tra ultramontani da un lato e gallicani e liberali dall’altro. Ha mostrato come il Beato Pio IX sostenesse pienamente l’ultramontanismo. Ha citato due esempi che mostrano quanto fosse equilibrata la corrente ultramontana. Il primo era una dichiarazione dei vescovi tedeschi. Essi sottolineavano come il Magistero del papa e dei vescovi “è limitato ai contenuti del Magistero infallibile della Chiesa in generale, ed è limitato ai contenuti della Sacra Scrittura e della tradizione” (Denz.-H 3116). Il secondo era una dichiarazione del cardinale Manning, citata da Michael Davies: “L’infallibilità non è una qualità inerente a una persona, ma un’assistenza legata a un ufficio”.[1]
Infine, il professor de Mattei ha evidenziato la paradossale adozione, da parte di alcuni settori del tradizionalismo, dell’ostilità verso l’ultramontanismo mostrata dal teologo domenicano Yves Congar. Egli fu uno dei principali architetti del Concilio Vaticano II e, nel suo diario del Concilio, si scagliava contro quella che definiva la “sciagurata ecclesiologia ultramontana”.[2] Il 9 dicembre 1962 scrisse: “tutto ciò che si fa in vista di convertire l’Italia dall’ultramontanismo politico, ecclesiologico o devozionale, è altrettanto guadagnato anche per la Chiesa universale”.[3]
Solo se i dati storici forniti nell’articolo del noto storico e nei miei tre articoli fossero falsi, sarebbe legittimo continuare a incolpare la corrente ultramontana per l’ingiustificabile accettazione degli errori dell’attuale papa nell’insegnare e governare la Chiesa. Tuttavia, è sbagliato farlo se i fatti sono veri. Pertanto, coloro che attribuiscono l’odierna ossequiosità iper-papalista agli ultramontani devono prima confutare gli articoli miei e del professor de Mattei. Dovrebbero fornire dati storici più conclusivi di quelli da noi presentati.
Finora ciò non è accaduto. Nessuno ha confutato quanto scritto da me e dal professor de Mattei.
Richiamo l’attenzione su questa incoerenza e chiedo agli anti-iper-über-ultramontani di essere intellettualmente onesti. Devono confutare ciò che io e il professor de Mattei abbiamo scritto, oppure smettere di caratterizzare erroneamente l’ultramontanismo. Inoltre, dovrebbero ammettere che la storia dimostra come il magisterialismo e l’iperpapalismo siano i frutti spuri della corrente cattolica liberale, la quale ricorre all’autoritarismo per imporre i propri errori.
Invito i nostri amici tradizionalisti anti-ultramontani a un dibattito più elevato.
[1] Michael Davies, Pope John’s Council (Chawleigh, Chulmleigh [Devon]: Augustine Publishing Company, 1977, 175).
[2] Yves Congar, My Journal of the Council, trad. Mary John Ronayne e Mary Cecily Boulding (Adelaide, Australia: ATF Press, 2012), 485.
[3] Ibid., 247.
Traduzione del nostro Staff
(Fonte: OnePeterFive)
