Ci è stato girato un testo del teologo (sic!) Padre Alberto Maggi dell’Ordine Servi di Maria (sic!), più conosciuto in rete come teologo modernista, minimalista, dottrinalmente libertino e chi più ne ha più ne metta o, per dirla in soldoni, un vero proclamatore di eresie del quale, la Gerarchia Cattolica, sembra non accorgersi lasciandolo fare impunemente.
Imponendoci l’assoluto consiglio di san Francesco di Sales e di sant’Alfonso de Liguori a non giudicare l’errante, cercheremo di affrontare l’argomento esclusivamente con il Catechismo e l’insegnamento della Chiesa Cattolica per correggere l’errore.
Il testo in questione è il seguente:
IL PECCATO ORIGINALE (fonte da Facebook)
Di Alberto Maggi
Prima del Concilio Vaticano II i bambini venivano battezzati immediatamente subito dopo il parto. Erano ancora epoche in cui la mortalità infantile era elevata, i bambini morivano spesso dopo il parto e si credeva che i bambini morti senza battesimo andavano all’inferno per sempre. Nel Medioevo un teologo innamorato (e l’amore fa sempre bene perché chi ama capisce meglio Dio) si chiese: è possibile che queste creature soltanto per il fatto di non essere state battezzate e sono morte finiscono all’inferno tra i tormenti per tutta l’eternità? Allora questo teologo, Abelardo, creò la categoria del limbo, cioè un luogo che non era il paradiso (non c’era la pienezza della gioia), ma non era neanche inferno (non c’era il tormento), era una zona grigia, una zona neutra. Questa teoria fu seguita fino al Concilio Vaticano II. Si credeva che ogni bambino che nasceva portava in sé la macchia di quello che veniva chiamato “peccato originale”, qualcosa di perverso che soltanto una mente perversa io credo possa concepire. Per la colpa di due persone che non ci si sono neanche parenti, ogni bambino che nasceva, portava questa colpa.
Allora c’era bisogno di un rito che togliesse questa colpa. Quando celebro i battesimi, prendo sempre il pupo, lo mostro alla gente e dico: guardatelo, chi di voi ha il coraggio di dire che adesso con questo rito gli togliamo il peccato? Se qualcuno lo fa, chiamo il 113 o il 118 perché è matto! Uno che ha il coraggio di dire che questa creatura ha un peccato? No! Poi metto giù il pupo e mi rivolgo ai genitori e dico: adesso guardiamoci noi in faccia. Noi sì, dai nostri volti si vede che abbiamo fatto delle stupidaggini, abbiamo fatto degli errori, abbiamo commesso a volte delle ingiustizie che ci hanno segnato profondamente. Allora cosa succede? Questa creatura che è venuta al mondo ha il diritto alla pienezza di vita. Ma noi a causa dei nostri errori, a causa dell’ingiustizia, a causa del nostro egoismo gli trasmettiamo una vita già inquinata. Questo è inammissibile.
Il rito del battesimo: il momento centrale (di per sé lo dico esagerato, ma spero che mi capite… nel battesimo il bambino potrebbe anche non esserci che tanto non gli succede niente) sono i genitori, il padrino e la madrina che rappresentano la comunità che devono fare una conversione: le famose rinunce al male etc.. e l’adesione al bene. Quindi nel battesimo non c’è da togliere una colpa alla creatura che, ripeto non ce l’ha, ma sono i genitori e la comunità che decide di togliere le proprie colpe, i propri atteggiamenti negativi che possono influire negativamente sul bambino. Allora, se vogliamo trovare il peccato originale in questo senso, dobbiamo andare nel vangelo di Giovanni dove si parla di peccato del mondo, non peccati del mondo, ma il peccato del mondo (Gv 1, 29b).
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Quanto abbiamo letto non scandalizzi più di tanto perché, chi ben conosce l’eresia Protestante e Modernista, comprende perfettamente che, quanto abbiamo letto, trova lì le sue origini. Lo scandalo risiede semmai nel fatto che ad esprimersi così è un sacerdote della Chiesa Cattolica, sui quali errori nessun Vescovo interviene…
Proviamo ad analizzare i fatti.
Il sacerdote afferma che “prima del concilio Vaticano II” il Battesimo veniva dato ai bambini appena nati – attenti qui alla motivazione – perché si riteneva che morendo ANDASSERO ALL’INFERNO!!! Ma questo è assolutamente FALSO!! La Chiesa, semmai, ha sempre parlato di un LIMBO e non dell’Inferno che anzi, proprio perché non rei di colpa propria, ma nati col Peccato Originale e quindi impossibilitati alla gloria eterna (che non è automatica), la Chiesa trovò per questi Bambini questa “ipotesi teologica ancora valida”, fino al ritorno glorioso di Cristo che metterà a posto ogni cosa. Per approfondire l’argomento si legga qui; ed anche qui con un intervento di Padre Serafino Maria Lanzetta: Dove vanno i Bambini morti senza il Battesimo?
Per quanto ci riguarda prendiamo il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) dai nn 1213 al 1274 e dove, proprio all’inizio al n.1213 leggiamo, inequivocabilmente:
- “Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione…”
Va de sé, perciò, che senza il Battesimo non vi è alcun accesso automatico al Paradiso (tranne ovviamente per i casi estremi quali il Battesimo di sangue e di desiderio, dato che la Chiesa è MADRE e mai matrigna, vedi CCC n.1258-1260) come non lo fu, automatico, neppure per “i giusti” che morirono prima dell’avvento del Messia e dovettero attendere Lui per la loro liberazione… ed ecco cosa si afferma per il Battesimo ai Bambini:
- 1250 Poiché nascono con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato originale, anche i bambini hanno bisogno della nuova nascita nel Battesimo per essere liberati dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio, alla quale tutti gli uomini sono chiamati. La pura gratuità della grazia della salvezza si manifesta in modo tutto particolare nel Battesimo dei bambini. La Chiesa e i genitori priverebbero quindi il bambino della grazia inestimabile di diventare figlio di Dio se non gli conferissero il Battesimo poco dopo la nascita.
E’ vero che la Chiesa ha tolto il termine “LIMBO” dal Catechismo, ma non ha eliminato il mistero e “l’ipotesi teologica sempre valida” di questa destinazione per chi muore senza il Battesimo:
- 1261 Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio, «il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati» (1 Tm 2,4), e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite» (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo. Tanto più pressante è perciò l’invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo.
E cosa insegnava, prima del Vaticano II, la Chiesa? Nel “Catechismo romano” detto San Pio X si legge la seguente affermazione: I bambini morti senza Battesimo vanno nel Limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono, perché avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il Paradiso, ma neppure l’Inferno e il Purgatorio.
Quindi, a ben saper leggere, quanto affermato dal Maggi è completamente falso mentre, anche se nel nuovo Catechismo sparisce il termine Limbo, non sparisce il senso di una ATTESA con la “speranza che ci sia per essi una via di salvezza…”, una “via” che la stessa Commissione Internazionale Teologica (CIT), pur eliminando il termine “Limbo”, non è riuscita a trovare, specificando fin anche di “pregare per la loro salvezza” (CCC n.1283). Ora, se un bambino morto senza il Battesimo avesse la salvezza automatica, solo perché bambino e dunque non colpevole di colpe proprie, perché la Chiesa sollecita di “pregare per la loro salvezza”? Salvezza da che cosa? Che cosa rischiano?
Le parole del Maggi che seguitano, negando la diffusione del PECCATO ORIGINALE, è una chiara ed evidente espressione di eresia già condannata dalla Chiesa e per nulla modificata dal concilio Vaticano II, come lui afferma. Lo abbiamo provato già sopra dal Catechismo: 1250 Poiché nascono con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato originale, anche i bambini hanno bisogno della nuova nascita nel Battesimo per essere liberati dal potere delle tenebre… e ancora: “un peccato “contratto” e non “commesso”, uno stato e non un atto“ (CCC n.404)”, come spiega bene qui il domenicano Padre Bellon.
Quando il Maggi, con ilarità dice che chiamerebbe il 113 o il 118 per dichiarare “matto” chi afferma che un bambino recherebbe con sé il Peccato Originale, sta affermando che “matta” è la Chiesa stessa, e peggio, che il Signore stesso che lo ha comandato “è matto” e – affermare che il concilio Vaticano II ha cambiato dottrina – è un negare la dottrina sapendo di negarla, leggiamo sempre dal CCC:
- 1263 Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato (Concilio di Firenze, Decretum pro Armenis: DS 1316). In coloro che sono stati rigenerati, infatti, non rimane nulla che impedisca loro di entrare nel regno di Dio, né il peccato di Adamo, né il peccato personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più grave è la separazione da Dio.
- 1279 Il frutto del Battesimo o grazia battesimale è una realtà ricca che comporta: la remissione del peccato originale…
- 1281 Coloro che subiscono la morte a causa della fede, i catecumeni e tutti gli uomini che, sotto l’impulso della grazia, senza conoscere la Chiesa, cercano sinceramente Dio e si sforzano di compiere la sua volontà, possono essere salvati anche se non hanno ricevuto il Battesimo.
- 1283 Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la liturgia della Chiesa ci invita a confidare nella misericordia di Dio, e a pregare per la loro salvezza.
Ci sarebbe poi qui da affrontare l’aspetto di questa presunta INNOCENZA. Infatti, l’unica Creatura umana Concepita senza Peccato Originale è stata la Beata Vergine Maria. Diversamente, se avesse ragione Maggi, questo dogma mariano con tutta la dottrina che comporta, non servirebbe più a nulla ma, come afferma qui il domenicano Padre Bellon: “Chi muore solo col peccato originale non può entrare neanche in Paradiso perché, per il Paradiso, è necessaria la veste nuziale della grazia”; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell’uomo e lo provocano al combattimento spirituale per tutta la vita, effetti e conseguenze che solo alla Beata Vergine Maria “preservata dal peccato originale per singolare grazia” come spiega, appunto, il dogma, sono state risparmiate. Ma Padre Maggi crede nel dogma mariano?
Proseguiamo con le altre affermazioni del Maggi il quale afferma ancora: “Il rito del battesimo: il momento centrale (di per sé lo dico esagerato, ma spero che mi capite… nel battesimo il bambino potrebbe anche non esserci che tanto non gli succede niente) sono i genitori, il padrino e la madrina che rappresentano la comunità che devono fare una conversione..”
Qui c’è poco da fraintendere, egli afferma che: “nel battesimo il bambino potrebbe anche non esserci che tanto non gli succede niente …”.
Falso!! Perché, affinché il Battesimo sia valido, l’acqua DEVE TOCCARE IL BAMBINO… (CCC n.1228) «Accedit verbum ad elementum, et fit sacramentum – Si unisce la parola all’elemento, e nasce il sacramento». Del resto, il fatto che NON possiamo battezzare i nostri figli quando sono ancora in embrione, fa comprendere il motivo. Si può sempre fare quello di desiderio se esiste un serio pericolo per il nascituro, ma una volta passato il pericolo e nata la creatura, è necessario il Sacramento del Battesimo. Leggiamo dal Concilio di Trento (1546), citato nel nuovo CCC:
- «Se qualcuno nega che i bambini appena nati debbono essere battezzati, anche se figli di genitori battezzati, oppure sostiene che vengono battezzati per la remissione dei peccati, ma che non ereditano da Adamo niente del peccato originale che sia necessario purificare col lavacro della rigenerazione per conseguire la vita eterna, per cui nei loro confronti la forma del Battesimo per la remissione dei peccati non sia ritenuta vera, ma falsa: sia anatema.
- Infatti quello che dice l’Apostolo: “A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte, cosi anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché in lui tutti hanno peccato” (Rm. 5, 12), non deve essere inteso diversamente dal senso in cui la Chiesa cattolica, ovunque diffusa, l’ha sempre inteso. A motivo di questa regola di fede, per tradizione ricevuta dagli Apostoli, anche i bambini, che non hanno ancora potuto commettere da sé alcun peccato, vengono perciò veramente battezzati per la remissione dei peccati, affinchè in essi sia purificato con la rigenerazione quello che contrassero con la generazione. “Se, infatti, uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv.3,5)» {Denz. 791).
Padre Maggi, ignorando – o rifiutando la dottrina cattolica – aggiunge una ulteriore stranezza, perché afferma e sostiene che: “nel battesimo non c’è da togliere una colpa alla creatura che, ripeto non ce l’ha, ma sono i genitori e la comunità che decide di togliere le proprie colpe, i propri atteggiamenti negativi che possono influire negativamente sul bambino. Allora, se vogliamo trovare il peccato originale in questo senso, dobbiamo andare nel vangelo di Giovanni dove si parla di peccato del mondo, non peccati del mondo, ma il peccato del mondo (Gv 1, 29b).”
Seppur non lo afferma esplicitamente di fatto, il Maggi, sta affermando che il Battesimo, al bambino, è un fatto COMUNITARIO a causa del cui peccare influisce negativamente il bambino. Insomma: il bambino nasce senza alcun peccato originale, se da grande si macchierà di peccato non è per una sua natura peccaminosa, non esiste alcun effetto di un peccato ereditato, ma per colpa della comunità che pecca dandogli il cattivo esempio e contagiandolo nelle scelte sbagliate. Ma da dove deriverebbe questo peccare, per il Maggi, non viene specificato se non per rileggere, con una nuova interpretazione, il passaggio giovanneo. E’ dunque la comunità, nel peccato, che deve emendarsi.
Il 6 ottobre 2020, la CdF ha emanato un Responsum atto proprio a debellare queste nuove eresie moderniste – vedi qui – laddove afferma:
- Recentemente vi sono state celebrazioni del Sacramento del Battesimo amministrato con le parole: «A nome del papà e della mamma, del padrino e della madrina, dei nonni, dei familiari, degli amici, a nome della comunità noi ti battezziamo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». A quanto sembra, la deliberata modifica della formula sacramentale è stata introdotta per sottolineare il valore comunitario del Battesimo, per esprimere la partecipazione della famiglia e dei presenti e per evitare l’idea della concentrazione di un potere sacrale nel sacerdote a discapito dei genitori e della comunità, che la formula presente nel Rituale Romano veicolerebbe. Riaffiora qui, con discutibili motivazioni di ordine pastorale [Spesso il ricorso alla motivazione pastorale maschera, anche inconsapevolmente, una deriva soggettivistica e una volontà manipolatrice], un’antica tentazione di sostituire la formula consegnata dalla Tradizione con altri testi giudicati più idonei… (..)
- La dottrina dell’istituzione divina dei Sacramenti, solennemente affermata dal Concilio di Trento, vede così il suo naturale sviluppo e la sua autentica interpretazione nella citata affermazione di Sacrosanctum Concilium. I due Concili si trovano quindi in complementare sintonia nel dichiarare l’assoluta indisponibilità del settenario sacramentale all’azione della Chiesa. I Sacramenti, infatti, in quanto istituiti da Gesù Cristo, sono affidati alla Chiesa perché siano da essa custoditi. (..)
- Il Concilio Vaticano II ha inoltre stabilito che nessuno «anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica» [CVII SC n.22]. Modificare di propria iniziativa la forma celebrativa di un Sacramento non costituisce un semplice abuso liturgico, come trasgressione di una norma positiva, ma un vulnus inferto a un tempo alla comunione ecclesiale e alla riconoscibilità dell’azione di Cristo, che nei casi più gravi rende invalido il Sacramento stesso, perché la natura dell’azione ministeriale esige di trasmettere con fedeltà quello che si è ricevuto (cfr. 1 Cor 15, 3). (..)
- In questa luce va compreso il dettato tridentino sulla necessità del ministro di avere l’intenzione almeno di fare quello che fa la Chiesa. L’intenzione non può però rimanere solo a livello interiore, con il rischio di derive soggettivistiche, ma si esprime nell’atto esteriore che viene posto, con l’utilizzo della materia e della forma del Sacramento. Tale atto non può che manifestare la comunione tra ciò che il ministro compie nella celebrazione di ogni singolo Sacramento con ciò che la Chiesa svolge in comunione con l’azione di Cristo stesso: è perciò fondamentale che l’azione sacramentale sia compiuta non in nome proprio, ma nella persona di Cristo, che agisce nella sua Chiesa, e in nome della Chiesa.
- Pertanto, nel caso specifico del Sacramento del Battesimo, il ministro non solo non ha l’autorità di disporre a suo piacimento della formula sacramentale, per i motivi di natura cristologica ed ecclesiologica sopra esposti, ma non può nemmeno dichiarare di agire a nome dei genitori, dei padrini, dei familiari o degli amici, e nemmeno a nome della stessa assemblea radunata per la celebrazione, perché il ministro agisce in quanto segno-presenza dell’azione stessa di Cristo che si compie nel gesto rituale della Chiesa.
- Infatti quello che dice l’Apostolo: “A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte, cosi anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché in lui tutti hanno peccato” (Rm. 5, 12), non deve essere inteso diversamente dal senso in cui la Chiesa cattolica, ovunque diffusa, l’ha sempre inteso….
Questo significa: “avere l’intenzione almeno di fare quello che fa la Chiesa …”.
Quindi, a quanti ci hanno chiesto se i Battesimi fatti da Padre Maggi sono validi, sembrerebbe di sì (a dirla buona) perché non sembra egli abbia modificato il Rito e gli elementi che lo caratterizzano, ciò che è discutibile ed eretica è la sua pastorale, come abbiamo ben documentato.
State attenti solo se, nella formula del Battesimo, doveste sentir dire: «Noi ti battezziamo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», anziché: «Io ti battezzo…», sappiate che questo Battesimo non è valido..
Tuttavia consigliamo fraternamente di non avere nulla a che fare con questi sacerdoti che hanno abbandonato la sana Dottrina per inventarne di “nuove”, pregare per loro e noi formarci nella verità, come del resto ammonisce l’Apostolo Paolo:
- «Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.…»(2Tim.4,1-5);
- ed anche: «Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!…» (Gal.1,6-10).
Qui non conta più ciò che piace o non piace, ciò che si desidera o non si desidera… le parole “pastorali” espresse dal Maggi sono gravissime perché ledono la comunione della Chiesa nella sana e corretta dottrina proprio sul Peccato Originale, con tutto ciò che questo comporta a riguardo dell’identità stessa del Verbo Divino Incarnato e del Suo Progetto di salvezza. E sono duemila anni che esce fuori ogni tanto qualcuno che, non digerendo più la sana dottrina, si sente così “illuminato” da pretendere di cambiarla “secondo le proprie voglie”. Chiediamo ai Vescovi la difesa della sana Dottrina, come è loro compito e dovere fare.
Si legga anche qui: Sappiamo che non servirà a nulla ma.. chiediamo a Vescovi e Cardinali di intervenire su Don Marco Pozza
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Nelle Memorie dell’Oratorio, scritte da san Giovanni Bosco, c’è un fatto interessante che serve a smentire la convinzione -ahinoi!- oggi molto diffusa tra i cattolici secondo cui gli Ebrei non avrebbero bisogno di convertirsi.
Ecco ciò che racconta don Bosco:
Feci amicizia con un giovane ebreo di nome Giona. Aveva circa diciotto anni e cantava magnificamente. Giocava molto bene al biliardo. Egli mi si affezionò e ricercava la mia amicizia. C’intrattenevamo insieme cantando, giocando e raccontandoci storielle. Un giorno gli accadde di essersi azzuffato in una rissa e venne da per per chiedere consiglio sul da fare. “Se tu, caro Giona -gli dissi- fossi cristiano, ti direi di andarti a confessare subito, ma ciò non ti è possibile.”
Egli però replicò: “Ma anche noi abbiamo una specie di confessione…”
“No, non è una confessione, perché solo il prete cattolico può rimettere i peccati.”
Nacque in lui la voglia di confessarsi. Al che gli dissi: “Vedi, caro Giona, la confessione toglie i peccati commessi dopo il battesimo. Il problema è che tu non sei nemmeno battezzato, perché ebreo.”
“E che cosa dovrei fare per ricevere il battesimo?”
“Devi credere in Gesù Cristo e nella sua santa Chiesa.”
“Ma quale vantaggio ne trarrò?”
“sarai libero dal peccato originale e potrai ricevere tutti gli altri sacramenti…”
Poi fece una domanda importante: “Ma allora, noi ebrei non possiamo salvarci?”
Gli dissi: “No, mio caro Giona, dopo la venuta di Gesù Cristo gli ebrei non possono più salvarsi se continueranno a non credere in Lui.”
“ma mia madre non accetterà mai se mi volessi far cristiano…”
Cercai di incoraggiarlo: “Non temere, Dio è padrone dei cuori e se Egli ti chiama a farti cristiano, farà in modo che tua madre si contenterà o provvederà in qualche modo per l’anima tua.”
Giona mi chiesa ancora: “E tu che faresti al posto mio?”
Risposi: “Comincerei ad istruirmi nel Cristianesimo, per il resto provvederà Dio. Inizia a prendere il catechismo e studia, contemporaneamente prega Dio che ti illumini e che ti faccia conoscere la verità.”
da quel giorno Giona iniziò sempre più ad amare la fede cristiana. Quando ci incontravamo al caffè, giocando al biliardo, desiderava discorrere di religione e di catechismo. Nello stesso tempo anche il suo comportamento migliorava.
Giona era orfano di padre e la madre, di nome Rachele, era fedelissima all’ebraismo. Un giorno ella scoprì nel letto del ragazzo il libretto di catechismo. Andò su tutte le furie e si recò dal rabbino a chiedere consiglio. Capì subito che dietro a tutto questo ci fossi anch’io e venne da me accusandomi. Cercai di farle capire che ciò che facevo per suo figlio non era un male, anzi. Proprio perché gli volevo bene, desideravo che conoscesse la verità. Ma non ci fu nulla da fare. Il povero Giona per realizzare il desiderio di farsi cristiano dovette allontanarsi da casa. Lo affidai ad un dotto sacerdote e si arrivò finalmente al battesimo. Il padrino e la madrina furono Carlo e Ottavia, coniugi Bertinetti, i quali generosamente s’incaricarono anche di aiutare economicamente il giovane.
A battesimo Giova cambiò il nome in Luigi.