Don Alberto Secci commenta la Parabola del Seminatore, Vangelo del giorno della domenica 4 febbraio 2024, secondo il Vetus Ordo Missae.
Sia lodato Gesù Cristo.
Il canto dell’Epistola era lunghissimo, ma andate a rileggerlo a casa, perché c’è il Vangelo applicato. Il canto dell’Epistola era lungo, la Messa si allunga.
Questo Vangelo è di un’importanza tale che richiederebbe il sostare molto. Io accenno a qualche aspetto.
Vi dicevo che le domeniche settuagesima, sessagesima, la prossima, quinquagesima, sono in preparazione a vivere bene la quaresima, perché l’accoglienza della grazia di Dio sia vera. Mai evidente come in questa domenica.
«Perché ascoltando, non intendano»
Intanto permettetemi una notazione. Tutti vogliono capire subito. Pensate quante lotte per questo latino, no? E il Signore parla in parabole perché la folla non capisca. È strano, eh?
Parla in parabole, quelli che sono con lui da tempo gli dicono: “Spiegacela, non abbiamo capito”. E lui dice: “A voi è dato conoscenza, voi che siete con me, che mi state seguendo potete capire, ve la spiego”. Agli altri è proposto in parabole, in modo che guardando non vedano e ascoltando non intendano, cioè non capiscano.
Quando si vuole rendere estremamente semplice e facile, si banalizza Dio, ed equivale a bestemmiarlo. Pensano tutti di capire cos’è il Cristianesimo, che cos’è la Messa. Non hanno ancora messo la punta del piede dentro.
Bisogna stare con Gesù, perché pian piano si sveli la verità che ci salva.
La salvezza non è automatica
Detto questo, permettetemi di dire chiaramente, ed è una preparazione alla Quaresima, che chi continua a dire che la salvezza è automatica e universale vuole male agli uomini. Vuole male agli uomini!
Mettiamo un altro punto chiaro. Si salvano tutti? No! Ci si salva automaticamente? Perché sei uomo? Perché Gesù è venuto sulla Terra e quindi ha condiviso la tua umanità? Tu sei automaticamente salvo? No!
Perché mai doveva descrivere le condizioni della salvezza in questo modo il Signore? Per fare una finzione? Per perdere il tempo in un discorso sibillino?
Qui lo dice chiaro! Solo il seme che cade nella terra buona produce, nella pazienza, nel tempo — non basta neanche che sia il terreno buono –, occorre che ci sia la pazienza, produrrà frutto, cioè la salvezza l’altro no.
La missione della Chiesa
Vedete la salvezza è diventata automatica, e si è trasformata la missione della Chiesa.
Non è veramente trasformata, la missione della Chiesa è sempre la stessa, però purtroppo come la si riduce oggi? Che la Chiesa è qui per rendere cosciente che sei salvato. E così fare l’unità del genere umano, finito. Tant’è vero che è diventata noiosissima la Chiesa e nessuno ci vuole più andare. Se tanto sono salvo lo stesso, che ci siete venuti a fare stamattina? C’erano delle passeggiate meravigliose da fare. Ma non è così, è necessario.
È necessario venire in Chiesa, è necessario partecipare, vivere profondamente la vita della Chiesa. Perché la Chiesa non è qui per rendere coscienti che siamo già salvati, ma per un lavoro affinché il nostro terreno sia terreno buono, un lavoro concreto, perché la salvezza sarà vera, concreta, o produce o non è salvezza, o produce come il seme nel terreno buono o non è salvezza. Questo è il lavoro della Chiesa, un lavoro instancabile.
Infatti, prima di amministrare i sacramenti, la Chiesa deve predicare, la Chiesa deve insegnare.
Andate, predicate il Vangelo! Chi crederà e sarà… e poi, battezzate, no? Prima insegnate. Preparate il terreno. Mette in guardia, il Signore.
Parla in parabole? Attenti!
Un’immensa folla si era radunata. Un’immensa folla! Cosa farebbero oggi certi teologi o certi pastoralisti maldestramente rinnovati? Eh, visto che c’è tutta questa gente, fa un discorso semplice, sereno. Così stanno, così vengono anche domenica prossima.
Il Signore parla in parabole e mette in confusione.
Perché uno incomincia a domandare: Ma, Signore, che cosa veramente hai detto? Che cosa vuoi? Cosa devo fare?
Capite che il Signore suscita la domanda e di fronte all’immensa folla non si fida, perché sa che ci sono condizioni molto serie perché la sua grazia produca salvezza in noi.
Allora, telegraficamente vediamo un po’ questi tipi di terreno.
Come (non) agisce la Grazia
La grazia di Dio può cadere sulla strada. La parola di Dio, la grazia di Dio, l’azione del Signore. E quelli che sono sulla strada ascoltano, ma poi viene il diavolo e strappa la parola nel loro cuore.
Attenti: perché non credano e non si salvino. Vedete? Scusate, come si fa a dire che si salvano tutti? Possiamo ed e vogliamo sperare contro ogni speranza perché Gesù Cristo ha vinto la morte, che siano tanti quelli che si salvano, ma tutti? No! Questo è già chiaro.
Il seme caduto sulla strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e strappa la parola dal loro cuore, perché non credono e non si salvano. E guardate che non è che fa cose eclatanti per strappare la parola dal cuore il diavolo. Basta che uno sia abituato a vivere come tutti oggi. È una brava persona. Chissà se ha ancora l’anima, non lo so. Ne ho incontrato di persone così, io tante, fanno un po’ paura anche, ma sono tante.
C’è poi il terreno sassoso, la strada, terreno sassoso, sono coloro che udita la parola l’accolgono con gioia…
La sappiamo a memoria questa parola, ma lasciamoci ricamare.
Terreno sassoso sono coloro che accolgono con gioia, ma non hanno radici. Non si dice anche noi. Eh sì, è bravo. Non c’è sostanza. Noi diciamo, non c’è sostanza. Se si vede la settimana prossima non c’è più. Non c’è più. Ci sono tante persone così. Una marea. Passate un po’ quelle che avete conosciuto così. Se devi retta loro al momento dell’entusiasmo, dovevi comprargli il Messalino, il libro di preghiere, insegnarli come dire l’ufficio divino, come si fa penitenza in Quaresma. Vogliono tutto subito. Poi non ci sono più.
Perdonatemi se applico un po’ domesticamente queste cose.
La vita della Chiesa purtroppo è fatta di tanti che passano e spariscono. Ma che erano entusiasti, eh?
C’è poi il seme che cade fra le spine, sono quelli che ascoltano e che iniziano un po’ di cammino, ma nel cammino si lasciano soffocare dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita.
Senza sacrificio non c’è santità
Vabbè, partiamo dall’ultimo, dai piaceri della vita uno dice già, preferito il piacere, no? alla verità. Ma attenti, non c’è solo quelli che si lasciano… se uno non è allenato, vedete che è una bella preparazione per iniziare la Quaresima, se uno non è allenato alla rinuncia ai piaceri della vita, non ci rinuncerà mai. Per cui bisognerà trovare qualche ecclesiastico che ti dica che il Signore è venuto per valorizzare i piaceri della vita e non per toglierli. Ne trovate di questi. Lungo la strada, non in chiesa però, che in chiesa non ci stanno.
Invece la vita della santità è una vita di rinuncia. Bisogna stare attenti al moralismo, però c’era un’educazione buona.
Che cosa facevamo nel mese di maggio, noi bambini, quando riempivamo ancora le chiese? C’era il rosario, intanto ti dicevi tutto il rosario, e c’era il fioretto. Non so se qualcuno l’ha vissuto ancora. C’erano le suore che facevano i fiori di carta. Allora tu dovevi fare una rinuncia in quel giorno, perché erano 31 giorni. Una rinuncia, e se avevi fatto la rinuncia la scrivevi, te la mettevi nel foglio di carta, segreto, e lo mettevi sotto la Madonna. Ogni giorno imparare una rinuncia, per 31 giorni. Non è che eravamo santi, non eravamo bravissimi. Ci è entrato dentro che se non ti alleni a rinunciare, se non vai contro te stesso, non frutta la grazia.
Oggi ti dicono che il Signore è venuto a valorizzare tutti i tuoi istinti. Per cui, se una cosa c’è nell’istinto, è sicuramente volontà di Dio.
Ma dove siamo? A parte che dimentichiamo il peccato originale, ma… attenti, il terreno, il seme che cade fra le spine, non sono solo quelli che si lasciano poi traviare dai piacere della vita. Il penultimo è le ricchezze. E qui bisogna allenarsi. Non è che il Signore ti chiede di rinunciare a tutto subito.
Se non dovete fare i penitenti francescani non potete rinunciare, ma uno deve allenarsi nel concreto a non tenere la ricchezza più del resto, per cui qual è la povertà di un fedele che vive nel mondo, compreso di un prete che vive nel mondo, che non siamo religiosi, che fanno voto di povertà, è quello di usare bene i soldi. Per cui se c’è un’opera di Dio, le usi per l’opera di Dio.
Certo che prima di usarli per l’opera di Dio devi metterle da parte, devi lavorare, devi guadagnarli. Sennò si parla contro le ricchezze in modo astratto. La ricchezza non è cattiva, la ricchezza è usata bene. Ma se la usi per sé stessa, oltre a essere una cosa stupida perché alla fine muori e c’è ancora la roba lì, e chissà di chi sarà, non hai capito che il regno di Dio è più importante. È tutto, anzi.
Ma la cosa che a me fa impressione è la prima di queste tre cose: piacere della vita e ricchezza, la prima sono le preoccupazioni. Qui può sembrare una cosa santa. Uno dice, io sono preoccupato. Giustamente, hai una condizione. Pensate che si fa prendere dall’ansia delle cose che non vanno a casa sua e così lascia il Signore. Questa è la grande fregatura. È venuto perché tu possa salvarti da questa situazione e tu ti fai prendere da quella roba lì.
Ora, non è santo chi non si preoccupa. Chi non si preoccupa è un disgraziato, ma chi si fa soffocare dalle preoccupazioni è ancora disgraziato. Devi vivere le preoccupazioni con Dio.
Il terreno buono
E poi c’è il terreno buono, e chiudo, Ma è la cosa più importante e questa la lascio alla vostra meditazione.
Il terreno buono sono coloro che udite la parola, la conservano in un cuore buono e perfetto. E nella perseveranza, impazienza in latino, cioè nel tempo, perseveranza vuol dire andare avanti con pazienza, con pazienza, andare avanti. Ci vuole tutta la vita, ma portano frutto. E in un altro Vangelo si dice che portano frutto chi il cento, chi il sessanta per uno.
Addirittura, il Signore dice, c’è una proporzione a seconda di com’è buono e perfetto il tuo cuore, a seconda di com’hai vissuto la pazienza.
Non è uguale la salvezza, anche quando diverse persone si salveranno, non sarà uguale ad una per l’altra.
Questa è la teologia, l’ha sempre insegnato, l’ha approfondito.
Dante Alighieri, no? Perché sapeva il Cristianesimo.
Ci sono diversi… c’è una vicinanza più o meno a Dio. È talmente reale, la salvezza, che c’è una misura dentro. Quindi porta frutto che il sessanta e che il cento per uno.
Allora, forza e coraggio, fratelli, al lavoro. Cioè, il problema è lavorare perché la grazia frutti.
Guardate com’è importante questo Vangelo. Guardate perché la Chiesa ce l’ha messo nella Domenica dei Sessantesimi.
Si è lodato Gesù Cristo.
