I moniti cattolici di san Francesco d’Assisi per gli erranti e contro le eresie

San Francesco, pertanto, col voto di obbedienza consacrò di buon animo e sottomise interamente al Vicario di Gesù Cristo la libertà della volontà, questo dono sopra tutti eminente da Dio conferito alla natura umana. Oh, quando male fanno e quanto vanno lungi dalla cognizione dell’Assisiate coloro che, per servire alle loro fantasie ed errori, s’immaginano, (cosa incredibile!) un Francesco intollerante della disciplina della Chiesa, noncurante degli stessi dogmi della Fede, precursore anzi e banditore di quella molteplice e falsa libertà, che si cominciò ad esaltare sul principio dell’età moderna, e tanto disturbo recò alla Chiesa ed alla società civile. Ora, con quanta intimità aderisse alla gerarchia della Chiesa, a questa Sede Apostolica e agli insegnamenti di Cristo, il banditore del gran Re può bene insegnare nei suoi mirabili esempi ai cattolici ed agli acattolici tutti.” (Pio XI enc.  Rite Expiatis 1926)

Ne parlammo qui:

Davvero San Francesco d’Assisi era il Cicciobello che dicono?

e riparlarne, giova alla retta ragione ed alla retta coscienza. Il Patrono d’Italia è stato il primo santo ad essere decattolicazzato dentro e fuori la Chiesa: gli hanno tolto la preghiera, l’adorazione, la penitenza, la croce; l’hanno lasciato solo a parlare con gli animali. Un matto! Sfatiamo la leggenda metropolitana per tornare alla leggenda aurea. IL TESTO E’ SCARICABILE IN PDF QUI

San Francesco fu tutt’altro che romantico, sognatore, bucolico: la sua virilità si era semplicemente spostata, da sotto la cintola, salendogli su, nel cuore e nella mente, quando si convertì e si consegnò al suo vescovo, ossia ALLA CHIESA, che pur era assai corrotta nel suo interno!! Altro che romantico! Ragionava e meditava, vedeva il cielo ma restava coraggiosamente con i piedi per terra, ma ciò non toglie che il francescanesimo ha sempre tentato di presentare un Francesco al di fuori della normalità e spesso anche fuori della stessa ecclesialità, una sorta di Riformatore interno alla Chiesa, per cambiare la Chiesa; un Francesco che spesso camminava “per conto suo” (qualcosa di vero, in fondo, potrebbe anche esserci)…. ma fu proprio grazie all’umiltà di Francesco ed alla sua ostinata obbedienza al Papa, che egli potè restare sui binari giusti, contrariamente al deragliamento, oggi, di non pochi suoi fraticelli!

“𝗘𝗰𝗰𝗼 𝗶𝗹 𝗩𝗘𝗥𝗢 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼. Dimenticate quelle goffe caricature del Serafico Padre che un certo “cristianesimo 2.0” ha voluto tramandare (chissà perché… 🤔). San Francesco è stato un Santo ENORME. E di certo non soltanto perché parlava agli uccellini e ai lupacchiotti.” (Fulvio Festosi)

Raccomandazione rivolta da san Francesco ai sacerdoti: “Quando vorranno celebrare la Messa, puri in modo puro, facciano con riverenza il vero sacrificio del santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo” (Francesco di Assisi, Scritti, 399).”

Altro che bucolico, o sognatore o romantico…. ciò che doveva dire lo diceva usando la parola come lama affilata. Ecco un passo dalla Lettera ai Fedeli di san Francesco nelle Fonti Francescane, dove già il titolo dice tutto:

Guai a quelli che non fanno penitenza. Cap II°

  • Tutti quelli e quelle, invece, che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e si abbandonano ai vizi e ai peccati e camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri della loro carne, e non osservano quelle cose che hanno promesso al Signore, e servono con il proprio corpo al mondo, agli istinti carnali ed alle sollecitudini del mondo e alle preoccupazioni di questa vita: costoro sono prigionieri del diavolo del quale sono figli e fanno le opere; sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. Non hanno la sapienza spirituale, poiché non posseggono il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre; di loro è detto: ” La loro sapienza è stata ingoiata” e: ” Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti”. Essi vedono e riconoscono, sanno e fanno ciò che è male, e consapevolmente perdono la loro anima.

Ovvio che san Francesco NON sta maledicendo gli iniqui ma LI AMMONISCE, LI AVVERTE cosa è scritto di loro nella ScritturaE NON GIUSTIFICA IL LORO PECCARE CON LA “BUONA FEDE… Altro che bucolico, sognatore, romantico… dice ancora il Santo:

  • Vedete, o ciechi, ingannati dai vostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è cosa dolce fare il peccato e cosa amara sottoporsi a servire Dio, poiché tutti i vizi e i peccati escono e procedono dal cuore degli uomini, come dice il Signore nel Vangelo. E non avete niente in questo mondo e neppure nell’altro. E credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora alla quale non pensate, non sapete e ignorate. Il corpo si ammala, la morte si avvicina e così si muore di amara morte.”

Dovrebbe forse meravigliarci che, al giorno d’oggi, non si senta più predicare un francescano con le parole del santo Fondatore, ma bensì usando un linguaggio del mondo e giungendo perfino all’uso dei balli sfrenati, salti e danze (persino DAVANTI AGLI ALTARI, al SSmo Sacramento) senza dire più la verità ai giovani, senza dire loro che “se restano nella concupiscenza e non vivono di penitenza per frenare i desideri della carne, restano prigionieri del diavolo”?

No, nessuna meraviglia. I francescani di oggi usano il Waka Waka per sollecitare i giovani a trovare ugualmente l’amicizia di Dio senza fare una benchè minima penitenza, e lo fanno in nome di san Francesco, citando, non si sa bene da dove, un bucolico san Francesco, o interpretandolo secondo le mode del momento…

Lo stesso dicasi per il famoso Cantico delle Creature… dal quale è stata mutilata da una strofa importante, fondamentale per la nostra salvezza, la seguente frase qui riportata in grassetto:

  • Lodato sii, mio Signore, per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo che vive può scappare; guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.
    Beati quelli che troveranno la morte mentre rispettano le tue volontà, perché la seconda morte (condanna all’inferno) non farà loro alcun male.

Ecco il Cantico originale:

«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che ‘l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali.
Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.»

*******

«Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione.
A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.
Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno e tu tramite lui ci illumini: è bello e raggiante con grande splendore e di te, Altissimo, porta il segno.
Lodato sii, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l’aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature dai sostentamento.
Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.
Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. Egli è bello, giocondo, robusto e forte.
Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci sostiene e ci governa: produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.
Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano dolori e malattie.
Beati quelli che li sopporteranno serenamente, perché da te, Altissimo, saranno coronati.
Lodato sii, mio Signore, per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo che vive può scappare; guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.
Beati quelli che troveranno la morte mentre rispettano le tue volontà, perché la seconda morte (condanna all’inferno) non farà loro alcun male.
Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»

FRANCESCO E IL SULTANO: DIALOGO INTERRELIGIOSO UNA CIPPA!

  • “I cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete”…

Un altro esempio concreto è la famosa storia, trita e ritrita per certi versi, dell’incontro di san Francesco con il Sultano, in Terra Santa.

Storia spesso infarcita di buonismo e semplicismo. La realtà dell’incontro è, però, piuttosto complessa perchè riportata da più fonti con sfumature diverse, ma oseremo dire provvidenziale nel suo insieme, per come è avvenuta e per come si è conclusa: senza spargimento di sangue per Francesco, ma senza dubbio con una grande lezione per noi, oggi, sull’autentico dialogo che dovremo tenere in campo interreligioso.

Nel san Francesco autentico, delle autentiche Fonti francescane, si narra di quando andò dal Sultano in piena crociata (san Francesco era d’accordo per le crociate) e gli mostrò che cosa comportasse l’essere cristiani: “I cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete”…

San Francesco non è andato lì per intraprendere un dialogo interreligioso! Non è andato ad accusare il Papa e le Crociate! È andato, invece, a giustificare l’offensiva dei cristiani anche se è vero che preferiva la predicazione di Cristo alle armi, ma era consapevole che ognuno doveva agire nel posto in cui Dio l’aveva messo, avendo come bene comune la causa ultima: la conversione a Cristo.

Era andato perchè voleva convertire il Sultano, non lo voleva fare con la forza o con le armi, però voleva parlare con lui di Gesù Cristo, e riportano le Fonti: “Quando il beato Francesco per la fede in Cristo volle entrare in un grande fuoco coi sacerdoti del Soldano di Babilonia; ma nessuno di loro volle entrare con lui, e subito tutti fuggirono dalla sua vista”. E rifiutò i ricchi doni del Sultano perchè non volle convertirsi…. un segnale, come a sottolineare che non c’era nulla fra loro che valesse uno scambio di doni: il dono che portava Francesco era Cristo!

Ma vale la pena riflettere sull’insieme del dialogo avvenuto fra i due:

FF. 2690-2691

IL SULTANO: II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca, dunque voi cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici.

FRANCESCO: Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Il perdono di cui Cristo parla non è un perdono folle, cieco, incondizionato, ma un perdono meritato.

Gesù infatti ha detto: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”. Infatti il Signore ha voluto dirci che la misericordia va dispensata a tutti, anche a chi non la merita, ma che almeno sia capace di comprenderla e farne frutto, e non a chi è disposto ad errare con la stessa tenacia e convinzione di prima.

Altrove, oltretutto, è detto: “Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te”. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell’occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo massima giustizia quando vi combattono, perché voi avete invaso delle terre cristiane e conquistato Gerusalemme, progettate di invadere l’Europa intera, oltraggiate il Santo Sepolcro, distruggete chiese, uccidete tutti i cristiani che vi capitano tra le mani, bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla sua religione quanti uomini potete.

Se invece voi voleste conoscere, confessare, adorare, o magari solo rispettare il Creatore e Redentore del mondo e lasciare in pace i cristiani, allora essi vi amerebbero come se stessi.

Troviamo forse oggi predicatori francescani con lo stesso coraggio puramente cristiano del loro Fondatore? E poichè avere questo tipo di coraggio non è detto che a tutti sia dato, diciamo dunque: troviamo predicatori francescani onesti nell’ortodossia della fede come lo fu il loro Fondatore? Senza dubbio sì, e se qualcuno può additarceli quale esempio e perchè noi possiamo ascoltarli, ne saremo infinitamente grati!

Notare che san Francesco pone una condizione all’essere amati: se voi voleste conoscere, confessare, adorare… il Redentoreallora i cristiani vi amerebbero come se stessi: ossia, l’amore Cristiano è solo quello che si vive attraverso il Cristo, tutto il resto non è amore, non è amare, ma illusione, ipocrisia, mediocrità, non è la radicalità chiesta e vissuta da Francesco!

“La povertà si ferma ai piedi dell’altare – calici non siano di materiale vile, ma prezioso

Infine e per concludere, la povertà a cui sorride Francesco è quella verso se stesso, ossia “morire a se stesso”, una netta conversione dal ciò che era al ciò che divenne: sempre più “conforme al Cristo”. La povertà di Francesco è la radicalità: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Francesco si spoglia di tutto letteralmente, per lasciarsi vestire da Cristo in tutto, nella sua Chiesa (ecco il piviale del Vescovo con il quale si lascia coprire in mezzo alla piazza, dopo essersi spogliato di tutto il mondo). La sua radicalità è talmente eccessiva che non può impedire ai suoi le collette, o l’elemosina, per mangiare almeno un tozzo di pane e dove mette per iscritto che, ai malati della comunità, deve essere dato brodo di carne e carne, poiché nutrire l’ammalato e sostenerlo fisicamente è carità. La povertà evangelica di Francesco è una penitenza continua.

Tale povertà è così radicale per “contrastare lì piaceri dello mondo“, che san Francesco la invoca affettuosamente come “sposa”: rappresenta, quindi, una convivenza nuziale, una compagna per la vita, uno stile di vita che potesse convincere la gente che la povertà non è l’origine dei mali che affliggevano le popolazioni del suo tempo. Era semmai la schiavitù delle ricchezze, la schiavitù del possesso, la schiavitù del peccato a condurre verso una vita infelice ed inquieta, mentre la povertà evangelica, che non era altro che vivere da persone semplici e “povere di spirito”, arricchiva e donava il centuplo perchè, spiegava Francesco, “sollecita la Divina Provvidenza a farsi prodiga, in tutto”. Esisteva, pertanto, ed esiste la povertà dignitosa, una dignità nell’essere povero… che produce “valori salvifici”, produce frutti.

Attenzione a non confondere la povertà evangelica predicata e vissuta da Francesco con la miseria e la fame, causate dalla schiavitù del vizio e del peccato: non era questo che egli intendeva per povertà da “sposare”. Non a caso, nella regola definitiva, Francesco spiega ai suoi frati in modo chiaro e inequivocabile il suo concetto di povertà, quali ne siano i fondamenti e quali i valori salvifici:

  • “I frati non si approprino di niente, né casa, né luogo, né cosa alcuna. E come pellegrini e forestieri, servendo in questo mondo al Signore in povertà e umiltà, vadano per elemosina con confidenza; e non sta bene che si vergognino, perché il Signore per amor nostro si fece povero in questo mondo. Questa è la vetta sublime di quell’altissima povertà, che ha fatto voi, fratelli carissimi, eredi e re del regno dei cieli, e, rendendovi poveri di sostanze, vi ha arricchito di virtù. Questa sia la vostra porzione che conduce nella terra dei viventi. E a essa, fratelli dilettissimi, totalmente stando uniti, nient’altro mai dovete, per il nome del Signor Nostro Gesù Cristo, cercare di possedere sotto il cielo”.

La radicalità di Francesco è chiara: Gesù si fece povero in questo mondo, ma non andava chiedendo l’elemosina materiale, piuttosto “mendicava cuori da convertire, mendicava anime e non disdiceva l’offerta di un pasto o di un invito a Nozze…”. Ecco allora che Francesco sente la necessità di andare oltre e per amore del Signore, che si fece umile e povero, è necessario che ci spogliamo di ogni vanità (appropriarsi di case e cose), per testimoniare l’amore totale a Lui. Non dobbiamo vergognarci di chiedere perché, chiedendo, sollecitiamo gli altri alla carità in nome di Cristo, questo è lo scopo di Francesco. Per lui il povero è un dono e, di conseguenza, egli si fa dono al prossimo.

Nel sontuoso inno Veni Creator, la Chiesa canta: “Vieni, Padre dei poveri”. Francesco dà prova di conoscere le Scritture e conosce i due concetti di povertà biblica: quella effettiva e quella spirituale; sa che quei due concetti sono inseparabili e che può viverli entrambi arricchendoli vicendevolmente e ottenendo da Dio ogni favore.

San Francesco aveva a cuore la DIGNITA’ DELL’ALTARE dal dire, appunto, che la povertà MATERIALE doveva fermarsi davanti all’altare, ossia, TUTTE LE RICCHEZZE MATERIALI dovevano e devono servire l’Altare, il suo decoro. Ecco cosa scrive ai Chierici e ai Sacerdoti:

  • I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, debbano averli di materia preziosa. 
  • E se in qualche luogo il santissimo corpo del Signore fosse collocato in modo troppo miserevole, secondo il comando della Chiesa venga da loro posto e custodito in un luogo prezioso, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.
  • Tutti coloro, poi, che amministrano così santi misteri, considerino tra sé, soprattutto chi li amministra illecitamente, quanto siano vili i calici, i corporali e le tovaglie, dove si compie il sacrificio del corpo e del sangue di lui. 

E ancora, sentite questo:

  • da molti (il Santissimo) viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato in forma miseranda e ricevuto indegnamente e amministrato agli altri senza discrezione. 
    Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate con i piedi, perché «l’uomo animale non comprende le cose di Dio». Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo… ?

E a quanti PROFANANO il Divino Sacramento, gli Altari, i Tabernacoli, persino le vesti liturgiche, dice il Santo:

  • E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno renderne «ragione» davanti al Signore nostro Gesù Cristo «nel giorno del giudizio».

Altro che il bucolico, il romanticone, il sognatore, l’animalista, l’ambientalista… San Francesco era uno tosto!! era Cattolico!!

Offriamo ai Lettori uno stralcio della Enciclica Rite Expiatis che Pio XI, terziario francescano, pubblicò il il 30 aprile 1926 nel VII centenario del beato transito del Serafico Patriarca. Il testo, se messo a confronto con una qualsiasi pubblicazione moderna e modernista su San Francesco, evidenzia la totale non cattolicità (oltre che mendacità) di coloro che nell’attuale contesto ecclesiale propagandano un Francesco panteista, ecologista, ecumenista e dialoganteun Francesco che vada bene anche a tutti; un Francesco falso, che non è mai esistito se non nella mente di coloro che invece di condurre il mondo a Cristo, col mondo trescano tradendo Cristo.

  • “Oh, quando male fanno e quanto vanno lungi dalla cognizione dell’Assisiate coloro che, per servire alle loro fantasie ed errori, s’immaginano, (cosa incredibile!) un Francesco intollerante della disciplina della Chiesa, noncurante degli stessi dogmi della Fede, precursore anzi e banditore di quella molteplice e falsa libertà, che si cominciò ad esaltare sul principio dell’età moderna, e tanto disturbo recò alla Chiesa ed alla società civile”.
  • durante il cammino, da un chiaro comando divino si sentì ordinare di ritornarsene ad Assisi per apprendere che cosa dovesse poi fare. Indi, dopo molti ondeggiamenti di dubbio, per divina ispirazione e per aver inteso alla messa solenne quel passo evangelico che riguarda la missione e il genere di vita apostolico, comprese di dover vivere e servire a Cristo «secondo la forma del Santo Vangelo». Fin d’allora pertanto cominciò a congiungersi strettamente a Cristo e a renderglisi simile in tutto; e «tutto il suo impegno, sia pubblico sia privato, si rivolse alla croce del Signore; e fin dai primi tempi in cui cominciò a militare per Cristo, rifulsero intorno a lui i diversi misteri della croce»
  • San Francesco, pertanto, col voto di obbedienza consacrò di buon animo e sottomise interamente al Vicario di Gesù Cristo la libertà della volontà, questo dono sopra tutti eminente da Dio conferito alla natura umana. Oh, quando male fanno e quanto vanno lungi dalla cognizione dell’Assisiate coloro che, per servire alle loro fantasie ed errori, s’immaginano, (cosa incredibile!) un Francesco intollerante della disciplina della Chiesa, noncurante degli stessi dogmi della Fede, precursore anzi e banditore di quella molteplice e falsa libertà, che si cominciò ad esaltare sul principio dell’età moderna, e tanto disturbo recò alla Chiesa ed alla società civile. Ora, con quanta intimità aderisse alla gerarchia della Chiesa, a questa Sede Apostolica e agli insegnamenti di Cristo, il banditore del gran Re può bene insegnare nei suoi mirabili esempi ai cattolici ed agli acattolici tutti.

Altro che il bucolico, il romanticone, il sognatore, l’animalista, l’ambientalista… San Francesco era uno tosto!! era Cattolico!!


Preghiera del Venerabile Pontefice Pio XII nel Discorso che elevò a Patroni d’Italia i Santi Caterina da Siena e Francesco d’Assisi il 5 maggio 1940

+ O Gesù, Verbo onnipotente, Re dei secoli, che al dividere che faceste le genti e al separare i figli di Adamo, fissaste i termini dei popoli e entro i confini d’Italia eleggeste e stabiliste il luogo santo, ove siede il vostro Vicario, guardate benigno questo popolo e questa terra da voi prediletta, bagnata dal sangue dei Principi dei vostri Apostoli e di tanti martiri, consacrata dalle virtù e dall’opera di tanti vostri Vicari, vescovi, sacerdoti, vergini e servi buoni e fedeli.

Qui la fede in voi brillò sempre immacolata, santificò gli antri e i rifugi dei vostri credenti, purificò i templi dei falsi dèi e innalzò a voi basiliche d’oro dall’una all’altra sponda dei mari che ne circondano; qui il vostro popolo più e più si strinse intorno ai vostri altari, dimentico dei dissensi, ansioso della concordia degli animi; e qui questo medesimo popolo implora da Voi, o Re divino delle nazioni, che corroboriate della vostra grazia e del vostro favore l’intercessione, che a protezione nostra in modo più alto e particolare affidiamo, presso il vostro trono di benignità e di misericordia, ai vostri due gran Servi Francesco e Caterina.

 + Ascoltate, o Gesù, la nostra preghiera, che per le loro mani presentiamo a voi. Voi li amaste, voi li avete fatti grandi e potenti; Voi amate anche noi, che umilmente vi preghiamo; e il vostro infinito amore vi tiene presente in questo altare, cibo e bevanda a noi, pellegrini verso il cielo, in una valle di miserie e di timori e pericoli. Per il celeste patrocinio dei gloriosi vostri Servi trionfi in noi la vostra grazia, il vostro perdono, la munificenza vostra, la pace vostra. Trionfate, o gran Dio, in noi, nelle famiglie, in tutte le terre italiche, nelle pianure e nei monti, nei palazzi e nei tuguri, nei chiostri e nei pubblici uffici, nella gioventù e nella vecchiaia, nelle aurore e nei crepuscoli della vita. Trionfate nel mondo, o Dio degli eserciti; e quella pace, che il vostro cuore dona all’Italia, quella pace che voi lasciaste ai vostri Apostoli e noi invochiamo per tutti gli uomini, quella pace ritorni in mezzo ai popoli e alle nazioni, che l’oblio del vostro amore separa, che il rancore avvelena, che la vendetta accende. O Gesù, disperdete il turbine di morte che preme sull’umanità da voi redenta: fate un solo ovile pacifico dei vostri agnelli fedeli e randagi; sicché tutti vi ascoltino e seguano la vostra voce; tutte le genti vi adorino e vi servano, e tutte in una medesima fede, speranza e amore salgano dal corso irrevocabile del tempo a inabissarsi nella pace ineffabile dell’eternità beata. Così sia. (3Gloria Patri…alla SSma Trinità)


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