In questa pagina riproduciamo un testo composto dal Beato Mons. Pio Alberto Del Corona, la Novena di Pentecoste, una serie di meditazioni e preghiere allo Spirito Santo in preparazione della Solennità liturgica di Pentecoste. Il testo in alcuni tratti non è di facile comprensione, a causa dello stile (la retorica sacra di fine Ottocento) lontano dal linguaggio odierno, a causa dei concetti teologici impiegati per rischiarare il mistero dello Spirito Santo e della Trinità. Ci sono difficoltà che potrebbero scoraggiare i lettori meno volenterosi, ma il fedele di buona volontà, assaporando lentamente e con la dovuta attenzione il susseguirsi delle meditazioni, potrà ricavarne un frutto spirituale così abbondante da ripagarlo delle sue fatiche.
Il testo, con minimi adattamenti, è tratto da un opuscolo fuori commercio: Mons. Pio Del Corona O.P., Novena in preparazione alla festa dello Spirito Santo, terza edizione, Suore Domenicane Monastero dello Spirito Santo, Firenze
Pio Alberto del Corona (Livorno, 5 luglio 1837 – Firenze, 15 agosto 1912) è stato un arcivescovo cattolico italiano. Assunse il nome di Pio quando diventò membro dell’Ordine dei domenicani. Dichiarato venerabile, è stato beatificato da Papa Francesco il 19 settembre 2015, che di lui disse: Il “vescovo bianco, Pastore di anime secondo il cuore di Cristo, testimone umile del Vangelo”.
Dello stesso Autore ricordiamo: l’Anima Devota, Meditazioni per la Settimana Santa
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NOVENA ALLO SPIRITO SANTO
del Beato Pio Alberto Del Corona
Iniziamo con il Beato Pio Alberto, vescovo domenicano, per non dimenticare il suo insegnamento sulla necessità di una spiccata devozione allo Spirito Santo
PRIMO GIORNO
La promessa dello Spirito Santo
La Pentecoste dischiuse i cieli eterni e fece discendere lo Spirito Santo nel Cenacolo di Gerusalemme che fu la prima Chiesa di Dio. Uniamoci agli Apostoli e alla Vergine benedetta e disponiamoci col raccoglimento e la preghiera a ricevere il divinissimo amore, come luce e fiamma che rapisca in alto i nostri cuori. Gesù Cristo Salvatore del genere umano, compiuta l’opera della nostra redenzione, prima di ascendere alla gloria del Cielo volle dare quasi un dolce commiato alla terra dicendo ai suoi Apostoli: « Ritorno da Colui che mi ha inviato e nessuno di voi mi chiede: dove vai? Ma perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha colmato i vostri cuori. È necessario per voi che io me ne vada, perché, se io non me ne andrò, non verrà a voi il Paraclito che io vi manderò dal Padre, affinché resti con voi eternamente. Egli vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che vi ho detto. Io vi lascio la mia pace, io vi dò la mia pace: il vostro cuore non sia turbato né si sgomenti. Io me ne vado, ma tornerò a voi: non vi lascerò orfani, a voi mi farò vedere e sentire; nessuno vi rapirà dalle mie mani, nessuno vi toglierà il vostro gaudio » (Gv 14 e segg. passim).
Gesù lo aveva detto e così fece: lo Spirito Santo fu da Lui mandato a suggerirci interiormente i misteri divini, a rallegrarci nelle mestizie dell’esilio terreno, a rinvigorirci nelle lotte della coscienza, a darci la compunzione, il fervore, le divine energie.
Attendiamo dunque, secondo questa consolante promessa del Salvatore, che lo Spirito Santo venga dalla gloria del Padre e porti a noi i suoi tesori di luce e di fuoco e che una nuova effusione di grazia penetri nelle intime fibre del nostro essere. Ritiriamoci nel Cenacolo. Silenzio delle labbra, gemito del cuore, comunione coi santi. Mettiamoci in comunicazione colla Vergine, che diresse il primo e più santo ritiro e preghiamola che ci insegni a gemere e a meditare.
Se l’anima nostra è un tempio in rovina, è necessario invocare lo Spirito Santo affinché lo restauri sgombrando in noi la malvagità del cuore, l’altezzosità della mente, la frivolezza dello spirito.
Se il nostro cuore è coperto di ombre, svogliato di sacrifici, stanco e annoiato di lotte, terreno nelle sue aspirazioni, incapace di unirsi a Dio; a tutte queste miserie che provengono dalla bassezza umana non vi è che un farmaco, un rimedio: lo Spirito Santo. Oh! Scenda questo ospite divino e purifichi, elevi, tramuti i cuori di carne in cuori di spirito, ci ammaestri scuotendo, bruciando, annientando quanto trova in noi di impuro e vizioso. Nel silenzio e nella speranza di averLo ospite del nostro cuore esultiamo. Egli è l’essenza dell’amore e non lascerà inesaudito chi Lo invoca.
PREGHIERA – Vieni, o Spirito Santo, lume e gaudio dei cuori, aiuto nelle necessità e negli affanni, fortezza dei fragili, sostegno dei cadenti, maestro degli uomini, distruggitore dei superbi, stella dei naviganti, porto dei naufraghi, presidio degli infermi, salute degli agonizzanti; Tu che scancelli i peccati e risani le piaghe e le ferite dell’anima, tutto purga e risana in me, la mente, il cuore, la lingua, cosicché, spento ogni affetto disordinato e terreno, tutta la mia vita di santa novità rifiorisca. O luce beatissima, svelami a me stesso e fammi conoscere le malizie del mio stolto cuore. Senza di Te io nulla posso; nessun vigore per resistere ai vizi, nessuna altezza e santità di pensieri. Insegnami le eterne verità e a disprezzare tutto ciò che passa. Accresci in me l’amore delle cose celesti e sii sempre l’oggetto della mia fede, la fiamma della mia carità. E così sia.
SECONDO GIORNO
Disposizioni per ricevere lo Spirito Santo
In questi giorni di preparazione alla solennità di Pentecoste non ci scostiamo dal Cenacolo. In esso vi erano adunate con Maria anche le sante donne che stettero con Lei sotto la croce e al sepolcro. Avevano lungamente taciuto, sospirato e pianto in cuor loro, ora nel Cenacolo sono degnate di carismi divini. Furono, come a dire, i primi fiori della Chiesa nascente germinati al caldo dello Spirito Santo e all’ombra della divina Maria; albergo vivo di Dio e domicilio di ogni grazia e di ogni virtù. La croce empì la loro anima di sante tristezze ed ora il divino Spirito le ricolma di arcane gioie.
Stiamo anche noi nel Cenacolo e amiamo e adoriamo con loro. Apriamo il cuore allo Spirito Santo e diciamogli che ci parli con accenti di folgore, che abbatta e schianti tutto il terrestre e crei in noi il nuovo e il divino. Tutto taccia in noi e intorno a noi e disponiamoci così ai carismi di pentecoste. E se vogliamo che Egli parli dentro di noi giuriamogli di tacere sempre. Tacere nel dolore e nella lotta; nelle aridità e desolazioni dell’anima; tacere negli scontri penosi dell’amor proprio; tacere nella serena disinvoltura di chi si sente vile e gode di essere trattato da vile; tacere delle cose della terra e di tutto ciò che ha sentore di umano.
Con questo silenzio diventeremo come morti al mondo e vivremo a Dio solo. Allora seguirà in noi quello che si chiama cambiamento del cuore e l’anima al fuoco del Paraclito piglierà istinti nuovi e divini. La grazia poi aiuterà questi atti occultissimi dei quali solo Dio è testimone. Così l’anima è preparata a ricevere lo Spirito Santo, il quale la purifica, le applica il tesoro dei meriti infiniti del Redentore e forma con lei il consorzio e il colloquio dell’amore. Per la soavità intima di questo commercio, l’anima è ripagata dei dolori e delle lotte sostenute. È vestita di fuoco, inebriata di Sangue come diceva Santa Caterina da Siena, e nel silenzio e nella contemplazione del Crocifisso trova la tregua, il riposo, la pace, che sorpassa ogni senso e ogni bene.
PREGHIERA – O Spirito Santo, Voi albergate in me ed io non ci penso, Voi lavorate in me ed io non vi curo. Voi mi stimolate al bene colle ispirazioni sante ed io non vi ascolto. Porto il fuoco in petto e sono di ghiaccio; ricevo in me le vostre beate fiamme nell’adorabile Eucarestia e neppure allora mi scaldo. Che speranza di salute ritrovo in me?… Ah! toccatemi, o misericordiosissimo amore, col vostro raggio segreto; schiudete in me la vena del pianto, ed io nelle lacrime di un pentimento amoroso mi ribattezzi e mi rinnovelli ogni giorno. Così sia.
TERZO GIORNO
La gloria dello Spirito Santo
Contempliamo la gloria dello Spirito Santo il quale col Padre e col Figliolo vive e regna eternamente beato. Lo Spirito Santo emana per impulso vitale dalla volontà eterna e per questo si chiama Spirito e perché emana dall’amore dell’infinito bene si chiama Santo. Il supremo intellettuale Essere dalla eternità mira la sua bellezza increata e contemplando genera il suo Verbo che specchia e chiude in sé quell’essenza e quella gloria; ne è rapito d’amore e tra il generante e il generato brilla d’increata beltà quell’amore che li unisce come in un bacio sostanziate ed eterno. Lo Spirito Santo è la vita, l’amore, la gioia del Padre e del Verbo; li unisce ineffabilmente ed è il loro anelito increato. Le tre persone vivono di sé: il loro intendersi ed amarsi è la loro gloriosa intima vita senza nulla di materiale che si logori, senza nulla di temporaneo che passi. Sono ab aeterno e non invecchiano, ma la loro eternità è giovinezza che non si può concepire. Il Verbo nasce in seno al Padre e nascendo non incomincia; lo Spirito Santo è spirito sempre ed emanando dalla volontà del Padre e del Verbo non è né posteriore, né minore alle due divine persone. Hanno composto da tutta l’eternità un consorzio ineffabile, una famiglia increata nel cui fondo splendeva la eterna idea delle cose che cominciarono poi nel tempo. Quando Dio creò apparve la potenza del Padre: quando Dio venne in carne a redimerci, apparve la potenza del Figlio: quando vennero le lingue di fuoco sugli Apostoli nel Cenacolo apparve la potenza della Spirito Santo.
La potenza dello Spirito Santo è la potenza dell’Amore e questo amore è un che di sottile, di penetrante, di luminoso, di caldo, di alto, che non può esprimersi se non col simbolo e con l’emblema del fuoco. Gli Apostoli invasi da questo fuoco insegnarono al genere umano a conoscere Dio, ad amarlo, poiché il mondo aveva disimparato tutto, e insegnarono a parlare con accenti di fiamma. Noi siamo oggi gli alunni di quella scuola. Conversiamo collo Spirito Santo perdendoci nelle ineffabili comunicazioni della sua carità. Il suo alito è puro, soave, beatificante; dà luce, unzione e forza allo spirito; abbellisce la virtù, impreziosisce le lodi, le abnegazioni, le lacrime; imparadisa per qualche istante la vita. Bisogna dilatare le brame, vincere le paure, credere colla fede dei santi che confina colla visione. Ma noi siamo tenebre e il nostro cuore è una terra senza acqua.
Chiediamo allo Spirito Santo il gemito inenarrabile che suona al cuore di Dio e ne attira le grazie in terra.
PREGHIERA – Spirito Santo che siete la terza persona della Trinità gloriosa io vi adoro.
Voi procedete per via di volontà dal Padre e dal Figlio, siete il nodo sostanziale di loro beata unione e ne terminate in un incendio d’amore la incomprensibile vita. La vostra origine, la vostra gloria si perde nella eternità. Voi siete il mio Dio che io non intendo né immagino e davanti alla vostra maestà infinita, io povero nella polvere mi prostro, compreso dal più vivo sentimento di lode, di adorazione e di amore. Cosi sia.
QUARTO GIORNO
Le meravigliose opere dello Spirito Santo
Dalla eternità in cui si perde la gloria dello Spirito Santo, abbassiamoci al seno verginale di Maria. Ivi esso unisce le due nature nell’unica persona del Verbo; plasma il corpo, crea l’anima e fa l’opera di perfetta eccellenza il Cristo, fiore e frutto di eterna benedizione, Gesù!
Come nella eternità lo Spirito Santo è il bacio sostanziale di Dio che lega il Padre e il Verbo: cosi nel tempo in seno a Maria è il bacio increato che forma il Cristo, cioè l’unto di Dio, e versa in lui tutti i tesori di grazia e di santità. Maria fu la officina vivente di questo mistero, la materia del lavoro il sangue verginale di lei, l’artefice divino lo Spirito Santo. Questo divinissimo Spirito ebbe nell’Uomo Dio il suo tempio, nella Madre Vergine il suo trono e il suo talamo. Di mezzo a quel paradiso d’immacolata purezza scaturì il vero fonte che è l’Uomo per eccellenza: fonte che ha fertilizzato la terra maledetta in Adamo e ha fatto germogliare di fra le spine i fiori della verginità e del martirio.
La Vergine che concepisce per estasi: il concepito che è il Verbo Incarnato, lo Spirito Santo che compie un’opera così magnifica sono i tre tesori della Chiesa, i tre amori delle anime. Chiediamo a Maria luce e fuoco per amare Gesù colle stesse fiamme del suo cuore. Queste fiamme ci faranno ebbri di quella divina ebbrezza che invase gli apostoli e i primi cristiani. Allora saremo felici come si può essere in terra. Felici nell’amare fortemente, nel patire volentieri, nell’immolarsi, nel tessere ogni giorno da capo la nostra trama, come se ogni giorno fosse il primo obliando le cadute e i pianti di ieri, fintantoché venga il domani senza occaso e l’anima stanca trovi il suo riposo eterno in Dio.
PREGHIERA – O Spirito Santo, voi consacraste la verginità di Maria, la penetraste dei vostri ardori, foste rugiada al giglio di lei, ombra e sole al suo virgineo seno. In quel vivente Eden più santo dell’antico formaste il celeste Adamo: tutta la gloria della vostra divinità e santità sfavillò in seno alla benedetta fra le donne, alla vergine per eccellenza, Maria! Dinanzi a un miracolo di tanta gloria la mente si perde, il cuore giubila e tutto l’essere mio canta un inno di benedizione di lode a tutta l’adorabile Trinità, che si compiacque di innalzare Maria a tanto onore. Amen.
QUINTO GIORNO
La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo
« Sul finire dei giorni di Pentecoste mentre Maria SS. stava nel Cenacolo cogli Apostoli e coi primi fedeli in orazione venne dal cielo un suono come se levato si fosse un vento gagliardo e riempì tutta la Casa ove abitavano, e apparvero ad essi delle lingue bipartite come di fuoco e si posarono sopra ciascuno di loro; e furono tutti pieni di Spirito Santo e principiarono a parlare vari linguaggi secondoché lo Spirito Santo dava ad essi di favellare. » (Atti II, 1-4).
Lo Spirito Santo ebbe una missione visibile il giorno solenne di pentecoste. Fu la festa dell’amore, fu il gran battesimo in che lo Spirito creatore e santificatore rifece quello che aveva creato e che la prima colpa guastò. L’aquila divina piombò nel cenacolo rapì e portò in su i cuori. A
l volo dell’aquila si accompagnò una misteriosa tempesta e in quel turbine di luce e di fuoco tutto si rinnovò e dal Cenacolo uscirono di sotto l’ala materna della Piena di grazia le creature nuove che S. Paolo chiama i poemi di Dio. Nuove idee, nuovi affetti, nuovi costumi.
Ebbrezza di pure e sublime gioie, lietezza di canti, aspirazioni all’eterno, ecco la vita nuova dei battezzati di Spirito Santo. Sul capo degli Apostoli discesero le lingue fiammanti e il Divino Spirito si infuse tutto nei loro petti; li cambiò di uomini terreni in celesti, fu luce allo spirito, fiamma al cuore, vigore d’incorruzione alla carne, e alla lingua melodia d’amore. E Maria?… Ah! Maria, tempio vivo di Dio, nel Cenacolo è coronata di fiamme, ride negli occhi di lei il paradiso! Eccola in ogni fibra, piena di grazia, nei pensieri, nelle brame, nelle parole, nei gesti santa. Questa Vergine benedetta ci attiri tanto alto e ci rapisca al celeste. Lo Spirito Santo che fu ombra a Maria, fuoco agli Apostoli, sia a noi pegno di salute, robustezza di vita, lume di scienza. Ci renda invincibili e forti nelle pugne, ci faccia meno aborrenti delle ardue cose, ci infonda la fortezza che ritempra e consola, ci educhi alle speranze del cielo.
PREGHIERA – O Spirito Santo, che accendeste in petto agli Apostoli il fuoco d’inestinguibile carità e apriste sulle loro labbra il fonte della parola: discendete nel cenacolo della fredda anima mia, scuotetela dal torpore in cui si trova, rinnovatela tutta. Io sono un atomo di polvere macchiata e voi siete Dio. Senza di voi io nulla posso volere e fare di bene per l’eternità: e però mandatemi un raggio della vostra luce, infondetemi la unzione della carità che sani i miei languori; siatemi scudo in vita e in morte e dopo la morte fatemi ridestare in seno alla beatitudine eterna. Così sia!
SESTO GIORNO
Lo Spirito Santo in seno alla Chiesa
Il miracolo della Pentecoste non è cessato; continua nella Chiesa e si compie ogni giorno nelle anime dei fedeli.
Il medesimo Spirito, che unisce in Dio le due persone divine e lega in seno a Maria le due nature nell’unica persona del Verbo, venne a mettersi in seno alla Chiesa quasi cuore, cioè principio occulto che vivifica e incorpora le membra al capo, le illumina, le feconda e ne mantiene col battito perenne la vita. E’ sempre un nodo d’ amore che fa l’unità. In Dio, in Gesù, in Maria, nelle anime, è il medesimo fuoco che arde, il medesimo fonte che sgorga, il medesimo cuore che palpita, il medesimo oceano che inonda, cioè l’increato e sostanziale amore. Lo Spirito Santo è in seno alla Chiesa e la fa una, santa, perpetua. È come l’anima nel mistico corpo e le imprime il senso e il moto che per ministero degli Apostoli corre alle membra. Maria nel Cenacolo con i suoi gemiti inenarrabili tirava dall’alto il divinissimo amore il quale investendo Lei e colmandola di nuovi carismi traboccò come onda smisurata in seno alla Chiesa; trasumanò gli Apostoli e infuse loro i doni celesti e Se stesso con tutta intera la sua sostanza, la sua divinità, la sua gloria. Lo Spirito Santo accese nei loro petti il fuoco dell’eterna carità, li coronò di fiamme, li ricolmò di carismi, li mandò alle pugne e alle conquiste dei popoli e li rese potenti di un’arcana fortezza, che vinse tutti gli amori, tutti i terrori del mondo.
Il divino Paraclito rinnovò il cuore umano e coi suoi doni creò in esso la fibra dell’eroismo. Questa creazione nuova era l’intendimento e il sospiro del Redentore e lo compì lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste.
La Vergine SS.ma nel Cenacolo pregando superava tutti in ardore e colla vena del suo inesauribile canto traeva dal fondo della sua anima immensa armonie e melodie divine che innamoravano Iddio. Ella che per l’adombramento della virtù dello Spirito Santo, portò Dio nelle viscere, Ella sola, coll’ampiezza delle sue brame, sarebbe bastata a far discendere il Paraclito divino sulla Chiesa nascente. Emuliamo anche noi le preghiere di Lei e chiediamole che faccia discendere il divino Paraclito nei nostri cuori; affinché la virtù di Lui rimuova dall’anima nostra ogni scoria terrestre, ogni lievito di orgoglio, ogni avanzo di vetustà.
PREGHIERA – Spirito Santo, Dio d’amore; penetratemi col fuoco della vostra carità. Raddrizzate in me tutto quella che è storto; irrigate tutto quello che è arido. Voi siete chia¬mato « il dito di Dio » – così vi appella la Chiesa, – toccate le fibre del mio essere, rin¬novatemi tutto. Fate che per la grazia, io ritorni ad essere tempio vivo di Dio e trono della sua gloria. Così sia.
SETTIMO GIORNO
Presenza dello Spirito Santo nell’anima dei giusti
Lo Spirito Santo come Dio, ha l’immensità, cioè la presenza intima di Lui in tutte le cose alle quali col Padre e col Verbo irraggia l’essere.
Ma egli ha un altro modo peculiare di presenza e di abitazione, per via di grazia, e alberga nell’anima del giusto. Questa inabitazione comincia nel battesimo, perché allora lo Spirito Santo si edifica il tempio. La grazia battesimale come rigenerazione tramuta l’anima in un cielo vivo. E come ha impresso l’essere deiforme col suo alito vivificante, così lo mantiene e lo irriga sempre. Lo Spirito Santo è in tutti i giusti. Egli porta noi, noi siamo portati da lui, penetrati dalla sua eterna divinità, ed è più intimo all’anima che non è l’anima a sé medesima. È la sostanziale fiamma che disgela i cuori e li punge col ricordo delle proprie miserie.
È il censore intimo dei minimi falli: è il maestro che nel silenzio parla e col suo raggio segreto illumina e intenerisce. Chi raccoglierà il gemito del cuore umano, che è un desiderio vivente?…. Lo Spirito stesso che forma i sospiri ineffabili della preghiera amante e sospinge l’anima con empito di speranza e di amore al suo centro, a Dio, che le è Sposo, Padre, Amico, Tesoro, ogni cosa! Lo Spirito Santo imprime nell’anima uno splendore deiforme che è la grazia santificante : ridesta le divine energie che sono le virtù infuse: largisce i doni che sono impulsi perenni all’arduo e penoso esercizio della virtù.
Quasi dito della destra del Padre tocca le fibre del cuore e lo purifica dalle scorie terrene, lo spinge all’alto e gli fa libare fin dall’esilio il gaudio del cielo. È sole che splende, e il raggio di Lui dà colorito all’anima e la fa bella e feconda in opere di amore. Lo Spirito Santo dà all’anima nostra la indomabile gagliardia al bene; fa cadere in noi le sue grazie e con le virtù, coi doni rischiara, scalda, eleva, trasforma, rapisce in Dio.
Venga questa fiamma rapitrice e dilati l’anima nostra e la faccia serafica in ardore. Da questo ardore nasca in noi l’umile obbedienza, l’amabile semplicità, la serena uguaglianza del carattere, la perenne ilarità, la gravità vereconda, la magnanima pazienza, la discrezione sapiente, la concordia dei cuori, la pronta disinvoltura a portar gli altrui pesi e ad immolarci per la gloria di Dio.
Da una fiamma vera di serafica carità nasce tutto questo. Dunque entriamo in una comunione ineffabile collo Spirito Santo; adoriamolo, invochiamolo, amiamolo.
PREGHIERA – O divinissimo amore, voi foste il primo a venirmi incontro. Mi rigeneraste nel Battesimo, mi confermaste nei Sacramenti, vi deste a me tutto intero. Ma non vi conobbi, feci onta alla vostra grazia, vi contristai, profanai l’albergo e tempio vostro. Ora io vi domando il perdono; mandate a me la beata vostra luce, anzi siate voi luce ai miei pensieri, fiamma ai miei affetti. Dolce ospite dell’anima mia venite in me, irrigate quel che è arido, scaldate quel che è freddo, reggete quel che è facile a trasviare. Siatemi requie nella fatica, sollazzo nel pianto: datemi il merito della virtù, il trionfo nelle pugne, il gaudio perenne. Così sia.
OTTAVO GIORNO
I doni dello Spirito Santo
In questi giorni di prossimo apparecchio alla grande solennità di Pentecoste è necessario disporsi con nuovo fervore e chiedere al nostro cuore moti più forti e vivaci slanci per ospitare il divinissimo amore. Bisogna più e più addentrarci nell’intimo recesso dell’anima e dire e ridire: Veni Sancte Spiritus!
Con questi atti intensi di carità si accresce la grazia e la grazia metterà in movimento i germi luminosi che portiamo nel cuore sino alla nostra Cresima, e lo Spirito Santo coi suoi doni aprirà all’anima i tesori di Dio.
La scienza della vita spirituale è tutta nell’esercizio di questi doni i quali arrecano medicamento opportuno per ogni piaga.
La sapienza ci dà il gusto di Dio e delle cose divine; l’intelletto ci fa penetrare le verità rivelate; la fortezza ci fa eseguire coraggiosamente quel che l’intelletto ci fece chiaramente conoscere; la scienza ci fa tirare le conseguenze delle divine verità; il consiglio ci fa scegliere i mezzi più atti per arrivare a compiere il lavoro della santificazione nostra, a schivare le diaboliche astuzie, a usare discernimento in tutto; la pietà ci fa fare con intimo e soave sentimento le cose nostre senza scatti di natura e impulso di umane forze e ci rende soavemente inchinati a servire Dio e il prossimo; il timore ci imprime altissima riverenza della maestà eterna e ci fa camminare con umile pace e senza lievito di segreto orgoglio.
Questi doni sono molle divine che agiscono dentro di noi, ma bisogna cooperare facendo colle virtù che ci sono state infuse nel Battesimo il quotidiano sforzo di rinnegare la natura fiacca, altezzosa e pavida insieme. Bisogna esercitarsi con fare atti di fede, di speranza e di amore: questi atti mettono in moto i doni e i doni producono le beatitudini che sono fiori, nunzi della primavera di gloria. Ecco, il lavorio dolce e santo che la grazia compie nell’anima dei giusti.
Quest’anima adorna della grazia, delle virtù, dei sette doni è un Cenacolo vivo, una Pentecoste perenne, un vero cielo ove Iddio tre volte santo ha il suo trono e il suo regno. È questa la felicità di un’anima in grazia, la beatitudine dell’esilio, la pace inenarrabile di cui parla Gesù nel Vangelo
Ma per gustare tali favori conviene gridare allo Spirito Santo che venga ad abitare e splendere nell’abisso del nostro cuore. Conviene invocare del continuo il sangue del Calvario pensando che se non fosse stato effuso il sangue del dolce Agnello Gesù, lo Spirito Santo non sarebbe stato diffuso nei nostri cuori.
PREGHIERA – Spirito Santo, che arricchiste di celestiali doni e carismi la Chiesa e alimentate del continuo la fiamma della carità nel cuore dei giusti; siate largo dei vostri doni anche a me: io sono povero e batto alle porte della vostra misericordia. Io ho perduta la stola della battesimale innocenza e ho macchiato più volte l’anima mia colla colpa; deh! non mi disdegnate. Padre dei poveri, largitore di doni; voi stesso altissimo dono: tornate a spandere la vostra divina luce sulle tenebre del mio cuore: temperate col vostro soffio onnipotente l’ardore delle mie passioni e riportatemi allo splendore della primiera innocenza.
Così sia.
NONO GIORNO
Fervente devozione allo Spirito Santo
La devozione allo Spirito Santo è la vita, il centro, il compendio di tutte le altre. La devozione è una disposizione particolare della nostra volontà per le cose che riguardano Dio e il suo divino servizio. Lo Spirito Santo, principio eterno di carità, la forma nel cuore del cristiano e l’accresce col fuoco medesimo di cui Egli è la fiamma sostanziale.
II modo più proficuo per alimentare in noi questa devozione è di entrare in intima comunione con lo Spirito Santo studiandoci di fermare la mente e il cuore sui misteri della fede e della grazia. S. Paolo dice che nessuno può pronunziare il nome di Gesù se non per impulso dello Spirito Santo; per cui le ispirazioni al bene, l’interno dolore delle colpe, le mozioni intime che ci attirano alla pratica delle virtù sono effetti della presenza dello Spirito Santo nell’anima nostra. « Esso è uno, e indivisibile in tutti i giusti e li porta ». Noi siamo portati da Lui e penetrali della eterna divinità di Lui. Egli è il sole che comunica i suoi raggi, e i raggi sono sempre prodotti dal sole. Per ogni gemito doloroso e amoroso che mandiamo allo Spirito Santo, viene a noi un raggio del suo fuoco che ci illumina e infiamma.
La nostra devozione deve soprattutto consistere nella docilità riverente alle ispirazioni di questo Dio d’amore. Conviene ascoltarlo sempre e invocarlo, iterando i desideri di riceverlo, chiamarlo con quella voce che suona dentro di noi; voce che par silenzio ma è clamore eloquente, come dice S. Agostino. Bisogna implorare dalla Vergine Madre, l’aiuto per comunicare collo Spirito Santo. Invochiamolo davanti al Tabernacolo, perché ivi dentro è la umanità del Verbo che il divinissimo amore formò nelle viscere immacolate di Maria. Invochiamolo quando abbiamo il Pane di vita in noi; non ci affanniamo a cercarlo lontano, l’abbiamo in noi. Egli ci parla e la voce di Lui dividerà la fiamma; cioè dividerà gli affetti, ne separerà la parte umana dalla divina, e tutta l’anima nostra sarà rinnovata.
Santa Caterina da Siena ci sia maestra nella devozione allo Spirito Santo e al Sangue del dolce Agnello. Ricordiamoci dei suoi tre amori: l’Eucaristia, il Crocifisso, la Chiesa. Leghiamoci con nodo di più forte amore al Dio nascosto nell’Ostia. Guardiamo come a talamo delle nostre nozze di sangue la croce e i dolori e le onte dello Sposo imprimiamo nell’anima nostra. Per la Chiesa preghiamo e gemiamo sempre per chiamare in terra la celeste misericordia.
In questo ultimo giorno della Novena invochiamo con la Chiesa il divino Spirito e gridiamo a Lui con tutta l’espansione del cuore.
Emitte Spiritum tuum et creabuntur, alleluia.
Et renovabis faciem terrae, alleluia.
OREMUS
Deus qui corda fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti: da nobis in eodem Spiritu recta sapere et de ejus semper consolatione gaudere.
Per Christum Dominum nostrum.
Amen.
INVOCAZIONI ALLO SPIRITO SANTO
O Spirito Santo, nel giorno del Battesimo sei venuto in noi e hai cacciato lo spirito maligno: difendici sempre dai suoi continui tentativi di rientrare in noi.
Hai infuso in noi la vita nuova della grazia: difendici dai suoi tentativi di riportarci alla morte del peccato.
Sei sempre presente in noi: liberaci dalle paure e dalle angosce, togli debolezze e abbattimenti, risana le ferite inferte in noi da satana.
Santo Spirito, rinnovaci: rendici sani e santi.
Spirito Santo che procedi dal Padre e dal Figlio Gesù, fortificaci.
O Spirito Santo, Vento Divino, caccia via da noi tutte le forze del male, annientale, distruggile perché possiamo stare bene e operare il bene.
O Fuoco Divino, brucia i malefici, le stregonerie, le fatture, le legature, le maledizioni, il malocchio, l’infestazione diabolica, l’ossessione diabolica e ogni strana malattia che ci può essere in noi.
O Potenza Divina, comanda a tutti gli spiriti cattivi e a tutte le presenze che ci molestano di lasciarci per sempre, così che possiamo vivere nella salute e nella pace, nell’amore e nella gioia.
Santo Spirito, rinnovaci: rendici sani e santi.
Spirito Santo che procedi dal Padre e dal Figlio Gesù, fortificaci.
O Spirito Santo, scendi su di noi, tanto spesso malati e afflitti, agitati e sconvolti: donaci salute e conforto, serenità e calma.
Scendi sulle nostre famiglie: togli via incomprensioni, impazienze, discordie ed effondi la comprensione, la pazienza, la pace.
Scendi sulla nostra Chiesa perché compia con fedeltà e coraggio la missione che Gesù le ha affidata: annunciare il Vangelo, guarire le malattie, liberare dal demonio.
Scendi sul nostro mondo che vive nell’errore, nel peccato, nell’odio e aprilo alla conversione, alla verità, alla santità, all’amore. Così sia.
Santo Spirito, rinnovaci: rendici sani e santi.
Spirito Santo che procedi dal Padre e dal Figlio Gesù, fortificaci.
ATTO DI CONSACRAZIONE ALLO SPIRITO SANTO
O Spirito Santo,
Amore che procede dal Padre e dal Figlio, Fonte Inesauribile di Grazia e di Vita
a Te desidero consacrare la mia persona, il mio passato, il mio presente, il mio futuro, i miei desideri, le mie scelte, le mie decisioni, i miei pensieri, i miei affetti, tutto quanto mi appartiene e tutto ciò che sono.
Tutti coloro che incontro, che penso, che conosco, che amo e tutto ciò con cui la mia vita verrà a contatto: tutto sia beneficato dalla Potenza della Tua Luce, del Tuo Calore, della Tua Pace.
Tu sei Signore e dai la vita e senza la Tua Forza nulla è senza colpa.
O Spirito dell’ Eterno Amore vieni nel mio cuore, rinnovalo e rendilo sempre più come il Cuore di Maria, affinché io possa diventare, ora e per sempre, Tempio e Tabernacolo della Tua Divina Presenza – Amen!
Un Pater, una Ave Maria e un Gloria.
Veni, Creator Spiritus, Mentes tuorum visita;
Imple superna gratia Quae tu creasti pectora.
Qui diceris Paraclitus, Altissimi donum Dei,
Fons vivus, ignis caritas, Et spiritalis unctio.
Tu septiformis munere, Digitus Paternae dexterae,
Tu rite promissum Patris, Sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus, Infunde amorem cordibus,
Infirma nostri corporis Virtute firmans perpeti.
Hostem repellas longius, Pacemque dones protinus:
Ductore sic te praevio, Vitemus omne noxium.
Per te sciamus da Patrem, Noscamus atque Filium,
Teque utriusque Spiritum Credamus omni tempore. Amen.
Vieni, o Spirito Creatore, visita le nostre menti,
riempi della tua grazia i cuori che hai creato.
O dolce consolatore, dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico, reca in dono la pace,
la tua guida invincibile ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen.
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Breve biografia:
Pio Alberto Del Corona nacque a Livorno, in Toscana, il 5 luglio 1837. Ricevette il battesimo l’8 luglio.
Ancora adolescente s’iscrisse alla Conferenza di San Vincenzo de Paoli per aiutare le famiglie povere e insegnare il catechismo. Conobbe personalmente a Livorno il Beato Federico Ozanam, fondatore della Conferenze. Vestì l’abito domenicano nel noviziato di San Marco di Firenze nel 1855 e fu poi ordinato sacerdote il 5 febbraio 1860. Insegnò nel convento di San Marco e nel seminario dell’Arcidiocesi di Firenze filosofia e teologia dogmatica.
Nel 1872 fu eletto priore conventuale. Nel frattempo aveva cominciato a fondare una congregazione domenicana di donne dedite allo studio della Sacra Scrittura e all’educazione gratuita delle classi popolari. Nel novembre del 1874 fu nominato vescovo titolare di Draso e coadiutore del Vescovo di San Miniato.
S’impegnò per il rinnovamento spirituale dei suoi fedeli, riaprì il seminario dove insegnò filosofia, teologia tomista e ebraico. Visitava le parrocchie, si dedicava in modo particolare alla predicazione, a volte come missioni popolari, e all’amministrazione dei sacramenti della confermazione e della riconciliazione, senza trascurare la visita agli infermi, negli ospedali e nelle loro case così come la visita ai carcerati. «Io sono per i poveri e devo stare tra i poveri», diceva. «Camminiamo uniti a Cristo —chiedeva ai sacerdoti— e offriamo davanti agli uomini e agli angeli una vera armonia divina».
Esercitò il ministero anche tramite la parola scritta, impegno che iniziò già quando era priore di San Marco. In questo impegno metteva tutta la sua anima. «Mi è sgorgato dall’anima», confessava nel presentare un trattato teologico sul Verbo di Dio incarnato. Le sue pubblicazioni sono molteplici: lettere pastorali, commenti teologici ispirati alla dottrina di San Tommaso d’Aquino, come quello che dedicò ai misteri di Cristo, le virtù cardinali, la teologia di San Paolo, la piccola Summa teologica, l’edizione italiana della Catena Aurea. Scrisse anche sull’Eucarestia e sulla Sacra Scrittura.
Nel 1897 morì il vescovo di San Miniato e Mons. Del Corona divenne vescovo residenziale nella diocesi in cui svolgeva il suo ministero episcopale già da 23 anni. Promosse istituzioni per i più poveri, il culto e la formazione cristiana e sociale del popolo. Continuò le visite pastorali alle parrocchie e alle istituzioni diocesane. Il suo arrivo era sempre motivo di festa per il popolo. Per le sue condizioni precarie di salute – problema epatici e difficoltà di vista – chiese al papa di esonerarlo dal governo pastorale. San Pio X accolse la sua supplica nell’agosto del 1907.
Ricevette la nomina di arcivescovo titolare di Sardica, come riconoscimento del “santo governo” che aveva esercitato a San Miniato. Si ritirò quindi a Firenze per dedicarsi alla preghiera, studio e apostolato tra le religiose della Congregazione delle Domenicane dello Spirito Santo che aveva fondato.
Molto spesso dimorava con i suoi frati del convento di San Domenico di Fiesole. Intensificò la preghiera e la meditazione. Morì il 15 agosto 1912.
