Da Le Sillon allo “spirito del Vaticano II”: gli errori che San Pio X denunciò e che ancora insidiano la Chiesa.
Il 25 agosto di quest’anno giubilare ricorre il 115° anniversario della Notre charge apostolique, lettera apostolica del grande papa santo Pio X, con la quale si condannava il modernismo sociale, che trovò terreno fertile in Francia a causa del ralliement di Leone XIII.
Chi scrive, quando la lesse la prima volta, in occasione del centenario, sobbalzò dalla sedia, perché veniva denunciato ciò che circa 50 anni dopo, negli anni Sessanta, veniva invece approvato e divenne noto come “lo spirito del Vaticano II”, ovvero: non una espressa volontà dei Padri nel Concilio di optare per una rivoluzione dottrinale bensì una concezione interpretativa secolarizzata della cristianità, generata dal concetto dello “spirito del concilio” (concetto denunciato poi sia da Giovanni Paolo II quanto da Benedetto XVI alla quale denuncia, però, non giunsero le vere condanne atte a porre fine allo scandalo) usato dai veri rivoluzionari per una riduzione a umanesimo del Cattolicesimo — e si potrebbe aggiunte altro.
Agli inizi del Novecento del XX secolo, tali errori errano diffusi in Francia per mezzo del movimento politico Le Sillon (Il Solco), fondato da Marc Sangnier (1873-1950). Inizialmente Le Sillon trovò appoggio e benevolenza dalla Santa Sede, ma quando fu individuata la sua “falsa dottrina”, San Pio X dovette intervenire e far chiudere il movimento.
Le Sillon diffondeva in particolare tre enormi errori — tre grandi inganni — che San Pio X smascherò profeticamente e magistralmente.
Il primo riguarda il vero fine del loro apostolato. Stavano costruendo un mondo migliore per l’umanità in generale, o stavano cercando di restaurare la società cristiana? Ed ecco l’inganno numero uno.
Le Sillon aveva questo grande sogno di creare una società totalmente nuova, una società del futuro costruita su nuovi principi che pensavano avrebbero portato a un incredibile progresso umano. Ma la risposta del Papa fu categoria: non c’è bisogno di inventare una nuova società umana. Il progetto per la società perfetta, la civiltà cristiana, esiste già. La missione della Chiesa non è creare qualcosa di nuovo per l’umanità, ma restaurare in Cristo tutte le cose.
Qualsiasi progetto sociale che non fosse esplicitamente e fondamentalmente cattolico è semplicemente destinato al fallimento. La civiltà non era qualcosa che si reinventava basandosi su vaghi ideali. È qualcosa che si deve ripristinare sulle solide fondamenta della Chiesa. Quindi, lavorare per l’umanità in generale, è una trappola.
Quella prima grande divergenza sull’obiettivo finale, porta direttamente al secondo grande conflitto. Perché se stai costruendo una nuova città per tutti, chi inviti ad aiutarti a costruirla? Questo ci porta alla loro intera idea di fratellanza. La visione de Le Sillon era, bisogna ammetterlo, incredibilmente inclusiva per la sua epoca. Volevano stringere alleanze con tutti, protestanti, atei, persone di qualsiasi sistema di credenze, purché condividessero questo generoso idealismo e il desiderio di rendere il mondo migliore. Sceglievano di concentrarsi su ciò che unisce, non su ciò che le divide. Ma proprio quello era il secondo grande inganno.
Questa attenzione al terreno comune è una pericolosa illusione.
Non si può semplicemente avere una vera fratellanza — spiegava San Pio X — senza l’unità nella fede cattolica. Qualsiasi altro tipo di unità era solo un sentimento sterile, una bella sensazione in superficie, ma una che non poteva assolutamente durare.
San Pio X non ha paura di usare parole forti per smascherare questo diabolico inganno. Non si limita a scrivere che la loro idea di fratellanza è fuorviante. La definisce un “miserabile tributario del grande movimento dell’apostasia”. In pratica accusò il loro progetto di contribuire a costruire una nuova religione mondiale senza regole, senza gerarchia e senza verità. Una minaccia diretta alla Chiesa Cattolica.
Il che ci porta al terzo inganno. E si potrebbe sostenere che questo sia il più fondamentale di tutti.
Riguarda una semplice domanda. Qual è la vera fonte della dignità umana?
Le Sillon aveva una filosofia molto chiara in tre parti su questo. Per loro, la dignità deriva dalla liberazione.
- Quindi, numero uno: emancipazione politica. Le persone dovrebbero governare se stesse.
- Numero due, emancipazione economica. I lavoratori dovrebbero essere liberi dallo sfruttamento.
- E numero tre: emancipazione intellettuale. Ognuno dovrebbe essere libero di pensare per sé senza che una casta dominante gli dica cosa credere.
È una visione di radicale uguaglianza e autonomia personale. E la reazione del Papa? La definì un “sogno pericoloso”. Questa ricerca della totale autonomia, sosteneva, non era affatto una via per la dignità. Era una via per l’illusione, una fantasia che avrebbe lasciato l’umanità totalmente persa, senza una guida, e pronta ad essere divorata dall’errore e dalle passioni.
Per Le Sillon, l’essere umano ideale è la persona autonoma, padrona di sé stessa, che obbedisce solo a sé stessa. Ma per il Papa, la vera dignità non si trovava nell’essere indipendenti, ma nell’umile obbedienza all’autorità di Dio, proprio come dimostrano i santi, attraverso semmai l’uso della propria libertà. L’ideale de Le Sillon è, invece, radicato nell’orgoglio, accusava papa san Pio X.
Quindi, dopo aver esposto questi tre errori fondamentali — un falso obiettivo, una falsa fratellanza e una falsa definizione di dignità umana — il santo Papa pronunciò il suo verdetto finale e assolutamente schiacciante: Le Sillon cercava di conciliare l’inconciliabile, ovvero la Chiesa cattolica con la modernità modellata dalla rivoluzione francese. Le idee di libertà, uguaglianza e fratellanza de Le Sillon non erano le versioni cristiane, ma quelle rivoluzionarie che avevano cercato di abbattere la Chiesa.
Oltre che il 115° anniversario della Notre Charge Apostolique, in quest’anno cade anche il 60° della chiusura del Concilio Vaticano II. Proviamo un esperimento? Al posto di “Le Sillon” mettiamo “spirito del Vaticano II”. Ci sembra che le differenze siano accidentali, non sostanziali. Purtroppo.
