Risposte della Catechista sulla preghiere donataci della Madre di Dio e nostra.
DOMANDA: … mi ha sempre colpito il quinto mistero dei gaudiosi, in che senso “all’insaputa dei suoi genitori” Gesù si perse? Può darmi dei consigli a riguardo di come meditare su questo mistero? Alfonso L.
RISPOSTA: Gentilissimo Alfonso, intanto grazie di cuore per una domanda così bella e che ci fa bene a tutti meditare.
Il fatto, come sappiamo, è raccontato solo da Luca nel suo Vangelo cap.2, 41-51 ed è l’unico episodio che ci descrive l’adolescenza di Gesù, dopo ci ritroviamo con Gesù adulto, un salto di molti anni, ed è anche l’ultimo episodio che ci dice della presenza di Giuseppe, la famiglia di Nazareth al completo. Uno degli aspetti più belli è che il fatto è stato raccontato certamente da Maria stessa, come l’Annunciazione e il Canto del Magnificat, tutti particolari che sono descritti solo da Luca il quale, come ci viene tramandato dalla Tradizione della Chiesa, era sicuramente in compagnia della Madre di Gesù.
Dalla risposta che Gesù da alla Madre, circa la preoccupazione per la sua scomparsa emerge, in verità, che a “perdersi” non fu Gesù il quale – con la sua risposta – fa ben capire di sapere cosa stesse facendo, ma furono i genitori a “perderlo di vista”…
Questa prospettiva è molto interessante.
In questo Mistero ci è data l’opportunità di riflettere che siamo noi che “perdiamo Gesù” di vista, siamo noi che perdiamo la sua strada, siamo noi che non comprendiamo che seguire Gesù significa “attendere alle cose del Padre”.
E soltanto unendoci a Maria e a Giuseppe noi possiamo ritrovare Gesù, non ci sono scappatoie o sentieri secondari. Per trovare o ritrovare quel Gesù autentico che spesso smarriamo, dobbiamo aggregarci a Giuseppe e a Maria.
Gesù si allontana non tanto “all’insaputa” dei suoi genitori, quanto per compiere la missione del Padre e sono semmai i suoi genitori che, in quel frangente, perdono di vista il Figlio. Infatti Gesù, con la sua risposta, non solo spiazza la preoccupazione dei suoi genitori, ma sottolinea di sapere bene cosa stesse facendo, non si era “perduto”.
E la reazione di Maria è straordinaria: “conservava tutte queste cose nel suo cuore”. Cioè, non si mette a discutere perchè comprende da una parte le ragioni del Figlio e dall’altra, ciò che non comprende, lo mette in riserva nel suo cuore in attesa di una maggiore comprensione che, come sappiamo, troverà risposta ai piedi della Croce e poi alla Risurrezione.
Con questo episodio possiamo vedere anche come Maria e Giuseppe cercano ognuno di noi che si smarrisce lungo i sentieri del mondo. Cerchiamo si “sentire” il loro tormento, la loro preoccupazione quando percepiscono che “perdendo Gesù”, inoltrati per altre vie, non ci occupiamo delle cose del Padre… e così alla fine siamo noi a smarrirci.
Ora, in che senso Gesù si perse “all’insaputa” dei suoi genitori?
L’evangelista Luca non entra nei dettagli, ma ciò che risalta è che Gesù compie un vero “passaggio” dall’età fanciulla all’età adulta. Più che “all’insaputa” dei genitori, la frase dice: “senza che i genitori se ne accorgessero”. La risposta data da Gesù toglie così ogni dubbio ai genitori, è come se Egli avesse voluto colmare questa lacuna facendo capire ai suoi genitori (allontanandosi senza avvertirli) che era cresciuto e che era arrivato il momento di dedicarsi alle cose del Padre suo. Infatti è lì che si fa ritrovare, nel Tempio a spiegare le cose del Padre suo.
Sarà il Padre stesso a confermare per ben due volte il suo compiacimento nei confronti del Figlio: al Battesimo nel Giordano e nell’episodio della Trasfigurazione. E in tutti i Vangeli Gesù spiega e testimonia cosa si intende e come intendere questo “fare”, attendere alle cose del Padre nostro che è nei cieli, a cominciare, appunto, dalla sua volontà e l’obbedienza a Lui, fin dall’età della ragione, fin da fanciulli quando un bambino può cominciare ad esprimersi. Uno dei motivi che spinse san Pio X a dare la Prima Comunione ai bambini appena giunta l’età scolare, ci richiama al fatto che anche un bambino, bene ducato alla Fede, può cominciare ad occuparsi delle “cose del Padre”.
E’ l’esaltazione del vero e più autentico libero arbitrio: devo occuparmi delle cose del Padre mio, ho un compito da svolgere, l’ho scelto liberamente, sono libero e autonomo nell’adempiere al mio dovere di Figlio, è il mio compito! Tra i miei genitori e il mondo c’è la folla, persone che attendono qualcosa, ed è liberamente che scelgo di raggiungerle a tempo opportuno per adempiere il progetto del Padre mio, progetto di amore e di salvezza. L’immagine di Dio è in me: Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv.14,9).
In tutto l’episodio, dunque, c’è una armonia perfetta fra contrasti che si incontrano e si fondano. Mentre Gesù, infatti, si lascia guidare dagli “interessi del Padre”, Maria e Giuseppe sono i primi destinatari di questa rivelazione. Essi diventano qui i primi discepoli a tutti gli effetti ma al tempo stesso, il Figlio, ci dice come questi suoi genitori sono per noi maestri di vita, di discepolato, di vera e libera sequela: ” Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso (..) E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.
In questa “sottomissione”, lo sviluppo armonico di Gesù che cresce in sapienza, età e grazia, riguarda anche ognuno di noi.
Gesù infatti vuole anche mostrarci i Suoi rapporti con la Madre, rapporti familiari ma anche in perfetta armonia con le “cose del Padre” che ognuno di noi deve compiere. E’ qui che possiamo comprendere la famosa risposta di Gesù in Luca 11,28 «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Laddove Gesù manifesta la sua libertà nel perseguire le cose del Padre suo, al tempo stesso, altrettanto liberamente, persegue quella maturazione necessaria che solo si ricava da quella “sottomissione” vissuta con spirito sereno e autentico e che ci riporta al quarto Comandamento: onora il padre e la madre, così come dobbiamo onorare i nostri superiori che sono i Vescovi, il Papa….
E Maria “conservava” tutto nel suo cuore. Gesù forma Maria nel suo Cuore Immacolato, per renderla Madre e Maestra nella Chiesa, in funzione di una collaborazione armoniosa e perfetta.
Per concludere possiamo meditare (e per questo pregare la Decina del Rosario) di come il nostro mondo contemporaneo, nato e formato, arricchitosi a suo tempo nel Cristianesimo, ha smarrito oggi il Cristo e non attende più alle cose del Padre!
Rinnegamento alla fede della Chiesa, idolatria alle nuove divinità come il danaro, il potere, la carriera, la mondanità, la vanità, e quant’altro; un mondo smarrito ed inquieto che invece di andare alla radice del male che lo affligge si scaglia contro Dio, contro il Cristo, contro la Chiesa; rinnegamento, insulti, blasfemie e vilipendi, atti sacrileghi e profanazioni all’Ostia-Santa, insulti e scherni contro i sacerdoti, i cristiani perseguitati, insomma, gli elenchi sono lunghi, ma in tutto ciò è proprio l’esempio di Gesù che ritroviamo nel tempio ad insegnarci come agire.
In sostanza dobbiamo alimentare in noi il desiderio di “trovare Gesù” e non un cristo qualsiasi, ma quel Gesù ritrovato da Maria e Giuseppe ad insegnare, ascoltare sì ma soprattutto “ad interrogare, insegnare” le cose del Padre, la Sua dottrina.
E’ con loro che dobbiamo ritornare sui nostri passi per trovare il Gesù vivo e vero poiché Gesù lo si trova ancora nel Tempio, nell’Eucaristia, donde si espande – dalla sua Chiesa – nelle case, nelle famiglie che lo cercano, nei malati, nei veri poveri, nella società laddove vivono persone affamate di giustizia (non di vendetta).
Se Gesù è “via al Padre” (Gv. 14,6) Maria, per volontà di Lui è la via che ci porta a Gesù; per ogni Famiglia – Giuseppe e Maria – sono le nostre coordinate per ritrovare il vero Gesù che salva e che ci accompagna a fare le cose del Padre nostro.
Ave Maria e sia lodato Gesù Cristo.
DOMANDA: …. non riesco a capire l’episodio della Trasfigurazione. E’ normale che un parroco, alla richiesta di spiegazioni, mi risponde che non è importante capire un passo del vangelo ma che basta metterlo in pratica? Ma se non lo capisco, come faccio a metterlo in pratica? Fabiola L.
RISPOSTA: Carissima Fabiola, hai ragione nel porti queste domande, non è normale che un parroco risponda in questo modo, perciò prega per lui e perdonalo, probabilmente non sapeva, semplicemente, come spiegartelo.
Di fatto ci troviamo davanti ad un episodio non molto chiaro, specialmente ad una prima lettura e, come sappiamo, la Sacra Scrittura non va letta come un romanzo o un libro di storia o di archeologia, ma va “pasturata”, ruminata (la famosa ruminatio, ossia la contemplazione), bisogna leggerla con umiltà e attendere poi con altrettanta umile pazienza, la risposta dall’Autore: Dio e in special modo lo Spirito Santo, la Terza Persona della SS.ma Trinità che ha proprio il compito di “illuminare le menti e i cuori”.
Per evitare di darti una risposta soggettiva, cioè che parta dalla mia opinione personale, ti offro invece la bellissima catechesi di Benedetto XVI perchè la trovo chiarissima e di grande riflessione per tutti:
“Il mistero della trasfigurazione non va staccato dal contesto del cammino che Gesù sta percorrendo. Egli si è ormai decisamente diretto verso il compimento della sua missione, ben sapendo che, per giungere alla risurrezione, dovrà passare attraverso la passione e la morte di croce. Di questo ha parlato apertamente ai discepoli, i quali però non hanno capito, anzi, hanno rifiutato questa prospettiva, perché non ragionano secondo Dio, ma secondo gli uomini (cfr Mt 16,23).
Per questo Gesù porta con sé tre di loro sulla montagna e rivela la sua gloria divina, splendore di Verità e d’Amore. Gesù vuole che questa luce possa illuminare i loro cuori quando attraverseranno il buio fitto della sua passione e morte, quando lo scandalo della croce sarà per loro insopportabile. Dio è luce, e Gesù vuole donare ai suoi amici più intimi l’esperienza di questa luce, che dimora in Lui. Così, dopo questo avvenimento, Egli sarà in loro luce interiore, capace di proteggerli dagli assalti delle tenebre. Anche nella notte più oscura, Gesù è la lampada che non si spegne mai. Sant’Agostino riassume questo mistero con una espressione bellissima: «Ciò che per gli occhi del corpo è il sole che vediamo, lo è [Cristo] per gli occhi del cuore» (S. Agostino, Discorsi 78, 2).
Cari fratelli e sorelle, tutti noi abbiamo bisogno di luce interiore per superare le prove della vita. Questa luce viene da Dio, ed è Cristo a donarcela, Lui, in cui abita la pienezza della divinità (cfr Col 2,9). Saliamo con Gesù sul monte della preghiera e, contemplando il suo volto pieno d’amore e di verità, lasciamoci colmare interiormente dalla sua luce.” (Benedetto XVI – Angelus del 4 marzo 2012)
Ci sono molti aspetti che possiamo cogliere da questa catechesi, eccone alcuni molto interessanti:
il primo è che, quando non comprendiamo, spesso accade perchè “non pensiamo come Dio”, la sofferenza non l’accettiamo, la croce la rifiutiamo, la conversione ci mette paura, l’errata concezione che abbiamo di libertà mette a dura prova la libertà vera che Dio invece intende, ed è istintivo questo temere, ma se persistiamo in questo atteggiamento, questa chiusura ci impedirà di comprendere Dio stesso;
il secondo sono i due elementi del fatto, la luce e la voce: la luce divina che risplende sul volto di Gesù e si riflette sui suoi, è la luce che possiamo e dobbiamo “vedere” nei momenti difficili della nostra vita, è la luce della fede vera; e la voce del Padre celeste che testimonia per Lui e comanda di ascoltarlo, una voce che è anche rassicurante, appagante, una voce autorevole che dona serenità a tal punto che i tre non hanno paura, non vogliono scappare, al contrario non vogliono più andar via;
il terzo aspetto molto interessante è che il fatto ci offre la prova dell’unione indissolubile fra l’Antico Testamento – con Mosè ed Elia – ed il Nuovo Testamento – Gesù che nella trasfigurazione dà prova di essere il Messia atteso –
Altre belle riflessioni sono riportate da Cathopedia a questo indirizzo.
Un fraterno saluto, ritroviamoci nel Rosario di Maria
Sia lodato Gesù Cristo
Una curiosità:
Gli angeli esistono per rendere gloria e onore a Dio, e il Rosario è una preghiera che amerebbero recitare
Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, “dal suo inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. « Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita »”.
Gli angeli custodi sono servi e messaggeri di Dio che ci vengono assegnati all’inizio della nostra vita per proteggerci e custodirci, guidandoci alla Vita Eterna. La loro missione principale è assicurare che scegliamo la via che conduce al Cielo.
Il Rosario è una potente preghiera devozionale che può aiutarci in questo cammino. Quando viene recitato con fede e amore può trasformare la nostra vita. A volte, però, inizieremo a recitare il Rosario (soprattutto al momento di andare a letto) e ci addormenteremo. Il nostro angelo custode riprenderà da dove abbiamo interrotto?
Se è vero che gli angeli custodi fanno qualsiasi cosa serva per portarci in Cielo, sono comunque spiriti creati e non conoscono i nostri pensieri, a meno che non li riveliamo loro intenzionalmente. Non hanno ricevuto l’accesso ai nostri pensieri. Solo Dio sa esattamente cosa accade nella nostra mente, perché è il Creatore di tutti noi. Come risultato, se vogliamo che il nostro angelo custode termini il nostro Rosario, dobbiamo chiedergli di farlo.
Gli angeli trascorrono la loro esistenza lodando Dio e godendosi la visione beatifica, e quindi aggiungere il Rosario alle loro preghiere non è certo un peso. Di fatto, potrebbero recitarlo molto meglio di quanto riusciremo mai a fare noi sulla Terra!
Allo stesso tempo, non è qualcosa di cui dovremmo abusare, rinunciando del tutto al Rosario perché vogliamo che sia il nostro angelo custode a recitarlo per noi. L’atto di recitarlo è spesso quello che ci trasforma e conforma la nostra volontà a quella divina. È una disciplina dai molti benefici, e quindi non dovremmo abbandonarla per pigrizia.
La prossima volta che vi disporrete a recitare il Rosario, tenete a mente che il vostro angelo custode può finirlo per voi (e lo farà con piacere), ma dovete rivelargli questo vostro desiderio e chiedere il suo aiuto.