L’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia.
L’uomo e la donna non sono frutto del caso, né la loro vita è orientata al nulla. Siamo stati creati da Dio per una ragione e con uno scopo preciso.
Dio ha un progetto per ogni sua creatura, in particolare ha dato mandato alla coppia (“maschio e femmina”, cfr. Gen 1, 27) di continuare l’opera della creazione delle persone (“siate fecondi e moltiplicatevi”, cfr. Gen 1, 28), per mezzo della loro unione (“i due saranno una sola carne”, cfr. Gen 2, 24).
Tale unione – il matrimonio, benedetto nel giardino dell’Eden ed elevato a dignità di sacramento da Cristo – è un’unione totale, secondo il progetto di Dio, fatta di anima e corpo. Il Signore considera l’uomo e la donna uniti nel sacro vincolo del matrimonio non più due, ma un essere solo (cfr. Mt 19, 6; Mc 10, 8-9).
E l’amore umano, una scintilla dell’amore divino, non può che avere un fine procreativo, deve generare la vita umana. «L’amore crea», insegnava il grande San Massimiliano Maria Kolbe. L’amore è dunque creativo, procreativo, per sua stessa essenza. La sterilità non è contemplata.
Proprio in vista del bene della prole e degli stessi sposi il matrimonio non può che essere “uno e indissolubile” – espressione usata dai Padri latini –, “unico e irripetibile” – espressione usata dai Padri orientali –. Oggi questa verità, che non implica solo la fede, ma pure la ragione secondo la legge naturale, viene rifiutata e osteggiata più che mai. Viene presentata come un peso insopportabile, un privilegio per pochi, ma il Signore ci ha detto chiaramente che il suo giogo è dolce e soave. La santità è una chiamata universale (cfr. Lumen gentium, Vaticano II) e Dio dona a tutti, soprattutto per mezzo dei sacramenti, le grazie necessarie per vivere pienamente la propria vocazione, sia quella della verginità per il Regno dei cieli che quella coniugale e familiare.
Gesù non comanda nulla che non sia per il nostro bene. Egli stesso, per primo, ha vissuto ciò che ha predicato. Non ci chiede l’impossibile, ma la perfezione (cfr. Mt 5, 48).
La maggioranza delle persone conosce superficialmente il Magistero della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. Per questo abbiamo deciso di raccoglierlo in questo volume, arricchendolo con gli insegnamenti di alcuni santi e con qualche piccola biografia di coppie di sposi cristiani che hanno santificato la propria vocazione coniugale.
Al termine della lettura, che dev’essere attentamente meditata, molti non potranno fare altro che riconoscere che la Chiesa, riguardo la sessualità, non è affatto retrograda, anzi è all’avanguardia, persino irraggiungibile. Perché il vero progresso consiste nell’essere conformi all’originale, mantenere quell’alta fedeltà dell’inizio della creazione (“In principio”, cfr. Gn 1, 1), che Cristo ha riconquistato per noi con la sua morte e la sua risurrezione, dopo che Adamo ed Eva, col peccato, l’avevano perduta.
Questo è ciò che la Chiesa, Sposa santa e immacolata di Cristo e Madre delle anime redente, insegna all’umanità sul progetto d’amore di Dio per noi. Egli ci ha creati in un certo modo per un determinato fine. Quando rifiutiamo ciò che siamo, disprezziamo l’opera di Dio e perdiamo noi stessi. Non esiste il “diritto alla felicità”, ma il dovere della santità, un dovere che comporta glorificare Dio anche il corpo (cfr. 1Cor 6, 20).
La Beata Sempre Vergine Maria, Madre della Chiesa e Regina della famiglia, ci aiuti a capire l’impareggiabile bellezza della “teologia del corpo” e a viverla in pienezza, come Ella, Vergine, Sposa e Madre, ha saputo fare.
Sabato 19 marzo 2016,
Solennità di San Giuseppe,
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