Suor Lucia Dos Santos, una testimone scomoda e loquace

Capitolo VI del libro Fatima. Il segreto non svelato di Marco Tosatti (Mondadori, Milano, 2002).

img802È suor Lucia il personaggio chiave della vicenda di Fatima. Fin dall’inizio: è Lucia l’unica dei tre veggenti che, oltre a vedere e sentire la Signora, può parlare con lei; è Lucia quella destinata, secondo le parole della Madonna, a far conoscere il suo messaggio al mondo, mentre i due cuginetti Marto concluderanno molto presto la loro esistenza terrena. È Lucia che cerca di far avere i suoi messaggi ai Pontefici, anche a quelli, come Pio XI o Paolo VI, che non sembrano avere un particolare desiderio di riceverli. E Lucia infine che nei suoi contatti, sia pure limitati, dal momento in cui entra nel monastero di clausura di Coimbra, fornisce lo spunto per letture, aggiornamenti, interpretazioni del segreto. Lucia, che, secondo suo nipote, il sacerdote salesiano José Valinho Dos Santos, (Stefano Maria Paci, Il Giornale, 4 marzo 1998) vedrebbe ancora la Madonna. Un’affermazione condivisa (almeno fino al 1984) dal Segretario della Congregazione per la Fede, monsignor Tarcisio Bertone (Avvenire, 2 luglio 2000).

Basta questa circostanza per spiegare la cautela, il riserbo e – perché no – la punta di sospetto che ha sempre accompagnato, al di là delle frasi ufficiali e degli elogi di circostanza il quasi secolare rapporto fra Lucia Dos Santos e l’istituzione ecclesiastica, per necessità e prudenza diffidente verso le manifestazioni straordinarie dello Spirito. Ci è rimasta impressa la frase, pronunciata molti anni fa in confidenza da uno dei più fidati e prossimi collaboratori di Giovanni Paolo II, che pure di Fatima è uno dei massimi estimatori: «Non sempre si capisce bene che cosa dice la Madonna e che cosa dice suor Lucia».

La religiosa stessa illustrava anni fa il modo in cui aveva registrato i messaggi: «Quanto alle parole della Madonna la cosa è differente. Non saprei essere sicura che ogni parola sia esatta. Era piuttosto il senso che veniva a me, e io misi in parole quello che avevo capito. Non mi è facile spiegare questa cosa» (cfr. W.T. Walsh, p. 325). La difficoltà di tradurre in termini comprensibili esperienze così straordinarie, è comune in tutti i fenomeni mistici. A dispetto della buona volontà e degli sforzi compiuti dai veggenti. Una difficoltà che appare evidente dall’interrogatorio di padre Ionge a suor Lucia:

«Volle limitarsi rivelando il segreto, a dare il senso di quello che la SS. Vergine le disse, oppure citò le sue parole alla lettera?».

«Quando parlo delle apparizioni mi limito al significato delle parole. Quando scrivo, invece, faccio attenzione a citare letteralmente. Per questo volli scrivere il segreto parola per parola».

«E certa di aver conservato tutto a memoria?».

«Penso di sì».

«Le parole del segreto furono pertanto rivelate secondo l’ordine in cui furono comunicate?».

«Sì» (cfr. G. De Marchi, p. 383).

A dispetto delle cautele ecclesiastiche e della clausura, (iniziata il 25 marzo 1948) la lunga esistenza di suor Lucia è segnata da colloqui, contatti e interviste. Con diversità di accenti, contraddizioni e polemiche. Avallando di tanto in tanto i toni più apocalittici; ad esempio nell’intervista concessa a padre Augustin Fuentes, un sacerdote messicano, allora postillatore della causa dei beati Jacinta e Francisco Marto, resa nota nel 1958, con l’approvazione delle autorità ecclesiastiche. Scriveva il sacerdote:

«Vorrei parlarvi dell’ultima conversazione che ho avuto con suor Lucia il 26 dicembre dello scorso anno. La incontrai nel suo convento. Ella appariva triste, molto pallida ed emaciata. Mi ha detto:

“Padre la Santissima Vergine è molto triste perché nessuno ha prestato attenzione al Suo messaggio, né i buoni né i malvagi. I buoni continuano sulla loro strada ma senza dare alcuna importanza al Suo messaggio. I cattivi, sui quali non è ancora caduta la punizione divina, continuano anch’essi la loro vita peccaminosa, senza curarsi del messaggio. Ma mi creda Padre, Dio punirà il mondo e lo farà in modo terribile. La punizione del Cielo è imminente. Padre, quanti giorni mancano all’arrivo del 1960? Sarà un anno molto triste per tutti, nessuno potrà provare alcuna gioia se il mondo non prega e non fa penitenza. Non posso fornire altri dettagli, perché è ancora un segreto. Secondo il volere della Santissima Vergine, solo al Papa e al Vescovo di Fatima è permesso conoscere il segreto, ma hanno preferito non conoscerlo per non esserne influenzati. Questa è la terza parte del messaggio della Nostra Signora, che rimarrà segreta fino al 1960. Dica loro, Padre, che molte volte la Santissima Vergine ha detto, ai miei cugini Francesco e Jacinta e a me, che molte nazioni scompariranno dalla faccia della terra. Ella ha detto che la Russia sarà lo strumento scelto da Dio per punire il mondo intero, se prima non otterremo la conversione di quella disgraziata nazione”».

Continua padre Fuentes:

«“Padre, il diavolo è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la Beata Vergine. E il diavolo sa cos’è che più di tutto offende Dio e che gli procurerà in breve tempo il maggior numero di anime. Così il diavolo fa di tutto per avere la meglio sulle anime consacrate a Dio, perché sa che in questo modo le anime dei fedeli, lasciate senza guida, cadranno più facilmente nelle sue mani. Ciò che offende soprattutto il Cuore Immacolato di Maria e il Cuore di Gesù è la caduta delle anime dei religiosi e dei sacerdoti. Il diavolo sa che per ogni religioso o sacerdote che rinnega la sua santa vocazione, molte anime sono trascinate all’inferno… Per questo il diavolo brama di impossessarsi delle anime consacrate. Cerca in ogni modo di corromperle, per addormentare le anime dei fedeli e condurle alla peggiore impenitenza. Si serve di ogni tipo di trucchi, giungendo a suggerire una dilazione all’ingresso nella vita religiosa. Da questo derivano la sterilità della vita interiore e, tra i laici, la freddezza (mancanza di entusiasmo) nei riguardi della prospettiva di rinunciare ai piaceri terreni per dedicarsi totalmente a Dio. Dica loro anche, Padre, che i miei cugini Francisco e Jacinta si sacrificarono perché, in tutte le apparizioni, la Santissima Vergine aveva un aspetto molto triste. Ella non ci ha mai sorriso. Questa tristezza, questa angoscia che percepimmo in lei penetrò nelle nostre anime. Essa era causata dalle offese a Dio e dalle punizioni che minacciano i colpevoli. E così noi bambini non sapevamo cosa fare, se non trovare diversi modi di pregare e di fare sacrifici”».

È da ricordare che Francisco e Jacinta furono beatificati da Giovanni Paolo II il 13 maggio 2000 proprio a Fatima; non perché — ed è sempre opportuno sottolinearlo — videro la Signora, ma perché vissero, seppure bambini o poco più, in forma eroica le virtù cristiane, fino a una morte prematura per entrambi e accompagnata da molte sofferenze.

Continua suor Lucia, nella conversazione riportata da padre Fuentes:

«“È per questo, Padre, che la mia missione non è quella di indicare al mondo il castigo materiale che certamente lo attende, se non si converte per tempo alla preghiera e alla penitenza. No! La mia missione è di ricordare a ciascuno di noi il pericolo di perdere le nostre anime immortali, se ci ostineremo nel peccato. Padre, non dovremmo attendere un appello del Santo Padre da Roma, che chiami il mondo a fare penitenza, né dovremmo attendere un appello del genere dal nostro vescovo nella nostra diocesi, o dalle congregazioni religiose. No! Nostro Signore si è già servito molto spesso di questi mezzi e il mondo non se ne è curato affatto. E per questo che ora è necessario che ciascuno di noi inizi a riformare se stesso spiritualmente. Ognuno di noi ha il dovere di salvare non solo se stesso, ma anche tutte le anime che Dio pone sul suo cammino. Il diavolo fa tutto quanto è in suo potere per distrarci e per allontanarci dalla preghiera; ci salveremo insieme o saremo dannati insieme. Padre, la Santissima Vergine non mi ha detto esplicitamente che siamo giunti alla fine dei tempi, ma ci sono tre ragioni che mi spingono a crederlo. La prima ragione è che Ella mi ha detto che il diavolo è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la Vergine. E una battaglia decisiva è uno scontro finale, da cui una parte uscirà vittoriosa e l’altra sconfitta. Dobbiamo scegliere sin da ora da che parte stare, se con Dio o con il diavolo. Non c’è altra possibilità. La seconda ragione è che Ella ha detto ai miei cugini e a me, che Dio aveva deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che sono il Santo Rosario e la Devozione al Cuore Immacolato di Maria. Questi sono gli ultimi due rimedi possibili, il che significa che non ce ne saranno altri. La terza ragione è che nei piani della Divina Provvidenza, quando Dio è costretto a punire il mondo, prima di farlo cerca di correggerlo con tutti gli altri rimedi possibili. Ora, quando vede che il mondo non presta alcuna attenzione ai Suoi messaggi, allora, come diciamo nel nostro imperfetto linguaggio, Egli ci offre ‘con un certo timore’ l’ultima possibilità di salvezza, l’intervento della Sua Santissima Madre. Lo fa ‘con un certo timore’ perché se anche quest’ultima risorsa non avrà successo, non potremo più sperare in nessun tipo di perdono dal Cielo, perché ci siamo macchiati di quello che il Vangelo chiama un peccato contro lo Spirito Santo. Questo peccato consiste nell’aperto rigetto, pienamente consapevole e volontario, della possibilità di salvezza che ci viene offerta. Non dimentichiamo che Gesù Cristo è un Figlio molto buono e non ci permetterà di offendere e disprezzare la Sua Santissima Madre. La secolare storia della Chiesa conserva le testimonianze dei terribili castighi inflitti a quanti osarono attaccare l’onore della Beata Vergine, dimostrando quanto il Nostro Signore Gesù Cristo abbia a cuore l’Onore della Sua Santissima Madre”».

Padre Fuentes precisa a questo punto che suor Lucia gli disse: «I due strumenti che ci sono stati dati per salvare il mondo sono la preghiera e il sacrificio». E aggiunse poi alcune considerazioni sulla recita del Rosario:

«“Vede, Padre, la Santissima Vergine ha voluto dare, in questa fine dei tempi in cui viviamo, una nuova efficacia alla recita del Santo Rosario. Ella ha talmente rinforzato la sua efficacia, che non esiste problema, per quanto difficile, di natura materiale o, soprattutto, spirituale, nella vita privata di ognuno di noi, o in quella delle nostre famiglie, delle famiglie del mondo, delle comunità religiose o addirittura nella vita dei popoli e delle nazioni, che non possa essere risolto dalla preghiera del Santo Rosario. Non c’è problema, vi dico, per quanto difficile, che non possa essere risolto dalla recita del Santo Rosario. Con il Santo Rosario ci salveremo, ci santificheremo, consoleremo il Nostro Signore e otterremo la salvezza di molte anime. Infine la devozione al Cuore Immacolato di Maria, Nostra Madre Santissima, consiste nel considerarLa la sede della clemenza, della bontà e del perdono e come sicura porta attraverso cui entreremo in Paradiso”».

Questo «rapporto», decisamente inquietante, ha avuto molta notorietà, e anche non poche traversie. Così come il suo autore, che fu obbligato a dimettersi dal ruolo di «postulatore» della causa dei pastorelli. Due anni dopo la sua diffusione un anonimo funzionario della diocesi di Coimbra dichiarò che questo rapporto non era veridico. Padre Joaquin Alonso, archivista ufficiale della Curia di Coimbra fino alla morte, inizialmente adottò una posizione «negazionista»; in seguito però (nel 1976) sembra essersi convinto dell’autenticità dell’avvenimento. Il testo che abbiamo riportato è la traduzione di quello pubblicato da Frère Michel de la Sainte Trinité nel suo libro The Third Secret (Il Terzo Segreto). Bisogna sottolineare che in quel momento il terzo segreto non era ancora stato svelato; che la Guerra Fredda imperversava e si era ancora sotto l’effetto della repressione sovietica in Ungheria.

Quasi trent’anni più tardi, nel settembre del 1985 Sol de Fatima, il periodico della sezione spagnola della Blue Army un movimento mariano molto diffuso negli Stati Uniti, pubblicò un’intervista a suor Lucia. Le fu chiesto:

«In quale momento del mistero di Fatima ci troviamo ora?».

«Penso che stiamo vivendo nel momento in cui la Russia sta disseminando i suoi errori in tutto il mondo».

«Con questo, si deve intendere che la Russia entrerà in possesso del mondo intero?».

«Sì».

«Giovanni Paolo II ha invitato tutti i vescovi a unirsi a lui nella consacrazione della Russia, che egli avrebbe fatto a Fatima il 13 maggio 1982 e che egli avrebbe poi rinnovato al termine dell’anno Santo, a Roma il 25 marzo 1984, davanti alla statua originale della Nostra Signora di Fatima. Non ha egli quindi fatto quello che era stato richiesto a Tuy?».

«Non c’è stata partecipazione di tutti i vescovi, e non ci fu menzione della Russia».

«Così la consacrazione non fu fatta secondo i termini richiesti da Nostra Signora?».

«No. Molti vescovi non dettero alcuna importanza a questo atto».

La «consacrazione» è uno dei nodi della discussione aperta ancora oggi. Consacrare significa fare entrare, con un rito specifico, un oggetto profano nella sfera del sacro: farne dono a Dio. E un gesto sacralmente importante e rilevante. Ma per consacrare la Russia esistono serie difficoltà, che vedremo in dettaglio più avanti.

Attenzione: suor Lucia manterrà fino al 1989 questa posizione. Da allora, invece, dirà che la consacrazione dell’84 è efficace. Ma questo è uno dei punti centrali di contenzioso fra la Santa Sede e chi pensa che il messaggio di Fatima sia tutt’altro che concluso con lo «svelamento»; e che in realtà la richiesta della Madonna non sia ancora esaudita. Un dettaglio non da poco, nell’ottica della profezia; perché se è ancora da compiere, quel gesto, il castigo non è sventato, e il periodo di pace è da venire…

A Tuy, in Spagna, il 13 giugno 1929, Lucia ricevette dalla Signora il permesso di rendere note le prime due parti del segreto, e in particolare la richiesta di consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato:

«È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio cuore immacolato, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per i peccati commessi contro di me, che vengo a chiedere riparazione: sacrificati per questa intenzione e prega… Non vollero soddisfare la mia richiesta! Come il re di Francia, si pentiranno e lo faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa. Il Santo Padre avrà molto da soffrire».

Il «re di Francia» è Luigi XVI, che terminò i suoi giorni sulla ghigliottina.

Ma sette anni più tardi, nell’11 ottobre 1992 suor Lucia incontrava i cardinali Antony Padyara di Ernaculam, dell’india, oltre all’arcivescovo di Mysore Francis Michaelappa, oltre a padre Francisco Pacheco e Carlos Evaristo, accompagnatore, autista e traduttore, nonché autore di un resoconto della conversazione (i prelati non parlavano portoghese) che fu pubblicato su un numero della rivista Christus. Eccone il testo:

«La consacrazione della Russia, avvenuta secondo quanto richiesto dalla Madonna il 13 di luglio 1929, è stata realizzata da papa Giovanni Paolo II il 25 marzo 1984?».

«Sì. La consacrazione era stata fatta solo parzialmente. Papa Pio XII la fece nel 1942, il 31 ottobre, ma non vi era l’unione di tutti i vescovi del mondo, che Giovanni Paolo II riuscì finalmente a riunire nel 1984. Anche papa Paolo VI fece la consacrazione a Roma in occasione della chiusura del Secondo Concilio Vaticano alla presenza di tutti i vescovi del mondo e all’epoca mi chiesero se questo adempisse la richiesta della Madonna. Io dissi di no, e spiegai che tutti i vescovi invece di essere riuniti in un solo luogo dovevano trovarsi ciascuno nella propria diocesi, perché la consacrazione era un appello per l’unione del popolo di Dio. Nel 1982 questo Papa fece la consacrazione a Fatima».

«E Lei, sorella, era presente?».

«Sì, ma anche durante questa consacrazione mancò l’unione di tutti i vescovi. In seguito nel 1984 papa Giovanni Paolo II invitò tutti i vescovi a unirsi a lui e a partecipare alla consacrazione che ebbe luogo il 25 di marzo. Il Papa ordinò che l’immagine della Madonna di Fatima, che si trova nel Santuario di Fatima, fosse portata a Roma nella basilica di San Pietro per presenziare alla cerimonia della consacrazione. Tutti i vescovi si unirono al Santo Padre nell’atto della consacrazione».

«E i vescovi che non ricevettero in tempo l’invito o non gli diedero peso o decisero di non partecipare alla cerimonia?».

«Non possiamo dire che i vescovi che non parteciparono alla cerimonia abbiano commesso peccato o una mancanza. La maggioranza di loro era unita al Papa in questa cerimonia. Il popolo di tutto il mondo, ciascuna diocesi era unita ai vescovi, e questi al Papa. Pertanto questa consacrazione realizzò la grande unione del popolo di Dio. L’insieme di tutto questo ha contribuito affinché questa consacrazione venisse accettata dalla Madonna».

«Ma la Russia non doveva essere menzionata esplicitamente e non è questo quello che disse la Madonna?».

«Il Papa intendeva la Russia quando disse “Quei popoli” durante la consacrazione del 1984. Coloro che erano a conoscenza della richiesta della consacrazione della Russia sapevano a chi si stava riferendo, e anche Dio che è onnisciente e può leggere i pensieri degli uomini. Dio conosceva l’intenzione del Papa e che si riferiva alla Russia durante la consacrazione. Quello che conta è l’intenzione, come quando un sacerdote vuole consacrare un’ostia. La Madonna non ha mai chiesto che la Russia fosse nominata esplicitamente. A quell’epoca io non sapevo nemmeno che cosa era la Russia. Noi pensavamo che fosse una donna molto malvagia. Ciò che conta è l’intenzione del Papa e i vescovi sapevano che il Papa intendeva consacrare la Russia. Non vi è alcuna necessità di consacrare un’altra volta la Russia».

In quell’incontro, la religiosa fornì però armi a coloro che ritengono che la profezia di Fatima sia tutt’altro che conclusa. Diceva infatti: «La pace non è una pace mondiale miracolosa, bensì una pace riferita alle guerre causate dagli errori che la Russia ha favorito nel mondo intero. L’ateismo è ancora il maggior strumento utilizzato dal demonio ai giorni nostri perché è un grave peccato contro Dio, ne nega l’esistenza incoraggiando la pratica di tutta una gamma di atti diabolici come l’aborto».

E aggiunse: «Ci si aspetta che le cose avvengano in uno spazio di tempo personale e immediato. Fatima è ancora nella terza giornata. Il trionfo è un processo continuo. Noi ci troviamo nel periodo dopo-consacrazione. Il primo giorno è stato il periodo delle apparizioni, il secondo il periodo dopo-apparizioni, pre-consacrazione. La settimana di Fatima non è ancora terminata. Io stessa potrei non vedere il compimento della settimana intera. Fatima ha appena cominciato, come è possibile che tutto termini subito!».

Sempre nella stessa intervista, suor Lucia avrebbe affermato, sul terzo segreto che il Papa «può rivelarlo qualora lo desideri, ma io ne sconsiglio la rivelazione. Qualora decida di farlo, gli consiglierò di essere molto prudente».  «Lei, sorella, continua a vedere la Madonna?». «Che curiosi… non posso dirlo». E alla richiesta se il terzo segreto si riferisse al Concilio Vaticano II, la religiosa rispose: «Non posso rispondere».

Peccato però che non sia chiaro che cosa abbia detto realmente suor Lucia, in quell’occasione. Infatti in una lettera pubblicata il 15 gennaio del 1994 dal Fatima Crusader padre Pacheco si esprimeva così: «Io ero l’interprete ufficiale di questo incontro che durò due ore. Affermo categoricamente che il libello intitolato Two Hours With Sister Lucy pubblicato da Carlos Evaristo contiene menzogne e mezze verità cui non bisogna credere. Quando nel gennaio 1993 me ne venne mostrata una copia per la prima volta, contattai immediatamente Carlos Evaristo e gli dissi personalmente di non pubblicare questo libello per le gravi menzogne che conteneva… confido che ciò porrà fine alla confusione provocata da Carlos Evaristo e dal suo famigerato pamphlet».

Nella sua «intervista» Carlos Evaristo, lo stesso uomo che secondo padre Gruner fece fallire il suo incontro con suor Lucia, aiutato da una malattia «diplomatica» della religiosa, che però, miracolosamente ristabilita, mezz’ora dopo riceveva Corazon Aquino, affermava che Gorbaciov si era inginocchiato davanti al Papa «e ha chiesto perdono per tutti i crimini commessi nella sua vita». In una dichiarazione alla televisione spagnola (e successivamente anche il National Catholic News Service pubblicò una notizia analoga) il portavoce del Papa, Joaquin Navarro Valls disse che «Gorbaciov non chiese perdono al Papa… Mikhail Gorbaciov non si inginocchiò davanti al Papa a implorare il perdono per le sue colpe, come sembra aver detto suor Lucia… Non è né vero né plausibile…».

E arriviamo ai tempi nostri, e parliamo di monsignor Luigi Bianchi, un anziano sacerdote, (ottant’anni), di Gera Lario, che conosce suor Lucia da tantissimo tempo. «Frequento Fatima da molti anni — ha spiegato –. Sono andato in quella cittadina, accompagnando dei pellegrini, un centinaio di volte. Ho scritto diversi libri su quelle apparizioni e ho avuto la fortuna di diventare amico di padre José Valinho, un sacerdote salesiano che è il nipote di suor Lucia. A poco a poco, attraverso lui, sono arrivato anche alla celebre zia. L’ho già incontrata spesso, l’anno scorso tre volte: a metà giugno, il 3 luglio e l’8 di ottobre». Don Luigi è stato intervistato nel novembre 2001 da Renzo Allegri, uno specialista di Fatima; e ci ha successivamente confermato queste dichiarazioni. Non crede che suor Lucia abbia inviato messaggi a Giovanni Paolo II annunciando, dopo le Twin Towers un «grande cataclisma e un castigo». «Certo la situazione attuale è drammatica, ma non credo che suor Lucia abbia scritto al Papa una lettera del genere. Ho visto la suora e ho parlato con lei l’ultima volta l’8 ottobre scorso. Un’ora di colloquio. Mi ha ripetuto diverse volte: “Il momento è difficile, l’umanità sta vivendo un periodo drammatico, ma la Madonna salverà il mondo. Lo ha promesso e manterrà la promessa”».

Secondo don Luigi Bianchi, la veggente non ha scritto al Pontefice: «Suor Lucia non me ne ha parlato quando l’ho incontrata all’inizio di ottobre. Personalmente ritengo quella lettera improbabile quanto inutile. Già nella terza parte del segreto, rivelata lo scorso anno, è scritto a chiare lettere che la vita del Papa è in pericolo. Anzi è detto che il Papa viene addirittura ucciso. Non vedo perché suor Lucia debba aggiungere altre raccomandazioni al Papa. Si tratta di stabilire se quella visione del Papa che sale verso il monte e viene colpito dai soldati si riferisce all’attentato alla vita del Pontefice già avvenuto nel maggio del 1981 oppure a un nuovo attentato. E su questo suor Lucia non ha detto una parola in proposito. So che ci sono polemiche. Molti dicono che il segreto rivelato lo scorso anno non è integrale. Padre Nicholas Gruner, un sacerdote canadese, afferma che il Vaticano ha ingannato il mondo “censurando” le parole della Madonna. Può darsi che la Chiesa, per suoi fini specifici, abbia scelto di non dire tutto. Non lo so. Ma so però che suor Lucia non mette mai in dubbio l’operato della Santa Sede e io sto con lei».

Monsignor Luigi Bianchi aveva chiesto se condivideva l’interpretazione del terzo segreto che vuole il contenuto della rivelazione centrato su fatti passati: «Suor Lucia non contraddice mai le autorità ecclesiastiche. Ma so che appena reso pubblico il segreto, con il commento del cardinale Ratzinger, padre Valinho, sollecitato anche da me, chiese alla sua zia se veramente si doveva ritenere che quanto scritto riguardasse solo il passato. E la suora disse che in parte riguardava il passato, ma che in parte riguardava il futuro».

Monsignor Luigi Bianchi ricorda la conversazione che Giovanni Paolo II avrebbe avuto a Fulda, con alcuni professori, e che Der Stimme des Glaube (La Voce della Fede) pubblicò, nel 1980. A una domanda relativa alla completezza della rivelazione del terzo segreto risponde: «Se si prende in considerazione quanto detto in passato e mai smentito, neppure da suor Lucia, si potrebbe ritenere che non tutto sia stato rivelato, probabilmente per non impressionare l’opinione pubblica. Sono molti che la pensano così, e tra questi ci sono anch’io». Anche se ricorda che suor Lucia non prevede prossima la fine del mondo: «Assolutamente no. Suor Lucia guarda con fiducia all’avvenire. Secondo lei, il periodo di grandi sofferenze che stiamo affrontando prelude a un periodo di pace». Non chiarisce, però in che cosa culminerà questo periodo di sofferenze: «Suor Lucia non specifica. Parla di grandi sofferenze, di grave momento e anche di vittime, soprattutto in seno alla Chiesa: vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Ammette che il più grande scandalo è costituito dall’incomprensione tra coloro che credono in Dio».

Don Luigi Bianchi ci porta al cuore delle polemiche attuali, e sottolinea la difficoltà per la Santa Sede di «gestire» una veggente così vivace e lucida come suor Lucia, su cui grava il sospetto di lasciarsi andare, nelle conversazioni private, a confidenze o interpretazioni imbarazzanti. Con tutto che sulla religiosa grava il controllo vaticano. Alcune persone «sospette», anche se molto devote di Fatima, non sono riuscite a incontrarla e a parlarle.

E il caso di padre Nicholas Gruner, il «Crociato di Fatima», il cui colloquio con la religiosa — erano presenti vescovi e cardinali — fu annullato per questioni di orario e per una presunta indisposizione della religiosa; e di don Luigi Villa, direttore a Brescia de La tradizione cattolica. Ci racconta una storia di molti anni fa, ma esplicativa dell’atteggiamento di estrema prudenza dei vertici ecclesiastici: «Ero andato, mandato dal cardinale Ottaviani, per parlare a Lucia, ma naturalmente il vescovo di Leiria telefonò subito in Vaticano; e Benelli corse da Paolo VI, il quale si affrettò a dire di non lasciarmi passare. Sono rimasto testardo diciotto giorni ad aspettare, e sono riuscito a dire la messa nel Carmelo dov’era Lucia, ma basta. Non sono riuscito a parlarle». Sul terzo segreto, è convinto che «non han detto niente, ben poco».

Stiamo avvicinandoci gradualmente al dibattito di oggi; ma per comprenderne bene i termini, è necessario esaminare che cosa hanno detto del terzo segreto le persone che in passato lo hanno conosciuto; e vedere anche in che modo i Pontefici hanno reagito alla sfida di Fatima.