Tutti i papi Benedetti (1)

Breve storia di tutti i sedici pontefici che hanno scelto il nome Benedetto.

Tranquilli! Non intendiamo tediarvi con noiose biografie. Ciò che vogliamo offrirvi è uno spaccato, e speriamo ricco di aneddoti, per aiutarvi innanzi tutto ad amare il ruolo del Vicario di Cristo. Lo stesso lavoro potrete trovarlo nel Formato Kindle qui.

L’idea, sinceramente detto, non è nostra: “Una breve rassegna sui papi che portano il nome Benedetto deve per forza di cose accorparli secondo un qualche criterio. Quello cronologico ci sembra il più oggettivo. … Pur se breve, la rassegna risulterà affascinante perché ci introdurrà in una storia quale quella della Chiesa che della storia è il paradigma. È infatti guidata, per sua stessa promessa, dal Signore, seguire l’opera del quale è quanto di più affascinante e istruttivo ci sia” (1). Noi approfondiremo gli argomenti arricchendoli di episodi importanti.

0-nomen-benedetto-1_53bce8ff80af5Veniamo subito al primo Papa col nome di Benedetto (575 +579). Il Liber Pontificalis (la fonte più importante, in ordine alla biografia dei papi dell’antichità e del primo Medioevo, edita alla fine dell’Ottocento da Louis Duchesne, il grande studioso francese accusato all’epoca di modernismo) ricorda che fu «natione romanus» e che visse e morì in mezzo allo sconvolgimento portato in Italia dalle scorrerie barbariche del VI secolo, quelle stesse che conobbe san Benedetto (e non è a caso che si volle assumere questo nome da un Pontefice) prima in vita, ad opera dei Goti, e poi post-mortem, quando Montecassino fu depredato proprio negli anni di pontificato di Benedetto I dai Longobardi di Zotone. I Longobardi premevano su Roma e impedivano ogni relazione con Bisanzio. Perciò la sede petrina, dopo la morte di Papa Giovanni III (561 +573) restò vacante per circa un anno. Sempre dal Liber Pontificalis leggiamo: “Al suo tempo i Longobardi invasero tutta l’Italia e al tempo stesso si fé sentire una gran fame che indusse molte guarnigioni ad arrendersi ai Longobardi soltanto per ottenere da essi qualche alimento. Il pietoso imperatore Giustiniano desolato dalla strage della fame e la peste che facevano in Roma, trasmise ordine in Egitto perché di la si mandassero ad Ostia navi cariche di grano. In tal modo Iddio ebbe compassione della disgraziata Italia. Fra queste afflizioni e calamità morì il venerando Pontefice Benedetto I, che fu sotterrato nella sagrestia della basilica di San Pietro”. Per quanto siano poche le fonti che raccontino in modo dettagliato questo pontificato, quel poco riporta come fu proprio Benedetto a supplicare l’imperatore per venire incontro ai romani che morivano di fame, di come lui stesso sia morto di stenti; di come confermò il quinto concilio generale Costantinopolitano II del 553, come è riportato nella lettera di San Gregorio Magno. La Chiesa lo venera come Santo e martire, il 7 luglio.

0-nomen-benedetto-2_53bce97bdb991Il secondo Benedetto regna, oltre un secolo dopo il primo, per neanche un anno (dal giugno 684 al maggio 685), ed è più il tempo che trascorre, dopo la sua elezione, nell’attesa della conferma che doveva giungere da Bisanzio (dal 3 luglio 683 al 26 giugno 684) di quello del suo regno effettivo. Proprio per questo chiede e ottiene dall’imperatore bizantino, con il quale peraltro fu poi in ottimi rapporti, che l’elezione del Papa potesse essere confermata dall’esarca ravennate, il plenipotenziario bizantino per l’Italia. Per quanto abbia poco governato di Benedetto II si conoscono alcuni fatti importanti per la Chiesa: innanzi tutto percorse tutto il suo iter entro il clero romano, fin da “chierichetto”, l’iter regolare che, come scrive Fr. Baix nel Dictionnaire d’Histoire et de Géographie ecclésiastique (DHGE VIII, col. 10), «era per il clero romano l’ideale giuridico». Percorrendo il quale si fece santo. Amava il presbiterio tanto da lasciare, nel testamento, trenta libbre d’oro da distribuirsi al clero, ai monasteri, alle diaconie ed ai mansionari. Questi ultimi erano secolari che facevano anche da guardie ai monasteri, prendendosi cura di questi, un pò come il compito dei sagrestani. Inoltre si prese cura dei monasteri di diaconie che erano diversi dai monasteri ordinari. Quelle delle diaconie erano monasteri che si occupavano della carità ai poveri e di ricovero agli ammalati.

E veniamo ad un aneddoto. Dopo la sua elezione Benedetto scrisse una lettera a Pietro, il notaio regionale inviato dal suo predecessore Leone II (682 +683) in Ispagna con gli Atti del VI Sinodo costantinopolitano. Il Papa Benedetto II raccomanda a Pietro la fedeltà nel consegnare urgentemente questa lettera invitando i Vescovi spagnoli ad approvare i Decreti del Sinodo e a metterli in pratica. Il Vescovo di Toledo, San Giuliano, comunicò al Papa l’adesione spagnola, ma si dilungò troppo nella questione teologica in modo tale da suscitare delle opposizioni a Roma sull’ortodossia di alcune sue proposizioni. Il Papa se ne lamentò! Giuliano allora sottopose la questione ad un sinodo regionale, e mandando la difesa delle sue idee al Pontefice, dopo il concilio di Toledo del 688, si espresse con toni duri e poco umili: “Se dopo tutto ciò si vuol censurare la nostra dottrina, quantunque sia dottrina di Santi Padri, noi non disputeremo più, ma continueremo a seguire i nostri maggiori per la retta via, con la certezza che le nostre proposizioni meriteranno l’approvazione di coloro che amano la verità, quantunque gli ignoranti ci ritengano per indocili” (2). Quando Giuliano, divenuto poi santo, trattava però così duramente il Pontefice Benedetto II, questi riposava già da due anni nel suo sepolcro in San Pietro. Come finì la questione? Non finì come si può pensare con altre risposte, semplicemente i Successori di Benedetto non diedero peso alla lettera, non continuarono questa corrispondenza. Benedetto II si ammalò la notte di Pasqua e morì qualche giorno dopo. La Chiesa lo venera come santo il 26 giugno, ma gli annali lo ritengono morto l’8 maggio.

0-nomen-benedetto-3_53bcea405da3bLa notizia biografica che il Liber Pontificalis dedica a Benedetto III (855 +858) è oltremodo ampia, ripercorrendo tutta la sua contrastata ascesa al trono. Louis Duchesne, riprendendo tale notizia, scrive: «Due partiti erano di fronte; il partito del Papa defunto, contrario all’aggravarsi del protettorato, e il partito imperiale. Quest’ultimo aveva come candidato Anastasio». Non dimentichiamo che all’epoca era il popolo con il clero di Roma ad eleggere il Pontefice romano – che sottoponeva poi all’imperatore la convalida della nomina, così dopo averlo eletto il popolo andò a prenderlo mentre si trovava in preghiera. Supplicò il popolo di liberarlo dal grave peso, i fedeli però lo trascinarono quasi a forza, ma con entusiasmo tra inni e canti di giubilo, al Laterano per farlo sedere sul trono Pontificio. L’antipapa Anastasio (figlio del vescovo di Ostia, Arsenio), uomo caparbio ed ostinato, già deposto come cardinale del titolo di San Marcello dal legittimo Pontefice Leone IV ( 847 +855), per essersi più volte rifiutato di risiedere nella propria chiesa, riapre il capitolo delle violenze. L’occasione per scatenare una nuova lotta e provocare nuovi turbamenti fu appunto l’elezione del Successore di Leone IV, Benedetto III. Vi risparmiamo tutto il racconto degli intrighi avvenuti ai danni di Benedetto, uomo mite e dotato di molta santa pazienza, che non prese alcuna precauzione in sua difesa contro quanto gli stava preparando Anastasio con altri legati al suo seguito. Roma era in uno stato di estrema agitazione e di paura. Anastasio, che riteneva di aver vinto la partita, si precipitò in San Pietro distruggendo tutto ciò che gli capitava nelle mani, nulla fu risparmiato!

La furia dell’antipapa arrivò a distruggere con l’accetta quadri e immagini del Cristo e della Vergine Santa. Compiuto questo sfogo sacrilego, radunò i suoi compagni per recarsi in Laterano dove l’attendeva, Benedetto III in assidua preghiera, all’interno della Cappella del Santissimo. Anastasio entrò con indicibile violenza sedendosi con soddisfazione sul trono pontificio, dall’altra parte, circondato dai preti a lui rimasti fedeli, si era seduto su un altro trono Benedetto che attendeva l’evolversi della situazione. L’Antipapa si scagliò contro l’inerme Vicario di Cristo con parole forti, oltraggiose e veementi, ma ben peggiori furono proprio alcuni vescovi e cardinali che seguivano Anastasio. Entrò infatti il vescovo di Bagnorea che entrato nella cappella con un gruppo di uomini armati, trascinò violentemente Benedetto III scaraventandolo fuori del trono, gli strappò le vesti pontificali di dosso e dopo averlo oltraggiato, lo consegnò ad un gruppo di cardinali rivoltosi che, a loro tempo, furono anch’essi deposti da Leone IV. Quanto avete letto avveniva il 21 settembre dell’anno 855, e su questi scombussolamenti verrà costruita la leggenda, perché di favola si tratta, della papessa Giovanna. A questo punto però intervennero i romani che, appena saputa la notizia, si precipitarono in massa con bastoni, spade e forconi, per difendere il legittimo Pontefice.

Curiosi questi romani, ma guai a toccargli il proprio Pontefice! Fecero irruzione nel Sancta Sanctorum in Laterano, e senza menar violenza, facendosi forte della fede e del numero, chiedevano semplicemente la restituzione del legittimo Pastore. A vedere questa scena e questa imponente manifestazione di solidarietà, i pochi difensori di Benedetto si fecero coraggio e indissero una riunione per riabilitare la legittima elezione, noncuranti delle minacce dei delegati imperiali che volevano imporre, con i cardinali apostati, l’antipapa Anastasio. Il popolo decise di non abbandonare il Laterano fino a quando non fosse stato restituito loro il legittimo Pontefice. L’ambizioso Anastasio fu sconfitto così, senza colpo ferire, ma con la forza della fede di un popolo intero. Benedetto III pote così essere incoronato e la sua soddisfazione più grande fu dare il perdono ai cardinali che, in ginocchio davanti a lui, sinceramente lo implorarono. Il Pontefice poi, a seguito del sacrilegio impetrato da Anastasio in San Pietro, ordinò tre giorni di digiuno, penitenze e preghiere. L’avvenimento fece comprendere quanto fosse in pericolo il Primato petrino e fortemente insidiato dai giochi imperiali, ma questa è un’altra storia, quando la Chiesa riuscì finalmente a liberarsi dalle decisioni imperiali a riguardo della elezione dei Papi.

Riguardo dunque al Pontificato di Benedetto III durato solo tre anni, vi è da segnalare quanto segue. Il Liber Pontificalis riporta di come Roma fu soggetta in quegli anni a tremende inondazioni da parte del Tevere e di come Benedetto III si sia prodigato a venire in soccorso alla popolazione; si prodigò nella ricostruzione della basilica San Paolo dopo gli atti sacrileghi dei Saraceni nel distruggerla; si prese cura delle Chiese di Roma e dei suoi parroci. Anche il patriarca costantinopolitano Fozio parlò in maniera lusinghiera del nostro Benedetto III e il motivo è che questo Papa, sulla scia del suo predecessore Leone IV, avrebbe mantenuto a Roma l’uso di recitare il Credo in greco nella sua antica versione. Fozio ne scrive così nel suo Liber de Spiritus Sancti mystagogia: «Ciò faceva non solo Leone IV durante il suo pontificato, ma anche l’inclito Benedetto, mite e mansueto, illustre nella pratica ascetica, successore di quello nella sede pontificia» (3). Come si sa anche da altre fonti, questi due papi posero in bella vista nelle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo anche gli antichi scudi argentei in cui era scolpito il Credo nella versione sia greca che latina. Infine Benedetto III, visti anche i nostri tempi attuali, fu un grande difensore della Famiglia e della santità del matrimonio quando, Ingeltrude, moglie del conte italiano Bosone, si lasciò rapire trovando riparo presso Lotario II. Il Pontefice secondò l’operato dei vescovi francesi per far ritornare la donna alla casa di Bosone per ottemperare ai suoi doveri. Poi nell’863 interviene anche il concilio provinciale di Milano in cui Ingeltrude, fuggita dall’Italia con un adultero, viene condannata. Il marito ricorre a papa Niccolò I per riavere la propria moglie, Il Papa ordina un sinodo dove Ingeltrude, ripetutamente ammonita, viene scomunicata. Benedetto III morì il 7 aprile dell’Anno 858, e venne sepolto a destra della porta principale in San Pietro. L’epitaffio ragionevolmente recita sulla sua tomba: “degna di lagrime”.

Arriviamo così al X secolo dove saranno ben quattro i Pontefici con il nome Benedetto e tutti e quattro romani.

0-nomen-benedetto-4_53bcead3bb465Benedetto IV (900-903) dunque regnò in anni segnati dalla lotta tra formosiani e antiformosiani, cioè tra chi non riteneva di poter invalidare gli atti, in particolare le ordinazioni in sacris, di papa Formoso (891 +896) e chi invece avrebbe voluto cancellare anche la memoria di quel Papa, della quale vicenda e pontificato ne parleremo in un altro articolo. Ma a nessuno, neppure al papa, è consentito disporre a piacimento dei sacramenti. Per quanto potesse essere negativo il giudizio sul predecessore, infatti, come si potevano cancellare ordinazioni sacerdotali ed episcopali valide? Benedetto in questo senso era formosiano. Benedetto IV si alleò ed intervenne in favore del re Lodovico III per avere una maggior difesa dell’Italia contro l’invasione dei Saraceni e degli Ungheri. Oltre a combattere Berengario Benedetto IV approvò il sinodo lateranese del 30 agosto 900 e, in questo sinodo, riconobbe la legittimità di Papa Formoso condannato invece da Papa Stefano VI (896 +897). Non si sa altro di lui se non che fosse riconosciuto per mitezza e forte pietà sacerdotale. L’epitaffio che lo ricorda ne loda anche la generosità e la bontà, tanto che, vi si legge, «sosteneva le vedove trascurate e i bambinetti poveri come fossero figli suoi». Cercò di portare la pace e la concordia in una Italia frantumata e carica di ostilità.

A questo punto, però, è necessario affondare la tastiera perché, paradosso storico, ci troviamo davanti ad un Benedetto fra due Papi.

0-nomen-benedetto-5_53bceb6caec0aL’anno dei due Papi, anzi tre, Giovanni XII, Leone VIII e Benedetto V, non è stato solo oggi ed anzi…. ieri era assai peggio… C’è da spendere due parole sul rocambolesco pontificato di Giovanni XII (955-964) predecessore di Benedetto V del quale si legge, non in una pubblicazione qualsiasi ma nello stesso Annuario pontificio, che, nel loro caso, «come all’incirca alla metà del secolo XI, sono in campo elezioni sulle quali, per ragione delle difficoltà di accordare i criteri storici e i teologico-canonici, non si riesce a decidere perentoriamente da qual parte sia la legittimità, che, esistendo in facto, assicura la legittima continuazione ininterrotta dei successori di san Pietro» (pag. 12*, nota 19). E dunque, «se Leone VIII fu papa legittimo […], Benedetto V è antipapa» (p. 13*, nota 20). Note interessantissime, in grado di stornare ogni indebita curiositas tipica di solito di estemporanei cultori del genere storico che pretendono di saperne una più del diavolo sulla storia dei Papi. Quello che conta per la successione apostolica è la successione in facto. Il resto non va mai enfatizzato. Infatti neppure Benedetto V fu mai dichiarato illegittimo e dunque è parte integrante della lista dei Pontefici, anche se fu deposto e morì nell’anno 966 quando, nel 965 e dopo la morte di Leone VIII, venne eletto un altro Papa legittimo, Giovanni XIII. Giovanni XII dunque, che sapeva poco il latino e figlio illegittimo di Alberico II il quale, in testamento, obbligò ed impose alla nobiltà e al clero romano di eleggerlo come papa dopo la morte del predecessore Agapito II. C’è da dire che per quanto la sua condotta fosse corrotta e le accuse gli attribuivano di aver trasformato il Laterano in un “covo di immoralità”, nella gestione del pontificato tentò di curare gli interessi del Vaticano cogliendo ogni occasione per difendere ed affermare l’autorità petrina anche se, dietro tanto amore si celavano sempre i suoi interessi personali. A lui si deve la restaurazione di molti monasteri e tuttavia, politicamente parlando e nonostante le buone intenzioni, la situazione sotto il suo pontificato franò miseramente. Perciò scese a patti con Ottone I, re di Germania, lo incoronò e lo unse imperatore ottenendo così la protezione contro Berengario riesumando, di fatto, il sacro romano impero. Ma la luna di miele durò poco e fu proprio Giovanni XII a tradire per primo i patti dal momento che non voleva un padrone ma un protettore, così comincia a complottare dietro le spalle di Ottone mentre questi è in battaglia contro Berengario. Fu così costretto a scappare per non incorrere nell’ira di Ottone e rifugiò presso Tivoli portando con se il tesoro di San Pietro.

L’elezione di un laico al soglio petrino

A questo punto si apre un sinodo in S. Pietro presieduto da Ottone il quale raccolse anche le accuse del clero romano contro Giovanni. Invitato tre volte a difendersi, Giovanni si oppose non riconoscendo la validità del sinodo e sostenendo una congiura ai suoi danni. Le accuse non erano però leggere ma piuttosto gravi e non solo a riguardo della vita privata assai licenziosa ma soprattutto per aver invocato Giove e Venere, e per quanto si potesse dubitare pare proprio che furono portate le prove che sull’altare dedicato a Venere egli avesse fatto dei sacrifici. Tuttavia su una cosa avevano ragione i suoi difensori: contestare la validità della sua deposizione avvenuta il 4 dicembre 963 in contumacia, perché si era violato l’antico principio secondo cui la Santa Sede non può essere giudicata da alcun potere terreno. Per destituire il Papa sarebbe stato più consono che i Padri avessero aperto un sinodo per contestare piuttosto la sua fede e l’ortodossia. Il sinodo però impose ad Ottone l’immediata successione al trono di Pietro per evitare una penosa e grave sede vacante, così due giorni dopo un alto funzionario del Laterano, laico, fu eletto a maggioranza e prese il nome di Leone VIII e poiché era un laico gli furono conferiti in un giorno solo il 6 dicembre, benché fosse canonicamente scorretto, tutti gli Ordini necessari e venne consacrato dai vescovi di Ostia Porto e Albano usando – per la prima volta nel caso di un pontefice – niente meno che riti modificati ed approvati da Ottone. Tuttavia fino alla morte di Giovanni questa elezione fu molto contestata ma ricordiamo che entrambi sono riconosciute validi nella lista della Successione Apostolica anche se Leone, a sua volta, verrà destituito, come accadrà per Benedetto V. Il 3 gennaio Giovanni organizza una resistenza a Roma ma che verrà repressa nel sangue. Così quando Ottone dovette assentarsi da Roma per raggiungere il suo esercito, la tenacia di Giovanni venne ripagata e alla fine di febbraio ritornava di diritto sul trono petrino, ma la situazione era diventata alquanto rocambolesca perché nel frattempo anche l’elezione di Leone VIII risultava per molti legittima.

Attenzione, qui non parliamo di un antipapa, la situazione fu unica e assai complessa. Leone infatti, senza più la protezione di Ottone si vede costretto alla fuga così Giovanni, aprendo un sinodo il 26 febbraio, destituì tutto ciò che era stato approvato in quello precedente ritenendolo invalido, compresa la elezione di Leone e tutte le ordinazioni che aveva ricevuto. Aveva giocato bene le sue carte, ma la sua bramosia di potere e la sua scarsa risoluzione alla misericordia evangelica, lo portò a commettere nuovi errori primo fra tutti l’ordine attraverso il quale seguì una durissima repressione e vendetta contro tutti coloro che gli erano stati infedeli. Ottone avvisato dei fatti si rimise in marcia su Roma e toccò a Giovanni darsi ora alla fuga e, rifugiatosi in Campania, durante un festino licenzioso ebbe un attacco di apoplessia e dopo una settimana morì, tuttavia, stando al fatto che stette in agonia una settimana ha prevalso l’ipotesi più verosimile di essere stato accoltellato da un marito geloso mentre si intratteneva con la moglie di lui.

Fra i due o i tre litiganti…

E’ il caso del famoso detto perché alla fine né Giovanni XII né Leone VIII, a causa dei continui litigi, durarono a lungo. Infatti i romani, stanchi delle continue diatribe fra i due contendenti che finivano alla fine per pagare personalmente, alla morte di Giovanni (14 maggio 964) e ignorando completamente Leone che in fondo era stato eletto ed elevato agli ordini sacri necessari, supplicarono Ottone di autorizzarli ad eleggere il nuovo papa nella persona del cardinale diacono Benedetto. Ma per il re di Germania era diventata una questione di prestigio pubblico e personale perciò rifiutò la richiesta dei romani. Ma i romani non si lasciavano rubare così facilmente la propria romanità e sopratutto quel diritto divino che ha dato loro di custodire la Cattedra di Pietro – se non altro quando c’è da guadagnarci qualcosa – e così, con l’aiuto del clero e di alcuni vescovi, elessero ed intronizzarono Benedetto V. Ecco di nuovo due Papi. Ma anche Ottone non vuole mollare, ne va del suo prestigio e, rientrando a Roma assedia la città minacciando una carneficina. I romani vogliono certamente bene al papa ma non fino a quel punto e così si arrendono consegnando al re il povero Benedetto che verrà destituito. Il 23 giugno Ottone riapre un sinodo, degrada e destituisce Benedetto e rimette sul trono Leone VIII. Consola il fatto che il Signore pur lasciando le redini delle singole e comuni storie nelle mani degli uomini, alla fine è sempre il Suo progetto che procede spedito, mentre i disegni degli uomini, quando non corrispondono ai disegni dell’Altissimo, finiscono sempre per arrestarsi e naufragare anche se, il più delle volte, lasciano dietro di se una scia di cadaveri e di sofferenza. Alla fine fra i due litiganti non è neppure il povero Benedetto V a vincere, ma il vescovo di Narni eletto il primo ottobre 965 col nome di Giovanni XIII, una nomina valida seppur discutibile visto che fu approvata da due vescovi fedeli ad Ottone ed inviati da lui per la conferma.

0-nomen-benedetto-6_53bcec26bf965Arriviamo così a Benedetto VI (972 +974), che succede a Giovanni XIII e che venne incoronato l’anno successivo, in attesa della conferma degli imperatori in quel periodo lontani dalla città. Ma questa volta sono i romani a non volerlo Papa poiché godeva della stima di Ottone le cui ingerenze non volevano più sopportare e così, forti del fatto che Ottone stava morendo ( muore il 17 maggio 973), i romani cospirano contro Benedetto VI per metterci un proprio candidato. Tengono le redini della rivolta la Famiglia dei Crescenzi. Famiglie superbe che nuoceranno non poco alla Chiesa, influendo sulle varie elezioni e sulla deposizione dei Papi. Dunque Crescenzio di Teodora, con i suoi partigiani, cattura il povero Benedetto VI e lo fa rinchiudere in Castel Sant’Angelo, sollevando al pontificato il cardinale diacono, d’accordo con loro, Bonifacio Francone che si chiamò immantinente Bonifacio VII, questo sì dichiarato antipapa. Nuovi poteri locali, infatti, rappresentati dai Crescenzi, sicuramente sostenuti da Bisanzio, nel momento del passaggio fra Ottone I e Ottone II intendevano riprendersi Roma e il papato. Benedetto VI «viene sostituito da un papa “nazionale”» scrive Duchesne (I primi tempi dello Stato pontificio, p. 150), «il diacono Francone, figlio di Ferruccio», “romano de Roma”, ma non per questo necessariamente parte della cittadinanza di Dio presente in quel momento a Roma. Sant’Agostino docet. Infatti dopo un mese, avendo litigato coi suoi partigiani, Bonifacio è costretto alla fuga, portandosi via una congrua parte del tesoro della Chiesa (è proprio un vizio, chi scappa deve portarsi via sempre qualche pezzo non suo). Ma prima di fuggire compie il suo esecrando delitto, nel luglio 974 Bonifacio fa strangolare il povero Benedetto VI da un prete di cui si conosce il nome, tale Stefano, proprio quando il messo imperiale Sicco era giunto a Roma per liberarlo dall’ingiusta prigionia. Una piccola curiosità: in qualche elenco di storici appare come successore un certo Domno II e non pochi lo mettono nella lista dei Papi, ma è un abbaglio, per non dire un falso. Domnus-Dominus Papa, è riferito al Pontefice Benedetto VI.

Regno breve di uno, due o tre anni al massimo, dunque per i primi sei Benedetto, uno fra loro ucciso da un antipapa.

0-nomen-benedetto-7_53bceca0219b7Se questo non dice niente di per sé, perché spesso nel Medioevo si registrano brevi pontificati, è significativo invece che il primo Benedetto a registrare un pontificato di una durata considerevole sia stato Benedetto VII. Infatti quel pontificato fu non a caso segnato da una stretta e fiduciosa collaborazione con l’imperatore Ottone II, il cui regno coincide esattamente con il pontificato di Benedetto VII (973 +983). C’è da dire che Ottone II offrì la tiara al santo monaco Maiolo di Cluny, il quale umilmente rifiutò, e così la pose al vescovo di Sutri – Viterbo – Benedetto. Interessante è che durante il suo pontificato Benedetto VII abbia favorito sull’Aventino il formarsi di una realtà monastica intitolata ai santi Bonifacio e Alessio costituita da monaci benedettini e basiliani, cioè latini e greci, a testimonianza che ancora alla fine del X secolo, a Roma, l’Occidente cristiano non era estraneo all’Oriente. Lì morirà fra l’altro, dopo essersi pentito e aver rivestito l’abito monastico («ut tandem scelerum veniam mereatur habere» si legge nel suo epitaffio), il Crescenzio che era stato il caporione dell’insurrezione “nazionale” a scapito di Benedetto VI. La misericordia della Chiesa è sempre stata di pari passo col Suo Fondatore e Capo. La cittadinanza di Dio si può sempre riacquisire, basta volerlo. Benedetto VII fu dunque un Papa energico e giusto. Dopo aver ufficializzato la scomunica a Bonifacio VII, punì i saccheggiatori delle chiese, protesse i poveri, restituì il monastero di Santa Croce di Gerusalemme e lo diede ai monaci di Cluny, fece rientrare l’arcivescovo Sergio di Damasco, scacciato dai Saraceni, e gli diede la chiesa Ss. Bonifazio e Alessio, come sopra riportato. Furono anni di radicale riforma attraverso molti sinodi nei quali, per esempio, interdisse ogni forma di simonia. Protesse le chiese della Pannonia e rivolse lo sguardo alla Chiesa d’Africa, ricostituendo la sede di Cartagine. Per porre fine agli odi ed alla confusione in Germania, concesse al Vescovo di Magonza il diritto di incoronare i re della Germania e confermò il suo primato in qualità di Vicario Apostolico. Benedetto VII si interessò anche della zona di Subiaco dove si trovava la grotta di San Benedetto e, il 4 dicembre 980 vi consacrò la chiesa monastica di Santa Scolastica.

Nonostante egli mantenesse un atteggiamento servile nei confronti dell’imperatore, di fatto gli servì per potersi muovere in tutta libertà, e fare quanto era di sua spettanza. Con Benedetto VII crebbe il prestigio della Santa Sede e, le Visite “ad limina”, cioè “alle soglie” o tombe degli Apostoli – espressione antica per indicare le visite formali che i vescovi compivano a Roma – divennero più frequenti, fra vescovi, prelati e laici, per attestare l’usanza di esporre le questioni più gravi direttamente al Pontefice. Giacomo, eletto vescovo di Cartagine in tempi difficili, venne a Roma per essere consacrato e ricevere gli aiuti dal Papa, così come venne a trovare rifugio presso il Successore di Pietro il vescovo Sergio di Damasco. Infine si tramanda che fu lui, prima di essere eletto Papa, ad aver portato da Gerusalemme un frammento della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, durante un pellegrinaggio, e per questo amava molto questa Basilica, Santa Croce in Gerusalemme appunto, nella quale è stato sepolto.

0-nomen-benedetto-8_53bced1a968bdCon Benedetto VIII (1012 +1024) si è già varcata la fatidica soglia dell’anno mille, a cavallo del quale aveva regnato la figura per certi versi inquietante di Silvestro II (999 +1003). Benedetto VIII, pur essendo anch’egli della “provincia” romana (dei famigerati, non sempre a ragione, Tuscolani), non fu succubo di interessi particolaristici e impostò un rapporto di pace e di collaborazione con l’autorità imperiale, a sua volta capace di non far valere ragioni di parte. Ebbe così un pontificato ancor più lungo del precedente Benedetto e, coincidenza anche nel suo caso non priva di significato, il regno dell’imperatore Enrico II (il quale nel 1013 si fece chiamare “Re dei Romani”), con cui il Papa aveva fruttuosamente collaborato per la riforma della Chiesa, terminò nel medesimo 1024, a pochi mesi di distanza dalla morte del Papa. Benedetto, quasi per consolidare la riforma a livello temporale, aveva anche cercato l’alleanza militare con l’imperatore, in ordine alla sottomissione del sud dell’Italia. Ma in questo i suoi progetti, come accadrà successivamente anche ad altri santi Papi, non ebbero grande successo. Un segno? Energico, risoluto, indole gagliarda e guerriero, uomo di fede, così viene descritto Benedetto VIII che seppe riunire il popolo d’Italia per far fronte all’invasione musulmana. Promosse una alleanza fra Genova e Pisa la quale tirò fuori una flotta poderosa che seppe ricacciare i musulmani dalla Sardegna. Al Sud, ridotti all’impotenza i Musulmani in Sicilia, dovette intervenire per tenere a freno i Bizantini che intanto avevano occupato la Puglia e la Calabria… e qui lasciamo l’argomento prettamente alla storia. Di interessante su Benedetto VIII c’è ancora da dire di come protesse Montecassino, dove mandò molte reliquie: celebrò poi diversi sinodi fra i quali uno a Roma nel 1015 ed uno a Pavia per ristabilire la disciplina del clero e, in modo particolare, per opporsi ai chierici concubinari. Ma non riuscì ad applicare le norme scaturite da questi sinodi e da un concilio sulla stessa materia, perché muore nel giugno del 1024 ed è sepolto in San Pietro.

0-nomen-benedetto-9_53bcee0f41a5dPer concludere questa prima parte dedicata ai Papi che hanno portato il nome Benedetto, veniamo a Benedetto IX (1033 – ritirato 1048 +1055-56), la cui storia è di tutti i primi Benedetto la più complessa. Se si sta all’Annuario pontificio, infatti, lo stesso Benedetto IX fu papa tre volte. Cerchiamo di capire il perché. Anch’egli si chiamava Teofilatto ed era membro della famiglia dei Tuscolani esattamente come lo zio Benedetto VIII. Fu eletto nel 1032. Era molto giovane ma probabilmente non un bambinetto, come pretendono quelle fonti che lo descrivono come una scandalosa marionetta. Seppure la scelta fosse caduta su di lui anche per la sua parentela con un casato potente e non sgradito all’imperatore (fatto, d’altronde, accaduto spesso, per non dire sempre, nella storia del pontificato e che di per sé dunque non deve meravigliare), «seppe guidare con mano abile la Chiesa durante i [primi!] dodici anni del suo pontificato». Risultando fra l’altro capace di operare sul territorio a sud di Roma in modo più efficace dei predecessori, tanto da favorire «il monastero di Montecassino, ripristinato nella sua indipendenza», e da «gettare le fondamenta per una vasta riorganizzazione ecclesiastica». Mantenne «i contatti coi circoli riformatori» e acquisì «grande prestigio» in Francia, dove operò per la pace, estendendo la cosiddetta tregua Dei, cioè quella sospensione in certi periodi dell’anno di ogni attività bellica che era stata una delle più lungimiranti iniziative di Cluny. (Tutte le citazioni provengono dal Dizionario storico del papato già citato, I, pp. 159-160, ma qualunque testo che consideri con attenzione l’insieme delle fonti non può che scrivere lo stesso). Per dodici anni – che non son pochi – i fatti andavano come in un qualsiasi pontificato di quei tempi, ma nel 1044 si abbatté su di lui la sciagura.

Benedetto IX, non giovinetto come si dice, ma probabilmente sulla trentina, aveva in passato condotto una vita dissoluta e non è da escludersi che abbia mantenuto una certa condotta di vita che, a torto o a ragione, ha finito per indispettire i romani i quali, fomentati dalle famiglie rivali, reagiscono duramente contro il Papa e lo cacciano via. Vi furono sanguinosi combattimenti finché, il 20 gennaio 1045 e sempre la famiglia dei Crescenzi, riuscirono ad insediare il proprio candidato, il vescovo di Sabina col nome di Silvestro III. Ma Benedetto IX, Papa legittimo e formalmente non deposto, si rifugiò in Trastevere dove aveva ancora una fetta di popolo e di prelati fedeli e, dopo essersi riorganizzato, scomunica Silvestro il 10 marzo dello stesso anno, risalendo legittimamente sul soglio Petrino ma abitando in Laterano dal momento che quanti gli erano ostili gli impedirono di rientrare in San Pietro. Dopo due mesi arriva una scelta inaspettata, Benedetto IX si dimette per sua volontà in favore del suo padrino Giovanni Graziano che viene così eletto con il nome di Gregorio VI. Ancora oggi non si conoscono i veri motivi delle dimissioni: si parla di una presa di coscienza da parte del Papa che, resosi conto del degrado in cui era caduta Roma ed impossibilitato a fare qualcosa e per non essere lui l’occasione del degrado, lo scandalo, decise di ritirarsi oppure, voci anche queste infondate, perché avrebbe voluto sposarsi. Un fatto è certo, il padrino dovette dargli una congrua somma di danaro, come lo stesso Gregorio racconterà al concilio di Sutri da lui indetto su richiesta del re Enrico III che voleva vederci chiaro. Gregorio VI con il concilio ebbero il dubbio se questi avesse potuto giudicare un Papa, per questo egli confessò quanto era accaduto e quindi abdicò spontaneamente – e chiedendo perdono – riconoscendo da sé stesso di non aver avuto quella Cattedra in modo del tutto legittimo ed onesto.

Allora su proposta di Enrico fu eletto il vescovo tedesco Suidgero di Bamberga che prese il nome di Clemente II, e questi, nel sinodo romano del 1047 depose ufficialmente Benedetto IX il quale però (davvero rocambolesco) , alla morte dello stesso Clemente II (si, morto) avvenuta nell’ottobre dello stesso anno, corse da Tuscolo dove si era preparato la via (e altri sostengono che abbia avvelenato lui Clemente), aiutato dal conte Bonifacio di Toscana, insomma riesce a rioccupare la sede apostolica. Ma l’esercito imperiale lo caccia via nel luglio 1048 nel mentre eleggono un secondo Papa tedesco con il nome di Damaso II il quale durò solo un mese, morì ad agosto dello stesso anno. Questa sequenza impressionò molto i vescovi tedeschi i quali, alla richiesta di Enrico a chi affidare la pesante tiara, nessuno osò farsi avanti. Alla fine la dieta di Worms costrinse ad accettare la nomina Brunone vescovo di Toul col nome di Leone IX e che sarà un Papa davvero santo. Benedetto IX si ritirò alla fine ai Castelli, in un monastero di Grottaferrata. Con lui ebbe fine la tirannide dei conti Tuscolo da una parte e di Crescenzi dall’altra, ma si trattò solo di una pausa.

Nomen omen: il nome è un presagio… ogni riferimento non è casuale, perché qui abbiamo parlato di storia e di eventi accaduti, perciò nessun riferimento, neppure casuale, al nostro odierno Benedetto XVI. Resta in comune il nome, ognuno con la sua storia drammatica e santa come avremmo modo di vedere nella seconda parte della cronologia dei Papi Benedetto.

Note

1) di Lorenzo Cappelletti da una serie di articoli in archivio alla rivista dismessa 30giorni

2) questo passo di San Giuliano e tutto l’articolo – prima e seconda parte – prende spunto dal Vol. I e II Storia dei Papi – C.Castiglioni prefetto all’Ambrosiana – 1957 seconda Ed. riveduta e aggiornata fino al Papa regnante Pio XII

– ed anche: Grande Dizionario dei Papi – Oxford University Press – J. N.D. Kelly 1986.

3) cfr. Cappelletti – Patrologia Graeca 102, col. 377

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