Allontanatevi da me voi tutti operatori di iniquità

Come dunque ami te stesso?

C’è una espressione di condanna di Gesù che fa davvero tremare, forse dovremo prenderla un tantino sul serio, Egli afferma: “Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?” E allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità“..” (Mt.7,22-23)

“operatori di iniquità” chi sono e cosa si intende per iniquità?

L’iniquità, in senso biblico, è la corruzione del pensiero e la perversione di un atto. Infatti quando Gesù dice “io non vi ho mai conosciuti” sta a sottolineare “io non vi ho MAI APPROVATI”, non approva il pensare e le azioni degli iniqui, anche avessero parvenza di “opere buone”. E quando Gesù afferma “non vi ho mai conosciuti, cioè approvati” sta dicendo che questi cristiani, operatori di iniquità, non sono mai stati veri cristiani, piuttosto sono stati seminatori di zizzania e falsi maestri, falsi pastori, indipendentemente dalle opere buone compiute che anzi, tali opere buone, servivano per mascherare e coprire l’iniquità e la perversione del pensiero che altro non è che LA DOTTRINA, L’INSEGNAMENTO.

La iniquĭtas è un termine proprio latino e che significa anche “perversione, oblio, perfidia, perversità, ingiustizia…”

Fede ed opere, dottrina e carità devono perciò andare insieme, inseparabilmente, chiunque le separasse sarebbe un protestante perché – questa separazione – fu l’iniquità, la follia, la perversione di Lutero.

Attenzione, perciò, perché questa frase “Io non vi ho mai conosciuti” Gesù ce la dirà nel momento del Giudizio! Forse faremo bene a meditarci sopra seriamente perché, questa espressione, è associata a quel Comandamento di Gesù: Ama il prossimo tuo come ami te stesso (Mt.22,37;39-40). Per riflettere bene vi offriamo questo passaggio dai Discorsi di Sant’Agostino:

Ti invito a esaminarti mentre qui ora, in questa scuola di vita cristiana, tu mi ascolti e anzi attraverso me ascolti Dio. Alla domanda se ti ami, tu rispondi di si perché – dici – nessuno si odia. E poiché nessuno si odia, tu, amando te stesso, non puoi amare il male. Se infatti amassi il male, ti inviterei ad ascoltare non quello che dico io, ma quello che dice il Salmo: Chi ama l’iniquità odia la propria anima (Sal.10,6). Ma se tu ami l’iniquità, ascolta la verità che senza blandimenti ti dice apertamente che tu ti odi. Hai tanto più odio di te quanto più dichiari di amarti, perché è scritto appunto: Chi ama l’iniquità, odia la propria anima.

Mi riferisco all’anima, ma potrei dire lo stesso quanto alla carne, che è la parte di minor valore dell’uomo: chi ama l’iniquità e odia la propria anima, tratta con turpitudine la propria carne. Se poi tu ami l’iniquità e mandi in rovina te stesso, non è possibile che tu pretenda ti sia affidato il prossimo da amare come te stesso, perché come perderesti te stesso con il tuo modo di amarti, così faresti perdere il tuo prossimo amandolo allo stesso modo. Ti proibisco dunque di amare alcuno, perché sia tu solo a perderti. Ti pongo l’alternativa: o correggere il tuo modo di amare o astenerti da ogni rapporto con altri…”

Tremende parole che non siamo più abituati a sentire per colpa dei cattivi maestri: “TI PROIBISCO DI AMARE ALCUNO…” perché sia solo TU a perderti e non trascini con te nell’inferno, il tuo prossimo!

Queste persone inique possono essere di due tipi: i primi sono quelli che, pur battezzati, potrebbero senza dubbio aver conosciuto Cristo ma, in verità, non aver mai stabilito una relazione personale con Lui. Essi potrebbero  occupare ruoli importanti nella chiesa (diaconi, catechisti, sacerdoti, religiosi, frati, vescovi, cardinali e pure papi….) e anche aver partecipato agli aspetti sociali e religiosi della chiesa, ma mai essere stati del pensiero di Cristo.  Essi sono, per esempio, come coloro che vanno ad un party celebrativo, vantano l’incontro con la celebrità, ma della quale non hanno alcuna relazione in comune. Sfruttano però l’immagine dell’incontro e della celebrità, per poi strumentalizzarne il potere per scopi personali.

I secondi potrebbero essere, tanto per restare negli esempi e ricordarci come dobbiamo amare “noi stessi”, quelli che agiscono come Caino (Gn.4,1-16). A Caino non piacque il modo col quale Dio prediligeva Abele (gelosie e invidie), così egli rese iniquo il proprio pensare pensando, niente meno, che ciò avesse potuto piacere a Dio. Ma come sappiamo dalla fine della storia, tale iniquità a Dio non piacque, non poteva funzionare, e non funzionerà per nessun altro, in nessuna epoca: ciò che era peccato ieri, è peccato anche oggi e domani; ciò che era iniquo ieri, è iniquo sempre.

Queste due categorie sono le colonne portanti dell’iniquità, sono coloro che cercano di abitare nella Casa di Dio per modificarne i requisiti, alterarli in modo che ci si adatti alle “mode dei tempi”, secondo i loro precetti!

_012-agostimo-amore-prossimo-2“sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef.4,14). “Una descrizione molto attuale!  – spiegava il futuro Benedetto XVI il giorno prima di essere eletto sulla Cattedra petrina, e ancora spiegava – Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo…”

Riallacciandoci alle parole di Sant’Agostino: “Se poi tu ami l’iniquità e mandi in rovina te stesso, non è possibile che tu pretenda ti sia affidato il prossimo da amare come te stesso, perché come perderesti te stesso con il tuo modo di amarti, così faresti perdere il tuo prossimo amandolo allo stesso modo. Ti proibisco dunque di amare alcuno, perché sia tu solo a perderti. Ti pongo l’alternativa: o correggere il tuo modo di amare o astenerti da ogni rapporto con altri…”

Quale Pastore o sacerdote è oggi in grado di dirci questa verità scomoda? Siamo alla politica del corretto e dove, ciò che è scorretto, non è più l’iniquità, l’assurda pretesa di Caino di voler piacere a Dio nonostante covasse nel suo animo progetti di morte, quanto scorretta – per loro – è diventata la Verità! Scorretto è dire: “no, cari fratelli e sorelle divorziati e risposati, non potete ricevere l’Eucaristia fino a quando continuerete a vivere nella iniquità della falsificazione del matrimonio CRISTIANO….”; no cari fratelli e sorelle che volete vivere nel peccato e nelle iniquità, nessuno può pretendere la salvezza se pretende di vivere NEL PECCATO, e questo vale PER TUTTI, non ci sono corsie preferenziali o “il caso per caso”, o scorciatoie perché è proprio davanti alle iniquità e alla salvezza che Gesù Cristo ci ha resi “tutti uguali”, ognuno nel suo piccolo e con le proprie capacità, ma TUTTI, tutti dobbiamo convertirci.

Ecco allora la parola tremenda di Sant’Agostino: TI PROIBISCO DI AMARE ALCUNO…. finché abiterai, tu, nell’iniquità…. Se non credete a noi, leggete la Sacra Scrittura, per favore: “Chi dice: «Io l’ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui.” (1Gv.2,4), è chiaro? Ed è sempre Gesù ad ammonirci per ben due volte con lo stesso concetto: “se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo…” (Lc.13,5).  E se ancora il discorso non vi convince, leggete Ezechiele 3,16-21 

E non si dica che Sant’Agostino fosse un pelagiano, un rigido, un cattolico del “bianco o nero”, ecc… perché egli offre una alternativa: “Ti pongo l’alternativa: o correggere il tuo modo di amare o astenerti da ogni rapporto con altri…”, non ci sono “altre” alternative o a seconda del “caso per caso”. Inoltre qui Sant’Agostino sta parlando “a nome della Chiesa”, infatti dice: “Ti invito a esaminarti mentre qui ora, in questa scuola di vita cristiana, tu mi ascolti e anzi attraverso me ascolti Dio…”

Ecco perché la Bibbia e Gesù Maestro ci pone quell’Amare Dio SOPRA OGNI COSA, prima viene Dio non solo perché Egli è l’unico ad avere il diritto di essere amato da noi, non solo perché Egli avendoci creato ha ogni diritto sopra di noi (e noi nessun diritto su Dio), ma soprattutto perché – amando Dio per davvero – anche il nostro amore verso il prossimo sarà corretto, sarà l’amore fedele di Abele e non quello di Caino.

Chi non ama il prossimo come insegna Cristo, dice lo stesso Sant’Agostino, non può amare Dio che non conosce! L’amare Dio e l’amare il prossimo sono due facce della stessa medaglia, chi le separa – amo il prossimo ma non credo in Dio oppure ho una idea mia di Dio – finisce per amare il prossimo in modo sbagliato, trascinando se stesso e il prossimo all’inferno.

Laudetur Jesus Christus

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