ATTENTI AI FALSI PASTORI: “chiesa cattolica ecumenica di Cristo”, non è cattolica!

“NON SIAMO IN COMUNIONE CON LA CHIESA CATTOLICA ROMANA anche se ci sforziamo quotidianamente per vivere insieme in armonia e collaborare per il bene del Popolo di Dio.”
Almeno sono sinceri e nel loro sito è scritto chiarissimamente che non sono in comunione con Roma!! spuntano come funghi, velenosi… questi “gruppi e gruppini” (o grappini??); “nuovo ordine di san Francesco e santa Chiara“, scrivono…. e sì! ce ne serviva giusto, giusto uno NUOVO!
Possiamo scherzarci su ma… non sottovalutiamo i danni che fanno perchè, non poche anime sono cadute e cadono in questa trappola, e su Facebook dal momento che si presentano come cattolici “tradizionalisti”, ingannano tantissime persone con frasi della Scrittura, persino di Santi e immaginette sacre… usano persino citare i Pontefici per ingannare… celebrano la Messa in rito antico… Ma non è tutto oro ciò che da loro luccica!! e non sono i “soli”, oggi però ci occupiamo di questa triste realtà.

ATTENTI ANCHE alla comunità sita nel Monastero dei Santi Lorenzo e Gennaro Martiri di Nocelleto di Carinola (Caserta), non sono affatto Cattolici romani, ma apostati!!

Per suffragare questa realtà degli eretici, scismatici e apostati, san Cipriano – LEGGI QUI sulla vera unità e le eresie – ricorre anche a molti passi paolini quali, per esempio, quando afferma: “E’ necessario che vi siano divisioni tra voi, affinchè si conoscano tra voi quelli che sanno resistere…” (1Cor.11,19). E’ come quando Gesù afferma che gli scandali avverranno sempre (Lc.17,1-4), ma di ben guardarsi dall’essere noi gli scandalizzatori! O come quando ammonisce sulla zizzania (Mt.13,24-30) portata dal diavolo, ma di non toccarla perché ci penserà Lui al suo ritorno… Cosa significa tutto ciò? Cipriano fa capire bene che con l’eresia, le prove, le tentazioni, gli scandali si saggiano i veri fedeli e si scoprono gli empi, si fa la scrematura, si conoscono quelli che sanno resistere e, riportando san Paolo, rammenta: “Tu evita le chiacchiere profane, perchè esse tendono a far crescere sempre più nell’empietà; la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena…” (2Tim.2,16-17).

Nel continente latinoamericano cresce da anni il numero delle chiese che si definiscono «cattoliche», ma che non sono in comunione con Roma, anzi, solitamente si tratta di comunità spesso fondate da preti e vescovi che si sono staccati da Roma, dando vita a un pulviscolo di denominazioni cristiane che raccolgono un numero crescente di fedeli.
La chiesa cattolica ecumenica di Cristo è solo un esempio dell’emergere in America latina di comunità ecclesiali che si definiscono cattoliche solo perchè professano il Credo niceno-costantinopolitano, celebrano i sette sacramenti, “conservano” il triplice ordine del ministero (anche se invalidamente) e rivendicano un’ininterrotta successione apostolica, ma non sono in comunione con Roma.
Questa comunità di cui stiamo parlando, fondata nel 1998 a Miami come Chiesa cattolica apostolica romana riformata da Karl Rodig (presbitero tedesco fattosi consacrare vescovo senza il consenso del Papa negli Usa), ammette le donne al sacerdozio e i divorziati risposati all’eucaristia, non obbliga i preti al celibato, lascia libertà di coscienza ai fedeli nell’uso dei contraccettivi e dell’aborto, prevede la partecipazione di laici e clero all’elezione dei vescovi ed enfatizza il «Vangelo sociale» nella linea della Teologia della liberazione ammantata dalla “nuova” Teologia del popolo.
Proclamandosi «non una “Chiesa nuova”, ma un’opzione cattolica nella diversità di idee», oggi dichiara 400 mila membri nel mondo e comunità sparse in Europa (in Italia ce ne sono 6), Asia, Africa e America (tra cui Costa Rica, Cuba, El Salvador, Messico, Nicaragua e Panama).

  • l’attuale metropolita per “l’arcidiocesi italiana” della “Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo” è il già presidente dell’Arcigay di Agrigento, quello che nel luglio del 2017 si era guadagnato qualche titolo di giornale per aver benedetto, ad Aversa, il primo “matrimonio religioso” di un trans (che ora si fa chiamare Alessia Cinquegrana e recentemente è stato eletto “Miss Trans Europa 2019”).

IL PRIMATE poi è davvero fenomenale: Karl Rodig, un teologo austriaco ordinato sacerdote cattolico romano nel 1986 che, subito nel 1989, decise di lasciare la Chiesa romana (perchè era egli a favore delle donne prete e vescovesse, a favore LGBT, dell’aborto e del divorzio…) per iniziare il nuovo movimento più “ecumenico”… dice infatti: “offriamo una Chiesa cattolica alternativa”…
e non esiste una continuità APOSTOLICA perchè in verità, questa “chiesa”, trae origine in America nella “Ecumenical Catholic Church” nel 1987 con un certo Mark Steven Shirilau, protestante…
A imporgli le mani fu Donald Lawrence Jolly, nella cappella privata della propria residenza di San Bernardino, in California, dove era vescovo della “Independent Catholic Church International”: Jolly era stato consacrato vescovo alla fine del 1973 da John Laurence Brown, vescovo della “Free Protestant Episcopal Church in The Philippines”, e sarebbe stato “ri-consacrato” (sic!) “sub condicione” a Roma, da Ignazio Antonio Teodosio Pietroburgo (vescovo in Italia della “American Orthodox Catholic Church”), a metà del 1980.
Quest’ultimo era stato ordinato vescovo due anni prima da Giuseppe Santo Eusebio Pace, anch’egli “vescovo in Italia della American Orthodox Church”, il quale si segnala per essere stato l’unico vescovo consacrato da Milton Cunha. Costui è stato infine, nel 1960, il terzultimo vescovo ordinato da mons. Carlos Duarte Costa, che sarebbe morto l’anno dopo e che nel 1945 aveva rotto la comunione con Roma aprendo uno scisma col nome di “Brazilian Apostolic Catholic Church”.

Origine di questa confusione ed apostasia, favorita dal clima del nuovo “conciliarismo”
Figura chiave nello sviluppo del «cattolicesimo non romano» in America latina è dom Carlos Duarte Costa. Nominato vescovo di Botucatu, nello Stato brasiliano di Sao Paulo, da Pio XI nel 1924, si schierò apertamente contro il regime militare populista di Getulio Vargas, partecipando alla fallita «rivoluzione costituzionalista» del 1932 col Battaglione diocesano dei cacciatori, più noto come il «battaglione del vescovo». Propose inoltre al Papa di consentire la celebrazione della Messa in lingua locale e versus populi nonché la benedizione della seconda unione dei divorziati risposati civilmente affinché potessero partecipare all’eucaristia, di abolire l’obbligo del celibato per i preti e sostituire la confessione auricolare con una comunitaria con assoluzione generale, di introdurre il diaconato permanente per i laici sposati e istituire un Consiglio di vescovi per governare la Chiesa insieme al Pontefice, oltre che di vendere le proprietà ecclesiastiche per fondare istituzioni caritative.
Tacciato di promuovere devozioni poco conformi alla retta fede e di avere dilapidato i beni della diocesi, nel 1937 dom Duarte Costa fu costretto a rinunciare alla guida della diocesi, assumendo il titolo di vescovo di Maura (una diocesi non più esistente).
Proseguì, tuttavia, la sua attività politica a favore della riforma agraria e criticò la dottrina sociale della Chiesa in quanto negatrice del conflitto tra capitale e lavoro. Nel 1944 l’accusa di comunismo gli valse gli arresti domiciliari per tre mesi e la sospensione a divinis. L’anno dopo denunciò la Santa Sede per aver favorito la fuga di gerarchi nazisti in America latina, venne scomunicato e subito fondò la Chiesa cattolica apostolica brasiliana (Icab), che guidò fino alla morte, nel 1961, consacrando vari vescovi da cui è scaturito un lunghissimo elenco di “chiese” in tutto il mondo, alcune aderenti alla Comunione mondiale delle Chiese cattoliche apostoliche (la più consistente organizzazione internazionale cattolica non romana, attualmente formata da 14 Chiese nazionali, che si stima contino un paio di milioni di fedeli), la maggioranza del tutto autonome, filo protestanti e filo ortodosse.
I vescovi indipendenti rivendicano di aver conservato l’episcopato storico, sulla base di una comprensione della successione apostolica mantenuta nella Chiesa cattolica dal IV al V secolo, secondo cui una persona diventa autentico vescovo se è consacrato, con un rito approvato, da un altro vescovo (validamente ordinato, seppur illecitamente – vedi qui) anche quando questi divenisse scismatico e apostata.
La Santa Sede ha però più volte dichiarato tali consacrazioni episcopali prive di effetti canonici, pur senza esprimersi sulla loro validità che, ovviamente, decade.
A sostegno della propria tesi le comunità cattoliche autocefale portano comunque il caso di dom Salomão Ferraz, pastore presbiteriano brasiliano fondatore nel 1936 della Chiesa cattolica libera (che celebrava la Messa in portoghese e non esigeva il celibato dai preti) e consacrato vescovo nel 1945 dall’appena scomunicato dom Duarte Costa.
Nel 1959, durante il pontificato di Giovanni XXIII, dom Ferraz (all’epoca sposato e con sette figli), fu ammesso nella Chiesa cattolica romana senza essere riconsacrato (neppure sub conditione, cioè a regolarizzare quella precedente) e nominato nel 1963 vescovo titolare di Eleutherna, a Creta, partecipando, su invito di Paolo VI, al Concilio Vaticano II.
L’assenza di riconsacrazione viene ritenuta un riconoscimento implicito delle consacrazioni riconducibili a dom Duarte Costa (note come «linea Rebiba», dal nome del cardinale Scipione Rebiba del XVI secolo), che sarebbero illecite, perché prive di mandato apostolico, cioè dell’autorizzazione papale, ma valide, perché realizzate da un ministro valido e utilizzando forma, materia e intenzioni valide.
In Brasile le Chiese cattoliche non romane sono attualmente almeno 25 (e il numero potrebbe più che raddoppiare, se si accertasse la vitalità di diverse altre sigle), cui si aggiungono sette congregazioni religiose indipendenti. Contano complessivamente una cinquantina di vescovi, un migliaio di preti e alcune centinaia di migliaia di fedeli. Molte sono nate da scissioni o da riunificazioni di denominazioni cattoliche preesistenti, ma i tentativi di creare un Consiglio nazionale delle Chiese cattoliche indipendenti del Brasile non hanno mai avuto successo. Le motivazioni ci riportano ai severi moniti dei Padri della Chiesa contro chiunque si separa da Roma, dal Pontefice regnante, VEDI QUI.

Alcune registrano una forte crescita, come la Chiesa cattolica carismatica, fondata nel 2006 da un gruppo di laici dell’arcidiocesi di Belém che volevano superare il divieto che c’è nella Chiesa cattolica romana di ammettere uomini e donne, sposati e no, al presbiterato e di celebrare le seconde nozze dei divorziati.
Oggi i fedeli della Chiesa cattolica carismatica sono circa 10 mila.
Altre, come la Chiesa brasiliana libera, hanno ottenuto notorietà per aver tentato di esporre immagini di madre Paulina (prima santa brasiliana, canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2002… accusata in vita di essere lesbica, ma di fatto senza alcuna prova oggettiva) alla parata dell’Orgoglio gay e di inscenare una rappresentazione dell’Ultima Cena con dodici travestiti nel ruolo degli apostoli (ambedue le manifestazioni sono state poi vietate dalle autorità giudiziarie).
La Chiesa cattolica apostolica tradizionale in Brasile è andata in cronaca per aver celebrato le seconde nozze di alcune celebrità dello spettacolo. Entrambe le Chiese sono state fondate alla fine degli anni ’90. Altre ancora si sono trovate al centro di scandali, come la Chiesa dei veterocattolici in Brasile (in passato in comunione con l’Unione di Utrecht perché fondata negli anni ’30 da missionari della Chiesa nazionale polacca negli Stati Uniti), a causa dell’assassinio nel 2003 dell’arcivescovo primate, dom Paulo Pereira, secondo alcuni su mandato di dom John Wesley, da lui espulso e fondatore della Chiesa antico-cattolica in Brasile.

Quanto all’Icab, dopo la morte di dom Duarte Costa conobbe numerose scissioni, da cui sono nate diverse comunità (Chiesa cattolica apostolica cristiana, Chiesa cattolica apostolica di Gerusalemme, Chiesa cattolica apostolica nazionale, ecc.), alcune oggi estinte, altre suddivisesi a loro volta in più gruppi, altre ancora che si proclamano «ortodosse» o «vetero-cattoliche». Allo stesso tempo ha assunto un orientamento molto più conservatore, accusando la Chiesa cattolica romana di «aver sostituito Cristo con Marx e la patria col comunismo ateo». Di fatto, la Icab e le altre “Chiese brasiliane” si dedicano quasi esclusivamente a impartire sacramenti, a volte anche come modo per sopravvivere finanziariamente, accogliendo persone che non intendono sottoporsi ai corsi preparatori richiesti per accedervi dalla Chiesa cattolica romana o che vogliono celebrarli in condizioni da questa non accettate, per esempio il secondo matrimonio ai divorziati, o come anche tra unioni dello stesso sesso.
Per questo la Conferenza episcopale cattolica del Brasile (Cnbb) ha più volte ripetuto che «non hanno popolo proprio, operando tra gente già impegnata con la Chiesa cattolica», né «gerarchia legittima non essendo i loro “vescovi” mai stati uniti al “corpo episcopale” della Chiesa cattolica», per cui «le “Chiese brasiliane” non posseggono sufficienti elementi costitutivi di Chiese o comunità cristiane con caratteristiche proprie». Di conseguenza «data la serietà delle realtà sacramentali e la cura di cui dobbiamo circondare l’amministrazione di questi “misteri di Dio”, e siccome non c’è garanzia della validità per i sacramenti ricevuti nella “Chiesa brasiliana”, siano ripetuti sub conditione ogni volta che se ne presentasse il caso».

Di «rapida crescita delle Chiese cattoliche nazionali, in particolare della Chiesa santa cattolica apostolica di rito tridentino », costituita nel 2000, parla esplicitamente, a proposito del Messico, Arturo Navarro, docente di Dialogo e pluralismo religioso all’Istituto tecnologico e di studi superiori di Occidente dell’Università gesuita di Guadalajara, che evidenzia come dal 1993 ben undici siano state riconosciute dal Governo, senza contare la Chiesa cattolica apostolica tradizionale Messico-Usa dell’arcivescovo David Romo, assurto in marzo agli onori della cronaca per aver celebrato nella capitale il primo matrimonio religioso tra persone dello stesso sesso.
Il caso comunque più clamoroso appare quello del Guatemala.
Qui nel 2003 è stata fondata la Chiesa cattolica apostolica antica ortodossa di Guatemala e Centroamerica, che aderisce alla Comunione apostolica ecumenica mondiale, guidata dall’arcivescovo Sebastian Camacho della Chiesa cattolica apostolica antica del Rio de la Plata, di radici vetero-cattoliche. Nel 2007 di questa piccola Chiesa è divenuto vescovo il prete cattolico Armando Duque, scomunicato nel 2006 insieme a Eduardo Aguirre, a sua volta consacrato dai vescovi della Icab primate della Chiesa cattolica ecumenica rinnovata in Guatemala. Questa ha registrato una crescita considerevole, tanto che conterebbe 350 mila fedeli in 750 comunità, diffuse soprattutto nelle zone indigene più povere del Paese. Padre Aguirre aveva fondato nel 2003 la Comunione Santa Maria del nuovo esodo, un movimento cui potevano aderire cattolici, evangelici e non cristiani, e i cui preti potevano sposarsi. Di fronte al rifiuto di scioglierla, come era stato chiesto dalla Congregazione per la dottrina della fede, interpellata sulla possibilità di trovarle una figura canonica per riconoscerla istituzionalmente, nel 2005 egli era stato sospeso a divinis.
Secco il giudizio di monsignor Alvaro Raazzini, vescovo di San Marcos: «Questi scismi sono dovuti alla personalità dei preti, che hanno però trovato un ambiente favorevole in gruppi carismatici lasciati senza accompagnamento pastorale».
Più di fondo la riflessione di dom Demetrio Valentini, vescovo di Jales, in Brasile: «Il fenomeno segnala la necessità che la Chiesa latinoamericana, come quelle di Africa e Asia, abbiano una propria autonomia e un volto proprio, cioè liturgia, ministeri e teologia propri, per costruire un cattolicesimo che si identifichi con le culture locali (e non con Roma o un Papa). Serve una comunione che permetta la diversità».
(liberamente tratto dalla rivista “Jesus”, gennaio 2011, di Mauro Castagnaro)

Benedetto XVI ha definito l’ideologia gender “l’ultima ribellione contro Dio”

sulle “Domande e Risposte riguardo al tema dell’omosessualità”, Domande e risposte sulla sessualità e sulla purezza

  • «I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne.
    Verranno mode che offenderanno molto Gesù.
    Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha moda. Gesù è sempre lo stesso.
    I peccati del mondo sono molto grandi.
    Se gli uomini sapessero ciò che è l’Eternità, farebbero di tutto per cambiare vita.
    Gli uomini si perdono, perché non pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza.
    Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù, non sono di Dio
    ».
    Santa Giacinta di Fatima – vedi qui –

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Quanto abbiamo appena letto fa comprendere come, la gravità della situazione, scaturisce anche dal “silenzio” o tacito consenso, di Roma stessa da parte dei Pontefici che, in questi anni, anziché condannare l’errore e punire gli erranti, si è limitata ad emarginare gli erranti senza prendersi a cuore di condannare l’errore… Gli erranti, infatti, andavano – e vanno puniti – puniti con LE SCOMUNICHE chiare, atte a far comprendere ai fedeli la gravità di questa apostasia! Lasciarli operare, invece, non ha fatto altro che emarginarli da una parte, ma dall’altra parte rafforzarli.
La vera ed autentica scomunica, infatti, non emargina gli erranti, ma li conduce a riflettere sulla gravità delle loro scelte ed azioni (San Paolo docet!).

Nel 2019 un parroco siciliano ha scritto ad Aleteia, in redazione, suggerendo di trattare la delicata questione relativa alla “Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo”: «Molte persone li seguono – scrive il pastore – pensando che questi siano in comunione con il Papa… e c’è tanta confusione». Effettivamente chiunque può facilmente ritrovarsi “sedotto” dalle parole che identificano questa denominazione, suonando le stesse familiari e “garantite”.
Ecco la risposta:

Basta invece cercare il loro sito per incappare in contenuti urticanti al senso cattolico: già nella (lunga) pagina di presentazione si legge, addirittura al terzo paragrafo, la frase che basta a tagliare la testa al toro – “offriamo una Chiesa cattolica alternativa”.

– Primo, nessun uomo “gestisce” il mysterium magnum della Chiesa nel senso di – e al punto da – poter affermare di “offrirla” alla gente, quasi fosse (e in effetti è questo il caso) una questione commerciale di domanda e offerta.
– Secondo, nessun riformatore, nessun eresiarca nella storia della Chiesa, mai, ha avuto l’ingenua presunzione di fondare una Chiesa “alternativa”, bensì sempre e solo quella di restituire all’unica Chiesa la sua vera immagine (la schietta ingenuità, se così possiamo definirla, degli scismatici contemporanei fa rimpiangere la titanica presunzione dei loro epigoni del passato).

Logo, brand, target: ecco come satana si diverte ad ingannare
Se poi si osserva lo “stemma internazionale della ECCC” si è colpiti da uno strano (ma non inconsueto, ahimè) mix di simboli rassicuranti e di formule grafiche sgraziate: al centro di un campo azzurro sfumato da larghe striature bianche brilla un sole al cui interno si staglia ben riconoscibile il crocifisso di Lello Scorzelli (la scultura posta in cima a una delle ferule pontificie dal 1965 in qua), ciò che sembrerebbe un perfino eccessivo segno di legame col papato romano; sotto, ai lati, due coppie di mani giunte in atteggiamento orante (in bianco e nero, come se le avessero tratte da un’incisione – ma non è un Doré); sopra una colomba ritagliata da una qualunque fotografia; a coronare il tutto la scritta latina – in caratteri gotici neri disposti ad arco – “Ecclesia Catholica Ecumenica Christi”. Il latino, si sa, fa sempre solenne, e se per brandizzare l’azienda si usa un font goticheggiante, poi, l’impatto sul target (?) è assicurato. Chiunque il latino lo conosca un pochino, però, sa pure che “Ecumenica” in vero latino si scriverebbe col dittongo “œ”, “Œcumenica”. Sotto le mani oranti, poi, a malapena leggibile per dimensioni e contrasto, sta il versetto di Eph 1, 10 “instaurare omnia in Christo”, che in ambienti cattolici viene subito riconosciuto come il motto pontificio di san Pio X (pontefice narrato da certa mitologia tradizionalista apostata – la quale presume di rendergli onore – come un miope reazionario).

Tra la Sicilia e Detroit (come Johnny Stecchino)
Insomma, già restando sulla soglia di questa sedicente “Chiesa” – ma già il proporre una “Chiesa alternativa” contravviene alla prima nota della vera Chiesa, che è l’unicità – si trova di che arricciare naso e bocca. In quella stessa pagina si legge poi che la “Chiesa” nasce «dalla metà del 1990» e che «da allora […] è cresciuta in tutto il mondo». Al punto che «nel 2010 abbiamo acquisito la Chiesa cattolica romana di Sant’Antonio a Detroit».
Niente male, per un’associazione sorta appena vent’anni prima. Ma questa è la narrazione ad extra, per attrarre e fidelizzare il pubblico.
In realtà la vicenda non arriva negli States, bensì vi nasce: nel 1987 un certo Mark Steven Shirilau, classe 1955, ingegnere elettronico californiano di Long Beach con il pallino della teologia, fondò la “Ecumenical Catholic Church”. Baccellierato nel 1985, chiesa nel 1987, Ph.D in sistemi elettronici nel 1989 e… “consacrazione episcopale” nel 1991. A imporgli le mani fu Donald Lawrence Jolly, nella cappella privata della propria residenza di San Bernardino, in California, dove da qualche anno era vescovo della “Independent Catholic Church International”: Jolly era stato consacrato vescovo alla fine del 1973 da John Laurence Brown, vescovo della “Free Protestant Episcopal Church in The Philippines”, e sarebbe stato “ri-consacrato” (sic!) “sub condicione” a Roma, da Ignazio Antonio Teodosio Pietroburgo (vescovo in Italia della “American Orthodox Catholic Church”), a metà del 1980.
Quest’ultimo era stato ordinato vescovo due anni prima da Giuseppe Santo Eusebio Pace, anch’egli “vescovo in Italia della American Orthodox Church”, il quale si segnala per essere stato l’unico vescovo consacrato da Milton Cunha. Costui è stato infine, nel 1960, il terzultimo vescovo ordinato da mons. Carlos Duarte Costa, che sarebbe morto l’anno dopo e che nel 1945 aveva rotto la comunione con Roma aprendo uno scisma col nome di “Brazilian Apostolic Catholic Church”. Profilo interessante e drammatico, quello di mons. Duarte Costa: negli anni ’30 del ’900 era stato uno dei vescovi più attenti ai bisogni degli oppressi fra il suo popolo. Nel 1937 il dittatore Getúlio Vargas riuscì a ottenere, tramite pressioni politiche sulla Santa Sede, che Duarte Costa venisse ritirato da vescovo di Botucatu. Ciononostante il vescovo continuò a proteggere i poveri e a parlare per il popolo: nel 1944 gli toccarono perfino alcuni mesi di prigione. La goccia che fece traboccare il vaso, l’anno dopo, fu l’aver visto con i propri occhi alcuni ex nazisti che raggiungevano il Brasile con documentazione prodotta in Vaticano.

Ho speso qualche riga per riportare questa genealogia episcopale a due fini:
– da un lato essa ci mostra che nella storia della Chiesa le ingiustizie fanno il loro corso (sovente carsico) e poi riaffiorano moltiplicate;
– dall’altro essa ci richiama il senso e la validità dell’ammonimento subapostolico riportato in 1Tim 5, 22: «Non avere fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui. Conservati puro!».

Dallo scisma dell’infelice mons. Duarte Costa sarebbe scaturita una gilda di vescovi disparatissimi, i quali spesso sembrano poco più che personaggi in cerca d’autore (o più prosaicamente di prebende). Anche la carica sociale del vescovo scismatico si conservò, ma decaduta, nei vescovi invalidamente ordinati che dal suo strappo sono scaturiti: di fatto essi diventarono autori e attori di chiesupole che cercarono fedeli (e “pecorelle da tosare”, direbbero i maligni) fra le minoranze socialmente emarginate (ma che avrebbero beneficiato di una munifica esposizione mediatica). Mark Steven Shirilau, per tornare al fondatore della “Chiesa Cattolica Ecumenica”, ebbe la sagace intuizione di battezzare, come primo accolito della nuova comunità ecclesiale, Robert Oscar Simpson (in casa sua a Los Angeles). Era il 10 luglio 1989 e Simpson sarebbe morto pochi giorni dopo – di AIDS.
Questo spot, insieme con altre buone mosse politico-comunicative, portarono la “chiesa” a diffondersi rapidamente negli States per tutti gli anni ’90 (decennio d’oro per l’AIDS!), e il suo brand a caratterizzarsi per un atteggiamento assai inclusivo su tematiche etiche delicate: se lo diciamo in termini più chiari e commerciali, l’offerta è stata resa deliberatamente competitiva rispetto alle concorrenti sul mercato religioso. Difatti la “chiesa”, così come molte delle altre nate dallo scisma di mons. Duarte Costa, è nota per le affiliazioni con la cosiddetta “comunità LGBT”.

Shirilau aveva legami con l’Italia già per via di Brown, il suo consacrante, e nel 2013 ci fu un momento di vivace accelerazione delle dinamiche italiane. Il Cesnur ne segnala alcune:
Tra questi si contano noti esponenti dell’attivismo omosessuale italiano, fra cui Agostino De Caro – già presidente dell’Arcigay di Agrigento, da cui si è dimesso (come presidente, non come attivista) prima d’intraprendere il cammino vocazionale, consacrato vescovo da Basilio III (al secolo Gilberto Bertoglio, che oggi guida la Chiesa Autonoma Cattolica Ortodossa d’Italia-Romania Sant’Antonio il Grande), e ora arcivescovo metropolitano per l’arcidiocesi italiana della Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo –, Lorenzo Antonio Canzano – anch’egli consacrato vescovo da Basilio III, e attualmente alla guida di una Chiesa Cattolica Ecumenica d’Italia – e il suo vicario generale Rosario Ferrara, consacrato vescovo da Canzano e che oggi guida una piccola realtà autonoma.
In Campania la chiesa fa capo al Monastero dei Santi Lorenzo e Gennaro Martiri di Nocelleto di Carinola (Caserta).

Dunque l’attuale metropolita per “l’arcidiocesi italiana” della “Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo” è il già presidente dell’Arcigay di Agrigento, quello che nel luglio del 2017 si era guadagnato qualche titolo di giornale per aver benedetto, ad Aversa, il primo “matrimonio religioso” di un trans (che ora si fa chiamare Alessia Cinquegrana e recentemente è stato eletto “Miss Trans Europa 2019”).

Ma facciamo un passo indietro: che fine ha fatto il fondatore?
Shirilau è morto nel 2014, e proprio in Sicilia: allora Canzano s’è fatto il proprio il proprio franchising locale mentre De Caro ha gestito le piccole realtà italiane che stavano sotto al pomposo nome di “Chiesa Cattolica Ecumenica” e nel 2016 le ha intestate alla “Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo”, chiedendo a Karl Rödig (e ottenendone) l’incardinazione nella sua organizzazione. E finalmente capiamo da dove venga Detroit, perché avevamo visto come Shirilau avesse preso le mosse dalla California, ben distante dal Michigan, laddove proprio lì Rödig ha fondato la propria comunità ecclesiale.

Vescovi vaganti e “chiese effimere”: per capire certe dinamiche
A questo punto assume un significato anche il motto “instaurare omnia in Christo” presente sullo stemma araldico della “chiesa”: è nientemeno che il motto personale scelto da Rödig per il proprio personale stemma episcopale.
E chi è Karl Rödig?
La risposta è complessa e affascinante, per quanto si possa essere tentati di ridurla a “un prete cattolico austriaco che ha voluto fondare una chiesa tutta sua”. Karl è un brillante e inquieto rampollo di famiglia cattolica mitteleuropea, vissuto e formatosi tra Francia, Stati Uniti, Austria, Italia, Grecia, Svizzera, Spagna e numerosi altri luoghi (ove si recava in viaggio o più stabilmente). Nel 1979 incontrò Giovanni Paolo II e nel 1982 visitò Medjugorie. Nel 1986 fu ordinato presbitero nella Congregazione del Santissimo Redentore (così sembra dalla foggia dell’abito religioso) per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Karl Berg, arcivescovo di Salzburg.
Tutt’altro riserbo la “chiesa” tiene sui vescovi che hanno presieduto la sua consacrazione episcopale, la cui data dichiarata risulta però essere il 29 maggio 1999 (si capisce che questo ha rilievo – e nella fattispecie getta un’ombra – sul tema canonico della validità della consacrazione, che pure resta certamente illecita): in seguito a ricerche più approfondite (per le quali ringrazio il sempre solerte Marco Rapetti Arrigoni) pare che il consacrante sarebbe stato un certo Orlando Hyppolitus Lima Y Aguirre, vescovo vetero-cattolico della linea di Vilatte, insieme con David Dolence e Joseph Gouthro in qualità di con-consacranti. Non sarà privo d’interesse sottolineare che Gouthro (capo della “Chiesa Cattolica Apostolica Internazionale”) è stato consacrato vescovo dal famigerato mons. Milingo nel 2006, quando aderì alla sua “Married Priest Now! Catholic Prelature” (salvo poi uscirne tre anni dopo fondando “Married Priest Usa” e giustificando la scissione – qui viene da sorridere – per via di “differenze teologiche e filosofiche”!).

INQUISIZIONE ed ERESIA
Nel 1989 Rödig lasciò la Chiesa cattolica, convinto che il celibato non dovesse essere imposto a tutti i chierici, ma che dovesse invece restare opzionale, che anche le donne avevano il diritto a diventare sacerdoti e, naturalmente, non poteva mancare il matrimonio tra le persone dello stesso sesso. Il movimento di riforma fu avviato nel 1998 dopo anni di pastorale “alle periferie”, si direbbe con linguaggio odierno: malati di Aids, cattolici scontenti e “inascoltati”, contrari alla pastorale di Giovanni Paolo II assai criticato a quel tempo per la sua tenace battaglia contro le questioni etiche e morali. Ci si può sensatamente chiedere perché un clericus vagans come Rödig avrebbe dovuto fondare a Detroit la sua “chiesa”. La risposta è interessante perché, al netto di una sensibilità comunicativa affine a quella di Shirilau, la scelta dell’Austriaco è molto più segnata da un retroterra culturale ed ecclesiale europeo e cattolico. Detroit era dalla fine del XIX secolo uno dei capoluoghi del “movimento nazionalista-autonomista” di diverse etnie mitteleuropee emigrate negli Stati Uniti, delle quali evidentemente le gerarchie cattoliche non riuscirono a gestire i bisogni e i malcontenti.

Così il Cesnur compendia il quadro:
Il movimento nazionalista-autonomista si sviluppa in campo ecclesiale dopo il 1873 e si diffonde contemporaneamente in diverse città del Midwest – Chicago, Baltimora, Buffalo, Scranton, Cleveland, Detroit e Toledo –; i suoi leader iniziali sono i sacerdoti Anthony Stephen Kozlowski (1855-1907), Anton Francis Kolaszewski (1852-1910), Dominik Kolasinski (1836-1898) e il laico Stanislas Kaminski (1859-1911). Costoro conducono progressivamente le rispettive congregazioni all’indipendenza da Roma: loro scopo precipuo è fornire agli emigrati polacchi un’alternativa alla Chiesa cattolica, che essi giudicano eccessivamente appiattita sulle posizioni delle gerarchie irlandesi e tedesche.
Nella vicenda interviene anche Joseph-René Vilatte (1854-1929), il controverso personaggio assai noto nel mondo degli episcopi vagantes, a cui alcune comunità polacche si rivolgono per ricevere protezione: Vilatte tra l’altro ordina sacerdote il già citato Kaminski e procede alla dedicazione di numerose parrocchie polacche, nel tentativo poi fallito di organizzare un’unione nazionale di Chiese etniche sul suolo americano.

Come si è visto, il consacrante di Rödig era nella linea episcopale di Vilatte, il che porterebbe la “chiesa” fondata dall’Austriaco ad essere una riedizione storica del variegato movimento scismatico noto sotto il nome di “veterocattolicesimo” (o “Unione di Utrecht”). Ricordo che un mio compagno di studi abbia così sintetizzato (non senza qualche approssimazione, benché efficacemente) la loro posizione: «Più che “vetero-cattolici” mi sembrano “neo-protestanti”». Eppure questo pedigree e questa ascendenza permettono a comunità come la “Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo” di richiamarsi – esclusivamente nell’estetica e nella simbolica – al patrimonio “cattolico romano”.

Simboli araldici, altari, chiese, riti, giurisdizioni e quant’altro, e cosa c’è al di là di questo?
La risposta è ancipite, ossia, di doppiezza e paradossale:
una grande libertà su moltissime questioni dottrinali e dogmatiche (chi vuole ammettere l’infallibilità pontificia la ammette, chi non vuole non la ammette – tanto in concreto nulla cambia per nessuno);
un onnipresente superdogma libertario in materia disciplinare e morale, per cui non si può dissentire circa la massima flessibilità in temi morali (ma pure di sacramentaria, quali sacerdozio uxorato o femminile) e al contempo restare nella “chiesa”. Insomma, pensala come ti pare, pecca quanto vuoi, ma alle nostre condizioni!

Paradosso minore, a ben vedere, perché il maggiore riguarda la stessa esistenza di queste “chiese”, i cui fondatori si fanno chiamare “vescovi” e “primati” – nomenclature d’ordine e di giurisdizione tardo-antiche e medievali – ma di fatto si comportano come degli “episcopi” di età subapostolica – a cominciare dal carattere itinerante della loro pastorale. Tale paradosso maggiore consiste precisamente in questo, e la vicenda da cui siamo partiti ne offre una riprova di più: codeste “chiese” sono (nella migliore delle ipotesi) esperienze ecclesiali così strettamente vincolate alla persona del fondatore che tendono a dissolversi una volta che quello sia scomparso.
Così la “chiesa” di Shirilau vide le fisiologiche lotte di successione dopo la morte del fondatore e De Caro – avvertendosi geopoliticamente irrilevante in esse – cercò in Rödig un nuovo superiore.
Se fino a questo punto ho scritto cose talvolta aspre (e me ne scuso), ne scriverò adesso una un po’ più dura: le dinamiche che ho descritto per rispondere all’appello del sacerdote siciliano che ci ha scritto in Redazione sono presenti anche nella Chiesa Cattolica – sarebbe ingiusto e insensato negarlo.
Partiti e correnti alimentano e (talvolta) inquinano la vita della Grande Chiesa fin dal cosiddetto “Concilio di Gerusalemme” (At.15), e in ogni secolo persino anime predilette hanno (quasi sempre in buona fede) operato sensibili colpi di mano per perseguire i fini che si prefiggevano – nei quali sovente la gloria di Dio andava perlomeno a braccetto con la propria.
La differenza è che sempre quegli innumerevoli “scenari locali” confluivano in un dramma enormemente più vasto, che precedeva e seguiva – pur senza dissolverle – le piccole gesta dei cristiani. Quello scenario è la Chiesa – una, santa, cattolica e apostolica – l’unica Chiesa che Cristo ha dato come sacramento di unità e di salvezza per l’intero genere umano e che governa “da Roma”, alla quale poi ogni Santo autentico rimetteva l’ultima parola.
Ed essa va ben al di là dei propri limiti visibili, trasversalmente alle confessioni e alle denominazioni, ovunque lo Spirito soffi. Non si tratta (solamente) di cose come prendersi la libertà di “ordinare prete” una donna (nella scorsa primavera De Caro ha “ordinato” la signora Raffaella Possidente, moglie e madre di famiglia), ma più fondamentalmente di concepirsi come “la vera Chiesa” (o persino L’ALTERNATIVA alla Chiesa Cattolica romana), la quale incredibilmente verrebbe a galla una ventina di secoli dopo Cristo.
In fondo è la stessa pretesa che sta all’origine della rivoluzione e dell’eresia protestante su La Chiesa.

Al di là dei rumori della cronaca, in realtà non c’è molto di nuovo – anche per questo ho voluto descrivere genealogie episcopali che risalgono all’inizio del XX e alla fine del XIX secolo –: fin dalle origini la Chiesa è stata soggetta a queste frizioni (più o meno interne), come spiegavano i Padri della Chiesa, VEDI QUI.
Non a caso già San Paolo, a metà del I secolo, ammoniva:
“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.” (2Tm.4,1-5)
E ancora: fare attenzione ai pericoli degli ultimi tempi
“Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità.” (2Tm.3,1-7)
E ancora:
“Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno.” (1Cor.3, 10-13)


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ATTENZIONE: sempre legati come sopra alla scismatica chiesa Vetero… ecco un altra notizia dal sito ufficiale della Diocesi di Spoleto-Norcia

Si comunica che in data 19 aprile u.s. è stato notificato al Sig. Federico Nagel Cesari il Decreto Prot. N. 13104/A/24 del 17 aprile u.s. con il quale l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia dichiara, come previsto dalla Legge canonica (can.1364 §1 CIC), la scomunica latæ sententiæ in cui il medesimo Sig. Nagel Cesari è incorso per il delitto di scisma, con tutte le conseguenze derivanti dallo stesso provvedimento.

Egli infatti afferma di aver ricevuto l’Ordine Sacro del Presbiterato nella “Chiesa Romana Cattolica Antica”, dunque fuori dalla comunione della Chiesa Cattolica;

– veste abusivamente l’abito clericale;

– attraverso alcuni mezzi di comunicazione sociale ha comunicato la celebrazione di una “Prima Santa Messa” a Spoleto domenica 15 ottobre 2023 alle ore 18 in piazza Achille Sansi n. 5; si dice disposto ad accogliere penitenti per la confessione sacramentale; chiede di essere contattato privatamente «per eventuali vocazioni al sacerdozio»;

– nella pagina web della citata Chiesa Cattolica Romana Antica appare con il titolo di “parroco” a Spoleto.

Coloro che dovessero prendere parte ad eventuali sue celebrazioni o ad altre pratiche di culto da lui presiedute, e manifestassero in tal modo di rifiutare la sottomissione al Sommo Pontefice, incorrerebbero nel delitto di scisma, che comporta la gravissima pena canonica della scomunica latæ sententiæ.

Spoleto, 19 aprile 2024.

don Luca Gentili
Cancelliere Arcivescovile

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