1883 Patriarca di Venezia profetizza l’apostasia e la fine della Famiglia

La Lettera che segue è stata da noi scansionata da un opuscolo originale del 1883 (vedi foto nostra), a firma dell’allora Patriarca di Venezia il cardinale Domenico Agostini (1825-1891).

La proposta di caldeggiare paternamente le Famiglie Cristiane per una Consacrazione alla Sacra Famiglia, viene espressa dal Movimento Cattolico nel gennaio 1881 e sollecitata dallo stesso cardinale a seguito della grave situazione morale del tempo, tutta già dedita ad un’attacco frontale contro la Famiglia. Tale premura si rinforzò grazie anche all’enciclica di Leone XIII in difesa della Famiglia, Arcanum Divinae, dopo le dure denunce contro coloro che minavano le sue fondamenta.

Prima della pubblicazione della Lettera pastorale del Patriarca, attraverso il Movimento Cattolico, viene diffusa una “Importante Proposta” indirizzata a tutta la comunità cristiana che riproponiamo qui integralmente, col medesimo linguaggio e testo originale:

I – Che in ogni parochia d’Italia venga istituita la pia Associazione delle famiglie cattoliche consacrata alla Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, e sia diffuso Il Divoto di S. Giuseppe — periodico mensuale che stampasi in Modena per annue L. 3. — Il direttore dell’ Associazione è il M. R. Paroco Pietro Bonilli — Trevi-Umbria.

Una grande Imagine, che s’intitola — Patto di unione eterna tra la famiglia cattolica e la Sacra Famiglia, — è il simbolo della Pia Opera nelle domestiche abitazioni.La preghiera della sera, fatta in comune davanti quest’Imagine è terminata coll’ invocazione stabilita: “Gesù, Maria e Giuseppe illuminateci, soccorreteci, salvateci”, — ne è la pratica essenziale.

II – Che tutte le Associazioni cattoliche d’Italia eleggano a loro principale Patrono lo Sposo purissimo di Maria Vergine Immacolata, S. Giuseppe, e si associno al sopra indicato periodico.

III – Che tutte le scuole private cattoliche esistenti e quelle che verranno istituite, sieno poste sotto la protezione di S. Giuseppe, e che in ogni scuola oltre al Crocefisso, vi sia il quadro della Sacra Famiglia.

Visto, FRANCESCO Can.o MION V. G. (pubblicato il 15 gennaio 1881)

qui il testo in video

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Ora, cari Amici vi proponiamo il testo inedito, integrale, in formato pdf che potrete scaricare qui: 1883 Patriarca Venezia e Famiglia  – a seguire vi lasciamo  meditare sull’ultima parte del testo, quello che riteniamo essere stata una vera profezia purtroppo avverata e che stiamo vivendo in questo nostro tempo travagliato. Il Patriarca Agostini inizia la Lettera con una catechesi magistrale, imponente, sulla formazione della Famiglia come Dio l’ha creata e voluta, come questa sacra istituzione abbia dato vita alla società ed alle comunità, come la Famiglia sia stata il vero progresso dell’umano consorzio, infine il decadimento – anche a causa dell’eresia protestante sui Sacramenti – e questa profezia all’attacco cruento contro la Famiglia, la sua devastazione e distruzione a causa delle false dottrine e di un diabolico progetto, come anche a causa della nostra triste apostasia dalla vera dottrina..

A tale proposito ricordiamo tutti di tenere a mente quanto ebbe a dire santa Giacinta Marto, di Fatima, poco prima di morire e riportato da Suor Lucia: “Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù. Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso. I peccati del mondo sono molto grandi. I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne.”

e ancora:

“Se gli uomini sapessero ciò che è l’Eternità, farebbero di tutto per cambiar vita. Gli uomini si perdono, perché non pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza. Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù, non sono di Dio…” (rivelazione fine ottobre 1918, di cosa vide nel futuro del mondo poco prima di morire)

Ma ricordiamo anche cosa disse Suor Lucia al cardinale Caffarra: «Lo scontro finale tra Dio e Satana è su famiglia e vita» in un’intervista concessa a La Voce di Padre Pio (marzo 2008). Il cardinale ebbe da Giovanni Paolo II l’incarico di ideare e fondare il Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia, di cui oggi è professore emerito. «All’inizio di questo lavoro – spiega Caffarra – ho scritto a suor Lucia di Fatima, attraverso il vescovo perché direttamente non si poteva fare. Inspiegabilmente, benché non mi attendessi una risposta, perché chiedevo solo preghiere, mi arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa – ora negli archivi dell’Istituto». In quella lettera di Suor Lucia è scritto che lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. «Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo».

La suora di Fatima sosteneva che la Madonna ha già «schiacciato» la testa a Satana. «Si avvertiva – prosegue il cardinale Caffarra – anche parlando con Giovanni Paolo II, che questo era il nodo, perché si toccava la colonna portante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna e fra le generazioni. Se si tocca la colonna portante crolla tutto l’edificio, e questo adesso noi lo vediamo, perché siamo a questo punto, e sappiamo».

L’unico rimedio a questi mali è ritornare al vero Vangelo sulla Famiglia, alla sana dottrina cattolica, alla morale dettata da Gesù Cristo e trasmessa a noi dalla Sacra Famiglia, si legga anche qui.

Ecco, infatti, le parole profetiche e drammatiche del cardinale Agostini del 1883, Patriarca di Venezia:

(..) Se non che chi poteva mai aspettarsi che progredendo coi secoli la civiltà, questa base degli Stati, questo principio vitale della società, che è la famiglia, corresse nuovi e gravi pericoli?

Eppure fu pur troppo così! La colluvie degli errori serpeggianti di mezzo alla società, e la corruzione del cuore fremente per isfrenate passioni, sedotto e tentato con ogni mezzo più turpe, scalzarono le basi di questa istituzione primitiva e santissima, e, illanguidita la fede, guasta la educazione, attuato più tardi fino all’ultime sue conseguenze il principio di ribellione proclamato dalla sedicente Riforma, la famiglia ricadde in molta parte nella degradazione del paganesimo.

Non è mia intenzione seguire passo a passo il processo onde si giunse a quei lacrimevoli effetti che ci stanno sensibilmente sotto gli occhi: i danni sociali che lamentiamo col peggio che si aspetta dalle nuove generazioni, che crescono senza idea di Dio e del dovere, senza fede e senza pietà; la scostumatezza stomachevole impunemente ostentata per le vie, sui teatri, negli osceni romanzi; le leggi obbrobriose sul matrimonio e sul divorzio, vigenti pur troppo in vari Stati di Europa e ostinatamente proposte anche là dove finora la indissolubilità della famiglia fu sotto la salvaguardia delle leggi civili; le statistiche dei divorzi fatti in alcuni Stati di Europa, che spaventano gli stessi eterodossi; sono per la massima parte conseguenze della degradazione universale della famiglia, da cui dobbiamo aspettarci pur troppo che peggiori ognor più e che ruini fino a pieno sfasciamento la società civile, termine quanto sciagurato altrettanto inevitabile, allorquando sieno corrotti e disgregati gli elementi, cioè le famiglie, donde nasce e vigoreggia la grande famiglia della società universale.

Se tutta questa dolorosa sequela di mali non è avvenuta ancora fino alle ultime conseguenze fra noi, lo dobbiamo alla fede profondamente radicata nei cuori, alle tradizioni cattoliche secolari, della maggior parte delle famiglie, alla ferma adesione a quei principi cattolici, che sottrassero la nostra patria alla invasione pestilenziale dell’ eresia protestante; ma sentiamo pur troppo di dover deplorare ancor noi tante sciagure morali, e l’indifferentismo dominante, e la smania continua di piacere e di novità, e la licenza sfrenata onde si vuole far licito ogni libito, sono funesti preludj che annunciano come presto o tardi saremo ancor noi condotti ad un paganesimo nuovo.

Solo rimedio a tutto questo noi lo vediamo nei santi principi, onde la famiglia fu rialzata e ristorata da Gesù Cristo; nel Sacramento che dà la grazia necessaria agli sposi per mantenersi reciprocamente quell’ affetto che diventa un dovere e che addolcisce e rende grato l’adempimento di un ministero sacro davanti ai figli, la sofferenza di fatiche, la rassegnazione néi sacrifizi inevitabili, forse più che in altre, nella vita matrimoniale, e che fa raggiungere efficacemente il proprio scopo di educare onesti cittadini, utili allo Stato ed a sé stessi, figli ossequenti alla Chiesa ed a Dio. L’attuazione poi esemplare di questo rimedio la troviamo nel tipo della famiglia, secondo il vero concetto cristiano, che è la Famiglia dell’ Uomo-Dio sulla terra. Se la virtù e la imitazione di quel Tipo valsero a ristorare la famiglia quando essa era affatto degradata alla venuta di Gesù Cristo, forse non giungeranno a ristorarla ora che la vediamo novamente ridotta sulla via di un obbrobrioso abbandono, minacciata della distruzione tanto più deplorevole quanto maggiori sono i lumi specialmente della fede che a quella si oppongono ?

È perciò che Noi rivolgiamo la nostra paterna parola, o dilettissimi, in questo giorno sacro al Patrocinio di Colui, che fu Capo della Sacra Famiglia, quasi Padre di Gesù Cristo e Principe nella Sua casa, affinchè persuasi della necessità di provvedere a tanti bisogni e a tanti pericoli della società, mettendo il rimedio alla radice di essi, assecondiate le sapienti ed amorose sollecitudini del Pastore Supremo, il quale nella sua Enciclica «Arcanum» sul Matrimonio (di Leone XIII 10.2.1880) additò una delle piaghe più cancrenose del nostro tempo. E sarà per certo, che intesa bene ed attuata la sua dottrina, si adempirà da coloro che Iddio chiama allo stato coniugale un dovere davanti a Lui di figli fedeli ed obbedienti, davanti alla patria di cittadini utili e solleciti del suo bene, davanti alle generazioni crescenti di padri provvidi e saggi, che assicurano l’ultima salvaguardia della moralità, della religione, della civiltà vera, cioè il santuario domestico.

(..) Noi desideriamo che … si consacrino le famiglie cristiane, procurando di adempiere fedelmente quelle lievi obbligazioni, che sono proposte, specialmente la preghiera della sera fatta in comune sull’ esempio e sotto la direzione del padre, ed a premio delle quali possono ripromettersi le famiglie larghi favori dal Cielo. Giudichino a loro posta come cose inutili ed inefficaci queste pratiche coloro che non hanno il senso cristiano; ma i sinceri credenti devono riconoscere che oltre a quello che possiamo riprometterci per la potenza e per l’amore dei santissimi Personaggi invocati a protettori, il solo ricordo di quei Tipi di ogni virtù, di quegli Esemplari di ogni relazione domestica, che sono i membri della Sacra Famiglia, l’effetto salutare della preghiera comune fra quelli che si amano, perchè legati non solo coi dolci vincoli di natura, ma sì ancora con quelli della grazia, saranno sul cuore e sui costumi della madre, del padre e dei figli un mezzo potentissimo di miglioramento morale e di educazione.

(..) Dilettissimi, dobbiamo adoperarci quanto è possibile per iscongiurare dalla società nuove sciagure; quindi è necessario richiamare la originaria dignità e ricondurre l’ordine nella famiglia. Ah! se i genitori consci del ministero altissimo da Dio e dalla Chiesa a loro affidato educhino i figli alla pietà ed a quel santo timore che forma i giusti; se, amandosi a vicenda d’un amore fedele e casto, come esige il sacro vincolo coniugale che rappresenta l’unione di Cristo con la Chiesa, si facciano esempio ai figli di cristiane e civili virtù; se i figli trovino nell’ obbedienza a coloro dai quali ebbero la vita, un sostegno alla loro debolezza, una guida alla loro inesperienza, noi vedremo ben presto rifiorire la società cristiana di ottimi cittadini cari a Dio, utili a sè stessi, benemeriti della Chiesa e della Patria; ossequenti per convinzione alle Leggi ed ai Principi, perchè prima obbedienti a Dio, ed a quelli che tengono sulla terra, sopra qualsiasi altra autorità, il luogo di Dio.

Questo ottenuto, la società sarà salva, e noi, non solo avremo bene meritato di essa e della religione e della patria, ma riceveremo da Dio, corrispondente alla nobiltà ed alla energia dell’ opera nostra, il guiderdone. Degnisi il pietosissimo Iddio fecondare colla sua grazia la debole nostra, ma sincera e paterna parola; e voi intanto, quanti siete, dilettissimi Figli, abbiatevi a pegno del nostro affetto la Pastorale Benedizione, che vi impartiamo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Venezia dalla Residenza patriarcale

il dì 15 Aprile 1883, festa del Patrocinio di s. Giuseppe.

DOMENICO CARD. AGOSTINI PATRIARCA

– ALESSANDRO TORRI – Vice-cancelliere Patriarcale

– scarica qui il pdf originale del testo integrale: 1883 Patriarca Venezia e Famiglia 

P.S. Ricordiamo che tutto il materiale che pubblichiamo può essere riportato altrove, tuttavia chiediamo fraternamente che lo si faccia citando questa fonte… grazie.

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LEONE XIII – Lettera apostolica «Neminem fugit»
Lettera apostolica sugli Statuti della Pia Associazione della Sacra Famiglia, 14 giugno 1892

A nessuno sfugge che la felicità privata e pubblica dipende in modo particolarissimo dall’istituzione familiare. Quanto più profonde radici, infatti, avrà messo la virtù in casa, con quanta più cura saranno stati formati gli animi dei figli dalle parole e dall’esempio dei genitori all’osservazione dei precetti religiosi, tanto più ricchi saranno i frutti nella comunità. Perciò interessa sommamente che la società familiare non solo sia costituita santamente, ma anche sia retta da leggi sante, e sia in essa promosso diligentemente e costantemente lo spirito di pietà e il modo di vivere cristiano.

È per questo certamente che Dio misericordioso, avendo decretato di compiere l’opera della riparazione umana aspettata a lungo da secoli, dispose il modo e l’ordinamento della stessa opera in maniera che gli stessi suoi primi inizi mostrassero al mondo l’augusto ideale della famiglia divinamente costituita, in cui tutti gli uomini vedessero un assolutissimo esemplare della società domestica e di ogni virtù e santità.
Tale fu davvero quella Famiglia Nazaretana, nella quale era nascosto il Sole di giustizia prima che risplendesse in piena luce a tutte le genti: e cioè Cristo Dio Salvatore Nostro con la Vergine Madre e Giuseppe Sposo santissimo, che svolgeva il compito di padre verso Gesù. Nessun dubbio che fra tutte quelle lodi, che nella società e vita familiare provengono dalle mutue attenzioni della carità, dalla santità dei costumi, dall’esercizio della pietà, la più eccellente d’ogni altra sia rifulsa in quella Sacra Famiglia, che doveva essere di esempio in tutto questo alle altre. E perciò per benigna disposizione della Provvidenza è così costituita, che i singoli cristiani, di qualunque condizione e luogo, se le prestano attenzione, possono facilmente trovare sprone ed invito alla pratica di qualunque virtù.

I padri di famiglia, infatti, hanno in Giuseppe una chiarissima norma della vigilanza e della provvidenza paterna; le madri hanno nella Santissima Vergine Madre di Dio un esempio insigne dell’amore, verecondia, sottomissione d’animo e perfetta fede; i figli poi hanno in Gesù, che «era sottomesso a loro», un divino esemplare di obbedienza da ammirare, venerare, imitare. Chi è nato nobile, imparerà dalla Famiglia di sangue regale come dominarsi nella buona fortuna e conservare la dignità nella cattiva; i ricchi impareranno da essa quanto si debbano posporre le ricchezze alle virtù.

Gli operai poi, e tutti quelli che specialmente ai nostri tempi si irritano tanto aspramente per le strettezze di famiglia e per l’umile condizione, se guarderanno i santissimi conviventi di quella società familiare, avranno motivo di compiacersi, più che di dolersi, della condizione toccata loro. Hanno, infatti, in comune con la Sacra Famiglia le fatiche, in comune le preoccupazioni della vita quotidiana; anche Giuseppe dovette provvedere col suo salario alle necessità della vita; che anzi le stesse mani divine attesero al lavoro del carpentiere. Non è quindi affatto da stupirci se uomini sapientissimi, ricolmi di ricchezze, abbiano voluto disfarsene e scegliersi la povertà in compagnia di Gesù, Maria e Giuseppe. Per tutto questo a buon diritto tra i cattolici il culto della Sacra Famiglia ben presto introdotto riceve sempre maggior incremento…

E veramente non si può pensare nulla di più salutare o efficace per le famiglie cristiane dell’esempio della Sacra Famiglia, che racchiude la perfezione e il compimento di tutte le virtù familiari. Si procuri quindi che il maggior numero possibile di famiglie, specialmente di operai, alle quali è indirizzata con maggior violenza l’insidia, si iscrivano a questa pia Associazione.

Bisogna però badare che l’Associazione non defletta dal suo proposito, né si muti lo spirito; ma si conservino integri gli esercizi di pietà e di preghiere quali e come sono stati decretati. Cosi invocati Gesù, Maria e Giuseppe, stiano propizi tra le pareti domestiche, nutrano la carità, dirigano i costumi, inducano alla virtù con la loro imitazione e rendano più tollerabili i dolori, che da ogni parte incombono sui mortali, lenendoli…

Leone XIII


ai fidanzati CONSIGLIAMO di meditare su questa risposta del domenicano Padre Angelo Bellon….

Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo … ed ho … anni. Sono cattolico “abbastanza” praticante, in quanto vado non spessissimo alla Santa Messa e mi confesso troppo di rado. Tuttavia ritengo di avere consapevolezza del messaggio cristiano in quanto leggo la Bibbia e riconosco l’importanza “soprannaturale”, cioè divina, della preghiera in tutte le sue forme.
In particolare, al momento sto cercando di comprendere il pieno significato dei dieci Comandamenti, al fine di applicarli alla mia vita.
Da pochi mesi sto vivendo una relazione sentimentale con una ragazza che crede in Dio, riconosce l’importanza di Gesù ed i suoi insegnamenti, tuttavia non crede alla Chiesa come istituzione – pur avendole io chiarito che la stessa è lo strumento che Gesù stesso ha voluto – in quanto, come lei stessa sostiene «non è possibile che Dio abbia voluto questa Chiesa così corrotta».
Ritiene inoltre che la convivenza possa essere una giusta soluzione (pur preferendo per se stessa il matrimonio cattolico). Insomma, io in lei vedo confusione anche per altri aspetti che ora non sto ad elencare, ma mi limito a dire che è anni che non va a Messa.
La sua esigenza di nascondere la sua fede, ritenendola estranea alla vita di coppia, mi fa stare male in quanto mi fa porre mille dubbi sulla riuscita del rapporto. Pur volendomi appoggiare nella futura ed eventuale scelta del matrimonio cattolico, del battesimo (in cui di fatto non crede) degli eventuali figli, della loro educazione cristiana eccetera, io sono certo del fatto che lei lo farebbe quasi solo per facciata. Io ho bisogno di sostanza e non solo di forma. Vorrei avere certezze sulla sua scelta di vita cristiana, ma ogni volta che apriamo l’argomento, questo è spesso motivo di discussione. Eppure io cerco sempre di essere molto cauto. In definitiva, lei crede in Dio, nella educazione – a suo modo- cristiana, ma rifiuta di volersene avvicinare come io stesso sto facendo. Questa parziale/assente condivisione della fede mi fa sentire solo.
Per cui mi chiedo, come è possibile condividere una felice vita di coppia, se il cattolicesimo è realmente voluto solo da me? Dovrei forse darle tempo, oppure evitare di “sprecare” il mio, nella preghiera che il Signore mi conceda una nuova possibilità con un’altra donna?
La ringrazio di cuore per il suo preziosissimo tempo.
La saluto e ringrazio nuovamente.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. il tempo che è passato dalla tua mail a questa mia risposta purtroppo è di circa otto mesi. Nel frattempo potrebbero essere successe molte cose buone, come ad esempio la riscoperta della fede in maniera più profonda da parte della tua ragazza oppure anche il tuo intensificato rapporto con Dio.
Non escludo che la relazione sia anche finita perché al momento in cui mi scrivevi tutto è rimasto in una situazione di stallo, senza sblocco.

2. In ogni caso la mia riposta sarebbe stata questa.
Sarei partito proprio da un’affermazione della tua mail: “Questa parziale/assente condivisione della fede mi fa sentire solo”.

3. Ebbene il matrimonio è stato istituito da Dio proprio perché l’uomo non rimanesse solo: “E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»” (Gn 2,18).

4. Inoltre se la fede fosse qualche cosa di periferico per una persona, come il tifare per una squadra di calcio piuttosto che per un’altra, non inciderebbe più di tanto in un rapporto di coppia.
Ma se tocca l’orizzonte di fondo della propria vita, se ne va di mezzo l’impostazione della propria famiglia e dell’educazione dei figli, se è così importante per poter seguire le vie di Dio e vivere in grazia allora la parziale o totale assenza di fede di uno dei coniugi può compromettere l’intero bene del matrimonio.

5. Gli antichi esperti del diritto ecclesiastico asserivano che il matrimonio celebrato tra un battezzato e un non battezzato non sarebbe stato neanche un vero sacramento, perché il matrimonio deve essere segno e impegno vicendevole ad amarsi l’un l’altro come Dio ama l’uomo e come Cristo ama la sua chiesa.
Per questo dicevano che il matrimonio non può zoppicare (matrimonium non potest claudicare).
Ora quando si zoppica è più facile inciampare e cadere.
Fuori di metafora, quando in un coniuge mancano le ragioni della fede i motivi di sfasciare il matrimonio diventano ancor più numerosi.

6. Per questo ti consiglio di ricuperare in maniera molto più intensa la tua vita cristiana.
Riparti dalla confessione sacramentale, impegnandoti a confessarti spesso, anche quindicinalmente e sempre dal medesimo confessore, in modo che questi facilmente diventi il padre della tua anima, come diceva don Bosco.

7. Inoltre vivi costantemente in grazia sia partecipando alla Messa festiva sia vivendo con grande purezza o castità la tua vita affettiva.

8. Quest’ultimo punto (purezza o castità) sarà la cartina di tornasole che permetterà di decifrare se il rapporto con la tua ragazza sia coltivabile o meno.
Se la trovi disponibile a questo percorso, tutto è possibile perché vorrà dire che è capace di anteporre il tuo bene integrale (compreso il tuo rapporto con Dio) e la tua felicità alla sua.
Diversamente opporrà un rifiuto e questo metterà fine alla vostra storia senza inutili perdite di tempo.

9. Coltiva molto anche la preghiera.
Il Signore ha detto “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).
Coinvolgi gradualmente anche lei in quest’esperienza perché si apra all’azione della divina grazia perché rimane sempre vero che “se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Sal 127,1).

Ti accompagno con la mia preghiera, ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo


«La famiglia? Nelle sedi internazionali è sempre più denigrata»

Parole vere e critiche quelle che ha dedicato alle sedi internazionali  l’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni unite, monsignor Gabriele Caccia alla 62ª sessione della Commissione che lavora per l’attuazione dell’Agenda 2030. A New York, si è riunita infatti la Commissione per lo sviluppo sociale delle Nazioni unite che ha il compito di sostenere politiche in grado di accelerare i progressi nell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l’obiettivo generale dell’eradicazione della povertà.

Nel discorso mons. Caccia ha fatto spazio all’innominabile importanza della famiglia, definendola «centrale per lo sviluppo sociale, non accessoria né tangenziale, né tanto meno nociva». Ha poi sottolineato come l’Organizzazione abbia l’obbligo «verso coloro che sono poveri e si trovano in situazioni di vulnerabilità» e il dovere di «alleviare gli effetti della povertà affrontando prima le sue cause profonde». Auspicando una più profonda osservazione del problema sociale ha indicato alcuni interventi necessari, dai sistemi pensionistici all’educazione.

In particolare in riferimento a quest’ultima ha utilizzato le parole di papa Francesco: «è il principale veicolo dello sviluppo umano integrale perché rende gli individui liberi e responsabili e deve essere garantito a tutti». Condizione essenziale per lo sviluppo è «l’accesso a un lavoro dignitoso e con una giusta remunerazione per tutti», un lavoro che «deve essere svolto in condizioni dignitose e sicure» e deve permettere «ai lavoratori di mantenere e godere della vita familiare e del tempo libero». Il presente riflette una situazione opposta, continua Monsignor Gabriele Caccia, oggi molti giovani affrontano la disoccupazione o la sottoccupazione mentre gli anziani sono costretti a rimandare la pensione a causa dell’insicurezza economica.

Non c’è sviluppo sociale se non c’è famiglia. Il rappresentante pontificio ha sottolineato come la famiglia sia «la prima società che ognuno di noi conosc citando la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che la definisce «il gruppo naturale e fondamentale della società» e ne riconosce «il diritto alla protezione da parte della società e dello Stato». Ed è qui che monsignor Caccia ha espresso costernazione e criticità alle sedi internazionali: «In occasione del trentesimo anniversario dell’Anno internazionale della famiglia, la mia delegazione è profondamente preoccupata per il fatto che la famiglia sia sempre più sminuita o addirittura denigrata nelle sedi internazionali».

Ancora attraverso le parole di papa Francesco, monsignor Caccia ricorda che la famiglia – il cui valore insostituibile è stato ricordato sulla nostra rivista da sociologi come Mark Regnerus – è una «scuola di umanità più profonda» e «il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, dell’unione e della condivisione, dell’attenzione e della cura per gli altri»L’unico luogo che può far spazio alla cura e al sostegno del più piccolo e del più anziano è proprio la famiglia. Per questo motivo, conclude l’intervento, «le politiche sociali devono sostenere la famiglia nel suo ruolo essenziale per raggiungere la giustizia sociale e lo sviluppo sociale».

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