Il Santo Rosario: Una sinfonia di dottrina e contemplazione

Sta per concludersi ottobre, il mese del Santo Rosario. Lo abbiamo recitato tutti i giorni? Continueremo a farlo per il resto della nostra vita? Abbiamo mai pensato che la stessa Beata Sempre Vergine Maria recitava il Santo Rosario in un modo particolare, ovvero conservava gli avvenimenti della vita del suo Divin Figlio meditandoli nel suo Cuore Immacolato? Non è forse quello che Ella ci chiede di fare — assieme a Lei — quando contempliamo ogni singolo mistero? Dopo la preghiera liturgica e strettamente dipendente da essa, il Santo Rosario soddisfa al meglio tutti i requisiti per una vita cristiana buona e intenzionale, spiega il P. Serafino M. Lanzetta in questo articolo.

di P. Serafino M. Lanzetta (23 ottobre 2024)

Il Santissimo Rosario è una preghiera dottrinale che apre la strada alla nostra contemplazione di Gesù nei suoi misteri. Per la sua profonda natura cristologica, dispone a conoscere la fede e a praticarla mentre si prega. È un compendio di fede e spiritualità. Si dipana come un cammino attraverso la vita del Nostro Divino Salvatore in compagnia della Madonna. C’è un doppio movimento in questa preghiera benedetta: ci avvicina al mistero della Madonna come Mediatrice di Grazia e, attraverso la mediazione di Maria, ci rivela il mistero di Gesù nostro divino Salvatore. Mediazione e Redenzione vanno insieme. Mentre il Rosario ci rivela il contributo della Madonna nella nostra Redenzione, lei, da parte sua, ci conduce a Gesù, l’unica fonte di grazia e di pace, il nostro Redentore.

Riflettiamo di più su queste due caratteristiche del Santo Rosario. La prima: ci porta a una chiara comprensione del ruolo di Maria nella storia della salvezza come Mediatrice. Ci rivolgiamo al magistero di un papa che ha dedicato un grande sforzo a spiegare l’importanza del Rosario, Leone XIII, che ha scritto dodici lettere encicliche su questa benedetta preghiera mariana. Nella lettera enciclica Iucunda Semper (8 settembre 1894), afferma:

«Il ricorso che abbiamo a Maria nella preghiera consegue all’ufficio che ella ricopre continuamente accanto al trono di Dio come Mediatrice della grazia divina; essendo per dignità e per merito a Lui molto gradita e, perciò, superando in potenza tutti gli angeli e i santi in cielo».

Leone XIII continua invocando la Madonna in questo modo:

«[N]ogliamo ricorrere a te, noi miseri figli di Eva, o santa Madre di Dio. A te eleviamo le nostre preghiere, perché tu sei la Mediatrice, potente e pietosa allo stesso tempo, della nostra salvezza. Oh, per la dolcezza delle gioie che ti sono venute dal tuo Figlio Gesù, per la tua partecipazione ai suoi ineffabili dolori, per gli splendori della sua gloria che risplendono in te, ti supplichiamo all’istante, ascolta, sii pietoso, ascoltaci, anche se indegni!».

Con questa invocazione il nostro cammino è tracciato in modo solido: in compagnia della nostra Mediatrice celeste, ci avviciniamo a Gesù per conoscerlo e amarlo. Poi giungiamo alla seconda caratteristica del Rosario: alimentare la nostra fede. Avvicinati alla Madonna, attraverso di lei e in lei, contempliamo i misteri della nostra salvezza. C’è ancora di più. Con l’intersezione delle Ave Maria con la meditazione sui misteri della vita di Nostro Signore, arriviamo a conoscere meglio la nostra fede e di conseguenza la mettiamo in un’azione orante. Di nuovo un doppio movimento: come la fede alimenta la contemplazione, la contemplazione della vita di Nostro Signore alimenta la fede. Il paradigma cattolico di lex orandi, lex credendi è rappresentato, in scala ridotta, mentre preghiamo il Rosario. Più crediamo, più preghiamo, e più preghiamo, più e meglio crediamo. Partiamo da una fede chiara e preghiamo il Rosario. Al contrario, ma in modo sinfonico, preghiamo il Rosario per conoscere meglio la nostra fede e per crescere in essa. Dopo la preghiera liturgica e strettamente dipendente da essa, il Rosario soddisfa al meglio tutti i requisiti per una vita cristiana buona e intenzionale.

In un’altra Enciclica sul Rosario, Adiutricem populi (5 settembre 1895), Leone XIII, dopo aver ricordato i grandi titoli attribuiti dalla Tradizione alla Madonna, come “Mediatrice nostra”, “Riparatrice del mondo intero” e “Dispensatrice di tutti i doni celesti” (titoli che scuoterebbero il minimalismo contemporaneo), insegna così:

«[N]on ultimo tra i vantaggi del Rosario è il mezzo pronto e facile che mette nelle sue mani per nutrire la sua fede e per preservarlo dall’ignoranza della sua religione e dal pericolo dell’errore. L’origine stessa del Rosario lo rende chiaro. Quando tale fede viene esercitata ripetendo vocalmente il Padre Nostro e l’Ave Maria delle preghiere del Rosario, o meglio ancora, nella contemplazione dei misteri, è evidente quanto siamo vicini a Maria. Perché ogni volta che recitiamo devotamente il Rosario in supplica davanti a lei, siamo ancora una volta portati faccia a faccia con la meraviglia della nostra salvezza; osserviamo i misteri della nostra Redenzione come se si stessero svolgendo davanti ai nostri occhi; e mentre uno segue l’altro, Maria si rivela allo stesso tempo come Madre di Dio e nostra Madre».

La salvezza ci viene mostrata e donata quando preghiamo il Rosario, sottolinea Leone XIII. Questo è davvero straordinario, una grazia di prima classe ricevuta dalla Madonna, la Mediatrice della salvezza. Inoltre, con il Rosario, contempliamo Gesù nei suoi misteri. La mediazione di Maria ci conduce a una piena comprensione cristocentrica di questa preghiera mariana piena di grazia. Quando lo preghiamo, contempliamo Gesù con gli occhi della Madonna, come se i suoi misteri si stessero svolgendo proprio in quel momento in cui preghiamo. Con la mente e il cuore assorti nella contemplazione, ascoltiamo Gesù insegnare, lo vediamo soffrire, risorgere e così via. Il Rosario è contemplare Gesù con la Madonna.

Questo pensiero era caro anche a Papa Giovanni Paolo II. Scrisse la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, in cui esortava a contemplare Gesù con gli occhi della Madonna, rivolti a lui fin dall’Annunciazione e rimasti fissi su di lui per tutta la sua vita terrena e dopo:

«”Maria ha vissuto con gli occhi fissi su Cristo, facendo tesoro di ogni sua parola: «Serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19; cfr 2, 51). I ricordi di Gesù, impressi nel suo cuore, la accompagnavano sempre, portandola a riflettere sui vari momenti della sua vita accanto al Figlio. Quei ricordi saranno in un certo senso il “rosario” che reciterà ininterrottamente per tutta la sua esistenza terrena».

Ci avete mai pensato? La Madonna stessa recitava il santo Rosario, ma in un modo tutto particolare: i ricordi del Figlio erano talmente impressi nel suo Cuore Immacolato da diventare la sua preghiera quotidiana, un cammino spirituale di fede e di amore attraverso la vita di Gesù. La vita di Maria era un Rosario ininterrotto di amore e contemplazione. Era con Gesù mentre si realizzavano tutti i suoi misteri salvifici. Ancora una volta una duplice situazione: era presente nello svelamento del mistero e, nello stesso tempo, lo pregava nella contemplazione. Con sguardo materno orante, fissava tutti i misteri nel suo Cuore. Custodiva e meditava nel suo Cuore tutte queste parole (cfr Lc 2, 19.51). Presenza e preghiera si mescolavano fino a essere una cosa sola.

Nella stessa lettera, Giovanni Paolo II ha scritto anche che «nella recita del Rosario, la comunità cristiana entra in contatto con i ricordi e lo sguardo contemplativo di Maria». Anche noi, quindi, siamo presenti al mistero che si dispiega nella preghiera. Presenza e preghiera diventano un’unica esperienza anche per noi, mentre preghiamo con questa benedetta catena di grazia.

Concludiamo questa riflessione con le ultime righe della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei del beato Bartolo Longo:

«O Benedetto Rosario di Maria, dolce catena che ci unisci a Dio, vincolo d’amore che ci unisci agli angeli, torre di salvezza contro gli assalti dell’Inferno, porto sicuro nel nostro universale naufragio, noi non ti abbandoneremo mai».

In tre righe, il Beato Bartolo Longo sintetizza perché dovremmo essere attaccati al Rosario. Che sia la nostra preghiera preferita. Dovremmo recitarla giorno dopo giorno, fino a quel giorno in cui chiuderemo gli occhi a questo mondo per riaprirli nella contemplazione della Nostra Madre Celeste in paradiso. E con lei vedremo Gesù, il Frutto benedetto del suo grembo. Amen.

Traduzione a cura del nostro Staff

(voiceofthefamily.com)

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