Gesù dice: Non giudicate, affinché non siate giudicati. Ma in che senso?

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Giudicare o non giudicare. Il dilemma di San Girolamo

 
Giudicare o non giudicare. Il dilemma di San Girolamo

Cosa possiamo giudicare? Come dovremmo giudicare?

Immagine a lato: Domenico Ghirlandaio (1448–1494), San Girolamo nello studio

Negli ultimi anni, quando parlavo con alcuni miei conoscenti della terribile crisi che sta attraversando sia il mondo moderno sia la Chiesa, uno degli “argomenti” utilizzati dai miei interlocutori per mettermi a tacere era tratto direttamente dal Vangelo di Matteo:

Non giudicate, affinché non siate giudicati (Matteo 7:1). (1)

Tutte queste situazioni sono diventate per me una buona occasione per riflettere sul brano biblico in relazione al quale mi è stato chiesto di sospendere la mia capacità di giudizio. Ho così iniziato a leggere le interpretazioni dei Santi Padri e Dottori della Chiesa, che sono assolutamente unitarie e convergenti. I due aspetti estremamente importanti riguardanti l’interpretazione dell’affermazione di Nostro Signore “Non giudicate, affinché non siate giudicati” si riferiscono, in primo luogo, al contenuto – cosa dovremmo e non dovremmo giudicare – e, in secondo luogo, al modo in cui giudichiamo – come giudichiamo. Li considererò uno per uno, ma non prima di aver menzionato il dilemma di San Girolamo – un dilemma espresso attraverso una domanda che ci condurrà direttamente al cuore della questione:

Ma se ci proibisce di giudicare, come mai Paolo giudica il Corinzio che aveva commesso impurità? O come fa Pietro a convincere Anania e Saffira di falsità? (2)

Entrambe le situazioni evocate dall’illustre traduttore della Vulgata sembrano implicare il contrario di quanto affermato in Matteo 7,1 e Luca 6,37. Il primo episodio si trova, come ricorderete, nel capitolo 5 della prima lettera di san Paolo ai Corinzi. Lì, l’apostolo rimprovera i membri di quella comunità per non aver giudicato e punito con la scomunica l’adultero incestuoso. Il modo in cui l’apostolo si esprime sembra quindi contrario all’insegnamento del Salvatore:

Poiché io, assente di corpo ma presente di spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha fatto ciò (1 Corinzi 5: 3) +.

Quanto al giudizio di Pietro su Anania e Saffira negli Atti degli Apostoli (5, 1-10), le cose sono ancora più drammatiche: non solo l’apostolo li ha giudicati, ma entrambi furono puniti all’istante – per opera dello Spirito Santo – per il peccato di aver nascosto una parte dei propri beni, che avevano mentito di aver donato interamente alla Chiesa. Sono i due episodi evocati da san Girolamo. A prima vista, entrambi sembrano contraddire l’insegnamento evangelico di Matteo 7, 1. Poiché Dio, autore della Sacra Scrittura, non può contraddirsi, i Padri della Chiesa ci hanno spiegato qual è l’interpretazione di questi passi.
 
Come si può facilmente comprendere dal terzo versetto del testo del Vangelo secondo Matteo, dobbiamo preoccuparci anzitutto di togliere «la trave dal nostro occhio»:

E perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? (Matteo 7:3).

Il fatto che un simile comportamento sia sbagliato diventa evidente quando si giudicano i peccati minori degli altri più dei propri. San Giovanni Crisostomo dimostra che Dio non ha proposto il suo insegnamento per sospendere completamente il nostro giudizio, ma per disciplinare e moderare la nostra tendenza a considerarci superiori al prossimo:

Egli non ci proibisce di giudicare in modo assoluto ogni peccato, ma impone questo divieto a coloro che sono essi stessi pieni di grandi mali e giudicano gli altri per mali molto piccoli.

San Cirillo d’Alessandria segue la stessa interpretazione, dimostrando che è un errore dimenticare o ignorare le nostre passioni e i nostri peccati mentre ci occupiamo di quelli degli altri:

Qui esprime quella peggiore inclinazione dei nostri pensieri e dei nostri cuori, che è il primo inizio e l’origine di un orgoglioso disprezzo. Infatti, sebbene sia giusto che gli uomini guardino in se stessi e camminino secondo Dio, non lo fanno, ma guardano alle cose degli altri e, dimenticando le proprie passioni, osservano le debolezze di alcuni e li rendono oggetto di rimprovero.

Per essere veri discepoli del nostro Signore Gesù Cristo, dobbiamo rinunciare a noi stessi, prendere la nostra croce e seguirLo ( Matteo 16:24). Tuttavia, per rinunciare a noi stessi, dobbiamo esaminare seriamente la nostra anima per scoprire tutte le passioni, i vizi e le debolezze che ci dominano. Ovviamente, un tale atteggiamento non dovrebbe permettere a nessuno di preoccuparsi più degli altri e dei loro peccati che dello stato della propria anima. San Francesco di Sales afferma chiaramente che «ciascuno ha già abbastanza da fare nel giudicare se stesso, senza assumersi il compito di giudicare il prossimo» .(3)

Cosa possiamo giudicare

Un secondo punto molto importante che deve essere chiarito riguarda il contenuto del giudizio. Cosa possiamo giudicare? In primo luogo, veniamo resi consapevoli di ciò che non possiamo giudicare. Ad esempio, non possiamo giudicare questioni poco chiare e confuse, o coloro le cui intenzioni non sono chiare. Sant’Agostino afferma che “dobbiamo guardarci particolarmente dai giudizi affrettati, quando non appare con quale animo l’azione è stata compiuta”. Allo stesso modo, si dovrebbero evitare i giudizi di coloro che sono più avanti nel cammino della virtù verso coloro che sono alle prime armi. Chi prega tutte le ore del giorno e un Rosario completo non dovrebbe giudicare chi recita solo le preghiere del mattino e della sera. Chi digiuna a pane e acqua non dovrebbe giudicare chi digiuna a pesce, uova e latte. Sebbene il progresso sul cammino della virtù sia fortemente incoraggiato, si devono evitare giudizi che possano generare disprezzo per il prossimo.
 
Anche San Francesco di Sales ci mette in guardia da qualsiasi giudizio affrettato [il giudizio temerario -ndr]. Ad esempio, ci mostra come parlare con delicatezza, senza precipitarci a condannare, di chi beve o mangia troppo. Il fatto che qualcuno beva, magari, un bicchiere in più ogni tanto, non dovrebbe indurci a dire che quella persona è un ubriacone. Noè e Lot si ubriacarono, ma questo non significa che fossero ubriaconi. Ma “quando non riusciamo a trovare alcuna scusa per il peccato, affermiamo almeno tutta la compassione che possiamo per esso e attribuiamolo ai motivi meno dannosi che possiamo trovare, come l’ignoranza o l’infermità”.
 
Ci sono, tuttavia, alcuni peccati specifici che richiedono sempre il giudizio di coloro che sono veri cristiani, come abbiamo già visto nel caso dei santi apostoli Pietro e Paolo nei due esempi citati da San Girolamo. Quali sono questi peccati? Ecco la spiegazione di Sant’Agostino:

Suppongo che il comando qui non sia altro che quello di dare sempre la migliore interpretazione possibile a quelle azioni la cui intenzione appare dubbia. Ma riguardo a quelle che non possono essere compiute con una buona intenzione, come adulteri, bestemmie e simili, Egli ci permette di giudicare; ma di azioni indifferenti che ammettono di essere compiute con una buona o cattiva intenzione, è temerario giudicare, ma ancor più condannare.

Pertanto, quei peccati che non possono mai essere scusati, come l’adulterio, la contraccezione, l’aborto, le bestemmie, le violazioni dei principi del pudore e tutti quegli atti e quelle azioni con cui gli altri sono incoraggiati a peccare, possiamo e anzi dobbiamo denunciarli. Ci sono due categorie speciali di peccatori – gli eretici e gli scismatici – che dobbiamo denunciare pubblicamente o addirittura condannare con tutta fermezza, dice San Francesco di Sales. Facendo questo, compiamo un vero atto di carità:

Bisogna parlare liberamente di condanna dei nemici dichiarati di Dio e della Sua Chiesa, gli eretici e gli scismatici: è vera carità indicare il lupo dovunque si insinui nel gregge.

Come giudichiamo?

Infine, l’ultimo punto dell’insegnamento dei Santi e dei Dottori della Chiesa riguarda il modo in cui dovremmo parlare dei peccati altrui. Come, dunque, parlare dei peccati altrui? San Giovanni Crisostomo, con una frase illuminante, sottolinea l’essenza dell’atteggiamento cristiano, mostrando che, in effetti, l’affermazione del Vangelo secondo Matteo «Non giudicate, per non essere giudicati» rappresenta un’esortazione a non essere «giudici severi», ma a

correggerlo (cioè il peccatore), sì, ma non come un nemico che cerca vendetta, bensì come un medico che applica un rimedio.

Sulla stessa falsariga, mostra

che i cristiani non dovrebbero disprezzare altri cristiani ostentando la propria rettitudine, odiando gli altri spesso solo per sospetto, condannandoli e coltivando rancori privati sotto la parvenza di pietà.

San Gregorio di Nissa, riconoscendo lo stesso diritto di giudicare, aggiunge che la parola del Vangelo «non proibisce di giudicare con perdono». Da tutto ciò, comprendiamo che l’essenza dell’insegnamento biblico riguarda sempre la carità che dobbiamo esercitare nei confronti di chi sbaglia, secondo la parola della preghiera del Pater noster :

Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Matteo 6:12).

In conclusione, riassumo ciò che ci insegnano i Santi Padri e Dottori della Chiesa.

Il versetto del Vangelo secondo Matteo, «Non giudicate, affinché non siate giudicati», non implica affatto una sospensione totale del giudizio. Al contrario, riguardo a certi peccati, il giudizio è necessario, come abbiamo visto nei casi degli apostoli Pietro e Paolo, menzionati da San Girolamo. Tuttavia, il giudizio che applichiamo al prossimo deve essere applicato con carità e non con il desiderio di annientare chi ha sbagliato; con misericordia e speranza nella possibilità della sua correzione. La virtù della prudenza, soprattutto in quelle situazioni in cui le cose non sono chiare, è assolutamente necessaria. Se possibile e veniamo ascoltati, possiamo cercare di aiutare chi ha sbagliato attraverso consigli e insegnamenti capaci di indicargli cosa può fare per rimediare ai suoi errori e riparare i peccati commessi. I casi in cui siamo tenuti, per carità, a denunciare e persino a condannare i peccati sono l’eresia e lo scisma. Tuttavia, il pentimento e la penitenza devono essere sempre tenuti presenti.

Infine, vorrei aggiungere a tutto questo la necessità di preghiere per la conversione dei peccatori. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, insieme ad altri santi, sottolinea che due intenzioni perpetue nelle nostre preghiere dovrebbero essere:

1) l’accorciamento del tempo di purificazione delle anime del purgatorio e
2) la conversione dei peccatori ostinati.

Santa Maria, Ora Pro Nobis!
Robert Lazu Kmita, 20 giugno 2025
___________________________
1 In una forma leggermente diversa, lo stesso insegnamento appare anche in Luca 6:37: Non giudicate e non sarete giudicati. 

2 Le citazioni dei Padri della Chiesa provengono dalla Catena Aurea di San Tommaso d’Aquino. I testi contenenti i commenti ai Vangeli di Matteo e Luca sono disponibili online qui: https://www.ecatholic2000.com/catena/untitled-14.shtml e qui: https://www.ecatholic2000.com/catena/untitled-67.shtml [Consultato il: 20 giugno 2025]. 
3 San Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota : https://ccel.org/ccel/desales/devout_life/devout_life.v.xxviii.html [Consultato il: 20 giugno 2025].

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

 
 

RICORDA CHE:

Catena Aurea di San Tommaso d’Aquino

7:1–2

1. Non giudicate, affinché non siate giudicati.

2. Perché con il giudizio con cui giudicate, sarete giudicati; e con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi.

AGOSTINO . (ubi sup.) Poiché quando si provvede in anticipo a queste cose temporali per il futuro, non è certo con quale scopo ciò venga fatto, poiché può avvenire con una mente semplice o doppia, opportunamente aggiunge: Non giudicare.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Egli ha tratto fin qui le conseguenze delle sue ingiunzioni sull’elemosina; ora affronta quelle relative alla preghiera. E questa dottrina è in un certo senso una continuazione di quella della preghiera; come se dovesse recitare: “Rimetti a noi i nostri debiti”, e poi dovesse seguire: “Non giudicare, affinché non siate giudicati”.

GIROLAMO . Ma se ci proibisce di giudicare, come mai Paolo giudica il Corinzio che aveva commesso impurità? O Pietro condanna Anania e Saffira per falsità?

PSEUDO-CRISOSTOMO . Ma alcuni interpretano questo passo in un certo senso, come se il Signore non proibisse ai cristiani di rimproverare gli altri per buona volontà, ma intendesse solo che i cristiani non dovessero disprezzare altri cristiani ostentando la propria rettitudine, odiando gli altri spesso solo per sospetto, condannandoli e coltivando rancori privati ​​sotto l’apparenza della pietà.

CRISOSTOMO . Perciò non dice: «Non far cessare un peccatore», ma non giudicare; cioè, non essere un giudice severo; correggilo, sì, ma non come un nemico che cerca vendetta, bensì come un medico che applica un rimedio.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Ma che nemmeno in questo modo i cristiani debbano correggere i cristiani è dimostrato dall’espressione: “Non giudicate”. Se però non correggono in questo modo, otterranno forse il perdono dei loro peccati, perché è detto: “E non sarete giudicati”? Infatti, chi ottiene il perdono di un peccato precedente, non aggiungendone un altro? Abbiamo detto questo, volendo dimostrare che qui non si parla di non giudicare il prossimo che pecca contro Dio, ma di chi può peccare contro noi stessi. Infatti, chi non giudica il prossimo che ha peccato contro di lui, non sarà giudicato da Dio per il suo peccato, ma gli perdonerà il suo debito come lui stesso ha perdonato.

CRISOSTOMO . Altrimenti; Egli non ci proibisce di giudicare in modo assoluto ogni peccato, ma impone questo divieto a coloro che sono essi stessi pieni di grandi mali e giudicano gli altri per mali molto piccoli. Allo stesso modo, Paolo non proibisce in modo assoluto di giudicare coloro che peccano, ma critica i discepoli che giudicavano il loro maestro e ci istruisce a non giudicare coloro che sono al di sopra di noi.

ILLARIO . Altrimenti; Egli ci proibisce di giudicare Dio riguardo alle Sue promesse; poiché come i giudizi tra gli uomini si fondano su cose incerte, così questo giudizio contro Dio deriva da qualcosa di dubbio. E perciò Egli vorrebbe che eliminassimo del tutto questa consuetudine; perché qui non è peccato, come in altri casi, aver emesso un giudizio falso; ma qui abbiamo iniziato a peccare se abbiamo pronunciato un giudizio.

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 18.) Suppongo che il comando qui non sia altro che quello di dare sempre la migliore interpretazione a quelle azioni di cui sembra dubbio l’intento con cui sono state compiute. Ma riguardo a quelle che non possono essere compiute con un buon proposito, come adulteri, bestemmie e simili, Egli ci permette di giudicare; ma di azioni indifferenti che ammettono di essere compiute con un proposito buono o cattivo, è temerario giudicare, ma ancor più condannare. Ci sono due casi in cui dovremmo guardarci particolarmente dai giudizi affrettati, quando non appare con quale intento l’azione è stata compiuta; e quando non appare ancora che tipo di uomo possa risultare qualcuno che ora sembra buono o cattivo. Pertanto non dovremmo né biasimare quelle cose di cui sappiamo con quale intento sono compiute, né biasimare quelle che sono manifeste, come se disperassimo di poter guarire. Qui si potrebbe pensare che ci sia difficoltà in ciò che segue: Con il giudizio con cui giudicate, sarete giudicati. Se giudichiamo con un giudizio affrettato, Dio ci giudicherà forse con lo stesso? O se abbiamo misurato con una misura falsa, esiste forse presso Dio una misura falsa con cui possa essere misurato a nostra volta? Perché per misura, suppongo, qui si intenda il giudizio. Sicuramente questo significa solo che la fretta con cui punisci un altro sarà essa stessa la tua punizione. Infatti l’ingiustizia spesso non nuoce a chi subisce il torto; ma deve sempre nuocere a chi commette il torto.

AGOSTINO (De civ. Dei, XXI, 11). Alcuni dicono: “Come è vero che Cristo dice: E con la stessa misura con cui misurerete, sarà misurato a voi, se il peccato temporale deve essere punito con la sofferenza eterna?”. Non osservano che non si dice la stessa misura a causa dell’uguale spazio di tempo, ma a causa dell’uguale retribuzione, cioè che chi ha fatto il male debba soffrire il male, sebbene anche in questo senso si potrebbe dire di ciò di cui il Signore ha parlato qui, cioè dei giudizi e delle condanne. Di conseguenza, chi giudica e condanna ingiustamente, se è giudicato e condannato, giustamente riceve nella stessa misura, anche se non la stessa cosa che ha dato; con il giudizio ha fatto ciò che era ingiusto, con il giudizio soffre ciò che è giusto.

7:3–5

3. E perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?

4. Oppure come potrai dire al tuo fratello: Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre ecco, la trave è nel tuo occhio?

5. Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 18.) Il Signore ci ha ammonito riguardo al giudizio frettoloso e ingiusto; e poiché sono più inclini al giudizio temerario coloro che giudicano di cose incerte; e più facilmente trovano da ridire coloro che amano piuttosto dire male e condannare che curare e correggere; un difetto che nasce o dall’orgoglio o dalla gelosia – perciò Egli aggiunge: Perché guardi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello e non vedi la trave nel tuo occhio?

GIROLAMO . Egli parla di coloro che, pur essendo colpevoli di peccato mortale, non perdonano una colpa insignificante al loro fratello.

AGOSTINO . (ubi sup.) Come se avesse peccato per ira e tu lo correggessi con odio costante. Perché quanto è grande la differenza tra una trave e una pagliuzza, così grande è la differenza tra ira e odio. Perché l’odio è ira divenuta inveterata. Se sei adirato con qualcuno, forse vorresti che si correggesse, ma non se lo odi.

CRISOSTOMO . Molti fanno questo: se vedono un monaco con una veste superflua o un pasto abbondante, prorompono in amare accuse, sebbene loro stessi ogni giorno ne approprino, lo divorino e soffrano per l’eccesso di alcol.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Questo è detto ai dottori. Perché ogni peccato è o grande o piccolo a seconda del carattere del peccatore. Se è un laico, è piccolo e una pagliuzza in confronto al peccato di un sacerdote, che è la trave.

ILARIO . Altrimenti; Il peccato contro lo Spirito Santo consiste nel togliere a Dio il potere che ha influenza, e a Cristo la sostanza che è eterna, attraverso il quale, come Dio venne all’uomo, così l’uomo allo stesso modo verrà a Dio. Quanto più grande è la trave della pagliuzza, tanto più grande è il peccato contro lo Spirito Santo di tutti gli altri peccati. Come quando i non credenti si oppongono ai peccati carnali degli altri e nascondono in sé il peso di quel peccato, vale a dire che non confidano nelle promesse di Dio, essendo le loro menti accecate come il loro occhio potrebbe essere da una trave.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Cioè, con quale faccia puoi accusare di peccato tuo fratello, quando tu stesso stai vivendo nello stesso peccato o in uno ancora più grande?

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 19.) Quando dunque ci troviamo nella necessità di trovare da ridire su qualcuno, consideriamo innanzitutto se il peccato è tale che non abbiamo mai commesso; in secondo luogo, che siamo ancora uomini e possiamo cadervi; poi, se è un peccato che abbiamo commesso e che ora non abbiamo commesso, e allora lasciamo che la nostra comune fragilità ci venga in mente, affinché la pietà e non l’odio precedano la correzione. Se ci trovassimo nella stessa colpa, non rimproveriamo, ma gemiamo con chi ci ha offeso e lo invitiamo a lottare con noi. Raramente, in verità, e in casi di grande necessità, si ricorre al rimprovero; e solo affinché si serva il Signore e non noi stessi.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti: Come dici a tuo fratello? Cioè, con quale scopo? Per carità, per salvare il prossimo? Certamente no, perché vorresti prima salvare te stesso. Tu non desideri quindi guarire gli altri, ma coprire con la buona dottrina una vita cattiva e ottenere la lode della dottrina dagli uomini, non la ricompensa dell’edificazione da Dio, e sei un ipocrita; come segue: Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 19.) Infatti, rimproverare il peccato è dovere dei buoni, mentre i cattivi, quando lo fanno, agiscono in modo parziale, dissimulando il proprio carattere e assumendone uno che non appartiene loro.

CRISOSTOMO . Ed è da notare che ogni volta che intende denunciare un grave peccato, inizia con un epiteto di rimprovero, come qui sotto: Servo malvagio, ti ho condonato tutto quel debito; (Mt 18,32) e così qui: Ipocrita, scaccia per primo. Poiché ciascuno conosce meglio le proprie cose che quelle degli altri, e vede di più le cose grandi che quelle minori, e ama se stesso più del prossimo. Pertanto Egli ordina a chi è accusato di molti peccati di non essere un giudice severo delle colpe altrui, soprattutto se sono piccole. Con ciò non proibisce di accusare e correggere; ma proibisce di sminuire i nostri peccati e di magnificare quelli degli altri. Infatti è necessario che tu prima esamini diligentemente quanto grandi possano essere i tuoi peccati, e poi metta alla prova quelli del tuo prossimo; da cui segue: e allora ci vedrai chiaramente per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

AGOSTINO . (ubi sup.) Avendo infatti tolto dal nostro occhio la trave dell’invidia, della malizia o dell’ipocrisia, vedremo chiaramente come togliere la trave dall’occhio del nostro fratello.

7:6

6. Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

AGOSTINO . (ubi sup.) Poiché la semplicità alla quale Egli aveva ordinato nei precetti precedenti potrebbe indurre alcuni a concludere erroneamente che è altrettanto sbagliato nascondere la verità quanto dire ciò che è falso, Egli aggiunge giustamente: Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Il Signore ci aveva comandato di amare i nostri nemici e di fare del bene a coloro che peccano contro di noi. Affinché da questo i sacerdoti non si ritenessero obbligati a comunicare anche a loro le cose di Dio, Egli represse ogni simile pensiero dicendo: Non date ciò che è santo ai cani; come a dire: Vi ho ordinato di amare i vostri nemici e di fare loro del bene con i vostri beni temporali, ma non con i miei beni spirituali, senza distinzione. Perché sono vostri fratelli per natura ma non per fede, e Dio dà i beni di questa vita in egual misura ai degni e agli indegni, ma non così le grazie spirituali.

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 20.) Vediamo ora cos’è la cosa santa, cosa sono i cani, cosa le perle, cosa i porci? La cosa santa è tutto ciò che sarebbe empietà corrompere; un peccato che può essere commesso dalla volontà, anche se la cosa stessa viene disfatta. Le perle sono tutte cose spirituali che devono essere tenute in grande stima. Così, sebbene una stessa cosa possa essere chiamata sia cosa santa che perla, tuttavia è chiamata santa perché non deve essere corrotta; e chiamata perla perché non deve essere disprezzata.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Ciò che è santo denota il battesimo, la grazia del corpo di Cristo e simili; ma i misteri della verità sono intesi dalle perle. Poiché come le perle sono racchiuse nelle conchiglie, e queste nelle profondità del mare, così i misteri divini racchiusi nelle parole sono custoditi nel profondo significato della Sacra Scrittura.

CRISOSTOMO . E a coloro che sono di mente retta e hanno intendimento, quando vengono rivelati, sembrano buoni; ma a coloro che non hanno intendimento, sembrano meritare più riverenza perché non sono compresi.

AGOSTINO . (ubi sup.) I cani sono coloro che assalgono la verità; i porci non possiamo erroneamente scambiare per coloro che disprezzano la verità. Pertanto, poiché i cani si lanciano a sbranare, e ciò che sbranano non lascia che rimanga intatto, Egli disse: Non date ciò che è santo ai cani; perché si sforzano con tutto il loro potere di distruggere la verità. I ​​porci, sebbene non assalgano mordendo come i cani, tuttavia imbrattano calpestando, e per questo Egli disse: Non gettate le vostre perle davanti ai porci.

RABANO . Oppure: I cani sono tornati al loro vomito; i porci non sono ancora tornati, ma si rotolano nel fango dei vizi.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Il cane e il maiale sono animali impuri; il cane in effetti sotto ogni aspetto, poiché non rumina né ha l’unghia divisa; ma i maiali solo sotto un aspetto, poiché hanno l’unghia divisa, sebbene non ruminino. Quindi penso che per cane dobbiamo intendere i gentili che sono completamente impuri, sia nella loro vita che nella loro fede; mentre per maiali dobbiamo intendere gli eretici, perché sembrano invocare il nome del Signore. Non date dunque ciò che è santo ai cani, perché il battesimo e gli altri sacramenti non devono essere dati se non a coloro che hanno la fede. Allo stesso modo i misteri della verità, cioè le perle, non devono essere dati se non a coloro che desiderano la verità e vivono con ragione umana. Se poi li gettate ai porci, cioè a coloro che si prostrano nell’impurità della vita, non ne comprendono il valore, ma li stimano come altre favole mondane e li calpestano con la loro vita carnale.

AGOSTINO . (ubi sup.) Ciò che è disprezzato si dice calpestato: perciò è detto: Affinché non lo calpestino.

GLOSSARIA . (interlin.) Egli dice: Affinché non avvenga che si convertano saggiamente dalla loro impurità.

AGOSTINO . (ubi sup.) Quanto segue: Volgetevi e stracciatevi, non si riferisce alle perle stesse, perché queste vengono calpestate, e quando si voltano per ascoltare qualcosa di più, allora stracciano colui dal quale erano state gettate le perle che avevano calpestato. Infatti non troverete facilmente ciò che piacerà a chi ha disprezzato cose ottenute con grande fatica. Chiunque dunque si metta a insegnare tali cose, non vedo come non possa essere calpestato e stracciato da coloro a cui insegna.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Oppure: I porci non solo calpestano le perle con la loro vita carnale, ma dopo un po’ si ribellano e, con la disobbedienza, sbranano coloro che li offendono. Anzi, spesso, quando si sentono offesi, li accusano falsamente come seminatori di nuovi dogmi. Anche i cani, avendo calpestato le cose sante con le loro azioni impure, sbranano il predicatore della verità con le loro dispute.

CRISOSTOMO . Ben è detto: Affinché non si convertano; perché fingono mansuetudini per poter imparare; e quando hanno imparato, attaccano.

PSEUDO-CRISOSTOMO . A ragione proibì di dare perle ai porci. Se infatti non si devono offrire ai porci, che sono meno impuri, quanto più si devono negare ai cani, che sono tanto più impuri. Ma riguardo al dare ciò che è santo, non possiamo essere della stessa opinione; visto che spesso diamo la benedizione ai cristiani che vivono come bruti; e non perché la meritino, ma perché, per caso, essendo offesi più gravemente, non periscano completamente.

AGOSTINO (ubi sup.) Dobbiamo quindi stare attenti a non spiegare il dovuto a chi non lo capisce; poiché gli uomini cercano più ciò che è nascosto che ciò che è svelato. Egli o attacca con ferocia come un cane, o sorvola con stupidità come un maiale. Ma non ne consegue che se la verità viene tenuta nascosta, si pronunci falsità. Il Signore stesso, che non ha mai mentito, eppure talvolta ha nascosto la verità, come in questo: Ho ancora molte cose da dirvi, che ora non siete in grado di portare (Giovanni 16:12). Ma se qualcuno non è in grado di ricevere queste cose a causa della sua impurità, dobbiamo prima purificarlo per quanto sta in nostro potere, sia con le parole che con i fatti. Ma poiché si scopre che il Signore ha detto alcune cose che molti che lo ascoltavano non hanno ricevuto, ma le hanno rifiutate o disprezzate, non dobbiamo pensare che in ciò abbia dato la cosa santa ai cani o abbia gettato le sue perle ai porci. Egli diede a coloro che erano in grado di ricevere, e che erano nella compagnia, che non era opportuno trascurare per l’impurità degli altri. E sebbene coloro che lo tentarono potessero perire in quelle risposte che Egli diede loro, tuttavia coloro che potevano riceverle in occasione di queste domande udirono molte cose utili. Chi quindi sa cosa si deve rispondere dovrebbe rispondere, almeno per il bene di coloro che potrebbero cadere nella disperazione se pensassero che la domanda proposta sia una a cui non si può rispondere. Ma questo solo nel caso di questioni che riguardano l’istruzione della salvezza; di cose superflue o dannose non si dovrebbe dire nulla; ma si dovrebbe poi spiegare per quale motivo non dovremmo rispondere su tali punti a chi chiede.

7:7–8

7. Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto.

8. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.

GIROLAMO . Avendo prima proibito di pregare per le cose della carne, ora mostra cosa dobbiamo chiedere, dicendo: Chiedete e vi sarà dato.

AGOSTINO . (ubi sup.) Altrimenti; quando comandò di non dare le cose sante ai cani e di non gettare le perle ai porci, l’ascoltatore consapevole della propria ignoranza avrebbe potuto dire: “Perché mi ordini di non dare le cose sante ai cani, quando non vedo ancora di avere nulla di santo?”. Perciò aggiunge a tempo debito: “Chiedete e vi sarà dato”.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Dopo aver dato loro alcuni comandamenti per la santificazione della preghiera, dicendo: Non giudicate, aggiunge di conseguenza: Chiedete e vi sarà dato, come se dicesse: Se osservate questa misericordia verso i vostri nemici, qualunque cosa vi sembri chiusa, bussate e vi sarà aperta. Chiedete dunque in preghiera, pregando giorno e notte; cercate con cura e fatica; poiché né faticando solo nelle Scritture acquisiamo conoscenza senza la grazia di Dio, né otteniamo la grazia senza studio, affinché il dono di Dio non venga concesso agli incuranti. Ma bussate con la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Poiché come chi bussa a una porta non solo grida con la sua voce, ma colpisce con la sua mano, così chi fa buone opere bussa con le sue opere. Ma direte: questo è ciò che prego di sapere e di fare, come posso farlo, prima di ricevere? Fate ciò che potete per poter fare di più e mantenete ciò che sapete per poter arrivare a conoscere di più. Oppure altrimenti; avendo in precedenza comandato a tutti gli uomini di amare i propri nemici, e dopo aver ingiunto di non dare cose sante ai cani con il pretesto dell’amore; qui Egli dà un buon consiglio: pregate Dio per loro e sarà loro concesso; cercate coloro che sono persi nei peccati e li troveranno; bussate a coloro che sono rinchiusi negli errori e Dio aprirà loro affinché la loro parola possa accedere alle loro anime. Oppure altrimenti; poiché i precetti dati sopra erano al di là della portata della virtù umana, Egli li invia a Dio, alla cui grazia nulla è impossibile, dicendo: Chiedete e vi sarà dato, affinché ciò che non può essere compiuto dagli uomini possa essere compiuto mediante la grazia di Dio. Poiché quando Dio fornì agli altri animali un piede veloce o un’ala veloce, artigli, denti o corna, creò l’uomo in modo tale che Egli stesso fosse la sua unica forza, affinché, costretto dalla sua debolezza, avesse sempre bisogno del suo Signore.

GLOSSARIA . (ord.) Chiediamo con fede, cerchiamo con speranza, bussiamo con amore. Devi prima chiedere per avere; poi cercare per trovare; e infine osservare ciò che hai trovato per poter entrare.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 21.) Chiedere significa ottenere la salute dell’anima per poter compiere ciò che ci è stato comandato; cercare, invece, riguarda la scoperta della verità. Ma quando qualcuno avrà trovato la vera via, ne entrerà effettivamente in possesso, che tuttavia è aperto solo a chi bussa.

AGOSTINO . (Ritrattazioni i. 19.) In che modo queste tre cose differiscano tra loro, ho pensato bene di spiegarlo in questo lavoro; ma sarebbe meglio riferirle tutte alla preghiera immediata; perciò egli conclude in seguito, risparmiando, che darà cose buone a coloro che gliele chiedono.

CRISOSTOMO . E aggiungendo “cercate” e “bussate”, ci ordina di chiedere con grande insistenza e forza. Perché chi cerca, scaccia ogni altra cosa dalla mente e si rivolge unicamente a ciò che cerca; e chi bussa viene con veemenza e animo ardente.

PSEUDOCRISOSTOMO . Aveva detto: Chiedete e vi sarà dato; e i peccatori, udendo, avrebbero forse potuto dire: Il Signore esorta qui coloro che ne sono degni, ma noi siamo indegni. Perciò lo ripete per poter raccomandare la misericordia di Dio sia ai giusti che ai peccatori; e perciò dichiara che chiunque chiede riceve; cioè, che sia giusto o peccatore, non esiti a chiedere; affinché sia ​​pienamente evidente che nessuno viene trascurato se non chi esita a chiedere a Dio. Infatti non è credibile che Dio ingiunga agli uomini quell’opera di pietà che si manifesta nel fare del bene ai nostri nemici, e non agisca Lui stesso (essendo buono).

AGOSTINO . (Tract. in Joan. 44. 13.) Perciò Dio ascolta i peccatori; perché se non ascoltasse i peccatori, il pubblicano disse invano: Signore, abbi pietà di me peccatore; (Lc 18,13) e con quella confessione meritò la giustificazione.

AGOSTINO . (Prospero, Sentenze 212.) Chi con fede offre suppliche a Dio per le necessità di questa vita viene ascoltato con misericordia, e non ascoltato con misericordia. Infatti il ​​medico sa meglio del malato cosa sia bene per la sua malattia. Ma se chiede ciò che Dio promette e comanda, la sua preghiera sarà esaudita, perché l’amore accoglie ciò che la verità provvede.

AGOSTINO . (Ep. 31. 1.) Ma il Signore è buono, e spesso non ci dà ciò che vorremmo, per darci ciò che vorremmo piuttosto preferire.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 21.) C’è inoltre bisogno di perseveranza, affinché possiamo ricevere ciò che chiediamo.

AGOSTINO . (Serm. 61. 5.) Poiché Dio a volte differisce i suoi doni, li raccomanda soltanto e non li nega. Infatti ciò che si attende a lungo è più dolce quando si ottiene; ma ciò che viene subito è considerato a buon mercato. Chiedi dunque e cerca le cose giuste. Perché chiedendo e cercando cresce il desiderio di ricevere. Dio ti riserva quelle cose che non è disposto a darti subito, affinché tu impari a desiderare molto cose grandi. Perciò dobbiamo pregare sempre e non venir meno.

7:9–11

9. Oppure chi è l’uomo tra voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra?

10. Oppure se gli chiede un pesce, gli darà una serpe?

11. Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a coloro che gliele chiedono?

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 21.) Come sopra aveva citato gli uccelli del cielo e i gigli del campo, affinché le nostre speranze si elevassero dal minore al maggiore, così fa anche in questo luogo, quando dice: O chi tra voi?

PSEUDO-CRISOSTOMO . Affinché nessuno, considerando quanto grande sia la differenza tra Dio e l’uomo e soppesando i propri peccati, disperi di ottenere e non si decida mai a chiedere, egli propone un paragone tra padre e figlio: affinché, se disperiamo a causa dei nostri peccati, possiamo sperare nella bontà paterna di Dio.

CRISOSTOMO . Due sono le cose necessarie a chi prega: chiedere con fervore e chiedere le cose che si deve chiedere. E queste sono cose spirituali; come Salomone, che chiese le cose giuste, le ottenne prontamente.

PSEUDO-CRISOSTOMO . E quali siano le cose che dovremmo chiedere, egli lo mostra sotto forma di pane e di pesce. Il pane è la parola riguardante la conoscenza di Dio Padre. La pietra è ogni falsità che costituisce un inciampo per l’anima.

REMIGIO . Per il pesce possiamo intendere la parola riguardante Cristo, per il serpente il Diavolo stesso. Oppure per il pane si può intendere la dottrina spirituale; per la pietra l’ignoranza; per il pesce l’acqua del Santo Battesimo; per il serpente le astuzie del Diavolo, ovvero l’incredulità.

RABANUS . Oppure; il pane, che è il cibo comune, simboleggia la carità, senza la quale le altre virtù non servono a nulla. Il pesce simboleggia la fede, che nasce dall’acqua del battesimo, è gettata in mezzo alle onde di questa vita e tuttavia vive. Luca aggiunge una terza cosa, un uovo (Luca 11:12), che simboleggia la speranza; poiché un uovo è la speranza dell’animale. Alla carità, Egli oppone una pietra, cioè la durezza dell’odio; alla fede, un serpente, cioè il veleno del tradimento; alla speranza, uno scorpione, cioè la disperazione, che punge all’indietro, come lo scorpione.

REMIGIO . Il senso quindi è: non dobbiamo temere che, se chiediamo a Dio nostro Padre pane, cioè dottrina o amore, Egli ci dia una pietra; cioè, che permetta che il nostro cuore sia contratto dal gelo dell’odio o dalla durezza dell’anima; o che quando chiediamo la fede, permetta che moriamo del veleno dell’incredulità. Da qui segue: Se dunque siete malvagi.

CRISOSTOMO . Questo Egli disse senza sminuire la natura umana, né confessando che l’intero genere umano è malvagio; ma chiama l’amore paterno male in confronto alla Sua bontà. Tale è la sovrabbondanza del Suo amore verso gli uomini.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Perché in confronto a Dio, che è preminentemente buono, tutti gli uomini sembrano malvagi, come ogni luce appare oscura in confronto al sole.

GIROLAMO . O forse definì malvagi gli Apostoli, condannando nella loro persona l’intero genere umano, il cui cuore è incline al male fin dall’infanzia, come leggiamo nella Genesi. Né c’è da meravigliarsi che Egli definisca malvagia questa generazione (Gen. 8:22), come dice anche l’Apostolo: Poiché i giorni sono malvagi.

AGOSTINO . (ubi sup.) Oppure; Chiama cattivi (Ef 5,16) coloro che sono amanti di questo mondo; per cui anche i beni che essi danno devono essere chiamati buoni secondo il senso di coloro che li stimano tali; anzi, anche nella natura delle cose sono beni, cioè beni temporali e tali che appartengono a questa vita debole.

AGOSTINO . (Serm. 61, 3.) Perché quel bene che rende buoni gli uomini è Dio. L’oro e l’argento sono beni non in quanto ti rendono buono, ma in quanto con essi puoi fare del bene. Se dunque siamo cattivi, tuttavia, avendo un Padre che è buono, non rimaniamo mai cattivi.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 21.) Se dunque noi, che siamo cattivi, sappiamo dare ciò che ci viene chiesto, quanto più dobbiamo sperare che Dio ci dia cose buone quando gliele chiediamo?

PSEUDO-CRISOSTOMO . Dice cose buone, perché Dio non dà tutto a coloro che glielo chiedono, ma solo cose buone.

GLOSSARIA . (ord.) Poiché da Dio riceviamo solo cose buone, qualunque esse ci sembrino quando le riceviamo; perché tutte le cose cooperano al bene del suo amato.

REMIGIO . E sia noto che dove Matteo dice: Egli darà cose buone, Luca ha: darà il suo Spirito Santo. (Luca 11:13) Ma questo non deve sembrare contrario, perché tutte le cose buone che l’uomo riceve da Dio, sono date per la grazia dello Spirito Santo.

7:12

12. Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini facciano a voi, fatele anche voi a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.

AGOSTINO . (ubi sup.) La fermezza e la forza di camminare sulla via della saggezza con buone abitudini ci vengono così presentate, grazie alle quali gli uomini sono condotti alla purezza e alla semplicità di cuore; di cui, dopo aver parlato a lungo, egli conclude così: Tutto ciò che volete, ecc. Poiché non c’è uomo che voglia che un altro agisca verso di lui con un cuore doppio.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Egli ci aveva comandato in precedenza, per santificare le nostre preghiere, che gli uomini non giudicassero coloro che peccano contro di loro. Poi, interrompendo il filo del suo discorso, aveva introdotto vari altri argomenti, per cui ora, quando torna al comando con cui aveva iniziato, dice: Tutto ciò che volete, ecc. Cioè: non solo vi comando di non giudicare, ma tutto ciò che vorreste che gli uomini facessero a voi, fatelo a loro; e allora sarete in grado di pregare in modo da ottenere.

GLOSSARIA . (ord.) Altrimenti; Lo Spirito Santo è il distributore di tutti i beni spirituali, affinché le opere di carità possano essere compiute; per questo aggiunge: Tutte le cose dunque ecc.

CRISOSTOMO . Altrimenti; Il Signore desidera insegnare che gli uomini dovrebbero cercare aiuto dall’alto, ma allo stesso tempo contribuire con ciò che è in loro potere; perciò dopo aver detto: Chiedete, cercate e bussate, prosegue insegnando apertamente che gli uomini dovrebbero preoccuparsi di se stessi, aggiungendo: Tutto ciò che volete ecc.

AGOSTINO (Serm. 61, 7). Altrimenti: il Signore aveva promesso che avrebbe dato cose buone a coloro che gliele chiedono. Ma affinché Egli riconosca i suoi supplicanti, riconosciamo anche noi i nostri. Infatti coloro che chiedono sono in tutto, tranne che nel possedere beni materiali, uguali a coloro a cui chiedono. Quale faccia puoi avere nel chiedere al tuo Dio, quando non riconosci il tuo pari? Questo è ciò che è detto nei Proverbi: Chi chiude l’orecchio al grido del povero, griderà e non sarà ascoltato (Prov. 21,13). Ciò che dovremmo dare al nostro prossimo quando ci chiede, affinché noi stessi possiamo essere ascoltati da Dio, possiamo giudicarlo da ciò che vorremmo che gli altri ci dessero; perciò Egli dice: Tutto ciò che volete.

CRISOSTOMO . Non dice semplicemente: “Tutto, qualunque cosa”, ma: “Tutto dunque”, come se dicesse: “Se volete essere ascoltati, oltre a ciò che vi ho detto ora, fate anche questo”. E non dice: “Tutto quanto vorreste fosse fatto a voi da Dio, fatelo al vostro prossimo”, perché non diciate: “Ma come potrei?”, ma dice: “Tutto quanto vorreste fosse fatto a voi dal vostro compagno, fatelo anche al vostro prossimo”.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 22.) Alcuni testi latini aggiungono qui, “cose ​​buone”, che suppongo sia stato inserito per rendere il senso più chiaro. Infatti, accadde che uno potesse desiderare che fosse commesso un crimine per il proprio vantaggio, e interpretasse questo passo in modo tale che prima dovesse fare lo stesso a colui da cui voleva che gli fosse fatto. Sarebbe assurdo pensare che quest’uomo avesse eseguito questo comando. Eppure il pensiero è perfetto, anche se questo non viene aggiunto. Infatti le parole “Tutto ciò che volete”, non devono essere intese nel loro significato ordinario e vago, ma nel loro senso esatto e proprio. Infatti non c’è volontà se non nei buoni; (ma ved. Retract. i. 9. n. 4.) nei malvagi è piuttosto chiamato desiderio, e non volontà. Non che le Scritture osservino sempre questa proprietà; ma dove c’è bisogno, mantengono il termine appropriato in modo che non sia necessario intenderne un altro.

CIPRIANO . (Tr. vii.) Poiché la Parola di Dio, il Signore Gesù Cristo, venne a tutti gli uomini, Egli riassunse tutti i suoi comandamenti in un unico precetto: Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, fatelo anche voi a loro; e aggiunge: questa è la Legge e i Profeti.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Infatti, tutto ciò che la Legge e i Profeti contengono in tutte le Scritture, è racchiuso in questo unico precetto compendioso, come gli innumerevoli rami di un albero che nascono da un’unica radice.

GREGORIO . (Mor. x. 6.) Chi pensa di dover fare agli altri ciò che si aspetta che gli altri facciano a lui, considera veramente come può ricambiare il male con il bene e il bene con il meglio.

CRISOSTOMO . Da ciò è chiaro ciò che dovremmo fare, poiché nel nostro caso tutti sappiamo cosa è giusto, e quindi non possiamo rifugiarci nella nostra ignoranza.

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 22.) Questo precetto sembra riferirsi all’amore del prossimo, non a quello di Dio, poiché altrove dice: “Due sono i comandamenti da cui dipendono la Legge e i Profeti”. Ma poiché qui non dice “tutta la Legge”, come dice lì, riserva un posto all’altro comandamento riguardante l’amore di Dio.

AGOSTINO . (De Trin. viii. 7.) Altrimenti; la Scrittura non menziona l’amore di Dio, dove dice: Tutto ciò che volete; perché chi ama il prossimo deve di conseguenza amare l’Amore stesso sopra ogni cosa; ma Dio è Amore; perciò ama Dio sopra ogni cosa.

7:13–14

13. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa.

14. Perché stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 22). Il Signore ci aveva ammonito in precedenza ad avere un cuore semplice e puro con cui cercare Dio; ma poiché questo appartiene a pochi, inizia a parlare della ricerca della sapienza. Per la cui ricerca e contemplazione si è formato, attraverso tutto quanto precede, un occhio tale da poter discernere la via stretta e la porta stretta; per cui aggiunge: Entrate per la porta stretta.

GLOSSARIA . (ord.) Sebbene sia difficile fare a un altro ciò che vorresti fosse fatto a te stesso, tuttavia dobbiamo farlo per poter entrare per la porta stretta.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Questo terzo precetto è di nuovo collegato al corretto metodo di digiuno, e l’ordine del discorso sarà questo: Ma tu, quando digiuni, ungiti il ​​capo; e poi viene: Entrate per la porta stretta. Perché ci sono tre passioni principali nella nostra natura, che aderiscono maggiormente alla carne: il desiderio di cibo e bevande; l’amore dell’uomo per la donna; e in terzo luogo, il sonno. Queste sono più difficili da recidere dalla natura carnale rispetto alle altre passioni. E quindi l’astensione da nessun’altra passione santifica il corpo quanto l’essere casti, astinenti e perseveranti nelle veglie. A causa di tutte queste virtù, ma soprattutto a causa del digiuno più faticoso, è per questo che Egli dice: Entrate per la porta stretta. La porta della perdizione è il Diavolo, attraverso il quale entriamo all’inferno; la porta della vita è Cristo, attraverso il quale entriamo nel regno dei cieli. Si dice che il Diavolo sia una porta larga, non estesa dalla potenza del suo potere, ma resa ampia dalla licenza del suo orgoglio sfrenato. Cristo è detto una porta stretta non per la piccolezza del suo potere, ma per la sua umiltà; poiché Colui che il mondo intero non contiene, si è rinchiuso nei limiti del grembo della Vergine. La via della perdizione è il peccato di qualsiasi tipo. Si dice che sia ampia perché non è contenuta entro la regola di alcuna disciplina, ma coloro che vi camminano seguono ciò che desiderano. La via della vita è tutta giustizia, ed è chiamata stretta per le ragioni opposte. Bisogna considerare che se uno non cammina nella via, non può arrivare alla porta; così coloro che non camminano nella via della giustizia, è impossibile che conoscano veramente Cristo. Allo stesso modo, non si corre nelle mani del Diavolo se non si cammina nella via dei peccatori.

GLOSSARIO . (ord.) Sebbene l’amore sia vasto, tuttavia conduce gli uomini lontano dalla terra attraverso vie difficili e scoscese. È abbastanza difficile abbandonare tutte le altre cose e amare Uno solo, non aspirare alla prosperità, non temere le avversità.

CRISOSTOMO . Ma poiché Egli dichiara più avanti: Il mio giogo è piacevole e il mio carico leggero, come mai dice qui che la via è stretta e angusta? Anche qui insegna che è leggera e piacevole; perché qui c’è una via e una porta, come quell’altra, che è chiamata larga e spaziosa, ha anch’essa una via e una porta. Di queste non rimarrà nulla; ma tutto passerà. Ma passare attraverso fatica e sudore e giungere a un buon fine, cioè la vita, è conforto sufficiente per coloro che affrontano queste lotte. Perché se i marinai possono prendere alla leggera le tempeste e i soldati le ferite nella speranza di ricompense effimere, molto di più quando il Cielo è dinanzi a loro e le ricompense sono immortali, nessuno guarderà ai pericoli imminenti. Inoltre, il fatto stesso che Egli la chiami stretta contribuisce a renderla facile; con questo li ha avvertiti di essere sempre vigili; questo il Signore dice per risvegliare i nostri desideri. Chi lotta in un combattimento, se vede il principe ammirare gli sforzi dei combattenti, ottiene più coraggio. Non rattristiamoci dunque quando molti dolori ci colpiscono qui, perché la via è stretta, ma non la città; perciò non dobbiamo cercare riposo qui, né aspettarci alcun dolore là. Quando dice: “Pochi sono quelli che lo trovano”, indica la lentezza dei molti e istruisce i suoi ascoltatori a non guardare alla prosperità dei molti, ma alle fatiche dei pochi.

GIROLAMO . Presta attenzione alle parole, perché hanno una forza speciale: molti camminano sulla via larga, pochi trovano la via stretta. Infatti la via larga non ha bisogno di essere cercata, e non si trova, ma si presenta prontamente; è la via di tutti coloro che si smarriscono. Mentre la via stretta non tutti la trovano, né, una volta trovata, vi camminano subito. Molti, dopo aver trovato la via della verità, catturati dai piaceri del mondo, abbandonano a metà strada.

7:15–20

15. Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci.

16. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai cardi?

17. Così ogni albero buono produce frutti buoni; ma ogni albero cattivo produce frutti cattivi.

18. Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo può produrre frutti buoni.

19. Ogni albero che non produce buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.

20. Perciò dai loro frutti li riconoscerete.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Il Signore aveva precedentemente comandato ai suoi apostoli di non fare elemosine, preghiere e digiuni davanti agli uomini, come gli ipocriti; e affinché sapessero che tutte queste cose possono essere fatte con ipocrisia, Egli dice: Fate attenzione ai falsi profeti.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 23.) Dopo che il Signore ebbe detto che erano pochi quelli che trovavano la porta stretta e la via angusta, affinché gli eretici, i quali spesso si raccomandavano per la loro esiguità numerica, non si intromettessero qui, soggiunse subito: Guardatevi dai falsi profeti.

CRISOSTOMO . Avendo insegnato che la porta è stretta, perché molti ne pervertono la via che conduce ad essa, prosegue: “Guardatevi dai falsi profeti”. E affinché siano più cauti, ricorda loro le cose che furono fatte tra i loro padri, chiamandoli falsi profeti; perché anche in quel giorno accaddero cose simili.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Ciò che è scritto più avanti, che la Legge e i Profeti esistettero fino a Giovanni (Mt 11,13), è detto perché non ci sarebbe stata alcuna profezia riguardo a Cristo dopo la sua venuta. Profeti ci sono stati e ci sono, ma non profeti di Cristo, ma piuttosto interpreti di cose che erano state profetizzate su Cristo dagli antichi, cioè dai dottori delle Chiese. Poiché nessuno può spiegare il significato profetico, se non lo Spirito di profezia. Il Signore, quindi, sapendo che ci sarebbero stati falsi dottori, li mette in guardia da diverse eresie, dicendo: “Guardatevi dai falsi profeti”. E poiché non volevano essere manifestati come Gentili, ma nascondersi sotto il nome cristiano, non disse “Guardate”, ma: “State attenti”. Infatti, una cosa certa si vede semplicemente o si guarda; ma quando è incerta, si osserva o si considera attentamente. Dice anche: “State attenti”, perché è una sicura precauzione di sicurezza conoscere colui che si evita. Ma questa forma di avvertimento, “Fate attenzione”, non implica che il Diavolo introdurrà eresie contro la volontà di Dio, ma solo con il Suo permesso; ma poiché non avrebbe scelto servi senza prova, perciò manda loro la tentazione; e poiché non voleva che perissero per ignoranza, perciò li avverte in anticipo. Inoltre, affinché nessun maestro eretico possa sostenere che Egli abbia parlato qui di maestri gentili ed ebrei e non di loro, aggiunge: che vengono da voi in veste di pecore. I cristiani sono chiamati pecore, e la veste di pecore è una forma di cristianesimo e di religione finta. E nulla scaccia ogni bene quanto l’ipocrisia; poiché il male che si riveste di apparenza di bene, non può essere protetto, perché è sconosciuto. Ancora, affinché l’eretico non possa affermare che Egli parli qui dei veri maestri che erano ancora peccatori, aggiunge: Ma interiormente sono lupi rapaci. Ma i dottori cattolici, se anche fossero stati peccatori, sono considerati servi della carne, ma non lupi rapaci, perché non è loro scopo distruggere i cristiani. È chiaro quindi che Egli parla di dottori eretici; essi infatti assumono l’aspetto di cristiani, per poter sbranare il cristiano con le zanne malvagie della seduzione. A proposito di costoro l’Apostolo dice: “So che dopo la mia partenza entreranno tra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge” (Atti 20:29).

CRISOSTOMO . Eppure può sembrare che qui Egli abbia preso di mira, con il titolo di falsi profeti, non tanto gli eretici, quanto coloro che, pur vivendo in modo corrotto, sfoggiano un’apparenza di virtù; per questo è detto: Dai loro frutti li riconoscerete. Infatti, tra gli eretici è spesso possibile trovare una vita virtuosa, ma tra quelli che ho nominato mai.

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 24). Perciò giustamente ci si chiede: quali frutti Egli vuole che guardiamo? Molti stimano infatti tra i frutti alcune cose che appartengono al vello della pecora, e in questo modo si ingannano riguardo ai lupi. Infatti praticano il digiuno, l’elemosina o la preghiera, che ostentano davanti agli uomini, cercando di compiacere coloro ai quali queste cose sembrano difficili. Non sono dunque questi i frutti con cui Egli ci insegna a discernerli. Le azioni compiute con buona intenzione sono il vello proprio della pecora stessa, quelle compiute con cattiva intenzione o per errore non sono altro che un vello di lupi; ma le pecore non devono odiare il proprio vello perché spesso viene usato per nascondere i lupi. Quali sono dunque i frutti dai quali possiamo riconoscere un albero cattivo? L’Apostolo dice: Le opere della carne sono manifeste, e sono fornicazione, impurità, ecc. (Gal. 5:19). E quali sono i frutti che ci permettono di riconoscere un albero buono? Lo stesso Apostolo insegna, dicendo: I frutti dello Spirito sono amore, gioia, pace.

PSEUDO-CRISOSTOMO . I frutti di un uomo sono la confessione della sua fede e le opere della sua vita; poiché chi pronuncia secondo Dio parole di umiltà e una vera confessione, è una pecora; ma chi contro la verità ulula bestemmie contro Dio, è un lupo.

GIROMANO . Ciò che qui si dice dei falsi profeti possiamo applicarlo a tutti coloro il cui abito e la cui parola promettono una cosa, e le cui azioni ne dimostrano un’altra. Ma si deve intendere in modo particolare per gli eretici, i quali, osservando la temperanza, la castità e il digiuno, si circondano come di una veste di santità, ma poiché i loro cuori sono avvelenati, ingannano le anime dei fratelli più semplici.

AGOSTINO . (non occ.) Ma dalle loro azioni possiamo congetturare se questa loro apparenza esteriore sia solo un’ostentazione. Infatti, quando per qualche tentazione vengono loro sottratti o negati i beni che avevano ottenuto o cercato di ottenere con questo male, allora è necessario che appaia se sono il lupo travestito da pecora o la pecora travestita da pecora.

GREGORIO . (Mor. xxxi. 14.) Anche l’ipocrita è frenato dai tempi pacifici della Santa Chiesa, e perciò appare rivestito di pietà; ma segue una prova di fede, subito il lupo vorace nel cuore si spoglia della sua pelle di pecora, e mostra con la persecuzione quanto grande sia la sua rabbia contro i buoni.

CRISOSTOMO . E un ipocrita si riconosce facilmente; perché la via che gli viene comandata di percorrere è dura, e l’ipocrita è restio a faticare. E affinché tu non dica di non essere in grado di riconoscere chi è tale, Egli ribadisce ciò che aveva detto con l’esempio degli uomini, dicendo: Si raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai cardi?

PSEUDO-CRISOSTOMO . L’uva ha in sé un mistero di Cristo. Come il grappolo sostiene molti acini tenuti insieme dal fusto legnoso, così Cristo tiene molti credenti uniti a sé dal legno della Croce. Il fico, a sua volta, è la Chiesa che unisce molti fedeli con un dolce abbraccio di carità, così come il fico contiene molti semi racchiusi in un unico involucro. Il fico ha quindi questi significati: amore nella sua dolcezza, unità nella stretta adesione dei suoi semi. Nell’uva si mostra pazienza, in quanto viene gettata nel torchio; gioia, perché il vino rallegra il cuore dell’uomo; purezza, perché non è mescolato con acqua; e dolcezza, in quanto diletta. Le spine e i cardi sono gli eretici. E come una spina o un cardo hanno aculei acuti da ogni parte, così i servi del diavolo, da qualunque parte li si guardi, sono pieni di malvagità. Spine e cardi di questo tipo non possono quindi produrre i frutti della Chiesa. E dopo aver citato in particolare alberi come il fico, la vite, la spina e il cardo, egli prosegue dimostrando che ciò è universalmente vero, dicendo: Ogni albero buono produce frutti buoni, ma ogni albero cattivo produce frutti cattivi.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 25.) In questo luogo dobbiamo guardarci dall’errore di coloro che immaginano che i due alberi si riferiscano a due nature diverse: una di Dio, l’altra no. Ma affermiamo che essi non traggono alcun volto da questi due alberi; (Manichei, vid. infr.) poiché sarà evidente a chiunque legga il contesto che Egli sta parlando qui di uomini.

AGOSTINO . (De Civ. Dei, 12. 4.) Questi uomini di cui abbiamo parlato si scandalizzano di queste due nature, non considerandole secondo la loro vera utilità; mentre non è per il nostro vantaggio o svantaggio, ma per se stessa considerata, che la natura rende gloria al suo Creatore. Tutte le nature che sono, quindi, in quanto sono, hanno una loro maniera, una loro apparenza e, per così dire, una loro armonia, e sono tutte buone.

CRISOSTOMO . Ma affinché nessuno dica: Un albero cattivo produce frutti cattivi, ma produce anche frutti buoni, e quindi diventa difficile da discernere, poiché ha un doppio prodotto; per questo motivo aggiunge: Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo può produrre frutti buoni.

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 25.) Da questo discorso i manichei suppongono che né un’anima malvagia possa essere trasformata in meglio, né un’anima buona in peggio. Come se fosse stato detto: Un albero buono non può diventare cattivo, né un albero cattivo diventare buono; mentre è detto così: Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né viceversa. L’albero è l’anima, cioè l’uomo stesso; il frutto sono le opere dell’uomo. Un uomo malvagio quindi non può compiere opere buone, né un uomo buono opere cattive. Pertanto, se un uomo malvagio vuole compiere cose buone, diventi prima buono. Ma finché continua a essere malvagio, non può produrre buoni frutti. Come è possibile che ciò che una volta era neve cessi di esserlo; ma non può essere che la neve sia calda; così è possibile che chi è stato malvagio non lo sia più; ma è impossibile che un uomo malvagio faccia del bene. Perché, sebbene a volte possa essere utile, non è lui che lo fa, ma ciò avviene per volontà della Divina Provvidenza.

RABANUS . E l’uomo è chiamato albero buono o cattivo, a seconda della sua volontà, a seconda che sia buono o cattivo. Il suo frutto sono le sue opere, che non possono essere buone quando la volontà è cattiva, né cattive quando è buona.

AGOSTINO . (vid. Op. Imp. in. Jul. v. 40. &c. et alibi.) Ma poiché è manifesto che tutte le opere cattive derivano da una volontà malvagia, come i suoi frutti da un albero malvagio; così di questa stessa volontà malvagia da dove direte che sia scaturita, se non che la volontà malvagia di un angelo è scaturita da un angelo, di un uomo da un uomo? E cos’erano queste due prima che sorgessero in loro quei mali, se non la buona opera di Dio, una natura buona e lodevole. Ecco, dunque, dal bene nasce il male; né c’era nulla da cui potesse nascere se non il bene. Intendo la volontà malvagia stessa, poiché prima di essa non c’era alcun male, nessuna opera malvagia, che non poteva derivare se non dalla volontà malvagia, come il frutto da un albero malvagio. Né si può dire che sia scaturita dal bene in questo modo, perché è stata resa buona da un Dio buono; poiché è stata fatta dal nulla, e non da Dio.

GIROLAMO . Vorremmo chiedere a quegli eretici che affermano che ci sono due nature direttamente opposte tra loro, se ammettono che un albero buono non può produrre frutti cattivi, come è stato possibile per Mosè, un albero buono, peccare come fece presso l’acqua della contraddizione? O per Pietro rinnegare il suo Signore nella Passione, dicendo: “Non conosco quell’uomo”? O come, d’altra parte, il suocero di Mosè, un albero cattivo, in quanto non credeva nel Dio d’Israele, avrebbe potuto dare un buon consiglio?

CRISOSTOMO . Non aveva ingiunto loro di punire i falsi profeti, e perciò mostra loro i terrori di quella punizione che viene da Dio, dicendo: Ogni albero che non produce buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco. Con queste parole sembra mirare anche agli ebrei, e richiama così alla mente le parole di Giovanni Battista, che denunciava la punizione contro di loro con le stesse parole. Infatti aveva parlato così agli ebrei, avvertendoli della scure imminente, dell’albero che sarebbe stato tagliato e del fuoco che non avrebbe potuto essere spento. Ma se si esamina attentamente, ecco due punizioni: essere tagliato e essere bruciato; e chi viene bruciato è anche completamente escluso dal regno; questa è la punizione più dura. Molti in verità non temono più dell’inferno; ma io dico che la caduta di quella gloria è una punizione molto più amara delle pene dell’inferno stesso. Infatti, quale male grande o piccolo non subirebbe un padre per poter vedere e godere di un figlio carissimo? Pensiamo dunque lo stesso di quella gloria; perché non c’è figlio così caro al padre come lo sono gli altri buoni, da morire e da stare con Cristo. Il dolore dell’inferno è davvero intollerabile, eppure diecimila inferni sono nulla in confronto alla caduta da quella beata gloria e all’essere odiati da Cristo.

GLOSSARIA . (non occ.) Dalla precedente similitudine egli trae la conclusione di ciò che aveva detto prima, come se fosse ora manifesto, dicendo: Perciò dai loro frutti li riconoscerete.

7:21–23

21. Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

22. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome e nel tuo nome cacciato demòni e compiuto molte opere potenti nel tuo nome?

23. E allora dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità.

GIROLAMO . Come aveva detto prima che coloro che hanno la veste di una vita buona non devono essere ricevuti a causa dell’empietà delle loro dottrine; così ora, d’altra parte, ci proibisce di condividere la fede con coloro che, pur essendo forti nella sana dottrina, la distruggono con opere malvagie. Perché è doveroso per i servi di Dio che sia la loro opera sia approvata dal loro insegnamento, sia il loro insegnamento dalle loro opere. E perciò dice: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entra nel regno dei cieli.

CRISOSTOMO . (Omelia xxiv.) In cui sembra che Egli colpisca soprattutto i Giudei che riponevano ogni cosa nei dogmi; come li accusa Paolo: Se ti chiami Giudeo e riposi nella Legge. (Rom. 2:17)

PSEUDO-CRISOSTOMO . Altrimenti; Dopo aver insegnato che i falsi profeti e i veri profeti devono essere discernuti dai loro frutti, ora prosegue insegnando più chiaramente quali sono i frutti attraverso i quali dobbiamo discernere i maestri pii da quelli empi.

AGOSTINO (Serm. in Mont. ii. 24.) Infatti, anche nel nome stesso di Cristo dobbiamo stare in guardia contro gli eretici e tutti coloro che hanno una comprensione errata e amano questo mondo, per non essere ingannati, e perciò Egli dice: Non chiunque mi dice: Signore, Signore. Ma può giustamente creare difficoltà come questo si concili con quello dell’Apostolo: Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non per mezzo dello Spirito Santo (1 Cor. 12:3). Infatti non possiamo dire che coloro che non entreranno nel regno dei cieli abbiano lo Spirito Santo. Ma l’Apostolo usa la parola “dire” per esprimere la volontà e l’intelligenza di chi dice. Dice propriamente una cosa solo chi con il suono della sua voce esprime la sua volontà e il suo proposito. Ma il Signore usa la parola nel suo senso ordinario, poiché sembra dire chi non vuole né capisce ciò che dice.

GIROLAMO . Infatti la Scrittura è solita scambiare le parole per fatti; secondo questo l’Apostolo dichiara: Confessano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere. (Tt 1,16)

AMBROSIASTER . (Comm. in 1 Cor. 12:3.) Poiché ogni verità, da chiunque proferita, viene dallo Spirito Santo.

AGOSTINO . (non occ.) Non pensiamo dunque che questo appartenga a quei frutti di cui aveva parlato prima, quando uno dice al Signore nostro: Signore, Signore; e quindi ci sembra un albero buono; il vero frutto di cui si parla è fare la volontà di Dio; da cui segue: Ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, entrerà nel regno dei cieli.

ILLARIO . Perché obbedendo alla volontà di Dio e non invocando il Suo nome, troveremo la via per il regno celeste.

PSEUDO-CRISOSTOMO . E quale sia la volontà di Dio, il Signore stesso insegna: Questa è (Giovanni 6:40). Egli dice: la volontà di colui che mi ha mandato: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna. La parola credere si riferisce sia alla confessione che alla condotta. Chi dunque non confessa Cristo o non cammina secondo la Sua parola, non entrerà nel regno dei cieli.

CRISOSTOMO . Non disse “chi fa la mia volontà”, ma la volontà del Padre mio, perché era opportuno adattarla nel frattempo alla loro debolezza. Ma l’uno sottintendeva segretamente l’altro, poiché la volontà del Figlio non è altro che la volontà del Padre.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 25.) A ciò si aggiunge anche il fatto che non dobbiamo lasciarci ingannare dal nome di Cristo non solo da coloro che portano il nome e non compiono le opere, ma ancor più da certe opere e miracoli, come quelli che il Signore operò a causa dei non credenti, ma ci ha anche avvertiti di non lasciarci ingannare da tali opere, tanto da supporre che ci fosse una sapienza invisibile laddove c’era un miracolo visibile; per questo aggiunge, dicendo: Molti mi diranno in quel giorno.

CRISOSTOMO . Osservate come Egli introduce segretamente Se stesso. Qui, alla fine del Suo Sermone, si mostra come il Giudice. Aveva già mostrato in precedenza la punizione che attende i peccatori, ma ora rivela solo chi è Colui che punirà, dicendo: Molti mi diranno in quel giorno.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Quando, cioè, Egli verrà nella maestà del Padre Suo; quando nessuno oserà più, con una disputa di molte parole, difendere una menzogna o parlare contro la verità, quando l’opera di ciascuno parlerà e la sua bocca tacerà, quando nessuno si farà avanti per un altro, ma ognuno temerà per sé stesso. Perché in quel giudizio i testimoni non saranno uomini adulatori, ma angeli che dicono la verità, e il Giudice è il giusto Signore; per cui Egli raffigura da vicino il grido degli uomini timorosi e in difficoltà, che dicono: Signore, Signore. Perché chiamare una volta non è sufficiente per chi è nella necessità del terrore.

ILLARIO . Si assicurano perfino la gloria per il loro profetizzare nell’insegnamento, per aver scacciato i demoni, per le loro opere potenti; e quindi si promettono il regno dei cieli, dicendo: Non abbiamo profetizzato nel tuo nome?

CRISOSTOMO . Ma c’è chi afferma di aver detto questo falsamente e che quindi non sono stati salvati. Ma non avrebbero osato dirlo al Giudice in Sua presenza. Ma la stessa risposta e la stessa domanda dimostrano che fu in Sua presenza che parlarono così. Infatti, essendo stati qui ammirati da tutti per i miracoli che compivano, e là vedendosi puniti, dicono meravigliati: Signore, non abbiamo forse profetizzato nel tuo nome? Altri ancora affermano di aver commesso azioni peccaminose non mentre compivano miracoli, ma in un momento successivo. Ma se così fosse, non sarebbe dimostrata proprio quella cosa che il Signore desiderava dimostrare, cioè che né la fede né i miracoli valgono nulla dove non si vive bene; come dichiara anche Paolo: Se ho fede da trasportare i monti, ma non ho carità, non sono nulla (1 Cor 13,2).

PSEUDO-CRISOSTOMO . Ma nota che Egli dice: nel mio nome, non nel mio Spirito; poiché profetizzano nel nome di Cristo, ma con lo spirito del Diavolo; tali sono gli indovini. Ma si possono riconoscere da questo: il Diavolo a volte dice il falso, lo Spirito Santo mai. Tuttavia al Diavolo è talvolta permesso di dire la verità, per lodare la sua menzogna con questa sua rara verità. Eppure scacciano i demoni nel nome di Cristo, sebbene abbiano lo spirito del suo nemico; o meglio, non li scacciano, ma sembrano solo scacciarli, con i demoni che agiscono di concerto con loro. Compiono anche opere potenti, cioè miracoli, non utili e necessari, ma inutili e infruttuosi.

AGOSTINO . (ubi sup.) Leggi anche quali cose fecero i Magi in Egitto per resistere a Mosè.

GIROLAMO . Altrimenti; Profetizzando, operando prodigi, scacciando i demoni per potere divino, spesso non rientra nei meriti di chi compie le opere, ma o l’invocazione del nome di Cristo ha questa forza; oppure viene sofferta per la condanna di coloro che invocano, o per il beneficio di coloro che vedono e ascoltano, affinché, per quanto disprezzino gli uomini che operano i prodigi, possano rendere onore a Dio. Così profetizzarono Saul, Balaam e Caifa; i figli di Seava negli Atti degli Apostoli furono visti scacciare i demoni; e si racconta che Giuda, con l’anima di un traditore, abbia compiuto molti segni tra gli altri Apostoli.

CRISOSTOMO . Poiché non tutti sono ugualmente adatti a tutte le cose; questi sono di vita pura, ma non hanno una fede così grande; quelli a loro volta hanno il contrario. Perciò Dio li convertì, per mezzo di quelli, a mostrare molta fede; e coloro che avevano fede li chiamò con questo ineffabile dono dei miracoli a una vita migliore; e a tal fine diede loro questa grazia in grande abbondanza. E dicono: Abbiamo compiuto molte opere potenti. Ma poiché furono ingrati verso coloro che li onoravano in tal modo, ne consegue giustamente: Allora vi confesserò: non vi ho mai conosciuti.

GIROMANO . Con enfasi, allora confesserò, perché per lungo tempo Egli si è astenuto dal dirlo.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Infatti, una grande ira dovrebbe essere preceduta da una grande pazienza, affinché la sentenza di Dio sia resa più giusta e la morte dei peccatori più meritata. Dio non conosce i peccatori perché non sono degni di essere conosciuti da Lui; non che li ignori del tutto, ma perché non li conosce come suoi. Dio, infatti, conosce tutti gli uomini secondo la natura, ma sembra non conoscerli perché non li ama, così come sembrano non conoscere Dio coloro che non lo servono degnamente.

CRISOSTOMO . Dice loro: Non vi ho mai conosciuti, per così dire, non solo nel giorno del giudizio, ma neppure allora, quando facevate miracoli. Perché ci sono molti che ora Egli detesta, eppure distoglie la sua ira prima della loro punizione.

GIROMANO . Nota che dice: Non vi ho mai conosciuti, in opposizione ad alcuni che dicono che tutti gli uomini sono sempre stati tra le creature razionali.

GREGORIO (Mor. xx. 7.) Da questa sentenza ci è dato di imparare che tra gli uomini si deve tenere in grande considerazione la carità e l’umiltà, e non le opere potenti. Per questo anche ora la Santa Chiesa, se ci sono miracoli degli eretici, li disprezza, perché sa che non hanno il segno della santità. E la prova della santità non sta nel compiere miracoli, ma nell’amare il prossimo come noi stessi, nel pensare sinceramente a Dio e al prossimo meglio che a noi stessi.

AGOSTINO . (Cont. Adv. Leg. ii. 4.) Ma non si dica mai, come dicono i Manichei, che il Signore ha detto queste cose riguardo ai santi Profeti; Egli ha parlato di coloro che, dopo la predicazione del suo Vangelo, sembrano parlare in suo nome senza sapere cosa dicono.

ILLARIO . Ma così si vantavano gli ipocriti, come se parlassero un po’ di loro stessi, e come se la potenza di Dio non operasse tutte queste cose, essendo invocata; ma la lettura ha portato loro la conoscenza della Sua dottrina, e il nome di Cristo scaccia i demoni. Da noi stessi dunque dobbiamo guadagnarci quella beata eternità, e da noi stessi deve essere tratto qualcosa affinché possiamo volere ciò che è bene, affinché possiamo evitare ogni male, e possiamo piuttosto fare ciò che Lui vuole che facciamo, piuttosto che vantarci di ciò che Egli ci dà la possibilità di fare. Questi dunque Egli rinnega e bandisce per le loro opere malvagie, dicendo: Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità.

GIROLAMO . Non dice: “Chi ha operato”, ma: “Chi opera iniquità”, affinché non sembri che Egli tolga il pentimento. Voi, cioè, che fino all’ora presente, quando è giunto il giudizio, pur non avendone l’opportunità, conservate tuttavia il desiderio di peccare.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Perché la morte separa l’anima dal corpo, ma non cambia il proposito del cuore.

7:24–27

24. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sulla roccia.

25. E la pioggia è caduta, e sono venuti i torrenti, e i venti hanno soffiato e si sono abbattuti su quella casa, ed essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.

26. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.

27. E la pioggia cadde, e strariparono i fiumi, e i venti soffiarono e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande.

CRISOSTOMO . Poiché ci sarebbero stati alcuni che avrebbero ammirato le cose dette dal Signore, ma non avrebbero aggiunto la dimostrazione pratica di esse, Egli li minaccia in anticipo, dicendo: Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà paragonato a un uomo saggio.

PSEUDO-CRISOSTOMO . Non disse: “Considererò saggio chi ascolta e mette in pratica”, ma: “Sarà paragonato a un uomo saggio”. Colui che è paragonato è dunque un uomo; ma a chi è paragonato? A Cristo; ma Cristo è l’uomo saggio che ha costruito la sua casa, cioè la Chiesa, sulla roccia, cioè sulla forza della fede. L’uomo stolto è il Diavolo, che ha costruito la sua casa, cioè tutti gli empi, sulla sabbia, cioè sull’insicurezza dell’incredulità, o sui carnali, che sono chiamati sabbia a causa della loro sterilità; sia perché non si uniscono, ma sono dispersi per la diversità delle loro opinioni, sia perché sono innumerevoli. La pioggia è la dottrina che bagna l’uomo, le nuvole sono quelle da cui cade la pioggia. Alcuni sono innalzati dallo Spirito Santo, come gli Apostoli e i Profeti, e altri dallo spirito del Diavolo, come gli eretici. I venti buoni sono gli spiriti delle diverse virtù, o gli angeli che operano invisibilmente nei sensi degli uomini e li conducono al bene. I venti cattivi sono gli spiriti impuri. I buoni fiumi sono gli evangelisti e i maestri del popolo; i fiumi cattivi sono gli uomini pieni di spirito impuro e traboccanti di molte parole; tali sono i filosofi e gli altri professori di sapienza mondana, dal cui ventre sgorgano fiumi di acqua morta. La Chiesa, dunque, che Cristo ha fondato, né la pioggia della falsa dottrina la indebolirà, né il soffio del diavolo la rovescerà, né l’impeto di potenti inondazioni la spazzerà via. Né contraddice questo il fatto che alcuni membri della Chiesa cadano; poiché non tutti coloro che sono chiamati cristiani sono di Cristo, ma: Il Signore conosce quelli che sono suoi (2 Timoteo 2:19). Ma contro quella casa che il diavolo ha costruito scende la pioggia della vera dottrina, i venti, cioè le grazie dello Spirito, o gli angeli; il diluvio, cioè i quattro Evangelisti e il resto dei sapienti; e così la casa cade, cioè il mondo dei gentili, affinché Cristo possa risorgere; e la rovina di quella casa fu grande, i suoi errori distrutti, le sue falsità smascherate, i suoi idoli in tutto il mondo distrutti. È dunque simile a Cristo chi ascolta le parole di Cristo e le mette in pratica; poiché costruisce su una roccia, cioè su Cristo, che è tutto buono, così che su qualsiasi tipo di bene uno costruisca, sembri di aver costruito su Cristo. Ma come la Chiesa edificata da Cristo non può essere abbattuta, così qualsiasi cristiano che si è edificato su Cristo, nessuna avversità può rovesciarlo, secondo quanto affermato in Romani 8:35: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Simile al diavolo è chi ascolta le parole di Cristo e non le mette in pratica. Perché le parole ascoltate e non messe in pratica sono come sabbia, e vengono disperse.e sparso all’esterno. La sabbia, infatti, simboleggia ogni male, o persino i beni terreni. Come la casa del Diavolo viene distrutta, così coloro che sono costruiti sulla sabbia vengono distrutti e cadono. E grande è quella rovina se ha permesso che qualcosa venisse meno al fondamento della fede; ma non se ha commesso fornicazione o omicidio, perché ha da dove può risorgere attraverso la penitenza, come Davide.

RABANUS . O la grande rovina è da intendersi con ciò con cui il Signore dirà a coloro che ascoltano e non mettono in pratica: Andate nel fuoco eterno. (Mt 25,41)

GIROLAMO . Oppure altrimenti; Sulla sabbia che è friabile e non può essere legata in una massa unica, tutta la dottrina degli eretici è costruita in modo tale da cadere.

ILLARIO . Altrimenti; con le docce Egli intende le lusinghe di piaceri dolci e dolcemente invadenti, con cui la fede è dapprima innaffiata come da ruscelli che si espandono, poi scende l’impeto di torrenti in piena, cioè i moti di un desiderio più ardente, e infine, tutta la forza delle tempeste impetuose si scatena contro di essa, cioè gli spiriti universali del regno del Diavolo la attaccano.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. in fin.) Altrimenti; La pioggia, quando è usata per indicare un male, è intesa come le tenebre della superstizione; le dicerie degli uomini sono paragonate ai venti; il diluvio simboleggia la concupiscenza della carne, che per così dire scorre sulla terra, e perché ciò che è portato dalla prosperità viene interrotto dall’avversità. Nessuna di queste cose teme chi ha la sua casa fondata sulla roccia, cioè chi non solo ascolta il comando del Signore, ma lo mette anche in pratica. E in tutte queste cose si sottopone al pericolo chi ascolta e non mette in pratica. Infatti nessuno conferma in sé ciò che il Signore comanda, né ascolta se non mettendolo in pratica. Ma va notato che quando dice: Chi ascolta queste mie parole, mostra abbastanza chiaramente che questo sermone è reso completo da tutti quei precetti da cui è formata la vita cristiana, cosicché a ragione coloro che desiderano vivere secondo essi possono essere paragonati a chi costruisce sulla roccia.

7:28–29

28. Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento:

29. Infatti egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

GLOSSARIA . (non occ.) Dopo aver riferito l’insegnamento di Cristo, ne mostra gli effetti sulla moltitudine, dicendo: E avvenne che, quando Gesù ebbe terminato queste parole, la moltitudine si meravigliava della sua dottrina.

RABANUS . Questa conclusione riguarda sia la conclusione delle parole, sia la completezza delle dottrine. Il fatto che si dica che la folla si meravigliava o si riferisce agli increduli tra la folla, che erano stupiti perché non credevano alle parole del Salvatore; oppure si riferisce a tutti loro, in quanto veneravano in Lui l’eccellenza di così grande sapienza.

PSEUDO-CRISOSTOMO . La mente dell’uomo, quando è soddisfatta, produce ragionevolmente lode, ma quando è sopraffatta, meraviglia. Infatti, tutto ciò che non siamo in grado di lodare degnamente, lo ammiriamo. Eppure la loro ammirazione riguardava più la gloria di Cristo che la loro fede, poiché se avessero creduto in Cristo, non si sarebbero meravigliati. Infatti, la meraviglia è suscitata da tutto ciò che supera l’apparenza di chi parla o agisce; e quindi non ci meravigliamo di ciò che viene fatto o detto da Dio, perché tutte le cose sono inferiori alla potenza di Dio. Ma era la moltitudine ad essere meravigliata, cioè il popolo comune, non i capi tra il popolo, che non sono soliti ascoltare con il desiderio di imparare; ma la gente semplice ascoltava con semplicità; se altri fossero stati presenti, avrebbero rotto il loro silenzio contraddicendo, poiché dove c’è maggiore conoscenza, lì c’è più forte malizia. Perché chi ha fretta di essere il primo, non si accontenta di essere il secondo.

AGOSTINO . (De Cons. Ev. ii. 19.) Da quanto qui detto, sembra che Egli abbia lasciato la folla dei discepoli – quelli tra i quali scelse dodici, che chiamò Apostoli – ma Matteo omette di menzionarlo. Infatti, sembra che Gesù abbia tenuto questo Sermone solo ai suoi discepoli, che Matteo racconta e Luca omette. Che dopo essere disceso in pianura abbia tenuto un altro discorso simile, che Luca riporta e Matteo omette. Tuttavia si può supporre che, come è stato detto sopra, abbia pronunciato un unico e identico Sermone agli Apostoli e al resto della moltitudine presente, che è stato riportato da Matteo e Luca, con parole diverse, ma con la stessa verità di sostanza; e questo spiega ciò che qui si dice della moltitudine meravigliata.

CRISOSTOMO (Omelia XXV). Aggiunge il motivo del loro stupore, dicendo: Egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi e i farisei. Ma se gli scribi lo allontanarono da loro, vedendo il suo potere manifestato nelle opere, come non si sarebbero scandalizzati quando solo le parole manifestavano il suo potere? Ma non era così per la folla; poiché, essendo di indole benevola, si lascia facilmente persuadere dalla parola di verità. Tale tuttavia era il potere con cui insegnava loro, che attrasse molti di loro a sé e li fece meravigliare; e per il piacere che provavano in ciò che veniva detto non lo lasciarono nemmeno quando ebbe finito di parlare; ma lo seguirono mentre scendeva dal monte. Erano soprattutto stupiti del suo potere, in quanto parlava non riferendosi a nessun altro come avevano parlato i Profeti e Mosè, ma dimostrando ovunque di avere autorità; infatti, nel pronunciare ogni legge, la premette con: Ma io vi dico.

GIROLAMO . Poiché, essendo Dio e Signore di Mosè stesso, Egli di Sua spontanea volontà aggiunse ciò che sembrava omesso nella Legge, o addirittura ne modificò alcune; come leggiamo sopra: Fu detto dagli antichi… Ma io vi dico. Ma gli scribi insegnarono al popolo solo ciò che era scritto in Mosè e nei Profeti.

GREGORIO . (Mor. xxiii. 13.) Oppure, Cristo parlò con particolare potenza, perché non fece alcun male per debolezza, ma noi che siamo deboli, nella nostra debolezza consideriamo con quale metodo di insegnamento possiamo provvedere al meglio ai nostri fratelli deboli.

ILLARIO . Oppure: Misurano l’efficacia del Suo potere, dalla potenza delle Sue parole.

AGOSTINO . (Serm. in Mont. ii. 25. i. 10, e segg.) Questo è ciò che è significato nel Salmo undicesimo: “Con lui farò del male”; le parole del Signore sono parole pure, argento raffinato nel fuoco, purificato dalla terra, purificato sette volte (Sal 12:5, 6). La menzione di questo numero mi ammonisce qui a riferire tutti questi precetti a quelle sette frasi che Egli ha posto all’inizio di questo Sermone; quelle, intendo, riguardanti le beatitudini. Adirarsi con il proprio fratello, senza motivo, o dirgli “Racha”, o chiamarlo stolto, è un peccato di estrema superbia, contro il quale c’è un solo rimedio: chiedere perdono con animo supplichevole, e non gonfiarsi con spirito di vanto. Beati, dunque, i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Acconsente al suo avversario, cioè, nel mostrare riverenza alla parola di Dio, colui che va a rivelare la volontà del Padre suo, non con la contesa della legge, ma con la mitezza della religione, perciò: Beati i miti, perché erediteranno la terra. Anche chiunque senta il piacere carnale ribellarsi alla sua giusta volontà, griderà: O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? (Romani 7:24). E in questo lutto implorerà l’aiuto del consolatore; da qui: Beati quelli che piangono, perché saranno consolati. Cosa c’è di più faticoso che vincere una cattiva abitudine, recidere dentro di noi quelle membra che ostacolano il regno dei cieli, e non essere abbattuti dal dolore di farlo? Sopportare in fedele vincolo matrimoniale ogni cosa, anche la più dolorosa, e tuttavia evitare ogni accusa di fornicazione. Dire la verità e approvarla non con frequenti giuramenti, ma con la probità di vita. Ma chi oserebbe sopportare tali fatiche, se non ardesse d’amore per la giustizia come di fame e sete? Beati dunque coloro che hanno fame e sete, perché saranno saziati. Chi può essere pronto a subire il male dai deboli, a offrirsi a chiunque glielo chieda, ad amare i suoi nemici, a fare del bene a coloro che lo odiano, a pregare per coloro che lo perseguitano, se non colui che è perfettamente misericordioso? Perciò, Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Mantiene puro l’occhio del suo cuore colui che pone il fine delle sue buone azioni non nel compiacere gli uomini, né nell’ottenere ciò che è necessario per questa vita, e che non condanna temerariamente il cuore di alcuno, e qualunque cosa egli dia a un altro, la dà con l’intenzione con cui vorrebbe che gli altri gliela dessero. Beati dunque i puri di cuore, perché vedranno Dio. È inoltre necessario che per mezzo di un cuore puro si trovi la via stretta della sapienza, alla quale l’inganno degli uomini corrotti è un ostacolo: Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Ma sia che accettiamo questa disposizione o qualsiasi altra, le cose che abbiamo udito dal Signore devono essere fatte, se vogliamo costruire sulla roccia.

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