Il Dogma dell’Assunzione di Maria: Radici, Rivelazione e Riconoscimento

Un’esplorazione dei privilegi della Vergine Maria, dalla sua maternità divina alla sua regalità celeste, e il loro profondo significato per la fede cattolica.

Roberto De Mattei spiega l’importanza e il significato del dogma dell’Assunzione di Maria, proclamato da Papa Pio XII nel 1950, sessanta anni prima della trasmissione. Egli chiarisce che un dogma è una verità divina rivelata e immutabile, proposta dalla Chiesa e vincolante per i fedeli. L’Assunzione di Maria, il suo essere stata portata in cielo in anima e corpo, è presentata come la naturale conseguenza della sua Immacolata Concezione e della sua maternità divina, altri dogmi mariani discussi. Il discorso sottolinea la verginità perpetua di Maria e la sua regalità celeste, enfatizzando come la sua figura unisca e non divida, invitando alla preghiera per la futura proclamazione del dogma della sua mediazione universale. Il programma include anche un dibattito con gli ascoltatori che esprimono le loro riflessioni e domande sui dogmi mariani.

Cari amici di Radio Maria, buonasera. È Roberto De Mattei che vi parla per la rubrica “Radici Cristiane”. In questa sera di agosto, voglio ricordare con voi un grande evento che ebbe luogo sessant’anni fa: la proclamazione, da parte del Papa Pio XII, del dogma dell’Assunzione, ovvero del privilegio della corporea assunzione in cielo della Vergine Maria. Quell’anno, il 1950, il Papa Pio XII celebrava con grande solennità e splendore l’Anno Santo, uno dei più importanti giubilei della storia. E la promulgazione del dogma avvenne il 1° novembre 1950 con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus. Ma Pio XII ne diede l’annuncio il 15 agosto, giorno in cui da tempo immemorabile si celebrava la festa dell’Assunta. Ed è per questo che è opportuno e bello parlarne in questo terzo mercoledì del mese di agosto, in cui ricorre il sessantesimo anniversario della ricorrenza.

Poiché parliamo di un dogma, ricordiamo il significato della parola. Il termine “dogma” o “domma”, di origine greca, equivaleva presso i classici a “criterio”, “norma”, “legge”. Nel linguaggio teologico, indica una verità rivelata da Dio e come tale proposta dalla Chiesa ai fedeli, con l’obbligo di credervi sotto pena di cadere nell’eresia e di essere separati per questo dalla Chiesa di Gesù Cristo. Il dogma, essendo verità divina, è immutabile, non può subire mutamenti o trasformazioni; però può non essere immediatamente evidente. Ed è per questo che i dogmi sono stati definiti, non tutti in una volta, ma progressivamente nel corso del tempo, dopo un’attenta riflessione teologica da parte dell’autorità della Chiesa. Tutte le verità della Chiesa, prima di essere definite come dogmi, sono state rivelate da Gesù agli Apostoli perché le custodissero e le tramandassero fino alla fine dei tempi. Con l’evangelista Giovanni, che è l’ultimo degli Apostoli, si chiude la serie delle rivelazioni pubbliche all’umanità. Perciò, le verità dogmatiche non nascono al momento della loro definizione, ma sono contenute nella rivelazione pubblica della Chiesa, quella rivelazione pubblica che è stata chiusa con la morte dell’apostolo Giovanni. Questo significa che ogni dogma esiste prima della definizione che ne viene fatta da parte della Chiesa.

Per fare un paragone, è come una stella che viene individuata nel cielo da un astronomo, ma che evidentemente preesisteva alla sua scoperta. C’è poi da aggiungere che la rivelazione pubblica della Chiesa, quella rivelazione che racchiude tutte le verità della fede cattolica, non va confusa con le rivelazioni private. La prima, la rivelazione pubblica, è chiusa per sempre. Le seconde, le rivelazioni private, continuano. Basti pensare a Lourdes, a Fatima e ad altre. Le rivelazioni private, anche dopo il riconoscimento della Chiesa, non sono né possono essere oggetto di fede divino-cattolica, per cui chi per caso non le ammettesse non cadrebbe per questo nell’eresia, mentre invece i dogmi fanno parte di quel deposito della fede che nessun cattolico, se vuole rimaner tale, può mettere in dubbio. Se non fosse così, se la rivelazione pubblica non si fosse interrotta con la morte di San Giovanni Evangelista, non sarebbe più vero che agli Apostoli fu rivelata ogni cosa dallo Spirito Santo e perderebbero significato le parole che rivolse loro Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate a tutte le genti, insegnate ad osservare tutto quello che vi ho detto. Ecco, che io sarò con voi fino alla fine del mondo”.

Il dogma dell’Assunzione non fu dunque una novità, un’invenzione del Papa. Ma Pio XII definì quel giorno come verità certa ciò che era vero da oltre diciannove secoli. Ciò che era vero, ma che non si era ancora imposto con sufficiente chiarezza. I dogmi principali della nostra fede sono quelli espressi dal segno della croce: riguardano l’unità e la Trinità di Dio e l’incarnazione, passione e morte di Gesù Cristo. Ma la Madonna è intimamente associata a questi misteri e vi sono alcune verità di fede che la riguardano direttamente. Tra queste ve ne sono alcune che sono immediatamente evidenti. La prima è la pienezza di grazia della Madonna, strettamente legata alla sua maternità divina. È così che fu salutata Maria dall’arcangelo Gabriele. Così noi lo ripetiamo ogni giorno: “Ave Maria, piena di grazia”. Ma da questa verità altre, meno evidenti, derivano in maniera logica. La pienezza di grazia esige l’esclusione di qualsiasi colpa, anche originale. E dunque la Madonna è immune da ogni peccato e colpa, è Immacolata.

Se non fosse Immacolata, perderebbe senso la sua pienezza di grazia. Ma la Madonna, essendo Immacolata, fu immune da ogni peccato. E allora è logico che non abbia subito la pena del peccato con la corruzione del suo corpo, del suo corpo nel sepolcro. Ed ecco che dalla premessa dell’Immacolata vediamo scaturire la conseguenza dell’Assunta. Non è quindi una nuova verità, ma è lo sviluppo del punto di partenza della pienezza di grazia della Madonna. Va aggiunto anche che la Madonna nella sua vita terrena ha voluto vivere particolarmente nascosta per non offuscare la missione di Gesù, ma la sua grandezza si è rivelata con il tempo e ha trovato espressione in alcuni grandi privilegi definiti dal Magistero della Chiesa. E qui sono almeno quattro quelli che dobbiamo rapidamente ricordare: la divina maternità di Maria, la sua perpetua verginità, l’Immacolata Concezione e l’Assunzione corporea in cielo. Il primo, la maternità divina, è il primo dogma mariano della Chiesa, è il fondamento di tutta la grandezza di Maria, è un privilegio che la solleva su di un piano quasi infinitamente superiore a tutti gli esseri creati, collocandola con Gesù, suo figlio, al centro della storia umana. E per comprendere questa verità di fede, quella della maternità divina, basta questo semplice ragionamento. Cristo è l’Uomo-Dio, il Verbo incarnato, cioè un’unica persona divina sussistente in due nature: la natura divina e la natura umana da Lui assunta. Ora, Maria ha partorito Cristo nella sua integrità personale, secondo la natura umana. Per questo Ella è veramente la Madre dell’Uomo-Dio, cioè la Madre di Dio stesso. E la dignità di Madre di Dio è la massima a cui può essere elevata una creatura. Una dignità superata solo dall’unione ipostatica della natura umana di Gesù con la sua natura divina. Per la sua qualità di Madre di Dio, ha detto San Tommaso, la Beata Vergine ha una dignità quasi infinita per l’infinito bene che è Dio. Il dogma della divina maternità, oltre ad essere il primo fondamentale in ordine logico tra i dogmi mariani, è anche il primo in ordine cronologico e storico, essendo stato solennemente definito il 22 giugno dell’anno 431 nella città di Efeso contro le dottrine dell’eretico Nestorio.

E questo privilegio della maternità divina è la fonte di tutti gli altri. Se la Madonna è Immacolata, se è sempre Vergine, se è assunta in anima e corpo al cielo, se è corredentrice e mediatrice di tutte le grazie, se è Regina del Cielo e della Terra, tutto questo lo è in quanto è Madre di Dio. Dopo il privilegio della maternità di Maria c’è quello della sua verginità. Verginità è l’integrità fisica degli organi della generazione. Ora, è verità di fede cattolica che la Madonna rimase vergine perfetta prima del parto, nel parto e dopo il parto. Maternità e verginità sono i due più grandi ornamenti della donna, ma non possono coesistere nello stesso momento. L’uno esclude l’altro. Solo per la Madonna non è così. Solo in lei le due prerogative sono associate. E che Maria sia stata sempre vergine, ce lo dice il Vangelo di Matteo: “Ecco che la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio che sarà chiamato l’Emmanuele, che vuol dire Dio con noi”. Si tratta di un prodigio confermato dall’angelo apparso a Giuseppe con le parole: “Quel che è nato in lei è opera dello Spirito Santo”. La Chiesa ha definito la perpetua verginità di Maria nel Concilio Lateranense, celebrato sotto il Papa Martino I nell’anno 649 d.C., e poi con il Concilio Ecumenico II di Costantinopoli nell’anno 680. La verginità perpetua di Maria è un altro fondamentale della nostra fede. E poi dobbiamo riconoscere alla Madonna un altro straordinario privilegio, quello dell’Immacolata Concezione. A differenza di tutti gli altri uomini che nascono nel peccato, Maria è stata concepita immune da ogni colpa o peccato. Il dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato dal Beato Pio IX l’8 dicembre del 1854, dice proprio questo: che la Beatissima Vergine Maria, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, fin dal primo istante della sua concezione fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale. Quattro anni dopo la Madonna apparve a Lourdes e confermò il dogma di Pio IX con quelle parole che ancora oggi risuonano piene di bellezza e di verità: “Io sono l’Immacolata Concezione”.

Potremmo dire che se la maternità è il primo privilegio di Maria nella libera scelta che ne ha fatto Dio, l’Immacolatezza è la prima conseguenza concreta della maternità divina. Dio non poteva che fare Immacolata colei che aveva scelto per madre del Figlio suo. Il terzo dogma mariano è quello dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, in anima e corpo, dalla terra alla vita celeste. Questa verità di fede scaturisce dalla maternità divina e dall’integrità verginale del corpo di Maria. Perché, essendo Maria Madre di Dio e immune dal peccato originale, non conveniva che fosse sottomessa alla corruzione della morte, che è una pena e una conseguenza del peccato. Quindi, potremmo dire che l’Immacolata è la premessa, l’Assunta è la conclusione. E Pio XII, nell’Enciclica in cui proclamò il dogma, lo spiega con queste parole: “Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo”. Ma per legge generale Dio non vuol concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte, se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò, spiega il Papa, anche i corpi, dopo la morte, si dissolvono e soltanto nell’ultimo giorno questi corpi si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma, dice Pio X, da questa legge generale Dio volle esente la Beata Vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione Immacolata. Perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro né dovette attendere la redenzione del suo corpo sino alla fine del mondo. La Madonna dunque fu miracolosamente assunta al cielo. Ma vi è a questo proposito un punto da sottolineare. Tutti i catechismi spiegano la differenza tra Assunzione e Ascensione. Gesù, essendo Uomo-Dio, salì al cielo per virtù propria, mentre la Madre, che era una creatura, seppure la più degna di tutte, salì al cielo non per virtù propria, ma per virtù di Dio. Questo non significa naturalmente che Maria, salendo al cielo, si sia materialmente appoggiata agli angeli che, supplendo la sua impotenza, la trasportarono in cielo.

Gli angeli intorno all’Assunta non servirono a sostenerla fisicamente nel volo, anche se il suo era un corpo fisico, ma servirono solo a seguirla in uno straordinario corteo. E questo perché il corpo della Madonna, per quanto fisico, era tuttavia un corpo glorioso e quindi non più sottoposto alle leggi della gravità, ma era un corpo ormai trasfigurato, sottile, agilissimo, irradiante luce e bellezza che non aveva bisogno del sostegno materiale degli angeli. C’è un altro punto su cui vale la pena fermarsi. È di fede che Maria, al termine della sua vita terrena, fu assunta in cielo, lo abbiamo detto, in anima e corpo. Però, tra i teologi si discute se la Madonna sia morta e risorta, oppure se sia stata direttamente assunta in cielo senza passare attraverso la morte e la risurrezione. Pio XII, nel definire il dogma dell’Assunzione, non si è voluto pronunciare su questo punto controverso che quindi è lasciato alla libera discussione dei teologi e alla libera credenza dei fedeli. La tradizione maggioritaria propende per la morte della Madonna, ma ci sono degli ottimi argomenti anche per la tesi opposta, che è quella dell’immortalità, tesi sostenuta da eminenti teologi quali, in Italia, il padre Gabriele Maria Roschini e monsignor Piercarlo Landucci. Monsignor Landucci, di cui consiglio il bellissimo libro Maria Santissima nel Vangelo, edito dalle Edizioni Paoline. Quel che è certo è che la morte di Maria, semmai ebbe luogo, fu una morte senza corruzione. Fu un ineffabile trapasso e la Chiesa, nella sua tradizione sia greca che latina, ha preferito esprimerla con la parola “dormizione”, che vuol dire “come un dolce addormentarsi”. “Noi”, scrive San Giovanni Damasceno, “non chiameremmo morte il tuo transito, ma sonno e migrazione”. Di certo, se morì, la Madonna non morì per violenza, anche se soffrì immensamente, tanto da essere chiamata Regina dei Martiri; ma il suo fu spirituale, non fu cruento. Non morì per violenza, non morì per infermità e questo perché è immune dal peccato, che è la causa prima della malattia del corpo. E non morì neanche per vecchiaia, perché la vecchiaia è anch’essa una sorta di malattia, di decadenza e di disfacimento del corpo.

E questo era escluso dalla perfezione fisica, dall’integrità verginale di Maria. Se dunque la Madonna non morì per violenza, né per malattia, né per vecchiaia, i teologi concludono che la sua morte, semmai morì, fu causata dall’impeto dell’amore, dall’ardentissimo desiderio che aveva di congiungersi a Dio. D’altra parte, sappiamo che l’intensità dell’amore, così come l’intensità del dolore in casi eccezionali, può anche produrre la morte. “Il suo cuore”, scrive San Francesco di Sales, “la sua anima, la sua vita stavano in cielo e come poteva ella dimorare in terra?”. Ma se invece la Madonna non morì, questo medesimo atto di amore ne trasfigurò, per così dire, il corpo che, da passibile com’è quello di ognuno di noi, si trasformò in corpo glorioso, come sarà quello dei risorti, perché noi risorgeremo in anima e corpo e questa è una verità fondamentale della fede cattolica. La voce dei popoli fin dai primi secoli celebrò l’Assunta, che può definirsi la più popolare festa della cristianità. È una delle feste più antiche, così come la devozione all’Assunta è una delle più antiche devozioni. Santo Stefano, Re d’Ungheria, che fu il primo re cristiano a consacrare il suo intero regno alla Madonna, scelse come giorno proprio il 15 agosto. Da allora, festeggiato da tutti e chiamato il “giorno di Maria, Regina di Ungheria”. Un altro sovrano, Luigi XIII, re di Francia, il 15 agosto del 1638 volle imitare il gesto di Santo Stefano, consacrando all’Assunta tutto il suo regno. Il 15 agosto d’allora divenne festa nazionale in Francia. I conquistatori spagnoli, per devozione all’Assunta, vollero chiamare Assunzione la capitale del Paraguay. Ma la testimonianza più solenne, più palpabile della loro fede, i popoli ce l’hanno tramandata nelle loro memorie storiche: chiese, cappelle, altari, dipinti, monumenti, quasi mille cattedrali e basiliche dedicate all’Assunta, tra cui la Cattedrale del Cremlino, cuore della Russia, che stanno tutte a proclamare al mondo intero la credenza unanime dei secoli cristiani. Non abbiamo il tempo di elencare le opere della poesia, della letteratura, della pittura, dell’architettura che celebrano l’Assunzione di Maria. Dante, nel canto venticinquesimo del Paradiso, si rivela come un grande cantore dell’Assunta.

In questo canto, infatti, egli vuole accertarsi quanto ci sia di vero nella leggenda medievale secondo cui San Giovanni doveva trovarsi in Paradiso anima e corpo. E San Giovanni si accorge della curiosità del poeta e gli risponde prontamente: “Perché t’abbagli per veder cosa che qui non ha loco?”. Il corpo di San Giovanni ha subito la sorte comune a tutti gli uomini. Ed è lo stesso Evangelista a dirlo al poeta con queste parole: “In terra è il mio corpo, e sarai tanto con gli altri che il numero nostro con l’eterno proposito s’appagherà”. Ed è a questo punto che Dante proclama il privilegio di Maria con queste parole: “Con le due stole nel beato chiostro son due luci sole che salirono e questo apporterai nel mondo vostro”. Le due stole sono l’anima e il corpo di Maria, il beato chiostro è il Paradiso. Le due luci sono soltanto Gesù e la Madonna. E quindi: “Con le due stole nel beato chiostro sono le due luci sole che salirono” e questo Dante si farà apostolo nella Divina Commedia di questa verità. Ma è forse nel campo della pittura che l’Assunzione ha avuto la sua maggiore esaltazione artistica. Basti qui solo un nome, quello di Tiziano, il cui capolavoro, l’Assunta, è riprodotto in un’infinità di immagini. L’opera è una grande pala d’altare dipinta da Tiziano tra il 1516 e il 1518 per la Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia. Si dice che Canova, dopo averla contemplata, la definisse “il quadro più bello del mondo”. Vi si vede Maria che sale, come sospinta da uno slancio incontenibile, verso le altezze dei cieli, mentre l’Eterno Padre in tutta la sua maestà le scende incontro. In basso, gli apostoli, raccolti attorno al sarcofago vuoto, levano lo sguardo verso la Madonna che sale in volo verso il cielo. Qualche anno dopo un altro grande maestro, Antonio Allegri, detto il Correggio, nel contemplare a Venezia l’Assunta del Tiziano, volle immortalarla anch’egli nella cattedrale di Parma, di cui affrescò la cupola dedicandola appunto all’Assunta. Alcune di queste opere d’arte sono incentrate sul momento della Dormizione di Maria che potremmo dire il punto di partenza dell’Assunzione della Madonna.

Altre opere invece raffigurano quello che potremmo definire il punto di arrivo, cioè l’ingresso della Madonna in Paradiso e la sua incoronazione come Regina del Cielo e della Terra. Il dogma dell’Assunzione è infatti strettamente legato ad un’altra verità di fede a cui Pio X dedicò una bella Enciclica, la regalità di Maria. Ecco, le radici cristiane della nostra storia sono anche quelle che esprimono queste verità fondamentali della nostra fede nelle tele, nella pietra, nei versi e anche, possiamo dire, nel nostro piccolo, nei microfoni di Radio Maria. Ma fermiamoci per il momento per riprendere tra pochi attimi la nostra conversazione.

Cari amici di Radio Maria, sono Roberto De Mattei che vi parla per la rubrica “Radici Cristiane”. Riprendiamo la nostra conversazione che questa sera è dedicata all’Assunzione, di cui abbiamo appena celebrato la festa e di cui celebriamo quest’anno anche il sessantesimo anniversario della proclamazione da parte di Pio XII il 1° novembre del 1950.

L’Assunzione della Madonna è il privilegio per cui al termine della sua vita ella non conobbe la corruzione del corpo, che è la normale conseguenza della morte, ma fu assunta al cielo in anima e corpo o poco dopo la morte o addirittura, secondo alcuni teologi, senza morire, ma in uno slancio di amore, quando il suo corpo, senza separarsi dall’anima, si trasformò in corpo glorioso come quello di Gesù e come sarà un giorno per tutti i beati. Le testimonianze sugli ultimi istanti di vita della Madonna sono scarse, ma Sant’Alfonso de Liguori le ha raccolte con scrupolo nel suo capolavoro Le Glorie di Maria e ce ne offre una ricostruzione devota, ma storicamente attendibile, basandosi su quanto hanno scritto San Giovanni Damasceno ed altri antichi scrittori. Maria dunque si trovava a Gerusalemme nella casa di Giovanni, il discepolo prediletto a cui il Signore l’aveva affidata sul Calvario. Ella era sempre immersa nella contemplazione delle cose celesti e seguiva con il pensiero e con la preghiera i suoi cari apostoli nelle loro fatiche, agli angoli più remoti del mondo dove Gesù li aveva inviati ad annunciare il Vangelo.

Quand’ecco un giorno un messaggero celeste, forse lo stesso Angelo dell’Annunciazione, le comparve per avvertirla che avrebbe presto abbandonato la scena terrestre per entrare nella gloria del Paradiso. “A questo felice annuncio”, scrive Sant’Alfonso, “che altro mai dovette fare la nostra umilissima e santissima Vergine, se non maggiormente nascondersi nel centro della sua profondissima umiltà e replicare quelle stesse parole che rispose a San Gabriele allorché le annunciò la divina maternità? Ecce Ancilla Domini. Ecco, di nuovo rispose la schiava del Signore. Egli, per sua mera bontà, mi ha eletta e fatta sua Madre; ora mi chiama al Paradiso. Io non meritavo né quello né questo onore, ma giacché Egli vuole su di me dimostrare la sua infinita liberalità, eccomi pronta a venire dove Egli vuole. Ecce Ancilla Domini, sia sempre in me adempiuta la volontà del mio Dio e Signore”. Così Sant’Alfonso. Maria, che aveva sempre il cielo nel cuore e negli occhi, non aveva bisogno di prepararsi spiritualmente all’ultimo passo; però volle visitare un’ultima volta i luoghi santi di Gerusalemme, particolarmente il Calvario dove Gesù si era immolato per la salvezza delle anime, e quindi rientrò nella sua piccola casa ad attendere l’incontro con il Signore. Giovanni fu il primo ad essere avvertito dell’imminente transito della Madonna e dopo di lui tutta la cristianità del luogo che si strinse con devoto affetto attorno a Maria per contemplarla un’ultima volta. Gli apostoli però erano lontani e irraggiungibili. Ed ecco che, secondo quanto ci dice concordemente l’antichità cristiana, Dio, con un prodigio straordinario, fece sì che tutti, anche dagli estremi confini del mondo conosciuto dove si trovavano per predicare il Vangelo, fossero miracolosamente trasportati a Gerusalemme per raccogliere l’ultimo sospiro della Beatissima Vergine. Tutti, dice la tradizione, meno San Tommaso che arrivò tre giorni dopo gli altri. Possiamo immaginare come gli apostoli, facendo corona al letto dove giaceva Maria, le raccontassero le fatiche e i successi del loro apostolato, i miracoli operati nel nome di Cristo, gli ostacoli e le persecuzioni subite per il suo nome.

Maria aveva parole di conforto e di incoraggiamento per tutti e a tutti raccomandava di non dolersi per la sua dipartita, perché continuasse ad essere per sempre Madre e protettrice della Chiesa. Agli apostoli che le chiedevano di non lasciarli orfani sulla terra senza padre e senza madre, ma di restare con loro o di portarli con lei in cielo, Maria, secondo San Giovanni Damasceno, rispose: “No, figli miei, non è questo secondo la volontà di Dio: contentatevi di fare quello che Egli di me e di voi ha disposto. A voi resta di faticare in terra per la gloria del vostro Redentore e per acquistare la nostra eterna corona. Io non vi lascio per abbandonarvi, ma per soccorrervi maggiormente con la mia intercessione nel cielo. Vi raccomando la Santa Chiesa, vi raccomando le anime redente. Questo sia l’ultimo addio e l’ultimo ricordo che io vi lascio. Lavorate per le anime, per la gloria del mio figliuolo Gesù, perché un giorno possiamo rivederci uniti in Paradiso per non separarci mai più in eterno”. Diede quindi a tutti la materna benedizione, a tutti un’ultima parola d’addio. Poi il suo volto fu rapito ad una visione. Era lo stesso Gesù che discendeva a comunicarLa, dicendole: “Prendi, o Madre mia, dalle mie mani quello stesso mio corpo che tu mi hai dato”. La Madonna lo ricevette col suo amore, mormorando: “Figlio mio, nelle tue mani raccomando il mio spirito”. Fu allora che si udirono in quella stanza le più soavi melodie e angeli discesi dal cielo vicino alla loro Regina. Fu visto un improvviso splendore trasformare in Paradiso quel punto impercettibile del nostro pianeta. “E qual la lampada che prima di finire dà un lampo più grande e poi spira”, dice Sant’Alfonso. Così quell’anima grande, quella bella Colomba del Signore, si sciolse dai legami di questa vita e se ne andò alla gloria beata dove siede e siederà Regina nel Paradiso per tutta l’eternità. Una tradizione vuole che a questo punto le pie donne avvolsero il suo corpo purissimo in una bianca sindone e tutti l’accompagnassero nei pressi del Giardino degli Ulivi dove la racchiusero nel sepolcro cospargendola di fiori. Secondo questa tradizione, passati tre giorni, arrivò per ultimo San Tommaso.

L’Apostolo non sapeva darsi pace per il ritardo e con le lacrime agli occhi chiese di poter almeno contemplare la salma adorata. Lo si volle appagare: fu fatta rotolare la pietra del sepolcro, ma quale non fu lo stupore di ognuno nel vedere il sepolcro vuoto come quello di Gesù dopo la risurrezione! Il corpo di Maria non c’era più. Nell’aria echeggiavano canti dolcissimi e, sollevando gli occhi in alto tra le schiere degli angeli, gli apostoli videro allora la Madonna con il suo corpo vero nel trionfo anticipato del cielo, in una gloria pari per magnificenza e splendore a quella di Gesù nel giorno della sua Ascensione. Secondo altri teologi, la Madonna fu assunta immediatamente al cielo dopo la sua ultima estasi di amore divino e quindi questa scena avvenne ma in maniera anticipata. Quello che è certo è che il corpo Immacolato di Maria, o per anticipata risurrezione o per un’istantanea trasformazione da corpo passibile a corpo glorioso, seguì l’anima nella glorificazione dei cieli. L’Assunzione in corpo ed anima della Madonna in cielo non è una favola, è un dogma di fede cattolica creduto da tempo immemorabile dai cristiani e proclamato solennemente da Pio X il primo novembre del 1950. Sono passati da allora sessant’anni, ma proviamo ad immergerci nell’atmosfera di quei giorni lontani. Nel 1950, la Seconda Guerra Mondiale aveva fatto quaranta milioni di morti e coperto il mondo di lutti e di rovine materiali e morali. Mentre l’Europa si riprendeva faticosamente dalle macerie del tremendo conflitto, nell’Anno Santo del 1950 la Chiesa Cattolica, governata da Pio XII, si ergeva nello splendore della sua liturgia, nella vitalità della sua dottrina e nella sua capacità di raccogliere le folle del mondo intero. Il momento culminante del giubileo fu la proclamazione del dogma dell’Assunzione il primo novembre del 1950, davanti a oltre un milione e mezzo di pellegrini. Un testimone racconta che fin dall’alba di quel giorno, Piazza San Pietro, ancora immersa nel silenzio, si trasformò in un ampio, smisurato mare in cui si riversarono correnti di folla inarrestabili e senza interruzione. Tutti i popoli e tutte le nazioni erano rappresentate in quella folla ondeggiante, mentre i canti e le preghiere si fondevano armonicamente.

Preceduto dalla bianca processione dei vescovi in piviale e mitra, apparve sotto il baldacchino, fiancheggiato dai flabelli, sulla sedia gestatoria, il Papa. Dopo aver implorato l’assistenza dello Spirito Santo, Pio XII, nel profondo silenzio della moltitudine, scandì con parole ferme e commosse la formula con cui solennemente definiva essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Erano le 9:45 del primo novembre del 1950. Il mondo intero, collegato via radio all’immensa piazza, esultò. “Sembrava una visione”, racconta un testimone, “eppure era una realtà”. Pio XII benedisse fino a notte inoltrata perché la folla non cessava di chiamarlo. Dopo che la finestra si chiuse, a una fiumana di popolo che lasciava la piazza ne subentrava un’altra. Tutti volevano essere benedetti ancora una volta prima che quel giorno meraviglioso finisse. In serata, tutta la Città Eterna si illuminò e divenne un immenso braciere di luci. Le chiese, i campanili, i monumenti, il Campidoglio, il Colosseo, i Fori, Castel Sant’Angelo, erano un’indescrivibile festa di luci in onore della Madonna assunta in cielo. Si chiudeva così una giornata memorabile. E il 30 ottobre di quello stesso anno, pre-vigilia del giorno della definizione del dogma, Pio X aveva avuto la straordinaria grazia di contemplare nei giardini del Vaticano lo stesso spettacolo del sole volteggiante nel cielo come un globo infuocato a cui avevano assistito settantamila pellegrini a Fatima in Portogallo oltre trent’anni prima, il 13 ottobre del 1917. Ebbene, la danza del sole si ripeté davanti agli occhi di Papa Pacelli il 31 ottobre e l’8 novembre di quell’anno. E il prodigio apparve al pontefice come il suggello celeste del dogma appena proclamato e l’incoraggiamento a sviluppare quel grande movimento mariano che, dopo l’Immacolata Concezione e l’Assunzione, chiedeva a gran voce la proclamazione della mediazione di Maria e la consacrazione della Russia al suo cuore. Eugenio Pacelli era stato consacrato vescovo a Roma il 13 maggio del 1917, il giorno in cui iniziava il ciclo delle apparizioni mariane a tre pastorelle di Fatima.

E il 31 ottobre del 1942 aveva consacrato la Chiesa e il mondo al Cuore Immacolato di Maria e da allora il nome e il messaggio di Fatima avevano iniziato a diffondersi in tutto il mondo cattolico. Per questo molti lo consideravano il Papa di Fatima ed erano convinti che durante il suo pontificato si sarebbero esaudite le richieste della Madonna ai tre veggenti della Cova da Iria, Lucia, Giacinta e Francesco, e cioè la diffusione della pratica riparatrice dei primi sabati del mese e la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, fatta solennemente dal Papa in unione con tutti i vescovi del mondo. Purtroppo, per una serie di circostanze storiche su cui non abbiamo tempo di soffermarci, le cose andarono diversamente. La terza parte del segreto di Fatima è stata divulgata dalla Santa Sede nel giugno dell’anno 2000, dopo che il Papa Giovanni Paolo II aveva beatificato a Fatima due dei tre pastorelli, Giacinta e Francesco. E il messaggio di Fatima, che non appartiene alla rivelazione pubblica della Chiesa ma a quella privata, ci aiuta tuttavia ad illuminare, alla luce dell’Assunzione, altre verità importanti della fede cattolica e in particolare quelle della regalità di Maria e della sua mediazione universale. Il dogma dell’Assunzione è infatti strettamente legato al privilegio della regalità di Maria, privilegio per il quale Maria è incoronata nella gloria celeste e regna sul cielo e sulla terra come Sovrana della Chiesa militante, purgante, trionfante e come Regina degli angeli e dei santi. Infatti, il giorno dell’Assunzione è lo stesso giorno della gloria dell’incoronazione di Maria in cielo. E se nell’eternità si potessero distinguere i giorni, dovremmo dire che non vi fu giorno più bello e più straordinario di questo. Il grandioso piano che Dio, nelle visioni sconfinate della sua mente infinita, aveva previsto per Maria ebbe la sua completa attuazione nel giorno in cui la Madonna, lasciata definitivamente la terra, fu assunta, anima e corpo, in cielo sul trono dell’eterna gloria. Il profeta Elia fu trasportato in cielo da un cocchio di fuoco che, secondo gli interpreti, fu un gruppo di angeli che lo sollevarono da terra.

A portare Maria in cielo non fu solo un gruppo di angeli, ma, come dice Sant’Alfonso de Liguori, fu lo stesso Re del Cielo che venne a prenderla e l’accompagnò in Paradiso con tutta la corte celeste. Per questo San Pier Damiani definisce l’Assunzione di Maria uno spettacolo ancora più glorioso dell’Ascensione di Gesù Cristo, perché al Redentore vennero ad incontrarlo solamente gli angeli, mentre alla Madonna andò incontro lo stesso Signore Re del Cielo con tutto lo stuolo degli angeli e dei santi. E nel momento in cui la Madonna entrò in cielo, gli abitanti della sfera celeste rimasero ammutoliti davanti a tanta bellezza e ripeterono le parole del Cantico dei Cantici: “Chi è mai questa creatura così vaga che viene dal deserto della terra, luogo di spine e di tribolazioni? Chi è Costei?”. Gli angeli che l’accompagnano risposero, secondo Sant’Alfonso, con queste parole: “Questa è la Madre del nostro Re, è la nostra Regina, è la benedetta fra le donne, la piena di grazia, la santa dei santi, la diletta di Dio, l’Immacolata, la Colomba, la più bella di tutte le creature”. Ma “se mente umana”, dice San Bernardo, “non può arrivare a capire la gloria immensa che Dio ha preparato in cielo a coloro che in terra lo hanno amato, chi mai giungerà a comprendere quale gloria Egli abbia preparato per la sua diletta Madre, che in terra lo ha amato più di tutti gli uomini messi insieme, sin dal primo momento che ella fu creata, l’amò più di tutti gli uomini, di tutti gli angeli insieme?”. L’aspettava un trono pensato e preparato per lei fin dall’eternità. Il cielo fu illuminato da una luce nuova, mai vista. E Maria fu innalzata al di sopra di tutti i cori degli angeli e dei santi. Un solo trono è superiore al suo: quello di Gesù. Gli altri stanno tutti al di sotto. Per splendore, intensità, estensione e pienezza, subito dopo la gloria di Gesù viene la gloria di Maria. Come di Gesù è detto che siede alla destra di Dio Padre Onnipotente, così di Maria si deve ripetere che siede alla destra di Gesù medesimo. E Sant’Alfonso dice che “poiché la Vergine Maria fu esaltata ad essere la Madre del Re dei re, con giusta ragione la Chiesa l’onora con il titolo di Regina”.

E Pio XII, con l’Enciclica Ad Caeli Reginam del 28 ottobre del 1954, istituì la festa di Maria Regina da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo il 31 maggio e ordinò che in quel giorno fosse rinnovata la consacrazione del genere umano al Cuore Immacolato di Maria. Incoronando l’Assunta come Regina, Dio la fece anche dispensatrice di tutte le grazie. La Madonna era già stata associata fin dal suo primo “Fiat” all’opera redentrice di Gesù. Però l’opera della redenzione è un tutto unico che comprende, potremmo dire, due parti. Una prima parte Gesù l’ha compiuta con la sua Passione, associando a sé la Madonna come Corredentrice. E in questa prima parte sono state acquisite tutte le grazie necessarie alla nostra salvezza. Ma poi c’è la seconda parte che è quella applicativa di tale tesoro di grazie ed è questa parte che Gesù sta compiendo in cielo associando ancora una volta a sé la Madonna come Mediatrice di tutte le grazie. Si tratta di una verità di immensa importanza per la nostra vita spirituale, ma anche per l’umanità intera. Noi sappiamo, infatti, che non possiamo nulla senza l’aiuto di Dio, ma che al contrario con l’aiuto di Dio tutto è possibile. Questo aiuto di Dio giunge attraverso la sua grazia a cui noi dobbiamo corrispondere con la nostra fede, con le nostre opere. La grazia dipende da Dio, ma Dio ha voluto far dipendere dalla Madonna la distribuzione delle grazie. Maria è dunque la Mediatrice Universale, il canale obbligato attraverso il quale passano tutte le grazie. Se un uomo, se una nazione, se un popolo intero chiedono una grazia a Maria, la otterranno, altrimenti si perderanno. Questa verità di fede non ha bisogno di essere creduta da noi per essere vera. È vera indipendentemente da noi, ma noi, credendo in questa verità, professandola nelle parole e nella pratica, ne otterremo tutti i benefici. E dei benefici della grazia, nei tempi difficili che viviamo, abbiamo tutti uno straordinario bisogno. Ne abbiamo bisogno noi, ognuno di noi singolarmente preso. Ne hanno bisogno le nostre famiglie, ne ha bisogno la nostra nazione, ne ha bisogno soprattutto la Chiesa che vive anch’essa un’ora difficile della sua storia.

Dobbiamo pregare dunque perché, sessant’anni dopo la proclamazione dell’Assunzione, nuovi dogmi mariani vengano proclamati dalla Chiesa. La proclamazione ufficiale di un grande dogma mariano, quello della mediazione universale di Maria e della sua corredenzione dell’umanità, potrebbe offrire una risposta decisiva alla crisi del nostro tempo. Potrebbe mostrare all’umanità che solo in Maria e grazie a Maria può trovare un’ancora di salvezza di fronte ai problemi che la affliggono. Talvolta abbiamo l’impressione di trovarci nelle tenebre, ma guardando in alto, verso l’Assunta, un lembo di cielo sembra squarciarsi. Intravediamo lo spettacolo sfolgorante della Madonna, quella Madonna che è venuta di persona a Fatima a prometterci il suo regno nel cielo e nella terra con le parole: “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà”. Chi confida in lei non sarà deluso.

Cari amici, con questo pensiero, concludo la mia conversazione di questa sera, lasciando i microfoni aperti ancora per qualche domanda, dopo la breve pausa musicale.


Radioascoltatore: Pronto? Sì, buonasera. Buonasera, professore. Allora, premetto subito che io ho tanto amore per la Madonna, ehm, però io ho sempre creduto che la Madonna è assunta in cielo. Ehm, non credo che, cioè, penso che il dogma per me è superfluo. Perché io non ho mai dubitato. So che a Dio tutto è possibile. Perciò anche quello che la Madonna è assunta in cielo, penso che, insomma, è normale che non c’era bisogno di fare un dogma. Scusi, eh, scusi, forse dico un’eresia, ma comunque io ho sempre avuto tanta fede nella Madonna. Poi un’altra domanda: che differenza passa tra Ascensione e Assunzione? Grazie.

RdM: La ringrazio, comincio da questa seconda domanda su cui ho detto anche già qualcosa nella mia conversazione. La differenza fra l’Ascensione e l’Assunzione è questa: che mentre l’Ascensione, diciamo così, di Gesù è avvenuta, diciamo così, per sua propria virtù, senza bisogno di aiuto, diciamo, di nessuno, non per grazia, diciamo così, di altri; mentre invece l’Assunzione della Madonna è avvenuta, non essendo la Madonna creatura, seppure diciamo la più alta, non per virtù propria, ma grazie a Dio. Quindi la Madonna, diciamo, è stata, per così dire, tratta in cielo da Dio, mentre Gesù è salito con le proprie, diciamo, forze soprannaturali, in cielo. Questa è la, diciamo così, differenza di fondo, che è la differenza fra l’Uomo-Dio da una parte, Gesù asceso al cielo, e dall’altra parte la Madre di Dio che però era semplicemente una creatura, per quanto, diciamo così, la più alta. E per quanto riguarda, diciamo così, il primo punto a cui lei ha accennato: è vero che i semplici fedeli non hanno bisogno, diciamo, della proclamazione ufficiale dei dogmi, anche perché, come abbiamo detto, le verità di fede, cioè l’Assunzione in questo caso, non è che diventa tale, diciamo, dopo la proclamazione del dogma. E, diciamo, per quasi duemila anni, per diciannove secoli prima della proclamazione di questo dogma, la cristianità, il popolo fedele, ha creduto fermamente nell’Assunzione. Ed è per questo che oggi, in un momento in cui ancora non è stato ufficialmente proclamato un dogma come quello della mediazione universale di Maria, cioè della sua, diciamo, del suo ruolo di dispensatrice, diciamo, di tutte le grazie, i fedeli, i devoti, diciamo così, della Madonna, lo credono senza bisogno che un dogma sia ufficialmente proclamato. Ma non c’è dubbio che se questo dogma fosse ufficialmente e solennemente proclamato, questo darebbe grande gloria, diciamo così, alla Madonna e otterrebbe grande beneficio per la Chiesa.

Suor Mediatrice: Pronto? Buonasera. Buonasera, professore. Chiamo da Roma e mi chiamo Suor Mediatrice. E io, ascoltando la sua meditazione, eh, ho gioito molto e mi sono commossa perché questo titolo della nostra Mamma Mediatrice Universale di tutte le grazie eh, è proprio il titolo più bello e l’ultimo titolo che potremmo dare alla Vergine, alla Santissima Vergine. La mia congregazione, fondata da Madre Speranza, è sotto la protezione di Maria Mediatrice di tutte le Grazie e quindi la nostra Madre fondatrice ci ha chiesto di pregare perché sia riconosciuto il dogma della mediazione universale di Maria e quindi la ringrazio per quello che ha detto e per quanto bene ha suscitato nei cuori e proprio nei riguardi di Maria Mediatrice e quindi chiedo a tutti gli ascoltatori di Radio Maria di unirci nella preghiera perché sia proclamato il dogma di Maria Mediatrice. La ringrazio.

RdM: Sono io che ringrazio lei e mi unisco al suo intervento. Il suo nome, veramente molto bello, Suor Mediatrice, perché ricorda proprio quello che oggi è, non so, non saprei dire se è in assoluto il titolo più alto della Madonna, ma certo è il titolo più attuale. Più attuale proprio perché ha bisogno di essere definito, quindi è molto bello che la sua congregazione preghi per questo e sarebbe bello se si creasse un movimento, diciamo, di cuori, di preghiere, teso a sviluppare questo, ad accelerare questo momento della proclamazione anche, diciamo così, ufficiale del dogma della mediazione universale di Maria e della sua corredenzione. Nell’attesa che questo avvenga, cioè prima che possa essere, come dire, ufficialmente un dogma, può essere però la realtà concreta, diciamo così, della preghiera e della devozione di tanti e tanti fedeli. E quindi è molto importante che vi siano religiosi e religiose come lei che pregano e operano in questa direzione.

Patrizia Dianzio: Pronto? Sì, buonasera. Buonasera. Io sono Patrizia Dianzio. Vorrei fare una domanda, per esempio, alle persone che sono molto credenti in Dio, però sono di un’altra tradizione, per esempio gli Evangelici, no? E che credono tanto in Dio, però alla Madonna la vedono come, sì, la Madre di Dio, però che ha avuto altri figli, che non so perché c’ho degli amici che pensano così, no? E io penso a questo punto, diciamo, anche se loro credono tanto in Dio, come stanno posizionati, per dire, di fronte alla Madonna? Ma io credo che sarebbe molto utile diffondere in questi ambienti la Medaglia Miracolosa. Eh, lei forse, diciamo, conoscerà questa devozione. Esisteva un ebreo, Alfonso Ratisbonne, che era incredulo, non credeva in alcun modo alla Madonna, ma grazie alla sua fede, cioè portando al collo questa medaglietta, cioè non aveva fede in quel momento ancora, diciamo così, nella Madonna, però accettò, diciamo così, di portarla per compiacere un amico che gli aveva dato questa medaglietta. Ebbene, a Alfonso Ratisbonne apparve. Fu un miracolo straordinario. Nel secolo scorso, anzi nel 1800, apparve la Madonna nella Basilica di Sant’Andrea delle Fratte a Roma. E questo significa che anche i cuori, diciamo, degli increduli, appartenenti, diciamo così, ad altre religioni in cui non c’è alcuna considerazione della Madonna, possono aprirsi alla devozione alla Madonna. Se da parte dei cattolici ci sia un impegno con la preghiera e con l’azione e anche con la diffusione della Medaglia Miracolosa, con la recita del Rosario e con tante altre espressioni di devozione mariana di questo genere. Ecco, io credo che questo, diciamo così, impegno sia la strada migliore per ritrovare l’unità.

RdM: Sì, perché la Madonna è un segno di unità. La Madonna non divide, la Madonna unisce, quindi la vera unità della Chiesa si potrà fare attorno alla Madonna.

Natale da Torino: Pronto? Sì, buonasera. Buonasera. Io mi chiamo Natale da Torino. Sì. Io sono stato battezzato alla Madonna della Guardia, che è tenuta dai Francescani a Torino, quarantotto anni fa, ed ero appena nato da dodici giorni. E voglio fare questa domanda. Siccome Maria è stata preservata, tutti gli appellativi sono riferiti a Maria, quindi la bellezza e dove è apparsa, dove ha fatto, ha generato cultura e popolo. E Maria è stata preservata dal peccato originale, no? Questo privilegio particolare di Dio, di una scelta particolare di Dio, e come com’è possibile che questa Assunzione in cielo sia stato il culmine della… Io mi chiamo Natale, per cui una prospettiva di una continua nascita, cioè di una morte oltre la morte, di una, cioè meglio, mi spiego meglio, di una vita oltre la vita, di una felicità talmente grande, che di abbandono, con la fede di Maria a Nazareth… e di questo “sì” grande, sempre di più grande che è diventato coesteso in tutto l’universo, in tutta… com’è possibile che accada a ciascun cristiano lo stesso medesimo atteggiamento di umiltà e di verità di fede? Grazie.

RdM: Le dico solo questo. Lei si chiama Natale e questa parola evoca, diciamo, la nascita, ma la vera, diciamo così, nascita non è tanto solo la nascita, diciamo così, biologica, ma è la nascita soprannaturale che ognuno di noi avrà, diciamo, proprio nel momento, diciamo così, della morte, quando si apriranno, almeno, diciamo così, per i giusti, le porte del cielo, si nascerà, diciamo, al cielo. In questo senso, diciamo, anche per la Madonna, l’Assunzione al cielo fu in qualche modo una seconda natività, fu un giorno altrettanto, diciamo così, straordinario ed è per questo che la festa, diciamo così, dell’Assunta, rappresenta in qualche modo il coronamento, diciamo così, e il suggello di tutti i privilegi mariani. Lei vive a Torino, diciamo, ha ricordato un santuario importante, famoso come quello della Madonna della Guardia. A Torino c’è anche un altro santuario altrettanto importante che è quello della Consolata, dove si può pregare la Madonna, Mediatrice di tutte le grazie.

Michelangelo da Matera: Sì, buonasera. Buonasera, professore. Chiamo da Matera, sono Michelangelo. Sì. Volevo farle una domanda. Intanto le volevo chiedere se c’è un libro proprio di Sant’Alfonso de Liguori che parla appunto dell’Assunta. Eventualmente poi me lo dice quando chiudo la telefonata. Eh, la mia domanda è questa: perché io sento molti teologi mariani che parlano di Maria come “una di noi” e io lo accetto fino a un certo punto questo, perché da un lato umano potrei anche pensare che è una di noi. Piuttosto penso che sono io che mi devo sentire “uno della Madonna”, nel senso di imparare da lei. Ma non che lei è “una di noi”, anche perché lei è Madre di Dio, dice San Josemaría Escrivá. Poi è moglie, è sposa, è figlia. Ora, come possiamo pensare che Maria è “una di noi”? Cioè, questa è la domanda, anche perché io continuo a peccare tutti i giorni, diciamo, e ho bisogno del sacramento del perdono. Sicuramente la Madonna non ha avuto bisogno di questo perché lei era già santa. Questa era la mia domanda. La ringrazio, professore. Grazie.

RdM: Allora, innanzitutto, per quanto riguarda il testo, il libro che le consiglio, diciamo così, di leggere, lo consiglio in generale, diciamo così, a tutti gli ascoltatori, è Le Glorie di Maria di Sant’Alfonso Maria De Liguori. È un libro che è continuamente ristampato e contiene alcuni capitoli dedicati, diciamo così, all’Assunta, ma non tratta solamente dell’Assunzione, tratta, diciamo, tutti i maggiori dogmi e privilegi mariani. Eh, oltre all’altro bel libro che anche ho suggerito, quello di Monsignor Piercarlo Landucci, Maria Santissima nel Vangelo. E per quanto riguarda quello che lei mi diceva, io credo che lei abbia assolutamente ragione di seguire fino a un certo punto, di non seguire quello che le dicono coloro che sostengono che vorrebbero ridurre in qualche modo la Madonna a qualcuno come noi, “una di noi”. E la Madonna, sotto un certo aspetto, certo, ha qualcosa in comune con noi. La Madonna è una creatura. La Madonna non è Dio. La Madonna, come noi, diciamo così, è creata, ma un abisso la separa, diciamo così, da noi. Perché la Madonna, a differenza da ognuno di noi, è stata concepita senza il peccato, non ha mai conosciuto né peccato originale, né peccati, diciamo così, attuali. Ed è stata, diciamo così, talmente piena di grazia, al punto in cui, diciamo, la sua finitezza si è talmente riempita dell’infinità di Dio da rendere quasi, diciamo così, difficile il poter distinguere quale fosse il confine fra la realtà finita della sua creatura e l’infinitezza di Dio. La Madonna è Madre, diciamo, di Dio. Ecco, questo solo attributo, questa sola parola, questo solo concetto, segna la differenza, diciamo così, qualitativa, diciamo così, enorme che fa la Madonna non un qualcuno come noi, ma qualcuno di diverso, diciamo così, da noi. Ma la Madonna non è solo Madre di Dio, la Madonna è anche Madre di tutti gli uomini e questa maternità nei nostri confronti ce la rende anche non, diciamo, lontana, ma è anche infinitamente vicina, perché non c’è vicinanza maggiore di quella che lega una madre, diciamo, a un figlio. E la Madonna ha in sé la maternità, potremmo dire, di tutte le madri e quindi è sotto questo aspetto che esiste una vicinanza infinita, quasi, diciamo, tra noi e la Madonna, quindi estrema lontananza per il suo privilegio di Madre di Dio, estrema vicinanza per il suo privilegio di Madre di tutti gli uomini, di tutti e ognuno di noi.

PierAngelo: Buonasera. Mi chiamo Pierangelo. Buonasera. Io mi ricordo, perché ho già una certa età, ricordo perfettamente quanto sia lontano quel primo novembre del 1950. Eh, non ho potuto andare a Roma perché allora, sa, i tempi erano diversi, insomma, ero molto giovane e comunque me lo ricordo molto bene. È stato un entusiasmo per tutti, in tutti i paesi, in tutte le città. Ecco, e quello che riguarda lei per la Madonna Mediatrice di tutte le grazie e l’altro, Corredentrice, secondo me… cioè, io non voglio, però in teologia si è passati da una teologia dogmatica a una teologia sistematica che prescinde un po’ da questa proclamazione da parte del Sommo Pontefice di una dottrina come dogma. Io sono legato molto alla teologia dogmatica e io mi auguro che ci sia qualche libro o che perlomeno lo facciano con un elenco di tutti i dogmi. Non so se ci sia ancora, se ci sia un libro che mi dica: “Dogma numero uno, due, tre” fino all’ultimo. Non lo so, può darsi che ci siano tanti libri, ma un po’ spezzettati. Ecco, la mia difficoltà è questa qui e la sento anche da altri, questo problema. Può darsi che, può darsi, questa qui è una cosa che mi viene in mente adesso, che succeda un fatto talmente grande, talmente eccezionale che chi è a capo della Chiesa dica: “Ah, qui non c’è niente da fare, bisogna ancora proclamare un dogma”. Buonasera. Mi scusi.

RdM: Buonasera. È vero, diciamo, che quello che lei dice, cioè che negli ultimi anni c’è stato un certo allontanamento da parte, diciamo, della teologia da certi principi della teologia dogmatica, ma è anche vero che negli ultimi tempi assistiamo alla rinascita di un forte movimento mariano. Eh, poco prima abbiamo parlato con una suora della Congregazione di Madre Speranza che ci diceva come nel suo istituto religioso si preghi e si operi per la definizione del dogma della mediazione di Maria. E io, diciamo così, conosco almeno, diciamo così, un altro istituto, quello dei Francescani dell’Immacolata che molto, diciamo, fanno per il dogma della mediazione e della corredenzione di Maria. Una loro rivista si chiama Immacolata Mediatrix. Anche questo titolo, diciamo, è un programma, ma esistono sicuramente tante altre realtà, tanti altri istituti religiosi, tanti altri semplici fedeli che condividono questa prospettiva mariana e credo che Radio Maria ha la possibilità di dar voce a un movimento di anime in questa direzione.

Claudio da Mazara: Pronto? Sì, buonasera. Buonasera. Sono Claudio, telefono da Mazara. E io le devo dire questo, che non è vero forse che la verginità di Maria viene glorificata dall’Assunzione, proprio di Maria al cielo. E questa [mia] riflessione era: la Madonna implorava, diciamo, di conservasse la sua verginità perché era fra gli anni di Yahweh e sebbene il suo ambiente di allora fosse, diciamo, tutto impregnato, specialmente quando Gesù stava per nascere, e [fosse] pieno di speranza. Grazie.

RdM: Non c’è dubbio che c’è un rapporto tra l’Assunzione, che è appunto il transito della Beata Vergine in anima e corpo dalla terra alla vita celeste, con l’integrità verginale del corpo di Maria, perché, essendo Maria Madre di Dio ed essendo immune dal peccato originale, non conveniva, diciamo, che da una parte rimanesse sempre vergine in maniera, diciamo così, straordinaria, e in maniera altrettanto straordinaria non fosse sottoposta alla corruzione della morte. Quindi si tratta, non c’è dubbio, che la verginità di Maria è un prodigio come è un miracolo la sua Assunzione, ma sono due privilegi strettamente legati. Tutti i dogmi mariani di cui abbiamo parlato questa sera – la maternità divina, la sua perpetua verginità, la sua Immacolata Concezione, l’Assunzione e poi la mediazione di tutte le grazie, la sua regalità – sono anelli diversi di una medesima catena, una catena aurea che va valorizzata, che va, diciamo, diffusa e questo credo che deve essere l’impegno di ognuno di noi, di ogni cattolico.

Alberto da Fontanellato: Pronto? Pronto? Sì, pronto. Sì, buonasera. Buonasera. Sono Alberto, chiamo da Fontanellato. Ecco, io partecipo a un gruppo di preghiera a San Bonico, dove appare la Madonna. Il giovedì sera volevo chiedere se il titolo di Corredentrice non l’ha chiesto la Madonna ad Amsterdam a Peter, a Rosa Pederman, mi sembrava si chiamasse.

RdM: Ma eh io, diciamo, non conosco tutte le rivelazioni e soprattutto poi non mi pronuncio su tutte le rivelazioni private, sono, diciamo, così tante. Io quindi mi attengo a quelle, diciamo, riconosciute ufficialmente dalla Chiesa: Lourdes, Fatima, diciamo così, e qualche altra. Può darsi che quello che lei dice sia vero, ma sinceramente non sono in grado, diciamo, di darle una risposta. Credo però che dobbiamo avviarci alla conclusione, diciamo così, della nostra conversazione.

Allora, cari amici di Radio Maria, io direi di concludere per questa sera la nostra rubrica “Radici Cristiane”. Sono Roberto De Mattei e do appuntamento per chi vorrà il terzo mercoledì del prossimo mese, che è il 15 settembre, come sempre alle 9 di sera. Grazie ancora e buonanotte a tutti voi.

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