Archivio magistero pontificio

Archivio Testi pontifici dal TotusTuus


– 1985 quando Giovanni Paolo II raccomandava il magistero di san Pio X

– Benedetto XVI racconta San Pio X – Fedele al compito di confermare i fratelli nella fede

“Exsurge Domine” Leone X scomunica Lutero

La politica anti-ugonotta di San Pio V

San Pio V scomunica e depone Elisabetta I con “Regnans in excelsis”

Mirari Vos: Gregorio XVI denunciava già nel 1832 attacchi contro la dottrina Cattolica all’interno della Chiesa

Benedetto XIV: Osservando le pratiche della Quaresima, ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo

Benedetto XIV Allatae Sunt e quella mano tesa agli scismatici greci e orientali ; 26 luglio 1755

Raccolta integrale delle 4 Udienze del beato Giovanni Paolo I 

Benedetto XIV Sollicitudini nostrae, su alcune questioni dottrinali

Testamento Spirituale del Sommo Pontefice Giovanni XXIII

Quando Giovanni XXIII riconsegnò al Clero il Catechismo Tridentino “dono del cielo alla Chiesa”

Leone XII Charitate Christi il Giubileo 1825: conversione, penitenza, opere di carità, preghiera

Traditi Humilitati: quando Pio VIII mise in guardia dalla apostasia

Gregorio XVI contro le traduzioni protestanti e di acattolici, della Bibbia

Paolo VI solenne Omelia e Professione di Fede

50 anni fa, così parlava Paolo VI da Ostia Lido per la Solennità del Corpus Domini:😇 “Noi togliamo dal segreto silenzio dei nostri Tabernacoli, al quale solo gli iniziati, vogliamo dire i fedeli credenti e devoti, educati ai misteri della nostra religione, possono accedere coscientemente, la santissima Eucaristia” (Paolo VI)

Paolo IV Cum ex apostolatus officio infallibilità papale


OBIEZIONI ALLE OBIEZIONI

“I Papi del XIX secolo hanno condannato la libertà religiosa, non solo a causa dell’indifferentismo dei suoi promotori, ma in sé stessa

– perché non è un diritto naturale dell’uomo: essa non è un diritto proprio di ogni uomo dice Pio IX (enciclica Quanta Cura) e non è uno dei diritti competenti direttamente all’uomo dice Leone XIII (enciclica Libertas).

-e perché essa deriva “da un’idea del tutto falsa di Stato”, l’idea di uno Stato che non avrebbe il dovete di proteggere la vera religione contro la diffusione dell’errore religioso.

Questi due motivi di condanna sono assolutamente generali, essi derivano dalla verità di Cristo e dalla sua Chiesa, dal dovere che ha lo Stato di riconoscerla e dal dovere indiretto che ha di favorire la salvezza eterna del cittadini, NON, CERTO, COSTRINGENDOLI A CREDERE ANCHE SE NON VOGLIANO, MA PROTEGGENDOLI CONTRO L’INFLUENZA DELL’ERRORE PROFESSATO SOCIALMENTE, tutte cose insegnate da Pio IX e Leone XIII.

Se oggi, col mutare delle circostanze, la pluralità religiosa richiede, in nome della prudenza politica, delle misure civili di tolleranza, e cioè di parità giuridica tra i diversi culti, non significa che, in nome della giustizia, potrebbe essere invocata la libertà religiosa come un diritto naturale della persona. Essa rimane un errore condannato.

La dottrina della Fede è immutabile, anche quando la sua applicazione integrale è impedita dalla malizia dei tempi.

E il giorno in cui le circostanze ritornassero normali, quelle di una cristianità, dovrebbero attuarsi le stesse applicazioni pratiche di repressione dei falsi culti, come al tempo del Syllabus.

Ricordiamoci che le circostanze che cambiano l’applicazione non toccano il tenore della dottrina.

Lo stesso dicasi per le circostanze che spingono il magistero a intervenire. Il fatto che la libertà religiosa, nel 1965, si collocasse in un contesto personalista, molto diverso dal contesto aggressivo in cui si esprimeva cent’anni prima, nel 1864, al tempo del Syllabus, non cambia la sua malizia intrinseca. Se nel 2017 spuntasse un altro Lutero, che non affiggesse più come nel 1517 le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittemberg, verrebbe condannato negli stessi termini di 500 anni prima”

Monsignor Bernard Tissier de Mallerais


Il breve “Monet Apostolus” di Gregorio XIII che istituisce la festa del Rosario

Il breve “Monet Apostolus” di Gregorio XIII che istituisce la festa del Rosario

il breve “Monet Apostolus” a mezzo del quale, il 1° aprile 1573, papa Gregorio XIII Boncompagni istituiva la Solennità del Santissimo Rosario di Maria.

GREGORIUS PP. XIII

Ad perpetuam rei memoriam

L’Apostolo ci ammonisce a render grazie di ogni cosa e le storie delle Sacre Scritture ci istruiscono sulla necessità di celebrare con solenni festività annuali gli insigni benefici di Dio, perché a Lui dal quale furono ricevuti siano rese le dovute grazie, e i fedeli, che li ricevettero, si ricordino di essi e siano sempre più infiammati nel culto divino.
La qualcosa, quantunque sia stata ordinata in molte occasione, massimamente lo fu invero quando il Dio dei nostri padri con mano forte liberò il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto.
E anche noi ogni giorno riceviamo da Dio Ottimo Massimo benefici non minori. Tra questi è da annoverare quello singolarissimo concessoci dalla di Lui ineffabile clemenza lo scorso anno, quando il sette d’ottobre, non lontano dal golfo di Corinto, la flotta dei Turchi, grandemente superiore e imbaldanzita dalle vittorie del passato, fu sconfitta e fracassata dalla flotta dei Cristiani, per la virtù del Signore Iddio degli eserciti che con essi combatteva. Che grazie a questa vittoria, tutto il popolo cristiano sia stato miracolosamente strappato alle fauci del tiranno turco, nessuno lo può negare; e Noi, volendo obbedire al comando dell’Apostolo e seguire gli esempi dei Santi Padri, abbiamo deciso di istituire la memoria annuale di questo insignissimo beneficio.
Poiché le preci offerte a Dio ascendo al suo cospetto più gradite quanto più son degni gli intercessori e ove siano presentate con qualche pio modo di pregare; memori che il beato Domenico, Fondatore dell’Ordine dei Predicatori, quando la Francia e l’Italia erano oppresse da perniciose eresie, ha istituito, al fine di placare l’ira di Dio e implorare l’intercessione della beatissima Vergine, quel piissimo modo di pregare che si chiama Rosario o Salterio della beatissima Vergine; e considerando che in quello stesso giorno sette d’ottobre (che in quell’anno fu era la prima domenica del mese) in tutto il mondo le Confraternite militanti sotto il titolo del Rosario, giusta le loro costituzioni e consuetudini, in processione elevassero a Dio devote preci, le quali – è da credere piamente – per l’intercessione della beatissima Vergine abbiano grande profittato alla vittoria ottenuta; Noi abbiamo stimato sarebbe stato giusto istituire una solenne festa sotto il titolo del Rosario da celebrarsi ogni anno la prima domenica d’Ottobre, per conservare la memoria di questa vittoria senza alcun dubbio concessa da Dio, e render grazie a Dio e alla beatissima Vergine.
Pertanto, motu proprio e nella pienezza dell’apostolica potestà, a lode di Dio, di nostro Signor Gesù Cristo e della sua gloriosa Vergine Madre, a tenore delle presenti, stabiliamo che in futuro ogni prima domenica d’ottobre, in tutto il mondo, in quelle chiese dove sia presente l’altare o la cappella del Rosario, si celebri con rito doppio maggiore e si santifichi la Solennità del Rosario. Nello stesso giorno si reciti l’ufficio della beatissima Vergine con le nove lezioni.

Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del pescatore, il primo d’aprile dell’anno del Signore 1573, primo del Nostro pontificato.

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