Ricreazione sì, divertimento no

Ah! quanto è noiosa questa ricerca sui termini, sulla loro etimologia, il senso, il significato abitualmente strumentalizzati e abusati per far dire ciò che certi termini non dicono affatto.

Ma non possiamo davvero rinunciare alla responsabilità di mettere in pratica ben tre delle opere di misericordia spirituale, raccomandate dallo stesso Pontefice Papa Francesco (vedi qui – Discorso del 30 aprile 2015), esse sono, in questo caso specifico: “consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti e ammonire i peccatori”.

007-ricreazione-0_556ae3c99ad79In questi ultimi anni, anche dentro la Chiesa purtroppo, ha prevalso una idea falsificata (=adulterare) del concetto di “ricreazione” e dunque del divertimento, del divertirsi, arrivando persino a dire che chi non è capace di divertirsi non sarebbe neppure un buon cristiano. Pensare questo è davvero una bestemmia al buon senso! Eppure è quanto ci sentiamo dire dentro le Parrocchie (perchè è di questo ambiente che vogliamo parlare) diventate oramai un punto di ritrovo del divertimento mascherato da incontri di ricreazione, o preghiera i quali, infatti, sono sempre più un divertimento, anziché  un incontro di preghiera in cui il silenzio dovrebbe essere quello strumento della vera parola interiore tra l’uomo e Dio, e il vero Dio che si abbassa sull’assemblea riunita per unirsi ai palpiti di questi cuori… ricreandoci interiormente ed alimentandoci nel corpo, Lui il vero Medico. Attenzione ai termini!

Ricreazione, lo dice il termine stesso, è un ri-creare valori, atteggiamenti, sentimenti, stati d’animo e quant’altro, andati un poco perduti a causa del tanto lavorare, è un “staccare” la presa con il mondo per ritrovare un poco il mondo perduto della fede, quel rapporto con Dio, quel “Tu per tu” perduto in quell’attivismo dal quale Gesù mette in guardia Marta. Disse infatti Marta a Gesù: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc.10,38-42).

Intendiamoci, Gesù non sta elogiando o invitando all’ozio, non sta disprezzando il lavoro di Marta, piuttosto sottolinea un aspetto dell’attivismo che vorrebbe scoraggiare quel dedicarsi esclusivamente all’adorazione e al servizio di Dio. Entrambi sono apprezzati da Gesù, ma essendo Egli il medico anche dei corpi oltre che delle anime, sa che la scelta di Maria è quella “parte migliore” che nessuno potrà toglierle.

Ma non tutti possono vivere come Maria, la stessa sequela a Gesù che chiama (vocazione) non è compresa fin dal principio (vedi Mt.19,10-12), così come lo sguardo amorevole di Gesù al giovane che, per il troppo avere seppur grande attivo nei comandamenti di Dio, rinuncia a seguire Gesù, vedi Mc.10,17-22.

Cosa c’entra tutto ciò con la ricreazione o il divertimento?

Dice Gesù: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.  Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.  Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt.11,28-30).

La ri-creazione è un ristorare corpo ed anima.

Si cerca la ri-creazione quando si è trascorso un certo tempo a lavorare sodo per qualcosa o per Qualcuno, è cercare ristoro quando ci sentiamo affaticati ed oppressi dalle vicende della vita, dai problemi, dallo stress del lavoro; mentre si cerca il divertimento quando si è annoiati della vita monotona o stressante. Aspetti questi tutti per altro legittimi, il corpo ha bisogno di “staccare la presa” dalle faccende, ha bisogno di dormire, di distendersi, come di nutrirsi e di essere curato.

Or dunque la ricreazione è un aspetto specifico proprio della rigenerazione dell’anima, il divertimento è specifico al corpo, al materiale e mentre nella ricreazione risanando l’anima ne guadagna anche il corpo, il divertimento non fa guadagnare nulla all’anima, anzi, il più delle volte la danneggia perchè allontana l’anima dalla sua vera natura e separa il corpo dal benessere necessario all’anima.

La vita ci offre due doni preziosi: uno è il tempo, l’altro la libertà. Libertà non di fare ciò che ci pare e piace, ma libertà di scegliere fra Dio e Mammona, tra il Bene e il male, vivere il tempo che ci è dato per fare discernimento in tutta libertà. La libertà è un bene prezioso che è l’aspetto fondante il libero arbitrio con il quale siamo stati creati, ma il tempo che ci è dato non ci appartiene e di come lo spenderemo ci sarà chiesto il conto, così come ci sarà presentato il conto dell’uso della libertà.

Quando si parla di “diritti” si dimentica troppo spesso che nessuno può vantare di averne in modo del tutto gratuito, il diritto è intrinsecamente associato ai doveri. Perciò è falso quando si sente dire: “io ho il diritto di divertirmi!”, mentre è vero che l’uomo ha il diritto di lavorare e, se lavoratore, ha il diritto ad avere momenti ricreativi per ritemprare anima e corpo. Infatti esiste il dovere verso il corpo e l’anima che è quello del nutrimento e della cura, quello del riposo e quello di fare ricorso al medico quando il corpo lo richiede. Il “diritto” al riposo ce lo ha dato Dio quando “il settimo giorno si riposò” e lo fece per un motivo ben preciso che è inserito nei Comandamenti: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo” (Es.20,2-17)

Il concetto di fare del “tempo libero quel che voglio” è dunque una appropriazione indebita.

Se così non fosse (e lo è) vivremo in piena anarchia e non esisterebbe la società, non esisterebbe alcuna istituzione, non esisterebbe alcuna comunità la quale si fonda su di un tempo scandito lungo l’arco della giornata con i cosiddetti “turni di lavoro”, la settimanale lavorativa, il tempo scolastico, e così via.

Diverso è allora dire che “nel tempo libero farò o faccio quel che voglio”. Ciò è vero fino a un certo punto nel senso che saremo responsabili dell’uso di questo tempo libero e alla fine ci sarà presentato il conto spese.

Se – per fare un esempio – nel tempo libero mi divertissi a rubare, ad uccidere, senza dubbio alla fine verrei preso e giustamente condannato o dichiarato incapace di intendere e di volere. Lo stesso vale però anche per l’anima che in questo tempo libero ha il diritto (e noi ne abbiamo il dovere) di essere nutrita a dovere e se dunque usassi questo tempo libero per commettere azioni illecite, senza alcun dubbio potrei farla franca, ma alla fine il conto sarà portato.

Si potrebbe dire: ma allora di che libertà parliamo se non sono libero di divertirmi come voglio io?

Lo abbiamo accennato sopra: libertà NON è fare quel che mi pare e piace, ma è finalizzata anch’essa ad un ordine naturale, così come la Natura stessa vive per compiere un ciclo vitale per se stessa e per noi, noi non viviamo per noi stessi (benché si voglia campare così e siamo all’edonismo) e di conseguenza la libertà fa parte di azioni che ricadono anche sugli altri e mai solo su se stessi. Per esempio quando una persona si suicida non è vero che coinvolge solo se stesso, ma coinvolge anche le persone che gli sono accanto, coinvolge gli affetti più cari, ed un suicida è sempre una sconfitta per l’intera comunità. Certo, resta in piedi la libertà di uccidermi, ma è una libertà adulterata da un gesto innaturale, doloroso, violento, incomprensibile, tanto è vero che spesso si parla di “raptus”.

La libertà di uccidersi (eutanasia) o la libertà di uccidere (vedi l’aborto) sono falsificazioni della vera libertà che ci è data in gestione con il tempo che abbiamo da vivere, non per usarla a nostro piacimento, ma sempre in funzione del bene dell’altro.

E’ davvero paradossale che gli Stati oggi hanno legittimato l’uccidere i concepiti, ma se poi uccidi un uomo o un bambino – giustamente – vai in prigione. Che legge è mai questa che difende a ragione l’uomo vivo ma ne uccide per legge l’embrione e perciò uccide il suo futuro?

Quale è allora la funzione del tempo libero?

Il tempo non nasce con noi, ma siamo noi a nascere dentro un tempo limitato, per questo non ci appartiene, ma dentro questo tempo possiamo e dobbiamo usarlo nel modo migliore, ossia, nascendo nel tempo abbiamo il compito, l’onere e l’onore (e non il potere),  il piacere di essere creativi, di essere genitori, di poter far uso dei talenti che ci sono donati (leggasi quanti inventori, filosofi, letterati, geni dell’arte e della musica, anche quanti Santi, Martiri e così via…), di poter fare scelte di vita, stili di vita, ma al tempo stesso capire anche ciò che è bene e ciò che è male, fare discernimento fra ciò che si può o non si può fare. Dice San Paolo: «Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da nulla (1Cor.6,12), è questo l’autentico esercizio del libero arbitrio e dell’uso del tempo libero.

007-ricreazione-1_556ae490dcf83In questa funzione troviamo due elementi fondamentali:

1. il divertimento: che è quel “svagarsi”, rompere una monotonia, rompere con la noia, dare sfogo all’adrenalina, essere in un certo senso – in questo tempo – fuori dal coro, fuori dai canoni imposti dalla società, voler osare i divieti imposti dal buon senso civico, azzardare, irrompere, scatenarsi per esempio in discoteca o in questi “rave-party” sempre più in aumento con musica ad alto volume dalla mezzanotte di sabato fino al tardo pomeriggio di domenica, spesso in compagnia di alcool e droga….

Ci farete osservare che forse esageriamo e che il divertimento è possibile senza mischiarci gli aspetti negativi. Sì, forse esiste questo divertimento, ma non si chiamerebbe più così perchè il divertimento è in sè un rompere gli schemi, è un andare oltre, è appagamento dei propri istinti al di la delle regole necessarie per il quieto vivere, è rompere le regole. Chi si diverte (nel vero senso del termine), il più delle volte innesca sempre qualcosa di illecito e coinvolge altri.

2. la ricreazione: che è il contrario del divertimento, o meglio, è il suo opposto seppur ha la stessa finalità che è quella dello “staccare la presa” con le faccende mondane, con il lavoro, ma per ritemprare corpo ed anima e non per sollecitarla ad altro stress. Il divertimento è infatti un ulteriore stress al corpo e all’anima, la ricreazione invece è un rigenerare gli equilibri attraverso – per esempio – l’ascolto anche della musica, ma non nell’estremo di un rave-party, o di una discoteca dalla quale quante volte sentiamo dire al rientro “sono stanco morto”, è un momento in cui dedicarsi alla sana lettura, ma non nell’estremo di una raccolta pornografica usata appunto “per divertirsi”. Il divertimento si occupa solo di appagare il corpo, la ricreazione correttamente intesa ed applicata rigenera anche l’anima e dunque ne riceve benefici anche il corpo. E’ dedicarsi alla preghiera, a momenti di colloquio con Dio, è un andare laddove il tempo dedicato al lavoro non ci consente di andare.

Possiamo aggiungervi una terza parte che è

3. la distensione: generalmente vissuta da quanti definendosi atei non hanno un tempo da dedicare all’anima, ma amano naturalmente come tutti quei momenti di rilassamento e dunque non intendono farsi coinvolgere ne dal divertimento, etimologicamente inteso, ma neppure dalla ricreazione e dunque parlano di distensione attraverso un hobby, per esempio, curare uno specifico interesse tanto per sentirsi “bene”. Intendiamoci questo non è un male eh! Così come chi pratica la vera ricreazione potrebbe dedicarsi tranquillamente anche ad un hobby senza per questo commettere alcun peccato. Ma il concetto è questo: se dedico il mio tempo libero ad un hobby, quando lo dedicherò a Dio? Chi vive il tempo libero nel concetto della distensione perciò, non è che fa del male, ma vive esclusivamente per se stesso.

Insomma, per dirla nel linguaggio tecnologico del computer, abbiamo tre possibilità:

1. lo Standby, che potremo paragonare alla distensione: metto in pausa il cervello facendo altro;

2. spegnere il PC, che potremo paragonare al divertimento, quel staccare la presa dal cervello e agire senza interpellare la coscienza retta;

3. riavvia o reset il PC, che in definitiva ricrea le condizioni giuste per far ripartire  correttamente il cervello.

La scelta come vediamo c’è, qui si applica il libero arbitrio ma assumendosi le proprie responsabilità sulle scelte fatte.

Nelle parrocchie, per esempio, va di moda da anni : educatore o animatore?

Ci viene spontaneo rispondere: ma che domanda è mai questa?

L’animatore è colui che intrattiene un gruppo di persone (spesso paganti) per farle divertire, lo troviamo nei villaggi turistici, nelle gite di comitive, nelle scuole magari anche vestito da Clown, ma l’educatore è tutt’altra cosa!

L’educatore non deve far “divertire” ma deve ricreare qualcosa che si è perso, ripristinare un clima di gruppo che favorisca l’autentica ricreazione, aiutare ad imparare cose vecchie e cose nuove unendole in una equilibrata armonia di comprensione. Tutto con gioia, sì, ma che non è appunto il divertimento.

Insomma la “ricrea (più) azione” è quell’atto e atteggiamento che ricrea una azione, ma ricrea anche re-azione e ci riporta alla ri-creazione. Possono sembrare giochi di parole, ma è nello specifico l’autentico significato per cui noi, in quanto battezzati, preferiamo parlare di ricreazione anziché di divertimento.

La ricreazione crea, possiamo dire, nuove forze, nuovo vigore sia al corpo che allo spirito e rigenera dallo stress; il divertimento invece storna, diverte l’animo dalle cure e dagli affanni che lo angustiano o che troppo fortemente lo preoccupano, ma indirizzandolo su strade sbagliate, opposte, alimentando spesso nuovo stress. Inoltre il divertimento conduce al “sollazzo” che nella etimologia significa “stare al solatio” stare al sole, sfaccendati, senza far niente e rilassarsi, non che sia un male, ma non era questo il ristoro di cui ha parlato Gesù! Da qui si scade poi nel trastullo e nel passatempo che sono alla fine la deriva e la vera perdita di tempo.

Un vecchio dizionario riportava questo: “La ricreazione vera non la gode chi non lavora, chi non è occupato in faccende serie; ma il divertimento lo godon tutti, perchè lo scuoter la noia con passatempi frivoli, è un divertimento esso pure. Imperrocchè il disoccupato si diverte ma non si ricrea; l’occupato si ricrea anche senza divertimento, perchè sa che i passatempi frivoli non giovano al suo ristorarsi”.

Per concludere: il divertimento svia la mente, la ricreazione riavvia la mente.

Sia lodato Gesù Cristo