L’infallibilità papale non è infallibilismo (parte seconda)

La Chiesa, risponde il Benson nel suo capolavoro profetico Il Padrone del mondo, un testo consigliato persino da Papa Francesco, è umana e divina insieme.

0035-infallibilismo-2_56225c4843418Così leggiamo dalla presentazione: Essendo umana «essa risiede fra i regni di questa terra, i quali, almeno ai giorni nostri sono costituiti su basi esclusivamente umane. Uomini di governo e re, ai tempi presenti, non fondano la loro politica su considerazioni soprannaturali; il loro obiettivo è di governare i propri sudditi, di promuovere la pace e l’unione fra essi, di dichiarare la guerra a chi vi attentasse, seguendo criteri unicamente basati su princìpi naturali».

Se la Chiesa fosse soltanto una istituzione puramente umana potrebbe accordarsi con le altre istituzioni mondane, assecondando i loro tentativi di pacificazione e di benessere materiale, come nel presente romanzo farà il potente Felsenburgh incarnazione dello spirito del mondo. Ma la Chiesa è anche divina. «Essa non considera il mondo come principio e fine di ogni cosa; al contrario, mette risolutamente il regno di Dio innanzi a quello del mondo e la pace di Dio innanzi all’armonia degli uomini, Perciò, ogni qualvolta i suoi princìpi soprannaturali vengono in conflitto coi principi naturali, essa si vede costretta a divenire occasione di discordia».

Nel romanzo profetico del Benson pare che il mondo abbia raggiunto la sua pace e la sua felicità fuori del Cattolicesimo, anzi a dispetto di tutte le religioni, ma la sua pace è un quietismo mortificante, la sua felicità è puramente naturale. Il mondo è ridotto come un corpo senza più anima, o per lo meno pronto a espellere totalmente, dal suo complesso, l’anima. Ma quando l’anima parte dal corpo, il corpo muore. La pace e la felicità promosse dallo spirito del mondo non possono durare. É illusione del mondo che perisce.

Solo i veri cristiani, raccolti nella legittima Chiesa, un piccolo ed esiguo gregge superstite, sanno che la pace e la felicità naturali, ottenute mediante l’astuta politica del Felsenburgh non sono segni di vita, ma annunci di morte. La pace del mondo è labile; la felicità nel tempo è transitoria. «Noi desideriamo la pace sopra ogni cosa – dice il Benson nel suo sermone – ma la pace di Dio, non quella pace che il mondo, dal momento che può dare, può anche ritogliere, non la pace che dipende dall’armonia della natura con la natura, ma della natura con la Grazia!».

E conclude con spietata sincerità: «Fino a che il mondo o una contrada, o una famiglia o anche una sola anima individuale, si fonderà su principi naturali discordanti dai divini, la religione soprannaturale cattolica porterà non pace, ma guerra. E questo avverrà fino alla fine del mondo, fino alla catastrofe di Armageddon che lo distruggerà».


Non vogliamo tirarla per le lunghe, chi la vuole capire la capisca, dopo aver seguito anche la – prima parte, vedi qui – del discorso “Il ruolo del Papa, Vicario di Cristo.

Ciò che ci preme qui ora è chiarire il concetto di infallibilità papale a ridosso di una idolatria bergogliana che non ha riscontri passati neppure in quei tempi in cui il beato Pio IX, invocato come “papa re”, si guardava bene dal farsi idolatrare dai media del suo tempo e dagli stessi fedeli, accusando persino un certo fastidio ed imbarazzo davanti a quel termine il quale non piaceva neppure a Don Giovanni Bosco.

La Chiesa non è dunque una istituzione puramente umana, è proprio questa differenziazione da ogni istituzione umana e di Cesare a garantirle quella che chiamiamo, persino come dogma, infallibilità papale. Su tale infallibilità si sono scatenati grandi menti del nostro tempo e da cinquant’anni a questa parte tutti – in buona fede o meno – a sviscerare questo termine, sezionarlo in millesime parti pur di cercare in qualche modo o di screditare il Papa (leggasi i tradizionalisti estremi o i sedevacantisti), sia dall’altra parte, quella modernista, per attribuire ogni ragione al Papa, anche il più elementare starnuto trasformato in nuovo dogma infallibile, da parte di chi, oggi per esempio, ha fatto del Papa un feticcio di adorazione, una icona intoccabile.

A questo neppure Benson nel suo profetico romanzo c’era arrivato, nessuna mente cristiana pura avrebbe potuto pensare o immaginare un Pontificato nel quale l’infallibilità sarebbe stata imposta a prescindere dalla ragione e a prescindere da ogni logica dottrinale diventando infallibilismo. O che addirittura un Papa, in nome della pastorale, non intendesse più difendere la dottrina, o dichiarasse “farisei e rigidi” coloro che lo avrebbero fatto al suo posto.

0035-infallibilismo-3_56225d78414b4Noi è un appello che vorremo lanciare da qui, una supplica al Santo Padre, ma anche un invito a quanti del Papa stesso ne hanno fatto icona di infallibilità. Siamo arrivati al punto che qualunque cosa dica il Papa o faccia, è infallibile a prescindere, è infallibile perché è Papa “Francesco”.

Il punto è che la definizione dogmatica sulla infallibilità la conoscono in pochi e molti altri hanno talmente sviscerato il termine da rendere più complessa la comprensione dottrinale.

Il dogma dell’infallibilità papale (o infallibilità pontificia) afferma che il papa non può sbagliare quando parla ex cathedra, ossia come dottore o pastore universale della Chiesa (episcopus servus servorum Dei). Dunque, il dogma vale solo quando si esercita il ministero petrino proclamando un nuovo dogma o definendo una dottrina in modo definitivo come rivelata, o quando il papa insegna sull’etica e sulla morale da tenersi in campo sociale, rifacendosi appunto alla dottrina della Chiesa (cfr. Ad tuendam fidem di Giovanni Paolo II) (1).

Molti da una parte nominano solo la Pastor Aeternus, documento con il quale il Concilio Vaticano I dogmatizzava una volta per tutte l’infallibilità papale e il primato petrino, così come molti altri dal versante opposto quello modernista, oggi diremo anche di una frangia di cattolici idolatrici della figura del Pontefice, lo usano per definire infallibile ogni gesto del Papa “più bello e simpatico della nutrita schiera dei papi”, facendo dell’infallibilità un nuovo dogma, quello dell’infallibilismo. Ma il punto è che pochi o nessuno fra questi ultimi cita un Documento assai utile a capire la situazione: Il primato del successore di Pietro nel mistero della Chiesa.

Un testo voluto da Giovanni Paolo II e per il quale incaricò l’allora Prefetto della CdF il cardinale Ratzinger, dopo la pubblicazione degli Atti di un simposio voluto sempre dal Papa tra il 1996 e il 1998.

Scrive Ratzinger in questo testo voluto e approvato da Giovanni Paolo II: “L’esercizio del ministero petrino deve essere inteso — perché « nulla perda della sua autenticità e trasparenza » — a partire dal Vangelo, ovvero dal suo essenziale inserimento nel mistero salvifico di Cristo e nell’edificazione della Chiesa. Il Primato differisce nella propria essenza e nel proprio esercizio dagli uffici di governo vigenti nelle società umane: non è un ufficio di coordinamento o di presidenza, né si riduce ad un Primato d’onore, né può essere concepito come una monarchia di tipo politico.

Il Romano Pontefice è — come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. Il Successore di Pietro è la roccia che, contro l’arbitrarietà e il conformismo, garantisce una rigorosa fedeltà alla Parola di Dio: ne segue anche il carattere martirologico del suo Primato….”

Si deduce da ciò che l’infallibilità papale è soggetta al dato oggettivo che:

a. il papato non è “un ufficio di coordinamento o di presidenza”, non è un primato d’onore, non è una forma monarchica, non agisce come agiscono i governi laici e politici;

b. il papa è “sottomesso” (badate bene all’uso del termine sottomesso) alla Parola di Dio, alla fede cattolica alla Scrittura interpretata dalla Tradizione perciò – se sottomesso a ciò – è garante di questa obbedienza della Chiesa e non decide pertanto “secondo il proprio arbitrio”;

c. tale primato, e perciò questa infallibilità è soggetta a dei limiti che “procedono dalla legge divina”;

d. Pietro è la roccia contro “l’arbitrarietà e il conformismo, garantisce una rigorosa fedeltà alla Parola di Dio”, per questo il suo destino è il martirio….

Di conseguenza, quando un Pontefice (a prescindere da chi sia in quel momento il papa) agisce dicendo che la dottrina non è messa in discussione, ma di fatto usa la pastorale per aggirarla, egli non agisce più infallibilmente, ma arbitrariamente non garantendo più “la rigorosa fedeltà alla Parola di Dio”…

Quando un Pontefice insiste anche troppo a parlare di pastorale misericordiosa sostenendo che “la dottrina non c’entra, non cambia, nessuno la tocca”, di fatto la stacca, la sta separando e da questa separazione non può venire altro che una pastorale con la quale si faranno passare molte delle cose che la dottrina vieta.

E non parliamo di supposizioni, ma di fatti che si stanno verificando ogni giorno.

L’infallibilità papale è tale solo se nel magistero papale si insegnano: ” anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente (Giovanni Paolo II – vedi sempre Nota 1).

0035-infallibilismo-1_562260798b47eLo riaffermava del resto Benedetto XVI nel maggio 2005 quando, nell’insediamento a Vescovo di Roma sulla Cattedra romana diceva:

“Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo…”.

Il Papa dunque, e QUALUNQUE PAPA, non può proclamare le proprie idee, specialmente non può imporle e non può usare una pastorale che le imponga quando, soprattutto c’è il pericolo di dissociare la pastorale dalla dottrina, in questo caso il Papa PERDE LA SUA INFALLIBILITA’ la quale gli è data perché è il garante della dottrina. Ma se il papa non fa più il garante della dottrina e con la pastorale la aggira, allora non è più infallibile.

Continua infatti Benedetto XVI in quella omelia del 7 maggio 2005, andate a controllare:

“Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode…”

Si mettano l’anima in pace tutti gli spiriti bergogliani o bergogliosi, fate voi…, la finiscano con la ridicola litania del “siete contro il papa”, non è amare un pontefice quando lo si ADORA perversamente ingannandosi sulla realtà delle discordanze evidenti che stiamo vivendo!

Supplichiamo il Papa piuttosto di tornare ad essere magistralmente il garante della dottrina contro tutte le derive che, quali figli e membra della Chiesa, stiamo subendo da cinquant’anni ad oggi. Abbia il coraggio di condannare le eresie di Rahner e di altri.

Venendo a fatti concreti dei nostri giorni, ecco un esempio che appare di un interesse particolare e riportato da Marco Tosatti: “L’incertezza sull’esito di queste tre settimane di negoziati è resa ancora maggiore dal fatto che nel Residence del Vaticano, Santa Marta, ha luogo una specie di Sinodo parallelo: papa Francesco si incontra con partecipanti al Sinodo e con ospiti esterni per parlare con essi individualmente. Alla fine toccherà al Papa prendere una decisione sulle questioni ancora aperte e comunicare la sua decisione all’intera Chiesa in un testo conclusivo. Questo, comunque, è per ora il più grande interrogativo che incombe sull’intero Sinodo” (vedi qui la fonte)

Sia bene inteso il papa questo può farlo eccome…. ciò che a noi interessa è cosa dirà alla fine il papa: si atterrà alla dottrina o userà la pastorale per modificarla nella prassi? A breve lo sapremo e noi vi anticipiamo che siamo certi, il Papa non ci deluderà, ma in caso malaugurato vincesse la pastorale modernista, nessuno sarà tenuto più ad obbedire alla “nuova” pastorale del Pontefice, o può obbedirgli mettendo avanti alla pastorale o insieme la dottrina.

Attenzione, questo non significa affatto “disobbedire” al papa, come pensano gli “infallibilisti”, no!

Al papa gli si vuole bene e lo si obbedisce nella dottrina, ma laddove imponesse una pastorale contraria alla dottrina, il cattolico deve obbedire a Cristo che sull’argomento ha parlato eccome e la Chiesa l’ha inciso indelebilmente nella Tradizione dottrinale, nel Depositum Fidei. Non significa perciò “abbandonare o uscire” dalla Chiesa, giammai!! Si continua a rimanere saldamente in Essa, avendo come Padre il Pontefice, ma perseguendo la dottrina del Vangelo.

E del resto non lo diciamo solo noi, ecco le parole proprio di questi giorni, del Papa che ha ricordato ai Vescovi: «… il cammino sinodale culmina nell’ascolto del Vescovo di Roma, chiamato a pronunciarsi come «Pastore e Dottore di tutti i cristiani»: non a partire dalle sue personali convinzioni, ma come supremo testimone della fides totius Ecclesiae, garante dell’ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa… ».

Ed ancora ha detto: «… ho sottolineato come il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”, aggiungendo che ciascun Battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del Popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni… Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa» (Papa Francesco Discorso ai Vescovi 17 ottobre 2015)

Ricordare le sue stesse parole affinché abbiano poi una valenza nell’applicazione, non significa non amare Papa Francesco, al contrario.

0035-infallibilismo-4_562261a436b2fE senza vantare alcuna nostra bravura che siamo infinitamente peccatori e soffriamo davanti a quanto sta accadendo, riportiamo però il severo monito che Santa Ildegarda, Dottore della Chiesa, scrisse al papa Anastasio IV rimproverandolo apertamente, e noi lo facciamo nostro e lo rivolgiamo con vero e sincero affetto filiale, oggi, a papa Francesco:

«O uomo accecato dalla tua stessa scienza, ti sei stancato di por freno alla iattanza dell’orgoglio degli uomini affidati alle tue cure, perché non vieni tu in soccorso ai naufraghi che non possono cavarsela senza il tuo aiuto? Perché non svelli alla radice il male che soffoca le piante buone?… Tu trascuri la giustizia, questa figlia del Re celeste che a te era stata affidata. Tu permetti che venga gettata a terra e calpestata… Il mondo è caduto nella mollezza, presto sarà nella tristezza, poi nel terrore… O uomo, poiché, come sembra, sei stato costituito pastore, alzati e corri più in fretta verso la giustizia, per non essere accusato davanti al Medico supremo di non aver purificato il tuo ovile dalla sua sporcizia!… Uomo, mantieniti sulla retta via e sarai salvo. Che Dio ti riconduca sul sentiero della benedizione riservata ai suoi eletti, perché tu viva in eterno!» (2)

Santità, non ascolti noi che non siamo nulla, ma non dimentichi cosa hanno scritto i Santi ai Pontefici del proprio tempo e si liberi dei cortigiani, di quelli che l’applaudono ad ogni starnuto, di quelli che di lei ne hanno fatto una icona pastorale contro la dottrina, un misericordioso perfino più grande di Gesù Cristo il quale ha detto senza mezzi termini: «….. chi non crederà sarà condannato….» (Mc.16,15-16).

Sia lodato Gesù Cristo +


Note

1) Ad tuendam fidem, per difendere la fede: Can. 750 – § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell’unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti sono tenuti a evitare qualsiasi dottrina ad esse contraria.

§ 2. Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente.

2) dal libro di Padre P. Dumoulin “Ildegarda di Bingen” profeta e dottore per il terzo millennio –

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