Introduzione di “Tre per sposarsi”

«E Fulton Sheen, lo conosci Fulton Sheen? Tre per sposarsi…».

  • “Nel sesso il maschio adora la femmina, mentre nell’amore l’uomo e la donna adorano Dio”
Il freudismo interpreta l’uomo in termini di sesso, il Cristianesimo interpreta il sesso in termini di uomo. Il romantico ama l’amore in astratto, il cristiano ama una persona concreta reale. Perciò c’è una differenza abissale tra il sesso che ama il sesso, e una persona che ama una persona.
Il sesso tenta di essere allo stesso tempo il ricevitore e il datore di passione, ossia il soggetto e l’oggetto. In esso il maschio adora la femmina, mentre nell’amore l’uomo e la donna adorano Dio. Il risultato di questa scissione del sesso dalla personalità è che il sesso viene razionalizzato, in quanto viene trasformato in un problema intellettuale.
Per gli esseri umani normali il sesso è un fatto fisico e organico; per quelli anormali, è qualcosa di pensato, studiato, vivisezionato e ridotto a statistiche e a referendum. Gli antichi barbari consideravano il sesso un fatto fisico, i nuovi barbari lo considerano un fatto mentale. Per questo moltissima pubblicità oggi è basata sul sesso e la concupiscenza, invece di derivare dal corpo, viene suscitata entro un’immaginazione stimolata artificialmente.
Il sesso è indubbiamente un’energia importante nella vita umana, ma è, come tanti psicologi pretendono, l’energia fondamentale o, invece, è soltanto uno dei rami dell’albero della vita? Invece di essere il serbatoio, non può darsi che sia uno dei tanti canali attraverso i quali sgorga il dono originale della vita?
LA CHIESA È CONTRO IL SESSO?
LA CHIESA E I CRISTIANI NON SONO CONTRO L’AMORE SESSUALE, ALTRIMENTI NON CI SAREBBE IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO.
Il sesso com’è inteso ai nostri giorni è amore-Eros slegato da ogni responsabilità, è un desiderio senza obblighi. E siccome è un desiderio illegittimo, è anche un desiderio senza Dio, ecco perché l’erotismo e l’ateismo vanno sempre d’accordo. Inoltre, non appena si esprime il rifiuto di questa riduzione dell’amore al solo ordine fisiologico, immediatamente i cultori della carne ci accusano di sostenere che il cristiano sia avverso all’amore sessuale o, più brutalmente, che sia “contro il sesso”. Il cristiano non è avverso all’amore sessuale, e lo dimostra il fatto che se così fosse non ci sarebbe il sacramento del matrimonio.
La prospettiva cristiana sulla sessualità può invece essere espressa in questi termini:
“L’amore carnale è un’introduzione all’amore divino”. Vale a dire che l’Eros è come il vestibolo dell’Agape e quindi l’amore meramente umano è come l’embrione dell’amore del divino. Di questa dimensione “propedeutica” dell’amore umano si possono trovare riferimenti già in Platone, il quale sostiene che l’amore è il primo passo verso la religione. Egli immagina l’amore per le persone belle trasformato in amore per le anime belle, quindi in un amore di giustizia, di bontà e di Dio che di tutte ne è la fonte propria. L’amore erotico è perciò un ponte da attraversare, non un parapetto su cui appoggiarsi e riposarsi.
Per dirla con un’altra metafora, l’amore erotico non è un aeroporto, ma un aeroplano, poiché è spinto e spinge ad andare sempre altrove, più in alto e più avanti. Qualsiasi amore erotico presuppone un’incompiutezza, una deficienza, un desiderio d’integrazione, un’attrazione verso ciò che lo arricchisce, perché qualunque amore è un volo verso l’immortalità. In qualunque forma di amore erotico vi è pur sempre un riflesso di amore divino, come il riflesso lunare sullo specchio d’acqua di un lago. L’amore del cuore altrui è inteso a condurre fino all’amore del cuore divino. In quest’ottica ciò che il cibo è per il corpo, cioè il necessario sostentamento ma non il suo fine, il corpo lo è per l’anima e il materiale per lo spirituale. Ragion per cui la carne non è fine a se stessa, ma serve ed è ordinata all’eternità. Pertanto, il sesso è soltanto l’avviamento presupposto e automatico del motore della famiglia.
Il Cristianesimo è tutto saturato di questa trasfigurazione dell’amore carnale in amore divino. Il Salvatore non calpestò né spense le fiamme erotiche nel cuore della Maddalena, ma le trasfigurò in un nuovo oggetto di affezione. L’elogio divino fatto alla donna che versò l’unguento sui piedi del Salvatore le ricordò come l’amore che un tempo ricercava solo il proprio piacere potesse tramutarsi in un amore che fosse anche disposto a morire per l’amato. Fu per questo che, all’atto stesso dell’unzione, quando i pensieri della donna erano più aderenti alla vita, il Signore fece allusione alla sua sepoltura. Su un piano più elevato troviamo che, grazie alla misteriosa alchimia della religione, il nobile amore che Maria, la Madre benedetta, nutriva per il Figlio della sua carne si è dilatato in un amore così vasto che è divenuta la Madre di tutti gli uomini.
(Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi” edizioni Fede e Cultura)


di Padre Roberto Brunelli ofm conv.

L’inattesa ristampa di questa perla dimenticata è nata così: mentre stavo manifestando al parroco di Verucchio la mia inguaribile fissazione per Chesterton, il giovane sacerdote riminese replicò con una certa inconsapevolezza: «E Fulton Sheen, lo conosci Fulton Sheen? Tre per sposarsi…».

Del vescovo americano Sheen non avevo mai letto nulla. Avevo solo spostato tanti anni fa da uno scaffale all’altro della nostra biblioteca di Ancona i suoi numerosi libri, senza avere l’attrazione necessaria per sfogliarli, anche per colpa del cattivo gusto del grafico che ne aveva disegnato le copertine, un maniaco delle strisce verticali, che per quanto fossero colorate facevano sempre venire alla mente le sbarre di una galera.

Quando pochi giorni dopo mi recai a frugare stranezze nel capannone di Stefano, un artistico quanto disordinato rigattiere locale, vidi con sorpresa emergere da una informe catasta di carta un volume del vescovo Fulton: proprio quello citato da don Bellavista!

La cosa poteva sembrare un messaggio della Provvidenza, e considerato il costo, abbordabile anche per un francescano, ho ritenuto doveroso acquistare il tomo, spolverarlo e anche iniziare a leggerlo. Dopo averne gustato tutte le pagine, come già si sarà capito, è diventata quasi una missione ristamparlo.

Anzi, l’ammirazione per questo testo mi spinge all’esagerazione. Arriverei ad obbligare la sua lettura (non dico in ginocchio sopra i ceci… concedo di farlo anche sdraiati in un comodo divano!) a tutti quelli che sono così “fusi” d’amore da sposarsi in chiesa, davanti al Grande Fabbro, che li unirà in una inscindibile lega, per tutta la vita.

Ci domandiamo: per un azzardo così grande e per questa scelta senza ritorno, non c’è forse bisogno di una attenta preparazione e di una grande consapevolezza? (unita in ogni caso ad una audacia simile a quella del martirio…)

Le grandi costruzioni e i vertiginosi grattacieli non hanno forse bisogno di profonde fondamenta? Non è forse questo oscuro e invisibile lavoro di “porre basi” che permetterà di toccare il cielo senza crolli? Allora questo libro “fondamentale” potrà aiutare veramente a costruire una salda storia d’amore, che superi il tempo stesso, per giungere là dov’è la Fonte dell’Amore, la Trinità di Dio.

Ha scritto papa Francesco: «La preparazione prossima al matrimonio tende a concentrarsi sugli inviti, i vestiti, la festa e gli innumerevoli dettagli che consumano tanto le risorse economiche quanto le energie e la gioia. I fidanzati arrivano sfiancati e sfiniti al matrimonio, invece di dedicare le migliori energie a prepararsi come coppia per il gran passo che faranno insieme… Quello che importa è l’amore che vi unisce, fortificato e santificato dalla grazia».

Allora non perdete troppo tempo intorno all’involucro delle cerimonie, delegate ad altri quante più sciocchezze potete, e andate alla ricerca profonda del senso del “dono del sacramento”.

Leggete con passione questo bellissimo manuale del “gran passo”. E se il matrimonio lo avete già celebrato, questo libro, perdonate la rima, vi serva da ripasso!

Un dubbio apparentemente intelligente potrebbe farci dire: «Sì, ma come può un sacerdote celibe parlarci del matrimonio?». Una risposta valida potrebbero essere questa: il dott. Bernard quando esegui il primo trapianto di cuore non aveva mai avuto personalmente nemmeno un piccolo infarto; conosceva però l’anatomia e la fisiologia dei corpi. Allo stesso modo mons. Fulton Sheen, studiando in profondità la teologia cristiana, ha scoperto l’antropologia più vera e l’unica spiritualità che può sanare gli affetti del cuore umano e introdurre ai misteri del Grande Amore.

Come aveva già compreso il genio di Pascal: «Non solo noi non conosciamo Dio se non per mezzo di Gesù Cristo, ma non conosciamo noi stessi se non per mezzo di Gesù Cristo; non conosciamo la vita, la morte, se non per mezzo di Gesù Cristo. Pertanto, senza il Vangelo non conosciamo nulla e vediamo solamente oscurità e confusione nella natura di Dio come nella nostra». Senza Cristo anche l’amore degli sposi è confuso, limitato, finito, come il vino alle nozze di Cana. Solo grazie alla presenza e alla conoscenza del vero Sposo dell’umanità il vino, cioè la gioia dello stare insieme, ritorna a riempire la vita, abbondante e migliore. Sheen direbbe che due bicchieri hanno bisogno di un terzo elemento indispensabile: la bottiglia, che poi nel caso di Dio è “una cantina senza fine”.

Lo stile del vescovo newyorkese è cristallino e profondo, gioioso e maturo. Partendo dagli autori più disparati (da san Tommaso a Gibran, da Agostino a Shakespeare), egli ci svela il senso mistico della vocazione sponsale… Anche se scritto nel 1951, Three to Get Married ha ancora lo splendore della Bellezza che non passa.

Non abbiamo paura di affermare che questo libro non invecchierà mai, perché l’incanto dell’amore di Dio, più antico del mondo, è sempre nuovo.

Buona lettura!

fra Roberto Brunelli

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