RISPOSTE alle più comuni obiezioni contro la religione (2)

La pratica della Religione – qui la prima parte

12) Noi non abbiamo tempo di occuparci di religione! Sono discussioni interminabili e che sfociano spesso in guerre.

Risposta

Mi fareste ridere, se non mi faceste piangere! E per mangiare lo trovate il tempo? — OH bella! ma che domanda!? rispondereste! sì, perché bisogna pur vivere, e se avessimo un padrone che non ce lo concedesse l’abbandoneremmo subito a qualunque costo! Ma voi avete anche l’anima, anche l’anima ha bisogno di vivere, fate dunque per l’anima quel che fate per il corpo. Bastano pochi minuti al giorno per la preghiera, poche ore la settimana per la santificazione della festa e per la pratica dei sacramenti, e potete dire che vi manchi il tempo? Poi, la religione non è affare di tempo, è questione di pensiero e di volontà, diremo una questione di amore. Dite orsù: lo troverete poi il tempo per morire?… o a questo non volete piuttosto pensare? Ebbene, allora sarà tardi, ahi! troppo tardi e sentirete tutto il dispiacere di non esservi occupati di religione.

Ma ora ditemi: che cosa ci insegna il Vangelo? Leggetelo! Ora vi dirò una cosa che vi farà saltare: quante volte Gesù, nei Vangeli, parla di “religione”? MAI! E forse anche noi facciamo male a discutere di “religione”, perché questa parola fa confondere dal momento che Gesù Cristo più che di una religione è venuto per rivelarci Dio! Capite che cosa significa questo? Infatti non dovremo occuparci di religioni, ma di una Buona Notizia che Gesù ci ha portato per capire che cosa è la religione e quale quella vera. Egli non discute di religione, ma di amor di Dio, di verità,  salvezza, Redenzione, Paradiso, del Bene e del Male, di come ben vivere, per ben morire. Nelle Lettere apostoliche troveremo poche citazioni alla religione, dice Giacomo: «Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo» (Gc.1,27)

Il Cristianesimo, se vogliamo dirla tutta, non dovrebbe essere messo neppure nelle discussioni sulle religioni, è per questo che non comprendete e fate confusioni con tutte le religioni. Ma allora il Cristianesimo non è “religione”? Dipende da come si vuole intendere il termine e per certo non è una delle tante religioni! Diceva Seneca: «La religione è considerata dalla gente comune come vera, dai sapienti come falsa, e dai governanti come utile..» La religione nasce con l’uomo spontaneamente nel suo cuore, in cerca di una risposta alle domande più importanti sulla vita, specialmente davanti alla morte. Fin dai primi villaggi costruiti dagli uomini, il senso “religioso” ha animato questa ricerca. In questo lungo lavorio, la religione, prendeva anche il ruolo di cultura, di educazione del villaggio, di comportamento sociale, e non di rado come ben conosciamo, si usava per comandare un popolo, gestirlo, fin anche giustificando sacrifici umani. Prendiamo in Genesi la storia di Abramo al quale Dio comanda quanto segue: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò» (Gn.22,1-18). Chi legge questa richiesta non può che rimanere scioccato e confuso! Eppure Abramo non fa una piega! Obbedisce ad una voce misteriosa. Sappiamo che poi Dio risparmia Isacco perché la Sua richiesta è riferita in vista del Messia, il Figlio Gesù che si donerà spontaneamente per mettere fine ad ogni sacrificio. Sia ben chiaro perciò che il nostro Dio non è una “religione” fra le tante ideate dagli uomini. Abramo comprende subito che questa Voce è diversa, non è come le altre “religioni”. Ora non abbiamo il tempo di dire tutto, ma studiatevela la Bibbia, studiate il Cristianesimo. La convenzione dell’usare il termine religione, ha gittato molta confusione e confonde il vero ruolo di Gesù Cristo. Noi pure come vedete ne facciamo uso, ma è bene fare queste distinzioni per capire che Gesù Cristo non ha inventato alcuna religione, Egli è semmai il filo diretto, o il ponte come amano dire alcuni Santi, fra cielo e terra, fra noi e la vera ed unica divinità. Gesù non ha portato nuovi sacrifici, ma ha dato Se stesso in sacrificio unico, definitivo e perfetto, chiudendo semmai su tutte le discussioni in materia di religione. Egli è il Sacerdote uno e vero e invece di mettere gli uomini in schiavitù, nella quale ci ha appunto trovati, è venuto per liberarci, è venuto per servirci, sentite cosa dice: «il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt.20,28), e quando mai il Cristo ha mosso guerra di religione? Leggete piuttosto cosa dice: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli?…» (Mt.26,47-54), figliuoli cari, questa non è “religione” come la si vuol intendere dagli uomini, ma Rivelazione di un Regno divino con tanto di eserciti che non ragiona però come noi ragioniamo nel mondo e che usa armi assai diverse.

Ma allora, mi chiederete, tutte le guerre che la Chiesa ha fatto, non sono guerre di religione? Nulla affatto! Studiatevi meglio la storia, cosa ha fatto davvero la Chiesa? Si è difesa, si è soltanto difesa dalle persecuzioni, dalle minacce, da chi pretendeva soggiogarla. Certo, Ella ha stretto alleanze con principi e imperatori che potevano aiutarla, può anche aver commesso degli errori storici, aver fatto scelte sbagliate, ma tutto ciò che ha fatto lo ha fatto per difendersi.

Leggete la storia: il Cristianesimo viene perseguitato fin dalle prime ore del suo sorgere, finita l’era degli imperatori romani che costrinsero i cristiani nelle catacombe sono arrivati i Mussulmani che tentarono di impadronirsi di Roma, poi scesero gli Unni, i Vandali, Attila sovrannominato il flagello di Dio, tutti che volevano prendere Roma e che doveva fare la Chiesa, restare a guardare? Così anche le Crociate, studiatevele veramente come andarono le cose, che se qualcuno irrompendo in casa tua ti obbligasse alla capitolazione, come reagireste voi? Gesù ha insegnato che non dobbiamo essere noi i primi a muovere guerra a qualcuno e questo la Chiesa non lo ha mai fatto, la legittima difesa è piuttosto un dovere dei genitori verso i figli, un dovere di Cesare verso il proprio popolo che venisse aggredito. Ma che s’insistesse a discutere di guerra di religione, si fa’ torto al Cristianesimo che è stato piuttosto sovente perseguitato, o che forse avete dimenticato la gloriosa Battaglia di Lepanto, di Vienna? E che cosa è accaduto sotto il grande Papa Pio IX quando gli eserciti hanno abbandonato la Chiesa? Ma che forse la Chiesa è scomparsa o si è lasciata sottomettere? Giammai! Siamo ancora qui senza muovere guerre o vendette, ma non pretenderete certo il silenzio o la sopraffazione, vogliamo sperare di no!

Infine fa ben pensare che, la vera religione, se ben professata, produce una buona morale sociale, tanto che, qualcuno ha detto : La religione è ciò che trattiene i poveri dall’assassinare i ricchi, un proverbio francese, visto cosa fece quella Rivoluzione, la nuova religione dei senza-Dio.. che pretendeva abolire il senso autentico della religione!

Possiamo allora dire che esistono le guerre di religione, è vero, ma bisogna fare distinzione tra quella che si è sempre difesa, da quella che pretendeva soggiogare i popoli. E non c’è forse oggi la religione laicista dei potenti di turno? Non è forse anche questa una guerra di religione ateistica per opporsi al Cristianesimo ed imporre alla Chiesa il silenzio dopo averle tolto ciò che gli apparteneva? Eppure solo il Cristianesimo, se veramente vissuto, metterebbe fine ad ogni guerra: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt.22,21), abbisogna perciò che anche Cesare renda a Dio ciò che è di Dio, le guerre sono sempre avvenute perché Cesare di ieri e di oggi, non solo non vuole dare a Dio ciò che appartiene a Lui, ma vuole togliergli tutto, si vuole credere ancora un dio!

Imperciò è bene allora pensare alle parole di Gesù che non ci chiama ad occuparci di una “religione” ma di come servire al Padre Nostro che è nei cieli.

Egli infatti non ci insegna piuttosto come dobbiamo vivere occupandoci delle cose del Padre? Aveva dodici anni quando diede la lezione ai suoi genitori Maria e Giuseppe, vi ricordate? Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».  Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».  Ma essi non compresero le sue parole. (Lc.2,48-50) Quand’anche anche noi, non comprendessimo tante cose della Fede cristiana, o quando ci volessero inculcare questioni di religione, abbiamo invece il dovere di occuparci delle faccende di Dio, del Cristianesimo. La Vergine Santa ci insegna come poi tante cose si verranno a comprendere, facciamo allora in modo che però, giunta quell’ora, non sia troppo tardi.

13) Ma noi abbiamo le nostre credenze, il nostro modo di capire la religione!

Risposta

Ma davvero?… Quale sarebbe?… Abbiamo una religione nuova?… Ditemelo di grazia! Di quanti articoli è il vostro credo?… quanti e quali i vostri comandamenti?… quali i vostri sacramenti?… quali le chiese, i sacerdoti? quale dio vi ha parlato? quale dio si è a voi rivelato? quale dio è morto e risuscitato per voi? — Ma basta lo scherzo! Confessatelo francamente: voi intendete significare, che non avete, e non volete religione alcuna: eccovela la vostra religione speciale! Una credenza dove forse ci andrà ben riposto solo il pane!

Ma chi vi dà il diritto di vivere senza religione, o di farvene una a parte? Avverte il grande Apostolo: «Tutto mi è lecito!. Ma non tutto giova. Tutto mi è lecito! Ma io non mi lascerò dominare da nulla…» (1Cor.6,12); «Tutto è lecito! Ma non tutto è utile! Tutto è lecito! Ma non tutto edifica…» (1Cor.10,23) Iddio ha istituito la Fede unica ed obbligatoria per tutti, per non vivere come animali. Meglio dunque sarà prendere e tenere la religione che ci ha dato Dio, che Gesù Cristo ha rivelato, che ci viene insegnata dalla Chiesa, ossia la Fede dei tanti martiri Cristiani che ci hanno preceduti dandocene testimonianza, e ve ne troverete assai più soddisfatti. Abbiamo spiegato brevemente, nella prima parte, il vero senso ed uso della libertà: esercizio della libertà non è strumentalizzare o modificare la vera religione, questa semmai è insolenza nei confronti di Dio che ci ha fatto dono della libertà, e voi vorreste usarla contro di Lui? Passi pure il fatto che ognuno ha un proprio modo di percepire e comprendere la religione, la fede, ma le dottrine e i Comandamenti son quelli, si accolgono, si studia di metterli in pratica, non c’è nulla da capire che non sia stato già insegnato dalla Chiesa. Si abbia piuttosto il coraggio di ammettere di essere nel peccato della superbia, con quel pretendere di saperne più del Vangelo e di Dio stesso!

14) La religione più giusta consiste nel far del bene al prossimo, le dottrine sono solo una problema!

Risposta

Faccio tanto di cappello alla vostra filantropia, e prendo per buono il vostro sentimento; ma vi chiedo : E Dio non è vostro primo prossimo?… Il Vangelo, che è il codice più perfetto, là dove dice: «Ama il prossimo come te stesso» dice però: «Ama Dio sopra ogni cosa» e aggiunge: «In questi due comandamenti consiste tutta la legge!» Rispondendo alla domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti, Gesù disse: «Il primo è: “Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. E il secondo è questo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più importante di questo » (Mc 12,29-31).

E voi volete camminare con una sola gamba, far camminare il treno su una sola rotaia? Temete forse che la religione vi distolga dal far del bene al prossimo? Tutt’altro, anzi essa proclama, che non si può amare davvero Iddio senza amare il prossimo. Difatti chi furono e chi sono i più grandi benefattori dell’umanità? Furono e sono appunto i Santi, ossia quelle anime che hanno amato ed amano maggiormente Iddio, e che per Lui hanno compiuto molte opere a favore del prossimo. Date uno sguardo agli ospizi, agli orfanatrofi, alle scuole private, alla stessa scienza, all’arte, alla poesia, alla cultura, agli asili, ed anche a moltissimi ospedali, a tutte insomma le più belle istituzioni di beneficenza; da chi furono fondate e presero vita e vigore? Parlino per tutti il beatissimo Don Giovanni Bosco, il Beato Cottolengo, monsignor Bonomelli, il Cardinal Ferrari; parlino le migliaia di Missionari e di Suore sparse per tutto il mondo, e vi diranno coi fatti, che è l’amor di Dio che ha dato e dà impulso all’amore del prossimo, a quello vero e senza filantropia. E non è forse Gesù che, come un mendicante, sta fuori dalla porta del nostro cuore e bussa? (Ap.3,14), chi Gli aprirà? E se non aprite a Lui, come pensate di poter servire gli altri? Vedete la superbia?! E chi vi ha fatto dono di poter servire gli altri? Che forse non dovete ringraziare nessuno perciò che avete? Pensate davvero di essere più buoni di Gesù Cristo? Diciamo dunque francamente, che senza l’amor di Dio esplicato colla pratica della religione vera, l’amore del prossimo è una vana ostentazione, anzi una presunzione.

Veniamo alle dottrine: può forse un treno andare senza benzina, o che volete accendere una lampadina senza l’elettricità? E perché se volete accedere ad un Club esclusivo accettate supinamente le regole che vi vengono imposte? E quando aderite ad un partito, non ne accettate forse le regole? e non vi entrate proprio perché ne condividete le dottrine? Ma come si fa, mi chiedo io, a mettere in dubbio la Parola di Dio? O sì, certo, adesso direte che non mettete in dubbio la sua Parola, ma quella della Chiesa. E non è falsità questa? e non è superbia e presunzione accusare la Chiesa di inventarsi le dottrine?

Ebbene! Volete fare la carità senza dottrina? E chi vi da il diritto di andare da un povero e soccorrerlo a nome vostro e non nel Nome di Dio? Volete soccorrere il povero, ma non volete ascoltare la sua legge? Ascolta allora bene cosa ti dice Gesù: «Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.  Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!» (Mt.13,41-43); e ancora dice: «Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!  Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.  Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.  Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi» (Lc.13,27-30), e chi sono questi giusti? chi questi ultimi che saranno i primi nel Regno di Dio? Anche qui il Vangelo risponde chiaramente e sono coloro che avranno obbedito alla legge di Dio: «Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.» (Mt.5,19)

15) Ma noi non vogliamo essere bigotti!

Risposta

Di che bigottismo cianciamo?… Si tratta di essere cristiani, e non bigotti. Il bigottismo è un gran difetto, anzi è la caricatura, la contraffazione della religione. Guardatevi bene dall’essere bigotti, ma siate religiosi almeno quanto basta per essere cristiani. La preghiera, la santificazione della festa, l’osservanza delle vigilie, la coerenza nella vita cristiana che è la vita dei Comandamenti e dei sacramenti. La paura di essere bigotto è un pretesto per essere liberi da Dio e vivere come si vuole, senza fede né legge; ma ciò è una vergogna, un disonore!… O certamente si vogliono definire bigotti quelli che pregano, che dicono il santo Rosario, che vanno alla Messa, ma queste sono le attrezzature per irrobustire l’anima; forse che voi andreste in palestra rinunciando ad usare le attrezzature? Pensate ad un ciclista o agli atleti, forse può un ciclista prepararsi al Gran Giro d’Italia senza occuparsi di tutta l’attrezzatura necessaria alla sua bicicletta? Ma figliuoli benedetti! La religione è ragione e la fede ha bisogno di una certa attrezzatura per viverla bene!

_011 RISPOSTE sulla religione 416) La religione Cattolica è noiosa, vieta ogni divertimento, ogni piacere!

Risposta

Ah! ecco che la verità comincia ad uscire allo scoperto! Di quali piaceri parliamo?… quelli animaleschi, dei bruti, dei libertini, degli scandalosi, dei viziosi?… Quelli sì, il Vangelo li vieta, e fa benissimo! Riprovando e condannando le malvagie passioni, la concupiscenza della carne, esso provvede al vostro bene, vi salva dal peccato, dal disprezzo e dal disonore, vi fate torto a lamentarcene. La vera religione nulla toglie di tutti i vostri beni di fortuna; nulla dei vostri talenti e buone qualità dello spirito e del cuore, nulla delle forze e bellezze del corpo, anzi, tutto ciò che di bello e di buono avete, non è neppure opera vostra, è dono ineffabile di Dio. Solo questo vi chiede la vera religione: di farne buon uso, e non sciupare a danno vostro e altrui questi doni speciali di Dio. Questa religione non è nemica delle gioie della vita, che anzi le abbellisce e le benedice. Ne conoscete voi dei buoni cristiani?… Forseché hanno un’aria triste e melanconica? Assolutamente no! che anzi le pure gioie dei buoni sono invidiabilissime, e se i cattivi le disprezzano, si è perchè o non le comprendono, oppure sanno di non poterle raggiungere mai! La religione vera vuole e proclama la vita allegra. «Servite il Signore con allegrezza» e ancora: «Scrupoli e malinconia via da casa mia» ci hanno predicato e ci predicano colle parole e coi fatti i più grandi Santi, Filippo Neri, Ignazio di Loyola, Beato Cottolengo, Don Bosco e numerosissimi suoi figli.

La religione, in una parola, non vieta né condanna se non ciò che è male in sé o per sé, il ballo sfrenato, gli amoreggiamenti, i bagordi, le ubriachezze, le disonestà della carne e dello spirito, la concupiscenza, l’impudicizia  perché questi non sono veri piaceri, ma veri peccati; ed in ciò ha consenzienti ovunque. Che cosa ci ricorda San Paolo? «O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?  Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!» (1Cor.6,19-20)

Fatele dunque tanto di cappello alla nostra vera religione, ed invece di sguaiatezze spacciate per divertimento e di piaceri vietati, sorgenti di rimorsi, tristezze, malinconie e a volte anche di suicidio, proverete gioie e piaceri indicibili che vi faranno anelare i godimenti eterni, fatevi insegnare dai Santi. Meditiamo sull’insegnamento di questo grande campione della Fede che è stato San Paolo, che dice ancora: « vi supplico di far in modo che non avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell’energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo secondo la carne.» (2Cor.10,2); «Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi..» (Ef.5,3); «La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali….» (Colos.3,16). E di quale noia cianciamo? Gesù stesso non veniva forse invitato alle nozze, come a Cana, ai banchetti, alle feste che si facevano ai suoi tempi? Ma era forse sfrenato, smodato, sguaiato?

– Ma noi non la vediamo a questo modo!

E allora siate onesti e sinceri: pretendete di vedere più giusto voi di Dio?

Bastasse dire così per non pagare le imposte, quanti non ne pagherebbero nessuna, mai! Ma voi sapete che, se non si paga, volere o non volere, la legge vi fa pagare anche se non la vedete a quel modo, anche se non siete d’accordo. Ora se è volontà di Dio che si professi la Fede di Cristo,  quella determinata religione arricchita di Comandamenti e sacramenti, si deve fare la “Sua volontà”, ossia a suo modo, e non a modo vostro, o nostro. Non lo preghiamo ogni giorno nel Pater Noster: “sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”? Egli già non manda gli sbirri a prendervi pel collo e costringervi a credere e praticare quanto chiede, perchè Egli non vuole che lo si serva per forza; ma appunto per questo dovreste obbedire più prontamente e spontaneamente, è questo che ci ha insegnato Gesù: a fare questa santa volontà del Padre. Egli rispetta la vostra libertà, come ha rispettato quella del Figlio, e voi allora, battezzati nel Suo Nome, rispettate la Sua volontà!

Vedete che poi le lunghe discussioni non portano a nulla! Si parla, si parla, si parla, tutto per cercare a come frodare la legge di Dio, ma non si parla quasi più di come mettere in pratica la divina obbedienza. Di esempi ne abbiamo tanti, ma se si rifiuta, non c’è esempio che tenga. Ricordate la parabola del ricco Epulone con il povero Lazzaro? Il ricco chiede alla fine ad Abramo di mandare Lazzaro dai fratelli ad avvertirli che l’inferno esiste, e di cambiare vita, ma Abramo non lo manderà perché per sapere, tutti sapevano della legge divina, ma per chi non vuole ascoltare, non serve a nulla neppure che un risorto si faccia vedere vivo. Ah! figliuoli miei, l’infedeltà e la disobbedienza, si pagano care!

17) Ma quale religione, oggi la scienza spiega tutto!

Risposta

Facciamo tanto di cappello alla scienza; ma con venia vostra, e di tutti, diciamo che la scienza non basta affatto. Essa non sa e non può sapere tutto e soprattutto non dimostra affatto che non esista Dio. Essa ignora, per esempio, il segreto della vita e della morte di cui solo può constatare i fenomeni materiali; ignora l’origine, i destini della terra; nulla può contro il gelo, la grandine, i terremoti; nulla può contro buon numero di malattie. Può alleviare le sofferenze, curare le malattie, ma non la morte. Se poi passiamo nell’ordine delle cose spirituali, quelle che alimentano l’anima e danno vigore allo spirito, la scienza non può darci assolutamente il minimo aiuto, né riguardo alla vita presente, né riguardo a quella avvenire; non può neppure conferirci la forza morale per fuggire il male e fare il bene. Essa non possiede affatto la primigenia  dell’innocenza, né il rimedio per ricuperarla se perduta; non è capace a produrre né la gioia, né l’amore, né la rassegnazione, né la pace, né la speranza. E in faccia alla morte, che cosa può la scienza?… Constatarla e nulla più! Ascoltate questo:

Si era in treno, un commesso viaggiatore, facendo il saputo, andava dicendo: —     Non c’è più bisogno di Dio ornai, né di religione, la scienza coi suoi progressi basta a tutto! L’uomo col suo ingegno fa cose straordinarie… —     Infatti, — ribatté un tale, con un sorriso un po’ sardonico — infatti io torno dalla fiera, ed ho proprio visto una macchina meravigliosa!… Figuratevi, si introduceva da un’apertura una manata di fieno, e poco dopo dalla altra parte si spillava il latte bell’e fresco. —     Magnifico — esclamò trionfante il saputo commesso — ho dunque ragione io!… E, dite, come si chiama quella macchina? —     Si chiama vacca. Tutti in quello scompartimento risero, meno il commesso viaggiatore.

Ma forse la questione è poi posta malamente perché, davvero che ci dice la Scrittura, la scienza non è affatto nemica della religione, che anzi ci consiglia: «esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono..» (1Tess.5,21) piuttosto siamo chiamati a fare discernimento di ogni cosa per capire ciò che va contro Dio, di cui la scienza stessa, è dono.

18) Però la religione si occupa troppo della vita futura e poco di quella presente!

Risposta

Se vi chiedessi che differenza passa tra la vita futura e la vita presente, forse non sapreste rispondere; ebbene rispondo io: Tra la vita futura e la presente passa la differenza che vi è tra il principale e l’accessorio, tra il tutto e la parte, tra il duraturo e il passeggero. Ora, è meglio l’accessorio o il principale?… il tutto o la parte?… il momentaneo o l’eterno?.. E basterebbe questo per annientare la vostra obiezione. Vediamo tuttavia se è proprio vero, che la religione si occupi poco della vita presente. Ché poi fa davvero pensare ciò che dite: non c’è forse contraddizioni a quel che dite? Prima accusate il Cristianesimo di pretendere troppo nella vita morale, ora che non si occupa della vita presente, vedete come siete incerti voi stessi? Ma vediamo in breve come sia sbagliato ciò che pensate. Generalmente si fa consistere tutto il bene della vita presente nella ricchezza e nel benessere: orbene:

  1. Quando è che hanno luogo la ricchezza ed il benessere? — Quando è rispettato il diritto di proprietà; ma la religione Cattolica ha sempre difeso questo diritto contro ogni sorta di avversario.
  2. Che cosa sono la ricchezza ed il benessere? — Sono il prodotto del lavoro e del risparmio: e la vera religione condanna l’ozio, comanda il lavoro, inculca il risparmio, difende la mercede dell’operaio.
  3. Da che cosa dipende il buon successo e la continuazione del benessere generale? — Dalla moderazione, e dal buon uso delle ricchezze; e la religione frena la cupidigia, predica il distacco da ogni avarizia, comanda di dare ai poveri, proibisce il furto, impone la restituzione; e quasi non bastasse, riprova l’intemperanza, la ambizione, il lusso esagerato, l’immoralità, che sono le vere sorgenti della miseria.

Ma oh! la vera religione fa assai di più. Istituisce continuamente opere insigni di beneficenza per i poveri, per i fanciulli, per i vecchi, per gli ammalati, non vi è miseria che essa non soccorra, non v’è lacrima che essa non terga, e basta girar attorno gli sguardi per vedere ovunque i monumenti parlanti dei suoi benefizi. Né qui finiscono i beni della religione Cattolica; essa è indispensabile a sollevare il morale e rende meno dura la presente vita. Tre cose terribili, inesplicabili amareggiano la vita di tutti, e sono: l’ingiustizia, l’ineguaglianza, il dolore. Ebbene la religione vera c’insegna:

  1. Che, contro l’ingiustizia di quaggiù, esiste lassù un tribunale infallibile, che correggerà i giudizi falsi del mondo, vendicherà le coscienze offese e rimetterà a posto ogni cosa..
  2. La religione c’insegna che, al di là, sarà fatto il giusto compenso alle ineguaglianze di questa vita, ed avverrà eterna riparazione di tutto.
  3. La religione del Cristo ci assicura, che in Paradiso non vi sarà più né lutto, né dolore, né pianto, e che i mali tutti e le separazioni della vita saranno compensati da eterni gaudi e ritrovi.

Nella parabola del ricco Epulone, raccontata da Gesù Cristo, abbiamo la conferma di tutto ciò, l’abbiamo ricordata sopra. Infine la Chiesa inculca nel suo catechismo le sette opere di misericordia corporali, e le sette di misericordia spirituali, materiale e spirituale insieme, le une con le altre che approvvigionano la vita presente, quella che si vive, in riferimento all’approdo eterno. Certo non si può pretendere una religione che si occupasse solo della vita terrena, sarebbe una falsità e senza senso: se non ci fosse Dio e l’offerta di questa realtà futura ed eterna, ogni religione sarebbe inutile. Leggiamo come spiega bene San Paolo: «Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede….» (1Cor.15,13-14); e chi ascolta più i preziosi consigli di Gesù Cristo? Ascoltate cosa dice: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena..» (Mt.6,33-34)

_011 RISPOSTE sulla religione 519) A noi basta la religione del cuore! Chi ti dice che non posso amar Gesù senza immischiarci le vostre leggi?

Risposta

Se basta a voi, non basta a Dio, il quale vuole anche la religione della testa e delle opere prescritte da Lui alla sua Chiesa! La così detta religione del cuore sapete che cosa è? — E’ la religione degli sfaticati, degli avari, che lo attaccano alle ricchezze; dei superbi che lo sciupano in vanità; di quelli che si credono più superiori di Dio stesso; dei viziosi che lo vendono alle creature e ai vili piaceri; è quella dei romantici e dei sentimentali, che alla prima prova però, subito son pronti a tradire, ma non è la religione dei cristiani i quali debbono credere e praticare sull’esempio del Capo che è Gesù Cristo, Signore e Dio. Credere e praticare, Fede ed opere non sono staccabili, ci provò Lutero a separarle, ma vedete come è andata a finire. Queste leggi, poi, noi le facciamo nostre, ma non le ha inventate la Chiesa, sono tutte nelle Scritture, la Chiesa le custodisce, le preserva dagli errori e le manda avanti, in obbedienza anch’Essa al Suo Signore Gesù. Gesù ha amato le leggi del Padre Suo, le ha adempiute, non le ha cambiate, le ha portate a compimento, le ha trasmesse a noi insegnandoci come fare a viverle con profitto.

20) Allora vorrà dire che più avanti ci adegueremo anche noi!

Risposta

Dio è paziente e misericordioso, ma non sciocco e neppure ingiusto! E ahimè!.. Sarà forse per voi troppo tardi! L’avete voi fatto un patto colla morte? Fu domandato un giorno a un bel tipo di santo, quando fosse conveniente il convertirsi. Rispose il santo: —     Un giorno innanzi di morire. —     Ma noi non lo conosciamo il giorno della morte. —     Ebbene, bisogna convertirsi oggi stesso, perché domani potrebbe essere troppo tardi.

Magnifica risposta! Seguite anche voi questo saggio consiglio: fra tutti è il più sicuro. Che se anche non v’incogliesse improvvisamente la morte, vorreste forse dare a Dio gli avanzi d’una grama vita?… Lo sapete a chi si danno gli avanzi? E perché trattare Dio come un cane! D’altronde per la via del poi… poi… si arriva alla casa del mai… mai. Solo disprezzano la religione e la trascurano quelli che non la conoscono e non la studiano: imparatela e l’amerete, ed esclamerete ancor voi col grande spasimo di sant’Agostino:«Perché così tardi t’ho amato, o Dio mio tutto?»

21) Ma la religione Cattolica costa troppo!

Risposta

Diciamo che costa molto, sì, troppo no! Costa alquanto alla nostra mente credere ai misteri, dei quali parleremo nella prossima lezione, eppure quante cose vi sono che crediamo e che non comprendiamo affatto!… Costa alquanto al cuore: fare il bene, schivare il male, onorare Dio, amare il prossimo… in una parola, osservare tutti e dieci i Comandamenti; ma forsecchè è troppo, di sette giorni darne uno a Dio e tenersene sei per noi? Anzi di 168 ore la settimana, darne 2 a Dio e tenerne 166 per nostro uso? Forsecchè è troppo’ pretendere che i figli rispettino i genitori?… e perché giammai i genitori dovrebbero trascurare di rispettare Iddio al quale devono tutte le grazie e le fortune, compreso il dono dei figli? Forsecchè è troppo proibire di far male al prossimo nella persona, nell’anima, nella roba, nell’onore?… Astenersi dalle carni un giorno per settimana per ricordare la Carne del Cristo impiantata, inchiodata sulla Croce per salvarci, costa troppo?… Confessarsi e comunicarsi almeno a Natale e a Pasqua è davvero troppo? Forsecchè è troppo astenersi dalle bestemmie, dai discorsi luridi, dalle maldicenze e bugie gravi?… Frenare il corpo, la mente, il cuore dalle soddisfazioni illecite e dalle bassezze innominabili, è davvero troppo?

Dite su: se si trattasse di guadagnare un milione, lo fareste ciò che comanda la vera religione? — Ebbene, si tratta di schivare l’inferno, guadagnare il Paradiso; e tutto questo senza considerare i grandi e molteplici vantaggi che la religione apporta anche di qua, ossia dai tetti in giù, come si dice, giacché vivere la nostra religione, è compensazione anche di una società più degna, più giusta, più sana. Ognuno avrebbe da guadagnarci in bene, mentre se le cose vanno male è quando non si mette in pratica questa religione. Ma che poi, a ben ragionarci, è al Cristo che è costata più che a tutti noi, Lui ci chiede se vogliamo fare ciò che ha fatto Lui, promettendoci la gioia eterna. Forse che la promessa di un Dio può essere paragonata alle nostre chiacchiere?

22) Ammesso tu abbia ragione, quali sarebbero questi vantaggi?

Risposta

M’accontento di accennarvi i principali:

  1. La religione è necessaria a tenere il mondo a posto! — Ma che, direte voi, a tenere il mondo a posto abbiamo delle buone leggi e delle buone prigioni. — Sì, ma le buone leggi, le autorità, la politica, le forze dell’ordine, le prigioni non bastano. Già Aristotele, grande filosofo dell’antichità, andava dicendo che le leggi umane sono come le ragnatele, che trattengono i moscerini e lasciano fuggire i tafani. La giustizia umana colpisce, per lo più, i ladruncoli, i piccoli delinquenti, i volgari malfattori, mentre che i grandi ladri, i peggiori malfattori passeggiano tranquilli, in cravatta bianca e guanti gialli, o scorrazzano allegramente in automobile o negli stessi centri di potere. I numerosi e clamorosi fatti e processi dei nostri giorni ce ne dicono qualche cosa. Per cui Napoleone stesso, proclamava dinnanzi ai suoi Ministri: «Senza la Religione non mi sento di governare la Francia!» E quando appunto, caduto il grand’uomo, la Francia sbandì la religione, in meno d’un mese, ben novantaquattro mila patiboli s’innalzarono dalla rivoluzione per appendervi il fior fiore della cittadinanza. Fu presentato un dì a Napoleone il regolamento di un istituto di giovanette, affinché lo approvasse. Lo osserva minutamente l’imperatore, e leggendovi a un certo punto: «Messa ogni giorno festivo», si fa dare la penna e corregge in questo modo : «Messa tutti i giorni». Ché al proposito della funzione anche psicologica della Messa, diceva quel grande Sacerdote parroco in Ars di provare a togliere i Divini misteri, e la gente avrebbe finito per adorare le bestie. Ecco come i grandi uomini capiscono l’importanza della religione!
  1. La religione è necessaria a tenere a posto la famiglia.

Togliete la religione dalle famiglie, e cosa ne succede?… I padri bevitori, giuocatori, dissipatori, cani da caccia; le madri trascurate, negligenti, infedeli’, carne venduta; i figli delinquenti precoci, ribelli, scostumati; le figlie caparbie, vanitose, disonorate, prostitute; i’ servi baldanzosi, fannulloni, ladri domestici. Esempi quotidiani lo dimostrano, ed i malvagi stessi lo confessano. Il tristemente famoso Voltaire, ad alcuni amici che, in casa sua, sparlavano di religione e mettevano in burla le verità eterne, prontamente disse: — Parlate piano!… guai se il mio servo vi sente!… questa notte mi farà la festa!! Diderot, scienziato francese, ma spregiudicato in fatto di religione e piccantesi d’ateismo, sorpreso ad insegnare il catechismo alla sua figlia, agli amici stupiti che ne facevano le meraviglie, rispose francamente: — Io la penso come mi piace, ma voglio che mia figlia cresca virtuosa, e non lo potrà senza la religione! E che cosa vediamo continuamente? Che nobili, signori, deputati, ministri anche liberali e massoni, fanno istruire figli e figlie in istituti di suore e di religiosi gesuiti, perché sanno che, senza religione, la famiglia non sarà né virtuosa ne onesta.

  1. La religione è necessaria a ben educare ed a ben vivere, e l’addimostro con un fatto storico riportato, pochi anni sono, da tutte le cronache francesi. Emilio Goudot a 17 anni uccide una povera vecchina, per derubarla di due lire. Presentato alle Assisi di Parigi pel dibattimento, il presidente l’interroga: — Emilio Goudot, siete accusato di avere ucciso barbaramente Caterina Mercier, è egli vero? A cui Emilio risponde cinicamente: —     Si, è vero! —     Disgraziato!… continua il presidente; ma se aveste saputo che possedeva due sole lire, l’avreste uccisa ugualmente? —     Sì, l’avrei uccisa ugualmente! —     Vergogna!…E perchè così infame delitto? Goudot, seccato, crollando le spalle esclamò: —     E che importa a me d’una vecchia di più o di meno al mondo? Il presidente, dà la parola all’avvocato difensore Seint’Ipper, il quale fra il generale silenzio sorge e dice: — Presidente, giudici, signori, il mio cliente è reo confesso, io non posso e non tento di difenderlo; condannatelo pure, ma prima di condannare lui, o signori, lasciate che io condanni voi!… sì voi che avete tolta, con leggi barbare, la religione dalle scuole, e dalle aule il crocifisso. Chi mai ha detto a Goudot che vi è un Dio che tutto vede e tutto conosce?… Se sui banchi della scuola gli fosse stato insegnato che è peccato rubare, che è peccato uccidere oggi, forse, non sarebbe qui sul banco dei rei. Voi dunque, o governo, voi autorità, voi legislatori ed elettori ne foste la causa e ne avete la colpa; ed io prima di lui vi condanno! Impressione profonda, ed applausi fragorosi di tutta quella imponentissima assemblea che si alzò come un sol uomo ad approvare, dimostrando che quell’avvocato aveva ragione e che per ben educare e per ben vivere è indispensabile la vera religione.
  1. La religione è necessaria a sopportare i mali della vita, ossia a ben soffrire.

L’uomo, o carissimi, non è nato per godere, ma per soffrire, lo disse benissimo il poeta: —        Quand’io nacqui udii una voce… che mi disse: Tu sei nato a portare la croce… Io guardai, guardai, e guardai… Tutti portan la croce quaggiù!

Quanti sono infatti i mali della vita? Chi ci aiuta a sopportarli?… La religione, solo la vera religione! La religione di Gesù Crocefisso e Risorto. Prendete un uomo ammalato. Dolori orribili, eppure malattia cronica; inabile al lavoro, lentamente consuma. Vede la famiglia bisognosa, presto abbandonata che soffoca le lagrime… Voi andate a trovarlo e, vincendo l’angoscia che vi fa nodo alla gola chiedete: — Come stai? — Come Dio vuole, risponde il poverino, soffro assai, ma pazienza!.. Dio ne terrà conto… Egli provvederà!… E continua così pienamente rassegnato, e infonde anche in voi la rassegnazione e la fiducia; perché? perché ha la vera religione che lo sorregge e lo conforta. Prendete uno senza Fede. Qualunque sventura l’incolga, smania, impreca, bestemmia; nessuna parola vale a confortarlo e spesse volte finisce tragicamente i suoi giorni con un colpo di revolver o con una dose di veleno. La storia è, pur troppo, sempre tristissima maestra. Il banchiere Bruchner di Parigi, avendo dovuto dichiarar fallimento per causa del lusso sempre crescente delle sue tre figlie, educate senza religione, una notte si sveglia in preda a triste presentimento, corre alla stanza delle figliuole, trova i letti vuoti, e sul tavolino una lettera così concepita: «Caro papà, siccome la sventura ci ha colpiti… vedendo che per noi più non sorriderà la vita… per non esserti più oltre di peso… andiamo a finirla nella Senna». La dimani infatti tre cadaveri di donne erano estratti da pescatori a poca distanza dalla città, ed erano i cadaveri delle tre figlie di Bruchner. Cresciute senza religione, non ne ebbero il sostegno nelle amarezze della vita.

Ben diverso è il caso di quella donna di Torino che, tradita dal marito, maltrattata e derisa, fuor di sé per la crudele amarezza, in un momento di esaltazione mentale, deliberò vendicarsi. Ma nell’atto alza lo sguardo, e vedendo il Crocifisso pendente sovra il letto s’arresta, e non compie la vendetta. Quella religione, che teneva viva in cuore, l’aveva salvata.

  1. Ma la religione è poi sovratutto necessaria per ben morire. E qui permettete un altro confronto, la morte del Ministro di S. Giuliano, e la morte di un deputato socialista, tutte cronache vere. Si era nella novena del Natale del 1914. Colpito da morbo crudele, e ridotto in fin di vita il Ministro degli esteri Di San Giuliano, chiama al suo capezzale un sacerdote suo amico, si confessa ben due volte, e prima di ricevere il santo Viatico, presenti i colleghi Ministri e deputati, vuol fare la sua professione di fede. Prega il confessore a leggere il Credo, ed egli ad ogni articolo ripete ad alta voce: credo, o Signore, lo credo. Ricevuta la Comunione e l’Olio Santo con la più grande pietà, prima d’accomiatare gli amici, dice loro: — Muoio rassegnato… La religione alla quale ho sempre creduto e che ho sempre professato, mi accompagni all’eternità… Siate anche voi credenti, questo è l’augurio che vi faccio. Tutti lo baciano piangendo, ed egli muore d’una morte tranquilla ed invidiabile. I suoi funerali sono un vero trionfo. Roma ha mai veduta tanta imponenza di autorità, di clero, di militari. Sulla sua tomba si fanno i discorsi più commoventi, e tutti esclamano: Evviva il ministro di S. Giuliano, che seppe dare così bello spettacolo di fede.

Pochi giorni dopo moriva in Torino un deputato socialista, avvocato dì grido, ma irreligioso. Colpito a 44 anni da malattia mortale, bestemmia, impreca alla sua sorte, ai medici impotenti a guarirlo, agli stessi famigliari che pur lo ricolmano di riguardi: impreca alla stessa sua vita e muore disperato. Lasciò d’essere cremato, e la sepoltura civile. I suoi funerali furono uno schianto di tristezza e angoscia spaventose. Pochi intimi lo accompagnarono col cappello in capo; senza ceri, senza clero, senza la Croce. La scena al crematorio fu delle più orribili e di grande tristezza. Si agitava, si sbatteva, si rattrappiva per poi raddrizzarsi, e così fino a che non fu oncia ad oncia consumato, incenerito. Quanti vi hanno assistito han confessato che han mai veduto tanto di così orribile; un inferno anticipato anche nel corpo.

Oh, ripetiamolo adunque, che la religione è indispensabile a ben vivere ed a ben morire. E a cosa ti serve ben vivere dieci, trenta, pur cinquanta o centoventi anni, se hai da far una brutta morte, ed una eternità infernale? Qualcuno pensi pure che ciò sia lo spauracchio dell’uomo nero, per bambini, donnette o ignoranti, ma quale saggio non s’avverrebbe di pensare a sistemare la propria eternità, se soltanto vi avesse il dubbio che ciò che dice Gesù Cristo è tutto vero? Non fidatevi pure di me, di noi se non volete, ma ascoltate almeno Gesù Cristo, prendete l’Evangelo e leggetelo, giudicate voi!

23) Perché allora tanti non la praticano?

Risposta

Due sono i grandi perché! O non si conosce e non si studia, o si ha paura di praticarla. Possiamo quindi dividere gli irreligiosi in tre grandi categorie o gruppi.

  1. Gruppo. Ignoranti di cose di religione. A questa classe o gruppo appartengono tutti quelli che, anche istruiti e sapienti in tante altre cose, e magari laureati e dottori, tuttavia non hanno mai studiato le cose, ossia la scienza riguardante la religione, e quindi non ne sanno, e non possono saperne nulla. Il numero di costoro è grandissimo. Un giovane avvocato presentatosi dal parroco per l’esame di matrimonio, ed interrogato sui misteri principali della fede, siccome si andava confondendo, e ripeteva a iosa: «I misteri sono tanti… tutto è mistero quaggiù.. », il buon parroco lo incoraggia, e per aiutarlo a cavarsi d’imbroglio, gli suggerisce: —     I misteri principali della fede sono unità… Ed egli pronto e sicuro: —     Ah sì! ricordo ora, essi sono: Unità, decina, centinaia… Ecco quanta ignoranza in fatto di religione!

Una signora, istruita in molte cose, ma ignorante in religione, chiama il parroco al letto del marito morente, e al sacerdote che le dice di preparare un tavolino, perché fra poco ritornerà col Viatico e coll’Olio Santo, ella risponde : —     Reverendo, porti pure il Signore al mio marito; ma, quanto all’Olio Santo, prego farne a meno. —     E perché? esclama il parroco, sorpreso. —     Perché il mio marito è assai delicato di stomaco.. l’olio non potrà digerire!

Al tempo dell’ultima guerra un capitano di artiglieria rispondeva ad un militare sacerdote che lo pregava dell’uscita per poter celebrare la Messa: —     Ebbene, per non disturbare il turno di servizio, faccia così: la dica un giorno al mattino e l’altro alla sera. Ultimamente un giornale milanese, nella relazione della solenne processione del Corpus Domini, dopo una fiorita descrizione della sfilata imponente di compagnie, clero, vescovo, aggiungeva: Il tutto era seguito dalla maestosa statua del Sacramento!

Ora, pur lieti di avervi strappato qualche sorriso, giudicate voi dell’istruzione religiosa dei più, e ditemi su, se si può amare ciò che non si conosce; se è vero, o no, che molti non la praticano appunto perché non la conoscono!

  1. Gruppo. Ricchi, avari, superbi. La superbia acceca, dice il proverbio, ed i superbi disprezzano la religione perché non la comprendono. Essi vorrebbero mirare il sole e ne sono abbagliati; tutto vorrebbero capire, incominciando dai misteri fino alla onnipotenza di Dio, e Dio li confonde. Deus superbis resistit. Non si lascia da loro né conoscere né amare: sono dei disgraziati pieni di fumo, destinati a far loro comparsa e sciogliersi come bolle di sapone. La disastrosa fine del Titanic ne è tristissima conferma.

Nel 1914 l’Inghilterra aveva condotto a termine la fabbricazione e l’allestimento del più grandioso bastimento del mondo, a cui aveva concorso tutto il genio degli ingegneri, tutta l’arte dei meccanici, ed in cui si eran profuse a milioni le sterline. Si vara questo re dei mari e, nel vararlo, la superbia inglese esclama con stupida bestemmia: «sfidiamo Dio ad affondarlo!» Dio accetta la sfida. Si parte pel primo viaggio. Dev’essere una gita di clamoroso sollazzo. Oltre due mila sono i   passeggeri, tutti dell’alto rango e nobiltà, tutti miliardari sfondolati, che tripudiano in quei saloni dorati, illuminati a giorno. Il mondo elegante li segue, tutti i giornali ne parlano con grande interessamento, tutte le nazioni li guardano con invidia. Quand’ecco, si è appena in alto oceano, che quel mostro rallenta, non vede l’ice-berg, lo colpisce, ondeggia, si piega su se stesso, e d’improvviso si apre e vomita nel fondo degli abissi tanta voluttà. Ben pochi, dei duemila e più si possono, per miracolo, salvare. Iddio i superbi non li può digerire, diceva mia nonna bon’anima, ed è cosi veramente. E non si dica ora che Iddio ha affondato la nave, piuttosto è accaduto che essi, bestemmiando e sfidando Dio, Egli li ha abbandonati alla loro ventura, non li ha soccorsi, non li ha potuti aiutare, perché loro lo avevano abbandonato sfidandoLo: non ci si prende gioco di Dio!

I ricchi avari poi hanno cuore, ma è vero? Certo, tutti lo abbiamo, ma l’avaro lo fa battere solo in funzione di se stesso, anzi, interamente ripieno di terra, guadagno, interessi, e non ha né tempo né voglia di studiare ed occuparsi di religione. Essi, perché ricchi ma avari, non abbisognano di Dio; loro nulla manca quaggiù, sono paghi e felici, hanno il loro paradiso in terra, a che cercarne un altro? Non per nulla Gesù Cristo disse apertamente: «È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!» (Lc.18,25)

  1. Gruppo. Disonesti. Costoro sanno che lo studiare e praticare la vera religione li distoglie dai loro vizi, li richiami a migliori sentimenti, ridesti nel loro cuore timori e rimorsi. E se già furono religiosi, e la conoscono a fondo, temono che essa li possa guarire, e per questo la ripudiano e la combattono. I disonesti non possono essere religiosi, la storia insegna: Martin Lutero, alla compagna dei suoi peccati Caterina Bora che, in una bella sera d’autunno, invitandolo a guardare il cielo stellato gli dice: — Guarda, Martino, com’è bello il cielo! — Egli risponde con un senso d’angoscia indicibile: — Sì, o Caterina, è bello il cielo; ma non è più per noi!

Edoardo Beza, a San Francesco di Sales che, al letto di morte, lo vorrebbe convertire e salvare, risponde tirando una tenda dietro la quale era celata una donna: — Ecco la causa della mia ostinazione!

Guardatevi attorno, carissimi, e se troverete un irreligioso, o sparlatore della religione, lo troverete in un superbo, in un ricco avaro, o in un disonesto: le tre cause principalissime, e direi uniche, della incredulità.

– continua

Ricordiamo, qui, la prima parte

Laudetur Jesus Christus

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