Il 6 settembre 2017 moriva il grande cardinale Carlo Caffarra stroncato, è ragionevole dirlo, da un infarto, dal crepacuore, come accadde per il grande san Pio X. Moriva dopo essersi fatto carico, in quanto Pastore della Chiesa mai a riposo, della gravissima insidia, una delle cinque da lui proposte a giusto giudizio, contro l’apostasia in atto dall’etica e la morale cattolica, insidie contro la Dottrina della Chiesa Cattolica, generate anche dalle ambiguità trascritte in un documento pontificio quale è “Amoris laetitia”.
Leggiamo qui alcuni passaggi – spiegandoli – tratti da: Prediche corte tagliatelle lunghe, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2017, pp. 94 e 113.
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«Il male che ci circonda va giudicato»
Il 6 settembre dell’anno scorso all’improvviso moriva il cardinale Carlo Caffarra. In occasione di questo anniversario proponiamo alcuni brevi brani sulla corruzione provocata dal male morale, sul discernimento e il giudizio, sulla Chiesa nella tempesta.
In occasione di questo anniversario proponiamo alcuni brevi brani sulla corruzione provocata dal male morale, sul discernimento e il giudizio, sulla Chiesa nella tempesta. Sono estratti dal suo ultimo libro Prediche corte tagliatelle lunghe, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2017, pp. 94 e 113.
La corruzione e il discernimento
«Il laico battezzato sa, per fede, che il mondo non è più nella condizione in cui è uscito dalle mani di Dio. È stato corrotto dal peccato; è dominato dal Satana: Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno (1 Gv 5,19). Il laico battezzato non può compiere la sua missione nel mondo se non ha una perspicace capacità diagnostica; una capacità “endoscopica” di vedere il male oggi presente nei fondamentali vissuti umani. Si pensi, per fare solo un esempio, alla corruzione che sta subendo il fondamentale vissuto umano della sessualità mediante la proposta di equiparare all’amicizia coniugale l’amicizia omosessuale. Non si tratta di sapere se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. La categoria di “pessimismo-ottimismo” non appartiene al cristianesimo. È un vero e proprio discernimento».
Il giudizio e il discernimento
«Perché la fede generi cultura, perché il credente cooperi all’edificazione dell’humanum, è necessario che egli sia in grado di elaborare un giudizio sull’humanum stesso: un giudizio interpretativo, un giudizio valutativo.
Un giudizio interpretativo: capire che cosa sta accadendo; un giudizio valutativo: ciò che sta accadendo come deve essere giudicato, positivamente o negativamente?
Ogni giudizio, se è un giudizio ragionevole, è elaborato alla luce di criteri. Che cosa sono i criteri di giudizio? È ciò per cui affermo o nego ciò che affermo o nego. Ciò che è la luce per i nostri occhi, sono i criteri per la nostra facoltà di giudicare. La luce della fede mi dona i criteri di giudizio e purifica la mia ragione, ispirandone e governandone l’attività.
La più grave debolezza di cui oggi soffre il cristiano, una vera malattia mortale, è la sua incapacità o grande difficoltà a elaborare giudizi interpretativi e valutativi di ciò che sta accadendo. Il risultato, o i sintomi di questa grave malattia, sono la riduzione della fede a fatto privato, l’accettazione del dogma fondamentale dell’individualismo: “Io non lo faccio [non convivo, non ricorro all’aborto…], ma perché devo proibire per legge ad un altro di farlo?”. È lo stile del discernimento: questo tema è stato centrale fin dal tempo della catechesi apostolica, come dimostrano gli scritti del Nuovo Testamento. È il tema centrale dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. […]
È la fede che produce bellezza. […] La fede sembra una piccola lampada che stia per estinguersi. In una società così corrotta, “nave senza nocchiero e in gran tempesta” [Dante], la presenza di testimoni veri, semplici, forti – credetemi – è ciò che salva la società stessa».
Una barca nella tempesta
Bisogna essere ciechi per non vedere che la Chiesa sta attraversando un momento di confusione e di smarrimento. Non è la prima volta che questo succede. Ne ha vissuti altri di questi momenti. Quando sembrava, come dice Dante, «senza nocchiero e in gran tempesta». L’han vissuto anche gli apostoli, quando si son trovati in mezzo al lago dentro una bufera di vento e di onde. E – incredibile – Gesù dormiva, si era addormentato. A volte siamo tentati di dire: Gesù, ti sei ancora addormentato in questo momento? Ma sappiamo che Lui c’è, questa è la nostra certezza.
Le 5 insidie della Chiesa
L’alternativa ad una Chiesa senza dottrina non è una Chiesa pastorale, ma una Chiesa dell’arbitrio e schiava dello spirito del tempo: praxis sine theoria coecus in via, dicevano i medievali. Questa insidia è grave, e se non vinta causa gravi danni alla Chiesa. Per almeno due ragioni. La prima è che, essendo la Sacra Doctrinaniente altro che la divina Rivelazione del progetto divino sull’uomo, se la missione della Chiesa non si radica in essa, che cosa la Chiesa dice all’uomo?
La seconda ragione è che quando la Chiesa non si guarda da questa insidia, rischia di respirare il dogma centrale del relativismo: in ordine al culto che dobbiamo a Dio e alla cura che dobbiamo all’uomo, è indifferente ciò che penso di Dio e dell’uomo. La quaestio de veritate diventa una questione secondaria.
La seconda insidia è dimenticare che la chiave interpretativa della realtà tutta e in particolare della storia umana non è dentro la storia stessa. È la fede. San Massimo il Confessore ritiene che il vero discepolo di Gesù pensa ogni cosa per mezzo di Gesù Cristo e Gesù Cristo per mezzo di ogni cosa. Faccio un esempio molto attuale. La nobilitazione dell’omosessualità, alla quale assistiamo in Occidente, non va interpretata e giudicata prendendo come criterio il mainstream delle nostre società; oppure il valore morale del rispetto che si deve ad ogni persona, il che è metabasis eis allo genos, cioè passaggio a un altro genere, direbbero i logici. Il criterio è la Sacra Doctrina circa la sessualità, il matrimonio, il dimorfismo sessuale. La lettura dei segni dei tempi è un atto teologale e teologico.
La terza insidia è il primato della prassi (insidia di origine marxista). Intendo il primato fondativo. Il fondamento della salvezza dell’uomo è la fede dell’uomo, non il suo agire. Ciò che deve preoccupare la Chiesa non è in primis la cooperazione col mondo in grandi processi operativi, per raggiungere obiettivi comuni. L’insonne preoccupazione della Chiesa è che il mondo creda in Colui che il Padre ha mandato per salvare il mondo. Il primato della prassi conduce a quella che un grande pensatore del secolo scorso chiamava la dislocazione delle Divine Persone: la seconda Persona non è il Verbo ma lo Spirito Santo.
La quarta insidia, molto legata alla precedente, è la riduzione della proposta cristiana ad esortazione morale. È l’insidia pelagiana, che Agostino chiamava l’orrendo veleno del cristianesimo. Questa riduzione ha l’effetto di rendere la proposta cristiana molto noiosa e ripetitiva. È solo Dio che nel suo agire è sempre imprevedibile. E infatti al centro del cristianesimo non sta l’agire dell’uomo, ma l’Azione di Dio.
La quinta insidia è il silenzio circa il giudizio di Dio., mediante una predicazione della misericordia divina fatta in modo tale che rischia di far scomparire dalla coscienza dell’uomo che ascolta la verità che Dio giudica l’uomo.
Sabato 8 settembre le Edizioni Studio Domenicano ricorderanno il cardinale Caffarra nell’annuale incontro organizzato a Bologna nel Convento patriarcale San Domenico, piazza San Domenico 13, dalle 11 alle 17.30. Clicca qui per il programma. Tra i relatori della mattinata c’è anche il direttopre della Nuova Bussola Quotidiana, Riccardo Cascioli.
Quando Caffarra previde uno scisma
In che senso i laici sono depositari del senso della fede e hanno il diritto di essere ascoltati nella Chiesa; e quali sono i limiti della pienezza del potere del Papa nella Chiesa. Sono i due grandi temi che percorrono gli Atti del Convegno sul cardinale Caffarra svoltosi in aprile e che vengono presentati oggi a Roma.
si veda anche qui la nostra partecipazione all’evento: Foto ed audio Convegno: “Chiesa Cattolica dove vai?”

Il cardinale Carlo Caffarra è morto il 6 settembre 2017. Oggi, a distanza di un anno, viene ricordato in Senato, come la NBQ aveva annunciato, presentando gli Atti di un convegno romano organizzato da suoi amici in suo ricordo e sulla linea delle sue battaglie per il bene della Chiesa. Era il 7 aprile 2018 e vi parteciparono i cardinali Brandmüller e Burke, l’arcivescovo Schneider, Marcello Pera, Renzo Puccetti, Flora Gualdani e Valerio Gigliotti. Gli Atti, pubblicati dalle Edizioni Fede & Cultura di Verona, hanno per titolo “Chiesa cattolica, dove vai?” ad esprimere le forti preoccupazioni di Caffarra che ebbe a dire al cardinale Burke: “Tutto ciò finirà in uno scisma”. Egli pronunciò quelle parole in occasione della lezione che il cardinale Walter Kasper tenne ai Cardinali nel febbraio 2014 in vista del Sinodo sulla famiglia e l’episodio viene ricordato dal cardinale Burke in questo libro di Atti. Ed in effetti, dopo la relazione Kasper il processo di “confusione” nella Chiesa – altra famosa espressione accorata di Caffarra – subì una forte accelerazione che tuttora sta procedendo, a provare che non si tratta di qualcosa di accidentale ma di sostanziale.
I grandi temi che formano l’oggetto di questo libro di Atti e che attraversano tutti gli interventi, sono due. Il primo riguarda i laici: in che senso i laici sono depositari di un senso della fede e di una infallibilità nel credere che dà loro il diritto di essere ascoltati nella Chiesa e di poter perfino esprimere delle riserve nei confronti degli insegnamenti dei Pastori. Il secondo è in che senso debba intendersi la plenitudo potestatisdel Papa nella Chiesa. Il che, in concreto, significa se il Papa abbia dei limiti interni a questa pienezza del potere. Inutile dire che questi sono i temi fondamentali emersi dopo la presentazione dei Dubia dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia, da parte dei quattro cardinali, tra cui Caffarra.
Un elemento che contraddistingue il libro è la presenza in molte relazioni del cardinale John Henry Newman, spesso citato, il cui pensiero offre alle due questioni suddette occasioni di chiarimento molto efficaci. È lui, infatti, a ricordare la crisi dell’Arianesimo dopo il Concilio di Nicea, tema che molti paragonano alla odierna situazione della Chiesa. Allora furono i laici a tenere fede alla vera dottrina mentre interi Sinodi si pronunciarono per l’eresia. È lui, inoltre, a dare il criterio per la corretta comprensione dello “sviluppo del dogma” che non può mai contraddire quanto la Chiesa ha sempre insegnato. È lui, infine, a dare la corretta interpretazione circa il ruolo della coscienza rispetto agli insegnamenti del Papa nella famosa Lettera al Duca di Norlfolk.
Circa il primo tema che ho richiamato sopra, il Cardinale Brandmüller spiega bene che i laici hanno il dovere di essere ascoltati e hanno il diritto di parlare nella Chiesa. C’è una “infallibilità” che attiene alla Chiesa intesa nel suo insieme, senza distinzione, e che consiste sia nel respingere l’errore sia nel proclamare la verità. I laici ne partecipano. Il problema, però, è che oggi l’espressione del sensus fidei dei laici viene interpretata come quanto può emergere da un sondaggio, da un voto, da un plebiscito. È ormai diventata prassi anticipare importanti convegni ecclesiali con schede di rilevazione dei pareri dei laici. Ma l’opinione pubblica non coincide con il sensus fidei dei credenti. Come non è detto che tale sensus fidei sia caratteristica solo dei laici “esperti”, dato che esso è di ordine spirituale. Brandmüller spiega che a fare la differenza tra le due realtà è la mancanza di contraddizione con la tradizione autentica. Nessun numero trasforma l’opinione in verità e spesso sono minoranze di fedeli a coltivare e difendere il senso della fede.
Interessante la questione posta (e risolta) da Brandmüller: come deve esprimersi questo senso della fede dei laici? Egli dice: con dichiarazioni spontanee. Non con indagini demoscopiche o questionari da compilare, ma con prese di posizione spontanee, come per esempio la petizione che un milione di cattolici hanno inviato al Papa circa le questioni sorte con Amoris Laetitia: “sono queste le forme in cui si manifesta oggi il sensus fidei, l’istinto di fede del popolo credente” (p. 13).
L’altra grande questione ricordata all’inizio – il senso della pienezza del potere del Papa – viene chiarita dal cardinale Burke e da Valerio Gigliotti. Essa “non fu intesa come un’autorità sulla costituzione stessa della Chiesa o del suo Magistero, ma come una necessità per il governo della Chiesa in piena fedeltà alla sua costituzione e al suo Magistero … essa è stata data da Cristo stesso e non da qualche autorità umana o costituzione popolare, e perciò può essere esercitata solo in obbedienza a Cristo” (p. 21).
La pienezza del potere del Papa, dato che viene da Dio, è limitato dal diritto naturale e dal diritto divino e quindi “qualsiasi espressione della dottrina o della prassi che non sia in conformità con la Divina Rivelazione, contenuta nelle Sacre Scritture e nella Tradizione della Chiesa, non può configurare un esercizio autentico del ministero Apostolico o Petrino e deve essere rifiutata dai fedeli” (p. 16).
Ringraziamo il sito di Corrispondenza Romana e il suo canale di YouTube, da dove ci arriva l’intervento – l’ultimo – di questo grande Cardinale della santa Chiesa, deceduto all’improvviso il 6 settembre del 2017. Il video che state per ascoltare tratta del suo intervento al Convegno “Rome Life Forum 2017“.
Un vero testamento alla Fede del Cristo e nel Cristo, ed alla Dottrina della santa Chiesa. Sul discorso finale segue la rivelazione delle parole di suor Lucia do Santos a riguardo di Satana e del suo ultimo attacco contro la Famiglia.
APRILE 2015
Filmato integrale della lezione del Cardinale Carlo Caffarra sul tema “Fede e cultura di fronte al matrimonio”. Questo intervento è importante perchè si era all’inizio delle discussioni dei due Sinodi sulla Famiglia.
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La nostra società ha bisogno di riscoprire la bellezza del matrimonio e della famiglia, togliendo dagli occhi “la cataratta delle ideologie” che impedisce di vedere la realtà. È quanto detto dal Cardinale Arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, aprendo i lavori del convegno “Matrimonio e famiglia.
La questione antropologica e l’evangelizzazione della famiglia”, organizzato dalla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce (12-13 marzo 2015).
Il superamento dei tentativi di “colonizzazione ideologica” della famiglia, come sono stati definiti da Papa Francesco, accanto alla riscoperta della “teologia del corpo e della sessualità” sono due elementi da cui ripartire per una vera riscoperta del “Vangelo della famiglia”, come si propone di fare il Sinodo dei Vescovi di ottobre. Per l’Arcivescovo di Bologna, va ripresa quella “teologia del corpo e della sessualità” presente nel magistero di San Giovanni Paolo II, in modo da generare un nuovo impegno educativo in tutta la Chiesa.