Bisognerà riflettere perché questi tre titoli – Coredemptrix, Mediatrix, Advocata – sono evitati o poco usati nel Magistero della Chiesa negli ultimi cinquant’anni… e perché troviamo oggi tanta ostilità nell’usarli. Ci proviamo, a riflettere, dopo il “bestiario episcopale” qui trattato. Vogliamo ricordare anche questa recente Tavola Rotonda: Cari Pastori, basta con l’arroganza!! nella quale spieghiamo perché non accettiamo che un Vescovo osi cambiare le parole della Preghiera dettata dalla Vergine Maria a Fatima, arrivando a cancellare “l’inferno”….
Pochi sanno che nel 2009 a Czestochowa (Polonia) fu fatto, dalla Commissione teologica internazionale (CTI), un incontro sulla questione per la richiesta della definizione del dogma di Maria “Mediatrice – Corredentrice – Avvocata“. La Commissione, fatta anche da protestanti e ortodossi… BOCCIARONO i titoli…. affermando che “non sono i più adatti per esprimere il contenuto a cui si riferiscono“. Sorprese all’epoca, la estrema leggerezza con cui la Dichiarazione alluse alle presunte gravi conseguenze negative che, titoli mariani bimillenari e usati dai Santi e nella stessa Liturgia della Chiesa, avrebbero avuto con una definizione dogmatica dei titoli in questione. Ma ci fu anche altra motivazione: «Infine i teologi, specialmente i non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli».
Encomiabile moderazione, dicono oggi gli ecumenisti… ALLUCINANTE, diciamo noi mariani Apostoli di Maria sull’insegnamento del Montfort e del piccolo gregge…. Perché, in definitiva, il nocciolo della questione non è neppure solo “ecumenico”, ma: nella necessità di un “ulteriore approfondimento” dell’intera problematica, compiuto «in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antropologica»…. cioè, come a dire che la Chiesa, sul ruolo di Maria Santissima e dopo duemila anni, non avrebbe capito ancora nulla, e che i Santi con la Santissima Trinità che INCORONA MARIA REGINA E MEDIATRICE DI TUTTE LE GRAZIE, avrebbero teologicamente abusato gettando confusione…. ma c’è poi la NUOVA antropologia e il “nuovo umanesimo”… dunque è da approfondire, proprio perché non sono dogmi ma titoli onorifici, in quale modo Maria dovrebbe e potrebbe essere, oggi “Mediatrice – Corredentrice – Avvocata“….
QUI IL TESTO IN VIDEO CATECHESI:
Siccome non possono intenderlo a causa della loro visione esclusivamente orizzontale del ruolo di Maria, la decisione presa è stata un “NO” deciso non solo alla formulazione dogmatica, ma anche contro l’uso di tali titoli… sollecitando per essi “la dolce morte”, la dimenticanza… Dunque: “sensibili alle difficoltà ecumeniche…” e perciò, meglio tagliare i titoli a Maria, in nome dell’uomo!! o di un vero sincretismo cristiano con il mondo protestante! E’ evidente che ci troviamo davanti ad un duro e spietato attacco contro la vera Devozione a Maria!
L’unico aspetto positivo, se così vogliamo pensare, è stato il fatto che Benedetto XVI non ha dato corso alle conclusioni raggiunte dalla CTI, cioè, non ha dato ad esso un contributo di approvazione magisteriale e, di conseguenza, lo studio e queste conclusioni, proprio perché non sono dogmi e proprio perché l’allora pontefice Benedetto XVI non fece alcun pronunciamento, restano discutibili e aperte.
Se questo è l’aspetto positivo, quello negativo – e grave – è che la motivazione di fondo è stata anche un’altra unanime e precisa: “non è opportuno abbandonare il cammino tracciato dal Concilio Vaticano II e procedere alla definizione di un nuovo dogma…“
Ricapitoliamo: le motivazioni “gravi” per cui non sarebbe più degno invocare la Santa Madre di Dio – Coredemptrix, Mediatrix, Advocata – sarebbero sostanzialmente tre:
- il problema è ecumenico…
- il problema è l’incapacità dei moderni teologi a saper spiegare la sostanza dei tre titoli «in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antropologica»….
- il problema è che oggi – riconoscere i tre titoli a Maria, quei titoli che la Chiesa e i Santi Le riconoscono da duemila anni – sarebbe un “… abbandonare il cammino tracciato dal Concilio Vaticano II” …. (??)
Lasciamo a voi giudicare queste “motivazioni”…. Per il termine “Advocata”… consigliamo Le Glorie di Maria di sant’Alfonso Maria de Liguori che spiegano la Salve Regina nella quale invochiamo Maria quale “ADVOCATA NOSTRA“…. forse che dopo il Pater Noster qualcuno sta pensando “bene” di cambiare anche le preghiere a Maria?
Chiarito tutto ciò, visto che dopo queste Commissioni altro non si è fatto, perciò ogni cattolico può continuare ad invocare Maria: Coredemptrix, Mediatrix, Advocata e possiamo difenderli, veniamo ora al profilo storico e teologico di questi Titoli Mariani, nella Tradizione della Chiesa…. ricordando a tutti voi la sezione dedicata alla Mariologia. Si ascolti anche questa omelia del domenicano Padre Coggi: Maria Corredentrice? Sì, lo dice la Chiesa Ella è RIPARATRICE….
- per l’immagine: pala d´altare della cappella piccola a piano terra, nel corpo centrale della casa. Dono della prima benefattrice dell’ opera «Mater Orphanorum», donna Elena Pisani Dossi. Copia di quest’ opera sta a Legnano, in un altare laterale del Santuario Mater Orphanorum (suor E. Panzeri).
«21 novembre 1944. Nella nostra Cappella maggiore è stato benedetto ed esposto alla venerazione il nuovo quadro di Maria Mediatrice universale di tutte le grazie, opera dell´ artista Veneziani di Milano. Il quadro che è profondamente dogmatico risale, per la sua concezione, al Padre Maestro (p. Rocco Antonio crs. ndr) che ne ha seguito poi minutamente, assieme al Rev.mo Padre Superiore (p. Brusa Giuseppe crs. ndr), la pratica realizzazione. La Trinità SS.ma elegge Maria Regina e tesoriera delle grazie. La Chiesa trionfante, che la circonda, distribuisce l´ abbondanza delle grazie sulla Chiesa militante e sulla Chiesa purgante. L´ Ecc.mo Vescovo di Casale ha approvato la diffusione dell´ immagine ricavata dal quadro stesso» (Corbetta, Libro degli Atti, alla data).
Maria Mediatrice nella Sacra Scrittura, nella Liturgia e nella Dottrina della Chiesa |
Il Titolo di Mediatrice
Fr. Reginald Garrigou Lagrange O.P. discute sull’ufficio di Mediatore: “L’ufficio di Mediatore appartiene pienamente solo a Gesù, l’Uomo-Dio, che solo può riconciliare con Dio; è offerto da Lui, a nome degli uomini, l ‘infinito, il sacrificio della Croce, che si perpetua nella Santa Messa. Come vedremo, la dottrina della Mediazione universale di Maria è insegnata dal Magistero ordinario della Chiesa attraverso la Liturgia, le Encicliche papali e nelle opere di teologi approvate dalla Chiesa. Nella Sacra Scrittura Nell’Antico Testamento è simboleggiata: – dall’arca di Noè, – dal vello di Gedeone; è prefigurata nella sposa del Cantico dei Cantici, in Giuditta, in Ester. Nei primi secoli della Chiesa Il primo che usò il Titolo di Mediatrice, applicato alla Madonna è stato S. Efrem (373): “Vi esorto, Mediatrice del mondo, invoco l’immediatezza della protezione nella mia necessità.” ( Nel suo IV Sermone sulla Madonna, che egli chiama “Dispensatrice di tutti i doni … Mediatrice del mondo intero” ) [4] Altri Santi su Maria Mediatrice San Cirillo di Alessandria: “Ave Maria Theotokos, venerabile tesoro di tutto il mondo, luce inestinguibile, corona della verginità, scettro di ortodossia, tempio indistruttibile, che contiene l’incontenibile … è attraverso di Te che la Santa Trinità è glorificata e adorata, attraverso di Te la preziosa Croce è adorata e venerata in tutto il mondo, attraverso di Te è in cielo, gioia; gli angeli e gli arcangeli si rallegrano del fatto che i demoni sono messi in fuga, attraverso di Te il tentatore, il diavolo è cacciato dal cielo, attraverso di Te la caduta creatura è sollevata fino al cielo, attraverso di Te tutta la creazione, una volta imprigionata nella idolatria, ha raggiunto la conoscenza della verità, che i fedeli ottengono il Battesimo e l’olio di gioia, le Chiese sono state fondate in tutto il mondo, i popoli sono guidati alla conversione “. [7] S. Germano: la Madonna è “veramente una buona Mediatrice di tutti i peccatori.” (Hom. in Dormitorio. II, PG 98, 321, 352-3 ). San Bernardo di Chiaravalle parla di Maria come ” Gratiae inventrix, Mediatrix, salutis restauratrix saeculorum”. [9] La Tradizione Francescana L’Ordine Francescano , che si è battuto per il Dogma della Immacolata Concezione attraverso il teologo Duns Scoto, ha tanti Santi che hanno promosso la devozione a Maria, Mediatrice di tutte le grazie: San Francesco d’Assisi: “Comando a tutti i miei fratelli, quelli che vivono oggi, e quelli a venire in futuro, di venerare la Santa Madre di Dio; poichè dobbiamo sempre implorare la nostra Protettrice, e lodarLa in ogni momento, in tutte le circostanze della vita, con tutti i mezzi in nostro potere e con la massima devozione e presentazione. ” [30] I Papi Benedetto XIV: Bolla “Gloriosae Domina” (27. 09. 1748); Pio VII: “Privilegi alla Chiesa dell’Annunziata di Firenze”, 1806 Papa Leone XIII Papa Benedetto XV scrivendo al Cardinale Gasparri il 27 aprile 1917, afferma: ” Dal momento che tutte le grazie che l’Autore di ogni bene i disegni a conferire su i poveri sono i discendenti di Adamo, dal favorevole disegno della Provvidenza divina, la dispensa per le mani della Vergine santissima, … ” [22] Nella Enciclica Ad Diem Illum Laetissimum, Papa Pio X scrive che ” E’ da questa compagnia nel dolore e nella sofferenza già evocato tra la Madre e il Figlio, che è stato consentito alla Vergine di essere la più potente Mediatrice e Avvocata di tutto il mondo con il suo Divin Figlio. “ Papa Pio XI, nel 1924 nella Lettera apostolica Exstat in civitate, afferma: “E ‘chiaro che molti Romani Pontefici hanno suscitato devozione tra le nazioni alla più clemente Madre, la Vergine Maria, Consolatrice degli afflitti, e Tesoriera di tutte le grazie di Dio “. (Feb. 1, 1924, AAS 16 1924, 152) Papa Pio XII: “Per l’Amato Madre di Dio, Mediatrice di grazia celeste, Affidiamo i sacerdoti del mondo intero …” [24] Giovanni XXIII e Paolo VI: I Padri del Concilio e i suoi Presidenti istituzionali, Giovanni XXIII e Paolo VI, ritennero che non fosse il caso di procedere a nuove definizioni dogmatiche: conclusione maturata in un processo di riflessione e di preghiera che vide impegnati in prima linea Giovanni XXIII, Paolo VI e la Commissione teologica del Concilio. Perché richieste di nuovi dogmi mariani erano giunte alla Commissione preparatoria del Vaticano II. Liturgia Orientale In uno dei Tropari della Liturgia Copta si legge che la nostra salvezza è assicurata “Perché ogni aiuto viene ai fedeli per mezzo di Maria, la Madre di Dio”. [26] Liturgia Occidentale All’interno della Tradizione francescana ( molto prima dell’istituzione della Festa di Maria Mediatrice ), la Santa Sede ha concesso all’Ordine Francescano uno speciale Ufficio e Messa per la Festa della Madonna degli Angeli (2 agosto): l’orazione Colletta si apre con queste significative parole: “O Dio, che hai voluto rinunciare a tutti i favori agli uomini attraverso la tua santissima Madre …” . [1] Reginald Garrigou-Lagrange, OP, La Madre del Salvatore e la nostra vita interiore, pag 172.
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Conclusione: importanza pratica della Mediazione mariana per la nostra salvezza
Se vogliamo salvarci dobbiamo ricorrere a Maria perché questa è la volontà di Dio.
San Bernardo canta: «Chiunque tu sia, che ti vedi trascinato dalla corrente di questo mondo, e cui sembra di navigare tra burrascose tempeste piuttosto che camminare sulla terra, se non vuoi essere travolto dalle tempeste non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella che si chiama Maria. Se si alzano i venti delle tentazioni, se incorri negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se ti vedi travolto dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira, l’avarizia o i desideri della carne scuotono violentemente la navicella del tuo cuore, guarda la stella, invoca Maria. Se, turbato al pensiero dell’enormità dei tuoi peccati, confuso per le bruttura della tua coscienza, tremante di paura al pensiero del Giudizio, cominci a sprofondare nel baratro della tristezza e della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle incertezze, nelle angustie, pensa a Maria, invoca Maria. Maria non receda dalle tue labbra, non si allontani dal tuo cuore e tu, per impetrare il suo aiuto, non trascurare di imitare gli esempi della sua vita. Se la segui non smarrirai la strada, se la preghi non dispererai, se pensi a lei non ti perderai, se lei ti protegge non temerai. Se ti sorregge non cadrai, se ti difende non temerai nulla, se ti conduce arriverai al porto, se ti guida non ti smarrirai. In ogni cosa pensa Maria invoca Maria» (Homil. II super Missus est, n. 17, PL 183, 71A).
Infine terminiamo con la sua bellissima preghiera: “Memorare, o piissima Virgo Maria, non esse auditum a saeculo quemquam ad tua currentem praesidia, tua implorantem auxilia, tua petentem suffragia esse derelictum: ego tali animatus confidentia, ad te, Virgo virginum, Mater, curro, ad te venio, coram te gemens, peccator, assisto: noli Mater Verbi, verba mea despicere, sed audi propitia et exaudi. Amen / Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai sentito al mondo che chi è ricorso al tuo aiuto, chi ha implorato il tuo ausilio, chi ha chiesto i tuoi suffragi è restato senza nulla e inascoltato: animato da questa fiducia, io vengo a te, Vergine delle vergini, e a te ricorro, o Madre, vengo a te, dinanzi a te mi prostro peccatore gemente. Non voler Madre del Verbo disprezzare le mie preghiere, ma ascoltale propizia ed esaudiscile. Amen!”.
È ottima cosa consacrarsi come schiavo di Gesù in Maria secondo ciò che insegna S. Luigi Maria Grignion de Montfort nel Trattato della vera devozione alla Vergine Maria – vedi qui.
AGGIORNAMENTO – marzo 2021
- IL CASO
Maria Corredentrice? Lo dicono tradizione e Concilio
di Luisella Scrosati
Nell’udienza di mercoledì scorso, per la terza volta, papa Francesco ha negato esplicitamente che Maria sia corredentrice. Ma ancora una volta interpreta Scritture e Tradizione in modo distorto, compreso il significato delle icone bizantine. Ecco perché…

Che cosa spinga un papa a dedicare in continuazione omelie e catechesi per “riabilitare” Giuda e screditare la Sempre Vergine Maria non è dato sapere. Di certo non si può impedire che un tale diverso trattamento risulti, ad orecchie cattoliche, almeno un po’ dissonante; per non dire inquietante. Fatto sta che Papa Francesco, mercoledì scorso, vigilia della Solennità dell’Annunciazione, è tornato ancora una volta a gettar fango sul titolo di Corredentrice; lo aveva già fatto il 3 aprile 2020, giorno in cui si commemoravano i Sette Dolori di Maria e il 12 dicembre 2019, memoria liturgica della Vergine di Guadalupe (vedi qui): sempre puntualmente alla vigilia o nel giorno di feste mariane.
La nota dominante di questi interventi è, purtroppo, sempre la stessa superficialità e unilateralità nella selezione e interpretazione di passi delle Scritture e dati della Tradizione. Prendiamo, per esempio, la scelta dell’icona Odigitria. Il Papa ne fa cenno per affermare qualcosa che contraddice il senso stesso dell’iconografia mariana. Egli afferma che il senso di queste icone sarebbe il seguente: «Maria è totalmente rivolta a Lui, a tal punto che possiamo dire che è più discepola di madre […]. Questo è il ruolo che Maria ha occupato per tutta la sua vita terrena e che conserva per sempre: essere l’umile ancella del Signore, niente di più».
In realtà, quando si va a vedere questa tipologia di icone, vi si ritrova praticamente sempre, il duplice digramma MP ΘY (abbreviazione di Meter Theou), rispettivamente alla sinistra e alla destra del capo della Madonna (rispetto a chi guarda l’icona). L’Odigitria non è affatto una semplice discepola ed umile ancella che indica Gesù, ma la Theotókos, nel senso proprio di questo termine, come è stato definito ad Efeso e precisato nella diatriba tra San Cirillo e Nestorio, e come è stato in seguito nuovamente ripreso dal Concilio di Calcedonia, in funzione anti-monofisita. L’intento di entrambi i Concili ecumenici non era affatto quello di fare qualche complimento alla Madre di Gesù, esagerando un po’, spinti dall’affetto, come Bergoglio ha dichiarato in riferimento ai titoli mariani. Se così fosse, i due Concili si sarebbero risparmiati i vari anatemi e i Padri conciliari si sarebbero salutati con una pacca sulle spalle, sogghignando magari di quanto Cirillo l’avesse sparata grossa…
E invece no. Per quei concili, i titoli mariani avevano un contenuto teologico ben preciso. San Giovanni Damasceno, interprete e padre della tradizione bizantina, mette bene in chiaro che «il solo nome Theotókos contiene tutto il mistero dell’economia della salvezza». A sua volta, il Tommaso d’Aquino dell’Oriente, San Gregorio Palamas, non sembra affatto concordare con l’idea che i titoli mariani altro non siano che una serie di affettuose esagerazioni riversate su una graziosa discepola:
«Volendo creare un’immagine della bellezza assoluta e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto Maria tutta bella. Egli ha riunito in lei le particolari bellezze distribuite alle altre creature e l’ha costituita comune ornamento di tutti gli esseri visibili e invisibili: o piuttosto, ha fatto di lei come la sintesi di tutte le perfezioni divine, angeliche e umane, una bellezza sublime che nobilita i due mondi, che si eleva dalla terra fino al cielo e che supera anche quest’ultimo».
Espressioni che fanno comprendere come Maria Santissima superi tutto l’ordine della creazione e si collochi, per grazia, nella sfera di Dio, pur non essendo Dio. Gregorio accenna con una immagine a quell’ordine ipostatico, nella quale la Tutta Santa è stata posta da Dio. Infatti, «Maria è come la linea di demarcazione tra il creato e l’increato. Ella sola ha ricevuto i doni divini senza misura e Dio ha posto tutto nelle sue mani: ella è il luogo di tutte le grazie, la pienezza della bontà, l’immagine viva di ogni virtù; ella sola è stata ricolmata dei carismi dello Spirito Santo, ed è eccelsa su ogni creatura per la sua unione con Dio». Testi come questi testimoniano la consapevolezza dell’eccesso non delle nostre parole, ma della grandezza del mistero di Maria. Per questo, si afferma De Maria numquam satis.
L’interpretazione di papa Francesco dell’icona Odigitria è dunque palesemente in contrasto con l’icona stessa e con il contesto teologico nel quale l’iconografia bizantina vive. E infatti, a fianco di questo tipo iconografico, ve ne sono altri che testimoniano l’eccezionale e inarrivabile mistero dell’umile Ancella di Nazareth; si pensi alla Panagia Platytera oPlatytera ton ouranon (“più ampia dei cieli”), alla Pantanassa (“Regina dell’universo”) o ancora alla Ypsilotera ton ouranon (“più alta dei cieli”).
A lasciare di stucco, anche in questa “terza edizione” degli interventi contro la Corredenzione mariana, è il modo in cui papa Bergoglio ignora o decide di non prendere in considerazione la presenza del termine Corredentrice e del nocciolo della dottrina che la riguarda nella storia della mariologia. Egli ne parla come se la singolare partecipazione di Maria all’opera della Redenzione, soggettiva ed oggettiva, fosse una recente invenzione di qualche isolato fanatico.
Autori medievali come San Bernardo di Clairvaux, che la chiama “riparatrice”, e Arnaldo di Chartres, che non esita ad affermare che «Cristo e Maria compirono l’opera dell’umana Redenzione», riprendono, sviluppano e rilanciano la riflessione patristica su Maria, Nuova Eva; il Seicento è poi il secolo della sistematizzazione della dottrina sulla corredenzione mariana, fino ad arrivare, nel Novecento, alla presenza del titolo di Corredentrice nei documenti delle Congregazioni Romane e nei discorsi dei Papi. Benedetto XV, nella Lettera Apostolica Inter Sodalicia (1918) spiega con estrema chiarezza che per la sofferenza vissuta da Maria insieme al Figlio, che Ella stessa offre in immolazione, «si può affermare a buon diritto che ella, insieme con Cristo, ha redento il genere umano». Per questo Pio XI, il 30 novembre 1933, non esita ad essere il primo Papa ad utilizzare il titolo di Corredentrice: «Il Redentore non poteva, per necessità di cose, non associare la Madre sua alla sua opera, e per questo noi la invochiamo col titolo di Corredentrice».
Il capitolo VIII di Lumen Gentium contiene nella sua essenza la dottrina della corredenzione mariana, sebbene i Padri conciliari abbiano preferito non utilizzarne il termine. Tuttavia, la nota esplicativa della sottocommissione teologica, come riportato ne Lo schema mariano al Concilio Vaticano II del padre Giuseppe M. Besutti, testo imprescindibile per comprendere la mariologia del Concilio, precisava che il titolo di Corredentrice fosse «assolutamente vero in se stesso».
Il mariologo belga Jean Galot, intervenendo ad una conferenza internazionale organizzata dalla Congregazione per il Clero, il 28 maggio 2003, chiariva ancora una volta, sulla base del testo di LG, che «la Corredenzione significa una cooperazione alla Redenzione. Non significa un’uguaglianza di Maria con Cristo, perché Cristo non è Corredentore, ma Redentore e il solo Redentore. Maria non è Redentrice ma Corredentrice, in quanto si è unita a Cristo nell’offerta della sua Passione. Così viene pienamente salvaguardato il principio dell’unicità del Mediatore […]. Il Concilio nega che questa unicità sia posta in pericolo dalla presenza mediatrice di Maria. Attribuendo alla Beata Vergine i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice, afferma che “l’unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un unico fonte” (LG 62). Il titolo di Corredentrice non può dunque apparire come una minaccia per il potere sovrano di Cristo, perché emana da questo potere e trova in esso la sua energia».