Bisognerà riflettere perché questi tre titoli – Coredemptrix, Mediatrix, Advocata – sono evitati o poco usati nel Magistero della Chiesa negli ultimi cinquant’anni… e perché troviamo oggi tanta ostilità nell’usarli. Ci proviamo, a riflettere, dopo il “bestiario episcopale” qui trattato. Vogliamo ricordare anche questa recente Tavola Rotonda: Cari Pastori, basta con l’arroganza!! nella quale spieghiamo perché non accettiamo che un Vescovo osi cambiare le parole della Preghiera dettata dalla Vergine Maria a Fatima, arrivando a cancellare “l’inferno”….
Pochi sanno che nel 2009 a Czestochowa (Polonia) fu fatto, dalla Commissione teologica internazionale (CTI), un incontro sulla questione per la richiesta della definizione del dogma di Maria “Mediatrice – Corredentrice – Avvocata“. La Commissione, fatta anche da protestanti e ortodossi… BOCCIARONO i titoli…. affermando che “non sono i più adatti per esprimere il contenuto a cui si riferiscono“. Sorprese all’epoca, la estrema leggerezza con cui la Dichiarazione alluse alle presunte gravi conseguenze negative che, titoli mariani bimillenari e usati dai Santi e nella stessa Liturgia della Chiesa, avrebbero avuto con una definizione dogmatica dei titoli in questione. Ma ci fu anche altra motivazione: «Infine i teologi, specialmente i non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli». QUI il testo del resoconto.
Encomiabile moderazione, dicono oggi gli ecumenisti… ALLUCINANTE, diciamo noi mariani Apostoli di Maria sull’insegnamento del Montfort e del piccolo gregge…. Perché, in definitiva, il nocciolo della questione non è neppure solo “ecumenico”, ma: nella necessità di un “ulteriore approfondimento” dell’intera problematica, compiuto «in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antropologica»…. cioè, come a dire che la Chiesa, sul ruolo di Maria Santissima e dopo duemila anni, non avrebbe capito ancora nulla, e che i Santi con la Santissima Trinità che INCORONA MARIA REGINA E MEDIATRICE DI TUTTE LE GRAZIE, avrebbero teologicamente abusato gettando confusione…. ma c’è poi la NUOVA antropologia e il “nuovo umanesimo”… dunque è da approfondire, proprio perché non sono dogmi ma titoli onorifici, in quale modo Maria dovrebbe e potrebbe essere, oggi “Mediatrice – Corredentrice – Avvocata“….
QUI IL TESTO IN VIDEO CATECHESI:
Siccome non possono intenderlo a causa della loro visione esclusivamente orizzontale del ruolo di Maria, la decisione presa è stata un “NO” deciso non solo alla formulazione dogmatica, ma anche contro l’uso di tali titoli… sollecitando per essi “la dolce morte”, la dimenticanza… Dunque: “sensibili alle difficoltà ecumeniche…” e perciò, meglio tagliare i titoli a Maria, in nome dell’uomo!! o di un vero sincretismo cristiano con il mondo protestante! E’ evidente che ci troviamo davanti ad un duro e spietato attacco contro la vera Devozione a Maria!
L’unico aspetto positivo, se così vogliamo pensare, è stato il fatto che Benedetto XVI non ha dato corso alle conclusioni raggiunte dalla CTI, cioè, non ha dato ad esso un contributo di approvazione magisteriale e, di conseguenza, lo studio e queste conclusioni, proprio perché non sono dogmi e proprio perché l’allora pontefice Benedetto XVI non fece alcun pronunciamento, restano discutibili e aperte.
Se questo è l’aspetto positivo, quello negativo – e grave – è che la motivazione di fondo è stata anche un’altra unanime e precisa: “non è opportuno abbandonare il cammino tracciato dal Concilio Vaticano II e procedere alla definizione di un nuovo dogma…“
Ricapitoliamo: le motivazioni “gravi” per cui non sarebbe più degno invocare la Santa Madre di Dio – Coredemptrix, Mediatrix, Advocata – sarebbero sostanzialmente tre:
- il problema è ecumenico…
- il problema è l’incapacità dei moderni teologi a saper spiegare la sostanza dei tre titoli «in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antropologica»….
- il problema è che oggi – riconoscere i tre titoli a Maria, quei titoli che la Chiesa e i Santi Le riconoscono da duemila anni – sarebbe un “… abbandonare il cammino tracciato dal Concilio Vaticano II” …. (??)
Lasciamo a voi giudicare queste “motivazioni”…. Per il termine “Advocata”… consigliamo Le Glorie di Maria di sant’Alfonso Maria de Liguori che spiegano la Salve Regina nella quale invochiamo Maria quale “ADVOCATA NOSTRA“…. forse che dopo il Pater Noster qualcuno sta pensando “bene” di cambiare anche le preghiere a Maria?
Chiarito tutto ciò, visto che dopo queste Commissioni altro non si è fatto, perciò ogni cattolico può continuare ad invocare Maria: Coredemptrix, Mediatrix, Advocata e possiamo difenderli, veniamo ora al profilo storico e teologico di questi Titoli Mariani, nella Tradizione della Chiesa…. ricordando a tutti voi la sezione dedicata alla Mariologia. Si ascolti anche questa omelia del domenicano Padre Coggi: Maria Corredentrice? Sì, lo dice la Chiesa Ella è RIPARATRICE….
- per l’immagine: pala d´altare della cappella piccola a piano terra, nel corpo centrale della casa. Dono della prima benefattrice dell’ opera «Mater Orphanorum», donna Elena Pisani Dossi. Copia di quest’ opera sta a Legnano, in un altare laterale del Santuario Mater Orphanorum (suor E. Panzeri).
«21 novembre 1944. Nella nostra Cappella maggiore è stato benedetto ed esposto alla venerazione il nuovo quadro di Maria Mediatrice universale di tutte le grazie, opera dell´ artista Veneziani di Milano. Il quadro che è profondamente dogmatico risale, per la sua concezione, al Padre Maestro (p. Rocco Antonio crs. ndr) che ne ha seguito poi minutamente, assieme al Rev.mo Padre Superiore (p. Brusa Giuseppe crs. ndr), la pratica realizzazione. La Trinità SS.ma elegge Maria Regina e tesoriera delle grazie. La Chiesa trionfante, che la circonda, distribuisce l´ abbondanza delle grazie sulla Chiesa militante e sulla Chiesa purgante. L´ Ecc.mo Vescovo di Casale ha approvato la diffusione dell´ immagine ricavata dal quadro stesso» (Corbetta, Libro degli Atti, alla data).
Maria Mediatrice nella Sacra Scrittura, nella Liturgia e nella Dottrina della Chiesa |
Il Titolo di Mediatrice
Fr. Reginald Garrigou Lagrange O.P. discute sull’ufficio di Mediatore: “L’ufficio di Mediatore appartiene pienamente solo a Gesù, l’Uomo-Dio, che solo può riconciliare con Dio; è offerto da Lui, a nome degli uomini, l ‘infinito, il sacrificio della Croce, che si perpetua nella Santa Messa. Come vedremo, la dottrina della Mediazione universale di Maria è insegnata dal Magistero ordinario della Chiesa attraverso la Liturgia, le Encicliche papali e nelle opere di teologi approvate dalla Chiesa. Nella Sacra Scrittura Nell’Antico Testamento è simboleggiata: – dall’arca di Noè, – dal vello di Gedeone; è prefigurata nella sposa del Cantico dei Cantici, in Giuditta, in Ester. Nei primi secoli della Chiesa Il primo che usò il Titolo di Mediatrice, applicato alla Madonna è stato S. Efrem (373): “Vi esorto, Mediatrice del mondo, invoco l’immediatezza della protezione nella mia necessità.” ( Nel suo IV Sermone sulla Madonna, che egli chiama “Dispensatrice di tutti i doni … Mediatrice del mondo intero” ) [4] Altri Santi su Maria Mediatrice San Cirillo di Alessandria: “Ave Maria Theotokos, venerabile tesoro di tutto il mondo, luce inestinguibile, corona della verginità, scettro di ortodossia, tempio indistruttibile, che contiene l’incontenibile … è attraverso di Te che la Santa Trinità è glorificata e adorata, attraverso di Te la preziosa Croce è adorata e venerata in tutto il mondo, attraverso di Te è in cielo, gioia; gli angeli e gli arcangeli si rallegrano del fatto che i demoni sono messi in fuga, attraverso di Te il tentatore, il diavolo è cacciato dal cielo, attraverso di Te la caduta creatura è sollevata fino al cielo, attraverso di Te tutta la creazione, una volta imprigionata nella idolatria, ha raggiunto la conoscenza della verità, che i fedeli ottengono il Battesimo e l’olio di gioia, le Chiese sono state fondate in tutto il mondo, i popoli sono guidati alla conversione “. [7] S. Germano: la Madonna è “veramente una buona Mediatrice di tutti i peccatori.” (Hom. in Dormitorio. II, PG 98, 321, 352-3 ). San Bernardo di Chiaravalle parla di Maria come ” Gratiae inventrix, Mediatrix, salutis restauratrix saeculorum”. [9] La Tradizione Francescana L’Ordine Francescano , che si è battuto per il Dogma della Immacolata Concezione attraverso il teologo Duns Scoto, ha tanti Santi che hanno promosso la devozione a Maria, Mediatrice di tutte le grazie: San Francesco d’Assisi: “Comando a tutti i miei fratelli, quelli che vivono oggi, e quelli a venire in futuro, di venerare la Santa Madre di Dio; poichè dobbiamo sempre implorare la nostra Protettrice, e lodarLa in ogni momento, in tutte le circostanze della vita, con tutti i mezzi in nostro potere e con la massima devozione e presentazione. ” [30] I Papi Benedetto XIV: Bolla “Gloriosae Domina” (27. 09. 1748); Pio VII: “Privilegi alla Chiesa dell’Annunziata di Firenze”, 1806 Papa Leone XIII Papa Benedetto XV scrivendo al Cardinale Gasparri il 27 aprile 1917, afferma: ” Dal momento che tutte le grazie che l’Autore di ogni bene i disegni a conferire su i poveri sono i discendenti di Adamo, dal favorevole disegno della Provvidenza divina, la dispensa per le mani della Vergine santissima, … ” [22] Nella Enciclica Ad Diem Illum Laetissimum, Papa Pio X scrive che ” E’ da questa compagnia nel dolore e nella sofferenza già evocato tra la Madre e il Figlio, che è stato consentito alla Vergine di essere la più potente Mediatrice e Avvocata di tutto il mondo con il suo Divin Figlio. “ Papa Pio XI, nel 1924 nella Lettera apostolica Exstat in civitate, afferma: “E ‘chiaro che molti Romani Pontefici hanno suscitato devozione tra le nazioni alla più clemente Madre, la Vergine Maria, Consolatrice degli afflitti, e Tesoriera di tutte le grazie di Dio “. (Feb. 1, 1924, AAS 16 1924, 152) Papa Pio XII: “Per l’Amato Madre di Dio, Mediatrice di grazia celeste, Affidiamo i sacerdoti del mondo intero …” [24] Giovanni XXIII e Paolo VI: I Padri del Concilio e i suoi Presidenti istituzionali, Giovanni XXIII e Paolo VI, ritennero che non fosse il caso di procedere a nuove definizioni dogmatiche: conclusione maturata in un processo di riflessione e di preghiera che vide impegnati in prima linea Giovanni XXIII, Paolo VI e la Commissione teologica del Concilio. Perché richieste di nuovi dogmi mariani erano giunte alla Commissione preparatoria del Vaticano II. Liturgia Orientale In uno dei Tropari della Liturgia Copta si legge che la nostra salvezza è assicurata “Perché ogni aiuto viene ai fedeli per mezzo di Maria, la Madre di Dio”. [26] Liturgia Occidentale All’interno della Tradizione francescana ( molto prima dell’istituzione della Festa di Maria Mediatrice ), la Santa Sede ha concesso all’Ordine Francescano uno speciale Ufficio e Messa per la Festa della Madonna degli Angeli (2 agosto): l’orazione Colletta si apre con queste significative parole: “O Dio, che hai voluto rinunciare a tutti i favori agli uomini attraverso la tua santissima Madre …” . [1] Reginald Garrigou-Lagrange, OP, La Madre del Salvatore e la nostra vita interiore, pag 172. |
Conclusione: importanza pratica della Mediazione mariana per la nostra salvezza
Se vogliamo salvarci dobbiamo ricorrere a Maria perché questa è la volontà di Dio.
San Bernardo canta: «Chiunque tu sia, che ti vedi trascinato dalla corrente di questo mondo, e cui sembra di navigare tra burrascose tempeste piuttosto che camminare sulla terra, se non vuoi essere travolto dalle tempeste non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella che si chiama Maria. Se si alzano i venti delle tentazioni, se incorri negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se ti vedi travolto dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira, l’avarizia o i desideri della carne scuotono violentemente la navicella del tuo cuore, guarda la stella, invoca Maria. Se, turbato al pensiero dell’enormità dei tuoi peccati, confuso per le bruttura della tua coscienza, tremante di paura al pensiero del Giudizio, cominci a sprofondare nel baratro della tristezza e della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle incertezze, nelle angustie, pensa a Maria, invoca Maria. Maria non receda dalle tue labbra, non si allontani dal tuo cuore e tu, per impetrare il suo aiuto, non trascurare di imitare gli esempi della sua vita. Se la segui non smarrirai la strada, se la preghi non dispererai, se pensi a lei non ti perderai, se lei ti protegge non temerai. Se ti sorregge non cadrai, se ti difende non temerai nulla, se ti conduce arriverai al porto, se ti guida non ti smarrirai. In ogni cosa pensa Maria invoca Maria» (Homil. II super Missus est, n. 17, PL 183, 71A).
Infine terminiamo con la sua bellissima preghiera: “Memorare, o piissima Virgo Maria, non esse auditum a saeculo quemquam ad tua currentem praesidia, tua implorantem auxilia, tua petentem suffragia esse derelictum: ego tali animatus confidentia, ad te, Virgo virginum, Mater, curro, ad te venio, coram te gemens, peccator, assisto: noli Mater Verbi, verba mea despicere, sed audi propitia et exaudi. Amen / Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai sentito al mondo che chi è ricorso al tuo aiuto, chi ha implorato il tuo ausilio, chi ha chiesto i tuoi suffragi è restato senza nulla e inascoltato: animato da questa fiducia, io vengo a te, Vergine delle vergini, e a te ricorro, o Madre, vengo a te, dinanzi a te mi prostro peccatore gemente. Non voler Madre del Verbo disprezzare le mie preghiere, ma ascoltale propizia ed esaudiscile. Amen!”.
È ottima cosa consacrarsi come schiavo di Gesù in Maria secondo ciò che insegna S. Luigi Maria Grignion de Montfort nel Trattato della vera devozione alla Vergine Maria – vedi qui.
AGGIORNAMENTO – marzo 2021
- IL CASO
Maria Corredentrice? Lo dicono tradizione e Concilio
di Luisella Scrosati
Nell’udienza di mercoledì scorso, per la terza volta, papa Francesco ha negato esplicitamente che Maria sia corredentrice. Ma ancora una volta interpreta Scritture e Tradizione in modo distorto, compreso il significato delle icone bizantine. Ecco perché…

Che cosa spinga un papa a dedicare in continuazione omelie e catechesi per “riabilitare” Giuda e screditare la Sempre Vergine Maria non è dato sapere. Di certo non si può impedire che un tale diverso trattamento risulti, ad orecchie cattoliche, almeno un po’ dissonante; per non dire inquietante. Fatto sta che Papa Francesco, mercoledì scorso, vigilia della Solennità dell’Annunciazione, è tornato ancora una volta a gettar fango sul titolo di Corredentrice; lo aveva già fatto il 3 aprile 2020, giorno in cui si commemoravano i Sette Dolori di Maria e il 12 dicembre 2019, memoria liturgica della Vergine di Guadalupe (vedi qui): sempre puntualmente alla vigilia o nel giorno di feste mariane.
La nota dominante di questi interventi è, purtroppo, sempre la stessa superficialità e unilateralità nella selezione e interpretazione di passi delle Scritture e dati della Tradizione. Prendiamo, per esempio, la scelta dell’icona Odigitria. Il Papa ne fa cenno per affermare qualcosa che contraddice il senso stesso dell’iconografia mariana. Egli afferma che il senso di queste icone sarebbe il seguente: «Maria è totalmente rivolta a Lui, a tal punto che possiamo dire che è più discepola di madre […]. Questo è il ruolo che Maria ha occupato per tutta la sua vita terrena e che conserva per sempre: essere l’umile ancella del Signore, niente di più».
In realtà, quando si va a vedere questa tipologia di icone, vi si ritrova praticamente sempre, il duplice digramma MP ΘY (abbreviazione di Meter Theou), rispettivamente alla sinistra e alla destra del capo della Madonna (rispetto a chi guarda l’icona). L’Odigitria non è affatto una semplice discepola ed umile ancella che indica Gesù, ma la Theotókos, nel senso proprio di questo termine, come è stato definito ad Efeso e precisato nella diatriba tra San Cirillo e Nestorio, e come è stato in seguito nuovamente ripreso dal Concilio di Calcedonia, in funzione anti-monofisita. L’intento di entrambi i Concili ecumenici non era affatto quello di fare qualche complimento alla Madre di Gesù, esagerando un po’, spinti dall’affetto, come Bergoglio ha dichiarato in riferimento ai titoli mariani. Se così fosse, i due Concili si sarebbero risparmiati i vari anatemi e i Padri conciliari si sarebbero salutati con una pacca sulle spalle, sogghignando magari di quanto Cirillo l’avesse sparata grossa…
E invece no. Per quei concili, i titoli mariani avevano un contenuto teologico ben preciso. San Giovanni Damasceno, interprete e padre della tradizione bizantina, mette bene in chiaro che «il solo nome Theotókos contiene tutto il mistero dell’economia della salvezza». A sua volta, il Tommaso d’Aquino dell’Oriente, San Gregorio Palamas, non sembra affatto concordare con l’idea che i titoli mariani altro non siano che una serie di affettuose esagerazioni riversate su una graziosa discepola:
«Volendo creare un’immagine della bellezza assoluta e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto Maria tutta bella. Egli ha riunito in lei le particolari bellezze distribuite alle altre creature e l’ha costituita comune ornamento di tutti gli esseri visibili e invisibili: o piuttosto, ha fatto di lei come la sintesi di tutte le perfezioni divine, angeliche e umane, una bellezza sublime che nobilita i due mondi, che si eleva dalla terra fino al cielo e che supera anche quest’ultimo».
Espressioni che fanno comprendere come Maria Santissima superi tutto l’ordine della creazione e si collochi, per grazia, nella sfera di Dio, pur non essendo Dio. Gregorio accenna con una immagine a quell’ordine ipostatico, nella quale la Tutta Santa è stata posta da Dio. Infatti, «Maria è come la linea di demarcazione tra il creato e l’increato. Ella sola ha ricevuto i doni divini senza misura e Dio ha posto tutto nelle sue mani: ella è il luogo di tutte le grazie, la pienezza della bontà, l’immagine viva di ogni virtù; ella sola è stata ricolmata dei carismi dello Spirito Santo, ed è eccelsa su ogni creatura per la sua unione con Dio». Testi come questi testimoniano la consapevolezza dell’eccesso non delle nostre parole, ma della grandezza del mistero di Maria. Per questo, si afferma De Maria numquam satis.
L’interpretazione di papa Francesco dell’icona Odigitria è dunque palesemente in contrasto con l’icona stessa e con il contesto teologico nel quale l’iconografia bizantina vive. E infatti, a fianco di questo tipo iconografico, ve ne sono altri che testimoniano l’eccezionale e inarrivabile mistero dell’umile Ancella di Nazareth; si pensi alla Panagia Platytera oPlatytera ton ouranon (“più ampia dei cieli”), alla Pantanassa (“Regina dell’universo”) o ancora alla Ypsilotera ton ouranon (“più alta dei cieli”).
A lasciare di stucco, anche in questa “terza edizione” degli interventi contro la Corredenzione mariana, è il modo in cui papa Bergoglio ignora o decide di non prendere in considerazione la presenza del termine Corredentrice e del nocciolo della dottrina che la riguarda nella storia della mariologia. Egli ne parla come se la singolare partecipazione di Maria all’opera della Redenzione, soggettiva ed oggettiva, fosse una recente invenzione di qualche isolato fanatico.
Autori medievali come San Bernardo di Clairvaux, che la chiama “riparatrice”, e Arnaldo di Chartres, che non esita ad affermare che «Cristo e Maria compirono l’opera dell’umana Redenzione», riprendono, sviluppano e rilanciano la riflessione patristica su Maria, Nuova Eva; il Seicento è poi il secolo della sistematizzazione della dottrina sulla corredenzione mariana, fino ad arrivare, nel Novecento, alla presenza del titolo di Corredentrice nei documenti delle Congregazioni Romane e nei discorsi dei Papi. Benedetto XV, nella Lettera Apostolica Inter Sodalicia (1918) spiega con estrema chiarezza che per la sofferenza vissuta da Maria insieme al Figlio, che Ella stessa offre in immolazione, «si può affermare a buon diritto che ella, insieme con Cristo, ha redento il genere umano». Per questo Pio XI, il 30 novembre 1933, non esita ad essere il primo Papa ad utilizzare il titolo di Corredentrice: «Il Redentore non poteva, per necessità di cose, non associare la Madre sua alla sua opera, e per questo noi la invochiamo col titolo di Corredentrice».
Il capitolo VIII di Lumen Gentium contiene nella sua essenza la dottrina della corredenzione mariana, sebbene i Padri conciliari abbiano preferito non utilizzarne il termine. Tuttavia, la nota esplicativa della sottocommissione teologica, come riportato ne Lo schema mariano al Concilio Vaticano II del padre Giuseppe M. Besutti, testo imprescindibile per comprendere la mariologia del Concilio, precisava che il titolo di Corredentrice fosse «assolutamente vero in se stesso».
Il mariologo belga Jean Galot, intervenendo ad una conferenza internazionale organizzata dalla Congregazione per il Clero, il 28 maggio 2003, chiariva ancora una volta, sulla base del testo di LG, che «la Corredenzione significa una cooperazione alla Redenzione. Non significa un’uguaglianza di Maria con Cristo, perché Cristo non è Corredentore, ma Redentore e il solo Redentore. Maria non è Redentrice ma Corredentrice, in quanto si è unita a Cristo nell’offerta della sua Passione. Così viene pienamente salvaguardato il principio dell’unicità del Mediatore […]. Il Concilio nega che questa unicità sia posta in pericolo dalla presenza mediatrice di Maria. Attribuendo alla Beata Vergine i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice, afferma che “l’unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un unico fonte” (LG 62). Il titolo di Corredentrice non può dunque apparire come una minaccia per il potere sovrano di Cristo, perché emana da questo potere e trova in esso la sua energia».
RICORDA CHE:
Papa san Giovanni Paolo II, 8 settembre 1982:
“Anche a voi, cari ammalati, giunga la mia parola affettuosa e l’invito a gioire per la nascita dell’Immacolata Madre di Dio. Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità. Voi lo sapete, il dolore se unito a quello del Redentore ha un grande ed insostituibile valore salvifico. Intuite, allora, la preziosità inestimabile della vostra grande missione, sulla quale invoco le consolazioni di Maria, le gioie più profonde che per voi ha preparato il suo purissimo Cuore di Madre”.
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/1982/documents/hf_jp-ii_aud_19820908.html
Papa san Giovanni Paolo II, 4 novembre 1984:
“Alla Madonna – la Corredentrice – san Carlo si rivolge con accenti singolarmente rivelatori. Commentando lo smarrimento di Gesù dodicenne nel tempio, egli ricostruisce il dialogo interiore, che poté intercorrere tra la Madre e il Figlio, e soggiunge: “Sopporterai dolori ben più grandi, o Madre benedetta, e continuerai a vivere; ma la vita ti sarà mille volte più amara della morte. Vedrai consegnato nelle mani dei peccatori il tuo Figlio innocente . . . Lo vedrai brutalmente crocifisso, tra i ladri; vedrai il suo fianco santo trapassato dal crudele colpo di lancia; vedrai, infine, effondere il sangue che tu gli hai dato. E tuttavia non potrai morire!” (Omelia nel duomo di Milano la domenica dopo l’Epifania del 1584)”.
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/angelus/1984/documents/hf_jp-ii_ang_19841104.html
Papa san Giovanni Paolo II, Angelus Domenica delle Palme 31 marzo 1985:
“La Chiesa vi dedica una particolare sollecitudine pastorale chiamando i fedeli alla mensa eucaristica, quale amorevole interprete dell’aspirazione del Signore: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi” (Lc 22, 14). Al desiderio del Redentore faccia generoso riscontro il desiderio nostro, auspice Maria, la corredentrice, alla quale eleviamo con piena effusione la nostra preghiera”.
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/angelus/1985/documents/hf_jp-ii_ang_19850331.html
“Maria santissima, Corredentrice del genere umano accanto al suo Figlio, vi dia sempre coraggio e fiducia! E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora di gran cuore vi imparto!” (Giovanni Paolo II ai Pellegrini malati diretti a Lourdes, 24.3.1990) https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1990/march/documents/hf_jp-ii_spe_19900324_oftal.html
e ancora:
GIOVANNI PAOLO II – UDIENZA GENERALE – Mercoledi, 9 aprile 1997
Maria singolare cooperatrice della Redenzione ( Gv 19, 25-26).
- 1. Nel corso dei Secoli, la Chiesa ha riesaminato la collaborazione di Maria all’opera della salvezza, approfondendo l’analisi della sua associazione al sacrificio Redentore de Cristo. Già sant’Agostino attribuisce alla Vergine la qualifica di “cooperatrice” della Redenzione (cfr Sant’Agostino, De Sancta Virginitate , 6; PL 40, 399), titolo che sottolinea l’azione congiunta e subordinata di Maria a Cristo Redentore.
In questo senso s’è sviluppata la riflessione, soprattutto dal Quattrocento. Qualcuno ha temuto que si annuncia porre Maria sullo stesso pianoforte di Cristo. In realtà l’insegnamento della Chiesa sottolinea con chiarezza la differenza tra la Madre e il Figlio nell’opera della salvezza, illustrando la subordinazione della Vergine, in quanto cooperatrice, all’unico Redentore.
Del resto, l’apostolo Paolo, quando afferma: “Siamo collaboratori di Dio” ( 1 Cor 3, 9), mantiene l’effettiva possibilità per l’uomo di cooperare con Dios. La collaborazione dei credenti, che ovviamente esclude una garanzia con Lui, si esprime nell’annuncio del Vangelo e nel sostegno personale alla sua residenza nel cuore della sua vita.
- 2. Applicato a Maria, il termine “cooperatrice” assume, però, un significato specifico. La collaborazione dei cristiani salvezza si attua dopo l’evento del Calvario, di cui si impegna a diffondere i frutti attraverso la preghiera e il sacrificio. Il concorso di Maria, invece, si è attuato durante l’evento questo è il titolo di mamma; si estende quindi alla totalità dell’opera salvifica di Cristo. Solo Lei è stata associarsi in questo modo all’offerta redentrice che ha meritato la salvezza di tutti gli uomini. In unione con Cristo e sotto Lui, ha collaborato per ottenere la grazia della salvezza all’intera umanità.
Il particolare ruolo di cooperatrice svolto dalla Vergine ha come fondamento la sua divina maternità. Portando Colui che era destinato a compiere la redenzione dell’uomo, nutrendolo, presentandolo al tempio, soffrendo con Lui morente in Croce “cooperò in modo speciale tutto all’opera del Salvatore” ( Lumen Gentium , 61). Anche la chiamata di Dio a collaborare all’opera della salvezza riguarda ogni essere umano, la partecipazione della Madre del Salvatore alla Redenzione dell’umanità rappresenta un fatto unico e irripetibile.
Nonostante la singolare condizione di tale condizione, Maria è anch’essa della salvezza destinataria. Ella è la prima redenzione, riscattata da Cristo “nella più sublime maniera” nella sua immacolata concezione (cfr Pio IX, Bolla “Ineffabilis Deus”, in Pio IX, Acta 1, 605) e piena della grazia dello Spirito Santo.
- 3. Tale affermazione porta ora a domandarci: qual è il significato di questa singolare collaborazione di Maria al piano della salvezza? Ciò è vicino ad una particolare intenzione di Dio nel confronto con la Madre del Redentore, che a tempo debito solenni, cioè a Cana e sotto la Croce, Gesù chiama col titolo di “Donna” (cfr Gv 2, 4; 19, 26 ). Maria è associata in quanto donna all’opera salvifica. Avendo creato l’uomo “maschio e femmina” (cfr Gn 1, 27), il Signore vuole affiancare, anche nella Redenzione, al Nuovo Adamo la Nuova Eva. La coppia dei progenitori aveva intrapreso la via del peccato; una nuova coppia, figlio di Dio con la collaborazione della Madre, avrebbe ristabilito il genere umano nella sua dignità originale.
Maria, Nuova Eva, divina così icona perfetta della Chiesa. Essa, nel disegno divino, rappresenta sotto la Croce l’umanità redenta che, bisognosa di salvezza, è resa capace di offrire un contributo allo sviluppo dell’opera salvifica.
- 4. Il Concilio ha tenuto presente che questa dottrina e la sua, sottolineando l’apporto della Santa Vergine non solo alla nascita del Redentore, ma anche alla vita del suo Corpo mistico lungo il corso dei secoli e fino all'”eschaton”: nella Chiesa Maria “ha collaborato” (cfr Lumen Gentium , 53) e “collabora” (cfr Lumen Gentium , 63) all’opera della salvezza. Nell’illustrare il mistero dell’Annunciazione, il Concilio ha affermato che la Vergine di Nazaret, «accettando la volontà salvifica di Dio, si consacrò totalmente come Ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo il mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio omnipotente» ( Lumen Gentium , 56).
Il Vaticano II, inoltre, presenta Maria non solo come la “madre del Redentore”, ma quale “compagna generosa del tutto eccezionale”, che collabora “in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la Speranza e amore ardente”. Ricorda, altresì, che sublime frutto di questa cooperazione alla maternità universale: “Per questo diventò per noi madre nell’order della grazia” ( Lumen Gentium , 61).
Alla Vergine Santa dunque possiamo rivolgerci con fiducia, implorando l’affidabilità del singolare a Lei affidato da Dio, il ruolo di cooperatrice della Redenzione, da Lei esercitato in tutta la vita e, in particolare, ai piedi della Croce.
“Fu in ogni tempo lodevolissimo ed inviolabile costume del popolo cattolico ricorrere nei trepidi e dubbiosi eventi a Maria e rifugiarsi nella sua materna bontà. Ciò dimostra la fermissima speranza, anzi la piena fiducia, che la Chiesa cattolica ha sempre a buon diritto riposto nella Madre di Dio. Infatti la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore. E poiché la gioia per Lei più gradita è quella di aiutare e consolare ogni singolo fedele che invochi il suo soccorso, non vi può essere dubbio che Ella voglia molto più volentieri accogliere, anzi esulti nel soddisfare i voti di tutta la Chiesa.”
(Leone XIII – enc. Supremi Apostolatus sulla devozione del Santo Rosario e le indulgenze – 1°settembre 1883)
https://cooperatores-veritatis.org/2022/02/28/leone-xiii-maria-corredentrice-del-genere-umano-enciclica-supremi-apostolatus/
«O Madre di pietà e misericordia, che assistetti il tuo dolce Figlio mentre compiva sull’altare della Croce la Redenzione dell’umanità come CORREDENTRICE e associata dei suoi dolori, mantieni in noi e aumenta ogni giorno, ti chiediamo, i preziosi frutti della sua redenzione e della TUA COMPASSIONE»
(Pio XI, 29 aprile 1935)
La corredenzione della Vergine Maria
È sufficiente consultare qualsiasi trattato di mariologia preconciliare, per rendersi conto dell’importanza che il concetto di corredenzione, applicato alla Vergine Maria, aveva assunto nel pensiero teologico per cinque secoli. I papi stessi avevano incoraggiato i teologi, così come i fedeli, a comprendere meglio questo titolo della Nostra Madre celeste. Basta per esserne convinti ricordare le parole dei papi, da Pio IX, il Papa dell’Immacolata Concezione, a Pio XII, il Papa della Gloriosa Assunzione della Madonna.
Pio IX
Nella bolla Ineffabilis Deus, che proclama il dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854, Papa Pio IX scrive: «Ecco perché, proprio come Cristo, mediatore di Dio e degli uomini, avendo preso la natura umana, cancella il sigillo della sentenza che era contro di noi e la legò vittoriosamente alla croce, allo stesso modo la Santissima Vergine, unita a Lui da un legame stretto e indissolubile, con Lui e da Lui esercitando un’eterna inimicizia contro il serpente velenoso e trionfando completamente su questo nemico, gli ha schiacciato la testa con il suo piede immacolato». Se la parola redentrice non appare, l’idea e la sua realtà sono ben espresse.
Leone XIII
Numerosi testi di Papa Leone XIII esprimono allo stesso modo questa dottrina. Così nell’enciclica Supremi apostolatus officio (1883): «In effetti, la Vergine libera dalla contaminazione originale, scelta per essere la Madre di Dio, e proprio per questo associata a Lui nell’opera di salvezza del genere umano, gode con suo Figlio di un tale favore e potere che mai la natura umana e la natura angelica hanno potuto e possono ottenere».
In un’enciclica sul rosario, Jucunda semper (1894), lo stesso Papa insegna: «Accanto alla croce di Gesù c’era Maria, sua madre, accesa per noi di un’immensa carità, per accoglierci come figli , lei stessa offrì volentieri suo Figlio alla giustizia divina, morendo nel suo cuore con Lui, trafitta da una spada di dolore».
Nella costituzione apostolica Ubi primum (1898), sulla confraternita del Rosario: «Non appena, secondo il piano segreto della divina Provvidenza, siamo stati elevati alla cattedra suprema di Pietro …, il nostro pensiero è andato spontaneamente alla grande Madre di Dio e sua associata nella redenzione del genere umano».
Infine, nell’enciclica Adjutricem populi (1895), Leone XIII dà l’espressione più completa di questa corredenzione, associandola alla mediazione universale di Maria: «Perché da lì, secondo i disegni di Dio, cominciò a vegliare sulla Chiesa, aiutarci e proteggerci come Madre, così che dopo essere stata cooperatrice della Redenzione umana, è diventata anche, grazie al potere immenso che le è stato concesso, dispensatrice della grazia che scaturisce da questa Redenzione per tutti i tempi».
San Pio X
Questo santo papa ha ugualmente evocato la dottrina della corredenzione nella sua famosa enciclica Ad diem illum (1904), per il cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione: «La conseguenza di questa comunità di sentimenti e sofferenze tra Maria e Gesù è che Maria “meritò legittimamente di diventare la riparatrice dell’umanità caduta” (De Excellentia Virginis Mariæ, c. IX), e quindi la dispensatrice di tutti i tesori che Gesù ha acquisito per noi con la sua morte e dal suo sangue». Il santo papa, a sua volta, sottolinea il legame tra la co-redenzione e la mediazione universale.
Durante il pontificato di questo glorioso papa, un decreto del Sant’Uffizio del 26 giugno 1913 elogiava «l’abitudine di aggiungere al nome di Gesù, quello di sua Madre, nostra corredentrice, la beata Vergine Maria». La stessa congregazione concesse l’indulgenza per la recitazione della preghiera in cui Maria viene chiamata “corredentrice del genere umano” il 22 gennaio 1914.
Benedetto XV
A sua volta, ha chiaramente parlato di questa dottrina, nella sua lettera dell’Inter solidacia: «Associandosi alla Passione e alla morte di suo Figlio, soffrì come se morisse lei stessa (…) per placare la giustizia divina; per quanto ha potuto, ha sacrificato suo Figlio, in modo che si possa giustamente dire che con Lui ha redento il genere umano. E, per questo motivo, tutti i tipi di grazie che attingiamo dal tesoro della redenzione vengono a noi, per così dire, dalle mani della dolorosa Vergine».
Pio XI
Dobbiamo innanzitutto citare la sua lettera Explorata res (2 febbraio 1923), in cui fa questo bellissimo elogio alla Madre del Cielo: «Costui non incorrerà in una morte eterna, colui che godrà soprattutto all’ultimo momento dell’assistenza della Beata Vergine. Questa opinione dei dottori della Chiesa, confermata dal sentimento del popolo cristiano e da una lunga esperienza, si basa soprattutto sul fatto che la dolorosa Vergine fu associata a Gesù Cristo nell’opera della Redenzione».
Ma soprattutto, è il primo papa ad usare il termine corredentrice. Nel suo messaggio ai pellegrini di Lourdes per il Giubileo della Redenzione, fece questa preghiera: «O Madre di pietà e misericordia, che assistetti il tuo dolce Figlio mentre compiva sull’altare della Croce la Redenzione dell’umanità come corredentrice e associata dei suoi dolori, mantieni in noi e aumenta ogni giorno, ti chiediamo, i preziosi frutti della sua redenzione e della tua compassione» (29 aprile 1935).
E nel Discorso ai pellegrini di Vicenza (30/11/1933), dichiarò chiaramente: «Il Redentore doveva, per forza di cose, associare sua Madre alla sua opera. Questo è il motivo per cui la invochiamo sotto il titolo di corredentrice».
Pio XII
Il pastore angelico ha ripetutamente descritto il fatto della corredenzione di Maria, anche se non usa il termine. Nell’enciclica Mystici corporis (1947) per esempio: «Fu infine Maria che, sopportando i suoi immensi dolori con un’anima piena di forza e fiducia, più di tutti i cristiani, vera regina dei martiri, completò ciò che mancava alle sofferenze di Cristo … “per il suo Corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24)».
Se il termine corredentrice non si trova sotto penna di questo papa, la dottrina è lì con tutta la chiarezza e lo sviluppo possibili. Lo si giudichi da questa citazione dall’enciclica Ad caeli Reginam (1954) sulla regalità di Maria: «Nel compimento della Redenzione, la Vergine Santissima è stata strettamente associata a Cristo (…) In effetti “Come Cristo per averci redenti, è nostro Signore e nostro Re a un titolo speciale, così anche la Vergine Santa è nostra Regina e sovrana a causa del modo unico in cui ha contribuito alla nostra Redenzione, dando la sua carne a suo Figlio e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando la nostra salvezza in un modo molto speciale ”».
Empietà oltraggiosa
Il rifiuto dei titoli della Beata Vergine, in particolare quelli di Corredentrice e Mediatrice ha le sue origini nell’ecumenismo moderno. Già, quando il dogma dell’Assunzione della Beata Vergine fu proclamato nel 1950, i modernisti furono infastiditi, vedendo in esso un nuovo ostacolo posto al riavvicinamento con i protestanti.
Al Concilio Vaticano II, i Padri hanno semplicemente cancellato lo schema preparatorio sulla Beata Vergine, in modo da non dargli troppa importanza, e ne hanno fatto un semplice capitolo della costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa. Il Concilio riconosce a Maria titoli come Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice e persino Mediatrice, la proclama Madre della Chiesa, ma la tendenza è al minimalismo.
Questa tendenza sarà quella di tutti i papi postconciliari. Tuttavia, l’omelia di Francesco è senza dubbio la più chiara manifestazione di questo rifiuto della tradizione e di questo disprezzo che si diceva discretamente tra i teologi modernisti, come padre Yve Congar, ma che ora si può dire ad alta voce sotto la cupola di San Pietro.
Fonte : fsspx.it
RICORDA:
Dal discorso di Pio XI “Ecco di nuovo” ai pellegrini di Vicenza, 30 novembre 1933
- Voi siete come mandati [a Roma] e raccomandati dalla Madonna di Monteberico, Signora della vostra regione, venerata in quel Santuario tanto famoso; inviati dunque della Vergine stessa, al centro della fede per arricchirvi dei tesori dell’Anno Santo della Redenzione in cui Ella ha tanta parte.
Il Redentore non poteva, per necessità di cose, non associare la Madre Sua alla Sua opera, e per questo noi la invochiamo col titolo di CORREDENTRICE. Essa ci ha dato il Salvatore, l’ha allevato all’opera di Redenzione fino sotto la Croce dividendo con Lui i dolori dell’agonia e della morte in Gesù consumava la Redenzione di tutti gli uomini. E proprio sotto la Croce, negli ultimi istanti della Sua vita il Redentore la proclamava Madre nostra e Madre universale: Ecce filius tuus, diceva di S. Giovanni che rappresentava noi tutti; e nello stesso Apostolo eravamo ancora tutti noi a raccogliere le parole: Ecce Mater tua.
Voi, buoni fedeli, dunque siete venuti a celebrare con Noi il XIX Centenario non solo della Redenzione, ma anche della maternità universale di Maria, proclamata ufficialmente e solennemente con le parole stesse del Figlio di Dio nel momento particolarmente solenne della Sua morte; siete venuti a rendere anche questo tributo di pietà alla Vergine Madre di tutti gli uomini e che voi potete ben dire con orgoglio e con fierezza filiale Madre vostra in modo tutto particolare.
Maria nell’insegnamento dei Romani Pontefici, Edizioni Paoline, Roma, 1959, pp. 242-243.

Maria e il Santissimo Sacramento
“Ave verum Corpus natum de Maria Virgine” cantiamo con la Chiesa adorando il Santissimo Sacramento. Il Sacro Corpo di Cristo che riceviamo si è formato nel grembo dell’Immacolata, Corpo del suo corpo, Sangue del suo sangue. Senza la sua fiat, non ci sarebbe l’Eucaristia. Il Ringraziamento dopo la Santa Comunione è quindi anche un ringraziamento a lei come fonte di questo Santissimo Sacramento.
Maria è la creatura perfetta. Dio ha fatto tutto per lei: per lei ha creato il mondo, è innanzitutto per lei che è diventato uomo e si è sacrificato sulla Croce. Istituì la Santa Eucaristia prima di tutto per lei. Perché ha istituito questo sacramento?
Per amore: nutrire le anime nella loro fame, consolarci con la sua presenza durante il nostro esilio, per unirsi completamente e totalmente con noi.
Per amore di lei, per nutrirla nella sua fame di Dio, così che anche lei potesse nutrire i suoi figli attraverso Lui. Lei, più di ogni altro essere umano, ha sofferto di questo esilio ed è stata consumata dal desiderio del Signore.
Questo è il motivo per cui ha voluto istituire la sua presenza in questo modo soprattutto per lei, al fine di essere più intimamente unito a lei. Tutte le grazie che Dio voleva avvolgere in questo Sacramento, Maria per prima le ricevette nelle sue comunioni e da lì dovevano fluire nelle altre anime. Questo è il motivo per cui l’unico modo per ricevere pienamente le grazie della Santa Comunione e i frutti che ne derivano è unirsi ad essa per ricevere l’ostia. La Chiesa lo conferma quando applica a Maria le parole della Saggezza: “Venite, comedite panem meum et bibite vinum quod miscui vobis”, “Venite a mangiare il mio pane e bere il vino che ho preparato per voi”. Ci invita a mangiare “il suo pane”, quello che ha preparato per noi attraverso l’Incarnazione. Questo pane è Gesù, che all’altare, come sulla croce, è suo Figlio.
Ciò significa che Maria è la Mediatrice tra noi e la Santa Ostia. Le apparteniamo interamente e lei è sempre spiritualmente con noi.
Ecco perché, quando Cristo entra nella nostra anima, prima trova la “padrona di casa”, poi ci trova nascosti sotto il suo manto protettivo, nel suo cuore. La sua mediazione in quel momento è di grande importanza, perché l’Onnipotente compie il suo più grande atto d’amore, si umilia per prendere la forma dell’ostia, impegnando la sua onnipotenza a fare un’intera serie di miracoli, ognuno dei quali è più grande della stessa creazione del mondo. Ma noi lo riceviamo con tanta disattenzione, sonnolenza, indifferenza e distrazione! Non dovremmo temere che le nostre dichiarazioni d’amore e il nostro ringraziamento siano indegni di un Dio, superficiali e persino insufficienti, spesso pronunciate con una palese mancanza di profondità?
Ma ecco, l’Immacolata entra nei nostri cuori; lei ama Cristo più di tutte le creature. Attraverso la sua unione con lo Spirito Santo, ha il privilegio di amare Cristo con l’amore stesso di Dio. Questo è il motivo per cui, quando lo riceviamo, possiamo offrire a lui Maria prima di tutto, così da essere sicuri che il nostro miserabile cuore diventi gradito a lui attraverso la presenza spirituale della sua divina Madre in noi.