Maria appare a Lourdes per un legame feudale risalente a Carlo Magno?

Per il testo che segue ringraziamo l’avvocato Francesco Patruno

LA MADONNA DI LOURDES E IL DIRITTO

Oggi, 11 febbraio, è una delle feste mariane, che ricorda una mariofania, a me più care dell’intero anno, assieme all’altra, quella del 13 maggio. Sono queste, per me, quasi degli appuntamenti fissi durante l’arco dell’intero anno. Dei punti di ristoro, oserei dire, per il mio spirito. Per questo, tali appuntamenti sono immancabili, quantomeno nel pensiero rivolto a Maria, nostra madre.
A Lourdes, però, c’è un legame particolare con il diritto. Sì, avete capito bene, col diritto e con la legge. Col diritto feudale, in particolare.

Infatti, la scelta delle località in cui Maria appare non è mai una scelta casuale. No, assolutamente.
Nel caso di Lourdes, c’è un legame che risalirebbe a Carlo Magno.

Ebbene, anni fa, seguendo le indicazioni di Vittorio Messori, sono riuscito a trovare una vera rarità libraria. Un testo di Émile Brejon, un avvocato di Bordeaux fattosi storico anche per un debito di riconoscenza alla Vergine: la madre, infatti, era stata guarita miracolosamente alla Grotta. Questo bâtonnier (presidente) dell’Ordine degli avvocati della sua città – dove, tra l’altro, fece tappa per alcune ore Bernadette nell’unico viaggio della sua vita, recandosi al convento di Nevers – raccolse il frutto delle sue ricerche in questo libriccino, che ho a casa, stampato da un editore ad Avignone nel 1926. Il titolo è significativo: Notre-Dame de Lourdes avant les apparitions de 1858 («Nostra Signora di Lourdes prima delle apparizioni del 1858»). Il sottotitolo: Un chapitre d’histoire tombé en oubli («Un capitolo di storia dimenticato»). Nel 1983 il libretto è stato ripubblicato in reprint da una piccola editrice di provincia, ma ha continuato a circolare in modo ridotto, tanto che non se ne trova traccia neppure in molte delle bibliografie specializzate.

Il punto centrale del libro è la risposta alla domanda: «Pourquoi Lourdes en France?». Ma perché, risponde, qui la Vergine è «chez Elle», è «a casa sua» e «in nessun altro luogo al mondo sarebbe forse stata così a casa sua come lo è qui».

Come ci racconta anche il Messori nel suo libro “Ipotesi su Maria”, in effetti, stando a una tradizione antichissima (e confermata da consuetudini altrettanto antiche, suffragate da documenti coevi), il castello e la città di Lourdes furono dati in feudo, ai tempi di Carlo Magno, alla Vergine venerata nel grande e celebre santuario di Le Puy-en-Velay, il luogo mariano che per secoli fu il più prestigioso di tutta la Francia.

Dunque, la Madonna del Puy («poggio», in francese antico) era stata dichiarata «Signora e sovrana» di Lourdes, con il diritto a un omaggio annuale – che ne riconosceva l’autorità, secondo le consuetudini feudali – che, in questo caso, consisteva in erba e in zolle di terra tratte dal prato davanti al castello.

Come Brejon dimostra, ancora per la festa dell’Assunta del 1829 (dunque solo 29 anni prima delle apparizioni a Bernadette), una rappresentanza delle ragazze di Lourdes affrontò per l’ultima volta, dopo oltre un millennio di tradizione, il lungo viaggio fino a Le Puy, nel Massiccio Centrale, circa cento chilometri a ovest di Lione, per portare a Maria, «Signora e contessa della città», l’antico omaggio. Qui, tra l’altro, sembra sfuggire a Brejon un particolare che dà a pensare: l’erba e le zolle portate a Maria, a segno della sua autorità su Lourdes, dovevano essere prese, come comandava la consuetudine, dal «prato del Conte» che si stende ai piedi del castello.

Ebbene, questo è il luogo che ai tempi di Bernadette era indicato come domaine de Savy, la «tenuta di Savy», ed è l’attuale esplanade davanti alle basiliche, dove si svolge ogni sera la processione eucaristica. Non basta, perché questo luogo, che da tempo immemorabile simboleggiava con la sua terra stessa la signoria di Maria sulla città, scomparsa la contea di Bigorre, passò in proprietà – sin dal secolo XVI – alla «Confraternita del Santissimo Sacramento». Ab immemorabili, dunque, questo luogo è «terra della Vergine» e anche «terra dell’Eucaristia». Come si vede, a volerli cercare, i legami suggestivi si intrecciano.

Lourdes ed il suo castello sarebbero, dunque, un «feudo di Maria» e la costituzione di questo titolo feudale sarebbe avvenuta in modo al contempo poetico e drammatico. Carlo Magno, di ritorno dalla Spagna, avrebbe invano assediato la fortezza che da sempre stava e tuttora sta, anche se trasformata in museo, sulla roccia, e che era tenuta allora dai musulmani. Poiché i difensori non si arrendevano, e Carlo già pensava di levare l’assedio, il vescovo di Le Puy, che faceva parte del suo seguito, si recò a parlamentare con il capo saraceno dicendogli: «Poiché non vuoi cedere ad alcun uomo, cedi a una Signora: la Madre di Dio venerata a Le Puy». Toccato dalla grazia, il musulmano accettò il patto e, seguito dai suoi, cavalcò sino a quel già celebre luogo di culto: tutti i capi saraceni portavano legati alle lance dei fascetti di erba e di fiori falciati nel prato sotto la roccia dove sorgeva la fortezza. Posero quei fascetti – in segno di sudditanza – sull’altare di Maria. Il capo già musulmano chiese il battesimo e, da «Mirat» come si chiamava, assunse il nome di «Lordus»: Lourdes da lì avrebbe poi preso la denominazione, mentre prima era chiamata «Mirambel».

A conferma dell’antichissimo diritto feudale di Notre-Dame du Puy su Lourdes sta anche il fatto che lo stemma di entrambe le città è costituito da un’aquila. Quella di Lourdes ha le ali spiegate e porta nel becco un pesce: forse a simboleggiare che viene dai monti del Centro della Francia a portare il Cristo, il cui simbolo antichissimo è appunto il pesce?
Brejon sintetizza così: «Nostra Signora di Le Puy, dopo essere stata riconosciuta “Signora e Contessa” di Lourdes e della sua cittadella sin dai tempi di Carlo Magno, è divenuta “Signora e Contessa” dell’intera Contea di Bigorre, per l’atto di sottomissione spontaneo e volontario che il conte Bernardo I concesse al Capitolo di Le Puy, per se stesso e per tutti i suoi successori, nell’anno 1062».

È infatti il 1062 l’anno in cui, recatosi appositamente con la moglie sino al lontano santuario della Gallia centrale, venendo dalla sua Bigorre, il conte Bernardo decideva di far depositare ogni anno sessanta scudi sull’altare della Vergine «a titolo di censo». E, cioè, secondo il diritto feudale, come segno di vassallaggio a Maria; che, così, da «Signora» di Lourdes lo diventava di tutta la regione, la Bigorre appunto. Al contempo, Bernardo lanciava l’anatema contro i suoi discendenti che non avessero riconosciuto il vassallaggio, pagandone la relativa rendita. Il documento è giunto integralmente sino a noi ed è tuttora conservato all’archivio dell’antica Bigorre, a Pau.

Nel santuario di Le Puy, Maria era venerata sotto il titolo di «Annunciata» da tutti i popoli d’Europa. I quali vi accorrevano in enormi masse soprattutto quando il 25 marzo coincideva con il Venerdì santo, ed era allora possibile godere del Grande Perdono, cioè dell’indulgenza plenaria concessa dai papi.

Il prestigio del luogo era tale che, stando alla tradizione – alla quale aderiva lo stesso san Bernardo –, qui sarebbe nata la Salve Regina, la preghiera più recitata dopo l’Ave Maria e che il Medioevo chiamò «l’antifona di Le Puy». Qui, nel 1449, si stabilì l’usanza, presto diffusasi in tutta la cristianità, di recitare l’Angelus non solo all’alba e al tramonto, ma anche a mezzogiorno. Non vi era lì, dunque, un culto locale, bensì universale, al punto che la Vergine nera sull’altare (bruciata poi, nel 1794, dal vandalismo rivoluzionario su un falò formato dalle carte dell’archivio, dopo essere stata portata dove si impiccavano i malfattori sulla carretta dell’addetto alle fogne), al punto che questa Vergine fu chiamata, da santi e papi, Mater omnium, Madre di tutti.
Il tributo dovuto alla «Contessa e Signora» fu versato ogni anno sull’altare di Le Puy fino a quando durò la contea della Bigorre.

Anzi, nel 1303, per una disputa tra il re d’Inghilterra e i canonici del santuario di Le Puy, il Parlamento di Parigi, dopo avere riesaminato i titoli legali, ribadì solennemente che Lourdes e la Bigorre erano «dominio di Maria». Nel 1307, Le Puy concedeva la sua contea pirenaica al re di Francia (era Filippo il Bello, quello della soppressione dei Templari), ma anche il nuovo sovrano doveva riconoscere, secondo il trattato che fu steso, di non essere che «vassallo», che «amministratore» di quella Terra Virginis che era la Bigorre. A prova di quella sudditanza, il re impegnava se stesso e i suoi successori a versare al santuario di Le Puy il censo – assai elevato – di 300 lire tornesi all’anno.

Da allora, tutti quelli che si alternarono sul trono di Francia mantennero l’obbligo dell’omaggio, pagando il diritto di amministrare ciò che apparteneva alla Madonna stessa. Fu solo la fine sanguinosa della monarchia, con la decapitazione del re e della regina, la proclamazione della repubblica, la persecuzione del clero, l’abolizione della diocesi di Le Puy, lo spogliamento del santuario, il rogo della veneratissima immagine stessa; fu solo, insomma, il dramma della Grande Révolution che sembrò porre fine per sempre ai diritti della Vergine su Lourdes e la sua intera regione, la Bigorre.
Sembrò, diciamo, perché una ripresa, per quanto breve, vi fu con la Restaurazione. Infatti, nel 1827 Carlo X, successore di Luigi XVIII, ristabilì la diocesi di Le Puy e ricominciò a versare il tributo dovuto.
E le giovani di Lourdes si recarono al lontano santuario a portarvi l’omaggio dei sudditi, le erbe e i fiori colti davanti al castello. Ma durò pochissimo: pare che il 15 di agosto del 1829 sia stata l’ultima volta in cui l’antica Bigorre si presentò sul monte Anis a riannodare ufficialmente i legami con Le Puy.

L’anno seguente, un’altra rivoluzione portava sul trono Luigi Filippo, il «re borghese» del quale abbiamo già parlato e che, in gioventù, aveva parteggiato per quei giacobini che avevano bruciato la Vergine nera, trasportandola al rogo sul carretto delle immondizie.

Un personaggio che, di certo, non intendeva rispettare gli obblighi assunti dai sovrani precedenti. Così, in quel 1830, le autorità cessavano per la prima volta (a parte, ovviamente, gli anni della tormenta rivoluzionaria) di riconoscere l’autorità mariana su Lourdes e sulla Bigorre, autorità riconosciuta forse dall’epoca carolingia, certamente dal 1062, dal diploma di Bernardo I.
Osserva Brejon, uomo di legge, che i diritti di un feudatario su una terra si estinguevano dopo trent’anni dai mancati adempimenti degli obblighi «censuari» (il pagamento, cioè, delle rendite) e degli onori dovuti al signore stesso.

I termini della prescrizione, nel nostro caso, iniziavano in quel 1829 in cui per l’ultima volta la Bigorre si era presentata a Le Puy con i suoi rappresentanti a portare l’omaggio dovuto. Dunque, nel 1859 i diritti di Maria sulla sua terra di Lourdes sarebbero caduti in prescrizione. Nel 1858, ecco la «Signora» (questo il nome con cui, significativamente, la chiamava Bernadette) apparire in una cavità della collina davanti al castello dove per secoli la sua bandiera aveva diritto di sventolare.

Annota Brejon: «Senza dubbio, le prescrizioni della terra sono vane in Cielo e la Vergine Maria non aveva bisogno di difendere dei diritti riconosciutile dagli uomini per essere la più nobile delle Dame e per essere ovunque a casa sua. Certo: la corona di Contessa della Bigorre sulla fronte non le aggiungeva alcuna grandezza. Eppure, è caro ai nostri cuori pensare che la Vergine abbia amato questo legame terrestre che dovette forse alla pietà di Carlo Magno, di certo a quella del principe Bernardo. È all’ultima ora (un anno prima soltanto della prescrizione, che iniziava nel 1859, ma in tempo comunque utile) che Ella stessa è apparsa nella Bigorre per chiedervi, con l’omaggio dei suoi cari e antichi vassalli, quello di tutto il mondo. L’omaggio del mondo? Ebbene, sì: non era questo che avveniva a Le Puy nei secoli cristiani, dove era invocata come “Madre di tutti”?».


vedi qui anche un video interessante:

Cosa c’è di vero nelle apparizioni di Lourdes? Perché la Madonna avrebbe scelto proprio quella grotta per manifestarsi? Come è possibile che una ragazzina analfabeta colloquiasse con la Vergine? Ad A Sua Immagine di questa domenica un’indagine storica sulla verità di Lourdes, le cui apparizioni sono da centocinquant’anni motivo di accese polemiche. In studio con Rosario Carello, Vittorio Messori, autore di un volume diventato in breve tempo vero e proprio caso letterario, intitolato Bernadette non ci ha ingannati

https://www.raiplay.it/video/2012/11/Messori-linchiesta-su-Lourdes-5ed4798a-65d4-425f-8205-89cd80565118.html