Consigliamo di scaricare QUI il pdf sul Venerdì Santo di Dom Prosper Gueranger, con il teso seguente.
Ufficiatura della Settimana Santa. di Mons. Giuseppe Riva, Manuale di Filotea, Milano 1901
Nell’ufficiatura dei tre ultimi giorni si lascia il Gloria Patri:
- per significare che in quei giorni non si proferivano contro di Cristo che maledizioni e bestemmie;
- per conformarsi ai desideri di Gesù Cristo che per propria elezione volle in questi giorni tener nascosta la propria gloria per diventar l’obbriobrio degli uomini e l’abbiezione della plebe.
Si cantano le Lamentazioni perché ciò che Geremia diceva del popolo ebreo rimproverandolo di ingratitudine, minacciandolo di desolazione, la Chiesa con più ragione lo ripete sopra i Cristiani, i quali spesso rinnegano coi fatti il loro Redentore e si radunano sul proprio capo i flagelli più spaventosi della sua collera.
Si spengono i lumi nel corso e nel fine dell’Uffizio delle Tenebre per significare che in tal Tempo:
- Cristo, vera luce del mondo, fu oscurato con mille obbrobrii, e poi estinto colla morte;
- gli Apostoli destinati ad essere la luce del mondo si tennero per timore nascosti, quasi che in loro fosse estinto il lume della Fede.
Spegnendosi le candele del triangolo si conserva sempre accesa la più alta, la quale poi si nasconde:
- per conservar sempre nella Chiesa il lume sacro, che è il simbolo di quella Fede che nella Chiesa non fu mai estinta;
- per mostrare che la divinità di Cristo, mistico fuoco, inseparabile dalla sua umanità, non fu mai estinta, né oscurata, ma solamente nascosta;
- per significare che la parte superiore dell’anima di Gesù Cristo godeva la gloria dei comprensori, mentre la inferiore era esposta a tutti i travagli dei viatori.
Si fa gran rumore dopo l’Ufficio delle Tenebre per significare:
- la sollevazione che i capi della Sinagoga eccitarono nel popolo contro Gesù;
- lo schiamazzo delle turbe che gridavano a Pilato: Crucifige, crucifige benché Gesù, dal giudice stesso, si dichiarasse innocente;
- lo sconvolgimento di tutta la natura alla morte di Gesù Cristo.
Giovedì Santo.
Il Giovedì Santo si chiama in Cœna Domini:
- perché Gesù Cristo fece in tale giorno coi suoi Apostoli l’ultima Cena solenne in un magnifico salone di Gerusalemme;
- perché in essa istituì Gesù Cristo la gran Cena spirituale dell’Eucarestia preparata per tutti i popoli fino alla consumazione dei secoli.
Nel Giovedì Santo si fa la comunione anche del Clero per ricordare che in tal giorno Gesù Cristo di propria mano distribuì ai suoi Apostoli il SS. Sacramento, da Lui istituito dopo la cena legale, sotto le specie del Pane e del Vino.
Non si dice che una Messa e questa dal primo dignitario di ciascuna chiesa in cui si celebra, per indicare che in tal giorno il solo Gesù Cristo consacrò e dispensò di sua mano il Pane ed il Vino già tramutati nel suo Corpo e nel suo Sangue.
Si consacravano dal Vescovo gli Olii che si usano per i quattro Sacramenti, il Battesimo, la Cresima, l’Estrema Unzione e l’Ordine, nonché nella consacrazione delle cose destinate al divin culto e ciò per dimostrare:
- che in tal giorno Gesù Cristo deputò gli Apostoli in suoi speciali ministri, facendoli non solo sacerdoti ma anche Vescovi;
- che ogni benedizione procede dalla Passione a cui Gesù Cristo diede principio coll’Orazione nell’Orto dopo la Cena.
Si fa cessare il suono delle campane per significare con questo silenzio:
- la mestizia della Chiesa;
- il silenzio degli Apostoli che, per timore dei Giudei, cessarono di predicare Gesù Cristo e si diedero alla fuga.
Si fa la lavanda dei piedi:
- per onorare la memoria di quella che fece Gesù Cristo ai suoi Apostoli;
- per secondare l’invito che fece Gesù Cristo che dopo aver lavato i piedi ai suoi Apostoli, li esortò tutti ad imitare il suo esempio.
Si fa il Santo Sepolcro con molta magnificenza per ricordarci:
- che Gesù Cristo fu sepolto in un sepolcro nuovo, reso poi sommamente glorioso nella sua Resurrezione;
- che Gesù Cristo, anche nel semplice Corpo separato dall’anima, merita l’adorazione di tutto il mondo, perché unito inseparabilmente alla divinità;
- che deve essere con molta cura purificato il nostro cuore quando in esso, come già nel Sepolcro, sta per essere depositato Gesù Cristo come colla SS. Comunione.
Non si tiene Acqua Santa nella Chiesa per indicarci:
- che i fedeli in questi giorni devono essere così mondi da ogni peccato da non abbisognare di purificazione;
- che quando Cristo ci lava col Sangue, non conviene usare altra aspersione.
Si fanno devote visite al Santo Sepolcro:
- per riparare i tanti torti fatti a Gesù Cristo nei sette viaggi della Sua Passione;
- per imitare la SS. Vergine e le altre pie donne che onorarono Gesù Cristo ora coll’accompagnarlo fino al Calvario per assistere alla sua morte, ora coll’avviarsi al Sepolcro per imbalsamarsi il cadavere.
Venerdì Santo.
Il Venerdì Santo si chiama Parasceve, che vuol dire Preparazione:
- per indicare che in tal giorno i Giudei preparavano tutto l’occorrente per il sabato compreso negli otto dì della Pasqua, in cui veniva proibito qualunque lavoro, ed anche la preparazione del cibo;
- per avvisare i cristiani di prepararsi spiritualmente alla prossima Santa Pasqua.
Si legge il Vangelo e si fa la Predica della Passione di Gesù Cristo per invitare tutti i fedeli:
- a leggerla e meditarla con divozione;
- a ringraziare Gesù Cristo del suo amore nel patire tanto per noi;
- ad imitarlo davvero, mortificando le nostre passioni e distruggendo in noi il peccato che fu il vero crocifissore di Gesù Cristo.
Si prega per tutti gli Stati e per tutte le Nazioni del mondo per indicare:
- che Gesù Cristo ha sparso il suo Sangue per tutti gli uomini;
- che la sua Redenzione è così copiosa da poter pagar sovrabbondantemente i debiti di tutti, per quanto vecchi ed enormi, solo che si unisca ai suoi meriti una penitenza sincera per parte di chi ha peccato.
Non si dice alcuna Messa, perché nel giorno in cui Cristo ha compiuto il suo sacrificio visibile e cruento coll’effusione del proprio Sangue, non conviene il nostro sacrificio che è incruento, quindi soltanto commemorativo di quello che è compiuto sopra il Calvario, sebbene per l’identità della vittima che si sacrifica contenga in sé tutti i meriti, e rinnovi a pro nostro tutti gli effetti che furono prodotti dal primo.
Si lasciano nudi tutti gli Altari:
- per significare la nudità di Cristo nella flagellazione e sulla Croce;
- per indicarci che Gesù Cristo in tal giorno fu spogliato non solamente d’ogni veste, ma ancor d’ogni seguito, dacché i suoi Apostoli si diedero alla fuga;
- per ispirarci i sentimenti di disprezzo per le vanità della terra, condannate da Gesù Cristo con tante sue umiliazioni;
- perché si rappresenti la tristezza della Chiesa per la morte del Figliuol di Dio.
Si adora solamente la Croce:
- per dimostrare col fatto che Gesù Cristo, morendo su di essa, la nobilitò, la santificò, la rese adorabile in tutto il mondo;
- per indicare la stima che noi, come veri credenti, professiamo a tutto ciò che servì di strumento alla nostra redenzione.
Si bacia il Crocefisso: - per indicare che per mezzo della Passione Iddio si è riconciliato coll’uomo, il Cielo ha fatto pace colla terra;
- per imprimere nel nostro cuore l’amore della Croce, indispensabile a portarsi per arrivare a salute;
- per impegnar Gesù Cristo ad accordarci tutti quei beni che colla sua morte di Croce ci ha procurati.
Si deve quindi adorare la Croce: - con spirito di compunzione, riconoscendo che i nostri peccati furono la vera causa per cui su di essa morì Gesù Cristo, poiché colla sua morte ha soddisfatto per noi alla divina Giustizia;
- con volontà risoluta di sempre onorare la Croce, pigliando dalle mani di Dio, tutte le mistiche croci da cui possiamo essere travagliati.
Sabato Santo.
Nel Sabato Santo si fa il Fuoco Nuovo e il Lume Nuovo per significare:
- la vita nuova che pigliò Gesù nella risurrezione;
- la vita nuova che devono condurre tutti i cristiani;
- la nuova sorte a cui furono chiamati tutti gli uomini, dacché Gesù Cristo portò sulla terra il mistico fuoco del santo amore.
Il Cero Pasquale significa Gesù Cristo risuscitato e si lascia fino al giorno dell’Ascensione per significare che in tutto questo tempo Gesù Cristo restò visibile sopra la terra.
I Cinque Grani d’Incenso con cui si rappresenta la Croce sul Cero Pasquale, significano le cinque piaghe di Gesù Cristo, in virtù delle quali ogni cristiano deve spargere dappertutto il buon odore di Cristo con una santa condotta.
Le tre candelette disposte a triangolo in cima ad una canna significano:
- le Tre Marie, sempre fedeli nel seguir Gesù Cristo in mezzo alle sue umiliazioni;
- le Tre Divine Persone, glorificate in tutto il mondo per la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù Cristo.
Si adopera il Triangolo per accendere il Cero Pasquale onde significare:
- che la SS. Trinità fu quella che risuscitò l’umanità di Gesù Cristo;
- che le Tre Marie furono le prime a riconoscere e pubblicare la di Lui Risurrezione.
Le Campane che si suonano e l’Alleluja che si canta al principio della Messa di questo giorno significano:
- l’allegrezza di Maria e di tutti gli Apostoli per la Risurrezione di Cristo;
- la gioia che proveremo noi tutti, quando, dopo aver partecipato alle sue umiliazioni qui in terra, saremo fatti partecipi della sua gloria in Cielo.
Benedizioni del Sabato Santo.
In questo giorno, come nella Vigilia di Pentecoste, si benedice il Fonte Battesimale, perché il Fonte Battesimale, da cui esce l’uomo rinnovato nell’anima, rappresenta il sepolcro da cui Gesù Cristo uscì tutto rinnovato nel proprio corpo, quindi impassibile e glorioso.
Le tre immersioni od aspersioni che si fanno nel Battesimo:
- significano i tre giorni nei quali Gesù Cristo restò sepolto, non le tre divine Persone che concorsero alla nostra redenzione e che si invocano distintamente in ogni benedizione;
- servono a commemorare l’antico costume della Chiesa, la quale nella Vigilia di Pasqua, come in quella di Pentecoste, solennemente battezzava i Catecumeni, cioè quelli che aspirando a farsi cristiani erano stati catechizzati, vale a dire istruiti sufficientemente nelle cose della Religione.
Si benedicono le Uova perché esse rappresentano molto bene Gesù Cristo. Infatti, come nell’uovo sta il geme della vita, dal quale nasce il pulcino vivo, così in Cristo, anche morto, abitava la divinità, che è il principio della sua vita, ed in virtù della quale Esso risorse il terzo giorno rendendo glorioso il sepolcro in cui fu chiuso.
Si benedicono gli Agnelli:
- per ricordare l’Agnello Pasquale che per divin ordine si mangiava dagli Ebrei come figura di Gesù Cristo;
- per ricordare Gesù Cristo medesimo, mistico Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, e che, mansueto appunto come un agnello, andò alla morte, lasciandoci preventivamente in cibo le sue Carni sotto le specie sacramentali nella SS. Eucarestia.
Si benedicono le Case dei fedeli, il che nel rito ambrosiano si fa nella Vigilia del Santo Natale: - per liberare le case infestate dal demonio, come il sangue dell’Agnello Pasquale, con cui gli Ebrei nell’Egitto tinsero le proprie case, le liberò dal flagello dell’Angelo sterminatore il quale uccideva tutti i primogeniti;
- per diffondere sulle persone quell’abbondanza di grazie che in tutte le anime ben disposte porta la benedizione sacerdotale data in nome di Gesù Cristo, autore di ogni merito e principio di ogni virtù.
(Mons. Giuseppe Riva, Manuale di Filotea, Milano 1901)
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