Leone XIII “Custodi di quella Fede”, contro la Massoneria ed ogni deviazione etica e morale

Con gente sospetta di appartenere alla massoneria o a sodalizi ad essa aggregati procuri ognuno di non aver amicizia o dimestichezza: dai loro frutti li conosca e li fugga. E non solo di coloro che, palesemente empi e libertini, portano in fronte il carattere della setta, ma di quelli si eviti il tratto familiare, che si occultano sotto la maschera di universale tolleranza, di rispetto a tutte le religioni, di smania di voler conciliare le massime del Vangelo e le massime della rivoluzione, Cristo e Belial, la Chiesa di Dio e lo Stato senza Dio.”
Lettera di S.S. Leone XIII PP. “Custodi di quella Fede” – 8 Dicembre 1892
 
 

CUSTODI DI QUELLA FEDE

EPISTOLA DI S.S. LEONE XIII

Custodi di quella fede a cui le nazioni cristiane vanno debitrici del loro morale e civile riscatto, Noi mancheremmo ad uno dei Nostri supremi doveri, se non levassimo spesso e ben alto la voce contro l’empia guerra, onde si tenta, diletti figli, rapirvi sì prezioso tesoro. Di questa guerra, ammaestrati ormai da lunga e dolorosa esperienza, voi ben conoscete le terribili prove, e nel vostro cuore di cattolici e di italiani altamente la deplorate. E veramente si può essere italiani di nome e di affetto, e non risentirsi delle offese che si fanno tuttodì a quelle divine credenze, che sono la più bella delle nostre glorie, che dettero all’Italia il primato sulle altre nazioni ed a Roma lo scettro spirituale del mondo: che sulle rovine del paganesimo e delle barbarie fecero sorgere il mirabile edifizio della cristiana civiltà? Si può essere di mente e di cuore cattolici e mirare con occhio asciutto in quella terra medesima nel cui grembo l’adorabile nostro Redentore si degnò stabilire la sede del suo regno, impugnate le sue dottrine, oltraggiato il suo culto, combattuta la sua chiesa, osteggiato il suo Vicario, perdute tante anime redente col suo Sangue, la porzione più eletta del suo gregge, un popolo stato per ben diciannove secoli a lui sempre fedele, esposto ad un continuo e presentissimo pericolo di apostatar dalla fede, e sospinto in una via di errori e di vizi, di materiali miserie e di morale abiezione?

Diretta ad un tempo contro la patria celeste e la terrena, contro la religione dei nostri padri e la civiltà trasmessaci con tanto splendore di scienze, lettere ed arti da loro, la guerra di cui parliamo, voi la capite, diletti figli, è doppiamente scellerata, e rea non meno di umanità offesa che di offesa divinità. Ma d’onde essa muove principalmente se non da quella setta massonica, della quale discorremmo a lungo nell’Enciclica Humanum genus del 20 aprile 1884 e nella più recente del 15 ottobre 1890 indirizzata ai Vescovi, al Clero e al popolo d’Italia?

Con queste due Lettere strappammo dal viso della massoneria la maschera onde si velava agli occhi dei popoli, e la mostrammo nella cruda sua deformità, nella sua tenebrosa e funestissima azione.

Ci restringiamo questa volta a considerarne i deplorevoli effetti rispetto all’Italia. Insinuatasi infatti già da gran tempo sotto le speciose sembianze di società filantropica e redentrice dei popoli, nel nostro bel paese, e per via di congiure, corruttele e di violenze giunta finalmente a dominare l’Italia e questa medesima Roma, a quanti disordini, a quante sciagure non ha essa in poco più di sei lustri spalancata la via?

Mali grandi in sì breve giro di tempo ha veduto e patito la patria nostra. La religione dei nostri padri è stata fatta segno a persecuzioni di ogni sorta, col satanico intento di sostituire al cristianesimo il naturalismo, al culto della fede il culto della ragione, la morale così detta indipendente alla morale cattolica, al progresso dello spirito quello della materia. Alle sante massime e leggi del Vangelo si è osato contrapporre leggi e massime che possono chiamarsi il codice della rivoluzione, e un insegnamento ateo ed un verismo abbietto alla scuola, alla scienza, alle arti cristiane. Invaso il tempio del Signore, si è dissipata con la confisca dei beni ecclesiastici la massima parte del patrimonio necessario ai santi ministeri, assottigliato con la leva dei chierici oltre i limiti dell’estremo bisogno il numero dei sacri ministri. Se l’amministrazione dei sacramenti non fu potuta impedire, si cerca però in tutti i modi d’introdurre e promuovere matrimoni, e funerali civili. Se ancora non si riuscì a strappare affatto dalle mani della Chiesa l’educazione della gioventù ed il governo degli istituti di carità, si mira sempre con sforzi perseveranti a tutto laicizzare, che val quanto dire a cancellare da tutto l’impronta cristiana. Se della stampa cattolica non si è potuto soffocare la voce, si fece di tutto per screditarla ed avvilirla.

E pur di osteggiare la religione cattolica, quali parzialità e contraddizioni! Si chiusero monasteri e conventi; e si lasciano moltiplicare a lor grado logge massoniche e covi settari. Si proclamò il diritto di associazione: e la personalità giuridica, di cui associazioni di ogni colore usano ed abusano, è negata ai religiosi sodalizi. Si bandì la libertà dei culti e intanto odiose intolleranze e vessazioni si riserbano proprio a quella che è la religione degli italiani, ed a cui perciò dovrebbe assicurarsi rispetto e patrocinio sociale. A tutela della dignità e indipendenza del Papa si fecero proteste e promesse grandi; e voi vedete a quali vilipendi venga quotidianamente fatta segno la Nostra persona. Qualsiasi specie di pubbliche manifestazioni trova libero il campo; solamente or l’una or l’altra delle dimostrazioni cattoliche o è vietata o disturbata. S’incoraggiano nel seno della Chiesa scismi, apostasie, ribellioni ai legittimi superiori; i voti religiosi e segnatamente la religiosa ubbidienza si riprovano come cose contrarie alla libertà e dignità umana: e intanto vivono impunite empie congreghe, che legano con giuramenti nefandi i loro adepti, ed esigono anche nel delitto ubbidienza cieca ed assoluta.

Senza esagerare la potenza massonica attribuendo all’azione diretta e immediata di lei tutti i mali che nell’ordine religioso presentemente ci travagliano, nei fatti che abbiam ricordato e in molti altri che potremmo ricordare, si sente il suo spirito; quello spirito che, nemico implacabile di Cristo e della Chiesa, tenta tutte le vie, usa tutte le arti, si prevale di tutti i mezzi per rapire alla Chiesa la sua figlia primogenita, a Cristo la nazione prediletta, sede del suo Vicario in terra e centro della cattolica unità. L’influenza malefica ed efficacissima di questo spirito sulle cose nostre non occorre oggi congetturarla da pochi e fuggevoli indizi, nè argomentarla dalla serie dei fatti che da trenta anni si succedono. Inorgoglita dai successi, la setta stessa ha parlato alto e ci ha detto ciò che fece in passato, ciò che si propone di fare in avvenire. Le pubbliche potestà, consapevoli o no, essa le riguarda in sostanza come propri strumenti: il che vuol dire che della persecuzione religiosa che ha tribolato e tribola l’Italia nostra, l’empia setta mena vanto come di opera principalmente sua, di opera eseguita spesso con altre mani, ma per modo immediato o mediato, diretto o indiretto, di lusinga o di minaccia, di seduzione o di rivoluzione, ispirata, promossa, incoraggiata, aiutata da lei.

Dalle rovine religiose alle sociali brevissima è la via. Non più sollevato alle speranze e agli amori celesti il cuore dell’uomo, capace e bisognoso dell’infinito, gittasi con ardore insaziabile sui beni della terra: ed ecco necessariamente, inevitabilmente una lotta perpetua di passioni avide di godere, di arricchire, di salire e quindi una larga ed inesausta sorgente di rancori, di scissure, di corruttele, di delitti. Nella nostra Italia morali e sociali disordini non mancavano certo anche prima delle presenti vicende; ma che doloroso spettacolo non ci porge essa i nostri dì. Nelle famiglie è assai menomato quell’amoroso rispetto che forma le domestiche armonie; l’autorità paterna è troppo sovente sconosciuta e dai figli e dai genitori; i dissidi sono frequenti, i divorzi non rari. Nelle città crescono ogni dì le discordie civili, le ire astiose tra i vari ordini della cittadinanza, lo sfrenamento delle generazioni novelle che cresciute all’aura di malintesa libertà non rispettano più nulla né in alto né in basso, gl’incitamenti al vizio, i delitti precoci, i pubblici scandali. Lo Stato invece di star pago all’alto e nobilissimo ufficio di riconoscere, tutelare, aiutare nella loro armoniosa universalità i divini e gli umani diritti, si crede quasi arbitro di essi, e li disconosce o li restringe a capriccio. L’ordine sociale infine è generalmente scalzato nelle sue fondamenta.

Libri e giornali, scuole e cattedre, circoli e teatri, monumenti e discorsi politici, fotografie e arti belle, tutto cospira a pervertire le menti e corrompere i cuori. Intanto i popoli oppressi e ammiseriti fremono; le sette anarchiche si agitano; le classi operaie levano il capo e vanno ad ingrossar le file del socialismo, dell’anarchia; i caratteri si fiaccano, e tante anime non sapendo più nè degnamente patire, nè virilmente redimersi dai patimenti, abbandonano da se stesse, col suicidio, codardamente la vita.

Ecco i frutti che a noi italiani ha recato la setta massonica. E dopo ciò essa ardisce di venire innanzi magnificando le sue benemerenze verso l’Italia, e di dare a Noi e a tutti coloro che, ascoltando la Nostra parola, rimangono fedeli a Gesù Cristo, il calunnioso titolo di nemici della patria. Quali siano verso la nostra penisola i meriti della rea setta, ormai, giova ripeterlo, lo dicono i fatti. I fatti dicono che il patriottismo massonico non è che un egoismo settario, bramoso di tutto dominare, signoreggiando gli Stati moderni che nelle mani loro raccolgono ed accentrano tutto. I fatti dicono che, negl’intendimenti della massoneria, i nomi d’indipendenza politica, di uguaglianza, di civiltà, di progresso miravano ad agevolare nella patria nostra l’indipendenza dell’uomo da Dio, la licenza dell’errore e del vizio, la lega di una fazione a danno degli altri cittadini, l’arte dei fortunati del secolo di godersi più agiatamente e deliziosamente la vita, il ritorno di un popolo redento col divin sangue alle divisioni, alle corruttele, alle vergogne del paganesimo.

E non accade meravigliarsi di ciò. Una setta che dopo diciannove secoli di cristiana civiltà si sforza di abbattere la Chiesa cattolica, e di reciderne le divine sorgenti; che, negatrice assoluta del soprannaturale, ripudia ogni rivelazione, e tutti i mezzi di salute che la rivelazione ci addita; che pei disegni e le opere sue fondasi unicamente e interamente sopra una natura inferma e corrotta come è la nostra; tale setta non può essere altro che il sommo dell’orgoglio, della cupidigia spoglia, la sensualità corrompe; e quando queste tre concupiscenze giungono al grado estremo, le oppressioni, gli spogliamenti, le corruttele seduttrici, via via allargandosi, prendono dimensioni smisurate, diventano oppressione, spogliamento, fomite corruttore di tutto un popolo.

Lasciate dunque che, rivolgendo a voi la Nostra parola, vi additiamo la massoneria come nemica ad un tempo di Dio, della Chiesa e della nostra patria. Riconoscetela come tale praticamente una volta; e con tutte le armi, che ragione, coscienza e fede vi pongono in mano, schermitevi da sì fiero nemico. Niuno si lasci illudere dalle sue belle apparenze, niuno allettare dalle sue promesse, sedurre dalle sue lusinghe, atterrire dalle sue minacce. Ricordatevi che essenzialmente inconciliabili tra loro sono cristianesimo e massoneria; sì che aggregarsi a questa è un far divorzio da quello. Tale incompatibilità tra le due professioni di cattolico e di massone ormai, diletti figli, non potete ignorarla: ve ne avvertirono apertamente i Nostri Predecessori, e Noi per ugual modo ve ne ripetemmo altamente l’avviso.

Coloro pertanto che per somma disgrazia han dato il nome ad alcuna di queste società di perdizione, sappiano che sono strettamente tenuti a separarsene, se non vogliono restar divisi dalla comunione cristiana, e perdere l’anima loro nel tempo e nell’eternità. Sappiano altresì i genitori, gli educatori, i padroni e quanti han cura di altri, che obbligo rigoroso li stringe d’impedire al possibile che entrino nella rea setta i loro soggetti, o che, entrati, vi rimangano.

Preme poi, in cosa di tanta importanza e dove la seduzione ai dì nostri è cosa facile, che il cristiano si guardi dai primi passi, tema i più leggeri pericoli, eviti ogni occasione, prenda le più sollecite precauzioni, usi insomma, secondo il consiglio evangelico, pur serbando in cuore la semplicità della colomba, tutta la prudenza del serpente. I padri e le madri di famiglia si guardino dall’accogliere in casa e di ammettere all’intimità delle confidenze domestiche persone ignote, o almeno quanto a religione non conosciute abbastanza; procurino invece di accertarsi prima che sotto il manto dell’amico, del maestro, del medico, o di altro benevolo non si celi un astuto arruolatore della setta. Oh in quante famiglie il lupo penetrò in veste d’agnello!

Bella cosa sono le svariatissime società, che oggi in ogni ordine di sociale attinenza con fecondità prodigiosa sorgono da per tutto: società operaie, di mutuo soccorso, di previdenza, di scienze, di lettere, di arti, e simiglianti; e quando siano informate da buono spirito morale e religioso, tornano certamente proficue e opportune. Ma poiché qui pure, anzi qui specialmente è penetrato e penetra il veleno massonico, si abbiano per generalmente sospette, e si evitino le società che, sottraendosi ad ogni influsso religioso, possono facilmente essere dirette e dominate più o meno da massoni, come quelle che, oltre a porgere aiuto alla setta, ne sono, può dirsi, il semenzaio e il tirocinio.

A società filantropiche, di cui non ben conoscano la natura e lo scopo, non si ascrivano facilmente le donne senza essersi prima consigliate con persone sagge e sperimentate, giacché passaporto alla merce massonica è spesso quella ciarliera filantropia, contrapposta con tanta pompa alla carità cristiana.

Con gente sospetta di appartenere alla massoneria o a sodalizi ad essa aggregati procuri ognuno di non aver amicizia o dimestichezza: dai loro frutti li conosca e li fugga. E non solo di coloro che, palesemente empi e libertini, portano in fronte il carattere della setta, ma di quelli si eviti il tratto familiare, che si occultano sotto la maschera di universale tolleranza, di rispetto a tutte le religioni, di smania di voler conciliare le massime del Vangelo e le massime della rivoluzione, Cristo e Belial, la Chiesa di Dio e lo Stato senza Dio.

Libri e giornali che stillano il tossico dell’empietà e che attizzano negli umani petti il fuoco delle cupidigie sfrenate e delle sensuali passioni; circoli e gabinetti di lettura, ove lo spirito massonico si aggira cercando chi divorare, siano al cristiano, e ad ogni cristiano, luoghi e stampa che fanno orrore.

Se non che, trattandosi di una setta che ha tutto invaso, non basta tenersi contro di lei in sulle difese, ma bisogna coraggiosamente uscire in campo ed affrontarla. Il che voi, diletti figli, farete, opponendo stampa a stampa, scuola a scuola, associazione ad associazione, congresso a congresso, azione ad azione.

La massoneria si è impadronita delle scuole pubbliche; e voi con le scuole private, con quelle di zelanti ecclesiastici e di religiosi dell’uno e dell’altro sesso contendetele l’istruzione e l’educazione della puerizia e gioventù cristiana, e soprattutto i genitori cristiani non affidino l’educazione dei loro figli a scuole non sicure. Essa ha confiscato il patrimonio della pubblica beneficenza; e voi supplite col tesoro della privata carità. Nelle mani dei suoi adepti ha ella messo le Opere pie: e voi quelle che da voi dipendono affidatele a cattolici istituti. Ella apre e mantiene case di vizio; e voi fate il possibile per aprire e mantenere ricoveri all’onestà pericolante. A’ suoi stipendi milita una stampa religiosamente e civilmente anticristiana; e voi con l’opera e col danaro aiutate, promuovete, propagate la stampa cattolica. Società di mutuo soccorso ed istituti di credito sono fondati da lei a pro dei suoi partigiani; e voi fate altrettanto non solo pei vostri fratelli, ma per tutti gl’indigenti, mostrando che la vera e schietta carità è figlia di colui che fa sorgere il sole e cadere la pioggia sui giusti e sui peccatori.

Questa lotta del bene col male si estenda a tutto, e cerchi, in quanto è possibile, di riparare tutto. La massoneria tiene frequenti congressi per concertar nuovi modi di combattere la Chiesa; e voi teneteli frequentemente per meglio intendervi intorno ai mezzi e all’ordine della difesa. Ella moltiplica le sue logge; e voi moltiplicate circoli cattolici e comitati parrocchiali, promuovete associazioni di carità e di preghiera, concorrete a mantenere ed accrescere lo splendore del tempio di Dio. La setta, non avendo più nulla a temere, mostra oggi il viso alla luce del giorno; e voi, cattolici italiani, fate anche voi aperta professione della vostra fede, ad esempio dei gloriosi vostri antenati, che innanzi ai tiranni, ai supplizi, alla morte la confessavano intrepidi e l’autenticavano con la testimonianza del sangue. Che più? Si sforza la setta di asservire la Chiesa, e di metterla, umile ancella, ai piedi dello Stato?

E voi non cessate di chiederne e, dentro le vie legali, di rivendicarne la dovuta libertà e indipendenza. Cerca essa di lacerare l’unità cattolica, seminando nel clero stesso zizzania, suscitando contese, fomentando discordie, aizzando gli animi all’insubordinazione, alla rivolta, allo scisma? E voi, stringendo sempre più il sacro nodo della carità e dell’obbedienza, sventate i suoi disegni, mandate a vuoto i suoi tentativi, deludete le sue speranze. Come i primitivi fedeli, siate tutti un cuore ed un’anima; e raccolti intorno alla cattedra della Chiesa e dei vostri Pastori, tutelate gl’interessi supremi della Chiesa e del Papato, che sono altresì i supremi interessi dell’Italia e di tutto il mondo cristiano. Ispiratrice e gelosa custode delle italiche grandezze fu sempre l’Apostolica Sede. Siate dunque italiani e cattolici, liberi e non settari, fedeli alla patria e insieme a Cristo ed al Vicario suo, persuasi che un’Italia anticristiana e antipapale sarebbe opposta all’ordinamento divino, e quindi condannata a perire.

Diletti figli, la religione e la patria vi parlano in questo momento per bocca Nostra. E voi ascoltate il loro grido pietoso, sorgete unanimi e combattete virilmente le battaglie del Signore. Il numero, la baldanza, la forza dei nemici non vi atterriscano; chè Dio è più forte di loro, e se Dio è con voi, che potranno essi contro di Voi?

Affinchè poi con maggior copia di grazie Iddio sia con voi, con voi combatta, con voi trionfi, raddoppiate le vostre preghiere, accompagnatele con l’esercizio delle cristiane virtù e specialmente coll’esercizio della carità verso i bisognosi, e rinnovando ogni dì le promesse del Battesimo, implorate umilmente, instantemente, perseverantemente le divine misericordie.

Come auspicio di queste, e come pegno altresì della Nostra paterna dilezione, v’impartiamo, diletti figli, la benedizione Apostolica.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il giorno 8 dicembre 1892, anno decimoquinto del Nostro Pontificato.

LEONE PP. XIII


1901 in una lettera in data del 29 giugno e indirizzata ai Superiori generali degli ordini e istituti religiosi, Leone XIII insisteva ancora sul pericolo dell’apostasia: “Non è a meravigliarsi, scriveva il chiaroveggente Ponteficeche contro gli ordini ed istituti religiosi, come in altri tempi, imperversi la Città del mondo, massime quella setta che, con sacrileghi patti, è più strettamente avvinta al principe stesso di questo mondo, e più servilmente gli ubbidisce. Pur troppo nei loro disegni lo sbandeggiamento e l’estinzione degli Ordini religiosi è un’ abile mossa a condurre innanzi il meditato proposito dell’apostasia delle nazioni cattoliche da Gesù Cristo

LETTERA DI SUA SANTITÀ IL PAPA LEONE XIII
AI SUPERIORI GENERALI
DEGLI ORDINI E DEGLI ISTITUTI RELIGIOSI

Ai nostri cari figli, Superiori degli Ordini e degli Istituti religiosi. 

 

Cari figli, salute e Benedizione Apostolica.

In ogni momento, le famiglie religiose hanno ricevuto da questa Sede Apostolica speciali testimonianze di affettuosa e lungimirante cura, sia quando hanno goduto dei benefici della pace, sia soprattutto nei giorni di dura prova, come quelli che state attraversando in questo momento.

I gravi attacchi che in questi ultimi tempi sono stati rivolti in alcuni Paesi contro gli Ordini e gli Istituti soggetti alla vostra autorità Ci causano profondo dolore. La Santa Chiesa geme perché si sente ferita nei suoi diritti e gravemente ostacolata nella sua azione che, per svilupparsi liberamente, ha bisogno del sostegno del clero sia secolare che regolare; in verità, chi tocca i suoi sacerdoti, tocca lei nella pupilla degli occhi. Da parte Nostra, come sapete, abbiamo cercato in ogni modo di allontanare da voi una persecuzione così indegna, risparmiando al tempo stesso a questi Paesi sventure tanto grandi quanto immeritate. Per questo, a più riprese, abbiamo perorato la vostra causa con tutte le Nostre forze, in nome della religione, della giustizia e della civiltà. Ma abbiamo sperato invano che le Nostre rimostranze venissero ascoltate. Ecco infatti che in questi giorni, in una Nazione singolarmente feconda di vocazioni religiose, che Noi avevamo sempre circondato con particolarissima cura, le pubbliche autorità hanno approvato e promulgato leggi eccezionali, sulle quali Noi, alcuni mesi fa, avevamo levato la Nostra voce nella speranza di scongiurarle.

Memori dei nostri sacri doveri e seguendo l’esempio dei nostri illustri predecessori, condanniamo severamente tali leggi, perché contrarie al diritto naturale ed evangelico, confermato da costante tradizione, di associarsi per condurre una vita non solo in sé onesta, ma particolarmente santa; contrarie anche all’assoluto diritto della Chiesa di fondare istituti religiosi esclusivamente soggetti alla sua autorità, per coadiuvarla nel compimento della sua divina missione, producendo nel contempo i più grandi benefici di natura religiosa e civile, con particolare vantaggio della stessa nobilissima Nazione.

Ed ora Ci sentiamo interiormente spinti ad aprirvi il Nostro cuore paterno, nel desiderio di darvi e di ricevere da voi qualche santa consolazione, e nello stesso tempo di rivolgervi opportuni insegnamenti, affinché, rimanendo sempre più saldi nella prova, possiate mietere abbondanti meriti presso Dio e presso gli uomini.

Tra i tanti motivi di coraggio che scaturiscono dalla fede, ricordate, cari figli, queste solenni parole di Gesù Cristo: Beati voi quando vi malediranno, vi perseguiteranno e mentiranno contro di voi in ogni modo per causa mia ( Mt 5,2). Rimproveri, calunnie e vessazioni cadranno su di voi per causa mia: allora sarete beati. In effetti, non è meno vero che i pretesti di accusa si moltiplicano contro di voi per umiliarvi: la triste realtà non è meno evidente a tutti. La vera ragione della persecuzione è l’odio capitale del mondo contro la Città di Dio che è la Chiesa cattolica. La vera intenzione è di scacciare, se possibile, dalla società l’azione restauratrice di Cristo, così universalmente benefica e salutare. Nessuno ignora che i religiosi di entrambi i sessi formano un’élite nella Città di Dio ; che sono loro che rappresentano in modo particolare lo spirito e la mortificazione di Gesù Cristo; loro che, osservando i consigli evangelici, tendono a portare le virtù cristiane al culmine della perfezione; coloro che in molti modi sostengono potentemente l’azione della Chiesa. Da allora in poi, non sorprende che oggi, come in altri tempi, sotto altre forme inique, la Città del mondo si sollevi contro di loro, soprattutto gli uomini che, con patti sacrileghi, sono più strettamente legati e più servilmente soggetti allo stesso Principe del mondo.

È chiaro che considerano lo scioglimento e l’estinzione degli ordini religiosi un’astuta manovra per realizzare il loro disegno preconcetto di spingere le nazioni cattoliche sulla via dell’apostasia e della rottura con Gesù Cristo. Ma se è così, si può davvero dire di voi: siete felici, perché siete odiati e perseguitati solo a causa del tipo di vita che avete liberamente scelto per adesione a Cristo.

Se seguiste le massime e le volontà del mondo, non vi preoccupereste e anzi vi colmerebbe dei suoi favori. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo, ma poiché camminate in vie opposte alle sue, siete esposti a insulti e guerre. Per questo il mondo vi odia ( Giovanni 15:19). Cristo stesso ve lo ha predetto. Pertanto, egli vi guarda con tanta maggiore compiacenza e predilezione, quanto più vi vede conformati a sé quando soffrite per la giustizia. E voi, partecipando alle sofferenze di Cristo, gioite (1 Pietro 4:13). Aspirate al coraggio di quegli eroi che se ne andarono gioiosi al cospetto dell’assemblea, perché erano stati ritenuti degni di soffrire per Gesù Cristo ( Atti 5:41) .

A questa gloria che deriva dalla testimonianza della vostra coscienza (2 Cor 1,12), si aggiungono, senza che voi le cerchiate, le benedizioni di tutte le persone oneste. Tutti coloro che sono veramente interessati alla pace e alla prosperità del paese, considerano che non ci sono cittadini più onesti, più devoti e più utili alla patria dei membri delle Congregazioni religiose; e tremano al pensiero di perdere, perdendovi, tanti beni preziosi che dipendono dalla vostra esistenza. C’è una moltitudine di indigenti, abbandonati, sfortunati, per il cui beneficio avete fondato e sostenete ogni genere di istituzioni con ammirevole intelligenza e carità. Sono i padri di famiglia che vi hanno affidato i loro figli e che, fino ad ora, hanno contato su di voi per dare loro l’educazione morale e religiosa, questa educazione sana, vigorosa, feconda di forti virtù, che non è mai stata più necessaria che ai nostri tempi! Sono i sacerdoti che trovano in voi eccellenti ausiliari per il loro importante e laborioso ministero. Sono gli uomini di ogni ceto che, in quest’epoca di perversione, trovano utili indicazioni e incoraggiamenti al bene nei vostri consigli autorizzati dall’integrità della vostra vita.

Sono soprattutto i sacri pastori che vi onorano della loro fiducia, che vi considerano come i maestri esperti del giovane clero e riconoscono in voi i veri amici dei loro fratelli e del popolo ( II Mac . XV, 14), che offrono per loro alla divina clemenza incessanti preghiere ed espiazioni.

Ma nessuno può apprezzare con più giustizia gli insigni meriti degli ordini religiosi di Noi, che dall’alto di questa sede dobbiamo vegliare sulle necessità della Chiesa universale.

Già in altri atti ne abbiamo fatto speciale menzione. Ci basti in questo momento lodare il grande ardore con cui seguono non solo le direttive, ma anche i più piccoli desideri del Vicario di Gesù Cristo, intraprendendo tutte le opere di utilità cristiana e sociale che Egli indica loro, spingendosi fino alle spiagge più inospitali, sfidando ogni sofferenza e la morte stessa, come molti hanno gloriosamente dimostrato nell’ultima rivoluzione in Cina.

Se tra i ricordi più cari del Nostro lungo pontificato annoveriamo quello di aver elevato con la Nostra Autorità un gran numero di servi di Dio agli onori degli altari, questo ricordo Ci è tanto più dolce in quanto la maggior parte di essi appartengono agli Istituti Regolari come fondatori o semplici religiosi.

Vogliamo ricordare ancora per vostra consolazione che, tra gli uomini del mondo, distinti per la loro condizione e per la loro conoscenza delle necessità sociali, non mancano animi retti e imparziali, che si levano a lodare le vostre opere, a difendere il vostro inviolabile diritto di cittadini e la vostra ancor più inviolabile libertà di cattolici. Certo, basta non lasciarsi accecare dalla passione per vedere quanta poca lungimiranza e nobiltà dimostri nel colpire uomini che, senza sperare nulla e senza chiedere nulla per sé, si dedicano interamente al servizio della società. Consideriamo solo con quale zelo si applichino a far crescere nei figli del popolo i semi del bene naturale che altrimenti verrebbero soffocati, a loro e a danno degli altri. Semi preziosi che, con l’aiuto della grazia, i religiosi coltivano pazientemente e assiduamente, preservano da ogni danno mortale e portano a maturazione. Così, sotto la loro influenza, l’amore illuminato per la verità, l’onestà, il senso del dovere, la fermezza di carattere e la generosità nel sacrificio fioriscono come frutti magnifici. E cosa potrebbe esserci di più appropriato per garantire l’ordine e la prosperità degli stati?

Tuttavia, cari figli, poiché la malignità del mondo vi perseguita fino a fingere di compiere opere utili e lodevoli calpestando nelle vostre persone i diritti più sacri, e poiché crede in questo modo di rendere omaggio a Dio ( Giovanni XVI, 2), adorate con fiduciosa umiltà i disegni di Dio. Se egli talvolta permette che il diritto soccorra sotto la violenza, lo permette solo in vista di un bene superiore; del resto, è suo costume soccorrere efficacemente e con mezzi imprevisti coloro che soffrono per lui e confidano in lui.

Se egli pone ostacoli e contraddizioni sul cammino di coloro che professano la perfezione cristiana per stato, è per mettere alla prova e rafforzare la loro virtù; più particolarmente per rafforzare e ritemprare le loro anime esposte all’indebolimento in una lunga pace.

Sforzatevi, dunque, di corrispondere a queste paterne visioni di Dio. Dedicatevi con raddoppiato ardore a una vita di fede, preghiera e opere sante. Fate regnare tra voi la disciplina regolare, l’unione fraterna dei cuori, l’obbedienza umile e fervente, l’austero distacco e il pio ardore per la lode divina. Che i vostri pensieri siano elevati, le vostre risoluzioni generose e il vostro zelo instancabile per la gloria di Dio e l’estensione del suo regno! Poiché, per la sventura dei tempi, vi trovate già colpiti o minacciati dalle fatali leggi della dispersione, riconoscerete che le circostanze vi impongono il dovere di difendere con più zelo che mai l’integrità del vostro spirito religioso contro il contatto dissipatore del mondo, e di mantenervi sempre pronti e induriti contro ogni prova.

A questo proposito, vi ricordiamo che diverse istruzioni sono state indirizzate ai Regolari da questa Sede Apostolica, e che altre prescrizioni sono pervenute dagli stessi superiori. Entrambe devono rimanere in pieno vigore e essere osservate coscienziosamente.

E ora, religiosi di tutte le età, giovani o anziani, alzate gli occhi ai vostri illustri fondatori! Le loro massime vi parlano, i loro statuti vi guidano, i loro esempi vi precedono! Che la vostra più dolce e santa applicazione sia quella di ascoltarli, di seguirli, di imitarli! Così agirono un gran numero dei vostri anziani nei tempi più difficili. Così vi trasmisero una ricca eredità di coraggio invincibile e di sublimi virtù. Mostratevi degni di tali padri e fratelli, affinché possiate tutti dire, con giusta gloria: Siamo figli e fratelli dei santi! Così otterrete i massimi vantaggi per voi stessi, per la Chiesa e per la società. Sforzandovi di raggiungere il grado di santità a cui Dio vi ha chiamati, adempirete i disegni della Sua Provvidenza su di voi e meriterete le sovrabbondanti ricompense che vi ha promesso. La Chiesa, questa tenera madre, che ha colmato i vostri istituti di favori, otterrà da voi, in cambio, una cooperazione più fedele ed efficace che mai alla sua missione di pace e di salvezza. Pace e salvezza, ecco i due bisogni urgenti della società odierna, sprofondata da tante cause di corruzione e di indebolimento. Per scuoterla, per ricondurla pentita ai piedi di questo Redentore misericordioso, abbiamo bisogno di uomini di superiore virtù, di viva parola, di cuore apostolico, che abbiano, al tempo stesso, il potere di attrarre le grazie celesti. Voi sarete tra questi uomini, non ne dubitiamo, e diventerete così i benefattori più opportuni e più illustri della società.

Cari figli, la carità del Signore ci ispira un’ultima parola per rafforzare in voi i sentimenti che vi animano verso tutti coloro che attentano ai vostri istituti e vogliono ostacolare la vostra azione.

Come per coscienza dovete mantenere un atteggiamento fermo e dignitoso, così per professione dovete mostrarvi sempre miti e indulgenti, perché è nella religione che deve risplendere in modo particolare la perfezione di quella vera carità, che si lascia toccare dalla commiserazione, ma che non conosce l’ira. Senza dubbio, nel vedervi così ripagati con ingratitudine, nel vedervi così respinti, la natura si rattrista, ma, figli cari, lasciate che la fede vi conforti con i suoi oracoli! Essa vi ricorda la sublime esortazione: Vinci il male con il bene ( Rm 12,21 ). Vi pone davanti agli occhi l’incomparabile magnanimità dell’Apostolo: Ci maledicono e noi benediciamo; ci perseguitano e noi tolleriamo; bestemmiano contro di noi e noi benediciamo ( Cor 4,12-13). Soprattutto, vi invita a ripetere la supplica del supremo benefattore del genere umano, Gesù, appeso alla croce: Padre, perdonali!

Perciò, figli carissimi, fortificatevi nel Signore ( Ef 5,10). Avete con voi il Vicario di Gesù Cristo, avete con voi tutto il mondo cattolico che vi guarda con affetto, rispetto e gratitudine.

Dal cielo vi incoraggiano i vostri gloriosi padri e i vostri gloriosi fratelli. Il vostro capo sovrano, Gesù Cristo, vi cinge con la sua forza e vi riveste con la sua virtù.

Figli prediletti, rivolgetevi al suo Cuore divino con fiducia filiale e ferventi preghiere. Lì troverete tutta la forza necessaria per vincere l’ira più furiosa del mondo. C’è una parola che risuona attraverso i secoli, sempre viva, sempre piena di consolazione: Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo ( Giovanni XVI, 33).

Vi sia ancora di conforto la Nostra benedizione, che in questo giorno, dedicato alla memoria trionfale dei principi degli Apostoli, siamo lieti di accordare in tutta la sua ampiezza a ciascuno di voi e a ciascuna delle vostre famiglie, a Noi tanto care nel Signore.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 29 giugno 1901, ventiquattresimo del Nostro Pontificato.

LEONE XIII PAPA

I commenti sono chiusi.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑