Natuzza Evolo, la massaia di Dio

Natuzza Evolo, conosciuta da tutti come “mamma Natuzza”, è la donna che sembra l’anello di congiunzione tra la sapienza popolare e la dottrina della fede. A chi le chiedeva conto dei fenomeni strani che le accadevano, rispondeva con semplicità: «Io da bambina volevo solo vedere il Cielo». Il paragone con Padre Pio. L’eredità spirituale e i frutti concreti di Natuzza. L’invito a recitare sempre il Santo Rosario e le tante opere di misericordia.

Alla Santa Madre Chiesa spetta il pronunciamento finale delle attività di Natuzza Evolo (1924-2009), ma occorre dire che mai c’è stato un pronunciamento contrario all’insegnamento di questa donna, sposa e madre, considerata anche dal suo vescovo “una mistica seria e umile”. Questo non vuol dire che abbia sempre avuto  dei riconoscimenti, anzi, la mandarono addirittura in manicomio…

Quella donna umile che non piaceva a P. Agostino Gemelli

“…il Padre Pio presenta le note caratteristiche di una deficienza mentale di grado notevole con conseguente restringimento del campo della coscienza”. Con queste dure parole di condanna, padre Agostino Gemelli apriva la strada ad una diagnosi di follia non solo riguardo a San Pio da Pietralcina, ma anche nei confronti di tutti coloro che manifestassero in qualche modo dei segni soprannaturali. Probabilmente, se ci fosse stato lui all’epoca di santa Caterina da Siena, avrebbe avuto da ridire anche sulla Patrona d’Italia, dato il suo comportamento.

Lo stesso triste verdetto toccò a Natuzza Evolo, quando, nel 1940, l’allora Vescovo di Mileto, Paolo Albera, inviò a padre Agostino Gemelli una documentazione sulla ragazza. Padre Gemelli, senza neppure visitarla, senza neppure consultarla, senza parlare con lei di persona, si prese l’onere di giudicarla e condannarla come “soggetto ignorante con atteggiamento tipico della schizofrenia”.

Padre Agostino Gemelli: personaggio controverso che ne azzeccò poche in vita sua, convertito ma con una mentalità molto razionalistica, fu spesso fiero oppositore delle persone che presentavano segni soprannaturali.

Mentre a Padre Pio venne risparmiato il ricovero in manicomio, questa dolorosa prova toccò alla povera Natuzza. La donna accettò con somma obbedienza e docile sottomissione.

“Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria” (Gv 4,44): questa frase di solito viene utilizzata contro la Chiesa, per giustificare quando, da Madre e Maestra, condanna qualcuno per eresia. In verità, questa frase indica una certa difficoltà che i santi riscontrano proprio nell’ambiente ecclesiale, dove dovrebbero essere accolti, invece, con più serenità. La frase di Gesù viene pronunciata dopo che i suoi manifestarono un netto rifiuto nel voler credere alle sue manifestazioni.

Senza dubbio la Chiesa, in qualità di Madre e Maestra, ma anche il cristiano, è chiamata al discernimento e a “provare gli spiriti”. Nulla ci impedisce di pensare che padre Gemelli sia stato chiamato dalla Provvidenza Divina come colui che doveva provare “al crogiolo”. In certo qual modo, la robustezza nella fede autentica di queste persone è dimostrare, al di là delle opinioni personali, le realtà divine soprannaturali che esse dicono di vivere.

Vedremo infatti come l’atteggiamento stesso dei vescovi del luogo cambierà in merito a Natuzza, della quale, anticipiamo, è già stata avviata l’inchiesta diocesana, iter ordinario, per procedere poi con il processo di beatificazione.

Natuzza era stata allevata ed educata all’obbedienza e per obbedienza — lei che voleva farsi suora ma che a causa dei segni soprannaturali non verrà accolta — accontenta la nonna e si sposa per “procura” essendo il fidanzato sul fronte di guerra: un felice matrimonio, dal quale nasceranno ben cinque figli.

Riguardo a San Pio da Pietrelcina, Natuzza diceva in un’intervista: “Io non mi posso paragonare a Padre Pio, perché lui era un santo, era un prete, aveva tutto (del santo), toccava Nostro Signore vivo e vero ogni mattina ed io che cosa faccio? Io sto solo (qui) per ascoltare e per dare un consiglio a quelle persone che il Signore mi manda. Io, con Padre Pio, non posso essere alla stessa altezza”.

Il Vescovo di Mileto (dal 1979 al 2007, deceduto nel 2011), mons. Domenico Cortese, che ben conobbe Natuzza e contribuì alla Casa per anziani, disse: “Natuzza è una ‘Parola di Dio’ come lo sono io e come lo siete voi. Però la Parola di Dio deve essere saputa leggere; il guaio è che Natuzza spesso non è saputa leggere! Natuzza è una donna di fede, è una donna che si nutre di speranza, una donna che vive di carità. Il Vescovo di questo luogo vi può dire che è una donna intanto molto umile. E’ uno degli elementi positivi e questo lo devo dire a tutta la comunità in qualità di vescovo ed anche come uomo; è una donna profondamente umile e veramente povera di spirito. Questa donna è davvero umile e soprattutto ubbidiente al vescovo…”.

Dal Cielo arriva un “Catechista” speciale…

La rete brulica di biografie perciò ci limiteremo a riportare gli elementi più essenziali. Fortunata Evolo nasce a Paravati, una frazione di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, il 23 agosto del 1924, da Fortunato Evolo e Maria Angela Valente. La sua infanzia è complessa e difficile: il padre emigra in Argentina, ma invece di mantenere fede alle promesse di un ritorno, si risposa e non torna più a casa, abbandonando la famiglia. La mamma, in paese, non gode buona fama e così il clima di diffidenza si abbatte anche sulla piccola Natuzza che non potrà partecipare costantemente alla formazione catechetica. Tuttavia, sarà proprio in questo clima di umiliazioni che la piccola si distinguerà subito dalle sue coetanee per il suo carattere mite, dolce e soprattutto paziente. A causa anche dell’estrema povertà, Natuzza resterà pressoché analfabeta, specialmente a riguardo della dottrina della Chiesa, e proprio questa situazione di innocente ignoranza renderà ancora più credibile la sua prima esperienza con il mistero e il soprannaturale avuta all’età di dieci anni.

San Francesco di Paola: uno dei catechisti speciali di Natuzza.

Un giorno (secondo quel che Natuzza racconta) mentre era in casa, la bambina sente bussare alla porta, apre e si trova davanti un monaco dalla “statura imponente e con gli occhi luminosi”. Natuzza lo vede così talmente naturale che subito pensa che egli sia lì per chiedere l’elemosina o un po’ di pane. D’impulso va ad aprire la madia per fargli vedere come anch’essi vivevano in miseria. Il monaco le sorride e lei si sente incoraggiata: istintivamente gli chiede una grazia che subito le viene concessa. Quale era questa grazia?

Natuzza era una bambina, abbandonata dal padre e con una madre contro la quale, a torto o a ragione, si scagliavano le chiacchiere di paese. La bambina non era una stupida: al contrario, dimostrava una forte volontà verso la ricerca del bene, la sua intelligenza era vispa. Era anche molto umile e aveva imparato ad affidarsi alla Mamma di Gesù. All’età di nove anni comincia a pregare con forte intensità e profonda fede, si sente attratta dal Cielo e vorrebbe conoscerlo, imparare qualcosa, e prega incessantemente che “Qualcuno” da lassù alla fine le risponda.

Quel santo frate, scambiato da lei per il monaco della questua, allora “si presenta”: è “inviato dal Cielo” e le assicura che la sua supplica ha commosso il Cuore di Dio e, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria “Rifugio delle Anime”, egli è lì per assolvere al compito: di alleviare le sue sofferenze e per istruirla. È san Francesco di Paola, santo molto amato in Calabria e altrove. Da questo momento in poi, egli sarà il suo “amico, confidente, catechista”.

Natuzza avrà per tutta la vita dei “catechisti” davvero speciali, a quanto dice: la Vergine Santissima, l’Angelo Custode e san Francesco di Paola.

E anche Maria le fa visita…

Un giorno, secondo quanto racconta, la Madonna le appare e la saluta con affetto materno attraverso una carezza. Natuzza dice con semplicità: “O Mamma, ogni tanto aspetto la vostra carezza, perché non ne ho mai avuta da nessuno: solo la vostra e quella di Gesù…”. La Vergine allora le avrebbe chiesto: “Perché le altre ti sembrano false?”. Natuzza risponde: “Mi viene il dubbio che me le fanno per la loro necessità”. Interessante la risposta della Madre di Dio: “Non li giudicare! Tutti ti vogliono bene. Certo a modo loro vogliono più bene a te che a Gesù, e questo a Gesù dispiace….”

Il rapporto tra la Vergine Maria e Natuzza fu sempre molto intenso.

Un’altra volta Natuzza raccontò come la Madonna le avrebbe spiegato le ragioni della sua sofferenza: Figlia mia, stai soffrendo? — mi chiese la Mamma Santissima –. Lo sai che Gesù si è poggiato a te con la spalla per salvare il mondo! La gente non capisce tutto questo e giudicano Gesù chi in un modo, chi in un altro. Dicono: “Se Gesù voleva bene a questa donna non la faceva soffrire”! Ma così non capiscono che è nel progetto di Dio, che Gesù si appoggia a te per la salvezza delle anime. Io e Gesù siamo molto tristi per come tanti giovani si perdono e so che anche tu lo sei…”.

Sì, Natuzza sapeva e soffriva. Una volta disse: “Io non dico che tutti hanno il cuore malato, particolarmente i giovani, perché i giovani sono candidi, sono bellissimi! Sapeste come li vede bene la Madonna, questi cuori sono puri, solo che vengono corrotti da molta gente malvagia che vuole fare soldi e li conducono alla droga, a rubare, alla prostituzione, a tutte queste cose malvagie, ma loro se solo fossero aiutati, se i genitori fossero più credenti, sarebbero subito pronti a cambiare e a farsi aiutare… ci sono tanti giovani destinati a grandi cose ma che nessuno li aiuta e molti di loro muoiono senza sapere che avrebbero potuto fare tante cose belle e sante….”

Nel giorno della sua Prima Comunione, racconta, le accade qualcosa di eccezionale: appena riceve la sacra particola sulla lingua, sente di avere la bocca piena di sangue. Prova senza dubbio sconcerto e vorrebbe richiamare l’attenzione del sacerdote, ma poi istintivamente, sapendo di aver ricevuto il “Corpo e Sangue” di Gesù Crocefisso, lo ritiene del tutto normale e quindi si sente quasi in dovere di non dare peso alla cosa.

Il calvario di Mamma Natuzza

Quanto abbiamo letto fin qui  ci predispone a comprendere come la Divina Provvidenza abbia preparato la piccola Natuzza ad eventi non solo più grandi di lei, ma che la introdurranno alla Via Dolorosa che lei accoglierà prontamente e senza riserve, affidandosi sempre alla Vergine, al suo Angelo Custode e a san Francesco di Paola.

Padre Pio da Pietrelcina, l’altro stigmatizzato del Meridione.

Siamo nel 1938: sarà un anno pieno di fatti straordinari che, come abbiamo detto all’inizio, la porteranno al manicomio.

Natuzza ha 14 anni e presta servizio presso la casa di un avvocato di Mileto. E’ una ragazza seria e servizievole e tutti le vogliono bene. Qui iniziano le trasudazioni ematiche prima ad un piede, senza la presenza di alcuna ferita aperta, e poi alle mani, al volto, al petto, sulle spalle, sempre senza alcuna ferita. Cominciano anche ad apparirle i defunti che le preannunciano quanto le dovrà accadere: una serie di sudorazioni sanguinolente accompagnate da disturbi di tipo convulsivo che saranno scambiate per crisi epilettiche (solo più avanti riceverà vere stigmate e ferite aperte dolorose e sanguinanti, specialmente in Quaresima e nei Venerdì di passione).

Al termine delle crisi, si succedono le apparizioni ora della Vergine, ora di Gesù, ora degli Angeli e di diversi defunti del Purgatorio. Per questi ultimi, la giovane Natuzza esprime subito sentimenti di pietà che spesso la fanno prorompere in un pianto dirotto. Solo con il tempo imparerà a familiarizzare con la presenza di queste anime e a controllare le sue emozioni, diventando loro confidente e amica.

Non deve scandalizzare, pertanto, se all’inizio tutta questa serie di eventi suscita perplessità, dubbio, sospetto. “Parlare” con i defunti non è una attività normale. E non è nemmeno paragonabile a quella esercitata dai “medium tradizionali”: infatti, le anime del Purgatorio che interpellano Natuzza invitano alla “penitenza e raccomandano che i loro parenti si accostino ai Sacramenti specialmente della Confessione e della Comunione, per poter meritare suffragio a loro stesse ma anche per salvare le loro anime ancora pellegrine sulla terra…”.

Tuttavia le lamentele non si placano e Natuzza è sottoposta ad alcuni esorcismi nella Cattedrale di Mileto. La giovane non si scompone e, mentre la esorcizzano, invoca Maria Santissima e supplica il Cielo di aiutarla a capire cosa deve fare. Non perde mai la pazienza: dopo gli esorcismi ringrazia e benedice tutti. Una sera, durante questi esorcismi, le appare persino san Tommaso d’Aquino che le assicura: ”Ora una benedizione te la do io, da ora in poi vedrai i defunti più spesso, sia di giorno che di notte”.

Natuzza dirà di non aver capito all’inizio in che senso potesse essere per lei una “benedizione” quella fatta da san Tommaso d’Aquino che neppure conosceva, ma ritenne che se così doveva essere, prima o poi avrebbe capito.

La mano di Natuzza, segnata dalle stimmate.

Sta di fatto che da quel giorno la visione delle anime del Purgatorio sarà praticamente giornaliera. Le anime si presentano a lei e si qualificano, chiedono suffragi e si prodigano affinché i propri parenti viventi ma in stato di grave peccato, possano convertirsi e salvarsi. Inutile dire che qui siamo sugli stessi standard di Maria Simma.

Per onestà, dobbiamo ricordare l’errore commesso da Natuzza, quello di aver comunicato, nel 1940, la data della sua morte che sarebbe avvenuta entro il 26 luglio. Non essendosi verificato alcun trapasso, questo non solo screditò la ragazza agli occhi di molti, ma offrì a padre Gemelli l’opportunità di chiudere il caso dichiarando la stessa schizofrenica e isterica. Inoltre, non ritenendo neppure necessario una visita più accurata, ne consigliava, per il suo stesso bene, il ricovero nel manicomio. Di questo episodio, dirà: “fu colpa mia! Non era facile neppure a me capire cosa mi accadeva, tutto è servito per servire meglio Gesù…”.

L’agire del vescovo fu legittimo ed ispirato da ottimi motivi di prudenza: la cautela in questi casi è un dovere verso la comunità ma anche verso la persona stessa interessata da questi fenomeni. Come per Padre Pio, anche per Natuzza era necessario che trascorresse del tempo per dare ai fatti indiscutibili quegli elementi fondamentali atti a convalidare giudizi positivi.

Il “Vangelo” secondo Natuzza

Sbaglieremmo se volessimo analizzare questo caso guardando solo ai fenomeni corporali cui ella era soggetta. I “fenomeni”, se autentici, non sono lo scopo né l’effetto di un contatto col mondo soprannaturale, ma sono dei mezzi che il Signore ritiene utili per determinate persone al fine di seminare la Verità riguardo un mondo Celeste che è vero e che spesso gli uomini dimenticano. Anche il ricorso sovente alla richiesta di suffragi per le anime del Purgatorio è una vera costante nella vita di queste persone scelte da Dio.

Natuzza mostra i segni della Passione.

Natuzza vive, diffonde ed insegna una religiosità squisitamente popolare, semplice, genuina, che va alla sorgente del Vangelo stesso.

Un esempio di questa semplicità dottrinale è data quando dice di vedere gli Angeli Custodi accanto alle persone che vanno da lei per chiederle intercessioni. Natuzza impara divinamente che gli Angeli Custodi dei sacerdoti stanno alla loro sinistra perché, essendo i sacerdoti ministri di Dio che celebrano il Santo Sacrificio, sono considerati superiori agli Angeli. Un giorno andò da lei un gesuita in incognito che voleva toccare con mano quanto di lei si diceva. Vi andò vestito da civile e si inventò che, dovendosi sposare, era lì per chiederle qualche consiglio sulla sua vita coniugale. Natuzza, senza giudicare, si alzò immediatamente in piedi e, inchinandosi, gli baciò la mano. Il gesuita, stupito, ritirando la mano, chiese ragione di quel gesto. Natuzza rispose: “Voi siete un sacerdote!”; il gesuita tentò di negare, ma Natuzza, sorridendo, con dolcezza rispose: “E io vi ripeto che voi siete un sacerdote di Cristo, non m’ingannate perché quando siete entrato ho visto il vostro Angelo Custode darvi la sua destra, posto alla vostra sinistra, mentre con tutti gli altri egli dà la sua sinistra, alla destra della persona…”.

Natuzza insegnava questo: “La prima cosa che bisogna fare è di pregare per tutte le anime che cadono morte. Sì, c’è chi muore in eterno e c’è chi muore e risuscita. Che vi voglio dire? Se voi pregate esse pur morendo si salvano l’anima e perciò vivono, se non pregate muoiono ma sono dannate perciò non vivono bene eternamente, avete capito? Chi offende il prossimo non muore in pace, chi muore con il desiderio di vendicarsi di qualcuno muore dannato, chi muore sapendo di aver offeso Dio e non vuole pentirsi muore dannato, ma se voi fate cenacoli di Preghiera e amate questo prossimo che muore, lo aiutate a morire in pace. E poi quando uno è morto ha sempre bisogno dei suffragi e di tanti rosari. Non dimenticateli mai ché poi vengono da me a dirmi che li avete dimenticati e soffrono in Purgatorio…”.

Fazzoletto emografato: un altro dei segni soprannaturali relativi a Natuzza.

Anche se la nostra opinione non conta, siamo convinti che certi fenomeni donati dal Signore a certe anime elette, non mettono a dura prova solo chi li subisce, ma anche noi che siamo chiamati a fare discernimento e quindi a far emergere da questi fenomeni il vero contenuto del messaggio divino.

Natuzza non sapeva praticamente leggere né scrivere, eppure ha ricevuto anche il dono delle lingue. Spesso le leggevano lettere in francese, tedesco, inglese che riceveva da tutto il mondo e lei simultaneamente le traduceva senza sbagliare un verbo.

A noi può sembrare una cosa “dell’altro mondo” ma ci dimentichiamo che questo è ciò che accadde nel giorno di Pentecoste: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? (…) e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l’un l’altro: «Che significa questo?». Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto» (Atti 2,8-13).

A Natuzza non le dissero che fosse ubriaca, ma schizofrenica e la mandarono al manicomio.

La sapienza della fede dei semplici

Per religiosità “popolare” la Chiesa intende la semplicità della fede, dell’annuncio, della pratica, una fede genuina ma non per questo priva di dottrina. Natuzza dimostra in tutta la sua esistenza il perfetto connubio fra dottrina e religiosità popolare, e forse per questo è avversata. Probabilmente succede per il suo continuare a prendere sempre l’Eucaristia in bocca, per il suo confessarsi ogni settimana e, in certi periodi anche tutti i giorni.

Un’altra foto di Natuzza con le stigmate.

A qualche coppia che arrivava da lei da convivente diceva nel salutarli: “Figlioli, mi raccomando, vedete di regolarizzare la vostra unione, perché così non siete né carne né pesce, e fate un dispiacere al Signore, alla Madonna, ai vostri Angeli Custodi e alle anime dei vostri defunti…”.

A chi le chiedeva la causa di questi fenomeni e di come lei li vivesse, sorridendo rispondeva: “Che vuoi che ne sappia? Io fin da bambina volevo solo vedere il Cielo. E’ stato poi un sacerdote che mi ha insegnato il passo delle parole di san Paolo ai Colossesi: da allora credo che la mia vita così doveva e debba essere, ma io sono felice, mi dovete credere, ché verme della terra sono, bisognosa anche delle vostre preghiere. Se Gesù è felice di come io gli obbedisca, allora anch’io sono felice, tutto il resto va e viene, solo la gioia di Gesù è importante ed eterna”. Il brano a cui si riferisce è Colossesi 1,24: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”.

Natuzza ha raccontato poi questo episodio: “Venne da me una signora una sera che stavo sudando perché stavo particolarmente male e mi disse che aveva il dono della guarigione e voleva impormi le mani sulla testa dicendomi: – così vi tolgo tutti i mali e starete bene -. Quelle parole non mi sono piaciute, ho avvertito un tremore e nella mente invocavo il mio Angelo Custode per capire chi avessi davanti. Capii che avevo davanti una signora non cattolica che vedeva le mie pene come opera del demonio, ma lei non aveva alcun potere di guarire perché non riceveva i Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia e nessun potere ad imporre le mani perché non era un prete. Per non offenderla le dissi che queste sofferenze non sono opera diabolica, ma un dono del Signore come ci ricorda l’apostolo e quindi preferisco tenermele, e quando Lui lo vorrà me le toglierà, ma per le mani di un sacerdote…”.

E ancora: “Venne un giorno una signora e vedendo mio marito che aveva un forte dolore ad un ginocchio, è andata da lui e gli ha imposto le mani lisciandolo più volte e il giorno dopo gli ha chiesto come stava. Sto peggio di ieri, rispose mio marito. Io lo dico di stare attenti perché è un peccato di superbia farsi imporre le mani dai laici: è un peccato persino grave per chi lo fa e per chi lo riceve. Nessuno può fare guarigioni, solo Dio e nessuno può imporre le mani ma solo i sacerdoti…”.

A chi le chiedeva come pregare, rispondeva: “Dite tanti Rosari, imparate a memoria le giaculatorie così non maledirete più e invocherete sempre grazie sulle anime e su voi…”.

Dai frutti li riconoscerete…

Si fanno spesso accostamenti fra lei e Padre Pio. Tralasciando ora i fenomeni soprannaturali di cui è piena la rete, vogliamo invece accennare almeno alle opere perché, alla fine, ciò che contano sono le opere che una fede autentica deve maturare e produrre.

Padre Pio fu anche attenzionato per il fiume in piena di ingenti somme di danaro che gli provenivano da tutto il mondo e con il quale fondò il grandioso ospedale che ben conosciamo. Anche a Natuzza è accaduto, forse non per ingenti somme ma di certo per somme sostanziose. Come li ha spese? Cosa ci ha fatto? Come è vissuta?

La giovane Natuzza con il marito e il primogenito.

Natuzza non ha mai chiesto denaro, ha sempre rifiutato le interviste dietro pagamento, rispondendo alle domande solo se queste erano finalizzate al bene e non per soddisfare qualcuno o per tentare qualche strumentalizzazione dei fatti. Una volta, durante una intervista, essendosi accorta che le stavano estorcendo delle risposte con domande a tranello, finalizzate al sensazionalismo, s’interruppe e, chiedendo scusa, si rifiutò di rispondere. Era davvero una donna libera; mai un compromesso, mai una caduta di stile o di dottrina, mai una disobbedienza al Vescovo.

Nel 1987 è la Madonna stessa che le suggerisce dove indirizzare la raccolta di fondi: un centro per l’assistenza medica e per giovani in difficoltà, anziani, disabili, il cui cuore è un Santuario, il fulcro stesso della neo Associazione, il “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”. Ad oggi si è realizzato, per metà, il Santuario e il centro per gli anziani bisognosi, dentro al quale Natuzza visse gli ultimi anni e morì il 2 novembre 2009, giorno della memoria di tutti quei defunti verso i quali ella ebbe materna cura. È stato realizzato anche il centro per i servizi alla persona dedicato a san Francesco di Paola. Natuzza ha dato il via: resta ora a quanti le hanno creduto, convertendosi, continuare queste opere e a non sprecare ciò che la Provvidenza ha mandato negli anni in cui lei ha operato. L’Associazione è stata portata al cospetto del Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Domenico Cortese, il quale l’ha benedetta. Oggi l’opera continua con il successore, mons. Luigi Renzo.

Natuzza muore poco dopo aver ricevuto la visita del suo vescovo, quello attuale, che racconta: “Le chiesi se voleva baciare il Crocefisso. Come si fosse svegliata da un torpore di sofferenza, ha aperto gli occhi, ha fatto cenno di sì e porgendo le labbra ha baciato il Crocefisso riprodotto sulla mia croce pettorale. In quello stato di sofferenza finale, vedevo davvero un anima santa in procinto di abbracciare Colui che aveva teneramente amato per tutta la sua vita”.

Le opere di misericordia

Natuzza aveva anche un “motto”: fate opere di misericordia, senza trascurarne alcuna. Le opere di misericordia fanno parte del Catechismo della Chiesa e sono sette più sette ossia sono due blocchi unici, corporali e spirituali e vengono dal Vangelo.

Le corporali: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; alloggiare i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti.

Le spirituali: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori; consolare gli afflitti; perdonare le offese; sopportare pazientemente le persone moleste;pregare Dio per i vivi e per i morti.

Analfabeta, ma ricca di una grande sapienza popolare e religiosa.

Natuzza le ha vissute tutte e quattordici, non ne ha trascurata alcuna: tutta la sua esistenza si è sviluppata avendo come fondamento queste richieste del Vangelo. Tutte le ha insegnate e per ognuna di queste opere si è prodigata in tutta la sua esistenza.

La sua stessa abitazione, con marito e 5 figli, era diventata un via vai di persone bisognose. Si alzava alle cinque del mattino per potersi dedicare, dopo aver sistemato i figli, a queste opere e a quanto la Provvidenza le mandava in casa.

La rete è piena di video in cui Natuzza viene intervistata: sappiatela ascoltare e leggere la sua vita con il Cuore stesso di Maria. Quando le chiedevano sulla spinosa questione fra il bene e il male e di quanto ne avesse ricevuto, rispondeva: ”Sì, sì, meglio ricevere il male che farlo! Benedire sempre chi ti fa del male perché ti purifica, ti aiuta a fare più bene e a offrire tutto a Gesù. E poi, quando fai un bene, dimentica di averlo fatto, non lo annunciare ai venti: ho fatto questo, ho fatto quello, no, non va bene. Ciò che fa la tua destra non lo deve sapere neppure la tua sinistra, il bene bisogna farlo e basta, quasi di nascosto, e farlo pensando sempre a Gesù, è Lui che ci da di che avere perché possiamo distribuirlo a chi meno ha…”.

In un altra occasione diceva: “Non sono io che compio guarigioni, io prego e offro tutto quello che il Signore mi manda affinché chi mi chiede guarigioni possa ottenerle. Quando vengono da me e mi dicono ‘Natuzza grazie, la Madonna m’ha fatto il miracolo!’, io sono contenta perché Gesù non ha ascoltato solo me, ma anche a chi chiedeva la grazia. Io la preghiera gli faccio, ma poi è la Madonna che mi dice chi deve essere guarito e Gesù fa il resto per mezzo suo. Soffro quando mi vengono a dire che io ho fatto il miracolo, non è vera questa cosa, io non faccio nulla; tutti noi possiamo fare le opere di misericordia ed è attraverso queste opere che il Signore può fare i miracoli quando e come vuole Lui”.

“Dite tanti Rosari”

Una delle giaculatorie quotidiane di Natuzza viene da Fatima, quella che l’Angelo insegnò ai pastorelli: “Mio Dio io credo, Ti amo, Ti adoro, spero. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non Ti amano, non Ti adorano e non sperano”. Lei aggiungeva anche questa: “Signore, Ti amo per quelli che non Ti amano, Ti adoro per quelli che non Ti adorano, Ti prego per chi non Ti prega; salva tutte le Anime”.

Altra opera sono i cenacoli di preghiera i quali, come ben sappiamo, furono “fondati” già da Padre Pio come “Gruppi di Preghiera”. Anche Natuzza quindi li predilige: cenacoli non di chiacchiere e pettegolezzi, ma di preghiera, soprattutto il Rosario da applicare per i vivi e per i defunti. Pregare per non spettegolare.

Natuzza, ultraottantenne, negli ultimi tempi della sua vita.

Accadde una volta che un sacerdote si rifiutò di accogliere uno di questi cenacoli nella sua parrocchia. Natuzza, interpellata, rispose: “Se tu il prete non lo puoi trovare… o nella sua parrocchia non vi accoglie, fate il cenacolo di preghiera in una casa. Se ti è possibile bisogna parlarne al Vescovo, a noi è lui che ci ha autorizzati. Se il Vescovo, avvisato, non vuole, oppure egli stesso vi indica il prete dove andare, obbeditegli all’istante. Se vi manca il prete perché altri non ve ne sono, fate ugualmente cenacolo in una casa: non fate pettegolezzi e dite più Rosari per i vivi e i Defunti. State sereni e sempre obbedienti al Vescovo, e il Signore Gesù sta in mezzo a noi, non ti preoccupare…”.

Gli stessi funerali di Natuzza furono celebrati dal suo Vescovo in una solenne concelebrazione: un segno tangibile di evangelico rapporto fra le pecore e il proprio pastore, dall’inizio fino alla fine della sua vita terrena, in perfetta obbedienza e letizia.

Evitiamo dunque, di ridurre la storia di Natuzza Evolo alla sola questione dei segni soprannaturali! Cerchiamo di conoscere bene la sua vita e la sua storia, i suoi insegnamenti ed incitamenti soprattutto alla conversione, alla preghiera costante, ai Sacramenti, all’obbedienza al Vescovo, al rispetto verso i sacerdoti…

Vogliamo concludere con le parole di Natuzza da una sua preghiera: “Inginocchiata dinanzi a Te, stringendo la Tua Corona – Restiamo così, o Mamma Santa? Sì, restiamo così! Affinché dopo tante lacrime e sospiri versati ai tuoi piedi, potrò venire a ringraziarTi per la grazia speciale da Te fatta”. Così sia.

***

Per approfondire:

  • 365 giorni con Natuzza Evolo (di Don Marcello Stanzione)
  • Il miracolo di una vita (di Luciano Regolo)

[maggio 2013]

 

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