Catechist’s mail: Fuori chiunque ama e pratica la menzogna!

Perché gli uomini preferiscono le tenebre alla luce, la menzogna alla verità?

… sono d’accordo perciò sulla differenza che c’è tra il rinnegamento di Pietro verso Gesù e il tradimento di Giuda, ma vorrei chiederti nello specifico sul caso di Anania e Saffira. Che male hanno fatto tanto da meritare di restare fulminati da Dio? Dio non è amore? Che cosa è la menzogna a questo punto,  Pietro non è stato un po’ troppo duro?

Angelo G.

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014-bugia2_54ea0d2019e64Carissimo Angelo,

inizio con una riflessione di Benedetto XVI nel Messaggio per la Pace dove chiarisce che cosa è la menzogna, così da partire con una base magisteriale sicura.

“… la Sacra Scrittura mette in evidenza nel suo primo Libro, la Genesi, la menzogna, pronunciata all’inizio della storia dall’essere dalla lingua biforcuta, qualificato dall’evangelista Giovanni come « padre della menzogna » (Gv 8, 44). La menzogna è pure uno dei peccati che ricorda la Bibbia nell’ultimo capitolo del suo ultimo Libro, l’Apocalisse, per segnalare l’esclusione dalla Gerusalemme celeste dei menzogneri: « Fuori . . . chiunque ama e pratica la menzogna! » (22, 15). Alla menzogna è legato il dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni. (..) Come non restare seriamente preoccupati…. di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da cornice a minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo? L’autentica ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della verità e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta…” (Benedetto XVI Messaggio per la pace 1° gennaio 2005)

«Fuori . . . chiunque ama e pratica la menzogna!», la menzogna non è dunque una cosa da poco, è uno dei peccati che conduce a conseguenze perverse, è uno dei moniti dei Dieci Comandamenti: non dire falsa testimonianza, non mentire…

Pensiamo per un attimo, e come premessa, a che cosa vuol dire vivere i Sacramenti dalla prospettiva menzognera del mondo, cambiando in tal senso la nostra ottica cattolica, per esempio nel Matrimonio. Quando ci si sposa, se tu parti con l’idea che devi essere bravo e perfetto e che il tuo matrimonio si fonda sul sesso, sulle soddisfazioni, su certo romanticismo, avrai solo delusioni, costruirai la tua casa sulla sabbia e al primo tifone essa crollerà.

Perché non è vero, ti hanno mentito: il giorno in cui ti sposi è l’inizio del vostro calvario, è il giorno in cui, liberamente, avete scelto di portare le vostre croci insieme. Il matrimonio non è per chi si crede perfetto e quindi si sposa perchè è il “coronamento”, al contrario è l’inizio di un percorso che pian piano ti conduce a maturare atteggiamenti nuovi, a rivedere la tua vita insieme alla tua “dolce metà”, a convertirti ad una dimensione diversa che deve quotidianamente convivere con un’altra persona, a metterti in discussione ogni volta che avrai a che fare con i figli, il lavoro, le malattie, le sofferenze, la vecchiaia….

Certo il matrimonio non è solo una visione di insiemi catastrofici, negativi, tristi, se fosse solo questo nessuna società al mondo avrebbe mai fondato il proprio sviluppo sul Matrimonio e sulla Famiglia! Catastrofi, malattie, sofferenze fanno parte della vita anche dei “singol”, solo che nel Matrimonio non si è soli ad affrontarli.

Ma il Matrimonio, onestamente inteso, non è l’apice di un romantico bacio dato lungo un viale del tramonto e quando davanti a Dio ci sentiamo chiedere quel “vuoi tu prendere…?” è un prendere liberamente la propria croce insieme a quella della sposa, così come lo sposo altrettanto liberamente risponde con un “sì” a quel “vuoi prendere tu…?”

La stessa cosa vale anche per i singol o per la vita religiosa, o per il sacerdozio.

Chi si consacra a Dio e diventa frate o suora o  sacerdote non è un perfetto, nel momento in cui entra in questa vita nuova. Alla radice sta il mettersi davanti ad una logica di conversione, che gradualmente lo porterà a superare peccati, a combattere contro se stesso, contro i propri vizi, contro ciò che non è sano per una sana società e quindi a vivere secondo un criterio differente, che non è quello del mondo.

Ragionando così, smetteremmo di scandalizzarci inutilmente delle mancanze che ogni tanto qualche sacerdote commette, dando poi a lui la colpa delle nostre infedeltà al Signore in quel dire: “per colpa della Chiesa ho perso la fede”, oppure “per colpa di Tizio, Caio o Sempronio, il mio matrimonio è fallito…”, queste sono menzogne.

“Eubulide di Mileto (330 a.C.), allievo di Euclide di Megera (450-375 a.C.) discepolo di Socrate (469-399 a.C.), divenne famoso nell’antichità per i suoi Paradossi; uno di questi è quello del mentitore; in questo paradosso viene fatta questa affermazione: «Un uomo dice: “Io sto mentendo”. Mente o dice il vero?», con questo intendendo affermare che quest’uomo dice il vero pur mentendo. «Se menti dicendo di mentire, nello stesso tempo menti e dici la verità». Ecco è proprio da questo gioco di parole, gioco mentale, che dobbiamo guardarci. Non si gioca con la menzogna.”

Nella famosa parabola del povero Lazzaro e del ricco (Lc 16,19-31), se letta con attenzione, sorprende la durissima condanna all’inferno, senza appello: in fondo il ricco non ha commesso qualche violenza; non si è macchiato di alcuno dei delitti narrati in tutta la Bibbia.

Qual è la sua colpa? E’ rimasto indifferente mentendo a se stesso! E per il Vangelo questo atteggiamento è grave quanto essere violenti. Quando Gesù dice: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” non c’è altro comandamento più importante di questo (Mc.12,29-31, naturalmente il primo è l’amare Dio e se manca questo inutile discorrere sul resto), ci sta dicendo non una semplice verità opinabile, ma una verità che dobbiamo assolutamente incarnare. Il restare indifferenti, il non rendersi conto dell’altro che sta accanto a te ( a cominciare appunto dai rapporti fra noi e Dio – nostro primo prossimo – e poi fra marito e moglie, e poi nella comunità e nella società e così via, persino “amare i propri nemici” come dirà Gesù), il non vedere il povero, la persona che ha una necessità, che è in una situazione particolare e ha bisogno di essere accolta e accompagnata, la moglie che ha bisogno del perdono del marito, il marito che ha bisogno della comprensione della moglie, equivale a essere violenti contro quella persona.

L’Apostolo san Paolo lo richiama: « Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore » (Rm 13,8-10)” (CCC n.2196)

Nel Vangelo è chiaro. Non solo in queste pagine ma anche in molte altre. Chi non ama il prossimo mente a se stesso, e mentendo non ama se stesso.

Hai voglia tu a strumentalizzare le parole di Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi!“! In verità il Santo d’Ippona offre tutta una profonda teologia in quel “Ama” che non è certo quell’amare diffuso nel mondo e che si oppone alla Verità.

E qui veniamo alla Verità in maiuscolo perchè parliamo della Verità incarnata. Gesù non ha detto “io vi dico la mia verità” così da poterla mettere in dubbio, o infornarla in sterili dialoghi, usarla per opprimere o crocifiggere la verità stessa…., ma dice chiaramente “Io sono la verità”.

«Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv. 14,6).

Si capisce bene allora che in quel “Ama e fa ciò che vuoi” di Sant’Agostino, l’Amore è il Cristo stesso e il cui dinamismo è ben chiaro in San Paolo quando dice: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.” (Gal.2,20), e ancora più esplicitamente: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Colos.1,24).

La Verità indiscutibile e la verità che siamo chiamati a dire è allora in quel ” non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me ” ed anche in quel ” completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo “. Se questa Verità ci anima, ci abita, ci guida, allora non siamo menzogneri, non siamo mentitori, e in quel “Ama e fa ciò che vuoi”, il fare e il ciò che facciamo è di Cristo che non mente, che è fedele, che è Dio vivo e vero.

Dice giustamente Giacomo nella sua Lettera:

“Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand’è consumato, produce la morte” (Gc.1,13.15), ed è questa concupiscenza la radice e la dinamica della menzogna la quale poi si produce in noi per giustificare il male che compiamo e quando rifiutiamo la penitenza, la conversione, quel seguire Cristo Via, Verità e Vita. E quando ci allontaniamo da Lui è ovvio che subentra la morte spirituale.

Non possiamo giocare con la menzogna! così come non possiamo giocare con la Verità, con Cristo e non ci si prende gioco dello Spirito Santo perché è un peccato imperdonabile. Perciò questa lunga premessa era indispensabile, scusandomi per la lunghezza della risposta.

014-bugia1_54ea0db2960b5Veniamo così alle tue domande specifiche, tenendo a mente quanto è stato approfondito sopra.

Questo passo negli Atti degli Apostoli che, ahimè, è stato debellato dalle catechesi, quasi che ci si debba vergognare degli atti compiuti da Dio, è un caso particolare ma molto duro. E’ il caso di Anania e Saffira sua moglie i quali, per aver mentito a Dio vengono fulminati all’istante…

Pietro gli dice: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno?  Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio» (Atti 5,1-11), e uno dopo l’altro, marito e moglie vengono fulminati! E’ così crudele Dio?

Cosa fecero Anania e Saffira, gli sposi di cui stiamo parlando, di così grave? Il marito Anania decide, liberamente, di vendere un podere ma, d’intesa con la moglie Saffira  tiene per sé una parte dell’importo ricavato, mentre il resto lo consegna agli apostoli per la destinazione comune. San Pietro s’accorge così dell’inganno e vede che i due sono offuscati dalla avarizia, intuisce in quel loro dare un ritorno a loro vantaggio: danno perchè trovano un vantaggio entrare nella comunità, ma conservandosi un introito di nascosto e dunque mentendo…

Il punto è che Anania mentiva sapendo di mentire, fingeva di dare tutto riservandosi invece, parte della vendita. Volevano far parte della comunità e il rimprovero mostra chiaramente che la rinuncia dei beni non è stata obbligatoria, ma piuttosto è un atto di carità libera, l’apostolo insegna che è preferibile non dare via ciò che non si può, piuttosto che ingannare la Carità.

La condanna che ci appare severa e crudele non deve meravigliarci, già il Signore aveva ammonito che il peccato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato ne sulla terra ne in cielo.

Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio“.

C’è una profonda catechesi a questo fatto unico del racconto di Luca: chi viola per smania di possesso-avarizia e per egoismo il precetto dell’amore nei confronti del prossimo è uno “scomunicato”, è come se fosse morto per la comunità, è fuori dal cerchio vitale della comunione ecclesiale e della grazia divina. E’ forse colpa di Dio ciò che è avvenuto ad Anania e a Saffira? O non è forse la conseguenza della loro menzogna e della loro avarizia? Non possiamo giocare con la menzogna! così come non possiamo giocare con la Verità, con Cristo.

Chi scommette sulla menzogna, muore! e muore non perchè “Dio uccide” ma perchè ci si priva della Verità, della Via e della Vita senza la quale c’è solo la morte! Ci si priva di Dio e dove Dio non c’è, c’è solo la morte.

Certo “Dio punisce”, ma non perchè a Lui piace farlo, Lui non sta li a giocare con la nostra vita, Lui sulla Croce ci è andato per davvero, non ha giocato, ha mantenuto la promessa di salvarci, chi rigetta questa Verità con tutto ciò che comporta per un autentico stile di vita cristiana, è fuori dalle grazie divine e poichè il nulla non esiste, ecco che laddove non c’è Dio il vero Bene, troviamo il male e tutto ciò che danneggia la nostra vita.

La punizione di Dio è allora uno strumento di correzione, di avvertimento, di monito e questo perchè, Dio che ben ci conosce più di quanto possiamo conoscerci in noi stessi, sa che cosa è utile a noi. Tutto ciò che Dio fa è buono e giusto, ciò che facciamo noi invece va corretto, indirizzato, aggiustato, perfezionato.

«In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna (Gv.6,47)…. conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv.8,32)

“Qualunque peccato o bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata” (Mt 12, 31).

Cosa significa? La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna” (CCC n. 1864).

Anania e Saffira agiscono di comune accordo per ingannare, sono incorsi in quella impenitenza perchè deliberatamente vollero prendersi gioco del Signore, e certamente il Signore sapeva che in loro non c’era più pentimento, dice così Pietro: “Perchè vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore?” (v.9) la loro condanna è così scritta dal loro atto volontario e deliberato, Pietro non fa altro che confermare la loro azione dimostrando di essere guidato dallo Spirito Santo che loro intesero ingannare. Non ci si prende gioco degli Apostoli, il Signore pur sempre pronto al perdono non tollera che ci si prenda gioco della carità. Infine l’episodio ben descritto è un avvertimento alle comunità cristiane, è probabile che servisse in quel momento un monito chiaro ed inequivocabile infatti leggiamo: ” E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose…” e, al verso seguente, leggiamo che gli apostoli compivano molti miracoli e tutti stavano insieme e concordi, nessuno più osava unirsi a loro, ma il popolo ne faceva grandi lodi (vv.12-13).

La Scrittura dice che l’Eterno conosce il numero dei capelli del nostro capo. (Mt. 10,30). Nonostante questa verità, molti credono che possono beffarsi del Signore. Satana «Il padre della menzogna» fa credere che è possibile ingannare Dio ma il risultato è sempre lo stesso: la perdizione dell’anima, la morte. Satana promette la libertà all’uomo, ma nemmeno lui la possiede. Dove c’è Luce vera non c’è posto per le tenebre.

Ci sarebbe da dire anche sulla corruzione e sulla ipocrisia, arte diabolica che ha sempre la comune radice nella concupiscenza e nella menzogna, ma non abbiamo molto spazio.

Tuttavia, quale conclusione, lasceremo ora parlare il Santo Padre Francesco che così ci insegna il 4 giugno 2013 nell’Omelia del mattino:

« Ieri abbiamo parlato dei corrotti. Oggi troviamo il linguaggio dei corrotti. Qual è la loro lingua? Questa: la lingua dell’ipocrisia. Non lo diciamo noi, non lo dico io, ma Gesù, conoscendo la loro ipocrisia. L’ipocrisia è la lingua dei corrotti. Questi non amano la verità. Amano soltanto se stessi e così cercano di ingannare, di coinvolgere l’altro nella loro menzogna, nella loro bugia. Hanno il cuore bugiardo; non possono dire la verità. Lo stesso linguaggio che ha usato Satana dopo il digiuno nel deserto: tu hai fame: questa pietra puoi trasformarla in pane; e poi: perché tanto lavoro, buttati giù dal tempio. Questo linguaggio, che sembra persuasivo, porta all’errore, alla menzogna.

Così quei farisei che — ha proseguito il Papa tornando al racconto evangelico — sono tanto amabili nel linguaggio, sono gli stessi che andranno il giovedì sera a prenderlo nell’orto degli ulivi e venerdì lo porteranno da Pilato. E con Pilato useranno lo stesso idioma: noi abbiamo soltanto un re che è Cesare. Questo linguaggio è un tentativo di persuasione diabolica. Infatti, quelli che in quel momento “lodavano” Cristo, finiscono per tradirlo e mandarlo alla croce. Gesù, guardandoli in faccia, dice loro questo: ipocriti!»

Sia lodato Gesù Cristo