Coi piedi a terra e gli occhi al cielo: realismo e santità in San Josemaría Escrivà de Balaguer

Aggiornamento come fedeltà, lavoro come santificazione personale, vita matrimoniale come cura degli altri e di sé, santità come cammino possibile per tutti. Questo è san Josemaría Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Un santo dei nostri tempi, amatissimo e conosciuto in tutto il mondo. Lo presentiamo perché nessuno dica che l’eroismo non è per il cristiano medio. Tutti, infatti, siamo chiamati ognuno nel lavoro che svolge a metterci alla presenza di Dio e vivere la santità nel quotidiano. Parola di un santo che un giorno, sotto ispirazione divina, incendiò «tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo» che portava nel cuore.

In una delle sue numerose – nonché teologicamente poco fondate – interviste, il cardinal Walter Kasper ha detto che «l’eroismo non è per il cristiano medio»[1], tradendo addirittura l’insegnamento del Concilio Vaticano II, il quale ha proclamato «l’universale vocazione alla santità nella Chiesa»[2]. Dunque ogni battezzato, chierico, laico o religioso che sia, deve impegnarsi, con l’indispensabile auto della Grazia[3], a diventare un santo. Si tratta, in un certo senso, di quel “fuoco” che Gesù è venuto a portare sulla terra (cfr. Lc 12, 49).

Uno dei primi sacerdoti a ricordare[4] questo fondamentale insegnamento della Chiesa, circa trent’anni prima del Vaticano II, fu il sacerdote spagnolo Josemaría Julián Mariano Escrivá de Balaguer y Albás, fondatore dell’Opus Dei, canonizzato il 6 ottobre del 2002 da S. Giovanni Paolo II, suo grande devoto.

I primi passi verso il sacerdozio

San Josemaría nacque a Barbastro, il 9 gennaio del 1902, e morì a Roma il 26 giugno del 1975. Era il secondogenito dei sei figli di José (1867-1924) e Maria Dolores Albás (1877-1941). José e Dolores seppero vivere santamente il matrimonio e fecero della loro casa un vero focolare cristiano, soprattutto nell’accettare la volontà di Dio quando perdettero tre dei loro sei figli.

Una volta diventato adulto, S. Josemaría ricordava con commozione che sua madre gli ripeteva spesso: «Josemaría, vergognati solo di peccare». Crebbe così, poco per volta, nella vita cristiana, grazie ai suoi genitori, sempre sottomessi alla volontà di Dio. Quando Josemaría disse al padre che aveva deciso di farsi sacerdote, questi, inizialmente, rimase sbalordito, perché, essendo, all’epoca, l’unico figlio maschio, aveva altri progetti per lui. Ma non si ribellò. Gli disse: «Figlio mio, pensaci bene. I sacerdoti devono essere santi… È duro non avere una casa, un focolare, non avere un amore sulla terra. Pensaci ancora un po’, ma io non mi opporrò». Josè sapeva quale grande dono del Signore fosse avere un figlio sacerdote. Mandò il figlio a confidarsi con un sacerdote, il quale confermò la vocazione del giovane Josemaría.

Josemaría cominciò a «presentire l’Amore di Dio»[5] – usò sempre quest’espressione quando si riferiva alla sua vocazione e alla fondazione dell’Opus Dei – tra il dicembre del 1917 e il gennaio del 1918. Un giorno, dopo una fortissima nevicata notturna, quando uscì di casa, notò che vi erano impronte fresche di piedi sulla neve. Incuriosito, le seguì. Quelle impronte lo condussero davanti ad una chiesa. Vi entrò e vide un frate carmelitano che stava pregando in ginocchio. Vide che i suoi piedi erano senza calzature. Aveva camminato scalzo sulla neve per il Signore. Josemaría ne fu profondamente turbato e pensò: «Se altri fanno tanti sacrifici per Dio e per il prossimo, io non sarò capace di offrirgli nulla?». Comprese che il Signore lo stava chiamando, gli stava chiedendo qualcosa e, da vero devoto della Madonna, rispose: “Fiat”.

Josemaría entrò in seminario nel 1920. Durante quegli anni conquistò tutti, insegnanti e compagni, con la sua semplicità e il suo buon umore. Era un giovane di profonda pietà e dedito alla preghiera. Diligente e preparato negli studi, riteneva che ogni cristiano deve essere sufficientemente preparato nella conoscenza della dottrina cattolica, per poterla trasmettere fedelmente al prossimo. Divenne un esempio per i suoi compagni seminaristi per la sua completa obbedienza ai superiori e alla divina volontà, soprattutto quando, l’anno prima di ricevere l’ordine sacro, morì suo padre. Il giovane Josemaría divenne così capofamiglia e dovette occuparsi di sua madre, di sua sorella e di un fratello di sei anni.

Finalmente, il 28 marzo – il mese che la Chiesa consacra a san Giuseppe, il santo più caro a Josemaría – del 1925 fu ordinato sacerdote. Grande fu la gioia di don Josemaría durante la sua prima messa da novello sacerdote.

Arriva il momento di fondare l’Obra

Cominciò il ministero e l’apostolato in una poverissima parrocchia dell’arcidiocesi Saragozza. Nel 1927, si trasferì a Madrid, col permesso del vescovo. Il gregge che aveva in cura era composto principalmente da poveri, ammalati, ignoranti, diseredati, i bambini, etc… Alla scuola del dolore e della povertà evangelica iniziò ad avvertire sempre più intensamente il progetto che il suo Signore aveva per lui e che voleva realizzare per mezzo di lui. «Madrid è stata la mia Damasco»[6], confidò ad uno dei suoi primi figli spirituali, don Alvaro del Portillo[7].

Nel 1928, il 2 ottobre – giorno che, secondo la riforma liturgica del ven. Paolo VI, è dedicato agli angeli custodi, dei quali il nostro santo fu un fervente devoto – fondò l’Opus Dei dopo aver avuto una visione.

La missione di S. Josemaría era quella di essere padre spirituale di una moltitudine di cristiani sparsi per il mondo, appartenenti a tutte le classi sociali, attraverso il loro lavoro professionale, ricerchino la propria santificazione personale, evangelizzando tutte le realtà temporali.

«L’Opus Dei si propone di promuovere», spiegò il santo fondatore, «fra le persone di tutti i ceti della società la ricerca della santità cristiana in mezzo al mondo. Vale a dire, l’Opus Dei intende aiutare ogni persona che vive nel mondo – l’uomo comune, l’uomo della strada – a condurre una vita pienamente cristiana, senza dover cambiare il suo modo di vita quotidiana, né il suo lavoro abituale, né i propri ideali o aspirazioni»[8]. E ancora: «La mia predicazione è stata questa: la santità non è un privilegio di pochi, perché possono essere divini tutti i cammini della terra, tutte le condizioni di vita, tutte le professioni, tutte le occupazioni oneste»[9].

Le prime difficoltà, i primi successi

I primi anni dell’Opus Dei non furono facili per vari motivi. Prima di tutto perché in Spagna scoppiò la guerra civile, che diede inizio ad una ferocissima persecuzione nei confronti della Chiesa. Talvolta don Josemaría era costretto ad andare a confessare in un parco pubblico di Madrid vestito in borghese. Inoltre, buona parte del clero locale non capì né l’opera, né la predicazione del giovane sacerdote. Qualcuno parlò apertamente di eresia modernista, di “connubio” infedele con il mondo.

«A me il Signore aveva fatto comprendere – e io cercavo di far comprendere agli altri – che il mondo è buono perché le opere di Dio sono sempre perfette, e che siamo noi uomini che rendiamo il mondo cattivo con il peccato», così Mons. Escrivà rispondeva alle accuse. «Un bel motto per la vita cristiana si può trovare in quelle parole dell’Apostolo: “Tutte le cose sono vostre, voi di Cristo e Cristo di Dio” (1Cor 3, 22), per potere cosi realizzare i progetti di questo Dio che vuol salvare il mondo»[10]. Insomma, san Josemaría non voleva “sposare” il mondo, bensì “battezzarlo”.

Infatti, il primo difensore dell’Opus Dei divenne papa Pio XII[11]. Il 16 giugno del 1950 la Santa Sede, per volere del romano pontefice, con il decreto Primus inter concesse l’approvazione dell’Opera come istituto secolare di diritto canonico.  Anche i tutti i successori[12] del “pastore angelico” hanno sempre avuto una grande stima per l’Opera, oltre che per lo stesso santo fondatore.

Con la benedizione del Vicario di Cristo, l’Opus Dei si espanse in tutto il mondo.  Nel 1982 ottenne dalla Santa Sede, per volere del novello santo Giovanni Paolo II[13], lo status di “prelatura personale”, unico caso nella storia bimillenaria della Chiesa. Una “prelatura personale” è un’istituzione gerarchicamente strutturata a cui vengono affidate la realizzazione di peculiari attività pastorali.

Mons. Escrivà richiese lo status di prelatura personale nel 1969, nell’immediato post-concilio, per fronte alle derive dottrinale che ormai – a causa dell’errata ermeneutica del Vaticano II – imperavano nelle chiese particolari e, purtroppo, in tutta la Chiesa.

Aggiornamento senza rottura

Si può affermare che san Josemaría sia stato un “precursore” della corretta ermeneutica del XXI concilio della Chiesa cattolica, quella della «riforma nella continuità», come ha spiegato papa Benedetto XVI[14].

Ad un giornalista che gli chiedeva in cosa consistesse l’“aggiornamento” della Chiesa, il fondatore dell’Opus Dei rispose: «Fedeltà. Per me “aggiornamento” significa soprattutto Fedeltà. Uno sposo, un soldato, un amministratore è tanto più buon marito, buon soldato, buon amministratore, quanto più fedelmente riesce ad assolvere in ogni momento, di fronte a ogni nuova circostanza della vita, i decisi impegni di amore e di giustizia che un giorno si assunse. Appunto per ciò, questa fedeltà delicata, fattiva e costante – difficile com’è sempre difficile applicare i princìpi alla mutevole realtà contingente – è la migliore difesa contro l’invecchiamento dello spirito, l’inaridimento del cuore e l’anchilosi della mente. Nella vita delle istituzioni succede lo stesso, e in modo del tutto particolare nella vita della Chiesa, che non risponde a un effimero progetto umano, ma a un disegno di Dio».

E, spiegando, continua: «La Redenzione – la salvezza del mondo – è opera della fedeltà, filiale e piena di amore, di Cristo – e di noi con Cristo – alla volontà del Padre che lo inviò. Per questo, l’aggiornamento della Chiesa, oggi come in qualsiasi altra epoca, è essenzialmente la lieta riconferma della fedeltà del Popolo di Dio alla missione che gli è stata affidata, cioè al Vangelo. È evidente che questa fedeltà viva e attuale in ogni circostanza della vita umana, può richiedere come di fatto è avvenuto molte volte nel corso della storia bimillenaria della Chiesa, e di recente con il Concilio Vaticano II – opportuni sviluppi dottrinali nell’esposizione delle ricchezze contenute nel depositum fidei, e adeguati cambiamenti e riforme volti a perfezionare, nel loro aspetto umano, perfettibile, le strutture organizzative e i metodi di evangelizzazione e di apostolato. Ma sarebbe per lo meno superficiale pensare che l’aggiornamento consista innanzitutto nel “cambiare”, o che qualsiasi cambiamento “aggiorni”. Basti pensare che non mancano oggi persone che, al di fuori della dottrina conciliare o addirittura in contrasto con essa, desidererebbero dei “mutamenti” che farebbero retrocedere il Popolo di Dio nel suo cammino di molti secoli, almeno fino all’epoca feudale»[15].

In difesa dell’Humanae Vitae

Come si può notare, san Josemaría era un fiero difensore del depositum fidei della Chiesa cattolica. Sapeva bene che la Tradizione – la prima fonte della Rivelazione divina – non è “immobilismo”, restare fermi, ma andare avanti, approfondire la conoscenza dell’insegnamento del Divin Maestro per mezzo del suo Santo Spirito (cfr. Gv 16, 12-15).

L’Opus Dei fu la prima istituzione cattolica a difendere l’enciclica Humanae Vitae con cui l’allora pontefice regnante, Paolo VI, ribadì che non è moralmente lecito – secondo il diritto naturale – separare, nell’atto coniugale, il fine procreativo dal fine unitivo.

San Josemaría, fin dall’inizio del suo ministero sacerdotale, ha insegnato ai suoi figli spirituali che il matrimonio è una chiamata alla santità, che la famiglia è sacra agli occhi di Dio, è che gli sposi devono impegnarsi a santificare la loro unione nel pieno compimento alla volontà di Dio, cooperando con Lui nella fedeltà coniugale e nella fecondità genitoriale.

Cammino: quel libro che non stanca mai

Gli insegnamenti sulla vita spirituale il santo sacerdote spagnolo li mise per iscritto in un libretto composto da 999 punti, stampato nel 1939, tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, intitolato Cammino[16]. Il libro, più volte ristampato nel corso degli anni, è stato definito “l’Imitazione di Cristo dei tempi moderni”.

Leggendone alcuni punti, si può capire il senso di tale definizione:

Non dire: “Sono fatto così sono cose del mio carattere”. Sono cose della tua mancanza di carattere: sii uomo. (4)

Ridi perché ti dico che hai “vocazione matrimoniale”? —Ebbene, l’hai: proprio così, vocazione. Raccomandati a San Raffaele, che ti guidi, come guidò Tobia, casto sino alla fine del cammino. (27)

Il Sacerdote —chiunque egli sia— è sempre un altro Cristo. (66)

La conversione è cosa di un istante. La santificazione è lavoro di tutta la vita. (285)

Hai l’obbligo di santificarti. —Anche tu. Chi pensa che la santità sia un impegno esclusivo di sacerdoti e di religiosi? A tutti, senza eccezione, il Signore ha detto: “Siate perfetti, com’è perfetto il Padre mio che è nei cieli”. (291)

Guarda che viscere di misericordia ha la giustizia di Dio! Nei giudizi umani si castiga colui che confessa la propria colpa: nel giudizio divino, lo si perdona. (309)

A Gesù si va e si “ritorna” sempre per Maria. (495)

Manca la gioia? Pensa: c’è un ostacolo tra Dio e me: indovinerai quasi sempre. (662)

Tutte le cose di questo mondo non sono altro che terra. Mettile in un mucchio sotto i tuoi piedi e ti ritroverai più vicino al cielo. (676)

La santità “grande” consiste nel compiere i “doveri piccoli” di ogni istante. (815)

È più forte la donna dell’uomo, e più fedele nell’ora del dolore. —Maria Maddalena e Maria di Cleofa e Salomé! Con un gruppo di donne coraggiose, come queste, ben unite alla Vergine Addolorata, che lavoro di anime si farebbe nel mondo! (982)

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Un piccolo grande libro che rammenta ai fedeli cattolici che, qualsiasi sia la vocazione a cui sono chiamati, il loro fine dev’essere l’imitazione di Cristo anche nel mondo moderno e secolarizzato. Cammino fu una delle letture preferite del beato papa Paolo VI. Durante un incontro con S. Josemaría, gli chiese perché fosse strutturato con 999 punti. «Per amore alla Santissima Trinità»[17], rispose.

La potenza delle sue omelie, mai fuori dal tempo

Mons. Escrivà fu anche un grande omelista. Nel 1973 fu stampato il libro È Gesù che passa, che raccoglie 18 omelie pronunciate tra il 1951 e il 1971, nelle diverse feste del ciclo liturgico. Sono un capolavoro. San Josemaría predica magistralmente, citando correttamente i Padri e i Dottori della Chiesa, il magistero pontificio e gli insegnamenti dei santi.

Si dice che i santi hanno la testa in cielo, ma i piedi ben piantati in terra. Questo lo si può benissimo affermare per S. Josemaría.

Basti leggeri questi suoi consigli – veri e propri insegnamenti di un santo – affinché la vita matrimoniale continui a essere felice senza cadere nella monotonia: «Perché il matrimonio conservi sempre lo slancio e la freschezza iniziali, la moglie deve cercare di conquistare il marito ogni giorno; e lo stesso si dovrebbe dire del marito rispetto alla moglie. L’amore va recuperato ogni giorno; e l’amore si conquista con il sacrificio, con il sorriso e anche con un po’ di furbizia. Se il marito torna a casa dal lavoro stanco e la moglie si mette a parlare senza misura, raccontando tutto quello che secondo lei va male, è forse strano che il marito finisca per perdere la pazienza? Gli argomenti meno gradevoli si possono lasciare per un momento più opportuno, quando lui sia più disteso e meglio disposto. Un altro particolare: la cura della propria persona. Se un altro sacerdote vi dicesse il contrario, penso che sarebbe un cattivo consigliere. Una persona che deve vivere nel mondo, quanti più anni ha, tanto più è necessario che si sforzi di migliorare non solo la vita interiore, ma – appunto per questo – anche l’impegno per “essere presentabile”, d’accordo, naturalmente, con l’età e le circostanze. Spesso, scherzando, dico che le vecchie facciate sono quelle che hanno più bisogno di un buon restauro. È un consiglio di sacerdote»[18].

E pensare che c’è chi accusa la Chiesa di “essere fuori dal tempo”!

Gli ultimi anni

L’ultimo periodo della sua vita san Josemaría lo dedicò a viaggiare in giro per il mondo, per incontrare i suoi figli spirituali. In tutti gli incontri insistette sulla necessità della conversione, alla santificazione personale e familiare, ponendo l’accento sulla partecipazione al sacrificio eucaristico, sul ricorso frequente alla confessione sacramentale, e la recita quotidiano del rosario. Non mancò mai di ricordare l’obbedienza al papa e ai superiori. Voleva che i suoi figli fossero ben formati e informati nella dottrina cattolica, per difenderla – e viverla – soprattutto dagli attacchi che stavano arrivando dall’interno.

Il 28 marzo 1975 il fondatore dell’Opus Dei festeggiò cinquant’anni di sacerdozio. «A cinquant’anni di distanza, mi ritrovo come un bambino che balbetta. Comincio e ricomincio, ogni giorno. E così fino alla fine dei giorni che mi restano. Uno sguardo indietro… Un panorama immenso: tanti dolori, tante gioie. E adesso, tutte gioie, tutte gioie… Perché abbiamo esperienza che il dolore è il martellare dell’Artista, che vuol fare di ciascuno, della massa informe che ciascuno di noi è, un crocifisso, un Cristo, l’alter Christus che dobbiamo essere. Signore, grazie di tutto. Grazie infinite! Ti ho ringraziato sempre. E adesso molte bocche, molti cuori te lo ripetono all’unisono: – gratias tibi, Deus, gratias tibi! – perché non abbiamo motivi se non di ringraziare»[19].

Morì quello stesso anno, il 26 giugno. Dopo una faticosa giornata di intenso apostolato, salutò Gesù nel tabernacolo e guardando un’immagine della Madonna di Guadalupe – fu il suo ultimo sguardo sulla terra – si accasciò al suolo. La notizia della sua morte si diffuse rapidamente. Non era considerato un santo solo dai suoi figli spirituali, ma anche da tantissimi fedeli sparsi per il mondo.

Abbiamo voluto raccontarvi la storia e l’opera di san Josemaría Julián Mariano Escrivá de Balaguer y Albás perché, in tempi come questi, in cui alcuni nostri pastori, sembrano più intenzionati a cedere alle tentazioni del mondo moderno, abbiamo bisogni di servi buoni fedeli del Signore (cfr. Mt 25, 23) che hanno saputo non “aggiornare” il Vangelo alla modernità, ma convertire il mondo moderno a Cristo Gesù.

NOTE

[1] “Heroism is not for the average Christian” (Commonweal Magazine, May 7, 2014)

[2] Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium.

[3] “La Grazia non annulla, non sopprime la natura, bensì la perfeziona” (S. Tommaso d’Aquino, Sm. Th. I, q. 1, a. 8, ad 2)

[4] La Chiesa ha sempre insegnato, fin dal primo secolo, che il discepolo del Signore deve conseguire la “perfezione nel proprio stato di vita”. Dopo il Concilio di Trento, invece, a causa della cosiddetta “riforma luterana”, ha dato maggior spazio alla vita sacerdotale e religiosa, quella maggiormente attaccata dall’eresia protestante.

[5] Intervista sul Fondatore dell’Opus Dei (di mons. Alvaro del Portillo, a cura di Cesare Cavalleri, Ed. Ares).

[6] Ibidem.

[7] Álvaro del Portillo y Diez de Sollano (Madrid, 11 marzo 1914 – Roma, 23 marzo 1994. Fu il più stretto collaboratore e il primo successore di Josemaría Escrivá alla guida dell’Opus Dei. È stato beatificato il 27 settembre 2014 a Madrid.

[8] Colloqui con Mons. Escrivà, punto 24 (Ed. Ares, 1982)

[9] Ibidem, punto 26.

[10] Ibidem, cfr. punto 70.

[11] Mons. Escrivà: «Non posso dimenticare che è stato Pio XII ad approvare l’Opus Dei in tempi in cui questo cammino di spiritualità sembrava a più di uno una “eresia”» (Colloqui con Mons. Escrivà, punto 46).

[12] Mons. Escrivà: «E nemmeno posso dimenticare che le prime parole di affetto e di incoraggiamento che mi furono rivolte a Roma, nel 1946, furono quelle dell’allora mons. Montini. Ho anche impresso nel cuore il fascino della figura affabile e paterna di Giovanni XXIII, come mi è apparso ogni volta che ebbi l’occasione di fargli visita. […] I Romani Pontefici, tutti, hanno sempre avuto comprensione e affetto per l’Opus Dei» (ibidem, ivi).

[13] Costituzione Apostolica Ut sit (28 novembre 1982).

[14] Discorso alla Curia romana del Santo Padre per gli auguri di Natale (22 dicembre 2005).

[15] Colloqui con Mons. Escrivà, punto 1. (Ed. Ares, 1982)

[16] Venne pubblicato per la prima volta nel 1934, in Spagna con il titolo Considerazioni spirituali. Nell’edizione seguente venne notevolmente ampliato e aveva già il titolo attuale e definitivo.

[17] Intervista sul Fondatore dell’Opus Dei (di mons. Alvaro del Portillo, a cura di Cesare Cavalleri, Ed. Ares).

[18] Colloqui con Mons. Escrivà, punto 107. (Ed. Ares, 1982)

[19] Vita di san Josemaría Escrivá – Cerco il tuo volto.