Vogliamo riscoprire il valore della benedetta Acqua Santa? e i Sacramentali?

Vi regaliamo un prezioso libretto, solo nove pagine, ma molto preziose….

Asperges me, Domine, hyssopo et mundabor…. Mi aspergerai, o Signore, con issopo e sarò mondato… con queste parole iniziava  – ed inizia – la Messa nel rito antico, una santa tradizione che purtroppo è andata smarrendosi in questi ultimi cinquant’anni a causa degli abusi avanzati con il rito moderno. Ma non vogliamo fare polemiche, le stesse Norme infatti non hanno abolito il “rito dell’aspersione”, l’averlo tolto è un vero abuso. Certo, lo si mantiene solo nel rito pasquale, e in altre poche occasioni, ma l’averlo tolto nelle messe della domenica ha fatto sì che, le nuove generazioni, crescessero senza più il ricordo, senza più l’interesse, senza più apprezzare il valore dell’Acqua Santa e il suo potenziale anche nelle nostre case.

Infatti non parliamo ora prettamente dell’Acqua Santa del rito della Messa, vedi qui, ma più nello specifico dell’Acqua Santa, benedetta, portata dentro le nostre case. Oggi verremmo tacciati di medioevalismo, di superstizione, di “roba da vecchiette”…. eppure è paradossale che, l’uso di benedire con acqua benedetta, viene fortemente mantenuto non solo in tutte le altre religioni che “ammiriamo“, ma persino da falsi santoni, maghi e ciarlatani, e la gente paga, paga enormi somme di danaro per un’acqua che non da nulla perché – quella davvero benedetta – viene solo dalle mani di un sacerdote validamente ordinato nella Chiesa Cattolica.

E non facciamoci intimidire da chi tratta questi argomenti con un sorrisetto superficiale e di compassione. Gesù lo disse chiaramente in diverse occasioni: “La tua fede ti ha salvato” (Mc.10,52), alla base di un “sacramentale” – che è sempre gratuito attenzione – deve esserci questa e non altra Fede, la Fede che riponiamo è in Colui che ha promesso, la cui promessa è “Parola di Dio” che si realizza per mezzo del sacerdote, per questo noi crediamo.

Vi facciamo perciò dono di questo piccolo libretto, Don Alfonso Maria Weigel, solo nove pagine, nelle quali si raccontano esperienze di vita che forse faremo bene a ricordare, scarica qui il pdf. Quando i genitori benedivano i propri figli con l’acqua santa, quando i contadini benedivano i propri campi di lavoro, quando le mamme stesse benedivano il talamo, la casa, i pasti, i figli, tutto, perché il Signore Gesù potesse Egli stesso essere coinvolto nella vita domestica delle persone. Benedivano i Defunti ogni giorno aspergendoli con l’acqua santa, e se ci studiassimo di scoprire quale REFRIGERIO giunge a quelle Anime ancora in Purgatorio, correremmo a chiedere al sacerdote di benedirci l’acqua da portare a casa, e lo faremo ogni giorno.

Non è superstizione! La superstizione, per essere tale, ha questi connotati: non c’è fede in Gesù Cristo, ma in se stessi; non si crede nella Chiesa ma nelle proprie idee; si usano segni sacramentali scimmiottandoli perché ci si guadagna, si vendono, si fa commercio e si vive una vita disordinata, per nulla attinente con il Vangelo. Nessun altro può benedire l’acqua e farla diventare “santa” se non il sacerdote e per determinati scopi approvati dalla santa Chiesa.

L’uso dell’Acqua Santa è antichissimo. San Giustino infatti ci fa sapere nella sua II apologetica che fin dai suoi tempi, cioè al principio del II secolo, ogni domenica si poneva gran cura perchè, dovunque si adunavano i fedeli, non mancasse l’acqua benedetta, colla quale il sacerdote li aspergeva perchè fossero sempre meglio purificati. E prima ancora di san Giustino il papa san Alessandro comandò ai sacerdoti di benedir tutto il popolo con l’Acqua Santa: e dalle parole del suo decreto rilevasi che questa pratica era già in uso fin dai tempi apostolici. Il primo autore di questa istituzione è attribuito all’apostolo san Matteo.

Asperges me, Domine, hyssopo et mundabor, cliccare qui per saperne di più.

Ma cos’è un sacramentale? Al n°1667 del Catechismo della Chiesa cattolica a questo riguardo leggiamo:

La santa Madre Chiesa ha istituito i sacramentali. Questi sono segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita.

Ecco come istruiva una volta la Chiesa i propri fedeli:

L’acqua benedetta si pone all’ingresso della chiesa, affinchè il popolo che vi entra, mondato delle colpe veniali(per quelli mortali ci si deve confessare), preghi con maggiore purità di coscienza, e più facilmente impetri ciò che chiede. Il che tanto più conviene ai cristiani al primo metter piede entro le chiese, in quanto che gli Ebrei erano soliti purificarsi prima di entrare nel tempio; ed è perciò che al suo ingresso si trovano capacissime vasche espressamente ordinate a questo scopo.

Si costuma inoltre di portarla alle proprie abitazioni, ed ivi conservarla con decenza presso il letto onde usarla per farsi il segno della Santa Croce nel coricarsi, nel levarsi, in tempo di gravi tentazioni, di procelle, di malattie, non che di qualunque altro bisogno, e così chiamare sopra di se la benedizione del Cielo, e sempre più rinvigorirsi contro gli assalti dei propri nemici.

Si aspergono ancora:

  • – le case, le stalle, le mandrie, onde tener lontane le infestazioni degli spiriti maligni;
  • – Le suppellettili, le vesti, i cibi, affinchè il loro uso riesca profittevole sia all’anima che al corpo;
  • – il cimitero e i cadaveri dei fedeli, onde rendere sempre più efficaci i suffragi che si fanno alle anime dei defunti;
  • – finalmente tutti i luoghi Sacri e gli oggetti di culto, affinchè santificati con questa aspersione riesca di maggiore gradimento al Signore l’uso che se ne fa, e ispirino i fedeli la venerazione che si meritano.

Per godere poi tutti i vantaggi a cui è ordinata l’Acqua Santa, bisogna usarla con sentimenti di fede (che non è sentimentalismo o romanticismo), di umiltà e di contrizione, giacchè quest’Acqua non opera se non per via di impetrazione, e sempre a misura delle disposizioni di chi se ne serve. E’ dunque interesse di ogni cristiano d’adoperarla frequentemente, ma sempre con grande rispetto, e di tenerne sempre provveduta la propria casa.

Che fine ha fatto QUESTA FEDE?

L’Acqua Santa sparita dalle nostre abitazioni, sparita dall’uso benedicente che si facevano i coniugi, ha provocato senza dubbio la mancanza di PROTEZIONE E BENEDIZIONE nelle nostre case e nelle vite dei nostri familiari. Leggete questo libretto, vi farà bene. Ci farà bene riprendere questa Tradizione benedetta, specialmente in tempo di Quaresima, nelle domeniche e riprendere così la santa abitudine di ricordare non solo le nostre tradizioni, ma soprattutto invocare il Signore che ritorni ad essere il Custode delle nostre famiglie.

Qualcuno si è giustamente e saggiamente posto questa domanda: quale differenza passa tra l’acqua santa e l’acqua benedetta e  l’acqua esorcizzata?

Ottima la risposta del domenicano Padre Angelo Bellon che potrete leggere qui, e riportiamo solo questo passaggio importante:

  • L’acqua di Lourdes non è un’acqua benedetta. Pertanto non può  essere usata per il culto. È un’acqua salutare: si beve, vi si fa il bagno, è un segno della  presenza di Maria nella nostra vita. È un pò come l’acqua esorcizzata. Si legge che le prime persone che hanno bevuto dell’acqua scaturita a Lourdes dalla sorgente scavata con le proprie mani da Bernadette su indicazione di Maria provavano una grande pace.

E’ ovvio che fare uso dell’Acqua Santa, benedetta, impone per noi un cambiamento di vita e di costume…. NON PIU’ PECCARE, convertirsi alle leggi di Dio, pregare, vivere con onestà etica e morale davanti a Dio e testimoniare al mondo chi siamo, in chi crediamo, in Chi poniamo la nostra Fede: siamo nel mondo, ma non siamo del mondo…(Gv.15,18-19), per questo l’Apostolo Giovanni può affermare, come diretta testimonianza: ” Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia..“(1Gv.3,13)

Coraggio allora! Riscopriamo ciò che davvero conta per risanare le nostre vite, quelle dei nostri familiari, quelle degli amici, e per convertire i nostri nemici… Vi supplichiamo, cari Sacerdoti, riscoprite questo sacramentale per voi, ma anche per noi che siamo stati affidati alle vostre cure, sollecitate i Fedeli a riscoprire il valore dell’Acqua Santa ed educateli ad un uso quotidiano in Famiglia. Commoventi e veraci sono le parole nei ricordi di papa Benedetto XVI:

“Personalmente, non dimenticherò mai con quale devozione e con quale interiore dedizione mio padre e mia madre segnavano noi bambini con l’acqua benedetta, facendoci il segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto quando dovevamo partire, tanto più se poi si trattava di un’assenza particolarmente lunga. Questa benedizione era un gesto di accompagnamento, da cui noi ci sapevamo guidati: il farsi visibile della preghiera dei genitori che ci seguiva e la certezza che questa preghiera era sostenuta dalla benedizione del Redentore. La benedizione era anche un richiamo a noi, a non uscire dallo spazio di questa benedizione.” (vedi qui)

Un giorno Bernadette mi fece notare che facevo male il segno della croce. Le risposi che certamente non lo facevo tanto bene quanto lei che lo aveva imparato dalla Madonna. «Bisogna farci attenzione» mi disse «perché vuol dire molto farsi bene il segno della croce». (Suor Emilienne Duboé, luglio 1866)

Scarica qui il libretto in formato pdf, gratuitamente.

Laudetur Jesus Christus


Un po’ di chiarezza sui sacramentali

 

La presente pandemia ha evidentemente influito sulla vita ecclesiastica: non solo la riduzione se non quasi sospensione del culto pubblico, ma anche un proliferare di idee strane a proposito di sacramenti e sacramentali che hanno richiamato in vita la confessione al telefono e la macchinetta distributrice d’ostie immaginate da Giovannino Guareschi nella lettera a don Camillo del 19 maggio 1966. Oggi vogliamo cercare di fare un po’ di chiarezza proponendo alla attenzione e allo studio dei Lettori la voce “Sacramentali” della Enciclopedia Cattolica.

[immagine da qui]

SACRAMENTALI sono cose o azioni, di cui la Chiesa, imitando in qualche modo i Sacramenti, si serve per raggiungere, in virtù della sua impetrazione, effetti soprattutto spirituali (CIC, can. 1144). Il termine, come sostantivo, non si trova nell’uso teologico prima del sec. XII. Fino allora, ciò che ora si designa come sacramentale, era indicato dal termine sacramento, usato per significare qualunque rito sensibile, che avesse rapporto con realtà spirituali e soprannaturali. Nel sec. XII gli scolastici incominciarono a distinguere fra Sacramenta salutis (Ugo di S. Vittore) o necessitatis (Algero di Liegi), o maiora (Abelardo), cioè quelli che oggi si chiamano Sacramenti in senso stretto, e i sacramenta ministratoriaveneratoriapreparatoriasacramenta minorasacramenta dignitatis, cioè le semplici cerimonie e pratiche religiose compiute sia durante, sia fuori dell’amministrazione dei Sacramenti.

I. Natura dei sacramentali. Come i Sacramenti, i sacramentali consistono in qualche cosa di sensibile, sono dotati di una efficacia superiore a quella delle opere buone dei privati, e infine ottengono effetti spirituali. A differenza, però, dei Sacramenti, non sembra si richieda che il rito sensibile significhi l’effetto a cui è ordinato; sotto questo aspetto, perciò, nulla vieta che si pongano fra i sacramentali l’invocazione del nome di Gesù e le opere di misericordia. Inoltre, l’efficacia dei Sacramenti è ex opere operato, derivante dai meriti di Gesù Cristo, mentre i sacramentali ottengono i loro effetti per l’efficacia impetratoria della Chiesa. I Sacramenti inoltre producono la Grazia santificante, non così i sacramentali; finalmente quelli sono d’istituzione divina, questi di istituzione ecclesiastica.
Dalla definizione del CIC risulta anche il rapporto che i sacramentali hanno con le cerimonie in genere. Con queste si intendono tutte le azioni che si riferiscono al culto pubblico. Perciò, dal numero delle cerimonie vengono esclusi gli atti di culto privato, e in esse viene sottolineato il valore di omaggio reso a Dio, prescindendo dalla efficacia pratica in ordine agli effetti spirituali. Invece i sacramentali sono cose o azioni, di uso pubblico o privato, che posseggono una efficacia pratica, in quanto la Chiesa vi ha annesso la sua impetrazione per ottenere particolari effetti.

II. Enumerazione dei sacramentali. I teologi antichi li raggrupparono in se classi, designate dal noto verso: «orans, tinctus, edens, confessus, dans, benedicens». Orans, allude alla orazione domenicale [Pater noster, ndr] e alle altre preghiere della Chiesa, specialmente pubbliche; tinctus, indica l’aspersione con l’acqua benedetta e le unzioni sacre; edens, la manducazione dei cibi benedetti; confessus, la recita del Confiteor e altri atti di umiliazione; dans, l’elemosina e in genere le opere di misericordia; benedicens, le molteplici benedizioni impartite su persone e cose. Seguendo le indicazioni del CIC, gli autori moderni enumerano i sacramentali secondo un altro criterio. Prima distinguono fra cose e azioni, poi dividono le cose in benedette, consacrate, esorcizzate, e le azioni in benedizioni, consacrazioni ed esorcismi. Va precisato (cf. E. Doronzo, De Sacramentis in genere, Milwaukee 1947, p. 544) che le benedizioni e le consacrazioni non verificano esattamente il concetto di sacramentali fissato dal CIC quando implicano soltanto una separazione delle cose dall’uso profano e pertanto una certa santità legale, ma quando importano pure l’impetrazione di qualche effetto spirituale. Gli esorcismi rientrano nella definizione del CIC solo in quanto l’espulsione o la repressione del demonio è oggetto di impetrazione della Chiesa, non in quanto dalla Chiesa è operata con l’esercizio di quel potere di comando sui demoni che Cristo le conferì. Quelle stesse opere buone a cui la Chiesa ha annesso l’acquisto di indulgenze per i vivi, non verificano la definizione del CIC, per la ragione che il beneficio dell’indulgenza ai vivi non è effetto dell’impetrazione della Chiesa, ma dalla Chiesa è conferito con l’esercizio di quel potere di giurisdizione, per il quale fu costituita depositaria dei meriti e delle soddisfazioni di Cristo e dei santi.
Precisato questo, si può affermare che la divisione moderna è più scientifica, perché fondata sulle diverse specie di impetrazione, nota essenziale del sacramentale; è inoltre esauriente, perché tutti i sacramentali possono farsi rientrare nei vari membri della medesima; infatti, o l’impetrazione è legata all’uso di una cosa permanente (sacramentali-cose) o consiste in un’azione transitoria (sacramentali-azione). Inoltre, l’impetrazione o riguarda beni positivi (benedizioni o consacrazioni) o riguarda l’allontanamento dei mali (esorcismi). La differenza fra consacrazioni e benedizioni consiste nel fatto che le consacrazioni hanno sempre per effetto di separare in modo stabile un oggetto o una persona dall’uso profano (pertanto in esse le unzioni accompagnano le parole), nelle benedizioni, invece, si usano solo le parole, e soltanto le benedizioni costitutive, a differenza di quelle semplicemente invocative, comportano una separazione stabile dall’uso profano.

III. Efficacia dei sacramentali. La questione presenta due aspetti: quale sia la natura di tale efficacia, ossia il modo secondo cui operano i sacramentali, e quali siano in particolare gli effetti ottenuti.

1) I sacramentali si possono considerare anzitutto come cerimonie, e come tali posseggono, di loro natura, la virtù di suscitare nell’animo conoscenze e sentimenti religiosi. Inoltre, come atti buoni, hanno un valore meritorio per chi li compie. Finalmente, sono dotati di una speciale efficacia in quanto informati dalla impetrazione della Chiesa. È appunto questa l’efficacia propria dei sacramentali, la cui natura è precisata dai seguenti rilievi: a) i sacramentali non sono strumenti di cui Dio si serva per santificare le anime, ma azioni con le quali la Chiesa sollecita da Dio il conferimento di Grazie; b) l’efficacia dei sacramentali, in quanto deriva dall’impetrazione della Chiesa, non dipende, come da causa, dalle disposizioni morali del ministro o del soggetto. Pertanto si dice che i sacramentali non agiscono «ex opere operantis ministri vel subiecti», e in ciò convengono con i Sacramenti; da essi però differiscono perché l’efficacia di questi è «ex opere operato». Si può porre la questione se, oltre a questa efficacia, fondata sull’intercessione della Chiesa, i sacramentali non ne posseggano un’altra «ex opere operato». Il CIC non ne fa menzione. Parecchi autori (p. es., Michel) l’affermano a proposito di quei sacramentali che hanno per effetto di dedicare cose o persone al servizio divino; infatti, il rito esterno, obiettivamente preso e compiuto secondo le norme prescritte, quando il soggetto non oppone impedimento, produce l’effetto di consacrare la cosa o la persona al servizio divino. Altrettanto si può affermare di quei sacramentali a cui la Chiesa ha annesso una qualche indulgenza. Questi effetti non sono dovuti alla intercessione e ai meriti né del ministro o del soggetto, né della Chiesa, ma alla semplice posizione del rito esterno, il quale, tuttavia, possiede tale virtù per istituzione della Chiesa. Si può pertanto ritenere che alcuni sacramentali producono l’effetto della deputazione al culto divino o della remissione della pena temporale «ex opere operato, vi institutionis ipsius Ecclesiae». Però non si deve dimenticare che, stando alla definizione del CIC, la deputazione al culto divino e l’indulgenza concessa ai viventi non rientrano negli effetti specifici dei sacramentali, perché non si conseguono per impetrazione della Chiesa; c) va osservato, infine, che posto il rito, secondo le norme prescritte, ne consegue infallibilmente l’impetrazione della Chiesa, ma il conseguimento degli effetti impetrati è condizionato a tutti i requisiti da cui dipende l’efficacia della preghiera in genere. Nel caso, trattandosi di una impetrazione fatta dalla Chiesa, sposa di Cristo, le condizioni da parte del soggetto che prega si verificano sempre; ma potrebbero mancare i requisiti da parte della cosa impetrata o della persona, per la quale si prega.

2) Il CIC parla in genere di effetti specialmente spirituali. La maggior parte degli autori li distribuisce nelle seguenti categorie: a) grazie attuali che eccitano a compiere atti di fede, di speranza, di carità, di penitenza, ecc.; b) allontanamento o repressione del demonio; c) beni temporali, come la salute, il tempo buono, ecc. sempre però nella misura in cui conducono alla salvezza eterna e rientrano nel piano della Provvidenza ordinaria di Dio.
3) Incertezze e divergenze esistono fra gli autori riguardo alla questione se ed in qual senso l’efficacia dei sacramentali si estenda alla Grazia santificante, alla remissione dei peccati veniali e della pena temporale. Sembra evidente che la questione proposta si debba risolvere nei termini seguenti: a) come ogni preghiera, così anche quella ecclesiastica incorporata nei sacramentali, può avere per oggetto qualunque beneficio, quindi anche la conversione dei peccatori, il conferimento o la conservazione della Grazia santificante, il perdono dei peccati mortali e veniali, la remissione della pena temporale; b) qualora si chieda se questi benefici, dalla Chiesa intesi, possano essere direttamente conferiti da Dio, in modo che il conferimento consegua immediatamente nell’ordine della realtà l’impetrazione della Chiesa, si deve rispondere che, secondo il comune parere dei teologi, l’infusione della Grazia santificante e quindi anche il perdono dei peccati mortali non si possono conseguire che per la via dei Sacramenti «ex opere operato» e per quella carità perfetta o delle opere meritorie «ex opere operantis…». Quando, perciò, si chiede al Signore la santificazione delle anime, direttamente si ottengono solo le Grazie attuali che dispongono l’individuo all’uso dei Sacramenti o la compimento di quelle opere buono a cui Dio ha connesso la santificazione. Pertanto, l’infusione della Grazia santificante e il perdono dei peccati mortali non possono costituire un effetto immediato dei sacramentali. Riguardo ai peccati veniali, per la loro analogia con le colpe gravi, si deve pensare che i sacramentali non ottengono immediatamente il perdono di essi, ma che direttamente ottengono solo quelle Grazie che sono particolarmente indicate a suscitare sentimenti di penitenza, con cui vengono cancellati i peccati veniali.
La questione intorno alla remissione della pena temporale, può riassumersi in tre punti: a) la Chiesa ha il potere di istituire i sacramentali che abbiano l’efficacia di condonare immediatamente la pena temporale; b) anzi, un simile sacramentale esiste di fatto, a vantaggio delle anime purganti, ed è tutta la liturgia dei defunti. Pertanto, se le preghiere della Chiesa possono ottenere immediatamente la remissione della pena temporale per i defunti, non si vede perché non la possano ottenere anche per i viventi; c) ma è probabile che non esista nessun sacramentale ordinato a questo scopo specifico riguardo ai viventi.

IV. L’istituzione dei sacramentali. Che la Chiesa, ed essa sola, abbia il potere di istituire i sacramentali, risulta dalla sua prassi costante, dalla decisione del CIC (can. 1145) e dalla natura stessa delle cose. È evidente, infatti, che il potere sacerdotale di santificazione di cui essa è dotata comporta anche il diritto e il dovere, come di regolare il culto in genere così anche di istituire riti e cerimonie con valore impetratorio. È altrettanto evidente che un rito avente il valore di esprimere i voti e le aspirazioni della Chiesa non possa provenire che da essa. Nella tradizione ecclesiastica, mentre si trova inculcato, con insistenza, il principio che la Chiesa non può mutare la sostanza dei Sacramenti perché di origine divina, si è sempre riconosciuto, e dal Concilio di Trento definito, che la Chiesa può mutare a piacimento le cerimonie del culto; il CIC esplicitamente attribuisce alla Santa Sede il diritto di istituire nuovi sacramentali e di mutare, abrogare, autenticamente interpretare quelli vecchi (can. 1145); ciò equivale ad ammettere che tutti i sacramentali sono d’istituzione ecclesiastica.

V. Amministrazione dei sacramentali. 1) Il rito esterno. Ci si deve attenere scrupolosamente alle norme liturgiche (can. 1148 § 1); le benedizioni e le consacrazioni sono invalide se non si usa la formola prescritta (ibid. § 2). In genere i sacramentali vanno trattati con riverenza; in particolare, poi, le cose consacrate o benedette, con benedizione costitutiva, non possono essere volte ad uso profano o diverso dal loro, nemmeno se si trovano in possesso di persone private (can. 1150); così, p. es., non è lecito servirsi dell’acqua benedetta per dissetarsi. 2) Il ministro. Fissato il principio generale che legittimo ministro è soltanto il chierico, il quale ne abbia ricevuto il potere e non sia impedito di esercitarlo dalla competente autorità (can. 1146), il CIC scende ai casi particolari. Per le consacrazioni, ministro valido è solo il vescovo e chi ne ha l’autorizzazione per diritto (come i cardinali) o per indulto apostolico (can. 1147 § 1). Le benedizioni che non siano riservate al Romano Pontefice, o ai vescovi, o ad altri possono essere date da qualunque sacerdote (ibid. § 2); ma anche le benedizioni riservate, quando sono impartite da un semplice sacerdote senza necessaria autorizzazione, restano valide sebbene illecite, a meno che la S. Sede, promulgandone la riserva, non abbia deciso diversamente (ibid. § 3). I diaconi e i lettori possono dare validamente e lecitamente soltanto le benedizioni che a loro sono espressamente concesse dal diritto (ibid. § 4). Per gli esorcismi v. la voce relativa. 3) Il soggetto. Le benedizioni devono essere impartite dapprima ai cattolici, per ottenere loro il lume della fede o, con esso, la salute del corpo (can. 1149). Gli esorcismi possono essere fatti anche sui non cattolici e sugli scomunicati (can. 1152).

Bibl.: oltre ai trattati di teologia sacramentaria, cf. F. Probst, Sakramente und Sakramentalien in den drei ersten christ. Jahrh., Tubinga 1872; F. Schmid, Die Sakramentalien der kathol. Kirche in ihrer Eigenart beleuchtet, Bressanone 1896; G. Arendt, De sacramental. disquisitio schol.-dogm, Roma 1900; A. Franz, Die kirchl. Benediktionen im Mittelalter, 2 voll., Friburgo in Br. 1909; I. L. Poschang, The Sacramentals according to the CIC, Washington 1925; A. C. Gasquet. Sacramentalien, S. Paolo (Minnesota) 1928; A. Michel, Sacramentaux, in DThC, XIV, coll. 465-82; G. Lefebvre, Liturgie, 5a ed., Parigi-Roma 1936, pp. 81-90; A. D. Sertillanges, La Chiesa, II, trad. it., Alba 1949, pp. 7-15.

(Antonio Gaboardi, Sacramentali, in Enciclopedia Cattolica, X, Ente per l’Enciclopedia Cattolica e per il Libro Cattolico, Città del Vaticano 1953, col. 1555-1558)

Trascrizione a cura di Salvatore Di Simone

 


e… dalla TRADIZIONE riportiamo:

L’acqua dell’Epifania è un’arma potente contro Satana

BLESS

La Chiesa di Aquileia conserva traccia di un’antica tradizione che propone un esorcismo alla vigilia dell’Epifania.

Quella dell’Epifania è – si sa – “la festa dei Re Magi”, ma è tale soltanto in Occidente, e più precisamente a partire da un’acquisizione romana poi esportata in Europa (fortunatissima in Germania) e nel mondo. Storicamente però era la significazione battesimale di una datazione orientale del Natale, e poi ha accolto in sé i sensi dell’adorazione dei Magi e del segno di Cana.

Le tracce di questo antichissimo processo restano in buona parte poco perspicue, ma qualcuna ne permane nella tradizione di Aquileia, in cui si trova ancora una benedizione speciale dell’acqua dell’Epifania in memoria di quando, scendendo nelle acque del Giordano, Cristo le santificò per sempre.

La benedizione dell’acqua all’Epifania è stata mantenuta dai cattolici orientali, ma anche in Occidente, nell’oasi aquileiense, c’era una cerimonia opzionale che rendeva omaggio a questa tradizione:

Il rito aveva la struttura tipica della missa sicca, ovvero di quella celebrazione, tipica della pietà medioevale, che riproduceva la struttura della Messa, omettendo però l’Offertorio e la Consacrazione. L’uso di benedire l’acqua la vigilia del giorno dell’Epifania è invece di origine palestinese. Molto presto infatti (IV sec) si era consolidata in Oriente l’usanza di battezzare i catecumeni, oltre che nella notte di Pasqua, anche in questo giorno, che nella tradizione orientale coincideva anche con la festa del Battesimo di Gesù.
In seguito il rito si diffuse nell’area aquileiese, forse tramite la chiesa di Grado, che restò a lungo sottoposta ai Bizantini (anche in Calabria, zona a lungo legata a comunità di origine greca si trova un rito analogo), anche se alcuni studi ipotizzano la presenza di tale rito già in epoca precedente al dominio bizantino. Nel 1890 il rito fu abolito dalla S. Congregazione dei Riti.

In seguito alle proteste dei fedeli delle diocesi, anche se radicalmente abbreviato e privato di ogni accenno al battesimo di Cristo, fu in qualche modo ristabilito.
Il rito, oggi, utilizza la stessa struttura del rito antico.

Da A. Persic, Benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania, Arcidiocesi di Udine

Questa benedizione pone tuttavia meno enfasi sulla commemorazione del Battesimo di Gesù e più sulla natura simbolica dell’acqua come agente di pulizia.

In questo modo, la benedizione dell’acqua dell’Epifania si usa per espellere Satana e tutti i suoi angeli demoniaci.

È una benedizione potente, che usa un linguaggio forte per invocare il potere di Dio sul male. Ci ricorda il potere spirituale dell’acqua benedetta e ci esorta a usarla con fede, confidando nell’aiuto protettore di Dio sui nostri nemici spirituali.

Ecco un estratto della preghiera, che è piuttosto lunga:

Noi ti esorcizziamo, spirito immondo, presenza satanica, invasione del nemico infernale, legione, riunione e setta diabolica, in nome e potere di nostro Signore Gesù Cristo sii sradicato dalla Chiesa di Dio e dalle anime riscattate con il prezioso Sangue del Divino Agnello.

D’ora innanzi non osare più, perfido serpente, ingannare il genere umano, perseguitare la Chiesa di Dio e scuotere crivellare, come frumento, gli eletti di Dio.

Te lo comanda Dio Padre, te lo comanda Dio figlio, te lo comanda Dio Spirito Santo. Te lo comanda il Cristo Verbo eterno di Dio, fatto carne…

Dunque, dragone maledetto e tutta la legione diabolica, noi ti scongiuriamo, per il Dio vivo, per il Dio vero, per il Dio santo, per il Dio che ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio unigenito, chi crede in Lui non perirà, ma avrà la vita eterna; cessa di ingannare le umane creature e di versare su di loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuocere alla Chiesa e di mettere i lacci alla sua libertà. Vattene, Satana, inventore e maestro di inganni, nemico della salvezza dell’uomo. Cedi il posto al Cristo, in cui non hai trovato alcuna delle tue opere; cedi il posto alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che Cristo stesso ha comprato con il Suo sangue. Umiliato sotto la potente mano di Dio, trema, fuggi all’invocazione fatta da noi del Santo e terribile nome di Gesù, che fa tremare l’inferno…

La tradizione di Aquileia, forse mutuata da Grado, è stata restituita alla luce di una rinnovata comprensione tramite la conduzione e la pubblicazione di uno studio storico-filologico curato da don Loris Della Pietra, Alessio Persic, Gabriele Zanello, pre Josef Cjargnel e Giovanni Zanetti. Don Della Pietra, direttore dell’Ufficio Liturgico della Diocesi di Udine, ha così esposto l’interesse del lavoro:

L’aspetto interessante nello studio delle fonti di questa tradizione che in Friuli ancora resiste è lo stretto legame con la tradizione orientale. Questo certo si sapeva, ma analizzando in particolare i due rituali di Gemona e di Lestans, che risalgono al Cinquecento, troviamo una costanza di elementi certamente nei testi, ma anche, ad esempio, in un gesto: l’immersione della croce nell’acqua. A Trieste il 6 gennaio, quando la comunità greca fa la benedizione sulle rive del mare, vediamo che viene gettata una croce che un fedele va poi a riprendere. Si tratta di un elemento che indica, per Oriente e Occidente, una matrice comune. La benedizione dell’acqua, nella vigilia dell’Epifania, era la celebrazione del Battesimo del Signore. Fino alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II non esisteva in Occidente una festa specifica per il Battesimo del Signore, ma nella tradizione aquileiese e di alcune zone della Dalmazia proprio questa benedizione dell’acqua lo celebrava in maniera solenne.

Fonte

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