“… è però divenuto da tempo evidente che, accanto alla Chiesa, non si è unicamente creato un vacuum, uno spazio vuoto, ma si è costituita una sorta di anti-Chiesa… una “grande lotta ingaggiata dal laicismo contro il Cristianesimo”. Esistono modi di pensare ben rodati che devono essere imposti a tutti. (..) In realtà si tratta di uno sviluppo che conduce sempre più a una rivendicazione intollerante da parte di una nuova religione che pretende essere valida per tutti perché razionale, anzi, perché è la ragione stessa che sola conosce e che quindi determina anche ciò che è rilevante per ognuno. La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa. (..) Credo necessario denunciare con forza questa minaccia. Nessuno è costretto ad essere cristiano. Ma nessuno deve essere costretto a vivere secondo la “nuova religione”, come fosse l’unica e vera, vincolante per tutta l’umanità.” (Benedetto XVI – passaggi tratti da “Luce del mondo”)
Offriamo ampi stralci, dal pensiero di Benedetto XVI su “La Chiesa”, il dialogo, l’ortodossia, la sana dottrina, il cammino ecumenico e i Novissimi; due parole anche sul Messaggio di Fatima, il tutto da noi liberamente tratto dal libro-intervista “Luce del mondo” Una conversazione con Peter Seewald – del 2010.
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Alcuni passaggi:
D. Secondo il vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Muller, fra cattolici e ortodossi l’unità si sarebbe raggiunta per il 97%. Il mancante 3% sarebbe dovuto a questioni relative al Primato ed alla giurisdizione del Papa. Lei non solo ha tolto dal Suo stemma la tiara quale simbolo del potere temporale ma ha anche fatto cancellare dai Suoi appellativi il titolo di “Patriarca d’Occidente”. Il Vescovo di Roma sarebbe soltanto un primus inter pares. Nel 2000, quando era ancora cardinale, significativamente nella dichiarazione “Dominus Iesus”, che reca la Sua firma, spiegò che esistono “vere Chiese particolari”, “sebbene manchi la piena comunione con la Chiesa Cattolica, in quanto non accettano la dottrina cattolica del Primato”. Benedetto XVI riformerà il Papato a pro dell’unità del Cristianesimo?
R. Adesso naturalmente sarebbero necessarie alcune precisazioni. “Il primo fra pari” non è esattamente la formula in cui crediamo noi cattolici. Il Papa è primo ed ha anche funzioni e compiti specifici. In questo senso non sono tutti pari. “Primo fra pari” è una formula che l’Ortodossia accetterebbe senz’altro. Essa riconosce che il Vescovo di Roma, il Protos, è il primo, e questo fu già stabilito nel Concilio di Nicea. Tuttavia, la questione è: egli ha compiti specifici oppure no? Anche la citazione tratta dalla “Dominus Iesus” è complessa. Si tratta però di controversie che richiederebbero una più accurata spiegazione di quella che ora il tempo ci consente di dare…
D. Significa che Papa Ratzinger contraddice il cardinale e il custode della fede Ratzinger?
R. No, io ho difeso l’eredità del Concilio Vaticano II e di tutta la storia della Chiesa. Il passo citato significa che le Chiese orientali sono vere Chiese particolari, sebbene non siano in comunione con il Papa. In questo senso l’unità con il Papa non è costitutiva per le Chiese particolari. Però è senz’altro così che la mancanza di unità è anche una mancanza interna della Chiesa particolare. Infatti, la Chiesa particolare è preordinata ad appartenere ad un insieme. Per questo la mancata comunione con il Papa rappresenta, per così dire, un’insufficienza di questa cellula vitale. Resta una cellula, può chiamarsi Chiesa, ma nella cellula manca un elemento, e cioè il collegamento con l’intero organismo.
Non sarei nemmeno così coraggioso come il vescovo Muller da affermare che al ristabilimento della piena unità manca solo il 3%. Ci sono soprattutto enormi differenze storiche e culturali. Al di là delle questioni dottrinali, c’è ancora del cammino da fare in quel venirsi incontro fatto di passi che sgorgano dal cuore. Di conseguenza non oserei nemmeno fare profezie relative ai tempi.
E’ importante che ci vogliamo veramente bene, che siamo in una unità profonda, che ci veniamo incontro e che collaboriamo quanto più possiamo, cercando di lavorare insieme sulle questioni ancora aperte. E nel fare tutto questo, dobbiamo sempre tenere presente che Dio deve aiutarci, che da soli non ce la facciamo.
Di fatto bisogna ammettere che il Protestantesimo ha compiuto passi che lo portano lontano da noi, come l’ordinazione delle dorme, l’accettazione delle coppie omosessuali ed altre cose simili. Inoltre, altre prese di posizione su problemi etici e modi di conformarsi allo spirito attuale rendono difficile il dialogo.
D. E per quanto riguarda la definizione di ciò che è Chiesa, nemmeno un Papa può dire altro?
R. No. Non è nella sua disponibilità. È vincolato al Concilio Vaticano II.
D. In Occidente la Chiesa Cattolica Romana vive un cambiamento senza precedenti, soprattutto anche dal punto di vista quantitativo. (…)
Lei stesso, già nel 1971, affermava che la Chiesa “ridiventerà piccola, in larga misura dovrà ricominciare da capo”, non riuscirà più a riempire molte delle costruzioni edificate nel periodo di alta congiuntura e, insieme al numero dei fedeli, perderà anche molti privilegi nella società. L’attuale Chiesa di massa, dicono alcuni, corrisponderebbe ormai solo ad una “amministrazione dell’incredulità di fatto”. Il metro di giudizio della Chiesa non potrebbe essere il successo esteriore; perché se si dà la precedenza alla massa dei credenti, i contenuti vanno in secondo piano, a favore del semplice esserci. La Chiesa di massa si avvicina alla sua fine?
R. Da una prospettiva universale, il quadro cambia da caso a caso. In molte parti del mondo una Chiesa di massa non c’è mai stata. In Giappone i cristiani rappresentano una piccola minoranza. In Corea sono una forza viva, in espansione, che riesce ad influenzare anche la pubblica opinione, ma una Chiesa di massa non c’è. Nelle Filippine i cristiani sono Chiesa di massa, ed anche oggi un filippino è semplicemente cattolico: con gioia ed entusiasmo. D’altro canto, i cristiani in India sono una minoranza marginale, anche se socialmente significativa, sui cui diritti dibatte aspramente una società che riconosce la propria identità nell’induismo.
Come detto, la situazione è molto differente a livello mondiale. È giusto affermare che in Occidente l’identificazione tra popolo e Chiesa va diminuendo.
In Germania dell’Est questo processo è già in forte stato di avanzamento: qui i non battezzati sono già la maggioranza. Similmente, in molte parti del mondo occidentale il numero dei cristiani va assottigliandosi. Sussiste tuttavia una identità culturale definita ed anche voluta dal Cristianesimo. Ricordo cosa mi disse un politico francese: “Sono un ateo protestante”. Significa che sono ateo, e tuttavia mi considero ancorato alla radice del protestantesimo.
D. La Chiesa Cattolica è il primo e più grande global player della storia mondiale. Tuttavia, com’è noto, non è un’industria e il Papa non ne è il capitano. Quale è la differenza fra il Suo ministero e la gestione di una multinazionale?
R. Non siamo un centro di produzione, non siamo un’impresa finalizzata al profitto, siamo Chiesa. Siamo una comunità di persone che vive nella fede. Il nostro compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite. Il nostro compito è vivere esemplarmente la fede, annunciarla; e mantenere in un profondo rapporto con Cristo e così con Dio stesso non un gruppo d’interesse, ma una comunità di uomini liberi che gratuitamente dà, e che attraversa nazioni e culture, il tempo e lo spazio.
D. Alcuni considerano un’esclusione, altri addirittura una discriminazione il fatto che solo i cattolici possano ricevere l’Eucaristia. Come anche solo parlare di unità dei cristiani, se non si è nemmeno disposti a celebrare insieme intorno all’altare il Memoriale del Signore? Che dice il Papa in proposito?
R. Non solo la Chiesa Cattolica ma tutta l’Ortodossia insegna che può ricevere l’Eucaristia solo chi nella fede appartiene totalmente ad essa.
Il Nuovo Testamento e i Padri della Chiesa ci dicono inequivocabilmente che l’Eucaristia è il cuore della Chiesa, la vita nel corpo di Cristo, nell’unica comunità. Per questo l’Eucaristia non è un rito sociale qualsiasi, nel quale ci si incontra amichevolmente, bensì espressione dell’Essere al centro della Chiesa. Non può essere dunque dissociata da questa condizione dell’appartenere, semplicemente perché essa è l’atto stesso dell’appartenere.
D. Un quotidiano tedesco ha scritto che il Papa di Roma è da condannare già solo per il fatto di urtare, con le sue posizioni, quella “religione” che oggi “vige in questo Paese”, e cioè “la religione della società civile“. È forse nato un nuovo Kulturkampf, come sostiene Marcello Pera? L’ex Presidente del Senato italiano parla di una “grande lotta ingaggiata dal laicismo contro il Cristianesimo”.
R. Si sta diffondendo un’intolleranza di tipo nuovo, è evidente. Esistono modi di pensare ben rodati che devono essere imposti a tutti. E che vengono promossi in nome della cosiddetta tolleranza negativa. Come, ad esempio, quando si dice che in virtù della tolleranza negativa non devono esserci crocifissi negli edifici pubblici. In fondo così sperimentiamo l’eliminazione della tolleranza, perché in realtà questo significa che la religione, che la fede cristiana non possono più esprimersi in modo visibile….
D. Sorge “una dittatura del relativismo” Lei disse nell’omelia della Messa di apertura del conclave, “che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
R. Ed è proprio per questo che noi dobbiamo avere l’audacia di dire: sì, l’uomo deve cercare la verità; egli è capace di verità. È chiaro che la verità comporta criteri di verificabilità. E sempre deve andare anche mano nella mano con la tolleranza. Così la verità ci mostra anche quei valori permanenti che hanno reso grande l’umanità. Per questo deve essere nuovamente imparata ed esercitata l’umiltà di riconoscere la verità e farla diventare criterio di misura.
La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa. C’è il pericolo che la ragione, la cosiddetta ragione occidentale, sostenga di avere finalmente riconosciuto ciò che è giusto e avanzi così una pretesa di totalità che è nemica della libertà. Credo necessario denunciare con forza questa minaccia. Nessuno è costretto ad essere cristiano. Ma nessuno deve essere costretto a vivere secondo la “nuova religione”, come fosse l’unica e vera, vincolante per tutta l’umanità. (vedi anche qui)
D. Anche la rivelazione della doppia vita del fondatore della comunità religiosa dei “Legionari di Cristo”, Marciai Maciel Degollado, ha scosso la Chiesa. Accuse di abusi nei riguardi di Maciel, morto negli Stati Uniti nel 2008, circolavano già da anni.
R. Purtroppo abbiamo affrontato la questione solo con molta lentezza e con grande ritardo. In qualche modo era molto ben coperta e solo dal 2000 abbiamo iniziato ad avere dei punti di riferimento concreti (si legga qui). Era necessario avere prove certe per essere sicuri che le accuse avessero un fondamento. (..) Tutto quello che è menzogna e occultamento, non deve essere. Purtroppo nella storia della Chiesa ci sono sempre state epoche in cui si sono verificate queste situazioni che poi si allargano per così dire proprio sulla scia del clima spirituale del tempo. Il problema di fondo è la sincerità.
MARIA E IL MESSAGGIO DI FATIMA
D. Al contrario del suo predecessore, Lei è considerato un teologo con un orientamento più cristocentrico che mariano. Eppure solo un mese dopo la Sua elezione Lei esortò i credenti radunati a Piazza San Pietro ad affidarsi alla Madonna di Fatima. Nel corso della sua Visita a Fatima nel maggio 2010 usò parole spettacolari: l’avvenimento di 93 anni fa, quando il cielo si è aperto proprio sul Portogallo, è “come una finestra di speranza che Dio apre quando l’uomo Gli chiude la porta”. Proprio il Papa che il mondo conosce come il difensore della ragione ora dice:
“La Vergine Maria è venuta dal Cielo per ricordarci la verità del Vangelo“.
R. È vero, sono cresciuto in una pietà anzitutto cristocentrica, come si era andata sviluppando tra le due guerre attraverso un rinnovato accostarsi alla Bibbia e ai Padri; in una religiosità che coscientemente ed in misura pronunciata veniva nutrita attraverso la Bibbia e dunque era orientata a Cristo. Di questo però fa sempre parte certamente la Madre di Dio, la Madre del Signore. (…)
Così bisogna dire che la fede ha una storia. L’ha evidenziato il cardinale Newman. La fede si sviluppa. E di questo fa parte anche una manifestazione sempre più potente della Madre di Dio nel mondo, come guida, come luce di Dio, come la Madre attraverso la quale possiamo riconoscere il Padre e il Figlio. Dio ci ha dato perciò dei segni; proprio nel XX secolo. Nel nostro razionalismo e di fronte alle nascenti dittature, ci mostra l’umiltà della Madre che appare a dei bambini dicendo loro l’essenziale: fede, speranza, amore, penitenza, conversione.
E così capisco anche che le persone qui trovino per così dire delle finestre. A Fatima ho visto centinaia di migliaia di persone che, attraverso quello che Maria aveva confidato a dei bambini, in questo mondo pieno di sbarramenti e chiusure, ritrovano in certo qual modo l’accesso a Dio.
D. Il famoso “Terzo segreto di Fatima” venne pubblicato solo nell’anno 2000 dal cardinale Joseph Ratzinger su disposizione di Giovanni Paolo II. … Lei dice: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”. Cosa intende? Significa che il messaggio di Fatima in realtà ancora non si è compiuto?
R. Nel messaggio di Fatima bisogna tenere distinte due cose: vi è da un lato un preciso avvenimento, rappresentato in forma di visione, dall’altro la cosa fondamentale, della quale qui si tratta. Il punto non era soddisfare una curiosità. In questo caso avremmo dovuto pubblicare il testo molto prima. No, il punto è lasciare intendere un momento critico nella storia: quello nel quale si scatena tutta la forza del male, che si è cristallizzata nelle grandi dittature e che, in altra forma, agisce anche oggi. Si trattava poi della risposta a questa sfida.
Infine… l’escatologia, Apocalisse, le cose ultime…
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Ricordiamo anche: J.Ratzinger “Dio e il mondo” ampi stralci dall’imponente libro-intervista del 2000
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