Catechista risponde: Come si può spiegare ai bambini la Quaresima?

Rispondiamo ad una e-mail interessante che ci chiede come sia possibile, oggi, far capire a dei bambini che cosa è la Quaresima e come viverla. Difficoltà, queste, che nascono come ci è stato raccontato, anche dal dramma che in famiglia come in parrocchia, esclusa la Via Crucis che si fa di venerdì comunitariamente e spesso senza alcuna convinzione ma come teatralità, non si vive più questo Tempo con l’austerità dovuta e, di conseguenza, crescono le difficoltà a spiegare, comprendere e mettere in pratica ciò che questo Tempo richiede.

Per i nostri Amici “non vedenti”, e chi volesse, abbiamo anche un breve audio che parte solo con le domande dei bambini e la risposta a loro, il resto lo trovate nell’articolo a seguire, integralmente.

 


Carissima R.

grazie per l’e-mail profonda e molto preoccupata sull’argomento. Veniamo subito al sodo perché hai messo davvero tanta carne sul fuoco! Questa prima parte sarà dedicata alle risposte agli adulti, ai Catechisti e ai genitori interessati, come richiesto nella e-mail, l’ultima parte in basso la dedicheremo alle risposte per i bambini. Naturalmente, dopo aver letto le nostre risposte, date anche sana creatività ai contenuti, cioè, sentitevi liberi di esprimere il tutto a parole vostre, ma rimanendo fedeli ai contenuti dottrinali.

Segnaliamo che in questo link, abbiamo già cercato di spiegare che “parlare del peccato” a dei bambini si può e si deve, con le dovute misure, così come ci ha insegnato la Beata Vergine Maria a Fatima, quando Ella fece vedere persino l’inferno ai tre Pastorelli che erano davvero piccoli. Ma è anche fondamentale spiegare che la Quaresima non è un tempo cupo e triste, piuttosto è un vero Tempo di Grazia, se vissuto come dev’essere vissuto! Vi aiuteremo anche con le immagini, qui di lato al testo, che potrete scaricare dopo averle ingrandite, passando sopra con il mouse.

Segnaliamo anche che in questo link abbiamo offerto alcune risposte ricorrenti in questo Tempo quali sul Digiuno, sulle penitenze, sulla vera carità…

Tutto questo ed altro materiale deve servire prima di tutto a “noi” che abbiamo la missione e la vocazione del “Catechista”, o siamo genitori, perchè è bene essere chiari subito che spesse volte il problema non sono affatto i bambini “perché sono bambini“, ma il problema siamo noi adulti che abbiamo difficoltà a credere ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. I genitori – per esempio – che vivono una fede (non adulta ma matura) retta ed onesta nella dottrina del Vangelo, hanno idee chiare sul come crescere i figli e mandare avanti la Famiglia, riusciranno a superare molti ostacoli e a procedere nella giusta via, ma laddove ci fossero genitori immaturi, confusi essi stessi sulle loro vite, finiranno per distruggere se stessi e la famiglia, senza riuscire a dare qualcosa di veramente sostanzioso ai propri figli.

Così è per il compito del Catechista. Un Catechista cresciuto  e formato nell’eresia Modernista, nell’eresia progressista del tutto facile, della via larga e dell’allergia al Catechismo, alla sana dottrina, finiranno per non insegnare nulla di buono ai bambini loro affidati. E’ fondamentale che sia il Catechista, prima di tutto, a prepararsi con coscienza al compito che deve svolgere che è il servizio alla Verità, e non una proclamazione delle proprie opinioni.

Chiarito questo, si spiega così anche perché proponiamo molto materiale di apologetica, dottrina e Catechesi, che non sono “nostre opinioni”, quanto un vasto materiale di studio preso dalla autentica Dottrina della Chiesa di tutti i tempi.

Proviamo ora a rispondere alle tue singole domande:

  • Gesù ha digiunato 40 giorni e 40 notti, si legge nella Scrittura (Mt.4,2), ma come spiegarlo a dei bambini? E come parlare loro del digiuno oggi? E come far capire loro cosa è il peccato?

Rispondiamo:

Innanzi tutto dire loro la verità così come è riportata nel Vangelo. Attenzione a  coloro che aprono il discorso affermando che: “Prima di rispondere a questa domanda occorre fare una puntualizzazione che – intanto – a quell’epoca non c’erano i registratori, perciò non sappiamo come andarono le cose; poi i quaranta giorni di Gesù nel deserto forse non corrispondono neppure ad un digiuno vero e proprio di nostro Signore, ma ad un’esperienza di vita…” e così via, fino a negare l’evidenza dei fatti. Sono falsi maestri.

Il Catechista, un genitore a casa, deve raccontare semplicemente la verità che è riportata nei Vangeli, non deve mai sminuire o tentare di “giustificare” qualcosa, fosse anche, incomprensibile. Si deve AMARE e far amare la Scrittura, familiarizzare con Essa attraverso, per esempio, i Salmi, con i racconti di Gesù e così via, FAMILIARIZZARE non cambiare, non modificare il contenuto.

“Gesù, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame” (Mt 4, 2), punto! Il fatto stesso che “ebbe fame” è già una dimostrazione oggettiva e sufficiente a provare che il dato fornito è reale. Ma come spiegarlo a dei bambini? Innanzi tutto è l’adulto, il genitore, il Catechista che deve essere – per primo – PREPARATO a credere, per poi tentare di aiutare il bambino a capire: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?»(Lc.6,39).

Dunque, il digiuno di Gesù – che poi diventa anche nostro –  nasce dal senso di giustizia che doveva muovere il Signore stesso a riparare la prima disobbedienza fatta da Adamo ed Eva. Il digiuno, scrive il grande san Basilio “nasce in Paradiso” (Gn.2,1-17) e Gesù infatti – novello Adamo come spiega san Paolo – venendo a distruggere quel Peccato che chiamiamo “Originale” (perché qui ha avuto origine tutta questa battaglia), con il suo esempio viene ad indicarci anche la via. Lui ha fatto la sua parte in obbedienza al Padre, ora tocca a noi – dopo aver ricevuto il Battesimo – fare la nostra parte.

Gesù non a caso afferma: «Io sono la via, la verità e la vita»(Gv.14,6). Ma questo digiunare di Gesù si verifica anche per frenare “le tentazioni”, quella vocina del diavolo, quando ci invita a scappare dalle buone battaglie che dobbiamo affrontare, quando ci suggerisce di fare il male. Anche Lui infatti è stato tentato, e la battaglia che ha vinto, l’ha vinta per noi.

I bambini fanno molte domande, lo sappiamo, ma è importante aiutarli a capire che, riguardo ai Vangeli essi devono imparare ad “IMPARARE ad ascoltare“, fidarsi che quel che ascoltano è Parola di Dio E AD AMARLA… e che le domande devono essere fatte per imparare a capire come, questa Parola, può essere vissuta e messa in pratica da loro. Ecco perché è molto importante l’esempio e la testimonianza degli adulti che li circondano. La conoscenza della Scrittura SENZA INSEGNARE AD AMARE GESU’, è inutile, e spesso è anche colpevolezza, perchè senza amare induce alla superbia, ma di questo ne parleremo.

Ed ecco alcune domande tipiche dei bambini, riportate nella e-mail

– Gesù ha digiunato per davvero? E sì! per davvero! E lo ha fatto PER NOI! Ecco perché anche noi siamo invitati, sollecitati (non costretti) a fare qualcosa PER LUI! Gesù ha digiunato a causa dei nostri peccati! Ma Lui lo ha fatto molto volentieri, si è sacrificato per noi fino alla fine, ma lo ha fatto anche per insegnarci che – come ha fatto Lui – così possiamo farlo anche noi.

– Ma noi bambini come possiamo digiunare? Con piccoli gesti, con piccole rinunce quotidiane ma attenzione, una cosa è importante: farlo per AMORE DI GESU’ che lo ha fatto per noi! Ci sono storie autentiche di molti Santi che fin da bambini – dopo aver imparato la storia di Gesù – per amor suo rinunciavano a tante cose. Quando santa Giacinta di Fatima – aveva solo 7 anni – comprese tante cose su Gesù che soffriva per i peccatori e a causa loro, iniziò a fare tante piccole penitenze privandosi per esempio di un dolce, di una merenda, persino di bere l’acqua, affinché Gesù stesso, raggiunto da questi pensieri e gesti di Amore , potesse essere felice e consolato e potesse convertire, salvare qualche anima peccatrice. Così faceva anche  san Francisco di Fatima che di anni ne aveva solo 9. E dicevano tanti Rosari al giorno, in riparazione delle offese che si facevano ai Cuori di Gesù e Maria, e per la conversione dei peccatori.

E’ l’AMORE che Gesù vuole e noi non abbiamo altro che privarci di qualcosa per dimostrarGli quanto davvero pensiamo a Lui, così fece anche la loro cugina di 10 anni, suor Lucia, per tutta la sua vita durata oltre 90 anni.  Un digiunare senza AMARE Gesù, non servirebbe a nulla, così come dire di amare Gesù, ma non essere capaci di rinunciare a nulla per amor Suo, è falsità! Non è vero amore e stiamo mentendo cercando di giustificare il fatto che non vogliamo rinunciare a nulla di ciò che ci piace.

Si devono far conoscere ai bambini le storie dei Santi. Per esempio quando santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa, un giorno stava pregando, pregava tanto, digiunava e faceva penitenze per consolare Gesù dei tanti peccatori che lo offendevano. Ma era stanca, avvilita perché non vedeva la fine di quella pena e non sapeva più come consolare Gesù. Allora un giorno gli dice: “Signore! E’ tanto duro seguirVi, è tanto faticoso…” – e Gesù le disse: “Ma Teresa mia, è così che Io amo i miei amici”. Teresa allora, senza scomporsi rispose subito con la gioia nel cuore: “Ora capisco perché ne avete così pochi, di amici…!” E Gesù le sorrise e la consolò, facendole passare le pene del cuore ed ogni dolore. Perchè va spiegato, che quando Gesù accoglie queste croci, e manda queste pene, non abbandona nessuno che in Lui si rifugia, e manda tante consolazioni e tanta forza.

– Ma io sono piccolo, piccola, non ho fatto peccati, cosa è il peccato? Se il diavolo mi fa le tentazioni, io cosa c’entro?

Questa è una domanda classica alla quale possiamo rispondere così: Gesù ci dice: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?».  Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo»(Mc.7,18-23).

E’ importante insegnare i bambini a leggere i Vangeli, o ad ascoltarli, senza giustificare ciò che non si comprende, senza inventare nulla, senza togliere nulla. E dunque, nessuno “è senza peccato”, voi Bambini lo avete debellato, ucciso, mediante il Battesimo che avete ricevuto (come avvenne anche a noi quando eravamo piccoli come voi), ma state crescendo ed è necessario che prima di accostarvi all’Eucaristia, impariate anche il Sacramento della Confessione, della Penitenza.

Certo, non siete colpevoli di grandissimi e gravi peccati (si spera!) ma il Signore Gesù lo ha spiegato bene: quando abbiamo in noi pensieri cattivi, intenzioni cattive, queste feriscono prima di tutto Gesù stesso, poi degradano noi e finiscono per ferire le persone che stanno attorno a noi. Se qualcuno di voi può dire di non avere davvero pensieri cattivi, intenzioni egoiste (questo è mio e non voglio che nessuno lo tocchi, ecc…), è bene lodare Gesù, ringraziarlo, ma cercare anche di mantenersi così belli dentro al cuore e nella mente! E sarà nel Sacramento della Penitenza che potrete parlare con il sacerdote per capire come siete messi, senza dirlo a nessun altro.

Degradare è appunto l’opera che fa il peccato dentro di noi. Il Battesimo, infatti, ci aveva rivestiti dell’abito bianco, della purezza di Gesù, dell’Amore dello Spirito Santo e togliendo in noi il Peccato Originale, ci aveva riportato ai gradini più alti della purezza, dell’amicizia con il Padre, con il Figlio Gesù e con lo Spirito Santo. Poi cosa accade? Che se un bambino cresce senza coltivare, alimentare questa amicizia con Dio Padre, con Gesù, e se non amiamo lo Spirito Santo, ecco che invece di riempire il cuore e la mente di cose sante, finiamo per riempirli di cose inutili e, peggio ancora, di riempirli di suggerimenti che vengono dal diavolo – del quale però è bene parlare in altra lezione, altrimenti qui si allungherebbe troppo il discorso.

E’ vero che è il diavolo a mettere dentro di noi pensieri cattivi (le tentazioni), ma è anche vero che possiamo cacciarlo via con la Preghiera e il Digiuno, piccoli sacrifici fatti tutti per Amore a Gesù e a Maria, la Mamma che ci guida, e  che noi  non vogliamo assolutamente offendere in nessun modo. Una volta che abbiamo dato ascolto ai pensieri cattivi, a parole offensive, disobbedienze ai genitori, andare a scuola svogliatamente e non voler fare i compiti, non pregare mai e così via, ecco che l’amicizia con Dio, l’amicizia con Gesù comincia a rompersi, questo è il peccato: ci fa rompere l’amicizia che Gesù stesso ha fatto per noi attraverso il Suo digiunare per noi e morire in Croce per noi!

Avete presente i giochi della Lego? Ebbene, quando avete completato il gioco, è tutto molto bello, i pezzi sono incastrati fra di loro ed è tutto uno spettacolo. Ecco Dio Padre, per mezzo di Gesù e con lo Spirito Santo, hanno fatto questo per noi e dentro di noi con il Battesimo. Tutti i pezzi che erano andati in frantumi con il Peccato Originale, Gesù li ha ricomposti una volta per tutte con il Suo Sacrificio sulla Croce che ci ha aperto poi la via ai Sacramenti, e con la Risurrezione e il primo sacramento, il Battesimo, ha fatto in modo che ogni essere umano concepito, una volta nato, potesse vivere questa gioia della salvezza.

Però gli effetti di quella prima distruzione, non sono andati via perché riguardano, ora, la nostra volontà: vogliamo rimanere con Gesù o allontanarci da Lui? A questa domanda possiamo rispondere solo noi e c’è solo un “sì” – come disse Maria all’Arcangelo Gabriele quando Le portò l’Annuncio che sarebbe diventata la Madre di Dio – oppure possiamo dire “no”, come disse il Diavolo. Non c’è la via di mezzo, i tiepidi a Gesù non piacciono affatto!

Se ci allontaniamo da Lui, ciò che Gesù ha operato in noi con il Battesimo, si frantumerà di nuovo e, questa volta, non più per colpa di Adamo ed Eva, ma per colpa nostra. Gesù ha sistemato la disobbedienza di Adamo ed Eva, ma ora tocca a noi. E così ci ha dato non solo il Battesimo, ma anche il Sacramento della Confessione dei peccati, per accostarci al Sacramento dell’Eucaristia…. (dei peccati e Sacramenti si parlerà in altro incontro). La Confessione fatta bene, fatta per Amore a Gesù, imparando ad Amarlo veramente, ci ridona la Grazia del Battesimo, sempre, perché Gesù non si stanca MAI di perdonarci, solo vuole la sincerità del nostro cuore, piccoli gesti, ogni giorno, tutti i giorni, sempre.

A questo cammino serve la Quaresima: riscoprire la Grazia ricevuta nel Battesimo; scoprire quanto Gesù ci ha amati e continua ad amarci; capire come sono importanti i gesti di carità verso di Lui principalmente come la visita – in ginocchio – a Gesù nel Tabernacolo, la preghiera del mattino e della sera, la preghiera prima e dopo il mangiare. Quindi i piccoli gesti di carità verso il prossimo: un vicino di casa in difficoltà, un bambino in classe che ha qualche problema, fare piccole rinunce pensando che donando a chi ha bisogno, noi lo doniamo a Gesù, lo facciamo per amor Suo.

Ma soprattutto, la Quaresima, è mettere ordine dentro i nostri pensieri. E’ il Tempo migliore per capire quanto amiamo davvero Gesù, il Tempo migliore per imparare ad amarLo se ancora non lo abbiamo fatto. E’ il Tempo per familiarizzare con Gesù Crocifisso! Preparare per Lui un angolo delle nostre case, insieme alla Madre, e pregare rivolgendosi a Loro, guardare come è stato ridotto per amor nostro. Quanti di voi hanno in casa un angolo dedicato a Gesù e Maria e ci si ferma a Pregare, a salutarLo? La Quaresima è Tempo di Grazia, tante grazie ci vengono donate se però… facciamo la nostra parte.

Trovare del tempo per stare con Lui, in Sua compagnia e farci aiutare dalla Mamma Sua e nostra con la preghiera dell’Ave Maria, del Padre nostro…. Gesù è stato quaranta giorni nel deserto per noi, così in Quaresima anche noi dobbiamo imparare a stare con Lui il più tempo possibile, e farlo per Amore.

Laudetur Jesus Christus

P.S. I disegni sono stati tratti (e da noi riadattati) dal libretto vocazionale di Suor Mariarosa Guerrini, Monaca agostiniana – Editrice Rogate 2003

 


Catechismo Maggiore di San Pio X

35 D. Che è la Quaresima?
R. La Quaresima è un tempo di digiuno e di penitenza istituito dalla Chiesa per tradizione apostolica.

36 D. Per qual fine è istituita la Quaresima?
R. La Quaresima è istituita:
1.    per farci conoscere l’obbligo che abbiamo di far penitenza in tutto il tempo della nostra vita, di cui, secondo i santi Padri la Quaresima è la figura;
2.    per imitare in qualche maniera il rigoroso digiuno di quaranta giorni, che Gesù Cristo fece nel deserto;
3.    per prepararci coi mezzo della penitenza a celebrare santamente la Pasqua.

37 D. Perché il primo giorno di Quaresima si chiama il giorno delle Ceneri?
R. Il primo giorno di Quaresima si chiama giorno delle Ceneri, perché la Chiesa mette in quel giorno le sacre ceneri sul capo dei fedeli.

38 D. Perché la Chiesa nel principio della Quaresima usa imporre le sacre ceneri?
R. La Chiesa nel principio della Quaresima usa imporre le sacre ceneri, affinché noi ricordandoci che siamo composti di polvere, e colla morte dobbiamo ridurci in polvere, ci umiliamo e facciamo penitenza de’ nostri peccati mentre ne abbiamo il tempo.

39 D. Con quale disposizione dobbiamo noi ricevere le sacre ceneri?
R. Noi dobbiamo ricevere le sacre ceneri con cuor contrito ed umiliato, e con la santa risoluzione di passare la Quaresima nelle opere di penitenza.

40 D. Che cosa dobbiamo noi fare per passar bene la Quaresima secondo la mente della Chiesa?
R. Per passar bene la Quaresima secondo la mente della Chiesa dobbiamo fare quattro cose:
1.    osservare esattamente il digiuno, e mortificarci non solamente nelle cose illecite e pericolose, ma ancora, per quanto si può, nelle cose lecite, come sarebbe moderarsi nelle ricreazioni;
2.    fare preghiere, limosine, ed altre opere di cristiana carità verso il prossimo più che in ogni altro tempo;
3.    ascoltare la parola di Dio non già per pura usanza o curiosità, ma per desiderio di mettere in pratica le verità che si ascoltano;
4.    essere solleciti a prepararci alla confessione, per rendere più meritorio il digiuno, e per disporci meglio alla Comunione pasquale.

41 D. In che consiste il digiuno?
R. Il digiuno consiste nel fare un solo pasto al giorno, e nell’astenersi dai cibi vietati.

42 D. Nei giorni di digiuno oltre l’unico pasto è vietata qualunque altra refezione?
R. Nei giorni di digiuno la Chiesa permette una leggiera refezione alla sera, o pure sul mezzogiorno quando l’unico pasto viene differito alla sera.

43 D. Chi è obbligato al digiuno?
R. Al digiuno sono obbligati tutti coloro che hanno compito il ventesimo primo anno e non ne sono legittimamente impediti.

44 D. Quelli che non sono obbligati al digiuno sono affatto esenti dalle mortificazioni?
R. Quelli che non sono obbligati al digiuno non sono affatto esenti dalle mortificazioni, perché niuno è dispensato dall’obbligo generale di far penitenza e perciò devono mortificarsi in altre cose secondo le loro forze.


CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

PARTE SECONDA 
LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO

SEZIONE SECONDA 
«I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA»

III. La conversione dei battezzati

1427 Gesù chiama alla conversione. Questo appello è una componente essenziale dell’annuncio del Regno: « Il tempo è compiuto e il regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo » (Mc 1,15). Nella predicazione della Chiesa questo invito si rivolge dapprima a quanti non conoscono ancora Cristo e il suo Vangelo. Il Battesimo è quindi il luogo principale della prima e fondamentale conversione. È mediante la fede nella Buona Novella e mediante il Battesimo10 che si rinuncia al male e si acquista la salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova.

1428 Ora, l’appello di Cristo alla conversione continua a risuonare nella vita dei cristiani. Questa seconda conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa che « comprende nel suo seno i peccatori » e che, « santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento ».11 Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana. È il dinamismo del « cuore contrito »12 attirato e mosso dalla grazia13 a rispondere all’amore misericordioso di Dio che ci ha amati per primo.14

1429 Lo testimonia la conversione di san Pietro dopo il triplice rinnegamento del suo Maestro. Lo sguardo d’infinita misericordia di Gesù provoca le lacrime del pentimento15 e, dopo la risurrezione del Signore, la triplice confessione del suo amore per lui.16 La seconda conversione ha pure una dimensione comunitaria. Ciò appare nell’appello del Signore ad un’intera Chiesa: « Ravvediti! » (Ap 2,5.16).

A proposito delle due conversioni sant’Ambrogio dice: « La Chiesa ha l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo, le lacrime della Penitenza ».17

IV. La penitenza interiore

1430 Come già nei profeti, l’appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, « il sacco e la cenere », i digiuni e le mortificazioni, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all’espressione di questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza.18

1431 La penitenza interiore è un radicale nuovo orientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il peccato, un’avversione per il male, insieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza nella misericordia di Dio e la fiducia nell’aiuto della sua grazia. Questa conversione del cuore è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno chiamato « animi cruciatus [afflizione dello spirito] », « compunctio cordis [contrizione del cuore] ».19

1432 Il cuore dell’uomo è pesante e indurito. Bisogna che Dio conceda all’uomo un cuore nuovo.20 La conversione è anzitutto un’opera della grazia di Dio che fa ritornare a lui i nostri cuori: « Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo » (Lam 5,21). Dio ci dona la forza di ricominciare. È scoprendo la grandezza dell’amore di Dio che il nostro cuore viene scosso dall’orrore e dal peso del peccato e comincia a temere di offendere Dio con il peccato e di essere separato da lui. Il cuore umano si converte guardando a colui che è stato trafitto dai nostri peccati.21

« Teniamo fisso lo sguardo sul sangue di Cristo, e consideriamo quanto sia prezioso per Dio, suo Padre; infatti, sparso per la nostra salvezza, offrì al mondo intero la grazia della conversione ».22

1433 Dopo la pasqua, è lo Spirito Santo che convince il mondo quanto al peccato,23 cioè al fatto che il mondo non ha creduto in colui che il Padre ha inviato. Ma questo stesso Spirito, che svela il peccato, è Consolatore24 che dona al cuore dell’uomo la grazia del pentimento e della conversione.25

V. Le molteplici forme della penitenza nella vita cristiana

1434 La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiunola preghiera, l’elemosina,26 che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. Accanto alla purificazione radicale operata dal Battesimo o dal martirio, essi indicano, come mezzo per ottenere il perdono dei peccati, gli sforzi compiuti per riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per la salvezza del prossimo,27 l’intercessione dei santi e la pratica della carità che « copre una moltitudine di peccati » (1 Pt 4,8).

1435 La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l’esercizio e la difesa della giustizia e del diritto,28 attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l’esame di coscienza, la direzione spirituale, l’accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e seguire Gesù è la via più sicura della penitenza.29

1436 Eucaristia e Penitenza. La conversione e la penitenza quotidiane trovano la loro sorgente e il loro alimento nell’Eucaristia, poiché in essa è reso presente il sacrificio di Cristo che ci ha riconciliati con Dio; per suo mezzo vengono nutriti e fortificati coloro che vivono della vita di Cristo; essa « è come l’antidoto con cui essere liberati dalle colpe di ogni giorno e preservati dai peccati mortali ».30

1437 La lettura della Sacra Scrittura, la preghiera della liturgia delle Ore e del « Padre nostro », ogni atto sincero di culto o di pietà ravviva in noi lo spirito di conversione e di penitenza e contribuisce al perdono dei nostri peccati.

1438 I tempi e i giorni di penitenza nel corso dell’anno liturgico (il tempo della Quaresima, ogni venerdì in memoria della morte del Signore) sono momenti forti della pratica penitenziale della Chiesa.31 Questi tempi sono particolarmente adatti per gli esercizi spirituali, le liturgie penitenziali, i pellegrinaggi in segno di penitenza, le privazioni volontarie come il digiuno e l’elemosina, la condivisione fraterna (opere caritative e missionarie).

1439 Il dinamismo della conversione e della penitenza è stato meravigliosamente descritto da Gesù nella parabola detta « del figlio prodigo » il cui centro è « il padre misericordioso »:32 il fascino di una libertà illusoria, l’abbandono della casa paterna; la miseria estrema nella quale il figlio viene a trovarsi dopo aver dilapidato la sua fortuna; l’umiliazione profonda di vedersi costretto a pascolare i porci, e, peggio ancora, quella di desiderare di nutrirsi delle carrube che mangiavano i maiali; la riflessione sui beni perduti; il pentimento e la decisione di dichiararsi colpevole davanti a suo padre; il cammino del ritorno; l’accoglienza generosa da parte del padre; la gioia del padre: ecco alcuni tratti propri del processo di conversione. L’abito bello, l’anello e il banchetto di festa sono simboli della vita nuova, pura, dignitosa, piena di gioia che è la vita dell’uomo che ritorna a Dio e in seno alla sua famiglia, la Chiesa. Soltanto il cuore di Cristo, che conosce le profondità dell’amore di suo Padre, ha potuto rivelarci l’abisso della sua misericordia in una maniera così piena di semplicità e di bellezza.

VI. Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione

1440 Il peccato è anzitutto offesa a Dio, rottura della comunione con lui. Nello stesso tempo esso attenta alla comunione con la Chiesa. Per questo motivo la conversione arreca ad un tempo il perdono di Dio e la riconciliazione con la Chiesa, ciò che il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione esprime e realizza liturgicamente.33

Dio solo perdona il peccato

1441 Dio solo perdona i peccati.34 Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: « Il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati » (Mc 2,10) ed esercita questo potere divino: « Ti sono rimessi i tuoi peccati! » (Mc 2,5).35 Ancor di più: in virtù della sua autorità divina dona tale potere agli uomini36 affinché lo esercitino nel suo nome.

1442 Cristo ha voluto che la sua Chiesa sia tutta intera, nella sua preghiera, nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. Ha tuttavia affidato l’esercizio del potere di assolvere i peccati al ministero apostolico. A questo è affidato il « ministero della riconciliazione » (2 Cor 5,18). L’Apostolo è inviato « nel nome di Cristo », ed è Dio stesso che, per mezzo di lui, esorta e supplica: « Lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,20).

Riconciliazione con la Chiesa

1443 Durante la sua vita pubblica, Gesù non ha soltanto perdonato i peccati; ha pure manifestato l’effetto di questo perdono: egli ha reintegrato i peccatori perdonati nella comunità del popolo di Dio, dalla quale il peccato li aveva allontanati o persino esclusi. Un segno chiaro di ciò è il fatto che Gesù ammette i peccatori alla sua tavola; più ancora, egli stesso siede alla loro mensa, gesto che esprime in modo sconvolgente il perdono di Dio37 e, nello stesso tempo, il ritorno in seno al popolo di Dio.38

1444 Rendendo gli Apostoli partecipi del suo proprio potere di perdonare i peccati, il Signore dà loro anche l’autorità di riconciliare i peccatori con la Chiesa. Tale dimensione ecclesiale del loro ministero trova la sua più chiara espressione nella solenne parola di Cristo a Simon Pietro: « A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli » (Mt 16,19). Questo « incarico di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro, risulta essere stato pure concesso al collegio degli Apostoli, unito col suo capo (cf Mt 18,18; 28,16-20) ».39

1445 Le parole legare sciogliere significano: colui che voi escluderete dalla vostra comunione sarà escluso dalla comunione con Dio; colui che voi accoglierete di nuovo nella vostra comunione, Dio lo accoglierà anche nella sua. La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio.

Il sacramento del perdono

1446 Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, in primo luogo per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave e hanno così perduto la grazia battesimale e inflitto una ferita alla comunione ecclesiale. A costoro il sacramento della Penitenza offre una nuova possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione. I Padri della Chiesa presentano questo sacramento come « la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia perduta ».40

1447 Nel corso dei secoli la forma concreta, secondo la quale la Chiesa ha esercitato questo potere ricevuto dal Signore, ha subito molte variazioni. Durante i primi secoli, la riconciliazione dei cristiani che avevano commesso peccati particolarmente gravi dopo il loro Battesimo (per esempio l’idolatria, l’omicidio o l’adulterio), era legata ad una disciplina molto rigorosa, secondo la quale i penitenti dovevano fare pubblica penitenza per i loro peccati, spesso per lunghi anni, prima di ricevere la riconciliazione. A questo « ordine dei penitenti » (che riguardava soltanto certi peccati gravi) non si era ammessi che raramente e, in talune regioni, una sola volta durante la vita. Nel settimo secolo, ispirati dalla tradizione monastica d’Oriente, i missionari irlandesi portarono nell’Europa continentale la pratica « privata » della penitenza, che non esige il compimento pubblico e prolungato di opere di penitenza prima di ricevere la riconciliazione con la Chiesa. Il sacramento si attua ormai in una maniera più segreta tra il penitente e il sacerdote. Questa nuova pratica prevedeva la possibilità della reiterazione e apriva così la via ad una frequenza regolare di questo sacramento. Essa permetteva di integrare in una sola celebrazione sacramentale il perdono dei peccati gravi e dei peccati veniali. È questa, a grandi linee, la forma di Penitenza che la Chiesa pratica fino ai nostri giorni.

1448 Attraverso i cambiamenti che la disciplina e la celebrazione di questo sacramento hanno conosciuto nel corso dei secoli, si discerne la medesima struttura fondamentale. Essa comporta due elementi ugualmente essenziali: da una parte, gli atti dell’uomo che si converte sotto l’azione dello Spirito Santo: cioè la contrizione, la confessione e la soddisfazione; dall’altra parte, l’azione di Dio attraverso l’intervento della Chiesa. La Chiesa che, mediante il Vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione, prega anche per il peccatore e fa penitenza con lui. Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale.

1449 La formula di assoluzione in uso nella Chiesa latina esprime gli elementi essenziali di questo sacramento: il Padre delle misericordie è la sorgente di ogni perdono. Egli realizza la riconciliazione dei peccatori mediante la pasqua del suo Figlio e il dono del suo Spirito, attraverso la preghiera e il ministero della Chiesa:

« Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».41

VII. Gli atti del penitente

1450 « La penitenza induce il peccatore a sopportare di buon animo ogni sofferenza; nel suo cuore vi sia la contrizione, nella sua bocca la confessione, nelle sue opere tutta l’umiltà e la feconda soddisfazione ».42

La contrizione

1451 Tra gli atti del penitente, la contrizione occupa il primo posto. Essa è « il dolore dell’animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire ».43

1452 Quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta « perfetta » (contrizione di carità). Tale contrizione rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale.44

1453 La contrizione detta « imperfetta » (o « attrizione ») è, anch’essa, un dono di Dio, un impulso dello Spirito Santo. Nasce dalla considerazione della bruttura del peccato o dal timore della dannazione eterna e delle altre pene la cui minaccia incombe sul peccatore (contrizione da timore). Quando la coscienza viene così scossa, può aver inizio un’evoluzione interiore che sarà portata a compimento, sotto l’azione della grazia, dall’assoluzione sacramentale. Da sola, tuttavia, la contrizione imperfetta non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo nel sacramento della Penitenza.45

1454 È bene prepararsi a ricevere questo sacramento con un esame di coscienza fatto alla luce della Parola di Dio. I testi più adatti a questo scopo sono da cercarsi nel Decalogo e nella catechesi morale dei Vangeli e delle lettere degli Apostoli: il discorso della montagna, gli insegnamenti apostolici.46

La confessione dei peccati

1455 La confessione dei peccati (l’accusa), anche da un punto di vista semplicemente umano, ci libera e facilita la nostra riconciliazione con gli altri. Con l’accusa, l’uomo guarda in faccia i peccati di cui si è reso colpevole; se ne assume la responsabilità e, in tal modo, si apre nuovamente a Dio e alla comunione della Chiesa al fine di rendere possibile un nuovo avvenire.

1456 La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza: « È necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza, anche se si tratta dei peccati più nascosti e commessi soltanto contro i due ultimi comandamenti del Decalogo,47 perché spesso feriscono più gravemente l’anima e si rivelano più pericolosi di quelli chiaramente commessi »:48

« I cristiani [che] si sforzano di confessare tutti i peccati che vengono loro in mente, senza dubbio li mettono tutti davanti alla divina misericordia perché li perdoni. Quelli, invece, che fanno diversamente e tacciono consapevolmente qualche peccato, è come se non sottoponessero nulla alla divina bontà perché sia perdonato per mezzo del sacerdote. “Se infatti l’ammalato si vergognasse di mostrare al medico la ferita, il medico non può curare quello che non conosce” ».49

1457 Secondo il precetto della Chiesa, « ogni fedele, raggiunta l’età della discrezione, è tenuto all’obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi, almeno una volta nell’anno ».50 Colui che è consapevole di aver commesso un peccato mortale non deve ricevere la santa Comunione, anche se prova una grande contrizione, senza aver prima ricevuto l’assoluzione sacramentale,51 a meno che non abbia un motivo grave per comunicarsi e non gli sia possibile accedere a un confessore.52 I fanciulli devono accostarsi al sacramento della Penitenza prima di ricevere per la prima volta la santa Comunione.53

1458 Sebbene non sia strettamente necessaria, la confessione delle colpe quotidiane (peccati veniali) è tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa.54 In effetti, la confessione regolare dei peccati veniali ci aiuta a formare la nostra coscienza, a lottare contro le cattive inclinazioni, a lasciarci guarire da Cristo, a progredire nella vita dello Spirito. Ricevendo più frequentemente, attraverso questo sacramento, il dono della misericordia del Padre, siamo spinti ad essere misericordiosi come lui:55

« Chi riconosce i propri peccati e li condanna, è già d’accordo con Dio. Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio. L’uomo e il peccatore sono due cose distinte: l’uomo è opera di Dio, il peccatore è opera tua, o uomo. Distruggi ciò che tu hai fatto, affinché Dio salvi ciò che egli ha fatto. […] Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive. Le opere buone cominciano col riconoscimento delle opere cattive. Operi la verità, e così vieni alla Luce ».56

La soddisfazione

1459 Molti peccati recano offesa al prossimo. Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio restituire cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige. Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo. L’assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i disordini che il peccato ha causato.57 Risollevato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale. Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve « soddisfare » in maniera adeguata o « espiare » i suoi peccati. Questa soddisfazione si chiama anche « penitenza ».

1460 La penitenza che il confessore impone deve tener conto della situazione personale del penitente e cercare il suo bene spirituale. Essa deve corrispondere, per quanto possibile, alla gravità e alla natura dei peccati commessi. Può consistere nella preghiera, in un’offerta, nelle opere di misericordia, nel servizio del prossimo, in privazioni volontarie, in sacrifici, e soprattutto nella paziente accettazione della croce che dobbiamo portare. Tali penitenze ci aiutano a configurarci a Cristo che, solo, ha espiato per i nostri peccati58 una volta per tutte. Esse ci permettono di diventare coeredi di Cristo risorto, dal momento che « partecipiamo alle sue sofferenze » (Rm 8,17):59

« Ma questa soddisfazione, che compiamo per i nostri peccati, non è talmente nostra da non esistere per mezzo di Gesù Cristo: noi, infatti, che non possiamo nulla da noi stessi, col suo aiuto “possiamo tutto in lui che ci dà la forza”.60 Quindi l’uomo non ha di che gloriarsi; ma ogni nostro vanto è riposto in Cristo, […] in cui offriamo soddisfazione, “facendo opere degne della conversione”,61 che da lui traggono il loro valore, da lui sono offerte al Padre e grazie a lui sono accettate dal Padre ».62

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