Quaresima e Ceneri da un Breviario del 1907 e che cosa è il Carnevale…

Vogliamo farci compagnia, in questa Quaresima, con una meditazione breve, che prendiamo da un Breviario del 1907 con tanto di imprimatur.

Leggeremo, fedelmente, la parte che riguarda prettamente la Quaresima, in modo particolare il Mercoledì delle Ceneri. Sapevate che la “colazione” nasce proprio da una norma nata durante la Quaresima? Questo ed altre piccole curiosità, sante, ci attendono. Per soddisfare anche alcune richieste di “non vedenti”, abbiamo provveduto a fare l’audio che vi invitiamo ad ascoltare.


Sia lodato Gesù Cristo; sempre sia lodato.

Ave Maria

L’antichità dell’istituzione della Quaresima ci è attestata da san Girolamo, da san Leone Magno, da san Cirillo d’Alessandria, da san Isidoro di Siviglia, e da molti altri. Vi furono poi, nell’applicazione, molte varianti.

Il digiuno come mezzo di penitenza si ritrova, più o meno, nelle tradizioni di tutti i popoli. Ma esso ha pure un significato preventivo, che troviamo adombrato nel racconto biblico della caduta e del castigo, per aver mancato ad un precetto di astinenza. Infatti, l’astinenza – oltrecchè un’arma potente di lotta contro le passioni – è un correttivo di quell’eccesso nel nutrimento animale che, lungi dal rinforzare, ha indebolito le generazioni e fomenta le passioni.

Dei primitivi rigori della Quaresima – per la fiacchezza fisica e morale delle generazioni – non rimane che un pallido ricordo! Fino ad un tempo relativamente recente, il digiuno era al punto da non permettere se non “un pasto al giorno”, dopo il Vespro. Più tardi fu aggiunto il permesso di una refezione leggerissima la quale – pel fatto che i monaci, prendendola, ascoltavano la lettura delle conferenze di Cassiano (collationes) – fu chiamata “collatio”, da cui… colazione.

E l’astinenza (non sono da confondersi digiuno e l’astinenza), era tale da escludere non solo l’uso delle carni, ma anche quello del pesce, dei latticini e del vino (e ricordiamo noi: il tutto da NON confondere con le diete dimagranti o l’ideologia vegana e simili). Poi a man mano, s’è giunti al punto delle dispense attuali, che ancora sembrano però, non bastarci.

Non si dimentichi che tre sono le opere di penitenza fissate, in base alla Scrittura e ai Padri: la Preghiera, il digiuno e l’elemosina.

Nelle letture che la Chiesa ci propone per i tre giorni che son “come l’ingresso” alla Quaresima, essa intende istruirci sul modo di adempiere a queste diverse opere.

Prima –  col vangelo del Centurione ci raccomanda la Preghiera. L’ufficiale romano viene ad implorare da Gesù la guarigione del proprio servo. La sua preghiera è umile; è dal fondo del cuore che egli si reputa indegno i ricevere la visita del Maestro. La sua preghiera è piena di fede. egli non dubita un istante. La Fede di quel pagano supera quella dei Figli d’Israele e merita dunque l’ammirazione di Gesù Tale dev’essere la nostra preghiera, quando chiediamo a Dio di risanare le anime nostre!

Breviario 1907

Per il digiuno la Chiesa legge un passo di Isaia che rammenta le disposizioni colle quali il digiuno dev’essere fatto. Quel Dio il quale aveva al suo popolo prescritto il digiuno, dichiara ch’esso a’suoi occhi è nulla, se coloro che lo praticano non rinunziano al peccato, al male! I Figli della Chiesa digiunano, infatti,perché questa arma spirituale è insistentemente raccomandata nell’Antico e nel Nuovo Testamento, e perché Cristo stesso ha digiunato per quaranta giorni; ma essi non possono stimare il digiuno completo, se non è accompagnato dall’omaggio di un cuore risoluto al pentimento, all’emendarsi e a rifiutare ogni forma di peccato.

Per l’elemosina la Chiesa ci legge, il venerdì, il passo del vangelo di Matteo (cap.V) nel quale Gesù ci insegna il modo di compiere le opere di misericordia. La regina delle virtù, la carità, racchiude essenzialmente l’amore verso il prossimo, come un’applicazione dell’amore stesso di Dio; e la carità mentre è un sacro dovere pei membri della grande famiglia umana è, agli occhi di Dio, l’opera di penitenza per le privazioni che ci s’impongono per essa, e per le ripugnanze che si possono avere da vincere nel suo adempimento.

Per elemosina – come complemento necessario del digiuno e della preghiera – la Chiesa intende TUTTE E QUATTORDICI le opere di Misericordia verso il prossimo: è Legge stabilita da Dio! e alla quale s’è sottomesso Cristo stesso, che la carità esercitata verso i FEDELI è, per il suo cuore paterno, come esercitata verso di Lui. Tale è la forza e la santità del vincolo mediante il quale Egli ha voluto unir gli uomini fra loro. E come non accetta un cuore chiuso alla misericordia, così riconosce per vero e come riferentesi a Lui, ciò che coi fatti rende omaggio al sacro legame pel quale tutti gli uomini formano una sola famiglia, della quale Dio è il Padre.

Per questo l’elemosina non è più solo atto di umanità, ma s’innalza alla grandezza di atto di religione. Ed è bello che in questi giorni di penitenza e di misericordia – finché l’avvento del Regno di Dio non abbia compiuto i trionfi della giustizia – la vita dei poveri “sia fatta meno triste”, in proporzione di ciò che i benestanti tolgono alla propria. In tal caso gli uni e gli altri si presenteranno con un sentimento veramente FRATERNO al solenne banchetto della Pasqua.

Dunque! Il carattere di questo “Tempo” è l’espiazione, carattere al quale s’informa la liturgia quaresimale. Perciò sono continue esortazioni alla penitenza e insistenti inviti al peccatore perché – PENTITO – ritorni a Dio, espii i peccati, ottenga misericordia, tolti (cioè tratto) dai Profeti dell’antico Patto. Tuttavia è bene intendere certe letture, antifone e responsori della liturgia quaresimale (Attenzione, stiamo parlando del Rito Antico, siamo nel 1907 – ci scusiamo anche  se nell’audio abbiamo indicato erroneamente il 1917), è necessario tenere conto di altri due importanti elementi, che hanno contribuito alla formazione di questa: la Quaresima era tempo di preparazione al Battesimo, e di pubblica PENITENZA per i maggiori colpevoli. Nei primi secoli il Battesimo si conferiva (per i Catecumeni) la notte di Pasqua perciò, durante la Quaresima, si spiegava loro il Pater Noster e il Credo, si commentava la Genesi, ed altri passi dell’antico e del nuovo Testamento.

Durante questo Tempo, oltre alle modificazioni liturgiche, sono prescritte le preghiere che si fanno IN GINOCCHIO alla fine di ogni Ora degli Uffici, e l’inginocchiarsi del “coro” durante il Canone delle Messe. Anticamente si usava di tirare, fra l’altare e il coro, una cortina, che toglieva al popolo e al clero stesso la “vista dei Misteri”, simboleggiando così LA PENITENZA cui l’uomo doveva sottostare per meritare la “visione di Dio”….

aggiungiamo noi: se andate in alcune chiese ortodosse, loro mantengono questa “cosa” fissa (la cortina), i sacri Misteri non si compiono rivolti verso il popolo, o davanti a tutti, ma si fanno e si svolgono dentro un presbiterio che viene “chiuso” da due tende, o da una tenda: il popolo “non deve vedere” MA ASCOLTARE e deve pregare, perché DEVE DESIDERARE QUELLO CHE NON VEDE.

Alcune curiosità del Tempo della Quaresima nella Tradizione

Nel Medio Evo, durante la Quaresima, erano interdette le liti e l’azione penale. Pensate: era “proibito litigare”! Erano pure proibite la caccia e l’uso delle armi, e ogni ostilità, di parenti e amici, era vietata. Da questo divieto è derivata la cosiddetta “Tregua di Dio” mediante la quale, la Chiesa nel secolo XI, fece diminuire in tutta Europa lo spargimento di sangue, facendo sospendere il porto d’armi quattro giorni per settimana – dal mercoledì sera al lunedì mattina – in tutto il corso dell’anno, pensate!

Anche i “divertimenti, in altre età, erano proibiti dalla stessa autorità civile, ché riconosceva alla Chiesa un certo insegnamento. Quale diversità fra i popoli, ai quali l’idea dell’espiazione faceva compiere ogni anno di così lunghe e rigorose privazioni, e le nostre generazioni si sono ammollate, intiepidite nelle quali, il sensualismo della vita va spegnendo il senso del male, e tante vili transizioni rendono farisaica la pratica della religione… (1907, scusateci che nell’audio abbiamo sbagliato la data).

Sia nostra cura, e nostro orgoglio, affermarci Cristiani con l’astensione da certi divertimenti mondani, che contrassegna colui il quale è ascritto alla Milizia di Cristo, e in Cristo vuol vincere ogni battaglia, e mediante Cristo ritemprare le snervate generazioni.

Mercoledì delle Ceneri, sulle tracce del Gueranger

Ieri il mondo s’agitava fra i suoi piaceri, e gli stessi figli della promessa si abbandonavano a gioie oneste… Stamani risuona la sacra tromba della quale dice il Profeta (Gioele II): essa annunzia il tempo dell’espiazione, l’avvicinarsi di grandi anniversari, della nostra salute, e in questo giorno ci invita a ricevere sul nostro capo la cenere, fin dal tempo dell’antica alleanza simbolo dell’umiliazione e della penitenza. Giobbe stesso, in seno al paganesimo, copriva di cenere la sua carne percossa, e così implorava misericordia (cap.XVI). Più tardi, il Profeta, nell’ardente contrizione del suo cuore, mescolava la cenere al suo pane amaro (Ps.101).

Esempi analoghi abbondano nei Libri dell’Antico Testamento. Fin d’allora si sentiva l’analogia che esiste fra “quella polvere” di una materia trasformata dal fuoco, e l’uomo il cui corpo è destinato a ridursi in polvere! Nei primi secoli la cenere si dava soltanto a coloro ai quali, per qualche colpa grave, la Chiesa imponeva la penitenza pubblica. Dopo il secolo XI, quest’uso, cominciò a venir meno, ma subentrò quello d’imporre la cenere a TUTTI i Fedeli. La funzione sacra comincia colla benedizione delle Ceneri. Queste son fatte da rami d’Ulivo, benedetti l’anno prima.

Adesso!!, dice dunque il Signore, convertitevi a Me con tutto il cuor vostro, nel digiuno, nelle lagrime e nei sospiri. E spezzate i cuori vostri e non le vostre vesti, cioè, non accontentatevi di una penitenza superficiale, non facciamo “tanto per fare” ma mostrate al mondo che il vostro pentimento è dentro al cuore, colla riforma dei vostri costumi e la modifica dei vostri sentimenti!

Convertitevi al Signore Dio vostro perché Egli è benigno, è vero è misericordioso e paziente, ha molta clemenza, ed è portato a revocare ogni castigo, ma VOI PENTITEVI. Suonate la tromba in Sion, intimate il digiuno santo, convocate l’adunanza. Radunate il popolo, purificate tutta la gente, radunate i seniori, fate venire i fanciulli; esca lo sposo dal letto nuziale e dal talamo suo la sposa. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti ministri del Signore e dicano: PERDONA, SIGNORE, PERDONA AL TUO POPOLO!

Infine, alcuni consigli e preghiera finale

Quando tu aprirai le tue viscere all’affamato e consolerai l’anima afflitta, nascerà nelle tenebre a te, la Luce.

Il vero digiuno è la fuga dal peccato, la rottura dagli affetti perversi, DAI VIZI, nutrire l’Amore verso Dio, nutrire lo zelo alla Preghiera: lagrime del pentimento, vuole Dio, la cura dei poveri, come Cristo ordina nel Vangelo.

Stiamo attenti, per timore che digiunando non sostituiamo l’intemperanza colle ingiurie, le inimicizie, le contese, e che non ci allontaniamo da Dio colle negligenze o coprendole, con giustificazione del peccato.

O Dio, che purifichi ogni anno la Tua Chiesa mediante la pratica della Quaresima, fa che i Tuoi servi adempino colle loro opere buone il bene che colle astinenze si sforzano di meritare. Accordane, Signore, di cominciar degnamente, con questo santo digiuno, la carriera della Milizia Cristiana, affinché dovendo combattere il male, il mondo, il peccato, i vizi, ci difenda contro di essi il soccorso di ogni opera santa: digiuno, astinenza, preghiera, silenzio, meditazione.

Santa Quaresima a tutti


STUDIAMO IL CARNEVALE tanto per chiarire 

qui il video:

Non è una festa demoniaca, ma…! La sua origine si perde nel tempo perché è frammista a riti pagani propiziatori connessi al mondo agricolo e della pastorizia, un transito tra l’inverno e la primavera, tra l’anno appena passato e il nuovo ed ogni paese e cultura lo festeggiava con riti propri, dedicandolo anche alle proprie divinità. Il termine Carnevale deriverebbe così dal latino “carnem-levare” che significa, appunto, “togliete la carne”, un termine perciò affermato con il Cristianesimo per sollecitare i fedeli ALLA QUARESIMA, indicando loro l’inizio del tempo di digiuno, penitenza e sobrietà. A Roma sembrerebbe derivare da “carrus-navalis“, carri a forma di nave che venivano usati in questo tempo per le processioni propiziatorie alle divinità pagane; oppure era legata ai famosi “Saturnali” i sette giorni di baccanali dedicati al dio Saturno durante i quali gli animali venivano addobbati in modo folcloristico, mentre il popolo si scatenava in balli e ricchi banchetti, mangiando tra risate e scherzi. Lo stesso “Martedì grasso” infatti, tramandava l’uso di processare, condannare e dare a fuoco un fantoccio, quale vittima sacrificale per propiziare al dio Saturno la prosperità per l’anno nuovo e bruciare tutti i mali accaduti nell’anno trascorso. In Grecia, per esempio, la festa era per il dio Dionisio, il dio del vino… in questo caso si esaltava l’ubriacatezza e il popolo beveva smodatamente fino a terminare i giochi in vere e proprie orge…

Senza dubbio, questa festa, venne sostituita e adattata dal Cristianesimo con molte differenze a seconda delle regioni. Per esempio in mezzo troviamo la festa dei “Lupercali”, antichi riti pagani legati alla fertilità, alla fecondazione, sostituiti dal Cristianesimo con la Candelora e poi, similmente all’epoca del Romanticismo vi si aggiunse la festa di san Valentino, che con il Santo non ha nulla da spartire.

L’uso delle maschere nasce dal “travestimento” che si fa risalire ad una festa dedicata alla dea Iside e portata a Roma. Ma ancora prima a Babilonia, per esempio, si usava il travestimento con grossi carri portati in processione a simboleggiare la luna e il sole, ad indicare riti propiziatori della creazione…

Dunque… non una festa demoniaca ma, senza dubbio, una festa che senza il Cristianesimo spingeva l’uomo nella sua più turpe bassezza, senza freni inibitori e senza autocontrollo. Di fatto, tutti questi riti e queste feste, in ogni parte del mondo, avevano come scopo RIBALTARE LA REALTA’ DELLE COSE ed esorcizzare i cattivi eventi e i presagi nefasti… (non dimentichiamo l’uso di Halloween), livellare l’ordine delle cose cercando di indirizzarle a proprio piacimento. Insomma… anche lo “scemo del villaggio” poteva indossare la corona del re, e tutto il popolo poteva divertirsi scacciando i pensieri, illudendosi di poter essere, in quei giorni, al pari dei potenti!

Con il Cristianesimo, questo tempo, prenderà il nome di CARNEVALE, togliere le carni… e spingere gli uomini ad un tempo di austerità e penitenza che inoltrerà LA QUARESIMA e prepararsi alla vera Festa della vita che è la Pasqua di Gesù Risorto dai morti. L’unico e vero Dio che porta prosperità, vita, annienta il male e conduce ad ogni bene, ma che per raggiungere tali aspirazioni sempre desiderate dagli uomini di ogni tempo, la pace e la vera felicità, è necessario che l’uomo dedichi a se stesso non il baccanale che stordisce, i bagordi che portano l’uomo alla bestialità, ma la consapevolezza del suo essere-divino per mezzo del Cristo con un tempo fatto di digiuni, silenzio, preghiera e di opere di carità.

La Chiesa, pur eliminando il senso ritualistico e dell’eccessivo bagordo, non eliminò e non sradicò del tutto la festa, ma la cristianizzò cioè, approfittando del senso profano vi affiancò il “carnevale santificato“, per esempio, introducendo l’uso delle SANTE QUARANTORE che concludevano il Carnevale con l’esposizione del SS.mo Sacramento nei tre giorni che precedevano il Mercoledì delle Ceneri, una forma RIPARATRICE agli eccessi del carnevale. Per il significato di QUARESIMA si veda qui.

E tanto per chiarire 

Fermarsi a condannare il Carnevale con l’accusa di diavoleria e perversione, non è del tutto corretto, perché molto dipende dagli uomini, da noi, da come viviamo le feste, lo scopo e “a chi” si festeggia!!

Il non eccedere ai cibi e all’ubriacarsi è una buona norma per tutti perché con gli eccessi danneggiamo la nostra salute! La Chiesa in tal senso ci ha dato anche uno scopo più sublime che non riguarda solo il corpo da mantenere sano e vigile, ma anche per l’anima che risente del trattamento del corpo, e viceversa. Curata l’anima, si cura anche il corpo, e mantenuto il corpo vigile ed equilibrato, si offre all’anima il suo stato di vero benessere.

Così la Chiesa si rivolge anche per i DIVERTIMENTI i quali non sono affatto vietati da Dio, ma senza equilibrio e senza alcuno scopo, anche il divertimento diventa – come l’uso smodato del cibo e del bere – strumento che offre a satana l’occasione di farci perdere e il corpo quanto l’anima.

Il Cristianesimo porterà a questo tempo la capacità all’uomo di ragionare e apprendere la consapevolezza DEI LIMITI e della giusta misura di ogni cosa, i sani principi oltre i quali non possiamo andare, pena è perdere se stessi!

Durante questi tempi molti sono i Santi che – seppur non condannavano espressamente il Carnevale – si offrivano in riparazione delle tante anime che, eccedendo, si perdevano; molti di loro pregavano e supplicavano Dio in quei giorni come santa Caterina da Siena che “si chiudeva nella sua camera” per pregare e riparare, mentre i suoi familiari partecipavano alle feste.

Il Beato Giuseppe Allamano, nel 1922 insegna la SANTA TRISTEZZA che un vero cristiano deve avere nei confronti degli uomini che – nel Carnevale – eccedendo nei bagordi, perdono la ragione e perdono Dio! Sollecita i veri cristiani a ritenersi FELICI E BEATI se ci segreghiamo volontariamente da questi baccanali e dagli “spettacoli nauseanti alla fede ed alla morale“, cercando di riparare con suppliche, penitenze e preghiere, a tutto il male che si commette in quei giorni.

Anche Santa Faustina Kowalska riceve da Gesù parole aspre ed amare sul Carnevale, che ella riporta nel famoso Diario. Gesù le fa capire che mentre l’uomo si diverte per dimenticare, la realtà della Sua Passione e Morte di Croce viene completamente deturpata, profanata e calpestata dalle irriverenze.

Così accadde per Santa Maria Margherita Alacoque alla quale, durante un Carnevale, le appare Gesù nell’Ecce Homo, carico della croce, tutto coperto di piaghe che con voce triste si lamentava del fatto che gli uomini, in questo tempo, “non hanno pietà di me! Nessuno compatisce il mio dolore, nessuno di loro condivide lo stato pietoso in cui mi riducono i peccatori, soprattutto in questo tempo?” Santa Maria Margherita spiega che non è sufficiente portare la croce, che bisogna farsi CROCIFIGGERE insieme a Lui, tenergli compagnia e, conclude affermando: “Questo stato di sofferenza mi durava di solito per tutto il tempo del carnevale.”

E che dire del grande San Carlo Borromeo? Con carità pastorale cercò prima di ridurre i giorni dei baccanali, poi di limitarne gli effetti, infine per abolirlo totalmente. Tristemente definiva il Carnevale: “Un tempo di MIOPIA SPIRITUALE ED ECCLESIALE, in cui i baccanali giungono fin dentro le parrocchie e persino nei seminari! Cerchiamo di portare la sana allegria della gioia cristiana, che non ha bisogno di sfrenarsi e di divertimenti estremi per essere felice. Restiamo con l’Immacolata Regina e lo spirito esulterà in Dio, nostro Salvatore, così che le genti possano vederci veramente beati”, senza il bisogno di alcuna carnevalata! Nell’anno 1576 mentre a Milano infuriava la peste, ma non si rinunciava al carnevale, così sintetizzava il grande e santo Borromeo: “Hora qui ricordati, Milano, le mascare, le comedie, i giuochi paganeschi, i balli, i banchetti, gli eccessi delle pompe, le spese disordinate, le risse, le questioni; gli homicidii, le lascivie, le disonestà, le mostruose pazzie e dissolutezze tue”.

Da non dimenticare come la festa DEL SANTO VOLTO viene ad inserirsi proprio nel martedì che precede il Mercoledì delle Ceneri, in riparazione di ogni oltraggio e peccato, commesso con l’uso delle maschere, a ricordare il VERO VOLTO CHE SALVA! Scarica qui il file di Preghiera al Volto Santo ed alla sua storia.

E che dire di San Filippo Neri che durante il Carnevale romano, per distogliere i fedeli da quelle seduzioni, si prodigava nel famoso giro delle Sette Chiese, portando in processione queste Anime nei luoghi di Culto più importanti della Città.

E chiudiamo questo capitolo con la bellissima Preghiera di sant’Antonio di Padova, per riparare i peccati che si compiono durante questi giorni:

 “Dolcissimo Signore Gesù, eccomi prostrato ai vostri santissimi piedi a tributarvi l’omaggio dei miei ossequi, ed offrirvi la inalterabile servitù del mio cuore. In questi giorni con voci compassionevoli ci chiamate a Voi per compatirvi dell’abbandono in cui vi hanno lasciato tanti vostri figli, i quali accomunandosi con i figli di Belial vi oltraggiano nei Vostri sacrosanti attributi, trasgrediscono la Vostra santa legge e con insolenti bestemmie rispondono agli infiniti benefici che loro avete compartito. Deploro, o buon Gesù, questa mostruosa ingratitudine, vi compatisco nel vedervi così oltraggiato, e voglio unirmi ai vostri amanti per compensarvi in qualche modo delle offese che ricevete dagli uomini, e di quelle fattevi da me stesso quando disgraziatamente ho peccato. Signore, ad ogni offesa che ricevete, intendo ricambiarvi con tanti atti di amore quanti in cielo ve ne tributano Maria Santissima, i Vostri Angeli e i Santi, intendo ricambiarvi con tutte le opere espiatorie che i giusti vi offrono sulla terra. Voglio rinnovata questa mia intenzione ad ogni respiro che vi darò; ogni qualvolta che eleverò gli occhi al cielo; graditela Voi, giacché ve la presento per le mani della Madre Vostra Maria, la quale saprà avvalorarla della sua voce facendo sì che esca gradita al Vostro santissimo cospetto”. 1Pater, Ave e Gloria…

Facciamo, dunque, riparazione – Silenzio – digiuni, penitenze, opere di misericordia e tanta preghiera.

 

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